Galliate

AutoriLeggero, Roberto
Anno Compilazione2008
Anno RevisioneVERSIONE PROVVISORIA
Provincia
Novara
Area storica
Comitato di Pombia, contado di Novara
Abitanti
3.320 nel 1607; circa 4.800 (metà del XVIII secolo); Goffredo Casalis afferma «gli abitanti che ottantadue anni fa erano soli 4.161, sommano ora al novero di 6.361» (Casalis, Dizionario, XXVIII, 364); Piero Landini afferma «la popolazione è aumentata da 5.858 individui nel 1838 a 9.501 nel 1921 a 10.108 nel 1931» (P. Landini, Galliate, Enciclopedia Treccani, XVI, 322); 2001 13.448; 2008 15.062 (Istat).
Estensione
Superficie (ha) 2.954. Il Casalis ricorda che il mandamento di Galliate aveva una superficie territoriale di 44.55 chilometri quadrati, mentre il territorio del comune aveva un’estensione superficiale di 42,801.10 pertiche (Casalis, Dizionario, XXVIII, 364). Il comune giace a 154 m. s.l.m.
Confini
Novara, Cameri, Romentino, fiume Ticino (confine con la Lombardia: i comuni confinanti sono Turbigo (MI), Robecchetto con Induno (MI), Bernate Ticino (MI),Cuggiono (MI)).
Frazioni
Cascina La Soliva, Ponte Ticino. Vedi mappa.
Toponimo storico
Galeatum, attestato nell’840. Il toponimo potrebbe essere tradotto come “i familiari, gli uomini di Gallius” con riferimento a «un gruppo di cultura celtica presente nella zona in età romana» (La storia in frammenti, 9). Da respingere l’etimologia popolare che lo faceva derivare anticamente dal nome del gallo, «che gli fu attribuito come stemma già nel 1450 da Francesco Sforza» (Dessilani, I Comuni, 67).
Diocesi
Novara
Pieve
Pieve urbana di Novara (Novara e la sua terra, 312). «L’organizzazione lasciata da Pietro III [993-1032] durò un centinaio d’anni, sino all’episcopato di Litifredo, quando nel 1132 il vescovo si fece approvare dal pontefice Innocenzo II la nuova organizzazione distrettuale ecclesiastica». Da tale documentazione Galliate non risulta essere dotata di pieve tuttavia alle pievi indicate esplicitamente dal documento «si aggiungevano le chiese di Cerano, Gravellona, Cameri, Romentino, Galliate e Monticello» (Novara e la sua terra, 27).
Altre Presenze Ecclesiastiche
Chiesa di San Pietro: fin dal 1057 è ricordata «una cappella edificata “iuxta fossato de castro” in onore di S. Pietro». È del 1132, invece, la bolla di papa Innocenzo che ricorda una «ecclesiam Galiati». Nel 1347 la chiesa di San Pietro dipendeva dai canonici della cattedrale di Novara. Nel 1617 l’intitolazione della chiesa divenne San Pietro e Paolo e, probabilmente, coincideva con l’attuale parrocchiale (Novara e la sua terra, 65). Alla metà del XVIII secolo «erano ben 19 i campanili che si elevavano nel cielo di Galliate (…) oltre alla parrocchiale, dedicata ai Santi Apostoli Pietro e Paolo, erano aperti al culto gli oratori delle confraternite dei Santi Dionigi e Antonio Abate, dei Santi Caterina e Giovanni Battista, della Santissima Trinità, dell’Immacolata Concezioione, dei Santi Urbano e Rocco, della congregazione di San Giuseppe. Ad esse andavano aggiunte le chiese di San Gaudenzio, dell’ospedale, Lazaretto, del Collegio delle suore Orsoline, del convento di San Bernardino e del nuovo Hospizio francescano. Fuori dell’abitato, ma sempre sul territorio galliatese, sorgevano invece le chiese campestri di San Martino, della Beata Vergine di Caravaggio, di San Pietro “detta ancho Santa Maria di Luppiate, dove vi sono alcune capelle (…)”, di San Giovanni Battista, di Santa Maria Maddalena, di San Carlo alla Fortuna: al limitare dei viottoli di campagna si trovano le piccole cappelle di Sant'’nofrio, dell'Assunta, di San Cristoforo, di San Bernardo, di Sant’Antonio da Padova; e ancora, da ricordare, la chiesa di Santa Maria dei Serviti della Scaglia, la chiesetta privata “fatta costruire dal signor Giulio Ferrari alla sua cassina della Casa Vecchia”» Alla metà del Settecento i sacerdoti erano 28 con 13 chierici su una popolazione che non arrivava ai 5000 abitanti (Cardano, Galliate, 11-13).  Seicentesco è acnhe il santuario detto del Varallino, dedicato alla natività di Maria. Il santuario dovrebbe essere una riproduzione in dimensioni più contenute del santuario di Varallo; esso infatti presenta al suo interno dieci cappelle dotate di statue a grandezza naturale e dedicate ai Misteri Gaudiosi e ai Misteri dolorosi. La facciata della vhiesa fu realizzata nel 1894 (Dessilani, I Comuni, 69).
