Castello di Annone

AutoriMorandini, Cesare
Anno Compilazione2004
Provincia
Asti
Area storica
Astigiano. Vedi mappa.
Abitanti
1850 al 1/1/2001 [ISTAT 2001], 1767 al 21/10/2001 [ASR 2003].
Estensione
ha 2316 [ASR 2003].
Confini
(da Est a Ovest) Asti, Refrancore, Quattordio, Cerro Tanaro, Rocchetta Tanaro, Rocca d’Arazzo.
Frazioni
Bordoni, Poggio, Crocetta. Vedi mappa.
Toponimo storico
Nonum, Non, Castello di Annone (dal 1863) [Nebbia 1991, pp. 15-17]; Villarium (1344), sede del primitivo insediamento, non più registrato nel 1695 [Nebbia 1991, pp. 18-19]; Burgum, che comprendeva il Villarium rimasto come toponimo agricolo [Nebbia 1991, p. 31].
Diocesi
Asti.
Pieve
In un atto del 910 è indicata sul territorio annonese una chiesa di San Giorgio, forse dipendente dalla pieve di Quarto [Bordone 1980, p. 252; Nebbia 1991, pp. 27-28]. Dopo la fondazione dell’Abbazia di San Bartolomeo di Azzano (952) non è registrata alcuna giurisdizione dipendenza plebana.
Altre Presenze Ecclesiastiche
Fino al 1264 le due chiese annonesi di Santa Maria e San Giorgio dipendono dalla curia diocesana di Asti; in quell’anno vengono assegnate all’Abbazia di San Bartolomeo di Azzano [Nebbia 1991, p. 83]; dal 1283 le due chiese vengono sottoposte ad un priorato di Santa Maria, sempre sotto il controllo dell’Abbazia di Azzano; in tale posizione compaiono nel Registrum del 1345 [Bosio 1894, p. 520]. A sua volta, l’abbazia viene sottratta al controllo della curia astese nel 1477, ma il priorato di Annone viene posto nel 1480 sotto la supremazia spirituale vescovile e cade sotto l’influenza degli Sforza milanesi; dopo controversie torna nel 1503 sotto il monastero [Nebbia 1995, pp. 71-74]. Nella visita apostolica del Peruzzi, la chiesa di Santa Maria “de Glaris” è unita all’abbazia di San Bartolomeo, e retta da un monaco designato e da un prete secolare; presente anche un oratorio della Santissima Trinità dei disciplinanti laici [A.C.V.A., Visitatio apostolica episcopi Sarsinatensis 1585, ms., ff. 308v.-314]. Nel 1345 è registrata la presenza di un ospedale di San Giacomo e San Cristoforo [Bosio 1894, p. 118]. Verso la fine del secolo XVI la giurisdizione sulla chiesa di Annone apparteneva al vicariato foraneo di Masio [Bosio 1894, p. 133-139].
Dopo la soppressione napoleonica dell’abbazia del 1802 la parrocchia viene spogliata di tutti i suoi beni, e sottoposta direttamente all’amministrazione diocesana di Asti.
Assetto Insediativo
Mansio o stazione di sosta in età romana, lungo la via Fulvia. In età carolingia è una curtis comprendente gli insediamenti di Refrancore, Quattordio, Cerro, Rocca d’Arazzo, Rocchetta e Masio. Del sec. X sono la costruzione del castrum, cui si affianca un burgum lungo la via Fulvia; più tardi comparirà, nei pressi del castrum, una villa. Il burgum verrà quindi abbandonato verso la metà del sec. XIII [Nebbia 1991, p. 31].
Luoghi Scomparsi
Il Villarium (1344), sede del primitivo insediamento, non più registrato nel 1695 [Nebbia 1991, pp. 18-19], compreso in un burgum lungo la via Fulvia romana. Questo verrà abbandonato verso la metà del sec. XIII [Nebbia 1991, p. 31].
Una pertinenza di Annone, abitata e dotata di una piccola chiesa di S.Maria Maddalena, è denominata Forestum tra il secolo XII e il sec. XVI [Nebbia 1991, pp. 65-66].
