Conzano

AutoriRaviola, Alice B.
Anno Compilazione2002
Anno RevisioneVERSIONE PROVVISORIA
Provincia
Alessandria.
Area storica
Monferrato (Casalese).
Abitanti
919 (ISTAT 1999).
Estensione
11,62 Kmq.
Confini
A nord Occimiano e Terruggia;  a est Mirabello Monferrato; a sud Lu e Camagna Monferrato;  a ovest Frassinello Monferrato.
Frazioni
San Maurizio.
Toponimo storico
In un atto di investitura di Altavilla ai Colombo di Cuccaro del 960 sono menzionate le «curtes Cuchari, Conzani, Ruxignani» [A.S.T., Corte, Paesi, Monferrato, Ducato, Mazzo 1 bis; Scarrone 1998, p. 26]. Le varianti toponomastiche presenti nella documentazione duecentesca sono Conçano, Contianum, Conzaino [Le carte dell’archivio capitolare, vol. II, doc. 371].
Diocesi
Incluso nella diocesi di Casale eretta nel 1474; in precedenza apparteneva alla diocesi di Vercelli.
Pieve
Non si hanno attestazioni.
Altre Presenze Ecclesiastiche
Nel 1275 è attestato un priore di S. Benedetto «de Conçano» (Le carte dell’archivio capitolare, vol. II, doc. 330); nel 1359, secondo un elenco dell’esazione delle decime del Monferrato compilato dal canonico e subcollettore Ruffino di Cardalona, il priorato di S. Benedetto pagò una decima di 25 soldi [Gabotto 1929, p. 234]. Nello stesso documento sono citate anche la parrocchiale di Santa Lucia e la «ecclesie Sancte Marie castri Conzani», tassate rispettivamente per 38 e 4 soldi. Risale, invece, alla seconda metà del XVI secolo la chiesa di S. Biagio, che ospitava la confraternita dei Disciplinanti e che, nel XIX, fu eretta in parrocchia. Di età moderna anche la chiesa intitolata a S. Rocco (XVI sec.) e la cappella di S. Michele, di proprietà della famiglia Fassati (XVIII sec.) (Scarrone 1998, pp. 76-80). Da un’anonima informativa del 1591, poi, si apprende l’esistenza di «un convento di Zoccolanti, con una bella chiesa et di concorso» [A.S.T., Corte, Paesi, Monferrato, Feudi per A e B, Mazzo  26, f. 4]. A metà Settecento, Conzano contava anche tre benefici ecclesiastici: quello intitolato a Maria Vergine del Suffragio, di patronato del Seminario di Casale; quello della B. V. del Rosario, di patronato di Giovanni Antonio Martinetto e quello di S.ta Caterina, di patronato della famiglia Carrara [A.S.T., Camera dei conti, II Archiviazione, Capo 79, Statistica generale, Mazzo 6, Stato [...] della provincia di Casale (1755 ca.)].
     Per quanto riguarda la frazione di San Maurizio, invece, vanno segnalate la chiesetta «Sancti Mauricii de Cassolis» (poi «Casellis»), compresa in un elenco dei beni del «plebanato o prepositura di Mediliano» (Scarrone 1998, p. 28) e l’omonima chiesa di S. Maurizio, fondata dal marchese Teodoro II nel 1418 (nel 1437 vi fece seppellire la figlia Sofia). Quest’ultima fu consacrata nel 1625 e costituita parrocchia nel 1818 per interessamento del conte Pio Vidua di Conzano, che vi fu sepolto insieme con il figlio Carlo. Sempre a San Maurizio, secondo la visita pastorale del vescovo di Casale Pietro Radicati (1712), si trovava un conventino di Minori Osservanti di S. Francesco (Scarrone 1998), ancora esistente a metà Settecento [A.S.T., Camera dei conti, II Archiviazione, cit.; San Maurizio, in "Monferraatoarte", Associazione Casalese di Arte e Storia". Sito web (2013]).
Assetto Insediativo
Sorto originariamente sulle sponde del torrente Grana, il paese si trasferì nel corso dell’Alto Medioevo sul bricco Santa Lucia (262 m sul livello del mare), da cui prese il nome la chiesa parrocchiale.
Luoghi Scomparsi
Si ha notizia del luogo di Tuvo (o «Ruvo»), «piccolo insediamento che sorgeva ai margini di Conzano, verso sud, la cui chiesa, dedicata a Santa Maria, ancora nel 1584 risultava dipendere dall’abbazia di Grazzano» [Scarrone 1973, p. 44; l’autore ipotizza che il toponimo Tuvo possa derivare da tufo].
Comunità, origine, funzionamento
Non si ha alcuna notizia dell’esistenza di una forma di comunità organizzata nel corso dei secoli centrali del Medioevo. Tuttavia, la presenza di un «Guillelmus de Conzoano» nel 1227 fra i consiglieri alessandrini scelti da Milano per risolvere le controversie tra Alessandria e i comuni di Asti e Genova porta a ritenere che il luogo avesse raggiunto una certa strutturazione politica, seppure sottoposta al comune alessandrino [Cartario alessandrino, vol. III, doc. 495].
Statuti
È segnalata la presenza di statuti in una sentenza pronunciata nel 1491 dal marchese Bonifacio IV per dirimere una controversia tra la comunità di Conzano e il castellano (Scarrone 1998, p. 35). I bandi campestri, invece, risalgono all’inizio del XVIII sec. [Scarrone 1998, p. 33].
Catasti