Assetto Insediativo
Quota s.l.m. (in metri) 153. La mappa del 1792 mostra un insediamento regolare, di forma vagamente trapezoidale, con la mole del castello sforzesco che domina la struttura dell’insediamento, i resti dei fossati che circondano l’insediamento. La mappa evidenzia anche la presenza delle strutture ecclesiastiche: la chiesa parrocchiale, il Monastero di Galliate, la chiesa di Santa Caterina e, subito fuori dell’abitato, a ridosso del fossato, la chiesa di Sant’Antonio  (La storia in frammenti, 10). Dalla toponomastica dell’insediamento risulta la suddivisione di Galliate in quattro cantoni «Missanghera (Zanghera) a nord-ovest; Bortinate (Burnà) a nord-est; Porta San Pietro (Pòrtasinpê) a sud-est; Porta Nuova (Pòrtanòva) a sud-ovest(quest’ultimo in origine era individuato con il nome dell’attigua Porta San Giovanni o di Gesano)» a questi cantoni si aggiungerà, con l’espandersi dell’abitato verso sud, al di là del fosso colatore, il Borgo «che però non ottenne mai ‘parità giuridica’ con i precedenti (…) Bortinate (o Bornate) deve probabilmente la sua denominazione all’antichissimo villaggio di Berconate, nominato in un documento vescovile del lontano 840 e forse situato verso la vallata del Ticino; con il successivo fenomeno dell’incastellamento [di Galliate] (…) gli abitanti di quel minuscolo borgo, situato verso il Ticino, si sarebbero trasferiti nei pressi dell’attuale castello» (Cardano, Galliate, 16-17).
      Quando, nel 911, gli homines di Galliate e di Berconate ottennero la possibilità di incastellare la villa di Galliate, le forme dell’abitato mutarono anche se erano ancora lontane da quelle registrate dalla mappa teresiana: «il castrum fu edificato su un terreno prossimo al villaggio, che era allora situato in una zona più ad occidente dell’attuale insediamento, cioè presso la chiesa di Santa Maria della Scaglia. Nel corso di cento anni si verificarono alcuni cambiamenti nella struttura insediativa del territorio: il castello aveva determinato la lenta scomparsa di almeno due abitati, concentrando la popolazione sparsa entro la fortezza» (Andenna, Da novara, 293). Berconate, indicato come villaggio nelle fonti, entro il 1069 divenne un semplice locus ubi dicitur all’interno del territorio galliatese. La stessa cosa avvenne per l’insediamento di Lupiate, denominato locus et fundus nel 966 ma divenuto nel 1087 un semplce «toponimo campestre (…) Ma la maggiore novità fu rappresentata dalla costruzione di un villaggio, attorniato da un fossato e reso più forte da un’area incastellata, realizzatasi probabilmente intorno alla metà dell’XI secolo», periodo a partire dal quale si ritrova nelle fonti l’espressione in loco et fundo novi Galiatis. L’edificazione del nuovo insediamento era da mettere in connessione con «l’iniziativa signorile dell’arcivescovo di Milano, verificatasi almeno a partire da anni precedenti il 1057» (Andenna, Da novara, 293). Vedi mappa, Foglio 1. Foglio 2. Foglio 3.
