Sant'albano Stura

AutoriLombardini, Sandro
Anno Compilazione1996
Anno Revisione2004
Provincia
Cuneo
Area storica
Monregalese;  Fossanese  Vedi mappa 1. Vedi mappa 2.
Abitanti
2064 [censimento 1991] /2080 [censimento 2001].
Estensione
Ha. 2813 [ISTAT] / ha. 2751 [SITA].
Confini
Centallo, Fossano, Montanera, Morozzo, Trinità.
Frazioni
Ceriolo; Santi Bartolomeo e Dalmazzo. I dati I.S.T.A.T.  illustrano la situazione attuale, per la quale un terzo della popolazione del comune risulta abitante in “case sparse” e circa due terzi nel concentrico. (Vedi mappa.) Le case sparse sono le cascine sorte nel corso dei secoli sul territorio in conseguenza di particolari processi di appoderamento che hanno impresso una traccia duratura al paesaggio agrario e alle strutture di insediamento. [Regione Piemonte: cartografia cascine.Vedi mappa.]
Toponimo storico
Sant’Albano (Sanctus Albanus) [Morra 1987,  pp. 1-10, con riferimenti alle ipotesi filologiche del sec. XIX; A.C.S., Cat. III,  per attestazioni tre-quattrocentesche]. Sant’Albano Stura dal 1862 [Ministero 1889, p. 45].
Diocesi
Asti; Mondovì dalla fondazione della nuova circoscrizione diocesana [Casalis 1851; Grassi di Santa Cristina 1789].
Pieve
Secondo il Registrum Ecclesiarum dioecesis astensis del 1345, la Prepositura Sancti Albani, non dipendente da circoscrizioni ecclesiastiche intermedie, era tributaria per un “registro” del valore di £60 astesi. Un registro separato del valore di £3 era attribuito, nello stesso contesto, alla Prebenda Canonici del luogo [Bosio 1894, p. 527; Conterno 1989].
Altre Presenze Ecclesiastiche
La parrocchia della Madre del Salvatore ubicata in regione Pasquero è sostituita dalla Parrocchia della Madonna Assunta, situata nel concentrico, a partire dal 1633. Un oratorio dei Disciplinanti è costruito nel 1530. Da un punto di vista sia religioso sia di organizzazione del territorio, lo scorporo della parrocchia di Trinità da quella di Sant’Albano nel 1528 ebbe l’effetto non solo di definire in modo permanente i confini, sia religiosi sia laici, di Sant’Albano stessa verso Trinità, ma anche di demarcare da un punto di vista giurisdizionale l’area “fuori recinto” di Sant’Albano. Infatti fu l’area fuori del “recinto” o concentrico quella assegnata per la collettazione della decima all’allora parrocchia di Sant’Albano sotto il titolo della Madre del Salvatore, ubicata in regione Pasquero (a sud del concentrico). Questa chiesa, consacrata nel 1545, fu chiusa al culto quasi due secoli più tardi, dopo la costruzione entro il concentrico della nuova parrocchia della Madonna Assunta, costruzione stabilita nel 1633, iniziata nel 1698 e terminata nel 1760.
Mentre il trasferimento della parrocchia entro il “recinto” accentuò simbolicamente, almeno da un punto di vista religioso, la preminenza di questo insediamento sull’area agricola al di fuori del “recinto”, da un punto di vista di giurisdizione parrocchiale permase la separazione dei due cespiti di decimazione. I diritti di decimazione fuori del “recinto”, legati alla giurisdizione della vecchia parrocchia, furono trasformati da una rendita variabile in natura in una rendita fissa in denaro grazie a due accordi con la comunità di Sant’Allbano nel 1730 e 1738, e ancora nel 1869 furono oggetto di un accordo separato di delimitazione dei diritti della (ormai plurisecolare) parrocchia di Trinità. Viceversa, i diritti separati di decimazione dipendenti dalla nuova parrocchia di Sant’Albano vennero riscattati dietro versamento di una somma in denaro solo nel 1798 e ancora tenacemente difesi dal parroco dopo la Restaurazione del secolo XIX.
