Quargnento

AutoriBattistoni, Marco
Anno Compilazione2002
Provincia
Alessandria
Area storica
Abitanti
1302 (censimento 1991); 1322 (dati comunali 1999).
Estensione
3620 ha (ISTAT); 3593 ha (SITA).
Confini
A nord Cuccaro Monferrato e Lu, a est Castelletto Monferrato, a sud Alessandria e Solero, a sud-ovest Felizzano, a ovest Fubine.
Frazioni
Secondo i dati del censimento del 1991, esattamente i due terzi della popolazione abitano in un unico «centro», con il restante terzo in «case sparse». Vedi mappa.
Toponimo storico
In un documento del 1153 è attestata l’espressione «plebem Quadringentinam»; in seguito appaiono: «Quargnentus» (1168), «Quadrigenta» (1198), «Quadrigento» (1213), «Quarnento» (1224); è documentata anche una forma «Quarnengus» (1164), con falso suffisso in «-engus» (Gasca Queirazza 1997, p. 525). «Quadraginta» (Casalis 1847, p. 10).
Diocesi
Quargnento appartenne alla diocesi di Asti fino alla creazione della diocesi di Alessandria nel 1175 circa. Allora, seguendo il legame di dipendenza politica instauratosi con la fondazione della città di Alessandria, fu assegnata alla nuova diocesi. Ne seguì una secolare controversia giurisdizionale, nella quale si contrappossero, da un lato, il vescovo di Asti e, dall’altro, il comune e il vescovo di Alessandria e che vide più volte l’intervento di delegati imperiali e papali (Bosio 1894, p. 104; Chenna 1819, pp. 13-20). L’inquadramento giurisdizionale della chiesa di Quargnento rimase in tal modo a lungo incerta. Due documenti del 1220 e del 1224 del papa Onorio III la indicano come sottoposta alla diocesi di Asti (Monumenta Aquensia, vol. I, col. 181, n. 169). Ancora nel 1303, in una causa tra il vescovo di Asti e il capitolo della chiesa di Quargnento, quest’ultima è indicata come appartenente alla diocesi di Asti (Carte astigiane, s. II, doc. 16). Un ulteriore indizio della persistente rivendicazione della chiesa astese all’esercizio della sua giurisdizione su quella quargnentina è costituito dalla condanna, pronunciata nello stesso anno dal capitolo astigiano contro un canonico della chiesa «de quargnento», a saldare un suo debito verso di esso (Carte astigiane, s. II, doc. 31). Durante il periodo di unione effettiva delle diocesi alessandrina e acquese, dal 1205 circa, Quargnento appartenne a tale diocesi unificata: ad esempio, proprio nel 1205 attraverso un suo procuratore il vescovo di Alessandria e Acqui prese possesso della chiesa di Quargnento che prestò fedeltà alla chiesa alessandrina (Cartario alessandrino, vol. II, doc. 265; Monumenta Aquensia, vol. I, col. 141; Chenna 1819, pp. 13-20). Dalla separazione delle due diocesi nel 1405 e per tutta l’età moderna Quargnento rimase sotto la giurisdizione episcopale alessandrina. Durante il periodo napoleonico, nel 1805, la diocesi di Alessandria fu soppressa e le sue chiese vennero annesse a quella di Casale. Fu ricostituita da Pio VII nel 1817, che, in quell’occasione, venendo incontro alle aspirazioni sabaude, la trasferì dalla provincia metropolitana di Milano, alla quale tradizionalmente apparteneva, a quella di Vercelli (AST, Corte, Vescovati e arcivescovati, Alessandria, Mazzo 1, fasc. 17, Stato delle terre che sono dipendenti dal vescovado d’Alessandria, ed altre del medesimo contado soggetto a Diocesi di diversi vescovi, tanto sudditi che stranieri, 25 Gennaio 1728; AST, Paesi, Paesi di nuovo acquisto, Alessandrino, Contado di Alessandria, Mazzo 3, fasc. 22, Nota delle terre del Contado d’Alessandria e delle terre separate ed aggregate e sotto qual diocesi sono soggette [s.d. ma attorno agli anni 1707-1708]; Fraikin 1914, coll. 369-371).
Pieve
Quargnento fu probabilmente sede di una chiesa plebana, intitolata dapprima a San Secondo e successivamente a San Dalmazzo, quando, secondo la tradizione, nel secolo X, per iniziativa del vescovo di Asti Audace, furono traslate nella locale chiesa le reliquie di san Dalmazzo, provenienti dall’abbazia di Pedona, devastata dai saraceni (Guglielmotti 1990, p. 26; Nada Patrone 1966, p. 735). A favore dell’esistenza di una pieve sembra poi deporre un diploma di Enrico III del 1041 a favore della chiesa di Asti, che menziona la pieve di San Dalmazzo de «Quadringento», con la canonica in cui si trovava la salma del martire (Bosio 1894, p. 110; Chenna 1785, p. 24; Chenna 1819, pp. 13-14 e 26). La prima notizia certa risale tuttavia solo al 1224, ossia al breve con il quale papa Onorio III ordinava al capitolo e al comune di Alessandria di riconsegnare alla chiesa astese la «plebs de Quargento» con le sue cappelle (Cartario alessandrino, vol. II, doc. 430; Chenna 1785, p. 25; Chenna 1819, pp. 19-20). L’istituzione in essa di un certo numero di canonicati veniva fatta tradizionalmente risalire a tempi molto antichi. Attorno alla metà del secolo XIV, il suo clero annoverava un arciprete e otto fra sacerdoti e chierici (Bosio 1894, p. 111; Chenna 1819, p. 25). Negli atti della visita pastorale compiuta nel 1526 dal vescovo di Alessandria Ottaviano Guasco, la chiesa è esplicitamente definita «ecclesia collegiata sancti Dalmatii loci Quargnenti trino ordine canonicorum ad instar cathedralis nostrae Alexandrinae» e si prosegue «multis reliquiis condecorata inter praecipuas habeatur». Nelle visite pastorali successivamente effettuate dai vescovi alessandrini, nel 1566 e nel 1593, risultano sette canonicati, tutti di libera collazione.