Comunità, origine, funzionamento
Curtis di diverse entità signorili (comitato di Asti, marca arduinica ed anscarica, impero degli Ottoni, vescovo di Asti e Comune di Asti, feudo imperiale federiciano). Nella convenzione del Barbarossa con Asti del 1178 – la stessa che istituisce in pratica una castellania, affidata ad un legato tedesco - compare una struttura comunale annonese, riconosciuta nella figura dei boni homines, indicanti i consoli rappresentanti della comunità [Nebbia 1991, pp. 52-53]. Questi si fanno addirittura rappresentanti del presidio militare imperiale verso gli astesi nel 1197 [Nebbia 1991, p. 60]. Con l’annessione al contado di Alessandria (1356) ed allo stato milanese, Annone conserva il diritto ad un proprio tribunale, indipendente da quello del contado [Nebbia 1995, p. 214]. Per la sua particolare autonomia e la somma di privilegi rispetto sia alle terre circonvicine che alle altre del contado, particolare peso rivestono gli statuti, che vengono editi a stampa nel 1682 [Nebbia 1989].
Statuti
A stampa (Alessandria 1682) [Nebbia 1989].
Catasti
1590 [A.C.C.A., sez. prima, m. 1], 1695 [sez. prima, mm. 2-3], 1735-1740, 1763 [sez. prima, m. 15], 1773 [sez. prima, mm.. 12-14], 1820-1880 [sez. prima., m. 85]; 1887-1896 [sez. seconda, mm.374-391], 1904-1960 [sez. seconda, cat. 5°, m. 1].

 

Ordinati
Conservati in serie completa dal 1668 al 1813 [A.C.C.A., sez. 1°, m. 27, Ordinati comunali originali]; e dal 1814 al 1868 [mm. 100-103, Ordinati originali].
Dipendenze nel Medioevo
Per tutta la sua storia medievale e moderna, Annone godrà sempre di ampi privilegi fiscali e legislativi da parte dei suoi signori, a motivo della sua importanza strategica militare per il controllo di Asti prima e del confine tra i domini milanesi, quelli imperiali monferrini e lo stato sabaudo.
In età carolingia è una curtis del comitato di Asti; di natura particolare perché di stretta spettanza della corona, e pertanto dalle terre non alienabili come allodiali; rivendicata ancora a metà del XII sec. come bene fiscale [Nebbia 1991, p. 26]. All’interno del Regno d’Italia franco, nella Marca d’Ivrea di Anscario; questi fa costruire il castello, la cui prima notizia risale al 933 [Nebbia 1995, p.15; Bordone 1975, p. 395]. Il fratello di Anscario, re d’Italia col nome di Berengario II, nel 952 fa dono al monastero benedettino di San Bartolomeo di Azzano dei diritti sulle acque del Tanaro prima goduti da Annone, o in quanto bene della corona, o come suo possesso marchionale. E’ bene sotto il diretto controllo imperiale sotto Ottone I di Sassonia; passa alla marca arduinica di Torino dopo il 1001, ed in quanto tale rientra nei vasti possessi di Adelaide,
figlia di Olderico Manfredi. Occupato militarmente dal vescovo di Asti verso il 1090 [Bordone 1980, pp. 344-345], viene da questi ceduto al Comune di Asti nel 1095. Nel 1159 torna all’impero, ed il Barbarossa ne ribadisce il diretto possesso alla corona, affidandolo al Comune di Asti dietro compenso; nel 1164 lo dà in feudo al Marchese Guglielmo di Monferrato e nel 1167 ad Arnaldo di Dorstadt, che lo perde a vantaggio di Asti; il Barbarossa lo riprende nel 1174, per riaffidarlo infine alla custodia degli astesi nel 1178, mantenendovi un proprio legato e facendone in pratica la sede di una castellania militare avente un territorio alle proprie dipendenze [Nebbia 1991, pp. 45-54]. Ripreso da Asti nel 1197, dopo una breve parentesi di dominio monferrino degli Incisa della Rocchetta tra il 1204 e il 1206, vi viene ristabilita la castellania imperiale nel 1210, e il luogo viene rivenduto ad Asti da Federico II nel 1214. Nel 1255 la stessa Asti distrugge il castello di Annone e abolisce la castellana imperiale [Nebbia 1991, pp. 64-74]. Nel 1356 il comune di Annone si sottomette a Galeazzo Visconti, diventando terra separata del contado di Alessandria,nella signoria milanese, di cui seguirà le sorti.