Su un altro piano è suggestiva la sorte dell’associazione laicale nota come confraria dello Spirito Santo, un sodalizio di natura cerimoniale gestito tipicamente e per tradizione, qui come in molte località del Piemonte, dalle maggiori famiglie indipendenti non appartenenti al ceto dei grandi proprietari fondiari. Già a fine secolo XVI sono non più di tre le famiglie di antica tradizione locale che reggono le sorti della confraria di Sant’Albano; successivamente, e a differenza di quanto avvenne in altre località (in particolare dell’area monregalese), la confraria dello Spirito Santo si spense definitivamente e senza un sussulto nelle riforme dell’assistenza ai poveri promosse dal governo centrale nel primo Settecento per far fronte al problema crescente del pauperismo rurale. [A.P.S; A.S.T., Corte, Materie ecclesiastiche, Regolari di qua da' Monti, Mazzo 6, Donazione di Bonifacio Vescovo d'Asti alla chiesa di S.ta Maria di Casotto d'un Prato nelle fini di S.t Albano, e di tanto del di lui Bosco, che quelli di Casotto possino fare trenta seccature di prato con più del Pascolo per le pecore, e Bestie, in tutto il suo Vescovado. 5. Kal. 9mbre (1205); Paesi, Paesi per A e per B, S, Mazzo 17, Relazione al Re sulle difficoltà sollevate dalla com.tà di St.'Albano per l'apposizione d'un busto di marmo del conte Begiamo di Sant'Albano nella chiesa parrocchiale da parte d'un nipote del detto conte. (1747); Comino 2003; Grassi di Santa Cristina 1789; Morra 1987].
Assetto Insediativo
E’ possibile ipotizzare, su un arco di tempo lungo, l’esistenza di un duplice processo di organizzazione territoriale e insediativa del comune di Sant’Albano Stura: da un lato, una crescente polarizzazione, per così dire, tra gli insediamenti centrali componenti il “recinto” o concentrico e la campagna con il suo insediamento sparso di cascinali; ma d’altro lato -- e parallelamente -- una potente e crescente subordinazione di queste ultime al concentrico stesso. Il consolidamento di questo assetto ha sortito probabilmente l’effetto di disinnescare, all’occasione, potenziali spinte centrifughe, spinte, cioè, verso la segmentazione del territorio comunale che sarebbero state altrimenti indotte dalle pressioni della fiscalità statale [Comba 1983; Comino 2003; Informazioni 1839, p. 27; Istituto Centrale 1956; Ministero 1883 e successivi; Presidenza 1927 e successivi]. Vedi scheda.
Luoghi Scomparsi
Croce, Priera, Quarello, San Massimo, Santo Stefano. Una serie di indizi suggerisce l’esistenza di forme di insediamento meno polarizzate rispetto all’assetto attuale, e forse decisamente alternative, in epoca medioevale e romana. Un primo indizio è offerto dai numerosi “luoghi scomparsi”, distribuiti con una certa uniformità su tutto il territorio di Sant’Albano e segnalati a partire dall’età moderna come ricchi di ruderi, rovine e reperti archeologici. Nella prima metà del Seicento, per esempio, la Relatione dello stato presente del Piemonte di Francesco Agostino Della Chiesa, mentre segnala la contrapposizione tra il concentrico, o “villa”, e la campagna circostante, descrive la presenza sul territorio di Sant’Albano di “borghi” dotati di “molte case [...] rovinate” [1635]. Successivamente, in particolare tra la seconda metà del secolo XIX e l’inizio del XX, una serie di reperti archeologici provenienti da svariate località del territorio hanno rafforzato gli indizi atti a suggerire un policentrismo degli insediamenti in epoca medievale e, forse, ancor più in epoca romana. Il 2 per cento di popolazione attualmente registrato dall’I.S.T.A.T. come residente in “nuclei” e la composizione del concentrico come somma di quattro “centri” sono forse le vestigia di una riorganizzazione territoriale policentrica.
Comunità, origine, funzionamento
La signoria spritiuale e temporale esercitata nel tardo medioevo dai vescovi di Asti lasciò conseguenze durature per il passaggio di Sant’Albano sotto il potere dei Savoia nel 1402. Come sotto i vescovi, così sotto i Savoia Sant’Albano ebbe proprie istituzioni amministrative La clausola di divieto ai Savoia di nominare ufficiali preposti all’amministrazione locale costituì un precedente significativo per i modi di incorporazione definitiva della comunità entro l’embrionale stato sabaudo, avvenuta formalmente nel 1409. A partire dal 1412, infatti, Sant’Albano fu infeudata con amplissimi poteri, a una famiglia di cavalieri di Savigliano, i Beggiamo. Le differenze tra il “recinto” e le cascine riguardavano l’organizzazione della vita comunale per ciò che concerneva le principali prerogative signorili dei grandi proprietari, vale a dire i diritti di macinazione del grano, i diritti di gestire e possedere