Si è conservato il catasto napoleonico del 1812, aggiornato nel 1818 dal misuratore regio Bertini [A.C.C., Mazzo. 35].
Ordinati
La serie è completa dal 1662 al 1861[A.C.C., Mazzi. 1 sgg.]; i registri precedenti sono andati dispersi.
Dipendenze nel Medioevo
L’esistenza di un «dominus Manfredus de Conçano» nel 1224, in occasione di un arbitrato vercellese, fa supporre che il luogo fosse sede di un dominatus loci esteso anche nei luoghi di Torcello, Rolasco e Cuniolo (Le carte dell’archivio capitolare, vol. I, docc. 121-122; Le carte dell’archivio capitolare, vol. II, doc. 371 del sec. XIII). Per quanto inserito in una circoscrizione signorile ampia, Conzano non sembra mai rientrare sotto la giurisdizione dei marchesi di Monferrato, nonostante ripetuti tentativi proprio attraverso i «domini de Conzano», possessori del castello, che molto probabilmente avevano giurato loro fedeltà. È piuttosto il comune di Alessandria ad averne il controllo, come attestano alcuni documenti duecenteschi relativi alla guerra dei marchesi con la città, di cui il luogo fa più volte le spese (Cartario alessandrino, vol. I, doc. 173 del 1234 ca). Non solo, già nel 1217 una convenzione tra Alessandrini e Vercellesi indicava esplicitamente che solo Alessandria poteva permettersi acquisti territoriali nel luogo di Conzano (Cartario Alessandrino, vol. II, doc. 355). Nel tardo Medioevo, tuttavia, la località fu assorbita nell’orbita dei Paleologi di Monferrato, il cui potere, nel corso dei secoli XIV e XV, andò consolidandosi: così, con diploma imperiale del 1355, Carlo IV assegnò Conzano ai marchesi di Monferrato (Casalis 1833-1856).
Feudo
È del 960 un diploma dell’imperatore Ottone I in cui il luogo di Conzano viene donato, con altre terre nel Monferrato, ai Colombo, conti di Cuccaro (Cartario alessandrino, vol. III, doc. 450). Trent’anni dopo circa (998), Ottone III conferma la località tra i possedimenti del monastero di San Pietro in Ciel d’oro (Cartario alessandrino, vol. III, doc. 467). Per il XIII secolo si ha l’attestazione di alcuni signori di Conzano, detti de Comite, uno dei quali, Guglielmo, è menzionato in un atto di descrizione del Monferrato presentato all’imperatore Federico II nel 1224 (Casalis 1833-1856). In seguito al diploma imperiale del 1355, i marchesi di Monferrato iniziano ad infeudare porzioni di Conzano ai propri vassalli: prima a Giovanni Bartolomeo del Carretto, creditore di Giovanni IV Paleologo, poi (nel 1449) a Bonifacio Valperga. Il 14 settembre 1461 viene investita del feudo Odisetta, vedova di Felice Colombo di Cuccaro, che eredita la giurisdizione e i beni già concessi al del Carretto in risarcimento di un credito di 220 fiorini (AST, Corte, Paesi, Monferrato, Feudi per A e B, m. 26, fasc. 1). Nel 1495 il feudo è concesso, invece, a Giovanni Rosso di Vische, conte di S. Martino (AST, Corte, Paesi, Monferrato, Feudi per A e B, m. 26, fasc. 2). In età moderna, estintasi la dinastia Paleologo e assegnato il Monferrato ai Gonzaga, duchi di Mantova, Conzano viene infeudato da Vincenzo I Gonzaga al mantovano Giovanni Battista Guerrieri (30 agosto 1588), che lo trasmette ai suoi eredi (Baronino 1904-1905, pp. 91-92). Nel 1621 il feudo passa per ragioni dotali al conte Francesco Castiglione, anch’egli mantovano, e, nel 1641, al marchese Mario Orsi, nobile bolognese. Nel 1697 il senatore Domenico Vidua acquista un quarto del feudo dal marchese Gian Giacomo Orsi, mentre altre porzioni di giurisdizione, nel corso del XVIII secolo, vengono acquisite da famiglie del patriziato monferrino ben inserite nel sistema degli onori sabaudo: i Bovio (1706); i Ponteglio (1706); i Biglione (1734); i Vaccarone (1697); i Mossi (1769), che continuano a possedere quote di giurisdizione per tutto il secolo. Nel 1774 Diego Domenico Vidua acquista le porzioni dei Bovio, legando definitivamente al cognome di famiglia l’attribuzione di Conzano (Manno1895-1906, p. 204).
Mutamenti di distrettuazione
Dall’assegnazione del marchesato (ducato dal 1578) di Monferrato ai Gonzaga (1536) all’estinzione della dinastia (1708) e al passaggio del ducato ai Savoia, Conzano ha continuato a far parte della provincia di Casale. In età napoleonica viene incluso prima nel dipartimento del Tanaro (Alessandria) del 1799, poi in quello di Marengo, creato nel 1801, sempre facente capo ad Alessandria. Il capoluogo di arrondissement è Casale. Con la Restaurazione e il ripristino della provincia di Casale, Conzano torna a farvi parte amministrativamente per poi confluire nell’attuale provincia di Alessandria in epoca fascista.
Mutamenti Territoriali