Luoghi Scomparsi
Berconate, Gradixine, Secalianum (ora cascina Scagliano), Lupiate (Andenna, Da Novara, 294).
Comunità, origine, funzionamento
«Con il consolidarsi della dominazione di Roma si era (…) verificata una decisa crescita degli insediamenti rurali a ridosso del Ticino (…) Il territorio circostante la primitica Galliate, sorta a ridosso di quella strata publica che ricalcava l’antico percorso del cardo maximus romano». Le regioni Costa grande, Soliva, Carovella, Costa dritta, collocate a nord-est e a est dell’insediamento di Galliate e addossate alle sponde del Ticino, hanno restituito sia materiale sepolcrale di età preromana sia romana. Gallliate «fu così inserito dai Franchi nel comitato di Pombia e se nei pressi, verso la metà del IX secolo, sorgevano i villaggi di Berconate, Grifigno, Carpono e Lupiate, con l’incastellamento di Galliate vecchio, chiesto e ottenuto dagli abitanti nel 911, quest’ultimo centro provocò ben presto la scomparsa degli altri» (La storia in frammenti, 9). Il 19 luglio del 911, il giudice regio Leone, visdomino della chiesa novarese, lo scavino Wimperto e il notaio Gauso, seguiti da ventitré uomini di Galliate e cinque di Berconate, si presentarono al cospetto di del re Berengario I, che si trovava a Novara per chiedergli di concedere il permesso di incastellare Galliate. Si noti che «in età carolingia Galliate, al contrario di vicine località, venga sempre definita con il termine di villa, mai con quello di curte» (La storia in frammenti, 9), ciò che implica la presenza di proprietari liberi. Berengario concesse quanto richiesto e garantì nel contempo «piena immunità da interventi pubblici, impedendo ai propri ufficiali di esercitare una districtio sugli abitanti. Proibì inoltre a chiunque di entrare con la forza nel castello per tenere il placito o per risiedere nelle dimore dei proprietari. Qualche tempo dopo il sovrano confermava allo stesso giudice le medesime concessioni, aggiungeva il godimento di un diritto di competenza regia, quale la possibilità di istituire una fiera (mercationes) annuale e di godere dei proventi del teloneo, o tassa sui commerci, e di ogni esazione pubblica» (Andenna, Da Novara, 293).
Intorno al volgere del millenio la chiesa milanese, acquisita la corte di Trecate, estese la sua influenza a settentrione e diede origine a un nuovo insediamento, Galliate nuovo, la cui prima attestazione risale al 1092. Anche Galliate nuovo venne incastellato. «La situazione si presentava dunque in modo complesso al termine dell’XI secolo: due vescovi – sostenuti dalle rispettive clientele armate – si spartivano la proprietà del territorio e si appoggiavano a due villaggi e a due castelli contermini; Galliate vecchio era legato a Novara, Galliate nuovo a Milano» (Andenna, Da Novara, 293).
Il castrum fu poi raso al suolo nel 1154 da Federico I ma quasi subito riedificato dai milanesi. Tra la fine del XII e l’inizio del XIII secolo, la città di Novara distrusse entrambe le fortificazioni con l’obiettivo di ridimensionare l’influenza di Galliate sul territorio.