Feudo
Possesso imperiale diretto nel sec. XII, con infeudazioni di breve durata (nel 1164 al Marchese Guglielmo di Monferrato e nel 1167 ad Arnaldo di Dorstadt), poi informale castellanìa militare affidata a legati imperiali [Nebbia 1991, pp. 45-54]. Le terre costituenti il luogo sono demaniali e inalienabili, ma gli affidamenti temporanei ad Asti nel corso dei secc. XII e XIII erodono progressivamente e, dal 1255, definitivamente, tale privilegio imperiale, aprendo le porte all’allodialità [Nebbia 1991, pp. 75-76]. Investito ad Enrichetto Aquosana (7 luglio 1437); tornato al demanio ducale, è venduto ad Antonio Beccaria (1600), per la cui morte senza eredi è nuovamente devoluto alla camera ducale e ceduto ai Del Pozzo (1633), che lo terranno fino al ‘700 [A.S.T. di corte, Paesi di nuovo acquisto, Alessandrino, inv. n. 44, m. 4, 10 maggio 1600, Giuramento di fedeltà di Giovanni Antonio Beccaria a Filippo terzo re di Spagna per il feudo d’Annone, stato da esso acquistato dalla Regia Camera; 1631, 26 maggio, Devoluzione o sii riduzione de feudi d'Annone Olevano s.ta Giulietta devoluti per la morte senza discendenti maschi del conte Antonio Beccaria; 1633, 29 gennaio, Vendita fatta d'ordine qui tenorizzato di Filippo IV re di Spagna e duca di Milano a Claudio Bonifacio Pozzo, cittadino alessandrino per lire 21.924].
Mutamenti di distrettuazione
Agli inizi del ‘700 Annone, insieme all’Alessandrino, viene annesso allo stato dei Savoia, cui la comunità presta giuramento di fedeltà – poi revocato - già nel 1707 [A.S.T. camerale, art. 283, Indice “AB in AZ”, f. 258, 17 marzo 1707, la comunità di Annone giura fedeltà al sovrano]; viene però mantenuta la dogana con le terre sabaude antiche, come la dogana di Quarto, segno del mantenimento in Annone di privilegi fiscali, e pertanto di disparità rispetto alle altre terre, che durerà per tutto il ‘700 [Nebbia 1995, p.155].
Mutamenti Territoriali
Nel 1356 il comune di Annone si sottomette a Galeazzo Visconti, diventando terra separata del contado di Alessandria, nella signoria milanese, di cui seguirà le sorti. Una parte, corrispondente al territorio di Cerro, viene però eretta in feudo separato, sotto il controllo del marchese diMonferrato.
Comunanze
Non attestate.
Liti Territoriali
Dal ‘400 fino alla Restaurazione, tra Annone e Rocca d’Arazzo, per il possesso delle terre di Annone alla destra del Tanaro; dal ‘400 fino al primo Settecento, tra Annone e Cerro Tanaro per l’accatastamento di beni privilegiati di proprietari cerresi in Annone, e il mantenimento di un’isola sul territorio di Annone sostanzialmente immune da carichi; lite settecentesca – ma con radici quattrocentesche- tra Annone e Refrancore per questioni territoriali e di pagamento carichi comunali (si veda la seconda parte della scheda).
Fonti
A.C.C.A. (Archivio comunale di Castello di Annone. Vedi inventario.), sez. prima, 1° serie, nn.1-15, 85 (documenti catastaliantichi)
A.C.C.A., sez. seconda, Catasto, mm. 374-391
A.C.C.A., sez. prima, mm. 60-66, 144-146 (atti di lite)
A.C.C.A., sez. prima, m. 27, Ordinati comunali originali 1668-1813; mm.110-101 Ordinati originali 1814-1868
A.C.C.A., sez. prima, m. 61, Atti di lite tra la Comunità di Annone e il conte Osasco, 1606-1764
A.C.V.A., Visitatio apostolica episcopi Sarsinatensis 1585, ms.
