Altavilla Monferrato

AutoriBattistoni, Marco
Anno Compilazione2002
Provincia
Alessandria
Area storica
Basso Monferrato. Vedi mappa 1., Vedi mappa 2.
Abitanti
516 (censimento 1991); 489 (dati comunali 1999).
Estensione
1127 ha (ISTAT); 1152 ha (SITA).
Confini
A nord Vignale Monferrato, a est Fubine, a sud Felizzano e Viarigi, a ovest Montemagno e Casorzo.
Frazioni
Casazze, Franchini, Molino sono i principali insediamenti. In età contemporanea (1991) l’ISTAT considera come «centri» Altavilla e Franchini; come «nucleo» Casazze. Lo sviluppo insediativo di Molino è soprattutto di epoca contemporanea. Circa un quarto della popolazione attuale è censita dall’ISTAT come abitante nelle «case sparse». Vedi mappa.
Toponimo storico
«Alta Villa» è attestato dal 1026 (Casalis 1833, p. 263; Gasca Queirazza 1997, p. 23; Sergi 1986, p. 447; Valerani 1907, pp. 248-49); Altavilla Monferrato dal 1863 (Ministero 1889, p. 4).
Diocesi
Vercelli fino alla costituzione della diocesi di Casale nel 1474, quando entra nella nuova diocesi.
Pieve
San Vittore di Rosignano (ARMO, XVIII, pp. 36-37; CIX, pp. 235-236).
Altre Presenze Ecclesiastiche
Nell’estimo delle chiese, dei benefici e dei monasteri della diocesi di Vercelli redatto, probabilmente nel 1299, ai fini della riscossione di decime papali, è attestata una «ecclesia de alta villa» o «de Altavilla», alla quale è attribuito un reddito tassabile di 50 lire astensi, uno dei più elevati tra le chiese della porzione del territorio diocesano situata a sud del Po. Questa chiesa, inclusa senza dedicazione anche in un più tardo elenco dei benefici della diocesi, compilato nel 1440, è con tutta probabilità da identificarsi con la «ecclesia sancti Julij de altavilla» che compare nel registro della decima imposta da Clemente VI nel 1348. Nell’elenco del 1299, come in quello del 1440, immediatamente dopo la «chiesa di Altavilla» è registrata una «capella sancti Andree», senza indicazione di luogo, che tuttavia compare come «ecclesia sancti Andree de altavilla», con un suo «rector», nel registro del 1348 e in un documento analogo del 1360 (si tratta del registro della decima straordinaria stabilita da Innocenzo VI nel 1355 e riscossa nella sezione oltrepadana della diocesi di Vercelli dal canonico casalese Ruffino di Cardalona). In tutti e quattro i documenti citati, che ricalcano un’articolazione insediativa policentrica, è elencata inoltre la «ecclesia sancte Marie de molegnano» o «de Malignano», ossia di Molignano (ARMO, XVIII, p. 36; XXXIV, p. 109; CIX , p. 235; Cognasso 1929, p. 224). In epoca successiva, con la definitiva disgregazione del sistema pievano, la chiesa dedicata a San Giulio nel concentrico, già cappella gentlizia, figura come parrocchiale, con titolo di prevostura (Sergi 1986, p. 452). Nel 1611 essa acquisisce una cospicua dotazione (beni fondiari per 134 moggia di Monferrato), che, durante la prima età moderna, le assicura un reddito notevolmente elevato se posto a confronto con quelli di molte altre parrocchie del Casalese (900 lire di Piemonte annue alla metà del XVIII secolo). San Grato figura come cappella e toponimo prediale nei consegnamenti di beni accatastati di signori nel 1599-1600 (AST, Camera dei Conti, art. 953, Consegnamenti de’ beni catastrati di tutto il Monferrato, 1599-1600).
Alla data del 1645, nella parrocchia sono operanti, oltre alle compagnie del Santissimo Sacramento e del Rosario, la compagnia o confraternita degli Angeli e la compagnia di San Giulio. Si segnala inoltre un monte di pietà (AST, Camera dei conti, II archiviazione, Capo 26, Monferrato, m. 32, Monferrato, Province di Casale ed Acqui: memorie e stati concernenti la collettazione de’ beni ecclesiastici e luoghi pii [1728-1729]; AST, Camera dei conti, II archiviazione, Capo 26, Monferrato, m. 37, Relazione generale dell’operato dal Commendatore Petitti in dipendenza del Regio Editto delli 24 giugno 1728 concernente li beni posseduti dalli ecclesiastici e luoghi pii nel Ducato di Monferrato [1729], Relazione particolare de’ beni posseduti da’ Luoghi Pij della Provincia di Casale, cc. 10v-11v e 161r-161v; AST, Camera dei conti, II archiviazione, Capo 79, Statistica generale, m. 6, Relazione della Provincia di Casale, tabb. 1-2 e testo corrispondente). La chiesa dei Franchini fu eretta in parrocchia nel 1821 (Casalis 1833, p. 263; Altavilla Monferrato, in “Monferratoarte”, Associazione Casalese Arte e Storia. Sito web (2013)).