Gli statuti della comunità di Galliate, approvati dal duca di Milano il 10 dicembre del 1396, tratteggiano la struttura politico-amministrativa del comune: la carica più importante era quella di vicario, eletto o confermato dal consiglio che veniva convocato dai consoli. Il consiglio generale era convocato attraverso il suono della campana e le sue decisioni erano nulle se non erano presenti almeno sessanta consiglieri oppure se tra i presenti non si delineava una maggioranza qualificata. Le famiglie galliatesi non potevano avere più di quattro loro membri eletti contemporaneamente in consiglio. Il vicario restava in carica per sei mesi al termine dei quali poteva essere riconfermato o sostituito. Tra i suoi compiti vi era quello di infliggere le punizioni a chi si macchiava di reati, amministrare la giustizia e operare a vantaggio del comune. Egli non poteva ricevere donazioni ad esclusione di derrate alimentari che fosse impossibile conservare (come la frutta per esempio) a patto che la quantità non eccedesse ciò che poteva essere consumato da due o tre persone in un giorno. Allo scadere del mandato le azioni del vicario venivano esaminate da un sindicator domini, o dal suo successore, affiancato da tre persone eminenti del comune. Tutti coloro che avessero voluto sporgere reclamo contro il vicario decaduto avevano tre giorni di tempo per farlo. I consoli venivano eletti dal consiglio ed essi supplivano il vicario nell’amministrazione della giustizia se costui era assente. I consoli rappresentavano il comune nei contratti e vigilavano sul bene pubblico. Le altre cariche del comune erano il canevario o tesoriere del comune e il campario che si occupava di vigilare sui beni del contado. Per quanto riguarda il primo i suoi registri, allo scadere del mandato, venivano esaminati da persone esperte. Tre notai completavano il personale del comune (Statuta, passim).
Statuti
Statuta  Communitatis insignis oppidi Galliati burgi Mediolani, et agri Novarensis, Typis Federici Francisci Maiettae in platea mercatorum, Mediolani 1687, approvati dal duca di Milano il 10 dicembre 1396. Francesco Sforza confermerà l’approvazione agli statuti il 6 dicembre 1448 aggiungendo alcune immunità. Gli statuti saranno approvati anche da Francesco I di Francia il 13 agosto 1516.
Catasti
Documentazione catastale ASNo, Contado di Novara, b. 256 e b. 317.
Ordinati
Ordini del comune relativi alla riunificazione delle comunità separate ASNo, Contado di Novara, b. 317.
Dipendenze nel Medioevo
I canonici di Novara esercitavano già ala metà del IX secolo i diritti di decima sul territorio di Galliate. Il teloneo sull’intero territorio di Galliate «era goduto dai vescovi di Novara sul finire del 1013, quando il presule Pietro III lo donò ai canonici di Santa Maria e di San Gaudenzio». Sulla base delle fonti è possibile affermare che prima del 1057 sia il castello, sia i fossati, sia la chiesa di San Pietro erano nel possesso di Guido da Velate, arcivescovo di Milano mentre al presule novarese erano restati solo i diritti sacramentali e spirituali sulla medesima chiesa, ma anche questi erano contestati da Milano, tanto che si giunse a una convenzione (1057). Ai canonici di Novara spettava a quel punto soltanto la decima. «La situazione si presentava dunque in modo complesso al termine dell’XI secolo: due vescovi – sostenuti dalle rispettive clientele armate – si spartivano la proprietà del territorio» (Andenna, Da Novara, 293). Una sentenza imperiale del 1211 «assegnò l’intero territorio di Galliate Nuovo e Vecchio al comune di Novara» facendo salva la signoria eminente dell’arcivescovo di Milano. Nel 1274 Novara riuscì a strappare ai milanesi il controllo della località, che la città tenne fino al 1356 quando, «caduta Novara sotto il marchese del Monferrato, i galliatesi e i trecatesi depredarono il palazzo comunale della città incendiandone l’archivio, per vendetta contro i novaresi che li avevano tenuti a lungo sottomessi. Nel frattempo Galeazzo II Visconti innalzava potenti fortificazioni a Galliate» (Dessilani, I Comuni, 67)
Feudo
Alla metà del XIV secolo Galeazzo II Visconti esercitava il proprio potere a Galliate innalzando potenti fortificazioni. Nel 1405 il feudo di Galliate fu concesso a Facino Cane per finire poi nelle mani di Galeotto Toscano (tesoriere generale del ducato di Milano) e poi a Ugolino Crivelli. Nel 1472 Galeazzo Maria Sforza «volle avocare a sé la signoria di Galliate che affidò alla duchessa Bona». Dopo la conquista francese nel 1499 Luigi XII di Francia concesse il feudo al capitano Gian Giacomo Trivulzio. Nel 1552 il feudo tornò agli Sforza fino alla fine del XVII secolo quando passò nelle mani di Bianca Sforza Visconti (Dessilani, I Comuni, 67-68).