                    

Comunanze
Nessuna notizia.
Liti Territoriali
Non si conservano atti di lite per questioni territoriali tra Conzano e le comunità limitrofe. I confini con Terruggia e Occimiano furono fissati nel 1741, assumendo come discrimine un ponte sul torrente Rotaldo che separava i beni del conte Carlo Francesco Cozio, dei signori di Terruggia, siti nella «regione di Castellaro», da altri di proprietà del capitolo della cattedrale di Casale, sul finaggio di Conzano [A.C.T.,  Mazzo 40, fasc. 61]. Si segnala anche una lite del 1774 tra il comune e la contessa Giovanna Ponteglia Biglione, dovuta a ragioni fiscali [A.C.C, Mazzo 21].
Fonti
A.C.C.(Archivio Storico del Comune di Conzano).
      Riordinato nel 1994 da Bibollet I.
A.C.C, Mazzo 21.
 
A.C.T. (Archivio Storico del Comune di Terruggia).
A.C.T.,  Mazzo 40, fasc. 61.
 
A.N.P. (Archives Nationales, Paris)
A.N.P., F2, Administration Départementale, I, 863 (Montenotte), Département de Marengo, Tableau de la Population par commune d’après le récensement fait par ordre du Préfet dans les derniers mois de l’an XII (1804).
 
