Monesiglio

AutoriTigrino, Vittorio
Anno Compilazione1996
Provincia
Cuneo.
Area storica
Langa storica. Vedi mappa.
Abitanti
853 (ISTAT 1991).
Estensione
12,83 Kmq (ISTAT 1991).
Confini
A nord Prunetto, a est Gottasecca, a sud Camerana, a ovest Mombarcaro.
Frazioni
Nessuna; il censimento segnala oltre al capoluogo (372 m slm) le località Bertole, Noceto Soprano, Noceto Sottano e Novelli (quest’ultimo nucleo contiguo a quello omonimo nel territorio del comune di Camerana). Vedi mappa
Toponimo storico
«Monactile», «Monexilium», «Monosilum», «Menusiglio».
Diocesi
Una bolla papale del 1227 attesta l’appartenenza di Monesiglio alla diocesi di Alba. Precedentemente, nel periodo di vacanza della diocesi albese fra X ed XI secolo, non è chiaro se sia passato alla diocesi di Acqui o se abbia fatto parte di quella di Savona, poiché nei documenti imperiali del 999 e 1014 è confermato il possesso della sua pieve («plebs Monactile») ai vescovi savonesi.
Pieve
La pieve di Monesiglio è nominata già nel 999; essa corrisponde probabilmente all’attuale chiesa di S. Maria dell’Acqua Dolce in località San Biagio. Nel secolo XIV non esiste più come plebania; nelle costituzioni diocesane del 1325 corrisponde probabilmente all’indicazione «monasterium de Monexillo». La chiesa di S. Andrea segnalata nelle stesse costituzioni – e di cui si ha menzione all’atto dell’infeudazione dei Caldera a signori del luogo nel 1221 come chiesa signorile – è probabilmente dal secolo XIV la chiesa della comunità. È segnalata ancora una chiesa di S. Martino di Monesiglio, nella regione omonima, sita a monte dell’abitato, che aveva annesso un monastero. Le chiese di Monesiglio sono in quel periodo legate al plebato di Gottasecca; nel 1644 Monesiglio fa parte invece della vicaria di Cortemilia (Conterno 1979; Olivieri 1972).
Altre Presenze Ecclesiastiche
Nel secolo XVI sono segnalate, oltre alla parrocchiale e alle chiese già indicate, le cappelle di S. Maria Consolationis e S. Sebastiano; nel successivo quelle di S. Filippo, di S. Rocco, in località la Fontana. Vi sono poi menzioni successive di altre cappelle sul territorio comunale: S. Giovanni Battista (reg. Cantoni), S. Francesco, S. Matteo ed Antonio (reg. Vignassa), S. Paolo (reg. Brico) (AD Alba, Visita mons. Marino [1573]; Visita mons. Regazzoni [1577]; Visita mons. Brizio [1644]; Visita mons. Della Chiesa [1667]; Visita mons. Natta [1753]). L’antica parrocchia di S. Andrea fu aggregata nel XIX secolo al castello dei Saluzzo, che ne costruirono sotto il loro patronato un nuova, consacrata nel 1826, sempre col titolo di S. Andrea Apostolo (Casalis1833-56; nell’archivio comunale sono conservati documenti sulle prerogative di patronato dei Caldera per il secolo XVIII: AC Monesiglio, f. 180).