Mutamenti di distrettuazione
Con la nascita e la crescita politica dell’istituzione comunale a Milano la presenza della sede arcivescovile ambrosiana venne sostituita da quella del comune stesso (Andenna 1982, p. 301). «Quando nel 1154 Federico Barbarossa comparve in Lombardia, il Comune di Milano era padrone del ponte sul Ticino che aveva costruito forse per sostituire il vecchio incomodo porto di Bestagno e vi aveva eretto fortificazioni per assicurarsene il possesso. Inoltre era, ci afferma Ottone di Frisinga, in possesso dei castelli di Galliate (…) e di Trecate» (Novara e il suo territorio 1952, p. 128). Nel 1356 Novara cade sotto il controllo del Marchese del Monferrato e i galliatesi ne approfittano per distruggere l’archivio del comune di Novara. A partire dalla metà del XIV secolo si afferma a Galliate il potere del ducato di Milano. Segue la dominazione francese e il ritorno di Galliate sotto il controllo degli Sforza nel 1525 fino alla fine del Seicento.
Goffredo Casalis afferma che il mandamento di Galliate, pur formato da due soli comuni, e cioè Galliate stessa come capomandamento e Romentino «confina a ponente e a tramontana col mandamento di Novara, a mezzodì con quello di Trecate, e a levante col Ticino» (Casalis, Dizionario, XXVIII, 364)
Mutamenti Territoriali
La ricognizione effettuata dal Prefetto del Dipartimento dell’Agogna nel 1807 rilevava che «I Comuni confinanti con Galliate sono Cameri, Pernate, e Romentino distanti da Galliate un solo miglio (…) Il Comune di Galliate ha le eguali relazioni di Commercio, d’industria, d’agricoltura ed uniformità d’abitudini con tutti li suddetti Comuni (…) il motivo ragionevole di aggregazione de’ suddetti comuni sarebbe quello di considerare Gallliate capo de’ Comuni dei suddetti Comuni, giacché oltre al ritrovarsi nel centro de’ medesimi, sarebbe composto d’una molto maggiore popolazione nella Comune stessa ed avrebbe un mercato ebdomedario [sic] ed una fiera annuale avendo già avute nell’anno settimo [cioè nel 1798] aggregate le Comuni di Romentino e Pernate e si faceva sperare l’aggregazione anche di quella di Cameri, che si sarebbe effettuata se le circostanze non avessero cambiato d’affetto«. (ASNo, Agogna, 552, Risposte della Municipalità ai quesiti dell’Ufficio di Prefettura, 07.07.1807). Tra il 1798 e il 1807, dunque, il comune di Galliate aveva avuto aggregate a sé le comunità di Romentino e Pernate che, in una fase successiva, erano state nuovamente elevate a comuni autonomi. Al termine dell’età napoleonica e con il ritorno dei Savoia vene costituito il mandamento di Galliate, formato da due soli comuni, e cioè Galliate stessa come capomandamento e Romentino (Casalis, Dizionario, XXVIII, 364).
Comunanze
Nel 1607, su ordine di Muzio Sforza un funzionario della Camera preparò una relazione su Galliate nella quale rilevò che «vicino [a Galliate] vi è il porto, sopra il Ticino, che si affitta per 568 lire per la quarta parte che partiene alla comunità» (Andenna, Da Novara, 298). La ricognizione effettuata dal Prefetto del Dipartimento dell’Agogna nel 1807 rilevava che «I Comuni confinanti con Galliate sono Cameri, Pernate, e Romentino distanti da Galliate un solo miglio (…) le strade che da Galliate guidano ai suddetti Comuni sono in buon stato, praticabili in tutti i tempi dell’anno e non interrotte da fiumi, né da torrenti senzaché di ghiacci e le nevi le possano rendere disastrose e pericolose (…) Galliate ha una sola parrochia con due Parrochi e non si estende ad altri Comuni (…) il territorio di Galliate ha una mappa in cui sono determinati i suoi confini (…) Galliate non ha fondi di qualunque specie indivisi e goduti promiscuamente con altri comuni» (ASNo, Agogna, 552, Risposte della Municipalità ai quesiti dell’Ufficio di Prefettura, 07.07.1807).