forni per la cottura del pane, i diritti di caccia e di pesca, i diritti di pedaggio per le merci importate, esportate e transitanti per la comunità, tutti quanti sperequati a vantaggio del “recinto” e dei suoi abitanti. Riguardavano altresì la composizione sociale dei due tipi di insediamento. Infatti il recinto, oltre che nuova sede del clero parrocchiale, era anche la sede delle dimore dei maggiori proprietari terrieri, dei loro funzionari e del piccolo notabilato residente nella comunità (medico, notaio, due farmacisti ecc.), nonché -- verosimilmente in misura crescente tra il secolo XVIII e il XIX -- di una popolazione di coltivatori senza terra che eccedeva al fabbisogno permanente di manodopera delle famiglie di “massari” residenti nelle cascine. [A.S.T., Corte, Materie economiche, Materie economiche per categorie, Strade e ponti, Mazzo 6, Suppliche, con Scritture state rispettivamente presentate dalli Consignori, e dalla Comunità di Sant'Albano, ad effetto venga denegato alla Città di Fossano il riaprimento, e riadatazione dell'antica Strada, che dalla Città sudetta, passando per il Luogo della Trinità, tende a quella di Mondovì (1759-60); Paesi, Paesi per A e per B, S, Mazzo 17, Memoria della com.tà di St. Albano per essere alleggerita dei carichi di guerra. (1552); Costituzione di censo annuo perpetuo e redimibile di doppie quattro sopra due pezze terra site la prima sulle fini di S.t'Albano, la seconda su quelle di Trinità, fatta dalla com.tà di S.t'Albano, a favore di Pietro Prono, mediante la somma di doppie 50 di Spagna. 29 maggio (1632); Relazione del V.e Intendente di Mondovì sulle condizioni della strada di Sant'Albano. 13 ottobre (1753); Strascichi d'una vertenza tra Gius. Tardivo e la com.tà di St'Albano circa le spese per la costruzione d'un ponte sulla strada di Cuneo. (1818); Lagnanze del sindaco di St'Albano contro l'ufficio d'Intendenza di Mondovì (1827); Vertenze tra il sindaco e i consiglieri di St'Albano per alcuni paracarri di un bedale. (1827); Lettera della R.a Segreteria di Finanze relativa ai dazi comunali di St. Albano e di Margherita. 12 gennaio (1828);Domanda del comune di St'Albano per essere autorizzato ad allocare nel causato del 1828 la somma di £ 950 per opere stradali; Richiesta della com.tà di St.'Albano per prelievo di fondo (1836); Comino 2003; Michelotti 1921; Morra 1987].
Statuti
Non sono attestate compilazioni statutarie. Lo sforzo plurisecolare, mai compiutamente realizzato, di dare corpo a un insieme di norme comunitarie per l’uso e la gestione delle risorse fondiarie sotto forma di bozze di statuti e di bandi campestri interessa largamente il contenuto degli Ordinati [A.C. S., Cat. II]. Statuto comunale 2005. Vedi testo.
Catasti
Registro della Mag.ca Comunità di Sant’Albano e di Trinità conforme alla misura fatta da noi Fratelli Macellari del Mondov[...]. L’anno 1595 [1595], in A.C.S. (senza collocazione di inventario); Cattasto della Communità di Sant’Albano formato nell’anno 1629 dall’Agrimesnore M° Scipione Trombetta[...] li 25 aprile 1631 [1631], in A.C.S.(senza collocazione); Catasto [1792], in A.C.S. (senza collocazione); Libri dei trasporti, ossia dei trasferimenti di proprietà [1792 fino a inizio sec. XX], in A.C. S. (senza collocazione); Catasto de possessori dell’Acqua della Tavolera di Sant’Albano proveniente dalla Bealera di Bene, che trae sue origini dal fiume Stura.... formato dalla Molto Magnifica Comunità di Sant’Albano nell’Anno 1793 (1793)]. Vedi mappa. A.S.T., Corte, Paesi, Paesi in genere e per provincie, Mazzo 48, Registro contenente l'elenco dei beni catastati e non catastati siti nei territori di Fossano, Cervere, Trinità, Beynette, Vottignasco, Carrù, Salmor, S. Albano, Centallo, Farigliano, Bene, Piozzo, Dogliani [1 vol. manoscritto di cc. 62] (s.d., ma dopo il 1698); A.S.T., Sezioni Riunite, Catasti, Catasto sabaudo, Allegato C. Mappe del catasto antico, Circondario di Mondovì, Mandamento di Trinità, Cinaglio, Mazzo 33, Mappa del territorio di S. Albano, 10 aprile 1793 [Autore disegno originale: Matteo Corvi]. Vedi mappa. Catasti di epoca ottocentesca e contemporanea in A.C.S. Catastazione attuale: Vedi mappa.
Ordinati
Libro delli ordinamenti del conseglio della Magn.ca Comunità di Sant’Albano cominciatto li 18 or luglio 1621[...] sino al anno 1627, in A.C.S. (senza collocazione); Libro delli ordinati di Conseglio della Communità di Sant’Albano principiato li 25 ottobre 1643 continuato sino li 29 giugno 1656... Indi ripigliatto li 10 giugno 1669[..]. continuatto sino li 24 novembre 1680, in A.C. S. (senza collocazione).- Ordinati (frammentari dal 1612 al 1663 e poi continuativi) [A.C. S., Categoria II, Mazzi 3-26].