Assetto Insediativo
Monesiglio, compreso dopo il passaggio ai Savoia nei feudi imperiali indicati come ex marchesato di Ceva (AST, Camera dei Conti, I archiviazione, Feudi e Giurisdizioni, mazzo II), entra a far parte solo nella seconda metà del Settecento della provincia di Mondovì. Passa poi alla provincia di Cuneo. Nell’Ottocento Monesiglio è capoluogo di mandamento nella provincia di Mondovì. Nel suo mandamento sono compresi i comuni di Camerana, Gottasecca, Mombarcaro, Prunetto e Saliceto. Nel 1865 vi è una richiesta da parte dei comuni di Monesiglio e Saliceto di distacco dalla provincia di Cuneo, nella quale il comune è compreso da appena cinque anni, e di aggregazione alla provincia di Savona (Mazzone 1937). Alla fine del secolo il ruolo di capoluogo di mandamento è messo in discussione – probabilmente in coincidenza con il tentativo del vicino comune di Saliceto di assumere tale ruolo (si veda la scheda dedicata a Saliceto) –; il tentativo di annessione nel mandamento di Monesiglio del comune di Gorzegno, nel 1893, compreso poi nel 1902 nel mandamento di Cortemilia, coincide con la preoccupazione del consiglio comunale di Monesiglio di accrescere il numero di abitanti compresi nel mandamento stesso, al fine di evitarne un eventuale disgregamento (AC Monesiglio, f. 1; si veda la scheda dedicata a Gorzegno). Fra il 1947 e il 1949 in consiglio comunale vengono discusse due differenti proposte: una prevede l’idea di promuovere a livello locale una richiesta per l’annessione alla provincia di Savona; la seconda – formulata a livello provinciale ed inviata per conoscenza alle sedi comunali – propone, in previsione della creazione delle circoscrizioni regionali, una unione fra la provincia di Cuneo e quella di Imperia, in cui si sostengono la coerenza storica delle municipalità di Cuneo, la loro rilevanza numerica (un totale di quasi seicentomila abitanti) e i legami fra quella provincia ed Imperia, oltre agli indubbi vantaggi che uno «sbocco al mare» potrebbe garantire (AC Monesiglio, ff. 1 e 225). Al di là della convinzione o meno con cui sono perorate le cause, entrambe dimostrano un orientamento opposto a quello amministrativo cui in realtà il comune è sottoposto durante il Fascismo a Monesiglio sono accorpati i due comuni confinanti di Mombarcaro e Prunetto; il primo diventerà frazione unica, mentre il secondo sarà diviso nelle due frazioni di Colombi e Prunetto dall’amministrazione comunale. Dopo la guerra i due comuni ridiventeranno autonomi, anche se non senza qualche discussione sull’opportunità di tale ripristino (si veda la scheda dedicata a Prunetto).
Luoghi Scomparsi
Non rilevati.
Comunità, origine, funzionamento
Nel Settecento il consiglio della comunità è composto da tre giuratori, un sindaco e quattro consiglieri (BRT, Storia patria n. 853, Relazioni della provincia di Mondovì, relat. Corvesy 1753). Nel 1840 la comunità è amministrata da sei rappresentanti, compreso il sindaco, «equamente divisi per le quattro borgate che compongono il comune», da identificarsi con le quattro frazioni del censimento del 1857: «settentrione» (297 ab.), «del capoluogo fino al bordo del Rittano» (350 ab.), «borgate a sinistra del Bormida» (404 ab.), «borgate a destra del Bormida» (338 ab.), le prime due del capoluogo, le ultime rurali (AC Monesiglio, f. 1, visita dell’Intendente della prefettura di Mondovì [1840]; AC Monesiglio, f. 216, dati del censimento [1857]). una carta dell’archivio comunale del 1324 riporta una convenzione dei del Carretto di Finale, in cui vi sono riferimenti al luogo di Monesiglio (AC Monesiglio, f. 1). Gli statuti del luogo concessi alla comunità sono datati 1434, e una continua ridefinizione delle prerogative e delle immunità nei confronti dei feudatari sono testimoniate nelle carte comunali a partire dal XVI secolo. Una convenzione fra la comunità e il signore del Carretto è datata 1556, mentre ne esistono analoghe con gli altri signori del luogo, i Caldera (AC Monesiglio, ff. 35-38, liti con i signori del luogo; AST, Camera dei Conti, titoli dei paesi di nuovo acquisto, Monesiglio).
Statuti
Fontana menziona gli  Statuta e capitula et ordinamenta Monexili del 1494 (presso il conte d’Agliè, ora in Archivio di Stato a Torino: Fontana 1907).
Catasti
L’archivio storico del comune conserva catasti a partire dal secolo XVIII, anche se sono segnalati sui cataloghi registrazioni di catasto del secolo precedente (1669, ma anche 1658 in una causa per confini del 1788: cfr. il lemma ‘Liti territoriali’), probabilmente andate perse, e comunque non rintracciabili attualmente nell’archivio (già nel 1753 l’intendente Corvesy lamentava la sottrazione di carte dell’archivio comunale, lamentela ripetuta da un altro intendente nel 1840: AC Monesiglio, f. 1).
