Villamiroglio

AutoriLombardini, Sandro
Anno Compilazione2002
Provincia
Alessandria
Area storica
Abitanti
317 [censimento 1991].
Estensione
967 ha. [ISTAT] / 941 ha. [SITA].
Confini
A nord Moncestino, a est Gabiano e Cerrina Monferrato, a sud Odalengo Grande, a ovest Verrua Savoia.
Frazioni
Secondo le fonti ISTAT, i due «centri» di Villamiroglio e Vallegioliti raccolgono oltre un terzo degli abitanti, mentre un terzo è ripartito tra cinque «nuclei» (Alemanno, Bertola, Brusa, Curto, Maina) e poco meno di un terzo risiede in «case sparse». Questa classificazione comprime un’articolazione assai più capillare di «contrade», «cantoni», o «villate» attestata fino all’età contemporanea, che comprendono segnatamente: Bajolo, Castellaro, Casto, Dovesio, Mezz’Alfenga Superiore, Mezz’Alfenga Inferiore, Mezzani, Montarizzolo, Muro, Montagnino, Oddoni, Stecco. Vedi mappa.
Toponimo storico
Stando alle notizie offerte dal Casalis, anticamente il luogo era denominato Villa Santa Maria, mentre il nome odierno sarebbe un eponimo dovuto alla infeudazione con titolo comitale alla famiglia Miroglio nei suoi rami  di Moncestino, Cuccaro e Casale. La componente antroponimica de Mirolio è attestata dal 1276 [Gasca Queirazza 1997, p. 706].  "Villa Mirolia" [Casalis 1854, p. 420].
Diocesi
Vercelli fino alla costituzione della diocesi di Casale nel 1474, quando venne inclusa nella nuova circoscrizione diocesana.
Pieve
Non si hanno attestazioni dirette. E' attestata in Montanaria un'antica parrocchiale dedicata a  San Michele, dipendente dalla pieve di Gabiano e abbandonata nel secolo XVI [Ferraris 1975, pp. 36 e 87, n. 296; vd. anche scheda Gabiano].
Altre Presenze Ecclesiastiche
L’antica parrocchiale dedicata a San Michele è menzionata, accanto alla "parrocchiale di Santa Maria di Mirolio", negli atti della visita pastorale di Regazzoni del 1577: "La parrochia vecchia di S. Michele si tenghi ben coperta et ben serrata et vi si celebri spesso per i defunti" [A.C.V.C., Visite Pastorali, Regazzoni, f. 106v]. Nella visita pastorale compiuta dal vescovo di Casale Carlo Montiglio nel 1584, è detta "in campagna" e unita alla parrocchia di Santa Maria [A.C.V.C., Visite Pastorali, Montiglio, f. 116v; Ferraris 1975, pp. 36 e 87, n. 296].  Nell’età moderna la parrocchiale sotto il titolo dei Santi Michele e Filippo possiede beni per 35 moggia, che figurano nella Bolla di collazione del 9 Aprile 1597, "credendosi notoriamente che questi beni siano di prima dote di tal Parochiale";. ha £150 di reddito.
     La chiesa di Santo Stefano a Vallegioliti, edificata “per cura e spese” della popolazione locale,  risale alla prima metà del secolo XIX.  Cinque chiese rurali risultano rispettivamente intitolate, a quest’epoca, a San Michele, Santa Liberata, San Rocco, San Filippo e alla Madonna delle Nevi [Casalis 1854, p. 421].
     Dal castello di Moncestino e dal famiglia Miroglio dipende il beneficio, o “chiericato”, di San Graziano, dotato di beni fondiari per una superficie pari a  3 moggia di Monferrato [A.S.T., Seziioni Riunite, II Archiviazione, Capo 26, Monferrato: Mazzo 32, Monferrato, Province di Casale ed Acqui: memorie e stati concernenti la collettazione de’ beni ecclesiastici e luoghi pii (1728-1729); Mazzo 37, Relazione generale dell’operato dal Commendatore Petitti in dipendenza del Regio Editto delli 24  giugno 1728 concernente li beni posseduti dalli ecclesiastici e luoghi pii nel Ducato di Monferrato (1729), cc. 93v e 193v; A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 79, Statistica generale, Mazzo 6, Relazione della Provincia di Casale (1753), tab. 1; Villamiroglio, in “Monferratoarte”, Associazione Casalese Arte e Storia. Sito web (2013)].
Assetto Insediativo
Tra i secoli XVI-XIX, il territorio di Villamiroglio dovette presentare una configurazione marcatamente “cantonale”, favorita, da un lato, dalle sue principali caratteristiche morfologiche e produttive, dall’altro dalla debolezza o dal venir meno di una pressione signorile verso l’accentramento all’ombra della protezione del castello dopo la distruzione di questo, forse  agli inizi del secolo XIV [Casalis 1854, p. 421].
     Mentre, nell’età moderna, il dominio signorile mostra una strutturale inadeguatezza a orientare significativamente i processi di costruzione dell’insediamento, risulta invece essenziale la cooperazione dei diversi nuclei insediativi attorno al mantenimento dei flussi di comunicazione interni ed esterni si consolida tra medioevo ed età moderna nell’assetto a “cantoni”, una pluralità di nuclei insediativi abitati da gruppi di discendenza a inflessione patrilineare di piccoli coltivatori-proprietari. "Cantone",  termine corrente già nel secolo XIII, è usato già nel secolo precedente nel senso di "quartiere cittadino" (1165), senso in genere rilevato dai glossari (ad. es. Du Cange). Nell'accezione di "nucleo abitato minore sottoposto ad altro maggiore", il termine sembra peculiare della zona
      Alcuni cantoni, i quali dal nome sembrerebbero nati in epoca recente, appaiono in realtà un travestimento toponimico di centri preesistenti (es., Bolli, nel territorio di Cerrina, come si desume dal catasto del 1746) [Settia 1983, pp. 175, 180-81, n. 113].