A.S.T. di corte, Paesi AB, “A”, m. 21, Annone, nn.1-10
A.S.T. di corte, Paesi di nuovo acquisto, Alessandrino, inv. n. 44, m. 4, Annone, 1567-1733
A.S.T. camerale, Indice dei feudi (art. 283), Indice “AB in AZ”, f. 258, Annone provincia di Alessandria
A.S.T. di corte, Paesi di nuovo acquisto, Langhe feudi (inv. 55.2), Rocchetta del tanaro, m. 1
A.S.T. camerale, Indice titoli de' paesi nuovi n. 571 “A in D”, vol. 53, f. 42 Annone (18 giugno 1450); vol.54, f. 11, Cerro luogo; f. 181, Rocchetta Tanaro
A.S.T. camerale, II archiviazione, Capo 13, m. 1, nn. 25, 34.
A.S.T., Sezioni Riunite, Carte topografiche e disegni, Carte topografiche serie III, Asti, Carta Topografica della strada Reale che dalla Città d'Alessandria tende a quella d'Asti, passando ne Luoghi di Solero, Felizzano, Quatordio, ed Annone [L'indice è sottoscritto Alessandria, 29 gennaio 1788, Architetto Giuseppe Caselli]. Vedi mappa.
B.N.F. (Bibliothèque nationale de France). Vedi catalogo.
B.N.F., département Cartes et plans, GE DD-2987 (5054 B), La principauté de Piémont, les marquisats de Saluce et de Suze, les comtés de Nice et d'Ast, le Montferrat / dediée au roy par son très humble, très obéissant, très fidèle sujet et serviteur H. Jaillot, géographe de sa Majesté, [chez l'auteur] (A Paris), 1695 [Jaillot, Alexis-Hubert (1632?-1712). Cartographe]. Vedi mappa.
Bibliografia
Annuario Statistico Regionale. Piemonte in cifre 2003, Regione Piemonte-ISTAT, Torino 2003.
Assandria G. (a cura di), Il libro verde della chiesa di Asti, “B.S.S.S”. nn. 25-26, Pinerolo 1904-1907.
Bordone R., Città e territorio nell’alto medioevo, La società astigiana dal dominio dei Franchi all’affermazione comunale, Torino 1980.
Bordone R., “Loci novi” e “villenove” nella politica territoriale del comune di Asti, paper del convegno “Borghi nuovi e borghi franchi nel processo di costruzione dei distretti comunali nell’Italia centro-settentrionale (secoli XII-XIV)”, Cherasco 8-10 giugno 2001.
Bordone R., Società e potere in Asti e nel suo comitato fino al declino dell’autorità regia, B.S.B.S., Torino 1975, pp. 357-439.
Bosio G., Storia della Chiesa di Asti, Asti 1894.
Casalis G., Dizionario geografico, storico-statistico-commerciale degli stati di S.M. il Re di Sardegna, Torino 1833-1856.
Cotto A.M., Fissore G.G., Nebbia S., Le carte dell’Abbazia di S. Bartolomeo di Azzano d’Asti, Torino 1997.
Gabotto f. (a cura di), Le più antiche carte dell’archivio capitolare di Asti, Pinerolo 1904 (B.S.S.S. n. 28).
Gabotto F., Gabiani N., (a cura di), Le carte dell’archivio capitolare di Asti (930, 948, 1111-1237), “B.S.S.S”. n. 37, Pinerolo 1907.
Gnetti D., Tra Visconti ed Orléans: Asti nel Codice delle “fidelitates astenses”, vol. II, dattiloscritto presso la sede di Medievistica dell’Università di Torino, a.a. 1992-1993.
Guasco F., Dizionario feudale degli antichi stati sardi e della Lombardia (dall’epoca carolingia ai nostri tempi) (774-1909), Pinerolo 1911.
Guglielmotti P., Comunità e territorio. Villaggi nel Piemonte medievale, Roma 2001.
ISTAT, Censimento della popolazione 2001, Roma 2003 Nebbia S., Gli abati di San Bartolomeo: San Bartolomeo di Azzano d’Asti: sacro e profano nelle carte di un monastero scomparso, Torino 1995.
Nebbia S. (a cura di), Statuti e ordinamenti del Comune, degli Uomini e della Terra di Annone, Alessandria 1989 (traduzione e ristampa anastatica del testo edito nel 1682 in Alessandria).
Nebbia S., Storia di Annone, vol. I, Da villaggio romano a baluardo imperiale, Alessandria 1991.
G.Symcox, Vittorio Amedeo II. L’assolutismo sabaudo 1675-1730, Torino 1983.
