Perrero

AutoriTron, Daniele
Anno Compilazione1996
Provincia
Torino.
Area storica
Pinerolese.Vedi mappa 2
Abitanti
902 (ISTAT 1991).
Estensione
6.347 ha (ISTAT 1991); 6.297 ha (SITA 1991).
Confini
A nord Roure e Perosa Argentina, a est Prali, Salza di Pinerolo e Massello, a sud Angrogna, a sud-ovest Pramollo, a ovest Pomaretto.
Frazioni
Sei centri: Baissa, Chiabrano, Chiotti superiori, Perrero, sede del municipio, San Martino, Trossieri, e 28 nuclei. Vedi mappa.
Toponimo storico
1252: «in platea Perrerii» (Patrucco 1899, doc. I, p. 246); «Pererio» nel sec. XIV e così anche successivamente (e non «Petrarium» come vuole Casalis [Casalis 1847]).
Diocesi
Pinerolo (prima del 1748, anno di creazione della nuova diocesi pinerolese: Torino). Si deve però sottolineare che per un lungo periodo l’effettiva influenza della diocesi di Torino fu marginale, in quanto alla fine del sec. XI, l’intera valle della Germanasca era stata sottomessa alla giurisdizione dell’abbazia di S. Maria del Verano, presso Pinerolo (Carutti 1893, p. 67).
Pieve
Prima del 1688, sull’intera val Germanasca – o meglio, val S. Marino, come anticamente e in parte tutt’ora viene denominata – si estendeva un’unica parrocchia cattolica con sede a Perrero. In quell’anno, su istanza dei Savoia, essa veniva smembrata, e ne nascevano altre sei, che si sarebbero poi mantenute fino ai nostri giorni: Prali (con vicarìa a Ghigo), Rodaretto, Chiabrano-Maniglia, Massello (con la vicarìa di Salza), S. Martino (con Bovile e Traverse), Trossieri (ossia Faetto, con vicarìa a Riclaretto), oltre naturalmente alla parrocchia di S. Maria di Perrero, al cui prevosto veniva ancora riconosciuta una certa preminenza sull’intera valle, e al quale si dovevano continuare a pagare le decime (Caffaro 1903, pp. 33-42). Negli attuali confini del comune di Perrero sono comprese le seguenti parrocchie: Perrero: parrocchiale sotto il titolo di S. Maria Maddalena di Concorso (capoluogo, festa 22 luglio), con chiesa a Chiabrano sotto il titolo di S. Maria Assunta; S. Martino: parrocchia S. Martino intitolata ora a Maria Vergine della Visitazione, con vicaria a Bovile dedicata a Santa Elisabetta; Trossieri: parrocchiale sotto il titolo dell’Invenzione di S. Croce, con chiesa a Riclaretto sotto il titolo di S. Anna; Chiabrano e Maniglia: dedicata a N.D. Assunta, sita in Chiabrano, dove c’era il nucleo più consistente di Cattolici, che peraltro nel 1846 non superavano nell’insieme le 160 anime. Dalla visita pastorale del 1846 si rileva a Perrero la presenza, nella chiesa parrocchiale, di due cappelle laterali: quella del Sudario (di patronato della famiglia del marchese Morozzo), e quella del Rosario; a San Martino i due altari laterali, che nel 1835 erano dedicati alla Vergine e ai santi Francesco e Martino, nel 1846 si dicevano dell’Addolorata e del Rosario. A Trossieri nel 1835 si constata l’esistenza di un altare laterale dedicato a N.D. del Rosario (Caffaro 1903, pp. 43-51).
Altre Presenze Ecclesiastiche
In val Germanasca, sul medesimo territorio che – a partire dagli ultimi anni del sec. XVII – abbiamo visto comprendere 7 parrocchie cattoliche, erano distribuiti nello stesso periodo anche 5 templi valdesi (sorti dagli anni Sessanta del Cinquecento), e ad essi faceva riferimento la maggioranza della popolazione della valle. Ma solo tre organizzazioni ecclesiastico-comunitarie (la definizione di “parrocchie” sarebbe impropria in quanto estranea alla terminologia protestante, che parla sempre di «églises»), con un ministro di culto o pastore a capo di ciascuna, si suddividevano la cura delle anime valdesi, e utilizzavano questi 5 edifici: la chiesa di Villasecca (la principale della valle, comprendente i territori delle comunità di Faetto, Riclaretto, S. Martino, Bovile e Traverse), quella di Maniglia e Massello (con un tempio in ciascuna di queste due comunità, cui facevano anche riferimento rispettivamente Chiabrano e Salza), e la chiesa di Prali (con tempio anche a Rodoretto) (Jalla 1931, pp. 44-64). Dalla visita pastorale del 1846 si rileva a Perrero la presenza: di una confraternita del Sacro Cuore di Gesù, fondata nel 1841, con proprio altare del Sudario nella chiesa parrocchiale; a S. Martino nel 1835 della Compagnia del Sacramento, come pure a Trossieri nello stesso anno (Caffaro 1903, p. 25). Da segnalare ancora la presenza di un Monte domenicale eretto nella seconda metà del XVII secolo e soppresso all’epoca della Rivoluzione francese (Caffaro 1903, p. 25).  
Assetto Insediativo
Luoghi Scomparsi
Non esiste attestazione di luoghi scomparsi.