A.S.T. (Archivio di Stato di Torino).
A.S.T., Corte, Paesi, Monferrato, Ducato, m. 1 bis;
A.S.T., Corte, Paesi, Monferrato, Ducato, m. 33, f. 3, Tre note, cioè una delle terre del Monf. tanto immediate che mediate colli nomi e cognomi de’ vassalli e le ragioni che li competono. L’altra de’ feudi di detto ducato stati infeudati colli nomi e cognomi dei propri vassalli e, finalmente, la terza d’alcune terre dell’impero situate tra quelle del Monferrato coll’espressione de’ nomi e cognomi de’ vassalli;
A.S.T., Corte, Paesi, Monferrato, Feudi per A e B, Mazzo 26;
A.S.T., Corte, Paesi, Paesi per A e B, C, Mazzo 66.
A.S.T., Sezioni Riunite, Carte topografiche e disegni, Controllo Generale di Finanze,Tipi annessi alle patenti secolo XVIII, Conzano, Mazzo 263, "Tipo de siti pubblici che la com. di Conzano ha ceduto all'll. S. Conte Pio Vidua..." .(Data: 14/08/1790) [Autore disegno originale: Cabiati Francesco]. Vedi mappa.
A.S.T., Sezioni Riunite, I Archiviazione, Tributi del Monferrato, Mazzo 1 (fascc. 1, 3 e 7).
A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, capo 79, Statistica generale, Mazzo 6, Stato delle città e terre della provincia di Casale (1755 ca).
Bibliografia
Cartario alessandrino fino al 1300, a cura di F. Gasparolo, Alessandria 1928-1930, 3 voll. (BSSS 113, 115, 117).
 
Le carte dell’archivio capitolare di Casale Monferrato fino al 1313, a cura di F. Gabotto, U. Fisso, Pinerolo 1907-1908 (BSSS 40 e 41).
 
Casalis G., Dizionario geografico storico-statistico commerciale degli Stati del Regno di Sardegna, Maspero, Torino 1833-1856, 28 voll., vol. 5, pp. 387-400.
 
Le città, le terre ed i castelli del Monferrato descritti nel 1604 da Evandro Baronino, a cura di G. Giorcelli, in «RSAAAl.At.», 13 (1904), pp. 61-130; 14 (1905), pp. 219-313.
 
Gabotto F., Commentando Benvenuto San Giorgio. Pievi e chiese del Monferrato alla metà del Trecento, in «BSBS», 31 (1929), pp. 211-235.
 
Gallo P., Conzano nell’Ottocento, Conzano 1998.
 
Manno A., Il patriziato subalpino. Notizie di fatto storiche, genealogiche, feudali ed araldiche desunte da documenti, Civelli, Firenze 1895-1906, 2 voll. e 27 dattiloscritti, vol. I, ad vocem.
 
Raviola B.A., Il Monferrato gonzaghesco: istituzioni ed élites di un «micro-stato» (1536-1708), tesi di dottorato in Storia della società europea in età moderna, Università degli Studi di Torino, 1998-2001, coord. L. Allegra, tutor G. Ricuperati.
 
San Maurizio, in "Monferraatoarte", Associazione Casalese di Arte e Storia". Sito web (2013).
 
Scarrone F., Conoscere Conzano, Conzano 1998. Vedi testo.
 