Dipendenze nel Medioevo
Già appartenente al Comitato di Bredulo “tra Tanaro e Stura”, Sant’Albano passa sotto la signoria spirituale e temporale dei vescovi di Asti per il periodo compreso tra il 901 e il 1236. I vescovi di Asti sono confermati nel feudo di Sant’Albano insieme con Carrù e Bene nel 1041, nonché dalle Bolle di papa Eugenio III e di papa Anastasio IV del 1153-54. La penetrazione limitata dei poteri del governo centrale risale ai conflitti tra la coalizione di comuni accennata sopra, comprendente Alessandria, Mondovì, Cuneo, Busca e Savigliano, e i vescovi di Asti, conflitti che sfociarono in azioni armate negli anni 1236-50. Il ruolo degli allora conti di Savoia nella ricomposizione di questi conflitti, sotto forma di una tregua, mediata da Tommaso II, che di fatto riconfermava e sanciva gli ampi poteri degli stessi vescovi sul terrtorio di Sant’Albano, segnò forse l’origine di una posizione scarsamente assertiva da parte dei futuri duchi e re di casa Savoia nelle vicende del luogo. Né le successive, brevi occupazioni da parte dei marchesi di Monferrato nel 1251 e nel 1396 né quelle dei Savoia del 1387 e del 1399 modificarono una reticenza di fondo da parte di poteri esterni a intervenire in modo contiuativo e diretto sull’organizzazione giurisdizionale e amministrativa di Sant’Albano. Quando infine, nel 1402, una tregua nelle guerre tra i Savoia e i marchesi di Monferrato pose le premesse per il passaggio di Sant’Albano sotto il potere dei primi, la clausola di divieto ai Savoia di nominare ufficiali preposti all’amministrazione locale costituì un precedente significativo per i modi di incorporazione definitiva della comunità entro l’embrionale stato sabaudo, avvenuta formalmente nel 1409. A partire dal 1412, infatti, Sant’Albano fu infeudata, a sua volta con amplissimi poteri, a una famiglia di cavalieri di Savigliano, i Beggiamo, fedelissimi del principe Amedeo d’Acaia, che acquistarono in tal modo il titolo di conti [A.S.T., Corte, Paesi, Provincia di Asti, Mazzo 24, Convenzione, e patti trà il Ré Carlo di Sicilia, et il Vescovo d'Asti sovra le differenze trà essi vertenti à riguardo de' Luoghi di Cuneo, Mondovì , e Terre adjacenti, per quale è stato convenuto dover spettare al d.o Vescovo li Castelli di Vico, S. Albano, Bene, Piozzo, Torre, Montaldo, Frabosa, Roburent, e Roccaforte, giurid.ne, beni e ragioni feudali dà med.i dipendenti con diversi altri patti per l'esercizio della giurid.ne temporale di d.i Luoghi. 29.Maggio (1270); Provincia di Fossano, Mazzo 3, Transazione seguita trà Monsignore Aymerico Vescovo del Mondovì , ed il Suo Capitolo da una parte, ed Antonio, Conrado, Oberto, e Filippo fratelli Begiami, sovra le differenze fra essi insorte per riguardo al Castello, Giuridizione, Beni, e Redditi di S.t Albano, per forma della quale detto Vescovo ha ceduto alli Sud.ti Begiami ogni ragione compettentegli sovra detto Castello, Giurisd.ne Beni, e redditi, con ciò, che detto Vescovo, e Canonici siano esenti dal pagamento del Dazio, Gabelle, Pedaggio, e Pontonaggio, e che spettino a questi le Decime di detto Luogo, e Territorio, coll'obbligo alli detti Signori di S.t Albano, e suoi Successori di pagargli un'annuo Canone di Ducati 30 d'oro. delli 19 Giugno 1442. (1442); Monferrato, Ducato del Monferrato, Mazzo 11, Contratto di Permuta Seguito ne' Campi trà S.t Raffaele, e Gassino trà il Conte Amedo di Savoja, ed il Marchese Teodoro di Monferrato per Stabilimento della Pace […] à riguardo della Città di Vercelli per cui detto Marchese hà ceduto à titolo di permuta al detto Conte li Castelli, e Luoghi di Vico, Rocca de Baldi, S.t Albano, Piozzo, La Bastia di Carassone, e la Trinità con tutte le loro dipend.ze da rimettersegli dalli Deputandi da detto Marchese […] Ed in contracambio Detto Conte cede al Detto Marchese li Castelli, e Luoghi d'Asigliano, Larizate nella Diocesi di Vercelli, con tutte le Loro Dipendenze con più Li Omaggj, Feudi, e Ragioni Spettantigli ne' Castelli, Terre, e Luoghi di Clavesana, e Mazzè, assieme ad ogni ragione Compettentegli Sovra li Luoghi di Cavaglià, Saluzzola, e Mongrando, Vercelli, e suo Distretto, come anche sij tenuto di pagare la metà della dote della Sudetta Principessa trattenutasi nella Sudetta Transaz.ne