Comunità, origine, funzionamento
Perrero, tradizionale sede dei signori e dei castellani dell’intera valle S. Martino, si costituì in comunità autonoma molto tardi. Ancora nel secolo XVII faceva parte del comune di Traverse. Dobbiamo arrivare al 1661 per assistere alla nascita della dodicesima comunità di valle (Jalla 1931, p. 55). Discorso diverso è per le altre 7 comunità, molto più antiche, ora accorpate nel territorio dell’attuale comune di Perrero. L’origine di tutte le comunità in valle di S. Martino deve essere cercata nel secolo XIV (se non prima ancora), ma non è noto con precisione quali privilegi ePerrero, tradizionale sede dei signori e dei castellani dell’intera valle S. Martino, si costituì in comunità autonoma molto tardi. Ancora nel secolo XVII faceva parte del comune di Traverse. Dobbiamo arrivare al 1661 per assistere alla nascita della dodicesima comunità di valle (Jalla 1931, p. 55). Discorso diverso è per le altre 7 comunità, molto più antiche, ora accorpate nel territorio dell’attuale comune di Perrero. L’origine di tutte le comunità in valle di S. Martino deve essere cercata nel secolo XIV (se non prima ancora), ma non è noto con precisione quali privilegi e franchigie i Principi di Acaja avessero loro concesso. Quantunque le borgate in tutta la valle fossero già numerose nel Trecento, è assai probabile che le comunità non fossero che undici, a ciascuna delle quali corrispondeva una delle dodici parti del castello di Perrero (che non poteva rappresentare una comunità), mentre quelle – crescendo e facendo vita a sé –, non mancavano mai di prestare omaggio ai Principi d’Acaja, come, ad esempio, l’omaggio del 9 ottobre 1363 (Patrucco 1899, p. 232), o quello attestato dal documento pergamenaceo conservato nell’Archivio di Stato di Torino (AST, Corte, Provincia di Pinerolo, m. 13, f. 1, n. 3: Procura della comunità di S. Martino per prestare il giuramento di fedeltà a Ludovico di Savoia principe d’Achaia, e domandargli la confermazione dei suoi privilegi e franchigie [11 marzo 1408]). Probabilmente le comunità erano già allora federate in un unico organismo di valle (come lo saranno nei secoli XVII-XVIII): lo starebbe a indicare sia il fatto che nei documenti si parla sempre, per la val S. Martino, di «comunità» al singolare, sia le modalità adottate per la scelta dei rappresentanti agli Stati generali di Rivoli nel 1476, ai quali partecipano, per la valle, due delegati, nominati da 14 consiglieri e credendari di valle (Patrucco 1899, p. 242). Ma si deve giungere agli affrancamenti del sec. XVI per vedere le comunità della zona liberarsi, almeno parzialmente, dal peso dei numerosi diritti signorili: con questi «affranchimenti» le «communitates hominum» – in genere al termine di lunghe o lunghissime trattative –, convocatesi in presenza di un notaio, sancivano con i loro signori la liberazione da determinate servitù, pedaggi, gravami, diritti, ecc. mediante un compenso in denaro: esso veniva liquidato generalmente con una somma una tantum, e con l’erogazione annuale perpetua di un censo in denaro, e talvolta in natura (ad esempio grano, quando si trattava di mulini). Gli affrancamenti non erano generali, non riguardavano, cioè, tutte le servitù e gli obblighi, ma solamente quelli in oggetto della specifica transazione: e poiché spesso i diritti signorili da cui ci si voleva emancipare interessavano più signori o più soggetti, ognuno con una sua quota percentuale, era necessario iterare più volte l’atto con i relativi pagamenti. Le comunità della nostra valle riuscirono ad affrancarsi dai gravami verso l’abbazia di S. Maria di Pinerolo solo all’inizio del secolo XVII: risale al 20 giugno 1605, infatti, la transazione fra la valle nel suo complesso e l’abbazia (Caffaro 1893, p. 258). franchigie i Principi di Acaja avessero loro concesso. Quantunque le borgate in tutta la valle fossero già numerose nel Trecento, è assai probabile che le comunità non fossero che undici, a ciascuna delle quali corrispondeva una delle dodici parti del castello di Perrero (che non poteva rappresentare una comunità), mentre quelle – crescendo e facendo vita a sé –, non mancavano mai di prestare omaggio ai Principi d’Acaja, come, ad esempio, l’omaggio del 9 ottobre 1363 (Patrucco 1899, p. 232), o quello attestato dal documento pergamenaceo conservato nell’Archivio di Stato di Torino (AST, Corte, Provincia di Pinerolo, m. 13, f. 1, n. 3: Procura della comunità di S. Martino per prestare il giuramento di fedeltà a Ludovico di Savoia principe d’Achaia, e domandargli la confermazione dei suoi privilegi e franchigie [11 marzo 1408]). Probabilmente le comunità erano già allora federate in un unico organismo di valle (come lo saranno nei secoli XVII-XVIII): lo starebbe a indicare sia il fatto che nei documenti si parla sempre, per la val S. Martino, di «comunità» al singolare, sia le modalità adottate per la scelta dei rappresentanti agli Stati generali di Rivoli nel 1476, ai quali partecipano, per la valle, due delegati, nominati da 14 consiglieri e credendari di valle (Patrucco 1899, p. 242). Ma si deve giungere agli affrancamenti del sec. XVI per vedere le comunità della zona liberarsi, almeno parzialmente, dal peso dei numerosi diritti signorili: con questi «affranchimenti» le «communitates hominum» – in genere al termine di lunghe o lunghissime trattative –, convocatesi in presenza di un notaio, sancivano con i loro signori la liberazione da determinate servitù, pedaggi, gravami, diritti, ecc. mediante un compenso in denaro: esso veniva liquidato generalmente con una somma una tantum, e con l’erogazione annuale perpetua di un censo in denaro, e talvolta in natura (ad esempio grano, quando si trattava di mulini). Gli affrancamenti non erano generali, non riguardavano, cioè, tutte le servitù e gli obblighi, ma solamente quelli in oggetto della specifica transazione: e poiché spesso i diritti signorili da cui ci si voleva emancipare interessavano più signori o più soggetti, ognuno con una sua quota percentuale, era necessario iterare più volte l’atto con i relativi pagamenti. Le comunità della nostra valle riuscirono ad affrancarsi dai gravami verso l’abbazia di S. Maria di Pinerolo solo all’inizio del secolo XVII: risale al 20 giugno 1605, infatti, la transazione fra la valle nel suo complesso e l’abbazia (Caffaro 1893, p. 258).