Descrizione Comune

Castello di Annone

          Nel 1455 un commissario generale del ducato di Milano fu inviato per comporre una questione territoriale tra Annone e Rocca d’Arazzo riguardante il possesso conteso di alcune cascine nel fondovalle Tanaro, nella zona detta del “giarone grande”. Annone, che è situato alla sinistra idrografica, si ritrova nel possesso oltre il Tanaro di una cascina “Ghiarone”, di una detta “dietro il castello” e della cascina “Rotta”, appena al di là del rivo di Ribengo che segna il confine con Rocchetta Tanaro. Tali possessi di Annone nella destra Tanaro sono considerevoli, controbilanciati peraltro da quelli alla sinistra di Rocca, più a monte. Si tratta delle eredità di un tracciamento originario dei confini lungo il corso del fiume, ormai del tutto sovvertito dal fatto che nei secoli il suo letto, per esondazioni successive, si sia in quel punto progressivamente allontanato da Rocca. Tale processo avrebbe ragioni geologiche [Nebbia 1991, p. 25]. La controversia per i tenimenti annonesi alla destra Tanaro era ormai di lunghissima data: addirittura già presente quando il vescovo di Asti aveva ottenuto l’assegnazione di quelle terre nel 1089 dalla contessa Adelaide [Nebbia 1991, p. 37].
Gli atti di visita del commissario non dovettero sortire alcun effetto di pacificazione, se nel 1570 si era tentato di tracciare con una terminazione i confini dei due luoghi e si era avviato un processo di lite: entrambi i comuni avevano il Giarone Grande nei loro catasti.
E’ il feudatario di Rocca d’Arazzo, conte Osasco di Cacherano, a riattizzare la lite, nei primi decenni del ‘700. Annone chiede conto dei suoi “lavori” sul Giarone grande e sul Tanaro fin dal 1711; gli vende dodici giornate di terreno nella zona nel 1712. Vent’anni dopo, altri lavori, altre richieste di chiarimenti, ed una convenzione stipulata tra le parti per il pagamento delle taglie alla comunità; la cui infrazione causa una lite ulteriore negli anni 1736-37 [A.C.C.A., sezione prima, m. 61, Atti di lite tra la Comunità di Annone e il conte Osasco, 1606-1764] La Misura Generale di Annone nel 1734 considera l’area delle cascine come “contesa”.
La posizione di Rocca d’Arazzo è quella della difesa di una pretesa consuetudine per cui da sempre ciò che è al di qua del Tanaro le appartiene, e ciò che è al di là è di Annone. Il fiume come perenne discrimine, indipendentemente dai suoi periodici mutamenti di letto, tra i due territori, nonostante l’evidenza dei possessi vasti di Rocca proprio al di là del Tanaro, nello stesso versante idrografico di Annone e di Asti.
Nel 1750 tornò ad agitarsi la questione. Infatti in quell’anno un delegato della Regia Camera dei Conti fu incaricato di dirimere la questione dell’accatastamento e del pagamento dei carichi per i beni del Giarone grande. Decise per una spartizione dell’area tra i due comuni, interinalmente, lungo una linea diagonale priva di alcun fondamento argomentativo. Tale assenza di intervento nel merito del contenzioso provocò ancora più danni. Infatti se le cascine Rotto e Ghiarone dovevano pagare i carichi ad Annone, la tenuta Dietro il castello dei conti Cacherano fu assegnata a Rocca; questa era però di natura immune, e i suoi proventi nelle casse comunali di Rocca non controbilanciavano per nulla la perdita delle altre due cascine, che invece erano allodiali. Inoltre la divisione diagonale del Giarone Grande regalava dal nulla un argomento ulteriore a favore di Annone per le liti a venire: il tenimento dei Cacherano risultava infatti da quel momento un’isola rocchese in mezzo a tenimenti di Annone.
Nel 1760 viene eseguito finalmente un piantamento di termini, che comprende tutta quanta l’area del Giarone grande, rintracciando il confine tra i due paesi dalla strada di Scalambro fino al rivo di Ribengo, in modo assai favorevole ad Annone. Così, nella misurazione generale del 1761 che doveva fruttare il nuovo disegno del catasto del 1763, anche il tenimento Dietro il castello finì nel territorio di Annone per 119 giornate e 94 tavole, nonostante le riprovazioni di Rocca. Di tale tenimento, un ottavo risultava allibrato e pagante i carichi al comune. Gli Osasco di Cacherano riescono a farsi esentare dal pagamento del contribuito, perché residenti a Rocca d’Arazzo, terra imperiale esente dal pagamento di contributi fondiari.