Il capitolo dei canonici aveva il diritto di nominare i titolari dei canonicati e delle cappellanie dipendenti dalla collegiata e forse anche di conferire tali benefici. I canonici erano tenuti alla residenza corale continua e rigorosa, ma dagli atti della visita del 1566 non sembra che tutti rispettassero effettivamente la regola e facessero vita comune. Nei secoli XVII e XVIII, la collegiata conseguì o si vide riconfermare alcune prerogative simboliche: nel 1660 i canonici ottennero dal vescovo Ciceri la facoltà di portare le almuzie a loro discrezione; nel 1732, il vescovo Gian Mercurino Gattinara la decorava del titolo di «insigne», del cui uso vi erano peraltro precedenti già nel XVI secolo. Verso la fine del XVIII secolo, il capitolo era formato da un preposito e da dieci canonici, dotati di prebende distinte. La prepositura era stata fondata per disposizione testamentaria del primicerio della cattedrale di Alessandria del 1628.
Era stata effettivamente eretta nel 1632 ed era di patronato della famiglia de Sali. Sette canonicati erano invece tutti di libera collazione e di istituzione più antica: l’arcipretura, cui era affidata la cura d’anime, i canonicati di San Dalmazzo, di San Matteo, di Santo Stefano, dei Santi Primo e Feliciano, di Sant’Agnese, di Santa Felicita, di San Sebastiano. Nei secoli XVII e XVIII erano stati istituiti altri tre canonicati, di giuspatronato laicale: il canonicato di San Biagio, fondato nel 1631 (in attuazione di una disposizione testamentaria risalente all’anno precedente); il canonicato di Sant’Agostino, eretto nel 1671 (per disposizioni testamentarie del 1622 e del 1631); il canonicato intitolato allo Sposalizio della Vergine e di San Giuseppe, fondato nel 1712 (Chenna 1819, pp. 27-37).
Altre Presenze Ecclesiastiche
In elenchi delle chiese della diocesi e del territorio di Alessandria compilati attorno alla metà del secolo XIV a scopo fiscale, è documentata la presenza a Quargnento di numerose chiese, cappelle, oratori, scomparsi prima del secolo XVIII: San Nazario «de Appiano», San Martino «de Gambono», San Nazario «de Miliarinis», Sant’Eusebio «de Burgalo» o «de Burgaro», San Biagio «de Cavagnasco», la «ecclesia sive hospitale de ponte Roberto», la «ecclesia sive laborerium vallis Ambrosae», la «ecclesia sive domus» di San Giovanni Gerosolimitano. Alla fine del secolo XII, quando il luogo era rivendicato dal marchese Bonifacio di Monferrato, la chiesa di San Nazzaro di Appiano era al centro di «poderia» o di una corte, posseduti da monaci benedettini o cistercensi che officiavano la chiesa stessa.
Già agli inizi del secolo seguente, la chiesa non sembra più in mano ai monaci, benedettini o cistercensi, ma a canonici regolari e appare organizzata come una collegiata. Secondo gli statuti della cattedrale alessandrina, risalenti al 1324, il beneficio era allora annesso all’arcidiaconato, cioè a una delle dignità canonicali, della cattedrale. San Martino «de Gambono», secondo gli stessi statuti, era unita alla prepositura, benché dagli elenchi menzionati delle chiese della diocesi della metà del Trecento, essa risulti tenuta da tre beneficiari. La chiesa di San Nazario «de Miliarinis», unita, a norma degli statuti della cattedrale, all’arcipresbiterato, risulta anch’essa, negli elenchi trecenteschi, in mano a beneficiari diversi. La chiesa od ospedale «de ponte Roberto» figura menzionata in atti di visita pastorale risalenti al 1566, 1593, 1601 e 1608, con la dedicazione a San Giovanni. Nella visita del 1608, l’ospedale risultava chiuso e dotato in ogni caso di soli due letti. La chiesa di San Biagio di Cavagnasco appartenne all’abbazia di San Pietro di Bergoglio. Faceva parte del patrimonio della chiesa una importante cascina, concessa in enfiteusi perpetua ai nobili Panizzoni nel 1444 e in mano, nel tardo secolo XVIII, ai marchesi Colli di Felizzano.
La chiesa di San Giovanni Gerosolimitano scomparve anch’essa prima del secolo XVIII: restò la commenda dello stesso ordine, che aveva precedentemente amministrato la chiesa. Un’altra cospicua presenza patrimoniale di origine ecclesiatica era costituita dalla «grangia Tollariae», forse appartenuta almeno fino agli inizi del XIII secolo a monaci benedettini, mentre, verso la fine del XV secolo, risulta che sopra di essa o su una sua porzione riscuotesse alcuni redditi il capitolo della collegiata di Quargnento. In seguito, il possedimento passò nelle mani del ramo dei Guasco signori di Alice (odierna Alice Belcolle).
Tra le altre chiese minori o cappelle, ancora presenti alla fine del secolo XVIII, si segnalano la chiesa della Santissima Trinità, sita al Boschetto; quella dell’Annunciazione, nella regione Tollara (nelle vicinanze quindi del la «grangia Tollariae»); la chiesa della Concezione; la chiesa dedicata a San Carlo, a Gorreto; quelle dell’Addolorata, dei Santi Cosma e Damiano, di Santa Caterina, di Santa Verena, di San Rocco; infine, la cappella della Concezione, inclusa nel palazzo del feudatario. Tra le associazioni religiose presenti nella prima età moderna, ebbero particolare rilievo due confraternite, che entrambe disposero di propri oratori. Una, la confraternita della Trinità, menzionata negli atti della visita pastorale del 1566, in quelli della successiva visita del 1576 è indicata con la dedicazione a San Giovanni. Nel 1705 fu aggregata all’arciconfraternita romana dello stesso nome e nel 1775 promosse la riedificazione del suo oratorio. L’altra, intitolata a San Michele, non è menzionata nella visita del 1566, mentre è presente negli atti della visita apostolica svoltasi nel 1584 che citano il suo oratorio «noviter constructo». È dunque probabile fosse sorta a ridosso di quegli anni. Negli atti della visita pastorale del 1593 figura come confraternita degli Angeli. Nel 1755 venne aggregata all’arciconfraternita del Sudario. A essa faceva capo un monte frumentario, il cui regolamento era stato emanato dal vescovo De Rossi nel 1763 (Chenna 1819, pp. 37-41).