Liti Territoriali
Non si hammo attestazioni.
Fonti
A.C.G. (Archivio Storico del Comune di Galliate).Vedi inventario.
A.S.N. (Archivio di Stato di Novara).
A.S.N.,  Prefettura, Gabinetto, b. 492, fasc. 1, lettera del 7.12.1944 (Il Capo della Provincia di Novara Enrico Vezzalini al Ministero dell’Interno).
A.S.N., , Contado di Novara, b. 256.
A.S.N., , Prefettura, Affari speciali dei comuni, I° versamento, b. 940.
A.S.N., , Prefettura, Affari speciali dei comuni, II° versamento, b. 582.
A.S.N., , Agogna, 552.
A.S.T. (Archivio di Stato di Torino)
A.S.T., Camerale,  Carte topografiche e disegni, Carte topografiche per A e per B, mazzo 1, Ticino,  v. immagine 4, 5 e 7,  ("CARTA TOPOGRAFICA / di parte del Corso del Ticino [...] PARTE QUARTA") , Carta Topografica Originale in nove parti del Corso del Ticino dal Lago Maggiore, sino al suo sbocco nel Po, con una gran parte dei Territori adiacenti; senza data, con indici, sulla Scala di 1/3600. Vi esistono solamente le parti 2a, 4a, 8a, 9a; cioè Parte 2a che comprende detto Corso dal Luogo di Somma, sino al di sotto del Borgo d'Oleggio. 4a, sezione 1a sul Territorio di Galliate, coi piani di Trecate e Romentino. 4a sezione 2a sul Territorio di Cerano, con il piano del medesimo. 8a sezione 1a nei territori di Sedone, Zerbolo e Limide. 8a sezione 2a presso i confini dei Territori di Limide e Campo Maggiore. 9a sezione 1a nei contorni di Pavia. 9a sezione 2a nel Territorio di Costa Caroliana, con lo sbocco del medesimo nel Po., Fogli 2, 3 e 7, s.d.  Vedi Foglio 2. Vedi Foglio 3. Vedi Foglio 6.
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche per A e per B, Novarese, Mazzo 2, "CARTA TOPOGRFICA / DELL'ALTO NOVARESE / DELLA VALLE DI SESIA / E DELLA / RIVIERA / D'ORTA". Carta Topografica dell'Alto Novarese, della Valle di Sesia e della Riviera d'Orta; sulla scala di 1/95040: senza data e senza signatura. (Note: Sul verso: "Turin [...] 5 Mai 1808"). Vedi mappa.
Bibliografia
BSSS/78, 8, 42-43, 46-47.
BSSS/79, 45-46.
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G. Andenna, Le pievi della diocesi di Novara. Lineamenti metodologici e primi risultati di ricerca, in Le istituzioni ecclesiastiche della «societas christiana» dei secoli XI-XII. Diocesi, pievi parrocchie, Vita e pensiero, Milano 1974, pp. 487-516.
Id, Da Novara tutto intorno, Milva, Torino 1982.
R. Cardano, Galliate. Arte e religiosità popolare, Eos editrice, Oleggio 1995.
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F. Cognasso, Storia di Novara, Novara 19711.
F. Dessilani, I comuni novaresi. Schede storiche, Interlinea, Novara 2001.
Insediamenti medievali tra Sesia e Ticino. Problemi istituzionali e sociali (secoli XII-XV), a c. di G. Andenna, Interlinea, Novara 1999.
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[La] storia in frammenti: archeologia a Galliate, Comune di Galliate, Galliate1993.
Tra terra e acque. Carta archeologica della Provincia di Novara, a c. di G. Spagnolo Garzoli-F. M. Gambari, Soprintendenza per i beni archeologici del Piemonte, Ages, Torino 2004.
Statuta  Communitatis insignis oppidi Galliati burgi Mediolani, et agri Novarensis, Typis Federici Francisci Maiettae in platea mercatorum, Mediolani 1687 (1396)
Consignationes beneficiorum diocesis novariensis factae anno 1347, BSSS CLXV, Torino 1937.