Luoghi Scomparsi
Castello.
Comunità, origine, funzionamento
Non dissimilmente dalle altre località situate lungo il Po tra i confini dei domini sabaudi e la città di Casale, la comunità godette, tra il tardo medioevo e l’età moderna,  di un rapporto di diretta attenzione da parte dei marchesi del Monferrato per incoraggiare lo sviluppo di forti poteri comunitari e per circoscrivere la portata delle prerogative signorili. Cruciali, nell’economia locale, fortemente incentrata sui transiti, le controverse esenzioni per gli abitanti del luogo e le loro merci dai pedaggi di Moncestino (di proprietà dei Miroglio, signori di Moncestino, oltre che di Villamiroglio), di Mombello e dai dazi sulle merci introdotte negli importanti mercati di Trino e di Moncalvo.
     Alla metà del Settecento, la comunità conservava un’abbondante documentazione risalente ai secoli XVI-XVIII, oggi in gran parte dispersa, riguardante questi diritti e il contenzioso cui essi diedero spesso origine con i detentori dei diritti di pedaggio e gli esattori dei dazi [A.C.V., Cause, u.a. 80, Atti della causa fra la Comunità di Villamiroglio contro i Condomini di Moncestino per il pedaggio, 1671-1689; A.S.T., Corte, Antichi inventari di comuni piemontesi, Mazzo 22, fasc. Villamiroglio, Descrizione o sia inventaro di tutte le scritture appartenenti alla Comunità di Villamiroglio, 27 Giugno 1753; vd. anche schede Mombello Monferrato, Moncalvo, Moncestino e Trino].
Statuti
Confermati a più riprese nel corso dei secoli XVI e XVII [A.S.T., Corte, Monferrato feudi]. Le carte conservate all’archivio storico comunale comprendono copie autentiche, redatte nel 1731, di diversi atti di conferma di privilegi, consuetudini e statuti da parte dei marchesi, poi duchi, del Monferrato: gli originali risalgono al 1520, 1532, 1537, 1559, 1567, 1635 [A.C.V., Carte antiche, u. a. 409, Copie autentiche del 1731 di giuramenti di fedeltà, investiture e concessioni di privilegi antichi, 1731 (data di formazione), 1520-1731 (date complessive)]. Una copia cartacea degli “Statuta” della comunità, redatta nel 1501 e recante l’approvazione del marchese del Monferrato Guglielmo IX Paleologo, oggi smarrita, risultava conservata presso l’archivio comunale ancora agli inizi del XX secolo, insieme a pergamene cinquecentesche riportanti privilegi e prerogative della comunità [Fontana 1907, III, p. 364]. Anche nell’inventario delle “scritture” dell’archivio comunale compilato nel 1753 figurano un “Libro de’ statuti comunitativi dell’anno 1501” oltre a carte e pergamene dei secoli XV e XVI contenenti concessioni di franchigie e privilegi [A.S.T., Corte, Antichi inventari di comuni piemontesi, Mazzo 22, fasc. Villamiroglio, Descrizione o sia inventaro di tutte le scritture appartenenti alla Comunità di Villamiroglio, 27 Giugno 1753]. In un incartamento prodotto nella seconda metà del Seicento, relativo a una causa allora in corso fra la comunità e i suoi signori, i conti Miroglio, per questioni fiscali, si riportano in copia brani di statuti di Villamiroglio, che vengono fatti risalire al 1345 [A.C.V., Cause, u.a. 79, Estratto degli atti della causa fra la Comunità di Villamiroglio e i Conti De Mirolio per le taglie, 1666-1672 (date di formazione), 1345-1672 (date complessive)].
Catasti
Verso il 1780 la comunità dispone di un catasto compilato nel 1668, “quale non ha sommario né in ordine al quantitativo né in quanto all’estimo”, nel quale si sono annotate “confusamente” le mutazioni di proprietà fino al 1749, quando si inizia a tenere un libro dei trasporti. In quest’ultimo compare finalmente “il registro rilevante detto catasto”. Per la ripartizione dei tributi prediali, ci si avvale del corrente libro dei trasporti, incominciato nel 1767.
     L’estimo, “assai antico e verosimilmente desunto da un catasto del 1576”, si basa sulla qualità dei terreni. Le  abitazioni “in più cantoni e cassinali disperse” sono accatastate, a differenza di quelle poche, in mano a sei possessori (ma apparentemente di proprietà, oltre alla casa parrocchiale, situate “nel distretto del recinto”, di estensione complessiva corrispondente a circa un moggio e mezzo di Monferrato [A.S.T., Camerale, II archiviazione, Capo 26, Mazzo 13, Convocati delle città e comunità della Provincia di Casale, in risposta alla circolare del Signor Intendente Generale, in data delli 10 dicembre 1781, cc. 309r-310v.]. L’archivio storico comunale conserva  un registro di “consegnamenti” dei terreni redatti fra il 1596 e il 1639, e il “Catastrum Villaemirolii denuo reformatus” del 1668, comprendente consegnamenti che giungono  però soltanto fino al 1739. Vi sono inoltre “libri dei trasporti”, ossia registri in cui sono annotati i passaggi di proprietà degli appezzamenti, relativi agli anni 1719-1741, 1749-1764, 1767-1849, 1848-1924.