Scarrone F., Conzano e la sua gente: vicende storiche di un paese, Torino 19732.
Descrizione Comune
Conzano
     La scarsità di testimonianze relative all’origine di Conzano e della documentazione di età medievale impedisce di tracciare un profilo preciso della formazione e dell’evoluzione della comunità. Secondo alcuni reperti archeologici ritrovati in zona, Conzano apparteneva alla sfera d’influenza del pagus romano di Mediliano (si veda la scheda dedicata a Lu), insieme con il vicino Camagna Monferrato (Scarrone 1998, pp. 21-22).
     Nel 960 le «curtes Cuchari, Conzani, Ruxignani» e il feudo di Altavilla furono donati dall’imperatore Ottone I ai Colombo di Cuccaro. Da allora Conzano, come la maggior parte delle località limitrofe, non cessò di essere soggetta alla giurisdizione di consortili locali, a loro volta vassalli dei poteri predominanti sul territorio: il comune di Alessandria in primo luogo, la diocesi di Vercelli e, dal XIV secolo, i marchesi di Monferrato. Difficile dire, in assenza degli ordinati quattro-cinquecenteschi, in che modo la comunità conciliasse la propria amministrazione con la presenza di signori che, di fatto, ne possedevano buona parte dei redditi e della giurisdizione, con facoltà di nominarvi il podestà e di giudicare le cause in prima istanza. La tardiva elaborazione degli statuti (1491) lascia intendere che, solo in seguito alla creazione della diocesi di Casale (1474) e al più deciso intervento di riorganizzazione territoriale intrapreso dai Paleologi sul finire del XV secolo, Conzano riuscì a regolamentare la propria politica interna. Ciò, tuttavia, non garantì il consolidamento dell’autonomia locale, dal momento che, anche in virtù della sua relativa vicinanza con la nuova capitale, Conzano continuò ad essere un feudo appetibile per gli esponenti dell’aristocrazia della corte casalese. Va letta in tal senso, ad esempio, l’investitura concessa dalla reggente Maria di Monferrato a Giovanni Rosso di Vische nel 1495.
     Le guerre italiane della prima metà del Cinquecento e le complesse vicende che, in seguito all’estinzione della dinastia Paleologo, portarono all’assegnazione dei Monferrato ai Gonzaga di Mantova rallentarono inevitabilmente il processo di coagulazione politica del marchesato (Raviola 2001), minandone innanzitutto l’economia: lo stesso luogo di Conzano, occupato dai Francesi e saccheggiato dagli Spagnoli nel 1557, ebbe danneggiate le attività agricole su cui si fondava buona parte del sostentamento degli abitanti (Scarrone 1998, p. 36). Dopo la pace di Cateau-Cambrésis (1559), però, Guglielmo Gonzaga e il figlio Vincenzo diedero vita ad una vasta opera riformatrice che, con molti limiti, contribuì alla progressiva statalizzazione del Monferrato (Raviola 2001). Per velocizzare il risanamento finanziario fu anche – con un effetto piuttosto negativo sul lungo periodo – incrementato l’utilizzo delle infeudazioni quali fonti di facile guadagno. Conzano, ancora una volta, ne fece le spese venendo prima venduto, con Occimiano e San Giorgio, al duca Enrico di Brunswick per 134.000 scudi d’oro (AST, Corte, Paesi, Monferrato, Feudi per A e B, m. 54, Occimiano, f. 5) e divenendo, poi, appannaggio della nobiltà di servizio legata alla nuova dinastia. Nell’agosto del 1588, infatti, fu venduto per 28.000 ducatoni al patrizio mantovano Giovanni Battista Guerrieri.
     Un mese prima, tentando di difendere le risorse locali e di sottrarsi alla consegna di vettovaglie ordinata dal duca per il presidio di Casale, la comunità aveva supplicato la «licenza di puoter tener et governare quelli suoi puochi raccolti nei loro proprii loghi di Conzano» denunciando la scarsità del raccolto di quell’anno e l’eccessiva ingerenza dei patrizi casalesi i quali «possedono più di ventidue masserie sopra le fini di Conzano», senza considerare poi «la strada guasta, cativa et fangosa et paludosa» che univa il paese a Casale (AST, Corte, Paesi, Monferrato, Feudi per A e B, m. 26, f. 13). Ben diversa è la descrizione di Conzano offerta da un’anonima relazione elaborata tre anni più tardi in occasione della concessione del titolo comitale al Guerrieri.