Assetto Insediativo
Il carattere prevalentemente accentrato dell’insediamento appare una caratteristica di lungo periodo del territorio di Quargnento. Tuttavia, nella prima età moderna, le ampie aree di privilegio fiscale costituitesi attorno a «cascine» e «masserie» di proprietà nobiliare ed ecclesiastica rappresentarono nuclei potenziali di immunità dalla giurisdizione comunale e di separazione, inseriti piuttosto entro reti economico-politiche signorili e circuiti di transiti regionali non integrati come periferia insediativa e produttiva attorno al luogo centrale.
Luoghi Scomparsi
Non si hanno attestazioni.
Comunità, origine, funzionamento
Non si ha notizia dell’esistenza di un’organizzazione di tipo comunale per i secoli centrali del Medioevo. La comunità appare decisamente assoggettata dapprima al vescovo di Asti e poi al comune di Alessandria. Durante l’età moderna, il consiglio comunitativo di Quargnento si componeva di otto membri, due dei quali svolgevano l’ufficio di sindaci. La nomina dei consiglieri avveniva per cooptazione, da parte dei membri uscenti del consiglio stesso e doveva cadere – «per antica consuetudine» – all’interno di un gruppo definito di famiglie (Alinari, Alneri, Asinelli, Brusabocca, Cancellieri, Cuttica, Fracchia, Guarracca, Guasta, Massaborra, Pelucca, Qualtorta, Sacco, Saglia, Signorino, secondo fonti della seconda metà del secolo XVIII)[A.S.T., Corte, Materie economiche, Censimento dei paesi di nuovo acquisto, Mazzo 5 di II addizione, fasc. 14, Risposte dell’Intendente Generale della Provincia d’Alessandria sugli eccitamenti fattigli dall’Uffizio del Censimento, relativamente al modo di amministrazione di quel Contado [16aprile 1769]; fasc.16, Rappresentanza dell’Ufficio del Censimento per il sistema dellepubbliche amministrazioni, 20 Giugno 1769)].
Statuti
Non si conservano testimonianze di produzione statutaria.
Catasti
L’archivio storico comunale conserva catasti e registri dei mutamenti di proprietà risalenti all’inizio del secolo XVIII e all’epoca del «censimento» dell’Alessandrino, ossia dell’opera di catastazione promossa dalle autorità sabaude negli anni Sessanta e Settanta dello stesso secolo (AC Quargneto, Categoria V, Serie X, Catasto). Una copia del catasto prodotta nel quadro di questa operazione si trova in AST, Camera dei conti, Catasti, Quargnento (D 199/3).
Ordinati
La serie degli ordinati e dei verbali del consiglio della comunità conservata presso l’archivio storico comunale inizia nel 1602 e prosegue sostanzialmente senza interruzioni fino al secolo XX (AC Quargneto, Categoria I, Amministrazione, Serie I, Ordinati e Verbali, Mazzi 1-27 [1602-1899]).
Dipendenze nel Medioevo
Nel 954, il re d’Italia Berengario II concedeva al vescovo di Asti di tenere un mercato mensile a Quargnento con gli utili che se ne sarbbero potuti ricavare (Il libro verde, f. 98v). L’atto farebbe pensare a una dipendenza del luogo dal vescovo, confermata poi nel 1168 da un atto di concordia tra quest’ultimo e il nascente comune di Alessandria, in cui stabiliva la cessione di 40 famiglie di Quargnento per il popolamento di Alessandria (Cartario alessandrino, vol. I, doc. 61). Nel 1178, nell’atto di pacificazione tra Alessandria e il marchese del Monferrato, gli uomini di Quargnento compaiono fra coloro ai quali s’imponeva di seguire la fedeltà dei loro signori: è tuttavia dubbio se si trattasse degli alessandrini o del marchese (Cartario alessandrino, vol. I, doc. 82; vol. III, doc. 471). L’idea che si trattasse di Alessandria, troverebbe una conferma in un documento del 1176, nel quale Federico I vietava alla città di Tortona di accogliere abitanti provenienti da otto luoghi, fra cui Quargnento, poiché avevano contribuito alla fondazione di Alessandria (Cartario alessandrino, vol. I, doc. 76). Inoltre, lo stesso imperatore nomina, in un atto successivo, Quargnento fra i sette luoghi prescelti per la rifondazione della città nel 1184 (Cartario alessandrino, vol. I, doc. 101). La lite sorta in seguito tra il vescovo astigiano e il comune di Alessandria circa il possesso del luogo e il controllo della chiesa si risolse con interventi papali e nuovi patti con la popolazione di Quargnento, che entro il 1205 sembra prevalentemente assorbita entro l’orbita alessandrina (Cartario alessandrino, vol. II, doc. 203 del 1200; docc. 214-215 del 1202). Il luogo, come la chiesa, appaiono tuttavia ancora contesi nel 1224 (Cartario alessandrino, vol. II, doc. 430). Alcuni anni dopo, nel 1227, tre abitanti di Quargnento vennero designati dal comune di Alessandria per dirimere le controversie in atto con Genova e Asti (ad esempio Cartario alessandrino, vol. III, doc. 495).