Assetto Insediativo
Centro policentrico in età romana e altomedievale, Altavilla si raccoglie in epoca medievale intorno ad un singolo nucleo abitato in collina in epoca medievale, per tornare a sviluppare nuovi centri abitati dipendenti dal concentrico omonimo in epoche successive. D'epoca moderna e contemporanea sono le crescite degli insediamenti di Cittadella (o stazione) e, in particolar modo, di Franchini (che si dota di una propria parrocchiale nel XIX secolo) [si vedano Località scomparse, Altre pesenze ecclesiastiche].
Luoghi Scomparsi
L’insediamento nucleato del moderno concentrico di Altavilla fu probabilmente preceduto, in età romana e altomedievale, da un’articolazione policentrica: in regione Montecchio; nella zona attigua all’antica «ecclesia sancti Iulii» a sud del moderno concentrico (verso la regione Molino); nel rione Sant’Andrea fuori della cinta muraria (Sergi 1986. p. 447).
Comunità, origine, funzionamento
Tra il tardo medioevo e l’età moderna, una gestione altamente istuzionalizzata delle risorse collettive assicura, di fatto, l’esenzione fiscale dei coltivatori-proprietari; l’unica fiscalità residua (le spese locali) grava perciò sui fuochi (AST, Camera dei conti, I archiviazione, Provincia di Casale, m. 2, fasc. 4, Monferrato. Ricavo de’ redditi di quelle comunità, misura de’ territorj e de’ beni antichi e moderni e notizie diverse [s.d. ma 1760-1769]; AST, Camera dei conti, II archiviazione, Capo 26, m. 13, Convocati delle città e comunità della Provincia di Casale, in risposta alla circolare del Signor Intendente Generale, in data delli 10 dicembre 1781, cc. 15r-16v).
Statuti
La comunità avrebbe ottenuto conferme da parte dei marchesi e duchi del Monferrato di precedenti statuti nel 1532, 1560, 1567 e 1584 (Fontana 1907, vol. I, p. 28).
Catasti
Misura del territorio (con mappa) del 1765-1766. Catasto e libro dei trasporti. I carichi si ripartiscono sui terreni «ad estimo, il quale è antichissimo, desunto dagli antichi catasti e libri de’ trasporti, e regolato a circoli. In detto riparto ed estimo solamente non sono comprese le case e siti dell’abitato ed un molino che si muove ad acqua; tutte le altre case di campagna sono comprese» (AST, Camera dei conti, II archiviazione, Capo 26, m. 13, Convocati delle città e comunità della Provincia di Casale, in risposta alla circolare del Signor Intendente Generale, in data delli 10 dicembre 1781, cc. 15r-16v). Al 2002 la serie documentaria dei catasti conservati presso l’Archivio storico comunale del comune di Altavilla Monferrato è in attesa di riordino.
Ordinati
È attestata la conservazione dei Convocati a partire dal secolo XVII (AC Altavilla). Al 2002 la serie documentaria degli ordinati conservati presso l’Archivio storico comunale del comune di Altavilla Monferrato è in attesa di riordino.
Dipendenze nel Medioevo
Risulta possibile che, nel quadro della distrettuazione carolingia, Altavilla e buona parte delle località comprese nell’odierno Basso Monferrato facessero parte della «iudiciaria torrensis», un distretto minore di cui si hanno indizi in carte risalenti alla seconda metà del secolo IX e ai primi anni del secolo successivo e che avrebbe potuto estendersi, a nord del comitato di Asti, tra le propaggini orientali della collina torinese e la confluenza del Po e del Tanaro. Quest’area risulta comunque avere perso un’autonoma caratterizzazione pubblicistica già intorno alla metà del X secolo, quando fu probabilmente smembrata a favore dei comitati cittadini limitrofi di Torino, Asti e Vercelli, per divenire infine, nel secolo successivo, oggetto delle contrastanti ambizioni territoriali degli Aleramici e dei vescovi di Asti e di Vercelli (Settia 1983, pp. 11-53). La dipendenza dai marchesi del Monferrato si stabilizza a partire dal secolo XIII.
Feudo
Zabaldano dal 1374; Bellone dal 1546; Salomone dal 1594; Gambera dal 1596; Petrazano dal 1611; Canali dal 1635; Gaspardone dal 1672 (Guasco 1911).