Una terra tra due fiumi, la provincia di Novara nella storia. L’età medievale (secoli VI-XV), a cura di M. Montanari, Provincia di Novara, Novara 2002.
Descrizione Comune

Galliate

      Quando, nel 1154, Federico I distrusse il castrum di Galliate, esso era costituito da quattro torri unite da un muro di cinta circondato, a sua volta, da un fossato. Si trattava dunque di un complesso fortificato di notevole solidità e importanza. Tuttavia il luogo nel quale sorgeva il castrum non corrispondeva all’originaria località del primitivo insediamento di Galliate che si trovava più ad ovest rispetto all’attuale centro abitato, vale a dire nei pressi della cappella della Scaglia, tuttora esistente. L’antico Galeatum giaceva lungo la strada che da Sozzago risaliva a Cameri e Oleggio, attraversando i luoghi scomparsi di Gradixine e Scaleanum (Novara e la sua terra, 312).
In quel contesto l’importanza di Galliate era relativa: si trattava di una delle molte località che circondavano la città di Novara e che dipendevano per le funzioni religiose fondamentali, dalla sua pieve urbana (Novara e la sua terra, 312). Le cose cominciarono a mutare dal punto di vista insediativo e politico (il primo aspetto, in questo caso, sembra determinare il secondo) nel 911, dopo l’incastellamento della località richiesto a Berengario I dal giudice regio Leone, visdomino della chiesa novarese, dallo scavino Wimperto dal notaio Gauso e da ventitré uomini di Galliate e cinque di Berconate. L’elemento della fortificazione resterà fondamentale nella storia di Galliate, il quale conoscerà addirittura due castra pressoché contermini, uno voluto dal comune di Novara e uno da Milano. Tali fortificazioni attirarono l’attenzione dei diversi poteri che intersecarono il territorio galliatese nel corso del tempo, determinando distruzioni, abbattimenti, riedificazioni, adattamenti e rifacimenti. Ancora oggi Galliate è dominata dalla mole della fortezza voluta dagli Sforza e dalla grande piazza sulla quale essa si affaccia. L’edificio è un vasto quadrilatero di 108 metri per 80, le cui mura superano i tre metri di spessore tranne per il muro di cortina collocato ad ovest che venne distrutto nel XVII secolo ed è sostituito da un muro e da edifici moderni. Il fossato del castello era largo più di 20 metri. Agli angoli del quadrilatero si elevano quattro tozze torri e nelle due torri collocate a sud e a nord, lungo i lati maggiori dell’edificio, si aprono le due porte principali e le postierle. Le porti erano munite di ponti levatoi e di rivellini e sono presenti anche beccatelli, ciò che è inconsueto nel Novarese, almeno per la particolare conformazione degli stessi, costituiti da tre mensole in pietra sporgenti l'una sull'altra.
Muzio Sforza, che aveva in animo di permutare con il re di Spagna i feudi padani con altri nel napoletano, inviò agli inizi del Seicento un funzionario della Camera ducale di Milano a Galliate per una ricognizione. Il funzionario descriveva così il piccolo comune: «è in buon sito et in aer sano, solata di pietre et circumdata da due fosse con cinque porte et sue ante da serrarsi, sopra d’esse una torre. Ha una gran piazza dalla parte verso il castello et di fuori della terra ha de’ borghi et cassine che servono per il laborerio delle terre. Vicino vi è il porto, sopra il Ticino, che si affitta per 568 lire per la quarta parte che partiene alla comunità. La detta terra è così piena di abitatori et case – vivono 3320 anime – che non vi è dentro neppure un giardino. Tutti fanno grano per il loro vivere et cavano gran quantità di cereali, lini et sete et hanno case per le loro habitationi. Il signore vi tiene il podestà con salario assai condecente e risiede in una casa sopra la piazza. Ivi la comunità ha una sala per fare consiglio nella quale entrano 24 consiglieri, 2 procuratori, 4 consoli e 2 notai. Tra gli abitanti vi sono molti nobili, fra i quali ve n’è che tengono carrozza, molti mercanti, tre spetiali et un medico salariato (…) vi sono ancora prestini, beccarie et osterie al numero di 6. Il comune paga al feudatario lire 2153 ed egli tiene i diritti di caccia anche in valle Ticino la quale sembra ricca di ogni sorte di selvaticina» (Andenna, Da Novara, 298).
