Pamparato

AutoriComino, Giancarlo
Anno Compilazione1998
Provincia
Cuneo
Area storica
Marchesato di Ceva.
Abitanti
543 (ISTAT 1991).
Estensione
3509 ha (ISTAT 1991).
Confini
A nord Torre Mondovì, a est Viola e Monasterolo Casotto, a sud Garessio, a ovest Roburent.
Frazioni
Serra, Valcasotto, Surie, Tagliante, Abrame, Nascio e Arotte.
Toponimo storico
«Panparatus», scritto dai notai anche staccato («In Pane parato», «de Pan parato»), risale forse a una base panis unita al participio passato del verbo parare (Massia 1932, p. 61). Il 16 marzo 1202 Agnese, figlia del fu Giovanni Marniera, e il marito Aicardo vendono al priore della certosa di Casotto un castagneto nel territorio «Pamparati»; all’atto seguente, del 5 maggio 1202, è testimone un «Girbaudus Anricus de Pamparato» (Cartario della Certosa di Casotto, doc. 14, p. 13; doc. 15, p. 14).
Diocesi
Pamparato appartiene alla diocesi di Asti fino al 1768: trovandosi oltre il confine segnato dal corso del torrente Roburentello, non viene compresa nella diocesi di Mondovì. Le viene assegnata con Torre, S. Michele, Niella, Cigliè e Roccacigliè, con le quali costituisce una striscia di territorio che, dalle sorgenti tra Casotto e Robu­rentello, scende sino al Tanaro, nel 1768 (Conterno 1988, p. 17).
Pieve
«Plebs Montisvici»: S. Pietro di Fiamenga. La chiesa di S. Maria è documentata dal 1260; doveva essere situata sulla riva sinistra del torrente Casotto (Conterno 1988, pp. 24-25).
Altre Presenze Ecclesiastiche
Parrocchia di S. Biagio, fondata nel secolo XVI. Cappelle di S. Giovanni, S. Croce, Madonna della Neve, S. Sebastiano, S. Rocco, S. Bernardo (con affreschi del secolo XV). Santuario dell’Assunta (secolo XVII). Parrocchia del Santissimo Nome di Maria nella frazione Serra, fondata nel 1754; cappelle di S. Anna e di S. Matteo ai Cardini. Parrocchia di S. Ludovico re in frazione Valcasotto, fondata nel 1771 (Diocesi di Mondovì 1978, pp. 64-66).
Assetto Insediativo
Luoghi Scomparsi
Non rilevati.
Comunità, origine, funzionamento
La prima attestazione dell’esistenza di un organismo comunitario a Pamparato si ricava da un atto del 2 settembre 1243, con cui Anselmo Mongia e i suoi soci, che in quell’anno avevano giurato di fare il bene degli uomini di Pamparato, donano alla certosa di Casotto l’Alpe di Lavacelo con i diritti di «celiare, pascare et secare» (Cartario della Certosa di Casotto, doc. 90, pp. 167-168). La solennità delle formule usate può far pensare che rifletta un momento particolarmente importante, come potrebbe essere appunto la «coniuratio» che sta all’origine del comune (Camilla 1990, p. XV). Pamparato è retta da statuti nel 1391.
Statuti
Fatti e approvati nel 1391 sul modello di quelli di Ceva (Camilla 1990)
Catasti
Libro colonnario di tutti i particolari e corpi possidenti beni sul territo­rio di Pamparato ante 1775. Libro figurato di tutte le pezze esistenti nella mappa del territorio di Pamparato (s.d.); Libri dei trasporti; Mappa generale del territorio del 1781-1787, misuratore Giovanni Odasso; Mappali degli anni 1876-1878; Mappa della frazione Serra (1850), misuratore Paolo Cavalli.
Ordinati
Dal 1616, con lacune per gli anni 1671-1681; 1717-1720; 1725; 1733-1738; 1771-1776; 1801-1802.
Dipendenze nel Medioevo
Il 16 gennaio 1163 i suoi primi signori, i domini di Carassone Enrico, Aicardo, e Bonifacio donano al vescovo di Asti tutto l’allodio che possiedono nel castello e nella villa di Pamparato per esserne immediatamente reinvestiti. Entrano in questo modo nella clientela vassallatica del vescovato astigiano, ma nel 1214 appaiono già soppiantati dai marchesi di Ceva. Infatti Guglielmo se ne ri­conosce vassallo per il castello, la villa, il territorio e gli uomini di Pamparato: la for­mula usata induce a pensare che i rapporti con questi ultimi siano diretti, senza alcuna mediazione di istituzioni collettive (Camilla 1990, p. XIV). Il marchese Giorgio il Nano nel 1295 vende Pamparato e le altre sue terre al comune di Asti e ne è reinvesti­to. In seguito parti del feudo vengono vendute ad Amedeo VI di Savoia, e a Gian Galeazzo Visconti, entrando così nella dote di Valentina Visconti, andata sposa a Luigi d’Orleans.