Da allora fino al 1813 i Cacherano non pagano nulla alle casse di Annone: parrebbe che, dall’occupazione francese e dall’abolizione dei privilegi imperiali, abbiano invece pagato taglie nuovamente a Rocca d’Arazzo. La preferenza verso quest’ultima località, anche in assenza dei privilegi di esenzione, si giustificherebbe col fatto che i contributi sono quantitativamente inferiori a quelli di Annone. Nel 1813, però, il maire di Annone avanza le sue proteste presso il corrispondente di Rocca e presso le autorità dipartimentali; le quali riconoscono assurdo il comportamento dei Cacherano. A nulla valgono i fatti che le altre tenute del Giarone Grande che circondano quelle dei Cacherano siano tutte di particolari della Rocca, che ad Annone sia difficile l’accesso a quel tratto oltre il Tanaro, che infatti è ricetto di disertori e malviventi: l’appartenenza a Rocca di quell’isola nel mare annonese non è difendibile. Viene ingiunto il pagamento dei carichi ad Annone.
Per cinque anni gli eredi Cacherano pagano doppio, ad entrambe lo località. Solo nel 1818 chiedono un rimborso, e nel 1820 viene ingiunto dall’Intendente il definitivo ed unica accatastamento ad Annone [A.S.T. di corte, Paesi AB, “A” m. 21, n. 6, Vertenze territoriali tra la comunità di Annone e quella di Rocca d'Arazzo, 1820; n. 7, Soluzione dell'antica vertenza territoriale tra Annone e Rocca d'Arazzo in base alle R.P. 28 marzo 1820 con allegate le carte relative alla vertenza agli anni 1813, 1814, 1815. Allibrato ad annone dal 1824, 1823].
E’ interessante il senso complessivo della vicenda. Dall’alto medioevo fino alla Restaurazione Annone è riuscita a mantenere nel suo pieno possesso una vasta parte di propri tenimenti la cui difesa appariva, fin dall’inizio (quando, cioè, il capriccio del Tanaro li aveva consegnati per sempre alla sponda opposta) assai difficile. Una valutazione empirica di vicende di questo tipo, per l’area del Tanaro, ci suggerisce infatti che la difesa di una terra passata oltre il fiume, ricca, assai più alla portata del luogo titolare di quella sponda è perdente rispetto alla sua usurpazione da parte di questo. Per il Giarone Grande invece avviene l’opposto: Annone riesce non solo a mantenere il possesso, ma a consolidarlo, liberandosi oltrettutto volta per volta degli elementi oggettivi che potevano fornire appigli alla controparte.
Due sono gli elementi vincenti per Annone. Sappiamo che per tutta la sua storia medievale e moderna, Annone godrà sempre di ampi privilegi fiscali e legislativi da parte dei suoi signori, a motivo della sua importanza strategica militare per il controllo di Asti prima e del confine tra i domini milanesi, quelli imperiali monferrini e lo stato sabaudo. La sua impermeabilità al possesso allodiale nel Medioevo, poi, ne ha certo fatto un territorio non troppo frammentato dal punto di vista della proprietà anche in Età moderna.
Questi elementi hanno fatto in modo che si compattassero gli interessi della comunità e della feudalità in occasione delle controversie territoriali, a loro volta garantiti alle spalle da un elemento statale pronto e presente. Il secondo elemento di differenza rispetto ai luoghi circonvicini è inoltre l’appartenenza in Età moderna ad un stato politicamente e giuridicamente assai autorevole quale quello milanese-spagnolo, in grado, in particolare, di far registrare un deciso gap tra sé e lo status sostanzialmente insulare dei feudi imperiali monferrini, fragili e poco consistenti nella difesa delle proprie prerogative.