Statuti
Il documento pergamenaceo conservato nell’Archivio di Stato di Torino datato 11 marzo 1406 ci informa che, a quell’epoca, dovevano già esistere (AST, Corte, Provincia di Pinerolo, m. 13, f. 1, n. 3: Procura della comunità di S. Martino per prestare il giuramento di fedeltà a Ludovico di Savoia prìncipe d’Achaia, e domandargli la confermazione dei suoi privilegi e franchigie). Altra traccia che attesta la presenza di statuti ci è data dal fatto che i comuni e gli uomini della Valle di S. Martino nel 1611 chiedevano – e il 3 gennaio 1612 ottenevano – dal duca Cario Emanuele I di Savoia la conferma «di tutti loro privilegi, franchigie, libertà, immunità, consuetudini, usanze, capitoli, conventioni e statuti». Questa conferma, stampata nel 1679 in Torino «per Giò Sinibaldo Stampatore di S.A.R. e dell’Illustrissima et Eccellentissima Camera» venne ristampata nel 1711, sempre in Torino, «per Giò Battista Valetta, Stampatore di S.A.R.».
Catasti
Nell’archivio comunale di Perrero il catasto più antico conservato è quello del 1578 della ex comunità di Traverse. Seguono quello delle ex comunità di S. Martino (1696, in pessimo stato), Riclaretto (1709), Chiabrano (1762), Maniglia (1778), Bovile (1788), e Faetto (1804). Nell’Archivio di Stato di Torino sono conservati alcuni catasti (AST, Sez. Riun., Finanze, Catasto antico, Libri delle misure e degli estimi delle Province del Piemonte eseguite fra il 1702 [ma per le Valli 1701] e 1730, Comunità della valle di S. Martino, Allegato I, Mazzo 7: Circondario di Pinerolo, Mandamento di Perrero; A.S.T., Camera dei Conti, Finanze, Catasti, Catasto Antico [1773], Allegato D, v. 113; Alleg. C rotolo 31; Alleg. A del 1790 pf. n. 53; A.S.T., Camera dei Conti, Catasti, Catasto Rabbini, Circondario di Pinerolo, Massello [1869]). Per Traverse (1864), S. Martino (1863), Riclaretto (1863).
Perrero: [A.S.T., Sezioni Riunite, Catasti, Catasto sabaudo, Allegato C. Mappe del catasto antico, Circondario di Pinerolo, Mandamento di Perrero, Perrero, Mazzo 31, Copia mappa del luogo e Territorio della molto magnifica Comunità cattolica del Perrero, Valle di Sammartino, Provincia di Pinerolo, formata negli anni 1770 al 1775 dal geometra Casimiro Castelli [Autore disegno originale: Casimiro Castelli; Autore copie: Casimiro Castelli]. Vedi mappa.; A.S.T., Sezioni Riunite, Catasti, Catasto Rabbini, Circondario di Pinerolo, Mappe, rete poligonali e linee territoriali, Perrero, Mazzo 60, Allegato A mappa originale del Comune di Perrero (Data: 1863) Vedi mappa.; A.S.T., Sezioni Riunite, Catasti, Catasto Rabbini, Circondario di Pinerolo, Mappe, rete poligonali e linee territoriali, Perrero, Mazzo 60, Foglio unico mappa originale del Comune di Perrero (Data: 1863). Vedi mappa.; A.S.T., Sezioni Riunite, Catasti, Catasto Rabbini, Circondario di Pinerolo, Mappe, rete poligonali e linee territoriali, Perrero, Mazzo 60, Linea territoriale dei sati del Comune di Perrero (Data: 1863). Vedi mappa.;  A.S.T., Sezioni Riunite, Catasti, Catasto Rabbini, Circondario di Pinerolo, Mappe, rete poligonali e linee territoriali, Perrero, Mazzo 60, Linea territoriale del Comune di Perrero (Data: 1863). Vedi mappa.; A.S.T., Sezioni Riunite, Catasti, Catasto Rabbini, Circondario di Pinerolo, Mappe, rete poligonali e linee territoriali, Perrero, Mazzo 60, Rete poligonale del Comune di Perrero Allegato A (Data: 1863). Vedi mappa.; A.S.T., Sezioni Riunite, Catasti, Catasto Rabbini, Circondario di Pinerolo, Mappe, rete poligonali e linee territoriali, Perrero, Mazzo 60, Rete poligonale del Comune di Perrero Allegato B (Data: 1863). Vedi mappa.]