Ordinati
La serie degli ordinati conservati in archivio inizia con un registro risalente al 1636, inviato al comune nel 1995 dalla Soprintendenza di Genova. Altri registri già in archivio erano a partire dal 1640. Sono conservate inoltre carte risalenti al secolo precedente (in particolare liti fra la comunità ed i signori del luogo a partire dal 1556).
Dipendenze nel Medioevo
La curtes di «Montonesi» menzionata nel diploma del 967 con cui l’imperatore Ottone I concede ad Aleramo «omnes illas cortes in desertis locis consistentes a flumine Tanari usque ad flumen Urbam et ad litus maris», secondo alcuni può essere identificata con Monesiglio; allo stesso modo il toponimo Noseto potrebbe indicare l’attuale frazione Nuceto dello stesso comune (Arata 1991; Balbis 1980).
     Nei tre diplomi imperiali con cui vengono confermati i possessi dei vescovi savonesi nella zona delle Langhe sono menzionati diritti in Monesiglio: nel primo del 998 si precisa il diritto alla decima sul luogo di Monasile, nei due successivi si conferma il dominio dei vescovi sulla plebe di «Monoctile».
     Nei diplomi che tra il 1170 e il 1179 confermano al monastero benedettino di Spigno i suoi possessi sono menzionati diritti sulle terre di Monesiglio.
     Compreso nella marca aleramica, passò agli eredi di Bonifacio del Vasto; nel 1221 Enrico II marchese di Savona infeuda ad una consorteria di signori locali dei diritti che ha in Monesiglio; l’atto si svolge in una cappella signorile che dipende dalla pieve del luogo. Fra le persone infeudate compare un Ottone di Monesiglio, Volmano, Corrado e Rodolfo suoi nipoti, poi i Caldera, gli Isigrino, i Borrachi e i Lombardi. L’anno successivo i domini Caldera di Monesiglio intervengono ad una pace fra il comune di Asti ed Enrico di Savona.
     Negli anni successivi un Ogerio di Monesiglio è prima procuratore e massaro del monastero di S. Stefano di Millesimo (1256), poi castellano a Calizzano per Giacomo del Carretto (1262) – un suo omonimo era stato nel 1204 teste ad una donazione al monastero di Casanova con marchesi discendenti di Bonifacio del Vasto a Cortemilia, e prima presente ad un patto fra Alba ed i suoi vassalli di Monforte, mentre un Baldinella di Munisil era stato nel 1190 teste con Enrico di Savona –.
     La divisione del 1268 fra gli eredi di Giacomo del Carretto trasmetterà il feudo al figlio Enrico, della linea di Novello, insieme con Prunetto, Gorzegno ed altri feudi. Dallo strumento di divisione gli eredi di Ogerio di Monesiglio risultano fra i creditori di Giacomo, e il loro credito è trasferito a Corrado.
     Nel 1276 sono citati fra i vassalli dei tre fratelli del Carretto eredi di Giacomo, Amedeo ed Ogerio di Monesiglio.
     Il marchesato di Bossolasco, formato nel 1324 e composto,  oltre che dal centro omonimo, da Niella, Feisoglio, Albaretto e San Benedetto Belbo, nel 1495 include anche  Monesiglio, successivamente scorporato.
Feudo
Compreso nel territorio della marca aleramica, feudo dei del Carretto. Questi ne ricevono investitura imperiale nel 1355; nel 1426 l’imperatore Sigismondo ne investe Giovanni Bartolomeo. I del Carretto ne dividono la signoria con i Caldera, che nel tempo ne acquistano una parte sempre più consistente. È compreso fra i feudi imperiali di cui i Savoia tentano non senza difficoltà l’annessione fra il secolo XVII e il XVIII. Dopo l’occupazione e la successiva restituzione dell’inizio del secolo, i Savoia nel Seicento procedono all’acquisto delle parti feudali del luogo dai due signori, i Caldera e i del Carretto, con una procedura che provoca sospetti e che è ragione di una indagine per chiarire se i Savoia abbiano arrecato a questi feudatari molestie. Allo stesso tempo una controversia, che nella documentazione risale addirittura a due secoli prima, oppone i Caldera ai del Carretto, e si trascina anche agli anni dopo l’annessione sabauda. Il governo piemontese incontra fortissime difficoltà nella zona anche per i problemi che si creano a inizio Settecento quando si intensifica il controllo militare sui luoghi confinanti con Monesiglio – Gottasecca è dalla metà del Seicento ai Savoia e Saliceto è annessa già prima – controllo atto a limitare l’attività degli «sfrosadori» del sale sui passi di quella zona di disomogenea giurisdizione; la reazione anche molto violenta dei contrabbandieri e l’appoggio della popolazione locale, anche se di luoghi savoiardi, sarà un’ulteriore difficoltà per il processo di annessione, che comunque arriva a pieno titolo nel 1735 (AST, Corte, Langhe, Monesiglio). Alla consegna dei fuochi dei feudi imperiali delle Langhe, Monesiglio risulta infeudato alla contessa Saluzzo Caldera per i sette ottavi, mentre il restante ottavo è di pertinenza del conte Francesco del Carretto.