Feudo
Nel Seicento ne sono investiti i Bonardo Mongarda e i Pasta; in seguito il feu­do, con il titolo comitale, risulta diviso in 32 punti, 16 dei quali di spettanza dei Corderò di Pamparato, 12 dei Gianasso, dei Ceva di Battifollo, e 2 del Regio Patrimonio (BRT, Storia patria n. 853, Relazioni della provincia di Mondovì, relat. Corvesy 1753, p. 230).
Mutamenti di distrettuazione
Fino al 1531 fa parte del marchesato di Ceva, poi fa parte del ducato di Savoia.
Mutamenti Territoriali
Dal gennaio 1845 il territorio comunale subisce un incremento di 592 giornate, tavole 70, piedi 7, in quanto gli viene assegnata la fra­zione Serra, staccata da Torre, già soggetta nello spirituale alla parrocchia di S. Biagio. La supplica di alcuni proprietari della frazione Valcasotto, tendente a trasforma­re quest’ultima in comune autonomo (marzo 1855), non ha esito per accordi intercor­si tra le due parti. Stesso esito ha la pratica per il passaggio da Garessio a Pamparato della certosa e della valle superiore del Casotto.
Comunanze
La parte più consistente di beni comuni è l’Alpe Valletta (circa 1000 giornate), sui confini con Garessio, il cui progetto di vendita è alla base, nel 1855, della richiesta di costituire un comune autonomo per gli abitanti di Valcasotto. Su di essa, infatti, essi vantano diritti di pascolo gratuito. Si segnalano inoltre i gerbidi co­munali e alcuni boschi cedui, sfruttati dagli abitanti delle borgate Calanche, Laretti e Mazzoni dopo che sono stati effettuati i tagli e gli alberi sono ricresciuti in modo tale da non essere più danneggiati dal bestiame: vengono indicati come Cuni dei Mazzoni, Ruscato, Stopero, Suria del Marco (AC Pamparato, Cat. V, Affari diversi, m. 3, fasc. 27/2).
Liti Territoriali
Si segnala un’unica, importante lite con la comunità di Garessio per i seguenti beni: la regione del Bricco dei PP. Certosini, Rocca Ballesina, Mascarone, Monte Crespo, Rittano di Val Calda, Rocca Moscardina, Valcalda, Lavasetto e Poggio di Mascarone, secoli XVII-XVIII (AC Pamparato, Cat. V, Affari diversi, m. 3,fasc. 52/l-2).
Fonti
A.C.P. (Archivio Storico del Comune di Pamparato).
A.C.P. , Cat. I, Amministrazione, m. 99 [1867-1925];
A.C.P. , Cat. V, Affari diversi, m. 3, fasc. 27/2; fasc. 34/1-4; fasc. 41; fasc. 52/l-2.
A.S.T. (Archivio di Stato di Torino).
A.S.T., Camera dei Conti, II archiviazione, capo 57, Let­tere diverse, n. 655.
B.R.T. (Biblioteca Reale di Torino)
B.R.T.,  Storia patria n. 853, Relazioni della provincia di Mondovì, relat. Corvesy 1753. La relazione dell’intendente Corvesy è edita: Descrizione della Provincia di Mondovì: relazione dell’intendente Corvesy, 1753, a cura di G. Comino, Mondovì 2003
Bibliografia
Cartario della Certosa di Casotto 1172-1326, a cura di G. Barelli, Torino 1957 (BSSS 179).
Casalis G., Dizionario geografico storico-statistico-commerciale degli Stati di S.M il Re di Sardegna, XIV Torino 1846, pp. 159-162.
Conterno G., Pievi e chiese tra Tanaro e Stura nel 1388, in La diocesi di Mondovì: le ragioni di una storia. Miscellanea di studi storici nel VI Centenario 1388-1988, Farigliano 1988, pp. 7-55.
Descrizione della Provincia di Mondovì: relazione dell’intendente Corvesy, 1753, a cura di G. Comino, Mondovì 2003
Diocesi di Mondovì, Annuario 1978, Mondovì 1978.
Massia P., Sul nome locale di Pamparato (Mondovì) e su alcuni cognomi relativi. Indagini onomastiche storico-lessicali, in «BSSSAACn», 7 (1932), pp. 59-82.
Statuta loci Pamparati MCCCXCI, a cura di P. Camilla, Cuneo 1990.
Descrizione Comune
Pamparato
I primi a descriverci il territorio della comunità di Pamparato, nel Settecento, sono concordi nel sottolineare la povertà del suolo, dove non si raccoglie né grano né vino, ma solamente poche castagne, che spesso soggiacciono alle brine e ad altre «fallanze». Sono le montagne più sterili del marchesato di Ceva, che obbligano molti particolari del luogo a emigrare o a dedicarsi all’artigianato del legno, fabbricando al tornio va­si, mestoli, cucchiai e altri utensili. La villa si sviluppa su cinque quartieri, dette an­che borgate, che si prolungano fino all’alta valle del Casotto, dove il fiume scorre «ristretto fra due montagne la buona parte selvatiche ed infruttifere, e tanto fra loro vici­ne, che altro sito non lasciano che il semplice letto di detto fiume» (BRT, Storia patria n. 853, Relazioni della provincia di Mondovì, relat. Corvesy 1753, pp. 223-224).