Chiabrano [A.S.T., Sezioni Riunite, Catasti, Catasto Rabbini, Circondario di Pinerolo, Mappe, rete poligonali e linee territoriali, Chiabrano, Allegato A, Mazzo 25, mappa originale del Comune di Chiabrano (Data: 1863). Vedi mappa.; A.S.T., Sezioni Riunite, Catasti, Catasto Rabbini, Circondario di Pinerolo, Mappe, rete poligonali e linee territoriali, Perrero, Mazzo 60, Allegato B mappa originale del Comune di Perrero (Data: 1863), Fogli 1-8. Vedi mappa.; A.S.T., Sezioni Riunite, Catasti, Catasto Rabbini , Circondario di Pinerolo, Mappe, rete poligonali e linee territoriali, Chiabrano, Mazzo 25, Foglio unico mappa originale del Comune di Chiabrano (Data: 1863). Vedi mappa.].
Maniglia (1864), Bovile (1863-64), Faetto (1865) esiste nell’Archivio di Stato di Torino il catasto Rabbini.
Ordinati
La serie documentaria è attualmente presente nell’archivio comunale a partire dal 1683 per la comunità di Valle. Per Faetto la documentazione parte dal 1712; per Maniglia dal 1761; per S. Martino dal 1783; per Traverse dal 1815; per Bovile dal 1816; per Riclaretto dal 1816; per Chiabrano dal 1841.
Dipendenze nel Medioevo
Comitato di Torino fino al sec. XI, abbazia benedettina di Santa Maria di Pinerolo (dal 1064), conti di Savoia (dal 1275), Principato di Acaia (1295-1418) e poi Ducato di Savoia (Patrucco 1899, pp. 212-245).
Feudo
Abbazia benedettina di Santa Maria di Pinerolo a partire dal 1064, anno in cui fu fondata e dotata di tutta la val San Martino (Il gruppo dei diplomi Adelaidini, pp. 323-332). Durante i secoli XII-XIV i signori di San Martino, i quali fino al 1275 tennero sempre la valle in feudo ereditario «cum mero et mixto imperio» dall’abbazia stessa (Patrucco 1899, p. 219). Dal 1299 i signori di S. Martino furono però costretti ad accettare la presenza di castellani nominati dai Principi d’Acaja (Patrucco 1899, p. 229). Nel 1317 Guglielmo dei signori di S. Martino vende buona parte della valle a Filippo d’Acaja. In questo modo i signori di S. Martino diventavano consignori dei principi d’Acaja. Le regioni acquistate erano: Perrero (una parte), Prali, Salza, Balsiglia, Massello, Maniglia, Prato Rando (= Chiabrano), Traverse, Rivoira, Fontane e Villasecca a solatio, Arborea, Comba Garino, Rivo Clareto, Reinaldi e Faetto all’inverso. Rimanevano ai S. Martino solo una parte del castello di Perrero, S. Martino e Bovile. Troveremo buona parte di queste regioni costituite più tardi in comunità. I principi d’Acaja cominciarono ben presto a concedere l’investitura di feudi ad altre famiglie: troviamo degli Artaudo, dei Cazarati, dei Grandi, dei Lazaro, dei Refforno e dei Provana (che erano stati in precedenza facoltosi castellani per conto degli Acaja), ma anche dei S. Martino, che si ricomprarono una parte dei feudi ceduti in precedenza, come ad esempio Prali nel 1367 (Patrucco 1899, p. 232). Ma proprio all’inizio del secolo XV incomincia nella valle di S. Martino una nuova signoria importante, quella dei Truchietti. A un Michele Truchietto era ricorso il principe d’Acaja per un forte prestito, per estinguere il quale vennero venduti il 5 ottobre 1400 ai figli Antonio e Aimone Truchietti, eredi del primo, parecchi feudi della valle, ancora accresciuti nel 1402 dall’acquisto fatto dai medesimi fratelli di altri diritti in possesso dei Buschetti di Chieri. A quella data i Truchietti sono detentori dei feudi di: Albarea, Comba Garino, Rivo Clareto, Reinaldi, Faetto (con castello diroccato), Perrero (con altro castello diroccato), Maniglia, Salza, Balsiglia, Massello, Fontane, Traverse e Villasecca (Patrucco 1899, pp. 234- 35). Con la «costituzione di Castellano della Valle di S. Martino fatta dalla principessa Bona vedova di Ludovico di Savoia a favore di Antonio Trucchetti di Pinerolo, consignore di detta Valle» del 18 maggio 1419 (AST, Corte, Provincia di Pinerolo, m. 13, f. 1, n. 5), la famiglia aumenta ancora il suo potere, non scalzato dal contrasto che l’opponeva all’ultima principessa di Acaja: in data 22 aprile 1428 troviamo infatti una «sentenza del conte Amedeo di Savoia nella causa tra Bona di Savoia e i fratelli Truchetti, per la quale questi ultimi vennero reintegrati nel castello della Valle di S. Martino, parte del Perrero ed altre borgate della Valle» (AST, Corte, Provincia di Pinerolo, m. 13, f. 1, n. 6 [pergamena quasi illeggibile]). Sempre nell’Archivio di Stato di Torino troviamo una ricognizione del 19 febbraio 1484 fatta dagli altri consignori della valle, i San Martino, in cui riconoscono di