delli 24. Marzo (1407) […]; Mazzo 12, Trattato Stipulato nel Luogo di Castelnuovo d'Asti trà gli Ambasciatori del Conte Amedeo di Savoja, e Teodoro Marchese di Monferrato per L'esecuzione del Contratto di Matrimonio già stipulato Sotto li 24. Marzo 1409 trà la Principessa Gioanna Sorella del detto Conte Amedeo, e Gioanni Giacomo di Monferrato Figlio primo genito del detto Marchese per L'effettuazione della permuta trà Essi Seguita sotto li p.mo Febbraro detto Anno 1409, per cui detto Marchese haveva ceduto al detto Conte li Luoghi di Vico, Rocca de Baldi, S.t Albano, Piozzo, La Bastia di Carazzone, e la Trinità e per Contro detto Conte al detto Marchese Li Luoghi di Larizate, Azigliano, e Monforte, assieme alle Fedeltà, ed Omaggi di Massè, e Clavesana [...]; Saluzzo, Marchesato di Saluzzo, Categoria quarta, Mazzo 5, Minuta di tregua tra il Principe d'Achaja, ed il Marchese di Saluzzo, continente dieci nove capi, fra quali fù stabilito, che si debbino evacuare fra giorni quindeci li luoghi reciprocam.te occupatisi, che sii fra un Stato, e l'altro libero il Commerzio con farne assicurare le strade, che li rispettivi sudditi debbano godere liberamente li loro beni, che non possino pendente detta Tregua construer alcuna nuova Fortezza, che per la detta tregua non si intendi pregiudicato ad alcuna delle Convenz.ni e Tregue, che li med.i possino avere colli Duchi di Milano, ed Orleans, col Conte di Savoja, e Republica di Genova, che quelli della Rocha de' Baldi, di Vico, Bastita di Carrassone, S.Albano, e della Trinità, posseduti dal detto Marchese di Saluzzo, possino condurre per il Stato di detto Principe il Vino, ed altre cose, che li med.i compreranno fuori di Stato(1396); Assandria, 1904-07, docc. 316-177; Guglielmotti 1995; Morozzo della Rocca 1898; Paserio 1865-67].
Feudo
Per molti aspetti la signoria spirituale e temporale esercitata nel tardo medioevo dai vescovi di Asti lasciò conseguenze straordinariamente durature sulle vicende storiche plurisecolari di Sant’Albano. Le conseguenze si possono riassumere in due caratterstiche di fondo: innanzitutto, un limitato esercizio del potere da parte del governo centrale dello Stato sabaudo di fronte ai detentori locali di potere; in secondo luogo, una enorme concentrazione di poteri locali in mano a una cerchia minuscola di signori laici ed ecclesiastici dotati di fortissimi interessi economici in loco: Amentoni (1240) Drus (1283) Malabaila (1322-1277) Beggiamo (1412-1789) Fauzone (1741-1789) Barel (1789-1851) [A.S.A., Archivio Beggiami di Sant’Albano; A.S.T., Corte, Paesi, Paesi per A e per B, M, Mazzo 20, Erezione in contado con titolo comitale a favore del Senatore Annibale Fauzone della parte spettante del feudo di S. Albano (1634); S, Mazzo 17, Debito dovuto da Antonello Piola di Mondovì ad Oberto Beggiami di S. Albano di 15 fiorini di Savoia (del valore di 12 grossi per singolo fiorino) e 35 staia di segale. 15 gennaio (1475); Bandi campestri per il luogo e finaggio di St'Albano. Con successive aggiunte (1741, 1789). 5 gennaio (1724); Ricorso del conte Barel di St'Albano per ottenere un'amichevole liquidazione del residuo prezzo dovuto alle finanze per l'acquisto fatto dal fu di lui padre del feudo di St'Albano. (1817); Paesi, Provincia di Fossano, Mazzo 3, Rattificanza di Filippo, et Oberto Beggiami Consignori di S. Albano dell'Investitura a loro nome rapportata da Conrado loro fratello dal Duca Filiberto di Savoia sotto li 6 luglio d.to Anno delli 16 7bre (1472); Memoria delle Regie Finanze sulla riunione al Regio Patrimonio di due Punti di Giurisdizione del Feudo, Redditi, e Beni di S.t Albano delli 5 Maggio 1739. Rappresentanza del Proc.re Gen.le a S.M. sul d.o fatto delli 10 Maggio d.o Anno; Saluzzo, Provincia di Saluzzo, Mazzo 11, Donazione fatta dal Duca Carlo Emanuele Primo, à favore di Orazio Beggiamo de' Signori di S.t Albano, di Stara 150 di Segla dovuti annualmente dalle Communità di S.t Damiano, Pagliero, Frassino, e Mascheres, terre del Marchesato di Saluzzo, in pagamento della Somma di Scuti d'oro 2000. da detto Orazio Beggiamo spesi per servizio secreto di detto Duca delli 10. Maggio 1592. Con l'Interinazione della Camera de' Conti. (1592); Cancian 1979; Cassetti 1996, p. 85; Comino 2003; Guasco 1911].