     Fra il materiale più recente, si segalano due catasti, uno relativo al capoluogo e l’altro alla frazione Vallegioliti, redatti negli anni 1923-1935. Resta inoltre una nutrita documentazione comprendente matricole dei terreni, registrazioni dei mutamenti di proprietà e volture catastali, prodotti soprattutto dagli anni Ottanta del secolo XIX ai primi trent’anni del secolo XX [A.C.V., Catasto: Consegnamenti, u.a. 129-130, anni 1596-1668; Libri dei trasporti, u.a. 131-135, anni 1719-1924; Catasto terreni, u.a. 136-137, anni 1923-1935; Matricole terreni, u.a. 138-143, anni 1881-1932; Mutazioni di proprietà, u.a. 144-145, anni 1840-1911; Volture catastali, u.a. 146-167, anni 1883-1936].
Ordinati
La serie degli ordinati e convocati del consiglio comunale, conservata presso l’archivio storico comunale, comincia nel dicembre del 1642. Le lacune riguardano gli anni 1664-1699, 1793 e 1801-1813. Dal 1855, la serie è proseguita dalle delibere del consiglio e della giunta comunale [A.C.V., Ordinati/Deliberazioni originali, Ordinati e Convocati, u. a. 1-23, anni 1642-1854; Deliberazioni Consiglio comunale, Podestà e Giunta municipale, u. a. 24-50, anni 1855-1961]. Attorno alla metà del secolo XVIII risultavano presenti nell’archivio della comunità, oltre agli atti posteriori al 1642, anche tre registri degli ordinati relativi rispettivamente agli anni 1573-1581, 1582-1618, 1618-1642 [A.S.T., Corte, Antichi inventari di comuni piemontesi, Mazzo 22, fasc. Villamiroglio, Descrizione o sia inventaro di tutte le scritture appartenenti alla Comunità di Villamiroglio, 27 Giugno 1753].
Dipendenze nel Medioevo
E’ possibile che, nel quadro della distrettuazione carolingia, Villamiroglio e buona parte delle località comprese nell’odierno Basso Monferrato facessero parte della Iudiciaria torrensis, un distretto minore di cui si hanno indizi in carte risalenti alla seconda metà del secolo IX e ai primi anni del secolo successivo e che avrebbe potuto estendersi, a nord del comitato di Asti, tra le propaggini orientali della collina torinese e la confluenza del Po e del Tanaro. Quest’area risulta comunque avere perso un’autonoma caratterizzazione pubblicistica già intorno alla metà del X secolo, quando fu probabilmente smembrata a favore dei comitati cittadini limitrofi di Torino, Asti e Vercelli, per divenire infine, nel secolo successivo, oggetto delle contrastanti ambizioni territoriali degli Aleramici e dei vescovi di Asti e di Vercelli [Settia 1983, pp. 11-53]. Sebbene le  investiture ai Miroglio da parte dei vescovi di Vercelli vengono rinnovate nel 1329 e 1349, la dipendenza dai marchesi del Monferrato si stabilizza entro il  secolo XIV [A.S.T., Corte, Paesi, Monferrato, Provincia di Casale]. 
Feudo
Miroglio (dal 1314) [Guasco 1911, p. 1790; Giorcelli 1904-1905, p. 297].
Mutamenti di distrettuazione
Appartenne al marchesato, poi ducato, del Monferrato, quando, sebbene con nozione priva di un preciso contenuto, era classificata fra le terre dello stato “al di qua del Tanaro” o “Monferrato fra Po e Tanaro” e direttamente ricadenti nell’area di gravitazione della città di Casale.
     All’inizio del secolo XVIII, con l’annessione del ducato del Monferrato agli stati sabaudi, entrò a far parte della provincia di Casale. Tale assetto fu confermato dalla definitiva sistemazione delle province piemontesi attuata nel 1749 e si mantenne perciò fino alla caduta dell’antico regime in Piemonte (1798) [Sturani 1995].
     Entro la maglia amministrativa francese, Villamiroglio seguì le sorti dell’intero territorio della vecchia provincia di appartenenza, aggregato, senza sostanziali alterazioni, a una circoscrizione di estensione variabile avente per capoluogo Alessandria. Si trattò dapprima del dipartimento del Tanaro, creato durante il primo effimero periodo di occupazione (1799), e, dopo il ritorno dei Francesi e in seguito alla riorganizzazione amministrativa del 1801, del dipartimento di Marengo, circondario (arrondissement) di Casale. La prospettata annessione alla giudicatura di pace di Montiglio provocherà la richiesta di rientrare in quella di Gabiano [A.N.P., F2 I  859]. Non toccato dal successivo rimaneggiamento del 1805, l’inquadramento amministrativo del Casalese e quindi di Villamiroglio non mutò fino alla Restaurazione [Sturani 2001; A.N.P,  F2 I 863 (Montenotte)]. Vedi mappa.
     Dopo la parentesi napoleonica, Villamiroglio rientrò a far parte della ricostituita provincia di Casale, inclusa nel 1818 nella divisione di Alessandria e dopo ulteriori instabili riorganizzazioni a livello sovraprovinciale durante la prima metà del secolo, ridotta a circondario della provincia di Alessandria nel 1859 [Sturani 1995]. In anni recenti,  Villamiroglio ha aderito alla Unione dei Comuni "Comunità collinare della Valcerrina".
Mutamenti Territoriali
Tra gli anni Settanta circa del secolo XIX e la vigilia della Grande Guerra, all’interno del territorio comunale, si realizza il distacco dal capoluogo e la formazione delle frazioni di Monterizzolo, Montechiaro, Rairolo e Vallegioliti [A.C.V., Pratiche ante 1897, Amministrazione, u.a. 414, “Distacco frazioni. Delimitazione”, 1868-1914]. La frazione Montechiaro viene staccata e aggregata al comune di Varengo (divenuto nel 1928, frazione del comune di Gabiano) il 2 marzo 1900 [Ministero 1900, Appendice; vd. anche scheda Gabiano].