Le notizie più antiche sul paese ci provengono per buona parte dalle carte della certo­sa di Casotto, fondata intorno al 1172 nel territorio di Garessio, in particolare il docu­mento del 1243 con il quale i certosini entrano in possesso dell’Alpe di Lavaceto: i donatori potrebbero rappresentare il primo organismo politico della comunità, seppure in forma ancora embrionale. Ben più consapevole l’atto che presiede alla formazione e approvazione degli Statuti del 1391, segno che Pamparato aveva ormai acquisito una ben precisa fisionomia nell’ambito del marchesato di Ceva, tale da consentirgli di discutere alla pari con i suoi signori. Sono queste le date essenziali per capire l’evol­versi del suo territorio; sia l’una che l’altra implicano una nozione non puramente for­male di questo concetto e una sua struttura articolata, come per altre comunità, su ele­menti fisici chiaramente identificabili.
Il fatto che il legname e il pascolo siano quasi l’unica risorsa rende particolarmente importante lo sfruttamento delle comunanze: si ha l’impressione che gli anni immediatamente a cavallo del secolo XVIII siano decisivi; Pamparato ha pendente una lunga lite con Garessio, è oppressa dalle contribuzio­ni richieste dal duca per le esigenze di guerra, e una consistente parte dei propri beni comuni è stata usurpata dal marchese di Garessio e dai certosini di Casotto. Nel 1703 è in corso la misura generale dei due territori e l’incaricato incontra notevoli difficoltà da parte dei Garessini (AST, Camera dei Conti, II archiviazione, capo 57, Let­tere diverse, n. 655).
Nel 1842 gli abitanti di Serra, allora frazione di Torre, chiedono di essere aggregati a Pamparato; nel 1754 il marchese Cordero aveva dotato e costituito in parrocchia la locale chiesa, rendendola autonoma da quella di S. Biagio. Serra era allora composta da 76 famiglie divise fra le comunità di Roburent (16), Pamparato (29) e Torre (31), queste ultime notevolmente sfavoriterispetto alle altre, dalla distanza da Torre, sede del medico e della scuola, e da Vico, sede della giudicatura e dell’esattoria. Si tratta­va di spostare indietro il confine di mezzo miglio, in modo da assumere la montagna detta «la Rivoira» come limite naturale di separazione fra Pamparato e Torre. La richiesta è favorevolmente accolta nel 1844 e diventa esecutiva con il 1 gennaio 1845 (AC Pamparato, Cat. V, Affari diversi, m. 3 fasc. 34/1-4).
La richiesta della frazione Valcasotto di diventare comune autonomo è invece dettata dal risentimento degli abitanti per essere trascurati dal capoluogo, nonostante il loro numero: ben 1200 anime contro le 1500 di Pamparato. Il consiglio comunale ha deciso di alienare 1000 giornate di beni comuni, fra cui l’Alpe Valletta, per finanziare la costruzione della strada per Valcasotto. Si giunge a una transazione il 17 luglio 1855: gli abitanti di quest’ultima frazione acconsentono alla cessione dell’Alpe a favore del Patrimonio particolare di S.M. in cambio del diritto di continuare a pascolare sui beni incolti pa­gando una lieve tassa e del diritto di usufruire del legname necessario alla riparazione delle loro case a un prezzo mai maggiore di quello fissato dal comune.
Pamparato inoltre dichiarerà comunale la strada per Valcasotto, vi manterrà una scuola elementare, retta di preferenza da un prete, e ripartirà i consiglieri anche sulla frazio­ne (AC Pamparato, Cat. V, Affari diversi, m. 3, fasc. 41). Nel 1867 viene chiesto il passaggio dal territorio di Garessio a quello di Pamparato della certosa, ossia della valle superiore di Valcasotto, ma la domanda viene respinta dal Ministero nel 1875; anche il successivo ricorso non viene accolto (R.D. del 27 marzo 1879, in AC Pamparato, Cat. I, Amministrazione, m. 99 [1867-1925]). Nel 1840 il consiglio delibera di partecipare all’asta per l’acquisto dell’Alpe Valleggia, di proprietà del conte Giuseppe Orsi di Villanova: essa si trova sul territorio di Garessio e in attinenza a quella di Valletta, con cui potrebbe costituire una notevole unità di sfruttamento boschivo. Il limite di spesa consentito è di £ 5500: si ignora come si sia conclusa l’asta (AC Pamparato, Cat. V, m. 3, fasc. 55/3).