Mutamenti di distrettuazione
Appartenne al marchesato, poi ducato, del Monferrato, quando, dapprima con debole valenza in termini di ordinamento amministrativo (al di là cioè della designazione dell’area di competenza, prevalentemente militare, dei governatori delle principali piazzeforti) e poi, dal 1560 circa, con più saldo profilo istituzionale, era classificata fra le terre dello stato «al di qua del Tanaro» o della provincia di Casale (Raviola 2001, pp. 103 e 359). Dopo l’annessione del ducato del Monferrato agli stati sabaudi nel 1708 (riconosciuta internazionalmente con il trattato di Utrecht del 1713) entrò a far parte della provincia di Casale. Tale assetto fu confermato dalla definitiva sistemazione delle province piemontesi attuata nel 1749 e si mantenne perciò fino alla caduta dell’antico regime in Piemonte (1798) (Sturani 1995). Mentre una tradizione giursidizionale assicura in età contemporanea l’appartenenza di Altavilla al mandamento di Vignale, i conflitti interni in materia fiscale e di giurisdizione signorile portano Altavilla sotto la giurisdizione del senato di Torino fin dai primi del Settecento. Entro la maglia amministrativa francese, Altavilla seguì le sorti dell’intero territorio della vecchia provincia di appartenenza, aggregato, senza sostanziali alterazioni, a una circoscrizione di estensione variabile avente per capoluogo Alessandria. Si trattò dapprima del dipartimento del Tanaro, creato durante il primo effimero periodo di occupazione (1799), e, dopo il ritorno dei Francesi e in seguito alla riorganizzazione amministrativa del 1801, del dipartimento di Marengo, circondario (arrondissement) di Casale. Non toccato dal successivo rimaneggiamento del 1805, l’inquadramento amministrativo del Casalese e quindi di Altavilla non mutò fino alla Restaurazione (Sturani 2001; ANP, F2 I 863 [Montenotte]). Dopo la parentesi napoleonica, Altavilla rientrò a far parte della ricostituita provincia di Casale, inclusa nel 1818 nella divisione di Alessandria e dopo ulteriori instabili riorganizzazioni a livello sovraprovinciale durante la prima metà del secolo, ridotta a circondario della provincia di Alessandria nel 1859 (Sturani 1995).
Mutamenti Territoriali
Il territorio comunale non è interessato da rilevanti modificazioni storiche nei confini amministrativi.
Comunanze
Fino ai primi decenni del secolo XIX Altavilla è caratterizzata da una notevole estensione dei boschi comunali: alla fine dell’antico regime circa 380 moggia di bosco, prevalentemente ceduo, ma con diverse piante d’alto fusto, per lo più roveri. Il taglio si svolgeva lungo un ciclo di otto anni. Agli abitanti del luogo non vi era consentito il «boscheggio», ossia il pascolo, per non danneggiare la copertura erbacea. Sulle terre comuni, il pascolo non poteva svolgersi in modo soddisfacente neppure sugli appezzamenti incolti, di estensione ridotta e situati in terreno sabbioso e perciò arido e sterile. La consistenza del patrimonio boschivo comunale aveva un ruolo decisivo nella finanza locale, consentendo alla comunità, secondo quando notava nel 1781 l’intendente della Provincia di Casale, di far fronte per intero al carico di tributi governativi. In questo modo la proprietà terriera restava al riparo dall’imposizione fiscale, in quanto le spese locali venivano coperte con una tassa sui fuochi, o fumanti (una situazione considerata però gravosa per i più poveri da parte degli amministratori statali) (AST, Camera dei conti, I archiviazione, Provincia di Casale, m. 2, fasc. 4, Monferrato. Ricavo de’ redditi di quelle comunità, misura de’ territorj e de’ beni antichi e moderni e notizie diverse [s.d. ma 1760-1769]; AST, Camera dei conti, II archiviazione, Capo 26, m. 13, Convocati delle città e comunità della Provincia di Casale, in risposta alla circolare del Signor Intendente Generale, in data delli 10 dicembre 1781, cc. 15r-16v; m. 18, Memorie del Basso Monferrato [s.d. ma 1784-1789]). Nel 1990 il territorio gravato da usi civici è calcolato in circa 1,34 ha (CLUC).
Liti Territoriali
Nel 1619-1620, verte dinanzi al Senato di Casale una causa intentata dalla comunità di Altavilla contro diversi abitanti di Viarigi che possiedono beni sul suo territorio e ricusano di pagare le loro quote delle imposizioni militari («contributio pro hospitatione militum»). Gli agenti di Altavilla fanno rilevare che tali oneri ricadono sui «particolari» e non sul comune in quanto tale (ASAl, Senato del Monferrato, Atti di lite, f. 39 [1619-1626], Altavilla Comune contro Particolari di Viarigi 1619-1620). Entro i confini comunali, le liti vertono, in particolare intorno a progetti signorili di consolidamento territoriale, come quando, nella seconda metà del Seicento, i Gaspardone, consignori di Castelletto Merli e proprietari di una cascina feudale presso Ottiglio, ottengono l’erezione in feudo della cascina «la Piazzana» , o Giazzara (Sergi 1986, pp. 449 e 452; ASAl, Investiture, vol. XXII)
Fonti
AC Altavilla (Archivio Storico del Comune di Altavilla Monferrato), al 2002 in attesa di riordino.