La presenza ed il funzionamento efficace di tale vantaggio giuridico si evince da una seconda vicenda territoriale, questa volta tra Annone e il feudo monferrino imperiale di Cerro Tanaro. Lo smembramento dal territorio della curtis di Annone del nuovo feudo di Cerro, avvenuta con l’infeudazione agli Isnardi da parte di Teodoro II marchese del Monferrato nel 1392 [Guasco, I, p. 522], doveva avere comportato la creazione nel territorio rimanente di Annone di isole territoriali appartenenti a proprietari cerresi, in particolare lungo il confine occidentale. Fino a quel momento costoro dovevano avere offerto resistenza all’esazione dei carichi di Annone, oppure avevano semplicemente goduto di una sostanziale esenzione, nelle more dell’incertezza del loro status. Nella prima metà del ‘400, con la parallela stabilizzazione dei territori delle due località, esplosero le controversie. La comunità di Annone esigeva il pagamento dai cerresi per le loro proprietà sul proprio territorio. La vertenza aveva però degli evidenti risvolti territoriali, perché il pagamento dei carichi, assai più che la localizzazione entro teoriche linee di confine, aveva un peso fondamentale nel determinare la comunità di appartenenza. La questione vide come controparti, perciò, non tanto Annone contro particolari – sia pure riuniti in gruppo – quanto direttamente le due comunità.
Queste convennero per un arbitrato, condotto da due autorevoli rappresentanti delle parti. Giorgio De Annono, aulico ducale di Milano e Raffaele Bussetto consigliere marchionale di Monferrato produssero un Laudo solenne (18 giugno 1450), per cui la comunità di Cerro si impegnava a pagare a quella di Annone 10 fiorini annui per la massa dei beni dei cerresi. Annone si impegnava a non esigere altri carichi. Era un indubbio vantaggio per i monferrini, dal momento che i beni acquisivano comunque uno status di isola privilegiata, fuori dal catasto di Annone. Se la questione monetaria poteva dirsi soddisfacente per i milanesi, quella sui confini prendeva una piega preoccupante. [A.S.T. di corte, Monferrato feudi, Inv. n. 43.1, m. 25, Cerro, 1450, 18 giugno, Sentenza arbitramentale sovra le differenze territoriali tra la comunità del Cerro dominio di Monferrato e quella d'Annone dominio di Milano, quali si vedono terminate nella forma ivi espressa, colle approvazioni dei rispettivi sovrani].
Le controversie infatti proseguirono: dalla data del Laudo i Cerresi avevano cominciato ad acquistare terre in Annone a ritmi serrati, dal momento che per loro erano sostanzialmente terre immuni, rientranti sotto il cappello dei generali 10 fiorini annui. Annone, però, perdeva parallelamente terre collettabili e dunque proventi; inoltre, la temuta isola cerrese sul loro territorio si allargava ulteriormente.
Annone intraprese la strada di un arbitrato condotto dalle rispettive autorità superiori. Entrambe le comunità cercarono di ricorrere il più in alto possibile: Annone al duca di Milano, il quale nominò suo delegato il senatore Luca Grimaldi; Cerro al marchese del Monferrato, che nominò Giorgio Natta, che era però consigliere del duca medesimo. Sotto l’ombrello ducale dunque, sempre più favorevole ad Annone, i due delegati emanarono il 17 marzo 1480 una dichiarazione che si tradusse il mese successivo in Lettere Patenti. I proprietari cerresi, oltre ai 10 fiorini annui, avrebbero pagato i carichi arretrati ad Annone come suoi semplici catastanti per i beni acquistati dopo il 1450. I confini della potenziale isola cerrese in Annone erano stati così inchiodati per sempre: i beni precedenti dei cerresi erano diventati una sorta di “beni antichi” privilegiati; riconosciuti, certo, ma che non avrebbero più potuto espandersi ulteriormente.