Proprio i Saluzzo nell’Ottocento saranno i principali signori del luogo; loro patrocineranno la costruzione e lo spostamento della sede parrocchiale all’inizio del secolo XIX mentre già nel 1740 i Caldera si erano garantiti prerogative riguardanti l’elezione del consiglio comunale. I Saluzzo figurano poi nei catasti sette-ottocenteschi come i più importanti proprietari su tutto il territorio comunale.
Mutamenti di distrettuazione
Monesiglio, compreso dopo il passaggio ai Savoia nei feudi imperiali indicati come ex marchesato di Ceva (AST, Camera dei Conti, I archiviazione, Feudi e Giurisdizioni, mazzo II), entra a far parte solo nella seconda metà del Settecento della provincia di Mondovì. Passa poi alla provincia di Cuneo.
Nell’Ottocento Monesiglio è capoluogo di mandamento nella provincia di Mondovì. Nel suo mandamento sono compresi i comuni di Camerana, Gottasecca, Mombarcaro, Prunetto e Saliceto.
Nel 1865 vi è una richiesta da parte dei comuni di Monesiglio e Saliceto di distacco dalla provincia di Cuneo, nella quale il comune è compreso da appena cinque anni, e di aggregazione alla provincia di Savona (Mazzone 1937).
Alla fine del secolo il ruolo di capoluogo di mandamento è messo in discussione – probabilmente in coincidenza con il tentativo del vicino comune di Saliceto di assumere tale ruolo (si veda la scheda dedicata a Saliceto) –; il tentativo di annessione nel mandamento di Monesiglio del comune di Gorzegno, nel 1893, compreso poi nel 1902 nel mandamento di Cortemilia, coincide con la preoccupazione del consiglio comunale di Monesiglio di accrescere il numero di abitanti compresi nel mandamento stesso, al fine di evitarne un eventuale disgregamento (AC Monesiglio, f. 1; si veda la scheda dedicata a Gorzegno).
Fra il 1947 e il 1949 in consiglio comunale vengono discusse due differenti proposte: una prevede l’idea di promuovere a livello locale una richiesta per l’annessione alla provincia di Savona; la seconda – formulata a livello provinciale ed inviata per conoscenza alle sedi comunali – propone, in previsione della creazione delle circoscrizioni regionali, una unione fra la provincia di Cuneo e quella di Imperia, in cui si sostengono la coerenza storica delle municipalità di Cuneo, la loro rilevanza numerica (un totale di quasi seicentomila abitanti) e i legami fra quella provincia ed Imperia, oltre agli indubbi vantaggi che uno «sbocco al mare» potrebbe garantire (AC Monesiglio, ff. 1 e 225). Al di là della convinzione o meno con cui sono perorate le cause, entrambe dimostrano un orientamento opposto a quello amministrativo cui in realtà il comune è sottoposto.
Mutamenti Territoriali
Durante il Fascismo a Monesiglio sono accorpati i due comuni confinanti di Mombarcaro e Prunetto; il primo diventerà frazione unica, mentre il secondo sarà diviso nelle due frazioni di Colombi e Prunetto dall’amministrazione comunale. Dopo la guerra i due comuni ridiventeranno autonomi, anche se non senza qualche discussione sull’opportunità di tale ripristino (si veda la scheda dedicata a Prunetto).