tenere in feudo la loro parte del castello della valle, villaggi e borgate di «Combaprali, Lausabruna, Gardiola, Crosetto, Bezetto, Audrito, Maniglia, S. Mattino, Bovile e Comba Crosa» (AST, Corte, Provincia di Pinerolo, m. 13, f. 1, n. 10). Alla fine del secolo XV la valle era divisa dunque tra le signorie dei Truchietti, dei S. Martino e degli Artaudi (Patrucco 1899, p. 245). Da allora la caratteristica della valle di essere assegnata in feudo a un consortile di signori sarà una costante, pur mutando le famiglie titolari: per il Cinquecento lo conferma un documento del 1517: «Atti del Procuratore fiscale contro Tomaso Truchetto e suoi consorti per la riunione della porzione di giurisdizione e beni feudali da essi posseduti in detta Valle S. Martino a causa della lesione seguita dell’alienazione fattagliene dal Regio Patrimonio» (AST, Corte, Provincia di Pinerolo, m. 13, f. 1, n. 13). Dopo il declino dei Torchietti durante i secoli XVII e XVIII, il consortile si complica sempre più, aumentando il numero di vassalli: a metà Settecento la situazione per Perrero è la seguente: «ha ben 6 Vassalli: Sua Maestà, Signore Contesse Margarita di S.ta Vittoria Ressan, Teresa di Casalgrasso Ressan, e Gerolama Margarita Santus-Ressan, Sig.ri Conti Carlo Maurizio Vibò, Carlo Alessio Verdina, ed Antonio Vagnone, questo residente in Pinerolo, e gli altri tutti in Torino, ognuno per una porzione di detto feudo che non si sa quale» (AST, Camera dei Conti, II Archiviazione, capo 79, m. 12, Statistica Generale, fasc. 12: Prov. di Pinerolo [1753]). Per Bovile: «vassallo solidario Sig. Conte Claudio Sansoz, residente in Torino» (AST, Camera dei Conti, II Archiviazione, capo 79, m. 12, Statistica Generale). Il feudo di Bovile era stato devoluto il 27 ottobre 1656 per la morte del conte Emanuele Butticario e infeudato a Claudio Sansoz, segretario di Stato, investito col titolo di conte per eredi e successori il 19 febbraio 1657. Il 24 gennaio 1764 verrà infeudato a Giambattista Camillo Richelmi, appartenente alla famiglia che lo manterrà fino a fine Settecento (è del 7 giugno 1777 l’investitura di Tette Bartolomeo, di Giambattista Richelmi) (Manno 1895, p. 146). Per Chiabrano: «vassallo solidario Sig. Conte Cario Alessio Verdina, residente in Torino» (AST, Camera dei Conti, II Archiviazione, capo 79, m. 12, Statistica Generale). I Verdina sono presenti dal 1650, quando comprano il titolo comitale da Bartolomeo de San Martino (Manno 1895, p. 265). Per Faetto e Riclaretto: «vassalli n. 2: il Sig. Conte Carlo Alessio Verdina, residente in Torino, e il Sig. Conte Antonio Vagnone, residente in Pinerolo, in egual porzione» (AST, Camera dei Conti, II Archiviazione, capo 79, m. 12, Statistica Generale). I Vagnone erano stati investiti il 21 marzo 1736 «per la mezza di 2 mezzi delle 9 parti, ossia metà di Faetto e Riclaretto». Per Maniglia e Traverse: «vassallo solidario: Sig. Conte Cario Maurizio Vibò, residente in Torino (AST, Camera dei Conti, II Archiviazione, capo 79, m. 12, Statistica Generale). Per S. Mattino: «vassallo solidario Sig. Conte Cario Alessio Verdina, residente in Torino» (AST, Camera dei Conti, II Archiviazione, capo 79, m. 12, Statistica Generale). A fine Settecento, poco prima della grande Rivoluzione, troviamo per Perrero questa significativa infeudazione: «30 novembre 1787 infeudato Matteo Buffa col titolo comitale per mezza di due parti e mezza delle 9» (Manno 1895, p. 305).
Mutamenti di distrettuazione
Il comune, passato ai Savoia dopo la dominazione francese del 1536-1559, venne assegnato, insieme a tutta la val San Martino, all’antica Pro­vincia di Pinerolo e vi rimase fino alla fine del secolo XVIII, tranne per il breve periodo 1704-1708, durante il quale, sotto il regime d’occupazione delle truppe francesi di La Feuillade, venne istituita la «Serenissima Repubblica di Val San Martino, Pomaretto, Inverso Pinasca, e Chianavere», con capitale a Perrero, nota anche derisoriamente come “Repubblica del sale”, perché la prerogativa prin­cipale di essa era quella di concedere il sale – monopolio di Stato – a due soldi la libbra, un prezzo assai conveniente (Armand Hugon 1945, pp. 10-24). Durante l’amministrazione francese del periodo napoleonico, il comune e tutta la valle vennero aggregati al cantone di val Balsiglia e, con la Restaurazione, fecero parte del mandamento di Perrero (compreso nel circondario di Pinerolo) (Casalis 1847), rimanendovi fino al 1923, anno di abolizione di questa circoscrizione amministrativa.