Mutamenti di distrettuazione
Quasi senza variazioni di lungo periodo l’appartenenza alla provincia di Fossano fino alla caduta dell’antico regime in Piemonte (1798) [Editto 1749]. Entro la maglia amministrativa francese, Sant’Albano seguì le sorti dell’intero territorio della vecchia provincia di appartenenza, aggregato però a una circoscrizione assai più ampia e di estensione variabile avente per capoluogo Cuneo. Si trattò del dipartimento della Stura, creato durante il primo effimero periodo di occupazione (1799) e confermato dopo il ritorno dei Francesi (Vedi mappa.); in seguito alla riorganizzazione amministrativa del 1805, fu compreso nel circondario (arrondissement) di Savigliano. Dopo la parentesi napoleonica, Sant’Albano rientrò, nel 1814, a far parte della ricostituita provincia di Fossano, che, dopo ulteriori rimaneggiamenti amministrativi, fu ridotta a circondario della provincia di Cuneo [Sacco 1956; Sturani 1995; 2001]. In anni recenti ha aderto alla Unione del Fossanese.
Mutamenti Territoriali
La formazione del territorio comunale deriva dalla divisione tra Sant’Albano e Trinità a partire dai decenni finali del secolo XVI. La documentazione è in A.C.S., Cat. III, (anni 1594 sgg.); vd. anche scheda Trinità]
Comunanze
Erose soprattutto nel corso del secolo XVII e attualmente assenti [A.C. S., Cat. III; Cat. XX; C.U.C.]
Liti Territoriali
Di particolare importanza ai fini della definizione del territorio comunale fu il  lungo contenzioso sui confini tra Sant’Albano e Trinità [A.C.S., Categoria III, 1594-sec. XIX; A.S.T., Corte, Paesi, Fossano, Mazzo 3, Sentenza arbitramentale sulle differenze insorte tra i Consignori di Sant'Albano, seco-giunta la Comunità d'esso luogo da una parte, e la Comunità, ed uomini di Bene dall'altra riguardo alla divisione, ed uso delle acque delle fontane, e cavi comuni tra esse parti, da condursi per l'alveo da formarsi a comuni spese sino alla tagliata antica di quelli di Montanera; come pure circa la costruzione d'una nuova bealera, per condurvi l'acqua dal fiume Stura al suddetto alveo in servizio d'esse parti: per forma di quale sentenza sono state stabilite a caduna delle predette parti le porzioni di tali acque nel modo, e sotto l'osservanza delle condizioni ivi espresse. 27 marzo (1471); vd. anche scheda Trinità].
Fonti
A.C.B. (Archivio Storico del Comune di Bene Vagienna).
A.C.B., 84, Nella causa del signor marchese Ignazio Begiamo di Sant’Albano contro la Città di Bene, secongiunte le comunità di Lequio e della Trinità, aa. 1712-39.
A.C.B., fald. 519, Atti di lite contro il conte e abbate di Sant’Albano, aa. 1712-1739.
A.C.B., fald. 524, s 2834, Atti Bene contro Sant’Albano, aa. 1753-70.
A.C.S. (Archivio Storico del Comune di Sant’Albano Stura).
A.C.S., Libri di Catasto (senza collocazione).
A.C.S., Categoria II, Ordinati e deliberazioni..
A.C.S., Categoria III, Cause, liti e transazioni.
A.C.S., Categoria XX, Proprietà comunali.
A.P.S. (Archivio  Parrocchiale di Sant’Albano Stura).
A.S.A. (Archivio di Stato di Asti). Vedi inventario.
A.S.A., Archivio  Beggiami di Sant’Albano (con documenti della famiglia Guerrillo), in Archivio Cocconito di Montiglio. La collocazione delle unità archivistiche dev’essere aggiornata al 2003 secondo la nuova inventariazione e collocazione del materiale documentario: vedi Inventario dell’Archivio Cocconito di Montiglio, in A.S.A.  [Cancian 1979; Cassetti 1996, p. 85].
A.S.T. (Archivio di Stato di Torino). Vedi inventario.