     Qui, per ovvi interessi camerali, Conzano è dipinto come «terra unita, lontana da Casale 5 miglia in circa solamente», non densamente popolata ma piuttosto florida: «fa da 130 fuochi, ha territorio d’assai buon circuito […] è feudo con mero et misto imperio […] ha bellissima caccia […]; vi sono persone civili di qualità e di buona entrata; vi è il datio del pedaggio, vi è forno et hostaria; […] vi è un torchio da uva; vi è un molino qual è di doi particolari li quali sono obbligati a mantenerlo a spese loro et dar il terzo della cavata al feudatario» (AST, Corte, Paesi, Monferrato, Feudi per A e B, m. 26, f. 4). Sul territorio erano presenti tre masserie – «una alla terra, una alla muraglia et l’altra a Roaldo, così dette» – per un totale di 229 moggia, suddivise in diversi appezzamenti dati in affitto, parte dei quali «culti, parte prativi et parte boschivi». I redditi della comunità, accensati a Giacomo Antonio Rossi di Occimiano, ammontavano a 700 ducatoni. Oltre a tale somma, la Camera ricavava da Conzano, un «botallo di malvasia» pagato dal Rossi e uno dal comune e 225 scudi d’oro del sole per le «composizioni criminali». Secondo l’autore dell’informativa, le potenzialità economiche di Conzano potevano essere meglio sfruttate: «se capiterà alle mani di padrone che vi facci attendere, il luogo si farà maggiore et ne cavarà più entrata, essendo le possessioni in istato tale che si potriano migliorar assai».
     Forse anche a causa di tale ricchezza, gli eredi del conte Guerrieri, che pure risiedevano per lo più a Mantova o, nel caso di incarichi governativi, a Casale, si contesero il possesso del feudo che, nel 1601, fu assegnato dal duca Vincenzo alla figlia di Giovanni Battista, Ippolita, e che, per ragioni matrimoniali, nel corso del XVII secolo passò nelle mani di un’altra famiglia mantovana, quella dei Castiglione (1621), e del nobile bolognese Mario Orsi, che ne divenne marchese (1641). I documenti pervenutici restituiscono la voce della comunità proprio a partire dal marchesato dell’Orsi, marito di Girolama Castiglione, verso il quale Conzano accumulò un debito di 13.500 fiorini a causa del mancato pagamento di varie annate dei redditi a lui spettanti. Secondo il notaio Giovanni Maria Valente, procuratore del consiglio comunale, l’insolvenza dipendeva dalle «passate guerre» che, con saccheggi, distruzioni e contribuzioni, avevano prostrato il bilancio locale e dal discreto numero di «debitori renitenti al pagamento delle loro taglie»: tra questi andavano annoverati il conte Caresana e la marchesa Tarachia, casalesi e proprietari di vasti terreni sul finaggio di Conzano, ma soprattutto i padri Barnabiti di S. Paolo di Casale che, in qualità di eredi del defunto Baldassarre Piano, avevano acquisito «una gran vigna detta Le Zerbine, altre volte del Comune» (AST, Corte, Paesi, Monferrato, Feudi per A e B, m. 26, f. 13, 1667, aprile 20).
     Il contenzioso con i religiosi si era aperto nel 1661 e si stava protraendo nel tempo, divenendo sempre più dispendioso, a causa della rigida posizione assunta dalla curia vescovile di Casale in materia di tassazione del clero (Raviola 2001, pp. 399 sgg.). Al debito di 13.500 fiorini si univano poi i carichi ordinari e straordinari: la detestata gabella del sale; il sussidio militare imposto dal 1664; il censo ordinario di 154 scudi d’oro dovuto ai marchesi Castiglione e Orsi; i 136 scudi di tasso da sborsare alla Camera; 105 scudi per le caserme; 42 scudi dovuti al procuratore patrimoniale Emilio Faccio per l’estinzione di un debito; 50 doppie per i funzionari stipendiati dal comune (il medico, il maestro di scuola, ecc.). Senza contare che, su un registro generale di 686 libbre, 156 erano di proprietà ecclesiastica e pagavano solo un censo ai feudatari e il tasso della cittadella; inoltre, alcuni dei «migliori registranti», come gli eredi del marchese Rolando Dalla Valle, si rifiutavano di contribuire dichiarandosi esenti.