Mutamenti Territoriali
Il riordino sabaudo del secolo XVI non causò, per le attuali frazioni di Perrero, alcun mutamento territoriale, in quanto il trattato di Cavour tra i Savoia e i Valdesi del 1561 prese implicitamente atto dei confini originali. Nel 1928 vennero aggregati a Perrero gli ex comuni di Maniglia, Chiabrano, S. Martino, Bovile, Traverse, Riclaretto e Faetto; il fatto che, contrariamente alla maggioranza di analoghi casi, non sia avvenuta una nuova separazione nell’immediato dopoguerra, è cosa che merita essere segnalata, e va probabilmente correlata con il precedente tentativo di fusione di metà Ottocento, non realizzato, il cui progetto, datato 8 febbraio 1857, è conservato nell’Archivio di Stato di Torino (AST, Corte, Paesi in genere per Province, m. 83, f. 12: Fusione di 12 Comuni in 4 - Val S. Martino, c. 68).
Comunanze
Usi civici: tot. 721.6121 ha; categ. «A»: 721.6121 ha; categ. «B»: 0 ha [C.U.C., Prov. di Torino, cartella 185: Perrero].
Liti Territoriali
Il problema dei pascoli e degli alpeggi diede origine a una serie di liti di cui si ritrova documentazione nell’archivio comunale di Perrero: nel 1787 troviamo atti consiliari della comunità di Chiabrano e Rodoretto contro Salza per la misura di linea territoriale riguardante l’Alpe del Grasso (AC Perrero, atti in corso di inventariazione); nel 1790 atti di lite della comunità di Chiabrano contro Traverse.
Fonti
A.C.P. (Archivio Storico del Comune di Perrero).
A.S.T. (Archivio di Stato di Torino).
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche segrete, Borgonio B 1 Nero, Mazzo 1, "CARTA COROGRAFICA / DEGLI / Stati di S.M. il Re di SARDEGNA / data in luce / dall'Ingegnere / BORGONIO / nel 1683 / corretta ed accresciuta / nell'anno 1772". Borgonio (Ingegnere) [Stagnon 1772] Carta corografica degli Stati di terraferma di S.M. il Re di Sardegna. Copie 2 una in fol. 17, compresa la tabella di riunione; colla divisione per governi e la seconda composta di fol. 16 colla divisione della Provincia ed un'altra copia in 4 fol. (Manca la copia composta di fogli 16). (Note: Sul verso: "Carta III. / continente il Marchesato di Susa, il Contado di / Nizza, e le Provincie di Pinerolo, e Cuneo, con la maggior / parte di quella di Torino, piccola parte delle rispettive / Provincie di Moriena, Ivrea, Alba, Mondovì, e / Principato d'Oneglia, con le Frontiere di Francia / e parte della Provenza, il Principato di Monaco, e / piccola parte del Genovesato". L'originale seicentesco dal titolo "Carta generale de' Stati di Sua Altezza Reale" fu disegnato da Tommaso Borgonio ed inciso da Giovanni Maria Belgrano. Per l'edizione settecentesca qui conservata vennero aggiunti alcuni fogli raffiguranti i paesi di nuovo acquisto incisi da Stagnone su disegni di Castellino, Galletti e Boasso e vennero anche apportate alcune modifiche ai fogli disegnati dal Borgonio. Cfr. anche Carte Topografiche per A e B, PIEMONTE, n. 23 e Carte Topografiche Segrete, BORGONIO B 5 nero), Foglio 3, 1772, . Vedi mappa.
A.S.T., Corte, Paesi in genere per Province, Mazzo 83, f. 12: Fusione di 12 Comuni in 4 - Val S. Martino, c. 68.
A.S.T., Corte, Provincia di Pinerolo, Mazzo  13, f. 1, n. 3: Procura della comunità di S. Martino per prestare il giuramento di fedeltà a Ludovico di Savoia principe d’Achaia, e domandargli la confermazione dei suoi privilegi e franchigie (11 marzo 1408); nn. 5-6, 10, 13.
A.S.T.,  Sezioni Riunite, Finanze, Catasto antico, Libri delle misure e degli estimi delle Provincia del Piemonte eseguite fra il 1702 [ma per le Valli 1701] e 1730, Comunità della valle di S. Martino, Allegato I, Mazzo 7: Circondario di Pinerolo, Mandamento di Perrero.
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A.S.T., Sezioni Riunite, Catasti, Catasto Rabbini, Circondario di Pinerolo, Mappe, rete poligonali e linee territoriali, Perrero, Mazzo 60, Allegato A mappa originale del Comune di Perrero (Data: 1863) Vedi mappa.
A.S.T., Sezioni Riunite, Catasti, Catasto Rabbini, Circondario di Pinerolo, Mappe, rete poligonali e linee territoriali, Perrero, Mazzo 60, Allegato B mappa originale del Comune di Perrero (Data: 1863), Fogli 1-8. Vedi mappa.