Comunanze
I beni posseduti dalla comunità, tutti fiscalmente immuni, ammontavano, nella seconda metà del secolo XVIII, a circa  56 moggia di Monferrato, costituenti il 3  per cento circa  della superficie comunale. Tranne 1 moggio e mezzo fra prato e campo e un altro moggio e mezzo di “case e  siti” del “recinto”, si tratta di boschi cedui “quasi gerbidi”, adibiti al pascolo comune “per difetto d’altri gerbidi comuni e giara”. Se ne ricavava comunque anche una certa quantità di legna. Il taglio completo si compiva ogni sette-otto anni. In questi boschi comuni come in quelli dei privati, era diffuso il “boscheggio” [A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 26, Mazzo 13, Convocati delle città e comunità della Provincia di Casale, in risposta alla circolare del Signor Intendente Generale, in data delli 10 dicembre 1781]. Nel 1990 il territorio gravato  da usi civici è calcolato in ha. 1,58 [C.U.C.]. Da segnalare, fra i documenti conservati presso l’archivio storico del comune: una “Figura visuale e regolare de’ beni che possiede la Comunità di questo luogo nel recinto”, del 1766 [A.C.V., Carte antiche, u.a. 412, Carte diverse, 1782-1800 (date di formazione), 1736-1800 (date complessive)]; documenti relativi al taglio dei boschi e all’affitto di beni comunali nella prima metà del secolo XIX [A.C.V., Atti e contratti, Incanti e deliberamenti, u. a. 66, “Taglio boschi e affitto beni dal 1822 al 1843”. Atti d’incanto e deliberamenti per il taglio dei boschi e l’affitto di beni comunali, 1822-1846]; per l’epoca più recente, un incartamento riguardante gli usi civici [A.C.V., Finanze-Patrimonio, Usi civici, u. a. 475, 1933-1966].
Liti Territoriali
Villamiroglio si trova implicata, nel corso dell’età moderna, in controversie che sottolineano lo stretto rapporto di complementarietà tra il suo territorio e quello di Moncestino in quanto area di interessi comuni dei diversi rami dei Miroglio, la famiglia di locali signori.  Le controversie  vedono tipicamente i signori agire di concerto tra loro e con le comunità per garantire prerogative di transito sul Po a fronte dell’opposizione dei signori di Crescentino sulla sponda opposta. Il periodo compreso tra l’ultimo quarto del XVI secolo e la fine del secolo successivo fu endemicamente caratterizzato dai conflitti che opposero i signori Miroglio ai signori di Crescentino e a quelli di Verrua, comunità estesa alla sponda opposta del Po e in territorio sabaudo, a proposito del controllo di quel tratto di fiume e dei terreni rivieraschi. L’accendersi delle dispute fu innescato da uno dei non infrequenti mutamenti di alveo del Po, che secondo la versione sostenuta dai feudatari di Crescentino ne aveva spostato il corso verso nord,  dunque più addentro al loro territorio, in modo tale che entro i confini di quest’ultimo sarebbe ormai rimasta certamente compresa la sponda sinistra del fiume, sulla quale esisteva l’approdo settentrionale del “porto” di Moncestino, di proprietà dei Miroglio.
     A riprova delle loro rivendicazioni il conte di Crescentino poteva produrre la licenza concessa nel 1577 dal podestà del luogo in suo nome e della comunità al “portonaio” di Moncestino di “piantar la napola” del suo traghetto nei terreni (“pascoli”) della riva sinistra. E nel 1583 il giudice di Crescentino citava in giudizio il concessionario del porto per il mancato pagamento dei fitti dovuti per l’approdo al conte di Crescentino. Negli anni immediatamente successivi, la contesa locale diede origine, a causa dei suoi riflessi sulla definizione del confine di stato, a trattative fra delegati del duca di Savoia e di quello del Monferrato, scelti rispettivamente tra i senatori di Torino e di Casale. Questo intervento sfociò nel 1586 in una sentenza emessa dagli stessi delegati che dichiarò il confine tra i due territori contendenti al rio Poetto, assegnando quindi la riva sinistra del Po nel tratto interessato dalla disputa al territorio di Crescentino e dichiarando illecito l’approdo che vi tenevano i signori di Moncestino. Lungi dallo spegnersi, la contesa, per iniziativa soprattutto della parte sconfitta, si estendeva nel 1592 sui terreni della contrada della Nosetta, nella giurisdizione del feudo di Verrua, con un succedersi di atti possessori e rappresaglie sul bestiame al pascolo compiute dagli agenti dei feudatari delle due terre e di quella di Villamiroglio .
      Ancora fra il 1621 e il 1632, i Miroglio tornavano ad accusare di fronte alle magistrature monferrine i signori della riva sinistra di aver distrutto diversi termini di confine e approfittato dell’opera di corrosione del fiume per allargare indebitamente i propri territori in direzione di Moncestino. Nel corso degli anni Cinquanta del secolo, il conflitto si spostò sul controllo della navigazione fluviale e culminò con l’arresto operato dagli uomini dei conti di Moncestino a danno di barcaioli piemontesi diretti con sale e altre mercanzie al presidio di Trino. Non si spense però la contesa sui terreni alluvionali, se ancora nel 1688 i Miroglio si facevano promotori di incursioni nelle “ghiare” di Crescentino. L’estensione del dominio sabaudo alla riva destra del Po in seguito all’annessione del ducato di Monferrato realizzatasi all’inizio del secolo seguente congelò in parte questi conflitti o quantomeno ne smorzò le manifestazioni più aggressive, ma non pose termine alle liti che insorgevano per il possesso delle “ghiare”.