ANP (Archives Nationales, Paris), F2, Administration Départementale, I, 863 [Montenotte], Département de Marengo, Tableau de la Population par commune d’après le récensement fait par ordre du Préfet dans les derniers mois de l’an XII  (1804).
ARMO. (Acta Reginae Montis Oropae), Biella, Unione Tipografica Biellese, 1945 (i documenti XVIII, XXXIV e CIX sono editi a cura di Giuseppe Ferraris).
ASAl (Archivio di Stato di Alessandria), Senato del Monferrato, Atti di lite, f. 39 (1619-1626), Altavilla Comune contro Particolari di Viarigi (1619-1620).
AST (Archivio di Stato di Torino):
Corte, Paesi, Ducato di Monferrato, Mazzo 50, fasc. 15, Stato delle città, communità e cassinali del Ducato di Monferrato, coi nomi de’ vassalli ch’anno prestato il giuramento di fedeltà a S. A. R., formato dal Consigliere Mellarede (s. d., ma attorno al 1710); n. 28, Memorie diverse riguardanti le debiture del Monferrato e le alienazioni cadenti sovra l'ordinario (1770);
Corte, Paesi, Ducato di Monferrato, ultima addizione: Giacomo Giacinto Saletta, Ducato del Monferrato descritto, 1711, 7 tomi ms. (Saletta 1711);
Corte, Paesi, Monferrato, Feudi per A e B, Mazzo 5, Relazione del Maestrato circa i motivi e fondamenti sopra i quali si è sentenziato nella causa vertente tra il Capitano Francesco Antonio Gaspardone e la Camera Ducale intorno al decreto di feudalità concesso al suddetto Capitano per la massaria della Giazzara posta nelle fini di Altavilla, 8 Giugno 1680;
Corte, Paesi, Monferrato, Provincia di Casale: Mazzo 3: Informazioni prese dal Conte e Senatore De Magistris delegato del Senato di Casale sull’attentato fatto col mezzo di diversi uomini armati per parte del Parroco Lusana di vendemiare una vigna spettante alla Prevostura di detto luogo in pregiudizio del Prete Crivelli, come attuale amministratore di detta Parochia pretendeva a lui spettare. Con un compendio di tali informazioni, 1719; Lettere del Senato di Casale, per quali, ad instanza di Giuseppe Mosso già Prevosto d’Altavilla, manda sequestrarsi li frutti della detta Prevostura per cautella delle pensioni sovra la medesima state riservate a suo favore colla invocazione di detto sequestro ad instanza del detto Crivelli amministratore della sudetta  Prevostura delli 22 Giugno 1719;
Sezioni Riunite, Camera dei Conti, Articolo 953, Consegnamenti de’ beni catastrati di tutto il Monferrato, 1599-1600;
Sezioni Riunite, I Archiviazione, Provincia di Casale, Mazzo 1, fasc. 18, Relazione dello stato e coltura de’ beni de’ territorj delle città e comunità della Provincia di Casale (1742-1743); n. 24, Casale. Stato delle liti attive e passive delle comunità (1757);
Sezioni Riunite, I Archiviazione, Provincia di Casale, Mazzo 2, fasc. 4, Monferrato. Ricavo de’ redditi di quelle comunità, misura de’ territorj e de’ beni antichi e moderni e notizie diverse (s.d., ma 1760/1769);
Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 10, Consegna della bocche umane e della bestie (regio editto 10 maggio 1734), mazzo 6, Provincia di Casale, n. 2;
Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 26, Monferrato: Mazzo 13, Convocati delle città e comunità della Provincia di Casale, in risposta alla circolare del Signor Intendente Generale, in data delli 10 dicembre 1781; Mazzo 17, Tributi. Descrizione delle liti attive e passive delle comunità della Provincia  di Casale (s. d., ma dopo il 1782), fasc.12, Liti territoriali attive e passive delle comunità della Provincia di Casale, cc. 3-4; Mazzo 18: Memorie del Basso Monferrato (s. d., ma 1784/ 1789); Comunità della Provincia di Casale che  affermano essere necessaria la misura de’ territorj loro (s. d., ma 1786); Mazzo 32, Monferrato, Province di Casale ed Acqui: memorie e stati concernenti la collettazione de’ beni ecclesiastici e luoghi pii (1728-1729); Mazzo 37, Relazione generale dell’operato dal Commendatore Petitti in dipendenza del Regio Editto delli 24  giugno 1728 concernente li beni posseduti dalli ecclesiastici e luoghi pii nel Ducato di Monferrato (1729);
Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 79, Statistica generale, Mazzo 6, Relazione della Provincia di Casale (1753).