Feudo
Il luogo fu infeudato nel 1467 dal duca di Milano Galeazzo Maria Sforza alla sorella naturale Isotta, moglie di Maurugi da Tolentino, sebbene vi siano state forse investiture signorili precedenti a questa data (ASM, Registri ducali, 11, Donazione ad Antonio de Carpo f. q. Mathei delle possessioni in Quargnento [23 marzo 1413]). Estinti i Tolentini nel 1632, il feudo fu incamerato (Guasco 1911, p. 1308). All’atto dell’annessione agli stati sabaudi, Quargnento risultava ancora «feudo immediato al Prencipe» (AST, Paesi, Paesi di nuovo acquisto, Alessandrino, Contado di Alessandria, Mazzo 3, fasc. 12, Stato delle terre del contado e provincia d’Alessandria e terre adiacenti, 12 Marzo 1707). Nel 1723, il feudo venne concesso, a titolo oneroso, ai marchesi Cuttica di Cassine, con titolo comitale (Guasco 1991, p.1308).
Mutamenti di distrettuazione
Tra il medioevo e la prima età moderna, Quargnento fece parte del contado di Alessandria e in quanto tale fu interamente subordinata alla città dal punto di vista giurisdizionale e nella ripartizione degli oneri fiscali. L’infeudazione quattrocentesca aveva comunque già rappresentato, nel quadro del consolidamento dello stato regionale milanese, un primo parziale allentamento dei vincoli di dipendenza diretta della comunità da Alessandria, con l’interposizione, ad esempio, di una sfera di competenza di un podestà locale di nomina feudale, rispetto alla giurisdizione del «maggior magistrato» cittadino. L’età spagnola portò un’ulteriore decisivo mutamento nel 1561, con l’istituzione nella provincia di Alessandria, come in tutte le altre otto province del ducato di Milano, di un nuovo corpo intermedio che prese il nome di congregazione del contado. Questo organismo, costituito esclusivamente dai rappresentanti delle comunità rurali, ebbe l’intera responsabilità della ripartizione interna e dell’esazione della quota di tributi imposta al contado, separatamente dalla città capoluogo. La provincia alessandrina passò nel 1707-1708 sotto il controllo dei Savoia, in virtù della cessione prevista dal trattato segreto concluso con gli Imperiali nel 1703 (AST, Camera dei conti, I archiviazione, Provincia di Alessandria e Lomellina, Mazzo 1, Cognitioni prese sopra le gravezze, pesi e carighi che pagano la Città e Contado d’Alessandria alla Camera di Milano et altri [s.d. ma dopo il 1707]; Notizie per Alessandria [s.d. ma 1707]; AST, Corte, Paesi, Paesi di nuovo acquisto, Alessandrino, Contado di Alessandria, Mazzo 4, fasc. 8, Informazioni di quanto anticamente è sempre stato stillato farsi dal contado d’Alessandria ogn’anno nel suo governo economico [1714]; AST, Corte, Materie economiche, Censimento dei paesi di nuovo acquisto, Mazzo 5 di II addizione: fasc. 14, Risposte dell’Intendente Generale della Provincia d’Alessandria sugli eccitamenti fattigli dall’Uffizio del Censimento, relativamente al modo di amministrazione di quel Contado [16 aprile 1769]; fasc. 16, Rappresentanza dell’Ufficio del Censimento per il sistema delle pubbliche amministrazioni [20 giugno 1769]; AST, Paesi, Paesi di nuovo acquisto, Alessandrino, Contado di Alessandria, Mazzo 3, fasc. 12, Stato delle terre del contado e provincia d’Alessandria e terre adiacenti [12 marzo 1707]; fasc. 20, Memoriali e risposte sporte a S. A. R. dalle infrascritte Città e Communità, cioè Città d’Alessandria, Terre del Contado d’Alessandria [1707]). Pur se ridimensionati nella loro rilevanza dal più saldo profilo amministrativo della provincia sabauda, il contado e le sue istituzioni rimasero in vita sotto i nuovi sovrani fino al 1775. Dopo la caduta dell’antico regime in Piemonte (1798), entro la maglia amministrativa francese, Quargnento seguì le sorti dell’intero territorio della vecchia provincia di appartenenza, aggregato, senza sostanziali alterazioni, a una circoscrizione di estensione variabile avente per capoluogo Alessandria. Si trattò dapprima del dipartimento del Tanaro, creato durante il primo effimero periodo di occupazione (1799), e, dopo il ritorno dei Francesi e in seguito alla riorganizzazione amministrativa del 1801, del dipartimento di Marengo, circondario (arrondissement) di Alessandria. Non toccato dal successivo rimaneggiamento del 1805, l’inquadramento amministrativo del circondario e quindi di Quargnento non mutò fino alla Restaurazione (Sturani 2001; ANP, F2 I 863 [Montenotte]). Dopo la parentesi napoleonica, Quargnento rientrò a far parte della ricostituita provincia di Alessandria, parte dal 1818 della più vasta «divisione» facente capo alla città. A livello subprovinciale, appartenne al mandamento di Felizzano. Nel 1859, la divisione di Alessandria ridivenne, con le altre divisioni piemontesi, provincia, mentre l’area dell’ex provincia costituì un circondario (Sturani 1995; Casalis 1847, p. 10).
Mutamenti Territoriali
Le transazioni stipulate con comunità limitrofe negli anni Sessanta del Settecento, in coincidenza con il «censimento» – ossia con l’opera di misurazione generale delle terre e di formazione dei catasti allora promossa dall’autorità sabauda nell’Alessandrino –, posero le prime basi di una definizione e stabilizzazione del territorio comunale (AST, Camera dei conti, II archiviazione, Capo 13, Province di ultimo acquisto, Paragrafo 1, Censimento: Mazzo 25, Stato delle questioni territoriali limitrofe con le communità della Provincia d’Alessandria per la misura generale incominciata nell’anno 1761 [s.d. ma dopo 1763]). Nell’età contemporanea non si sono verificati mutamenti territoriali di rilievo.