       Nel 1690 una controversia con Odalengo Grande riguarda il bosco di Sant’Anna [A.S.T., Corte, Paesi, Monferrato, Confini per A e per B, T, n. 6, Documenti che risguardano li confini di Trino con Camino  e Bruzzaschetto, di Crescentino e Verrua con Fontanetto e Moncestino e Villamiroglio, spezialmente per alvei abbandonati, alluvioni, isolette del Po’, ragioni di porti e con un istromento di vendita  di Moncestino, Villamiroglio e Rossingo fatta dai fratelli Mirogli Prevosto Gerosolimitano e Conte Andrea ai fratelli Pietro Francesco e Vincenzo. Coll’indice e tipi; A.S.T., Corte, Paesi,  Monferrato, Feudi per A e per B; vd. anche schede  Odalengo Grande e Verrua Savoia].
Fonti
A.C.V. (Archivio Storico del Comune di Villamiroglio)
A.C.V., Ordinati/Deliberazioni originali, Ordinati e Convocati, u. a. 1-23, anni 1642-1854; Deliberazioni Consiglio comunale, Podestà e Giunta municipale, u. a. 24-50, anni 1855-1961.    
A.C.V., Atti e contratti, Incanti e deliberamenti, u. a. 66, “Taglio boschi e affitto beni dal 1822 al 1843”. Atti d’incanto e deliberamenti per il taglio dei boschi e l’affitto di beni comunali, 1822-1846.
A.C.V., Cause, u.a. 79, Estratto degli atti della causa fra la Comunità di Villamiroglio e i Conti De Mirolio per le taglie, 1666-1672 (date di formazione), 1345-1672 (date complessive).
A.C.V., Cause, u.a. 80, Atti della causa fra la Comunità di Villamiroglio contro i Condomini di Moncestino per il pedaggio, 1671-1689.
A.C.V., Catasto: Consegnamenti, u.a. 129-130, anni 1596-1668; Libri dei trasporti, u.a. 131-135, anni 1719-1924; Catasto terreni, u.a. 136-137, anni 1923-1935; Matricole terreni, u.a. 138-143, anni 1881-1932; Mutazioni di proprietà, u.a. 144-145, anni 1840-1911; Volture catastali, u.a. 146-167, anni 1883-1936.
A.C.V., Carte antiche, u. a. 409, Copie autentiche del 1731 di giuramenti di fedeltà, investiture e concessioni di privilegi antichi, 1731 (data di formazione), 1520-1731 (date complessive).
A.C.V., Carte antiche, u.a. 412, Carte diverse, 1782-1800 (date di formazione), 1736-1800 (date complessive).
A.C.V., Pratiche ante 1897, Amministrazione, u.a. 414, “Distacco frazioni. Delimitazione”, 1868-1914.
A.C.V., Finanze-Patrimonio, Usi civici, u. a. 475, 1933-1966.
 
A.C.V.C. (Archivio della Curia Vescovile di Casale Monferrato), Visite pastorali.
 
A.N.P. (Archives Nationales, Paris). Vedi inventario.
A.N.P., F2, Administration Départementale, I, 863 [Montenotte], Département de Marengo, Tableau de la Population par commune d’après le récensement fait par ordre du Préfet dans les derniers mois de l’an XII  (1804).
 
A.R.M.O. (Acta Reginae Montis Oropae), Biella, Unione Tipografica Biellese, 1945 (i documenti XVIII, XXXIV e CIX sono editi a cura di Giuseppe Ferraris).
 
A.S.A. (Archivio di Stato di Alessandria). Vedi inventario.
A.S.A., Senato del Monferrato.
 
A.S.T. (Archivio di Stato di Torino). Vedi inventario.
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche per A e B, Dipartimenti, Mazzo 1, "DÉPARTEMENT / DE / MARENGO / Divise en 3 Arrondisemens / et en 31 Cantons." Carte dei dipartimenti della Dora (n.1), di Marengo (n. 2, 2 bis), del Po (n. 3), della Sesia (n. 4), delle Alpi Marittime (n. 5, 5 bis). Note : In alto: "N.° 101.", "ATLAS NATIONAL DE FRANCE", s.d., [Autore incisioni: P.A.F. Tardieu; autore edizione: P.G. Chanlaire]. Vedi mappa.
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche per A e per B, Po, Mazzo 1,"LE / COURS / DU PO / DEDIÉ AU ROY / Par son tres humble, tres obeissant / et tres fidele Serviteur et Sujet, le / P. PLACIDE Augustin Dechaussé, et / Geographe Ordinaire de sa Majesté". Carta Corografica in stampa del Corso del Fiume Po delineata e dedicata a S.M- Cristianissima dal P. Placido Agostiniano scalzo nel 1734. Sulla Scala di 1/253.600 (Note: La carta è formata da 5 fogli giustapposti. Il 1° reca l'indicazione "A PARIS 1704"; il 3° e il 4° sono datati 1703; sul 1° e sul 5° foglio è riportata la data di concessione del privilegio reale, rinnovato per 15 anni nel 1734. Cfr. anche Carte Topografiche Segrete, PO 29 E IV ROSSO, 1703-1734 (ma vd. Note) [Autore disegno originale: P. Placide; Autore incisioni: Berey; Autore edizione: "A PARIS / Chez les Augustins pres la Place des Victoires"]. Vedi mappa.
A.S.T., Corte, Antichi inventari di comuni piemontesi, Mazzo 22, fasc. Villamiroglio, Descrizione o sia inventaro di tutte le scritture appartenenti alla Comunità di Villamiroglio, 27 Giugno 1753.