Comunanze
Nel 1840 l’intendente segnala alla prefettura che i beni comunali «sono pressoché di nessuna entità» (AC Monesiglio, f. 1). I registri sullo stato dei boschi nel XIX secolo non fanno menzione di proprietà comunali consistenti; esistono però pratiche che segnalano per tutto il secolo vendite di terreni comunali da parte dell’amministrazione (fra queste, quella di un terreno di quasi ventuno ettari nel 1862 in regione S. Biagio: AC Monesiglio, ff. 49, 50 e 206) Le attestazioni degli anni Trenta, dopo le indagini del Commissariato per la liquidazione degli usi civici, mettono in evidenza una scarsissima consistenza dei beni comuni (00.24.58. ha cat. «A»; 00.33.21 ha cat. «B»: CLUC, Monesiglio, relazione geom. Aimo), che ne consiglia la loro alienazione.
Liti Territoriali
Negli anni 1568-1569 è segnalata una vertenza territoriale in materia di confini fra la comunità di Prunetto e quella di Monesiglio. I luoghi contesi sono siti nella regione Stroppo, presso la quale il corso del Bormida separa i due comuni – ma Stroppo è anche il toponimo da cui prende il nome il rittano che è parte anch’esso della linea di confine –; la ragione della contesa è lo spostamento del corso del fiume ed il conseguente riadattamento dei termini fra le due comunità, con conseguenze sui diritti di proprietà di un bosco di confine sopra la strada sita a valle, fra i due comuni (IGM, Monesiglio; AST, Camera dei Conti, art. 753, fasc. 1, vol. 49, cc. 223-40). Una vertenza fra le stesse comunità è segnalata poi più di due secoli dopo, nel 1788, per questioni intorno a delimitazioni di proprietà che riguardano sempre gli stessi terreni. Le rimostranze presentate di fronte alla Regia Intendenza di Mondovì riguardano la regione Stroppo e quella denominata Ronco d’Isole. Per quel che riguarda la regione Stroppo – per la quale si sostiene che i catasti antichi riportano l’appartenenza chiara a Monesiglio – le rimostranze sono ben presto ritirate dalla comunità di Prunetto, mentre le pratiche che riguardano gli altri terreni sono più lunghe. La causa è anche in questo caso lo spostamento del letto del fiume per alluvione, ed il sito conteso è quantificato in 3 giornate, 6 tavole e 5 piedi «tra campi e ghiara cespugliata». La comunità di Prunetto difende la linea di confine preesistente, sostenendo la necessità di tracciare i confini nel mezzo dell’antico alveo; a suo favore sostiene che i particolari del luogo sono persone di Prunetto e hanno sempre pagato a quel comune le contribuzioni per quei terreni. Per contro la comunità Monesiglio protesta l’assoluta irrilevanza delle ragioni di Prunetto, soprattutto il fatto che i particolari siano della comunità vicina, e sostiene il ruolo “attivo” dell’erosione, che ha portato i terreni entro i termini del comune (AC Monesiglio, f. 33, Liti, Prunetto per delimitazione proprietà, anno 1788; le carte contengono anche una pianta topografica della regione contesa). Nel 1568 è segnalata una vertenza di confine fra la comunità di Monesiglio ed alcuni particolari del luogo di Gottasecca; sono in discussione i diritti giurisdizionali su alcune pezze di terreno di confine, su cui Monesiglio rivendica la possibilità di riscuotere la tassazione. Ne consegue una composizione e la relativa posa di termini di confine fra le due comunità (le carte alludono ai confini presso il rittano «de Serolis»; presentano le ragioni di entrambe le parti: AST, Camera dei Conti, art. 753, fasc. 1, vol. 49, cc. 212-19). Nello stesso anno la comunità di Monesiglio è impegnata in una vertenza territoriale con un’altra comunità confinante, Camerana: viene eseguita una ricognizione dei confini fra i due comuni, con da una parte Francesco marchese di Incisa e gente del luogo di Camerana, dall’altra Giovanni Antonio Caldera e gente di Monesiglio. Nell’occasione vengono posti i termini di confine fra i due luoghi (AST, Camera dei Conti, art. 753, fasc. 1, vol. 49, cc. 241- 42). Nel 1720 è invece testimoniata una contesa fra quei due stessi comuni, Monesiglio e Camerana, per la regione detta «Sarmazzola», che è stata compresa durante la ricognizione dei confini effettuata dal consiglio di Camerana con l’Intendente di Mondovì nel territorio di quel comune, mentre i particolari di Monesiglio che possiedono le pezze di terreno di quel luogo ne protestano l’appartenenza al territorio del comune di Monesiglio: le cause dei problemi sembrano ancora una volta legate «alla corrusione del fiume Bolmida». Il Caldera, che patrocina la causa a favore di Monesiglio, rigetta l’atto in quanto di pregiudizio anche nei confronti dell’Impero – Monesiglio è infatti ancora un feudo imperiale, contrariamente al comune confinante – e difende i particolari di Monesiglio, regolarmente iscritti al catasto del luogo e fedeli alla Maestà imperiale (AST, Camera dei Conti, art. 753, fasc. 1, vol. 49, cc. 243-44; le carte portano solo le ragioni della comunità di Monesiglio).