Fino al 1520 i cerresi pagarono come stabilito quarant’anni prima; ma in quella data smisero di farlo, considerato che la massa dei beni antichi privilegiati si era ormai tanto ridotta da risultare di valore assai inferiore ai 10 fiorini. Annone, forte delle vecchie Patenti, denunciò l’illecito al Senato di Milano. A vertenza ancora inevasa, le due comunità si accordarono per il dimezzamento della rata: 5 fiorini e 1/2 annui; e man mano che i beni antichi fossero diminuiti, anche la rata sarebbe stata ridotta in proporzione; i beni venduti sarebbero tornati di natura consueta e accatastati ad Annone. Annone ottenne il diritto di esigere dai cerresi per i loro beni antichi i carichi straordinari (ad esempio in caso di guerra): segno di una ormai inarrestabile riduzione anche del privilegio rimasto. Fu senza dubbio una vittoria della particolare mescolanza di autonomia giuridico-amministrativa e di favore goduto da Annone presso le autorità milanesi. Quando gli annonesi continuarono però ad esigere ugualmente le taglie ai cerresi, costoro agirono d’astuzia: ricorrendo non più alle autorità del proprio marchesato, ma direttamente all’autorità da cui Annone dipendeva, ossia il podestà di Alessandria, ed ottennero un’ordinanza a “non essere molestati” nelle loro proprietà (2 febbraio 1531). [A.S.T. di corte, Monferrato feudi, inv. n. 43.1, m. 25, Cerro, Il referendario di Alessandria trova e sentenzia non si molestino più gli huomeni del Cerro, 20 giugno 1541].
Per trent’anni venne pagata la rata dimezzata, ma, visto che i beni antichi privilegiati tardavano a scomparire, ed il catasto annonese non si rimpinguava di beni collettabili come sperato, Annone si appellò alla clausola della straordinarietà per imporre nuovi carichi, ottenendo nel 1563 un’ordinanza favorevole dal magistrato di Milano, subito impugnata dai cerresi davanti allo stesso Senato. Per evitare una probabile nuova lunga e dispendiosa lite, le due comunità stipularono nuovi patti (2 agosto 1566) rispettati poi per due secoli. I Cerresi avrebbero pagato 35 scudi e 1⁄4 annui, e sarebbero stati esenti dai carichi straordinari.
Nel 1702 Annone lavorava alla Misura Generale del suo territorio, e gli agrimensori compresero nelle loro mappe anche i beni dei cerresi, compiendo una misurazione unilaterale in assenza dei proprietari. La parte cerrese sostenne poi che gli stessi beni erano stati inseriti nei catasti in modo confuso, senza distinguere i beni convenzionati da quelli normali. In conseguenza di tale accatastamento Annone cominciò ad esigere le stesse tasse per tutti. Ai cerresi che si rifiutarono di pagare fu portato via il bestiame. I cerresi fecero ricorso a Milano, perché il podestà di Alessandria ordinasse la restituzione delle 4 vacche requisite dai suoi sudditi.
A settembre sparirono altri 17 capi. Allora Cerro cercò voci più autorevoli, e fece ricorso a Sua Altezza il principe di Vaudemord, che finalmente ordinò al governatore di Alessandria la restituzione dei capi. La sentenza del podestà favorevole a Cerro astrinse Annone a non chiedere nulla oltre il già pattuito. A questo punto, però, il colpo di teatro: Annone esibì davanti al solito magistrato di Milano “certa grida” pubblicata su ordine del Principe di Vaudemord che annullava ogni esenzione per i terreni all’interno dei confini di Annone. E’ certo una dimostrazione di spregiudicatezza giuridica, ma anche di una superiore dimestichezza nel districarsi nella selva delle grida e delle ordinanze; o meglio – secondo il vocabolario cerrese - di “raccomandazioni possenti”. I cerresi non potevano che esibire la tenacia nel difendere le antiche prerogative, mostrando comunque una certa sagacia nel muovere lite passando attraverso le stesse autorità da cui dipendeva la comunità rivale; era per costoro, comunque, un muoversi in terra straniera, dove non potevano vantare le “raccomandazioni possenti” e quel misto di autonomia e autorevolezza di chi era milanese da secoli. Cerro era a tutti gli effetti un’isola appartenente ad un entità statale debole e lontana, circondata da uno stato di ben altro peso, e in tale contesto le sue difese erano probabilmente le migliori possibili.
Senza attendere le relative ordinanze, in quel primo scorcio di ‘700 gli annonesi rubarono per rappresaglia ben 43 capi di bestiame dei cerresi. Ma di lì a pochi anni, con la sentenza sospesa a Milano, entrambe le comunità sarebbero finite nei domini dei Savoia, facendo venir meno proprio tali differenze politiche, e lasciando cadere le ragioni del contendere; l’isola potenziale di Cerro sarebbe scomparsa nel territorio ormai fatto omogeneo di Annone [A.S.T. corte, Monferrato Feudi, m. 25, Atto per la comunità et uomini del Cerro Monferrato contro la Comunità et huomini d’Annone Stato di Milano, s.d.].