A.S.T., Carte topografiche e disegni,  Carte topografiche segrete, Borgonio B 5 Nero, Mazzo 1, v. immagine 2 ("CARTA / DEL / BURGOGNO"). Borgonio (Ingegnere) [Stagnon 1772] Carta corografica degli Stati di terraferma di S.M. il Re di Sardegna. Copie 2 una in fol. 17, compresa la tabella di riunione; colla divisione per governi e la seconda composta di fol. 16 colla divisione della Provincia ed un'altra copia in 4 fol. (Manca la copia composta di fogli 16). Sul verso: "Piemonte". L'originale seicentesco dal titolo "Carta generale de' Stati di Sua Altezza Reale" fu disegnato da Tommaso Borgonio ed inciso da Giovanni Maria Belgrano. Per l'edizione settecentesca qui conservata vennero aggiunti alcuni fogli raffiguranti i paesi di nuovo acquisto incisi da Stagnone su disegni di Castellino, Galletti e Boasso e vennero anche apportate alcune modifiche ai fogli disegnati dal Borgonio. Cfr. anche Carte Topografiche per A e B, PIEMONTE, n. 23 e Carte Topografiche Segrete, BORGONIO B 1 nero. (Data: [1772]) [Autore incisioni:(Giacomo Stagnon/ Stagnone)]. Vedi mappa.
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche serie III, Mondovì , Mazzo 6, Mondovì. Carta della diocesi, s.d.   Vedi mappa.
A.S.T., Corte,  Materie ecclesiastiche,    Regolari di qua da' Monti,  Mazzo 6.
A.S.T., Corte, Materie economiche, Materie economiche per categorie, Strade e ponti, Mazzo 6.
A.S.T., Corte, Paesi,    Paesi in genere e per provincie,    Mazzo 48.
A.S.T., Corte,  Paesi, Paesi per A e per B, M; S.
A.S.T., Corte, Paesi, Provincia di Asti.
A.S.T., Corte, Paesi, Provincia di  Fossano, Mazzo 3.
A.S.T., Corte, Paesi, Monferrtato, Ducato del Monferrato, Mazzo 12.
A.S.T., Corte, Paesi, Saluzzo, Marchesato di Saluzzo, Categoria quarta,    Mazzo 5
A.S.T., Corte, Paesi, Saluzzo, Provincia di Saluzzo,    Mazzo 11.
A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione., Capo 21, Provincia di Mondovì.
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B.N.F. (Bibliothèque nationale de France). Vedi catalogo.
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Descrizione Comune
Sant'Albano Stura
 
          Furono almeno tre i processi di fondo a caratterizzare la formazione del territorio di Sant'Albano Stura come entità amministrativa tra il medioevo e l'età contemporanea: innanzitutto, la polarizzazione tra un insediamento centrale e cascinali sparsi; in secondo luogo, la concentrazione del potere politico ed economico; infine l'attrazione esercitata dalla città di Mondovì nonostante la prossimità geografica della città di Fossano. Tra medioevo ed età moderna la produttività agricola relativamente elevata incoraggiò, in presenza di particolari condizioni politiche, la concentrazione di gran parte delle terre più fertili e produttive nelle mani di un numero limitato di grandi proprietari fondiari. I loro poderi, sede di uno o più cascinali o case coloniche e condotti da famiglie coltivatrici di coloni parziari o «massari» in cambio di una quota del prodotto, erano di dimensioni tali da assicurare la massima possibile rendita in natura per il proprietario al di là del necessario per il sostentamento dei coltivatori. Data l'ecologia di Sant'Albano, il territorio comunale fu dunque interessato in modo assai omogeneo dalla storia dell'appoderamento. Nel corso della prima età moderna assistiamo all'accentuarsi della contrapposizione tra «il recinto», vale a dire il concentrico dell'abitato di Sant'Albano, e ciò che è «fuori recinto», vale a dire i cascinali, intorno a una serie di prerogative politiche ed economiche, sociali e religiose.
     Da un punto di vista economico, durante questo periodo la regione agricola a sud del concentrico, in particolare, fu uniformata, nella sua vocazione agricola, al resto del territorio di Sant'Albano. Le opere di canalizzazione tardomedievali, già destinate in parte alla risicoltura presente a Crava e Morozzo, vennero progressivamente utilizzate per l'irrigazione di campi coltivati a grano. L'abolizione della risicoltura nella seconda metà del secolo XVII estese in questa parte del territorio l'appoderamento per opera dei grandi proprietari fondiari.
     I rilevamenti condotti dal governo centrale alla vigilia dell'opera di riforma fiscale nota come Perequazione generale dei primi anni del secolo XVIII attestano lo schiacciante predominio della grande proprietà e della grande conduzione. Quasi metà del territorio godeva ormai a quest'epoca di esenzioni («immunità») fiscali a esclusivo beneficio dei grandi proprietari e dei loro poderi, che si estendevano ormai su ogni parte del territorio. Gli stessi grandi proprietari, dotati di prerogative signorili o feudali tenacemente difese, sono, a quest'epoca, anche tra i massimi proprietari delle terre allodiali, quelle cioè pienamente soggette al prelievo fiscale. Sia la proporzione di terre fiscalmente «immuni» sia la proporzione di terre in mano ai grandi proprietari sono tra le più elevate del Piemonte.