Fonti
AC Monesiglio (Archivio Storico del Comune di Monesiglio), f. 1, visita dell’Intendente della prefettura di Mondovì [1840]; f. 33, Liti, Prunetto per delimitazione proprietà, anno 1788; ff. 49-50, 180, 206, 215-216, 225.
L’Archivio Storico è stato recentemente riordinato e conserva carte comunali del secolo XVI (liti fra la comunità ed i signori del luogo a partire dal 1556).
AD Alba (Archivio Storico della Diocesi di Alba):
Visita mons. Marino [1573];
Visita mons. Regazzoni [1577];
Visita mons. Brizio [1644];
Visita mons. Della Chiesa [1667];
Visita mons. Natta [1753].
AST (Archivio di Stato di Torino):
Camera dei Conti, art. 753, fasc. 1, vol. 49;
Camera dei Conti, art. 534, Registro dei focolari delle Langhe;
Camera dei Conti, I archiviazione, Feudi e Giurisdizioni, mazzo II;
Camera dei Conti, titoli dei paesi di nuovo acquisto, Monesiglio;
Corte, Langhe, Monesiglio.
BRT (Biblioteca Reale di Torino), Storia patria n. 853, Relazioni della provincia di Mondovì, relat. Corvesy 1753. La relazione dell’intendente Corvesy è edita: Descrizione della Provincia di Mondovì: relazione dell’intendente Corvesy, 1753, a cura di G. Comino, Mondovì 2003.
CLUC (Commissariato per la liquidazione degli usi civici), Monesiglio, relazione geom. Aimo.
Bibliografia
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Bosio B., La “charta” di fondazione e donazione dell’abbazia di S. Quintino di Spigno (4 maggio 991),Visone 1972.
Braida G., Cortemilia e le Langhe nei tempi antichi, Savigliano 1877.
Casalis G., Dizionario geografico storico-statistico-commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna, Maspero, Torino 1833-1856, 28 voll.
Codex Astensis qui de Malabayla communiter nuncupatur, a cura di Q. Sella, I, Roma 1887, II-IV, Roma 1880.
Conterno G., Pievi e chiese dell’antica diocesi di Alba, in «BSSSAACn.», 80 (1979), pp. 55-89.
Cordero dei Conti di San Quintino G., Osservazioni critiche sopra alcuni particolari delle storie del Piemonte e della Liguria nei secoli XI e XII, Torino 1853 (Memorie della Regia Accademia delle Scienze di Torino, s. II, 13).
Descrizione della Provincia di Mondovì: relazione dell’intendente Corvesy, 1753, a cura di G. Comino, Mondovì 2003.
Dizionario di toponomastica. Storia e significato dei nomi geografici italiani, Torino 1990.
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Guasco Di Bisio F., Dizionario feudale degli antichi Stati Sardi e della Lombardia, Pinerolo 1911 (BSSS 54-58).
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Manno A., Il patriziato subalpino. Notizie di fatto storiche, genealogiche, feudali ed araldiche desunte da documenti, Civelli, Firenze 1895-1906, 2 voll. e 27 dattiloscritti, vol. I, ad vocem.
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Olivieri L., Le pievi medioevali dell’Alta Val Bormida, in «Rivista Ingauna e Intemelia», 27 (1972), nn. 1-4, pp. 17-34.
Provero L., Dai marchesi del Vasto ai primi marchesi di Saluzzo. Sviluppi signorili entro quadri pubblici (secoli XI-XIII), Torino 1992 (BSS 209).
Provero L., I marchesi del Carretto: tradizione pubblica, radicamento patrimoniale e ambiti di affermazione politica, in Savona nel XII secolo e la formazione del comune: 1191-1991. Atti del convegno di Savona, 26 ottobre 1991, in «Atti e memorie della Società savonese di storia patria», n.s. 30 (1994), pp. 21-50.