A.S.T., Corte, Paesi, Ducato di Monferrato, Mazzo 50, fasc. 15, Stato delle città, communità e cassinali del Ducato di Monferrato, coi nomi de’ vassalli ch’anno prestato il giuramento di fedeltà a S. A. R., formato dal Consigliere Mellarede (s. d., ma attorno al 1710); n. 28, Memorie diverse riguardanti le debiture del Monferrato e le alienazioni cadenti sovra l'ordinario (1770).
A.S.T., Corte, Paesi, Paesi per A e per B, V, Villamiroglio.
A.S.T., Sezioni Riunite, I Archiviazione, Provincia di Casale, Mazzo 1, fasc. 18, Relazione dello stato e coltura de’ beni de’ territorj delle città e comunità della Provincia di Casale (1742-1743); n. 24, Casale. Stato delle liti attive e passive delle comunità (1757).
A.S.T., Sezioni Riunite, I Archiviazione, Provincia di Casale, Mazzo 2, fasc. 4, Monferrato. Ricavo de’ redditi di quelle comunità, misura de’ territorj e de’ beni antichi e moderni e notizie diverse (s. d., ma 1760/1769).
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A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 26, Monferrato, Mazzo 17, Tributi. Descrizione delle liti attive e passive delle comunità della Provincia  di Casale (s. d., ma dopo il 1782).
A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 26, Monferrato, Mazzo 18, Memorie del Basso Monferrato (s. d., ma 1784/ 1789).
A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 26, Monferrato, Mazzo 18, Comunità della Provincia di Casale che  affermano essere necessaria la misura de’ territorj loro (s. d., ma 1786).
A.S.T., Sezioni Riunite, II aArchiviazione, Capo 26, Monferrato, Mazzo 37, Relazione generale dell’operato dal Commendatore Petitti in dipendenza del Regio Editto delli 24  giugno 1728 concernente li beni posseduti dalli ecclesiastici e luoghi pii nel Ducato di Monferrato (1729).
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B.N.F., département Cartes et plans, CPL GE DD-2987 (5043), Le Piémont et le Montferrat avecque les passages de France en Italie ... / Par P. Du Val, Chez l'Autheur (A Paris), 1600-1699 [Duval, Pierre (1619-1683). Cartographe]. Vedi mappa.
 
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Descrizione Comune
Villamiroglio
    L’assetto territoriale di Villamiroglio è caratterizzato da un insediamento marcatamente policentrico, articolato in una maglia di nuclei, tradizionalmente denominati «cantoni». Questo assetto, nel corso dei secoli tra il medioevo e l’età contemporanea, si è mostrato refrattario a sviluppare centri di gravitazione consistenti e stabili. In un certo senso, si può dire che nessun singolo nucleo ha preso chiaramente un sopravvento sugli altri nel corso del tempo, ma che, semmai, soprattutto a ridosso dell’età contemporanea, un aumento del peso relativo di Vallegioliti prefigura una incipiente organizzazione bipolare del territorio, peraltro mai compiutamente realizzata.
     È suggestivo pensare come l’eponimo stesso di Villamiroglio, nome apposto a un nucleo insediativo che solo temporaneamente fu sede di un castello e che avrebbe dovuto, nelle ambizioni della famiglia Miroglio, costituire il fulcro di una concentrazione centripeta di prerogative signorili, abbia rappresentato viceversa per molti secoli l’istanza, tutt’al più, di integrazione o coordinamento parziali di una rete o maglia di insediamenti e di rapporti sociali ed economici intrinsecamente paritari, se non gravidi di spinte centrifughe. Una funzione analoga e parallela ha rivestito l’organizzazione ecclesiastica locale, con una vita parrocchiale demandata a punto d’incontro periodico, cerimoniale e largamente simbolico tra gli abitanti della maglia frazionata di insediamenti. La toponomastica locale suggerisce, peraltro, che i toponimi delle frazioni di Villamiroglio presentino a loro volta esempi di eponimi di lignaggi o gruppi di discendenza di famiglie coltivatrici.
     Molti indizi di una vasta documentazione locale, che attende di essere studiata compiutamente, suggeriscono di ravvisare nell’organizzazione territoriale di Villamiroglio il risultato, su un arco di tempo assai lungo, di processi di eredità e successione tra gruppi di coltivatori-proprietari che dividono in loco, entro i gruppi di discendenza patrilineari, le case e i beni fondiari tra i discendenti maschi e dotano, al matrimonio, le figlie soprattutto di beni fiduciari. Le donne, al matrimonio, vanno ad abitare in casa del marito e vicino ai parenti di lui. L’effetto cumulativo di simili processi sulle forme di insediamento rurale è noto alla storiografia come «quartieri di lignaggio» ed è attestato in molte zone del Piemonte, e altrove, nelle quali furono deboli i processi di incastellamento e di sviluppo insediativo basati sulla sulla nucleazione in un concentrico (Regione Piemonte 1994, pp. 30-66). Le tracce di un simile processo sul lungo periodo sono visibili, per esempio, nella toponomastica, che, almeno fino al secolo XIX inoltrato, riconosceva nella maggior parte dei singoli nuclei insediativi non soltanto gli eponimi di un lignaggio locale, ma precedeva i toponimi con la preposizione attributiva «De’».
      Sarebbe azzardato, allo stato delle conoscenze, formulare ipotesi circa le origini e lo sviluppo dei quartieri di lignaggio a Villamiroglio, come anche in altre località monferrine di un’area situata in posizione strategica di controllo dei nodi stradali sulla direttrice Torino-Casale e su quella Vercelli-Asti. Insieme e analogamente a quanto avvenne per Pontestura, il controllo della zona offrì, per molti secoli, il controllo del transito del Po. Sebbene sia chiaro che l’importanza militare del sito determinò la costruzione di fortificazioni, probabilmente nel secolo XIII, all’epoca dei conflitti tra il comune di Vercelli e i marchesi del Monferrato, non sembra che l’apparato difensivo, peraltro effimero, abbia innescato un processo di nucleazione o concentrazione dell’abitato.