Il Casalis descrivendo Galliate nei primi decenni dell’Ottocento, ne parla come di una località collocata «in amena pianura», ma dal suolo «sassoso e naturalmente infecondo» che lavorato grazie alle «assidue fatiche» dei suoi abitanti e per «l’industria dei terrazzani» è assai produttivo. Il comune, poi, possiede un castello circondato da un ampio fossato e da due piazze,, una che serve alla fiera annuale che si svolge su tre giorni e l’altra al mercato. Oltre alla parrocchiale all’interno dell’abitato esistono ancora sette chiese utilizzate e «mantenute con decoro». Ciò che non è decoroso, invece, è lo stato delle strade, delle case e dei cortili: «le contrade del paese sono malamente lastricate; per lo più mal costrutte sono le case e fetenti i cortili» (Casalis, Dizionario, VII, 36-37).
La presenza dei possessi arcivescovili milanesi sul luogo determinò – oltre al complesso fenomeno delle strutture fortificate della località – anche lo spostamento della rete stradale «prima della metà dell’XI secolo l’antico villaggio sorgeva sul tracciato di una vetusta strada che da Sozzago risaliva a Cameri ed Oleggio, attraverso i luoghi scomparsi di ‘Gradixine’ e ‘Secaliano’. A partire dal XII secolo assume invece una maggiore importanza la strada Turbigo-Galliate, anche in rapporto ai ponti sul Ticino, costruiti dai milanesi sul territorio della stessa Galliate e su quello di Trecate» (Andenna, Da Novara, 294).
Quando all’inizio del XIX secolo il prefetto del dipartimento dell’Agogna chiese ai comuni collocati nella nuova ripartizione amministrativa voluta dai francesi, di fornirgli una serie di informazioni utili per un ampio progetto di aggregazione delle comunità locali, la Municipalità di Galliate rispose ai quesiti dell’Ufficio di Prefettura (07.07.1807) che i comuni confinanti con Galliate erano: «Cameri, Pernate, e Romentino distanti da Galliate un solo miglio». Inoltre «le strade che da Galliate guidano ai suddetti Comuni sono in buon stato, praticabili in tutti i tempi dell’anno e non interrotte da fiumi, né da torrenti senzaché i ghiacci e le nevi le possano rendere disastrose e pericolose». Per quanto riguardava poi le questioni ecclesiastiche la municipalità affermava che Galliate aveva «una sola parrochia [quella dei santi Pietro e Paolo, ricostruita radicalmente tra il 1851 e il 1862] con due Parrochi e non si estende ad altri Comuni». Il territorio di Galliate era poi determinato nei suoi confini da una mappa che si conservava presso l’edificio comunale. Alle domande del prefetto circa le proprietà del comune, la municipalità rispondeva che «Galliate non ha fondi di qualunque specie indivisi e goduti promiscuamente con altri comuni» e che «il Comune di Galliate» aveva «le eguali relazioni di Commercio, d’industria, d’agricoltura ed uniformità d’abitudini con tutti li suddetti Comuni» e cioè Cameri Pernate e Romentino. Proprio queste relazioni “eguali” con le diverse comunità che circondavano Galliate rappresentavano, secondo la municipalità, uno dei motivi che avrebbero potuto guidare i progetti di aggregazione, che era l’ultima e più importante risposta che il dossier informativo per il prefetto dell’Agogna doveva obbligatoriamente contenere: «Il motivo ragionevole di aggregazione de’ suddetti comuni sarebbe quello di considerare Galliate capo de’ Comuni dei suddetti Comuni, giacché oltre al ritrovarsi nel centro de’ medesimi, sarebbe composto d’una molto maggiore popolazione nella Comune stessa ed avrebbe un mercato ebdomedario [sic] ed una fiera annuale avendo già avute nell’anno settimo [14.10.1798] aggregate le Comuni di Romentino e Pernate e si faceva sperare l’aggregazione anche di quella di Cameri, che si sarebbe effettuata se le circostanze non avessero cambiato d’affetto».