Comunanze
Entro la prima metà del secolo XIX, non risulta più alcuna significativa estensione di beni comuni (AST, Corte, Paesi, Paesi in genere in generale, Mazzo 18, fasc. 3, Terreni comunali incolti esistenti nella Provincia di Alessandria, 30 Ottobre 1838). Risulta che nel 1462 la comunità di Quargnento avesse proceduto a una divisione fra i suoi abitanti di tutti i boschi comuni (AST, Corte, Paesi, Monferrato, Confini per A e per B, C, Mazzo 35 [1348-1681], Volume di documenti rifferibili alle pendenze territoriali fra lo Stato di Milano e il Monferrato, cioè tra Quargnento e Lu, San Salvatore e Cuccaro e tra Bergoglio e Castelletto, c. 6r).
Liti Territoriali
Nel 1456 una sentenza emessa dai commissari delegati dal marchese di Monferrato e dal duca di Milano poneva provvisoriamente fine a questioni territoriali sorte fra le comunità monferrine di Lu, Castelletto Scazzoso o Scazzosi (odierna Castelletto Monferrato) e San Salvatore, da una parte, e Quargnento, comunità appartenente allo stato di Milano, dall’altro. La questione dei confini con Quargnento si riaprì negli anni dal 1578 e il 1580, quando il commissario del ducato di Milano «sopra la rinovazione dell’estimo» rivendicò al territorio di Quargnento l’intero complesso delle «cascine» (o «massarie» o «grange») di Bertondino (o Bertoldino), proprietà dei nobili monferrini Bobba, e circa 60 moggia dei vicini boschi che costoro possedevano sul monte e nella valle del Cremosino, tra la stessa Quargnento e Lu. I siti contestati a Bertondino riguardavano oltre 200 moggia di campi e vigneti, accanto ai quali (ritenuti dai monferrini appartenenti ai territori di San Salvatore e di Castelletto Scazzoso) le masserie dei Bobba comprendevano, anche secondo la versione monferrina, «molte altre terre poste sovra le fini indubitate di Quargnento et Alessandria». L’iniziativa milanese del 1578 aveva inoltre aperto la questione del confine tra Quargnento e la comunità di Cuccaro, anch’essa appartenente al ducato del Monferrato (AST, Corte, Paesi, Monferrato, Confini per A e per B, C, Mazzo 35 [1348-1681], Volume di documenti rifferibili alle pendenze territoriali fra lo Stato di Milano e il Monferrato, cioè tra Quargnento e Lu, San Salvatore e Cuccaro e tra Bergoglio e Castelletto Scazzoso, cc. 1-5, 20, 36-63, 160, 162, 164-214; AST, Corte, Paesi, Monferrato, Materie economiche ed altre, Mazzo 7, Confini, fasc. 2, Relazione di Alberto Paltro al Marchese di Castiglione sopra le differenze de’ confini tra li uomini di Guargnento, Castelletto Scazzoso, San Salvatore e Cuccaro [9 novembre 1580]; fasc. 15, Relazione delle vertenze de’ confini de’ luoghi distintamente ivi specificati, le quali restano indecise fra lo Stato del Monferrato e quello di Milano [s.d. ma inizio del XVII secolo]; AST, Corte, Materie economiche, Censimento dei paesi di nuovo acquisto, Mazzo 5 di II addizione, fasc. 9, Stato dimostrativo della diversa natura dei beni pretesi privilegiati del territorio di Quargnento e posseduti dai particolari, tanto laici che ecclesiastici, quivi nominati. Insieme ad un verbale i ricognizione dei confini di detto territorio e di Castelletto Scazzoso, delli 26 maggio 1761, 6 novembre 1768; AST, Camera dei conti, II archiviazione, Capo 13, Province d’ultimo acquisto, Paragrafo I, Censimento, fasc. 25, Stato delle questioni territoriali limitrofe con le communità della Provincia d’Alessandria per la misura generale incominciata nell’anno 1761). Nel maggio del 1761 venne effettuata una visita con ricognizione dei confini e, due anni dopo, Cuccaro e Quargnento limitavano e precisavano concordemente l’oggetto delle loro divergenze in uno «instromento di quistione territoriale», stilato dinanzi all’intendente generale di Alessandria (AST, Corte, Antichi inventari di archivi comunali piemontesi [sec. XVIII], Mazzo 4, fasc. Cuccaro Monferrato, Inventaro delle scritture appartenenti alla communità di Cuccaro, 4 Giugno 1781). Anche le questioni territoriali tra Quargnento e Castelletto Scazzosi restavano, almeno in parte aperte ancora dopo la metà del XVIII secolo, intrecciate a contese private fra proprietari (AST, Corte, Materie economiche, Censimento dei paesi di nuovo acquisto, Mazzo 5 di II addizione, fasc. 9, Stato dimostrativo della diversa natura dei beni pretesi privilegiati del territorio di Quargnento e posseduti dai particolari, tanto laici che ecclesiastici, quivi nominati. Insieme ad un verbale i ricognizione dei confini di detto territorio e di Castelletto Scazzoso, delli 26 maggio 1761, 6 novembre 1768, Verbale di ricognizione de’ confini di Quargnento e Castelletto Scazosi, 26 maggio 1761). Un’altra questione territoriale tra Quargnento e Castelletto Scazzosi ancora irrisolta attorno al 1760 concerneva le terre facenti un tempo parte di un unico «tenimento», detto delle Cascine Nuove. Alla stessa epoca, contenziosi territoriali minori opponevano la comunità di Quargnento a quelle di Fubine e di Lu (AST, Camera dei conti, II Archiviazione, Capo 13, Province d’ultimo acquisto, Paragrafo I, Censimento, Mazzo 25, Stato delle questioni territoriali limitrofe con le Communità della Provincia d’Alessandria per la misura generale incominciata nell’anno 1761 [s.d. ma dopo 1763]).
Fonti
AC Quargneto (Archivio Storico del Comune di Quargnento):
Categoria I, Amministrazione, Serie I, Ordinati e Verbali, Mazzi 1-27 (1602-1899);
Categoria V, Serie X, Catasto.