A.S.T., Sezioni Riunite, Catasti, Catasto Rabbini, Circondario di Pinerolo, Mappe, rete poligonali e linee territoriali, Perrero, Mazzo 60, Foglio unico mappa originale del Comune di Perrero (Data: 1863). Vedi mappa.
A.S.T., Sezioni Riunite, Catasti, Catasto Rabbini, Circondario di Pinerolo, Mappe, rete poligonali e linee territoriali, Perrero, Mazzo 60, Linea territoriale dei salti del Comune di Perrero (Data: 1863). Vedi mappa.
A.S.T., Sezioni Riunite, Catasti, Catasto Rabbini, Circondario di Pinerolo, Mappe, rete poligonali e linee territoriali, Perrero, Mazzo 60, Linea territoriale del Comune di Perrero (Data: 1863). Vedi mappa.
A.S.T., Sezioni Riunite, Catasti, Catasto Rabbini, Circondario di Pinerolo, Mappe, rete poligonali e linee territoriali, Perrero, Mazzo 60, Rete poligonale del Comune di Perrero Allegato A (Data: 1863). Vedi mappa.
A.S.T., Sezioni Riunite, Catasti, Catasto Rabbini, Circondario di Pinerolo, Mappe, rete poligonali e linee territoriali, Perrero, Mazzo 60, Rete poligonale del Comune di Perrero Allegato B (Data: 1863). Vedi mappa.
A.S.T., Sezioni Riunite, Catasti, Catasto Rabbini, Circondario di Pinerolo, Mappe, rete poligonali e linee territoriali, Chiabrano, Allegato A, Mazzo 25, mappa originale del Comune di Chiabrano , Fogli 1-4 (Data: 1863). Vedi mappa.
A.S.T., Sezioni Riunite, Catasti, Catasto Rabbini , Circondario di Pinerolo, Mappe, rete poligonali e linee territoriali, Chiabrano, Mazzo 25, Foglio unico mappa originale del Comune di Chiabrano (Data: 1863). Vedi mappa.
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Descrizione Comune

Perrero

Delle 11 comunità che, fra il secolo XIV e il XV, si vennero a costituire nella valle Germanasca – o, meglio, S. Martino come si diceva allora – sei appartenevano alla sua parte superiore: Prali, Rodoretto, Salza, Massello, Maniglia, e Chiabrano; le altre cinque a quella inferiore: Traverse, San Martino e Bovile sulla sinistra orografica, Faetto e Riclaretto sulla destra, mentre, come si è detto sopra, Perrero fu organizzata come dodicesima comunità solamente a partire dal 1661. L’accorpamento in un’unica circoscrizione amministrativa operato nel 1928 riuniva quindi tutti i comuni della parte bassa della valle, con l’aggiunta delle comunità di Chiabrano e Maniglia a quota più elevata, ma di scarsa consistenza spaziale e demografica. In tal modo, non si sa quanto consapevolmente, si veniva a far quasi coincidere i confini del nuovo comune con l’antica circoscrizione ecclesiastica valdese di Villasecca (cfr. il lemma ‘Altre presenze ecclesiastiche’): soltanto Maniglia, infatti, ne risulta esclusa, essendo ecclesiasticamente aggregata a Massello. Questa operazione aveva una sua logica topografica, legata alla conformazione del bacino della Germanasca: quattro grosse ramificazioni di questo torrente, infatti, prima di riunificarsi poco superiormente a Perrero, irrorano i valloni, disposti a ventaglio, di Massello, Salza, Rodoretto e Prali, che compongono l’alta valle (non accorpati), mentre nella parte inferiore si aprono sulla destra orografica i valloni di Faetto (in cui scorre l’affluente denominato Cialancia) e di Riclaretto, sulla sinistra quello di Bovile, tutti ora accorpati: in tal modo Perrero viene a comprendere sia il lato a solatio che quello a bacìo della valle, contrariamente alla situazione precedente, in cui la maggior parte dei comuni si situavano su un solo versante della valle. Ma questa operazione è stata resa possibile (e probabilmente destinata a durare nel tempo) dal fatto che il tipo d’insediamento umano vede (e vedeva anche un tempo) la contemporanea presenza di abitati dispersi e di altri nucleati, con tutte le comunità costituite da più borgate, talvolta disposte a notevole distanza tra loro. La forma di queste borgate è generalmente a gradinata, per godere dei benefici del sole, prezioso in una valle che, non a caso, nel medioevo veniva denominata nei documenti anche valle «nigra» e valle «obscura». Siamo di fronte dunque a un’evoluzione degli insediamenti del territorio comunale in cui non emerge con chiarezza un centro principale, e diversi nuclei tendono a restare in sostanziale equilibrio tra loro; l’importanza politico-amministrativa delle diverse località che costituivano i vari territori comunali può essere variata nel tempo, ma senza che ciò abbia comportato forti egemonie. La dispersione di gran parte della popolazione fra diversi centri e vari nuclei sta in genere a indicare un processo storico di segmentazione politica, amministrativa e religiosa tra diverse istituzioni non disposte gerarchicamente, e che non insistono sul territorio di un unico comune. E così in effetti è stato per il nostro territorio e per tutta la val Germanasca, che, dopo il declino dei signori di San Martino, a partire dal secolo XIV si è trovata infeudata a una serie di consortili aristocratici che esercitavano una molteplicità di prerogative feudali frammentate. A partire