     Da quell’epoca in poi, Villamiroglio godette di una dipendenza diretta dal marchesato, che probabilmente favorì lo sviluppo di una forte autonomia amministrativa e ne garantì il consolidamento nel corso del tempo, come suggerisce, per esempio, la ricorrente conferma degli statuti locali. Un forte indizio di autonomia e forza delle istituzioni comunitarie è data dalla catastazione delle terre e delle case di ogni singolo cantone, che, mentre si contrappone da un lato alla modestissima estensione e, presumibilmente, alla modesta portata delle esenzioni fiscali del «distretto del recinto», d’altro lato vincola direttamente le famiglie coltivatrici a un rapporto fiscale con lo stato nella certezza e permanenza del possesso della terra. È suggestivo immaginare che corso del secolo XVIII, quando le inchieste dei funzionari statali preposti alla riforma fiscale nota come Perequazione rileveranno forti discrepanze nella superficie dei terreni messi a catasto, queste riflettano, almeno in parte, un precedente “occultamento” della terra a favore dei proprietari-coltivatori e non soltanto a favore dei signori.
     L’investitura alla famiglia Miroglio, definitiva a partire 1314, ebbe probabilmente, sul lungo periodo, l’effetto di rinsaldare, o cristallizzare, l’assetto insediativo e territoriale preesistente, anziché mutarlo in maniera sensibile, forse, almeno in parte, grazie al permanere, nel cuore dell’età moderna, di molti aspetti di un rapporto di dipendenza diretta delle comunità locali dal marchesato del Monferrato e dalla capacità di appello alle sue magistrature. Fino all’assorbimento del Monferrato entro i domini sabaudi ai primi del Settecento, Villamiroglio vide talvolta rafforzarsi, anziché affievolirsi, agli occhi delle autorità centrali del Monferrato il suo ruolo di comunità di frontiera, insieme a quella di Moncestino, non soltanto verso Crescentino e sul Vercellese, ma anche verso Verrua e i domini sabaudi sulle due sponde del Po, segnatamente durante il secolo XVII, limitando la capacità dei Miroglio di espandersi localmente con un dominio territoriale forte e compatto. Vi sono forti indizi di un controllo vigile e diretto del governo centrale e, in particolare, del castellano locale, nei confronti delle strategie espansive dei Miroglio, come quando, dopo la seconda Guerra del Monferrato, il conte Guglielmo, del ramo di Moncestino, viene accusato di avere tradito, tra il 1628 e il 1630, a favore dei duchi di Savoia.
     Sebbene lo studio dei rapporti tra gli Miroglio e le comunità interessate alle loro prerogative signorili attenda approfondimenti sistematici, è importante tenere presenti gli indizi di un impegno assai maggiore per un’attività che potremmo definire di coordinamento commerciale, più che non per la costruzione di un dominio compatto di tipo territoriale, o anche solo fondiario. La rete dei traffici si interseca profondamente, in quest’area, con quella delle giurisdizioni signorili. Ai signori appartengono la maggior parte dei pedaggi riscossi lungo i cammini, anzitutto la strada per il Genovese, oltre che luoghi di sosta e di deposito per gli uomini, gli animali e le merci che transitano sulle lunghe distanze. Alcuni esponenti delle famiglie signorili della zona appaiono direttamente impegnati ad accompagnare i convogli. Si tratta di famiglie che appartengono a configurazioni potenti, estese e ramificate, quali gli Scarampi di Camino e di diverse altre località del Monferrato e dello stato di Milano, talvolta impegnate in faide.
     Non mancano dunque gli indizi di un interesse preminente dei diversi rami della famiglia Miroglio per il controllo, e probabilmente per il coordinamento, dei transiti, più che non per il controllo diretto di altre risorse locali. Le proprietà fiscalmente immuni dei signori supereranno di poco, nel corso dell’età moderna, la modesta estensione di 103 moggia di Monferrato. Le modalità dell’investitura di Moncestino e di Villamiroglio, da parte dei marchesi del Monferrato, a diversi rami della famiglia Miroglio suggeriscono i limiti che i poteri signorili erano destinati ad avere nelle due comunità e al tempo stesso il profondo rapporto di complementarietà economica destinato a caratterizzarle entrambe. L’investitura del 1314 comprendeva non soltanto Villamiroglio e Moncestino, ma anche, esplicitamente, una testa di ponte al di là del Po, con la prerogativa, almeno implicita, di gestire e controllare il transito del fiume. In questo quadro, il territorio di Villamiroglio si configurava come un naturale retroterra logistico per il transito sul fiume.
     Tuttavia, la lunga serie di cause e contenziosi che si aprirono nell’età moderna sulla linea di confine con Verrua e con Crescentino sembra sortire l’effetto di minare non soltanto molti aspetti dell’esercizio delle prerogative signorili, ma i loro stessi presupposti di legittimità. Di fatto, le prerogative dei signori nei confronti della comunità di Villamiroglio appaiono rintuzzate nel corso dell’età moderna dal ricorrente accoglimento di ricorsi di quest’ultima alla Camera ducale del Monferrato, ricorsi che investono sia la tutela di franchigie di commercio considerate indipendenti dalle prerogative signorili sia la natura stessa della giurisdizione, nel rifiuto del giuramento di fedeltà. Una notevole difficoltà per Miroglio, sul lungo periodo, è data dal coordinamento tra i diversi rami patronimici che condividono la signoria con titolo di conti palatini (conferito a ciascuno dei rami familiari nel 1569) ed è esemplificata in questo assortimento di compresenze
registrato dai funzionari centrali dello stato degli anni centrali del Settecento:
 
Marchese Carlo Gerolamo Miroglio, abitante in Casale, in ogni ottenio tiene la giurisdizione di mesi 72;
Conte Pompeo Miroglio, mesi 9, giorni 10, Conte Nicola Miroglio, mesi 12, giorni 20, abitanti in Moncestino;
Conte Baldassar Miroglio, abitante in Ferrara, mesi 1, giorni 29.