ANP (Archives Nationales, Paris), F2, Administration Départementale, I, 863 [Montenotte],
Département de Marengo, Tableau de la Population par commune d’après le récensement fait par ordre du Préfet dans les derniers mois de l’an XII (1804).
ASM (Achivio di Stato di Milano).
AST (Archivio di Stato di Torino):
Camera dei conti, Catasti, Quargnento (D 199/3);
Camera dei conti, I archiviazione, Provincia di Alessandria e Lomellina: Mazzo 1, Cognitioni prese sopra le gravezze, pesi e carighi che pagano la Città e Contado d’Alessandria alla Camera di Milano et altri (s.d. ma dopo il 1707); Notizie per Alessandria (s.d. ma 1707);
Camera dei conti, II archiviazione, Capo 13, Province di ultimo acquisto, Paragrafo 1, Censimento, Mazzo 25, Stato delle questioni territoriali limitrofe con le communità della Provincia d’Alessandria per la misura generale incominciata nell’anno 1761 (s.d. ma dopo 1763); Mazzo 58, Stato delle Comunità della Provincia d’Alessandria [...] li di quali Cattastri sono stati formati nel passato secolo et si ritrovano ancora in stato di servizio (s.d. ma attorno al 1760); Mazzo 59, Alessandria (s.d. ma attorno al 1760);
Corte, Materie economiche, Censimento dei paesi di nuovo acquisto, Mazzo 5 di II addizione, fasc. 9, Stato dimostrativo della diversa natura dei beni pretesi privilegiati del territorio di Quargnento e posseduti dai particolari, tanto laici che ecclesiastici, quivi nominati. Insieme ad un verbale i ricognizione dei confini di detto territorio e di Castelletto Scazzoso, delli 26 maggio 1761, 6 novembre 1768; fasc. 14, Risposte dell’Intendente Generale della Provincia d’Alessandria sugli eccitamenti fattigli dall’Uffizio del Censimento, relativamente al modo di amministrazione di quel Contado (16 aprile 1769); fasc. 16, Rappresentanza dell’Ufficio del Censimento per il sistema delle pubbliche amministrazioni (20 giugno 1769);
Corte, Paesi, Monferrato, Confini per A e per B, C, Mazzo 35 (1348-1681), Volume di documenti rifferibili alle pendenze territoriali fra lo Stato di Milano e il Monferrato, cioè tra Quargnento e Lu, San Salvatore e Cuccaro e tra Bergoglio e Castelletto Scazzoso, cc. 1-6, 20, 36-63, 160, 162, 164-214;
Corte, Paesi, Monferrato, Materie economiche ed altre, Mazzo 7, Confini, fasc. 2, Relazione di Alberto Paltro al Marchese di Castiglione sopra le differenze de’ confini tra li uomini di Guargnento, Castelletto Scazzoso, San Salvatore e Cuccaro (9 novembre 1580); fasc. 15, Relazione delle vertenze de’ confini de’ luoghi distintamente ivi specificati, le quali restano indecise fra lo Stato del Monferrato e quello di Milano (s.d. ma inizio del XVII secolo);
Corte, Paesi, Paesi di nuovo acquisto, Alessandrino, Contado di Alessandria, Mazzo 3, fasc. 12, Stato delle terre del contado e provincia d’Alessandria e terre adiacenti (12 marzo 1707); fasc. 20, Memoriali e risposte sporte a S. A. R. dalle infrascritte Città e Communità, cioè Città d’Alessandria, Terre del Contado d’Alessandria (1707); fasc. 22, Nota delle terre del Contado d’Alessandria e delle terre separate ed aggregate e sotto qual diocesi sono soggette (s.d. ma attorno agli anni 1707-1708); Mazzo 4, fasc. 8, Informazioni di quanto anticamente è sempre stato stillato farsi dal contado d’Alessandria ogn’anno nel suo governo economico (1714);
Corte, Paesi, Paesi in genere in generale, Mazzo 18, fasc. 3, Terreni comunali incolti esistenti nella Provincia di Alessandria, 30 Ottobre 1838;
Corte, Vescovati e arcivescovati, Alessandria, Mazzo 1, fasc. 17, Stato delle terre che sono dipendenti dal vescovado d’Alessandria, ed altre del medesimo contado soggetto a Diocesi di diversi vescovi, tanto sudditi che stranieri, 25 Gennaio 1728.

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B.N.F., département Cartes et plans, CPL GE DD-2987 (5043), Le Piémont et le Montferrat avecque les passages de France en Italie ... / Par P. Du Val, Chez l'Autheur (A Paris), 1600-1699 [Duval, Pierre (1619-1683). Cartographe]. Vedi mappa.

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Descrizione Comune

Quargnento

Nel 1456 una sentenza emessa dai commissari delegati dal marchese di Monferrato e dal duca di Milano poneva provvisoriamente fine a questioni territoriali sorte fra le comunità monferrine di Lu, Castelletto Scazzoso o Scazzosi (odierna Castelletto Monferrato) e San Salvatore, da una parte, e Quargnento, comunità appartenente allo stato di Milano, dall’altro.