BNF (Bibliothèque nationale de France): vedi catalogo.
département Cartes et plans, GE DD-2987 (5054 B), La principauté de Piémont, les marquisats de Saluce et de Suze, les comtés de Nice et d'Ast, le Montferrat / dediée au roy par son très humble, très obéissant, très fidèle sujet et serviteur H. Jaillot, géographe de sa Majesté, (chez l'auteur), [A Paris], 1695 (Jaillot Alexis-Hubert [1632?-1712]. Cartographe). Vedi mappa;
département Cartes et plans, CPL GE DD-2987 (5043), Le Piémont et le Montferrat avecque les passages de France en Italie; Par P. Du Val, Chez l'Autheur [A Paris], 1600-1699 (Duval Pierre [1619-1683]. Cartographe). Vedi mappa.
Bibliografia
Altavilla Monferrato, in “Monferratoarte”, Associazione Casalese Arte e Storia (2013). Vedi testo.
Casalis Goffredo, Dizionario geografico, storico-statistico-commerciale degli stati di S. M. il re di Sardegna, Torino, G. Maspero, 1833-1856, vol. 1 (1833), p. 263.
Cognasso Francesco (a cura di), Pievi e chiese del Monferrato alla metà del Trecento in «Bollettino storico-bibliografico subalpino», 31 (1929), pp. 211-235.
Fontana Leone, Bibliografia degli statuti dei comuni dell’Italia superiore, 3 voll., Torino 1907.
Gasca Queirazza Giuliano, Dizionario di toponomastica, Torino, Utet, 1997.
Gasparolo Francesco (a cura di), Cartario alessandrino fino al 1300, 3 vol., Alessandria 1928-1930 (BSSS 113, 115, 117).
Giorcelli Giuseppe (a cura di), Le città, le terre ed i castelli del Monferrato descritti nel 1604 da Evandro Baronino, in «Rivista di Storia, Arte, Archeologia per le province di Alessandria e Asti», 13 (1904), pp. 61-130; 14 (1905), pp. 219-313.
Guasco Francesco, Dizionario feudale degli antichi stati sabaudi e della Lombardia. Dall’epoca carolingia ai nostri tempi (774-1901), Pinerolo, Tipografia già Chiantore e Mascarelli, 1911, 5 voll. (BSSS 54-58), vol. 1, pp. 56-56.
Ministero per l’agricoltura, industria e commercio, Variazioni nel nome del territorio o nella dipendenza amministrativa dei comuni, dei circondari (o distretti) e delle provincie, Roma, Tipografia Fratelli Centenari, 1889.
Olivieri Dante, Dizionario di toponomastica piemontese, Brescia, Paideia, 1965.
Raviola Blythe Alice, Il Monferrato gonzaghesco: istituzioni ed élites di un “micro-stato” (1536-1708), tesi di dottorato in Storia della società europea in età moderna, Università degli Studi di Torino, 1998-2001, coord. Allegra L., tutor Ricuperati G.
Saletta G.G., Decretorum Montisferrati (…) collectio, Casale 1675.
Savio Fedele, Gli antichi vescovi d’Italia dalle origini al 1300 descritti per regioni, Torino; 1899.
Sergi Giuseppe (a cura di), Andar per castelli da Alessandria da Casale tutto intorno, Torino, Edizioni Milvia, 1986.
Settia Aldo Angelo, Monferrato. Strutture di un territorio medievale, Torino, Celid, 1983.
Settia Aldo Angelo, Strade romane e antiche pievi fra Tanaro e Po, in «Bollettino storico-bibliografico subalpino», 68 (1970), pp. 5-108.
Valerani, Flavio, Saggio di toponomastica del Circondario casalese,  in «Rivista di Storia, Arte, Archeologia per le province di Alessandria e Asti», 16 (1907), f. XXVI, pp. 237-49.
Descrizione Comune

Altavilla Monferrato

I possedimenti medievali di San Pietro di Breme e della Novalesa ci segnalano probabilmente una continuità della vocazione di Altavilla come tappa dei transiti lungo la valle del torrente Grana, una tra le varianti della più antica strada romana tra Asti e l’area casalese (Settia 1970, pp. 24-25). Più volte ravvivata nel corso del tempo, fino, si può dire, allo smantellamento degli impianti delle «Guidovie del Monferrato» sulla linea Altavilla-Fubine-Alessandria nel 1936, questa vocazione mercantile e di transito fu controllata dalle forti prerogative di famiglie signorili a partire dal secolo XIII, dopo una breve parentesi di dominio dei vescovi di Asti nel secolo XII (AC Altavilla, Mazzo 54, nn. 1-2; Sergi 1986, p. 452). La parentela signorile degli Zabaldano si presenta come protagonista locale del controllo dei pedaggi, di possessi fondiari e di giurisdizione a partire dai primi anni del Trecento e come interlocutrice forte nei confronti dell’incerto dominio da parte di Alessandria prima e quindi nei confronti dei marchesi del Monferrato (Sergi 1986, pp. 447-48).