dalla seconda metà del secolo XVI, un fattore strutturale ben più profondo si sarebbe aggiunto: l’avvento della Riforma protestante, in un territorio già fortemente pervaso, nei due secoli precedenti, da fermenti eterodossi ed ereticali quali il movimento valdese (Merlo 1977). Questo fenomeno si manifesta in contemporanea alla crisi di rappresentanza dell’abbazia di Santa Maria di Pinerolo, che continuava a esercitare prerogative giurisdizionali e signorili sulla valle: per compensare la diminuzione delle rendite dovuta alla svalutazione monetaria, l’abbazia ricorreva al cumulo degli incarichi: a un unico titolare venivano assegnati più benefici ecclesiastici. Il titolare, che non risiedeva sul posto e si limitava a riscuotere ed amministrare la rendita delle decime, nei casi migliori si faceva sostituire da vicari, in genere salariati con prebende miserevoli, e aventi una formazione e preparazione culturale piuttosto rudimentale. Essi venivano a costituire una sorta di “proletariato ecclesiastico”, incapaci di far fronte ai nuovi ministri di culto calvinisti preparati e motivati. Fu questa non ultima tra le cause che favorirono l’impetuoso affermarsi della Riforma verso la metà del Cinquecento, unitamente alla prospettiva per gli abitanti di liberarsi dalle decime e dagli altri balzelli ecclesiastici. Non c’è bisogno di sottolineare la portata delle conseguenze che questo fatto ha comportato sul piano della competizione e del conflitto tra istituzioni differenti (tra le due diverse strutture ecclesiastiche, tra queste e quelle civili a carattere locale e sovralocale, con forze esterne che potevano inserirsi negli equilibri interni, ecc.), a cui ha corrisposto una frammentazione territoriale: basterà qui solo accennare al fatto che l’avvento della Riforma non solo segna una frattura tra Valli valdesi e pianura cattolica, ma interviene anche nei processi di definizione dei singoli territori comunali. Punto di partenza è senza dubbio l’accordo di Cavour del 1561, concluso coi Savoia dopo un fallito tentativo di repressione militare: esso, oltre a porre fine alla prima guerra di religione sancendo una tolleranza di diritto e non solo di fatto per i Valdesi, definì anche i limiti territoriali nei quali era consentito ai sudditi «religionari» possedere beni ed esercitare il loro culto. Il trattato mirava a confinare la popolazione valdese nelle parti alte delle valli Pellice, Chisone e Germanasca, a volte incapsulando l’intero territorio comunale (come nel caso di Faetto e Riclaretto), oppure tracciando limiti e confini all’interno di una stessa comunità (Balmas 1972, pp. 124-143). Questo sembra essere uno dei primi interventi esterni che si occupa della suddivisione degli spazi all’interno delle comunità. Va infatti rilevato come, per la val Germanasca, le più antiche definizioni di confini a noi note siano tutte di iniziativa signorile, come la «consegna di Giacomo d’Artaudo dei feudi di val San Martino a Giacomo d’Acaja» del 1356 (Patrucco 1899, doc. IV, pp. 252-255), o la «ricognizione» fatta dagli altri consignori della valle, i San Martino, il 19 febbraio1484 (cfr. il lemma ‘Feudo’); esse nascono, da un lato, dalla necessità per i vassalli di rivendicare, tutelare e garantire i loro possedimenti dall’azione accentratrice dei principi d’Acaja, dall’altro dall’esigenza da parte degli Acaja di controllo e riaffermazione della propria autorità nei confronti dei loro vassalli. La definizione dei confini comunali appare, al contrario, soggetta per un lungo periodo a una certa indeterminatezza, fino almeno alla seconda metà del secolo XVIII, essendo le comunità di valle costituite da più borgate, talora disposte a notevole distanza tra loro, accorpate a fini amministrativi e specialmente fiscali, ma che potevano contemporaneamente far riferimento a diverse circoscrizioni territoriali quali le parrocchie cattoliche o i concistori protestanti (cfr. i lemmi ‘Pieve’ e ‘Altre presenze ecclesiastiche’). Non c’è quindi da meravigliarsi se, nel corso del tempo, si assiste a una certa instabilità territoriale, derivante sia da interventi riorganizzativi dei poteri sovralocali, sia da istanze che possono nascere dal basso. A questa certa indeterminatezza e mobilità dei confini comunali si oppone invece una assoluta e intransigente definizione e difesa dei confini delle proprietà private spettanti alle varie famiglie: non è infrequente nei procedimenti giudiziali del sec. XVIII riscontrare casi di risse e scontri fisici nati da comportamenti giudicati lesivi delle proprietà familiari, quali lo sconfinamento nella raccolta del fieno o delle castagne o nel pascolo del bestiame (Tron 1987). Né è un caso che sia l’organizzazione dello sfruttamento dei pascoli in quota, degli alpeggi, a sollecitare il processo di definizione dei territori comunali in termini spaziali di tracciamento dei confini, praticamente gli unici casi di liti territoriali che abbiano riscontro negli archivi.