La questione dei confini con Quargnento si riaprì negli anni dal 1578 e il 1580, quando il commissario del ducato di Milano «sopra la rinovazione dell’estimo» rivendicò al territorio di Quargnento l’intero complesso delle «cascine» (o «massarie» o «grange») di Bertondino (o Bertoldino), proprietà dei nobili monferrini Bobba, e circa 60 moggia dei vicini boschi che costoro possedevano sul monte e nella valle del Cremosino, tra la stessa Quargnento e Lu. I siti contestati a Bertondino riguardavano oltre 200 moggia di campi e vigneti, accanto ai quali (ritenuti dai monferrini appartenenti ai territori di San Salvatore e di Castelletto Scazzoso) le masserie dei Bobba comprendevano, anche secondo la versione monferrina, «molte altre terre poste sovra le fini indubitate di Quargnento et Alessandria». L’incertezza dell’attribuzione territoriale delle aree contestate era in parte radicata nell’arbitrato del 1456, che aveva adottato un criterio di spartizione essenzialmente basato sulla comunità di residenza dei proprietari dei beni posti in quelle aree, operando un caratteristico intreccio tra presenza patrimoniale privata e giurisdizione comunale (e qui, indirettamente, anche statale). Negli interstizi creatisi nella sovrapposizione e nel conflitto delle giurisdizioni sembra di fatto configurarsi una vasta zona di potenziale immunità che doveva rendere ancora più problematica la definizione di un confine territoriale: i boschi del Cremosino – che Quargnento aveva ceduto a privati, insieme a tutti gli altri boschi comuni fino dalla seconda metà del secolo XV (cfr. il lemma ‘Comunanze’) – appaiono in larga parte non «registrati» nei catasti delle comunità in conflitto, mentre sulle cascine dei Bobba vantano diritti i «registri» di San Salvatore, Castelletto Scazzosi, Quargnento e l’estimo civile di Alessandria.
Le tenute della famiglia Bobba, esentate per concessione di Carlo V (ottenuta a titolo oneroso) da tutti i tributi (tranne che da quelli derivanti dalla fiscalità straordinaria) e pervenute nel corso del tempo a diversi proprietari, nobili ed ecclesiastici, rappresentarono nell’età moderna un elemento fondamentale nella costruzione del territorio di Quargnento. L’esenzione dalla fiscalità ordinaria accordato dall’imperatore aveva in realtà costituito la base per un regime di privilegio fiscale negoziato con la comunità di Quargnento e sancito in una «convenzione» del 1539, in forza della quale i Bobba accettavano di concorrere al pagamento dei carichi fiscali imposti alla comunità con una somma forfettaria, in cambio di un’esenzione più completa. La stessa estensione dei beni privilegiati rimase in tal modo incerta: pari a circa 400 moggia di Monferrato (corrispondenti a circa 240 giornate di Piemonte), secondo un «consegnamento» delle proprietà terriere del 1581; a circa 240 (circa 200 giornate di Piemonte), secondo un catasto del 1614. I funzionari sabaudi della seconda metà del Settecento, nello sforzo di delimitare i beni privilegiati e verificare la portata e la legittimità dei titoli di esenzione, misero in luce il nesso tra regimi di privilegio fiscale e manipolazione dei confini comunali.
Nel corso del tempo, diversi tra i proprietari succeduti ai Bobba nel possesso delle loro terre privilegiate, potendo far valere l’esenzione ottenuta da Carlo V, preferirono in effetti rivendicare l’estraneità a Quargnento di tutti i loro beni o di una porzione di essi, «quantonque fossero compresi ed indistintamente nelli consegnamenti del 1581, ed in parte nelli catastri del 1614». Quello che a un certo momento, attorno alla metà del secolo XVI, si configura in questa zona di confine tra due stati, entrambi di area imperiale ed entrambi in una delicata fase di successione, è la formazione di un potenziale «tenimento separato», legittimato da privilegi imperiali che sottraggono una vasta proprietà nobiliare alla fiscalità e, in prospettiva, all’intera giurisdizione delle comunità circostanti. Anche se non sarà questo l’esito e le tenute dei Bobba si frazioneranno tra diversi proprietari nobili ed ecclesiastici, lo statuto di una notevole estesione dei territori di Quargnento e di Castelletto Scazzosi resterà incerto e contestato per i due secoli a venire.
L’iniziativa milanese del 1578 aveva inoltre aperto la questione del confine tra Quargnento e la comunità di Cuccaro, anch’essa appartenente al ducato del Monferrato. Si trattava di una situazione che si presentava particolarmente aggrovigliata, per via della mancanza di documentazione sicura del possesso e della giurisdizione sul territorio conteso, tanto che i delegati del Monferrato potevano ammettere: «con Cucaro molto grande è la differenza, poiché i sudditi di Sua Altezza [il duca di Mantova e Monferrato] non hanno sentenza né registro né altra scrittura per loro». Le incertezze di attribuzione territoriale erano in gran parte radicate in un caratteristico intreccio tra presenza patrimoniale privata (la provenienza dei proprietari dei fondi situati in un dato territorio) e giurisdizione comunale (AST, Corte, Paesi, Monferrato, Confini per A e per B, C, Mazzo 35 [1348-1681], Volume di documenti rifferibili alle pendenze territoriali fra lo Stato di Milano e il Monferrato, cioè tra Quargnento e Lu, San Salvatore e Cuccaro e tra Bergoglio e Castelletto Scazzoso, cc. 1-5, 20, 36-63, 160, 162, 164-214; AST, Corte, Paesi, Monferrato, Materie economiche ed altre, Mazzo 7, Confini, fasc. 2, Relazione di Alberto Paltro al Marchese di Castiglione sopra le differenze de’ confini tra li uomini di Guargnento, Castelletto Scazzoso, San Salvatore e Cuccaro [9 novembre 1580]; fasc. 15, Relazione delle vertenze de’ confini de’ luoghi distintamente ivi specificati, le quali restano indecise fra lo Stato del Monferrato e quello di Milano [s.d. ma inizio del XVII secolo]; AST, Corte, Materie economiche, Censimento dei paesi di nuovo acquisto, Mazzo 5 di II addizione, fasc. 9, Stato dimostrativo della diversa natura dei beni pretesi privilegiati del territorio di Quargnento e posseduti dai particolari, tanto laici che ecclesiastici, quivi nominati. Insieme ad un verbale i ricognizione dei confini di detto territorio e di Castelletto Scazzoso, delli 26 maggio 1761, 6 novembre 1768).