Lo sforzo complessivo di conservare e accrescere le prerogative signorili entro la linea agnatizia, superando le tendenze alla segmentazione di singoli rami di discendenza grazie ad accordi e passaggi di proprietà concatenati tra fratelli e tra cugini, fu coronato, per gli Zabaldano, da uno straordinario grado di successo nel corso del secolo XV e per una parte del XVI (AST, Corte, Monferrato Feudi). Mentre valse a singoli membri della parentela carriere di autorità e prestigio nell’amministrazione del marchesato del Monferrato, esso condusse anche, nel 1489, il gruppo dei tre fratelli Nicolino, Sebastiano e Vincenzo a consolidare e accorpare prerogative signorili e beni fondiari lungo un “corridoio” di transiti verso Casale non solo ad Altavilla, ma anche sui territori contigui di Casorzo, Ottiglio e Castelletto Merli (AST, Corte, Protocolli del Monferrato, vol. I, cc. 62-65).
Questo modello di ambizione egemonica su territori adiacenti viene rapidamente interrotto, nel secondo quarto del Cinquecento, dapprima da una sentenza imperiale, che, nel 1533, produce l’incameramento dei diritti degli Zabaldano; quindi, nel 1546, da una effimera quanto sfortunata dedizione, quasi subito revocata, degli Zabaldano alla corona di Francia. In quello stesso anno una famiglia patrizia di Casale imparentata con gli Zabaldano, i Bellone, spezza per la prima volta il consolidato monopolio signorile grazie all’investitura di una parte di feudo, inaugurando ad Altavilla sia la presenza della élite finanziaria e cittadina casalese sia una pratica di successione ereditaria nei diritti feudali per linea femminile (Saletta 1711, vol. I, cc. 76v-78v). Se nel 1590-94 uno Zabaldano riuscirà ancora a realizzare l’accentramento del feudo, le epoche successive sono, di fatto, segnate da una tendenziale frammentazione di diritti feudali ceduti a titolo oneroso, dalla loro commercializzazione e dal collegamento tra concessione di investiture da parte delle autorità centrali del marchesato e anticipi di denaro sui cespiti fiscali locali (AST, Camera dei conti, Consegnamenti feudali, Indice dei Paesi, AB-AZ; Raviola 2001).
Ciò non significa che il modello plasmato dagli Zabaldano non lasci una chiara impronta, che anzi verrà ricalcata nei secoli successivi con qualche successo, segnatamente dai tentativi di accorpamento di diritti da parte dei Gaspardone nel secolo XVII e dei Bellone nel XVIII. Tuttavia, diversi indizi suggeriscono l’esistenza di processi di mutamento più complessi entro la vita locale. Sebbene per Altavilla manchino quasi del tutto studi sull’evolversi dei rapporti tra i signori e le comunità locali tra il tardo medioevo e l’età moderna, è certo che, nel suo insieme, l’epoca di dominio degli Zabaldano vide il consolidamento di istituzioni comunitative, incentrate, in particolare, sull’uso collettivo di boschi «d’alto fusto» (soprattutto frassini e olmi) che coprono, in età moderna, circa il 15 per cento della superficie della comunità per fornire uno dei maggiori cespiti di reddito comunitativo del Monferrato. Nel lungo periodo, la gestione dei boschi e il gettito degli appalti della vendita di legname condizionano, alla base, l’impianto della fiscalità locale e molti altri importanti aspetti dell’organizzazione politica, sociale e territoriale. Le prerogative rivendicate per almeno due secoli, peraltro con risultati scarsi, dai Bellone e da altri successori degli Zabaldano sul diritto di caccia, sui bandi campestri e sulle ammende del tribunale locale rappresentano bene, in questo senso, sia la centralità dei beni collettivi nell’organizzazione politica locale sia le direttrici (e i limiti) delle nuove pressioni esterne (AST, Camera dei conti, II archiviazione, Capo 26, Monferrato, m. 17, Tributi. Descrizione delle liti attive e passive delle comunità della Provincia di Casale [s.d. ma dopo il 1782], fasc. 12, Liti territoriali attive e passive delle comunità della Provincia di Casale, cc. 3-4).