Il «Rigestum comunis Albe», a cura di Gabotto F., Eusebio F., Pinerolo 1903 (BSSS 20 e 21).
Sturani M.L., Il Piemontese, in Amministrazioni pubbliche e territorio in Italia, a cura di L. Gambi, F. Merloni, Bologna 1995, pp. 107-154.
Torre A., Il consumo di devozioni. Religione e comunità nelle campagne dell’Ancien Régime, Venezia 1995.
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Descrizione Comune

Monesiglio

     Il processo di accentramento della popolazione verso il capoluogo è particolarmente evidente per il comune di Monesiglio (alt. 330-832 m slm, 853 ab.) a partire dall’inizio di questo secolo. Nel 1814 e nel 1857 i risultati del censimento indicano una distribuzione degli abitanti equamente divisa fra le località rurali ed il capoluogo (AC Monesiglio, ff. 215-216); sono attestate le borgate o frazioni Nuceto (o Noceto), Borretti, Bertola, Pozzi, San Martino, Vaglio (Casalis 1833-56). Ancora all’inizio di questo secolo sono segnalate molte altre località: oltre alle indicate, anche Boschetto, Bricco, Cantone, Scorticata. Nel 1921 le tre frazioni di collina intorno al capoluogo segnalate nel censimento – Vajo (Vaglio?), San Martino e Noceto – raccolgono poco più di un terzo degli abitanti, che per il resto in gran parte sono censiti nel capoluogo (716 ab. su 1548). Nell’ultimo censimento questa tendenza si accentua e nel capoluogo risultano residenti 603 abitanti sugli 853 totali. L’accentramento verso il capoluogo, come accade anche in comuni vicini, si accompagna ad una riduzione del numero degli abitanti: nel 1744 nell’ex feudo imperiale di Monesiglio risultano tassabili 223 fuochi (AST, Camera dei Conti, art. 534, Registro dei focolari delle Langhe); 1200 abitanti sono invece censiti dieci anni dopo (BRT, Storia patria n. 853, Relazioni della provincia di Mondovì, relat. Corvesy 1753). Il comune conta poi 1425 abitanti nel 1861 e 1548 nel 1921. Nel secondo dopoguerra la popolazione passa a 1172 abitanti nel 1961, poi a 883 venti anni dopo.
Compreso nel territorio della marca aleramica, Monesiglio è feudo dei del Carretto, che ne ricevono investitura imperiale nel 1355. I del Carretto dividono la signoria con i Caldera, che nel tempo ne acquistano una parte sempre più consistente. È compreso fra i feudi imperiali di cui i Savoia tentano non senza difficoltà l’annessione fra il secolo XVII e il XVIII.
L’organizzazione comunale sembrerebbe, nell’Ottocento almeno, riflettere la divisione in frazioni del comune (sono garantiti rappresentanti alle quattro borgate); nello stesso periodo, le indagini promosse a livello locale e centrale, poi confermate da quelle successive di questo secolo, denunciano la scarsa rilevanza dei beni comunali. Sono invece conservate testimonianze di tensioni territoriali con comunità vicine, sia nel Cinquecento che due secoli dopo, quasi sempre centrate su problemi dovuti allo spostamento del sito di corsi d’acqua che delimitavano il confine stesso (cfr. il lemma ‘Liti territoriali’).
La documentazione ecclesiastica testimonia anch’essa la complessa dinamica degli insediamenti, segnalando nel Sei e Settecento la presenza di numerose chiese e cappelle sul territorio. Il controllo del rituale diventa infatti prerogativa strategica, che prima i Caldera, poi i Saluzzo con la costruzione della parrocchiale del luogo, mirano a controllare.
Con gli ultimi due secoli sono evidenti nella documentazione tentativi del comune di ridefinire il proprio orientamento amministrativo, con due successive richieste, nel 1865 e del 1928, per il passaggio alla provincia di Savona, e con pratiche per l’annessione al proprio mandamento del comune di Gorzegno, che coincide probabilmente con un periodo in cui è messa in discussione l’esistenza stessa di quel mandamento.
Non esiste per Monesiglio una bibliografia specifica, ma vi sono riferimenti e notizie in dizionari, in opere generali sulla zona e in monografie su comuni vicini.