La tendenza delle proprietà dei non residenti a sottrarsi alla tassazione nel luogo in cui erano ubicate (e talvolta a trasformarsi in isole di esenzione fiscale di fatto) rappresentava così nello stesso tempo un potente induttore di discontinuità territoriale nell’esercizio della giurisdizione comunale. Il contenzioso tra Cuccaro e Quargnento proseguiva ancora in pieno Settecento, quando ormai entrambe le comunità facevano parte di uno stesso stato, quello sabaudo. Attorno al 1760, esse si disputavano due appezzamenti di poco più di 18 giornate complessive, ubicate nella regione del Gambone, rivendicando «l’istesse ragioni del possesso antico di collettarle e di esiggerne le taglie» (AST, Camera dei conti, II archiviazione, Capo 13, Province d’ultimo acquisto, Paragrafo I, Censimento, fasc. 25, Stato delle questioni territoriali limitrofe con le communità della Provincia d’Alessandria per la misura generale incominciata nell’anno 1761). Nel maggio del 1761 venne effettuata una visita con ricognizione dei confini e, due anni dopo, Cuccaro e Quargnento limitavano e precisavano concordemente l’oggetto delle loro divergenze in uno «instromento di quistione territoriale», stilato dinanzi all’intendente generale di Alessandria (AST, Corte, Antichi inventari di archivi comunali piemontesi [sec. XVIII], Mazzo 4, fasc. Cuccaro Monferrato, Inventaro delle scritture appartenenti alla communità di Cuccaro, 4 Giugno 1781).
Anche le questioni territoriali tra Quargnento e Castelletto Scazzosi restavano, almeno in parte aperte ancora dopo la metà del XVIII secolo, intrecciate a contese private fra proprietari. Anche in questo caso, il 1761 vide svolgersi una visita dei confini (occorre ricordare che attorno al 1760 prese avvio il «censimento» promosso dalle autorità sabaude).
Oltre ai rappresentanti delle due comunità, intervennero in quell’occasione i delegati di due proprietari che possedevano beni nelle aree di giurisdizione contestata, impegnati a loro volta in un contenzioso sulla delimitazione dei loro rispettivi possedimenti. La linea divisoria tra le terre di questi due proprietari, la marchesa Mossi Anguissola di Casale e il cancelliere alessandrino Perpetuo, era in effetti ritenuta da loro stessi e dai rappresentanti di Quargnento e di Castelletto, coincidente con il confine tra le due comunità. Nel secolo XVII, gli Anguissola avevano scelto di presentare le loro proprietà esenti, già appartenute ai Bobba, come comprese nel territorio di Castelletto. La giurisdizione di Castelletto su queste terre si era poi rafforzata in seguito alla formazione del catasto redatto nel 1709, dal quale esse erano state escluse, ma che aveva comunque trasformato la loro completa immunità fiscale in un regime di «convenzione» con la comunità. A cinquant’anni di distanza, la visita dei confini del 1761 registrava un disaccordo che si riverberava sugli stessi riferimenti toponomastici, legati, per Quargnento, ai boschi del Cremosino, e per Castelletto alle vecchie cascine dei Bobba. La visita, infatti, seguì inizialmente una strada che i delegati di Quargenento e Castelletto erano d’accordo nel ritenere che segnasse il confine tra le due comunità e che attraversava un bosco appartenente agli Anguissola. La strada prendeva il nome di via di Retropiano o di Balocco e giungeva alla «Terra alle Cassine in Balocco» o «Prati di Balocco» (che propriamente sembra essere la denominazione di una sua parte), dove si trovavano appezzamenti di prato e aratorio posseduti da diversi proprietari, tra cui i Barnabiti del Collegio di San Paolo di Casale e la marchesa Mosso Anguissola.
Questa regione era reclamata come facente interamente parte del proprio territorio da Quargnento. I delegati di Castelletto sostenevano invece che a questo punto la «linea territoriale» seguisse la strada che qui si staccava dalla via di Retropiano e si dirigeva a Sud, avendo alla sua destra gli appezzamenti di prato della regione Prati, territorio di Quargnento, e, a sinistra, campi, facenti parte del territorio di Castelletto. Affermavano inoltre che i fondi rivendicati al proprio territorio da Quargnento avevano sempre pagato le tasse a Castelletto e che la misura effettuata nel 1609, all’origine del catasto del 1614, sul quale Quargnento fondava le proprie rivendicazioni, fosse stata condotta in assenza di rappresentanti di Castelletto. Aggiungevano infine: «la strada che da Quargnento si prettende denominare di Cremosino al finire della denominazione che ha comunemente del Balocco o sia di Retropiano, prende la denominazione della strada di Bertoldino, e tale communemente viene chiamata, per prottendere questa direttamente alle cassine di Bertoldino» (AST, Corte, Materie economiche, Censimento dei paesi di nuovo acquisto, Mazzo 5 di II addizione, fasc. 9, Stato dimostrativo della diversa natura dei beni pretesi privilegiati del territorio di Quargnento e posseduti dai particolari, tanto laici che ecclesiastici, quivi nominati. Insieme ad un verbale i ricognizione dei confini di detto territorio e di Castelletto Scazzoso, delli 26 maggio 1761, 6 novembre 1768, Verbale di ricognizione de’ confini di Quargnento e Castelletto Scazosi, 26 maggio 1761).
Un’altra questione territoriale tra Quargnento e Castelletto Scazzosi ancora irrisolta attorno al 1760 concerneva le terre facenti un tempo parte di un unico «tenimento», detto delle Cascine Nuove, in seguito smembrato e acquistato da diversi soggetti, in particolare dal marchese Capriata, che per queste terre invocavano una «antica esenzione» dal pagamento dei tributi. Alla stessa epoca, contenziosi territoriali minori opponevano la comunità di Quargnento a quelle di Fubine e di Lu (AST, Camera dei conti, II archiviazione, Capo 13, Province d’ultimo acquisto, Paragrafo I, Censimento, Mazzo 25, Stato delle questioni territoriali limitrofe con le Communità della Provincia d’Alessandria per la misura generale incominciata nell'anno 1761 [s.d. ma dopo 1763]).