 
Qui, a fronte di un identico patronimico, è rappresentata una varietà di interessi, luoghi di residenza e titoli di investitura che sfociarono a più riprese in almeno due tipi di controversie: le une riguardanti la conservazione delle eredità e delle successioni entro la linea agnatizia; le altre intorno alla gerarchia di prestigio e di potere tra i diversi rami familiari e i loro singoli componenti. Alla seconda metà del Seicento risalgono, per esempio, le attestazioni documentarie delle controversie per la preminenza nei banchi di un ramo della famiglia della chiesa di Moncestino, che verranno incendiati da un altro ramo dei consignori. Il contenzioso si prolungherà per molti decenni. In un certo senso, si potrebbe dire che la tenacia con cui i Miroglio perseguono strategie di continuità patrilineare ricalca quelle delle famiglie di abitanti delle comunità loro sottoposte.
     In realtà, non è facile, in assenza di studi specifici, valutare gli elementi di convergenza e quelli di divergenza tra i Miroglio, la comunità di Villamiroglio e le famiglie che la abitano. Emergono nella documentazione situazioni tanto d’incontro quanto di scontro: le prime, per esempio, nei momenti di aperta solidarietà tra signori e abitanti durante le “rappresaglie” subite da parte della comunità di Verrua nel corso del secolo XVII. È certo che una profonda convergenza d’interessi riguarda, in generale, il commercio, la mobilità di merci e di persone, in quanto attività integrative a quelle agricole di sussistenza per la popolazione. D’altra parte, la vita agricola locale appare sostanzialmente sotto il controllo delle famiglie di coltivatori e piccoli conduttori, che si dedicano a una policoltura di sussistenza su terreni interessati solo in parte dalla viticoltura.
     Alcuni aspetti importanti della vita locale emergono in questo senso dalla ricca documentazione della età moderna. Prendiamo, per esempio, le inchieste e le rilevazioni compiute a più riprese lungo l’arco del Settecento dai funzionari del governo sabaudo per tutte e tre le comunità corrispondenti al territorio odierno di Villamiroglio, una documentazione che consente dunque confronti tra le comunità sia in uno stesso momento storico sia in anni diversi. Secondo la Statistica generale, l’estensione complessiva del territorio ammontava a 1688 moggia di Monferrato. Il dato corrispondente nel «convocato» redatto dal consiglio della comunità il 4 gennaio 1782 in risposta alla circolare diramata dall’intendenza di Casale il 16 dicembre 1781 è di «circa 2000» moggia.
     Le due fonti contengono anche dati alquanto differenti sulla consistenza delle principali colture, ma il quadro che esse compongono è, a grandi linee, abbastanza simile. Nella Statistica generale la prevalenza dei vigneti sull’aratorio è più accentuata (occupando rispettivamente il 44 per cento e il 16,6 per cento del territorio) che nel convocato del 1782 (in cui alla vigna è attribuito il 37,5 per cento e ai campi il 22,5 per cento). Inoltre, mentre lo spazio dei boschi e dei prati è pressoché lo stesso in entrambi i documenti (rispettivamente, attorno al 17-18 per cento e al 20-21 per cento), il convocato valuta al 3 per cento l’estensione degl’incolti, là dove la Statistica generale ne indica una totale assenza.
     Le tabelle dedicate dalla Statistica generale alla produzione agricola segnalano una pesante insufficienza di frumento rispetto al fabbisogno locale (nella misura del 58,4 per cento) e un’altrettanto rilevante eccedenza di vino (il 58,3 per cento del prodotto). Si ritrovano poi le consuete carenze di «meliga bianca» (l’85,8 per cento) e di «marzaschi» (l’89,4 per cento).
     La Statistica generale indica come pratiche diffuse tra la popolazione locale il lavoro stagionale, l’affitto di campi per seminarvi mais e l’acquisto di fieno e «stobbie» nelle campagne al di là del Po:
 
li particolari vanno di là dal Po’ a zappar melighe, mieter grano e riso, segar fieno e stobie, e queste alla metà che conducono alle loro case per manutenzione de’ bestiami e far lettame. Affittano pure beni per seminar melighe ed accomprano fieno di là del Po’, che conducono per sussistenza de’ loro bestiami, attesa la scarsezza che ne hanno.
 
Contestualmente, la stessa fonte richiamava, come si vede, la scarsità di nutrimento per il bestiame e di concime per i campi che avrebbe afflitto i coltivatori di Villamiroglio. Peraltro, alla dichiarata scarsità di bestiame posseduto si contrappone l’importanza del transito di bestiame a fini commerciali, il cui commercio e i cui proventi vengono contestati dalla comunità ai signori [A.S.T., Sezioni Riunite,  II Archiviazione, Capo 26, Monferrato, Mazzo 13, Convocati delle città e comunità della Provincia di Casale, in risposta alla circolare del Signor Intendente Generale, in data delli 10 dicembre 1781, cc. 339r-342v; A.S.T., Sezioni Riunite,  II Archiviazione, Capo 79, Statistica generale, Mazzo 6, Relazione della Provincia di Casale (1753), tabb. 3-9; A.C.V., Cause, u. a. 80, Atti della causa fra la Comunità di Villamiroglio contro i Condomini di Moncestino per il pedaggio, 1671-1689].