     Nel periodo immediatamente successivo, la situazione non migliorò: la comunità entrò in lite con il patrimoniale Faccio (AST, Corte, Paesi, Monferrato, Feudi per A e B, m. 26, fascc. 9 e 11) e, negli anni della guerra della Lega d’Augusta, fu costretta ad ospitare presidi di truppe tedesche che, nel 1691, incendiarono parte del paese, con danni per più di 700 doppie, e compirono una «strage di ventidue capi di famiglia di esso luogo […] nella valle di Grana, allorquando ogn’uno cercava di reprimere la violenza con la violenza, come vien permesso dalla lege naturale» (AST, Corte, Paesi, Monferrato, Feudi per A e B, m. 26, f. 13). Gravata dal 1692 da un censo di 100 doppie annue, con interesse dell’8 per cento, la comunità si dichiarò nuovamente «impossibilitata [a pagare] dagl’ecclesiastici che possedono la maggiore e miglior parte del registro di quel luogo e sono totalmente renitenti a pagare la luoro porzione di detto ordinario, con comminazione di scomunica contro chi usarà la forza per obligarli […]. Tutte queste calamità e queste gravezze sono del tutto insopportabili alla detta comunità e uomini […] che saranno indubitamente costretti ad abbandonare le loro case ed averi e darsi ad una total disperazione» (AST, Corte, Paesi, Monferrato, Feudi per A e B, m. 26, f. 13).
     Per quanto ingigantito dall’enfasi retorica delle suppliche, il depauperamento delle condizioni di vita degli abitanti del paese pare confortato dal dato demografico a disposizione per il 1712: 588 individui contro i 626 di un secolo precedente. E nel 1707, secondo un rilevamento dello stato delle province del Monferrato commissionato da Vittorio Amedeo II di Savoia, sui 99 «fumanti» in cui era suddivisa la popolazione di Conzano, ben 33 erano giudicati «poveri» e non «solvibili», cioè non in grado di contribuire ai carichi del registro che, allora, era valutato 240,69 doppie. Una percentuale del 33,3 per cento che contrasta con quelle, decisamente più basse, di località vicine come Rosignano o San Giorgio, o con i casi di Lu e Murisengo che non avevano «fumanti poveri» (AST, Camera dei conti, prima archiviazione, Tributi del Monferrato, m. 1, f. 1). Con il coinvolgimento del Monferrato nella guerra di successione spagnola e il passaggio dello Stato al duca di Savoia (1708), il bilancio delle comunità del Casalese fu ulteriormente appesantito: nel 1713 Conzano era debitore di 10.854 lire piemontesi e nel 1725 restavano da pagare circa 8300 lire. La situazione si regolarizzò nel corso del XVIII secolo, nell’ambito del processo di assimilazione dell’antico Monferrato alle strutture dello Stato sabaudo.
     A metà Settecento Conzano pagava 2575 lire di tasse e ne spendeva circa 1300 tra spese di manutenzione dei ponti e delle strade e pubblica amministrazione; non aveva più debiti in sospeso e vantava una buona produzione agricola, basata soprattutto sulla coltivazione del grano e della vite, producendo vino in eccedenza rispetto al fabbisogno locale. Qualche abitante filava e tesseva a domicilio (ma i telai registrati erano solo 4); piuttosto, per arrotondare, «molti particolari andavano di là del Po a zappar melighe, segar prati e tagliar riso» (AST, Camera dei conti, seconda archiviazione, capo 79, Statistica generale, m. 6, Stato […] della provincia di Casale).
     Su un territorio complessivo di 1044 moggia (963 delle quali adibite a vigneti e solo 34 a pascolo), 362,5 erano beni feudali e ben 410 beni ecclesiastici immuni del valore di 2000 lire. Dunque, nonostante i decisi interventi in materia dei re di Sardegna, la proprietà ecclesiastica continuava ad essere piuttosto persistente e, escludendo il drastico mutamento istituzionale determinato dalla dominazione napoleonica, altrettanto si può dire per il periodo successivo alla Restaurazione. Ancora nel 1868, infatti, Conzano era tra i 59 Comuni piemontesi che contavano «una superficie agraria appartenente ad istituzioni religiose superiore ai 100 ettari»; il patrimonio ecclesiastico conzanese, per lo più accumulatosi grazie ai numerosi lasciti del conte Pio Vidua, ammontava a 255.000 lire e solo a partire dagli anni Settanta del XIX secolo fu incamerato dallo Stato e venduto in lotti che, per il 43 per cento, furono acquistati dalle famiglie ebree stabilitesi a Conzano (Scarrone 1998, pp. 65-68).
     Tra Otto e Novecento il paese, la cui economia si fondava per i tre quarti sulla produzione vitivinicola (Gallo 1998), assistette ad un buon incremento demografico (dai 1134 ab. del 1839 ai 1738 del 1921), per poi decrescere a partire dal secondo dopoguerra, penalizzato, anche, dal mancato allacciamento con le linee ferroviarie più vicine.