Durante tutta l’età moderna, un aspetto fondamentale dell’organizzazione amministrativa e fiscale della comunità sembra essere un principio consolidato e «antico» di accatastamento, estimo e ripartizione dei tributi, che, mentre assegna la massima importanza ai titoli di possesso sulla terra, privilegia un criterio condiviso di calcolo dell’imponibile fiscale «regolato a’ circoli», ossia inversamente proporzionale alla distanza dei singoli appezzamenti dall’effettivo luogo di residenza dei proprietari nel concentrico di Altavilla; la permanenza dell’insediamento entro le mura del concentrico è incoraggiato, a sua volta, da un riparto effettivo dei carichi fiscali su un numero fisso di fuochi, o «fumanti». I boschi comuni, il mulino, il forno e il torchio da vino integrano la sfera delle prerogative comunitarie. Quando, sullo scorcio dell’età moderna, l’amministrazione statale si sforzerà d’introdurre una fiscalità fondiaria basata su stime della produttività dei terreni e sulla loro estensione, constaterà gli effetti, considerati contrastanti, della tradizione locale: da un lato, l’assenza di debiti comunitativi tanto verso lo stato quanto verso singoli creditori o intermediari, nobili o meno, nonché livelli di imposta per unità catastale tra i più bassi del Monferrato; d’altro lato ampie discrepanze nella valutazione dell’estensione del territorio, delle terre signorili ed ecclesiastiche fiscalmente immuni, della popolazione censita e del numero di capi di bestiame (sul quale, oltre all’esazione della gabella del sale, vengono ripartite, all’occorrenza, quote d’imposta dall’amministrazione locale).
È verosimile che una parte delle iniziative intraprese in loco dai Bellone, dai Gaspardone e dagli altri successori degli Zabaldano lungo l’età moderna, quali la famiglia Canali di Rieti, fosse tesa a massimizzare i vantaggi offerti dalla notevole ricchezza agricola di Altavilla grazie alla tendenziale espansione dei rapporti di colonia parziaria, ai tentativi di appoderamento o consolidamento fondiario, e all’esportazione sia di frumento (principale produzione cerealicola) sia, soprattiutto, di vino. Sebbene le stime varino, è probabile che l’estensione delle terre altamente produttive e fiscalmente immuni accumulate dai detentori esterni di diritti signorili abbia superato di quasi dieci punti percentuali quella degli stessi boschi comuni.
Nella prima metà del Settecento, le famiglie di coloni parziari, o «massari», alle dirette dipendenze dei signori (o, nel caso del conte Bellone, tramite il locale agente) comprendono tra il 10 e il 15 per cento delle famiglie residenti sul territorio, ma ammontano a quasi il 30 per cento della popolazione complessiva. L’area di circolazione dei massari e l’area di provenienza delle loro mogli ricalcano piuttosto fedelmente, nell’età moderna, quella degli antichi possedimenti degli Zabaldano, sia pure con qualche apertura in direzione sia di Fubine sia di Casale, e contrastano perciò con la sostanziale endogamia locale sia della popolazione di piccoli coltivatori sia di un ristretto notabilato di professionisti e artigiani locale. Molti conflitti affioranti nella comunità, a fine Seicento intorno alle immunità rivendicate sulla cascina Piazzana o Giazzara, o, ai primi del Settecento, intorno agli «attentati» di sangue commessi dal parroco Lusana, sono radicati in un percepito sforzo dei signori e dei loro parenti o dipendenti, laici ed ecclesiastici, di riplasmare in questa direzione l’assetto territoriale locale (AST, Camera dei conti, II archiviazione, Capo 10, Consegna della bocche umane e della bestie [regio editto 10 maggio 1734], mazzo 6, Provincia di Casale, n. 2; AST, Corte, Paesi, Monferrato, Feudi per A e B, m. 5, Relazione del Maestrato circa i motivi e fondamenti sopra i quali si è sentenziato nella causa vertente tra il Capitano Francesco Antonio Gaspardone e la Camera Ducale intorno al decreto di feudalità concesso al suddetto Capitano per la massaria della Giazzara posta nelle fini di Altavilla [8 Giugno 1680]; AST, Corte, Paesi, Monferrato, Provincia di Casale, m. 3, Informazioni prese dal Conte e Senatore De Magistris delegato del Senato di Casale sull’attentato fatto col mezzo di diversi uomini armati per parte del Parroco Lusana di vendemiare una vigna spettante alla Prevostura di detto luogo in pregiudizio del Prete Crivelli, come attuale amministratore di detta Parochia pretendeva a lui spettare. Con un compendio di tali informazioni [1719]; Lettere del Senato di Casale, per quali, ad instanza di Giuseppe Mosso già Prevosto d’Altavilla, manda sequestrarsi li frutti della detta Prevostura per cautella delle pensioni sovra la medesima state riservate a suo favore colla invocazione di detto sequestro ad instanza del detto Crivelli amministratore della sudetta Prevostura delli 22 Giugno 1719).
La Consegna del 1734 censisce 126 capifamiglia e un totale di 579 abitanti, contro i 103 «fuochi» e le 619 «anime» registrate dalla Statistica Generale del 1753. La Consegna, inoltre, censisce 296 capi di bestiame bovino, contro i 249 indicati nella Statistica Generale.
Tra i «consegnanti» del 1734, si possono individuare, secondo un’approssimativa classificazione socioeconomica, uno strato superiore di notabilato e borghesia rurale, composto di 13 unità (tre redditieri, due notai, un medico, uno speziale, il preposito, l’agente del conte Bellone, il vicefiscale, un luogotenente delle «milizie antiche», il distributore del sale, un chirurgo, un agrimensore), 9 capifamiglia artigiani e 104 agricoltori, fra i quali 4 servi, «schiavendari» e giornalieri, e 16 «massari». La categoria dei massari si distingue nettamente dal resto dei coltivatori, per le caratteristiche demografiche, la quantità del bestiame a disposizione (anche se, in generale, per quanto riguarda il bestiame, è assai raramente specificato a quale titolo è presente presso il nucleo familiare censito – proprietà, soccida, affidamento, «imprestanza» – e non è chiaro se l’assenza di specificazioni indichi semplicemente la proprietà) e la provenienza geografica.
Gli 84 nuclei «consegnati» nel 1734 da capifamiglia qualificati semplicemente come «(lavoranti) di campagna», contano in media 3,6 componenti, mentre quelli dei massari ne contano 8,5. Si tratta in effetti, nel caso di questi ultimi, di unità che vedono frequentemente la compresenza di più generazioni e di più famiglie o singoli collaterali d’uno stesso cognome. Quanto al bestiame posseduto, ogni nucleo di massari dispone in media di 8,7 bovini, mentre una famiglia di «lavoranti di campagna» può contare, in media, su appena 1,1 capi. Infine, i capifamiglia massari e le loro mogli provengono quasi tutti (i primi per circa il 70 per cento e le seconde nella totalità dei casi) da altre località del casalese, mentre i semplici contadini sono, ancora più massicciamente, originari di Altavilla.
Esclusi i massari, nella comunità sono presenti, sempre secondo i dati della Consegna del 1734, 10 capifamiglia provenienti da località diverse: cinque artigiani provengono da altre località del casalese, uno speziale da Nizza della Paglia (odierna Nizza Monferrato), un servitore da Quarto d’Asti, un mastro muratore e il messo comunale dal territorio di Lugano. Solo un «lavorante di campagna» è forestiero e proviene da Fubine. Sempre non contando i massari, esistono 88 nuclei di capifamiglia ammogliati originari della comunità. In 26 di questi (pari al 29,5 per cento), la moglie proviene da una località diversa da Altavilla. Anche le mogli forestiere sono nettamente più frequenti tra gli strati superiori oppure tra gli artigiani e i salariati agricoli, che non fra i «lavoranti di campagna» (15 su 26). Si contano, in questo caso, 21 provenienze diverse, quasi tutte relative al Basso Monferrato (le uniche eccezioni riguardano Marmorito e Tronzano). Il maggior addensamento di provenenze si verifica attorno alla comunità di Fubine, con cinque casi, mentre le comunità di Frassinello, Ottiglio, Viarigi e Vignale compaiono ciascuna due volte. La provenienza delle spose forestiere sembra comunque concentrata entro un’area a sud ovest di Casale approssimativamente compresa, a nord tra Ozzano e Moncalvo, a sud tra Fubine e Refrancore. A parte le due eccezioni già segnalate, si registra una sola provenienza esterna a questo perimetro, da Gabiano (AST, Camera dei conti, II archiviazione, Capo 10, Consegna della bocche umane e della bestie [regio editto 10 maggio 1734], mazzo 6, Provincia di Casale, n. 2).
In un’epoca successiva, la centralità dei beni comunali nella vita politica e amministrativa locale insieme a qualche tendenza centrifuga rispetto al predominio del centro nucleato di Altavilla continueranno a farsi sentire, con esiti in parte diversi. Così, all’epoca della Restaurazione, nei primi decenni dell’Ottocento, lo svincolamento della fiscalità locale dai cespiti comunitativi si farà definitiva, mentre si accentuerà la tendenza della borgata dei Franchini di sviluppare un qualche grado di indipendenza religiosa e amministrativa, ma lo sviluppo di nuclei insediativi alternativi al concentrico di Altavilla, quali il Molino (o, nel caso dei Franchini, la loro “tenuta” relativamente migliore di fronte all’emigrazione sia stagionale sia permanente), appare più contenuta che in altri luoghi del Monferrato in età contemporanea (AST, Corte, Paesi, Paesi per A e per B).