     Alcuni indizi suggeriscono che la contrapposizione tra «recinto» e cascine riguardò, soprattutto dopo la Perequazione generale, la ripartizione delle tasse sulla terra derivanti dalla fiscalità statale. È verosimile che, al pari di quanto avvenne altrove in Piemonte, le diverse misure di riorganizzazione delle amministrazioni comunali attuate nei primi sei decenni del secolo XVIII abbiano acuito le tensioni tra «recinto» e «cascine» per la ripartizione dei tributi fondiari tra i due tipi di insediamenti. A differenza, invece, di quanto avvenne altrove nella pianura piemontese, è probabile che le tensioni centrifughe e le tentazioni di scorporo delle cascine di fronte a un tendenziale inasprimento della fiscalità terriera siano state attenuate e sopite grazie al controllo politico e sociale esercitato in blocco dai grandi proprietari fondiari di Sant'Albano sulla comunità nel suo insieme.
     L'indizio più suggestivo in questo senso è rappresentato dai grandi accordi, o «transazioni» con la comunità di Sant'Albano, grazie alle quali, negli anni 1760-61, al culmine, cioè, delle riforme delle amministrazioni comunali, i grandi proprietari dotati di diritti signorili accordarono concessioni sia agli abitanti delle cascine sia a quelli del «recinto». Questi accordi riguardarono i diritti di molitura dei cereali e di panificazione, i diritti di «pedaggio» sulle merci trasportate dagli abitanti, i diritti di pascolo. Queste forme di prelievo di ricchezza sugli abitanti vennero, nel loro complesso, ridotte e stabilizzate grazie alla loro trasformazione in debiti fissi gravanti sul bilancio comunale. E tuttavia questi stessi accordi contennero clausole, quali la conferma di diritti di pascolo a favore dei grandi proprietari su tutta l'area del territorio o le persistenti differenze di trattamento tra «recinto» e cascine per le altre voci degli accordi, che mantenevano, e forse rafforzavano, i vincoli di dipendenza e subordinazione politica e amministrativa delle cascine dal «recinto».
     Implicita in questo quadro di latenti tensioni territoriali è l'esistenza di una popolazione di proprietari-coltivatori indipendenti dai rapporti di colonia parziaria sui poderi dei grandi proprietari. Nel corso dell'età moderna, per esempio, e fino almeno al secolo XVIII inoltrato, sono attestati diversi esempi di proprietari provenienti da famiglie di origine mercantile dell'area di Mondovì che acquistarono e gestirono in proprio, oltre che tramite «massari», sul territorio di Sant'Albano, dove si trasferirono, poderi di dimensioni sufficienti per sostentarsi con il reddito agricolo. Manca per ora uno studio sull'evoluzione nel tempo della presenza di simili proprietari-coltivatori indipendenti, come peraltro degli altri ceti della popolazione locale. Alcuni indizi, sia pure in assenza di studi approfonditi, suggeriscono in questo stesso arco di tempo una compressione, una diminuzione in termini relativi e forse in termini assoluti, di simili proprietari indipendenti, sia immigrati sia di origine locale. Un importante indizio indiretto in questo senso è offerto dalla precoce - a partire dal secolo XVI - riduzione e progressiva scomparsa, entro la fine del secolo successivo, delle terre di proprietà comunale, che consentivano importanti integrazioni di reddito alle famiglie di coltivatori-proprietari indipendenti meno dotate di beni fondiari.
     Di converso, molti indizi suggeriscono l'effettiva, crescente pressione di un ceto di contadini poveri e senza terra tra l'età moderna e quella contemporanea. Ne sono indizi indiretti le crescenti funzioni assistenziali della confraternita dei Disciplinanti di Santa Croce e la continua espansione del locale ospedale gestito dalla confraternita stessa con funzione di ricovero periodico o permanente dei poveri. Un ulteriore indizio di riduzione, per così dire, di un "ceto" medio di coltivatori indipendenti è suggerito dalla diminuzione del numero di altari gestiti da famiglie abbienti nella chiesa parrocchiale, che da un massimo di venti nel secolo XVI si riducevano, due secoli dopo, ad appena tre. Più tardi, tra la metà del secolo XIX e la metà del XX, il declino dell'industria serica, che offriva impiego ai contadini senza terra nelle operazioni legate alla gelsicoltura, riportava in primo piano l'esistenza di una popolazione povera nelle due forme dell'emigrazione e del movimento economico e politico - localmente assai conflittuale - per la costituzione e successiva rifondazione di istituzioni cooperative di credito rurale.
     Un esempio suggestivo di documentazione archeologica è offerto da una lapide romana, proveniente dall'attuale concentrico, che fa riferimento al luogo del ritrovamento come vicinia e ne definisce forse, nell'abbreviazione «LL» (Limes Loci), un termine di confine. La suggestione è, dunque, costituita qui dall'indizio di una organizzazione territoriale che potrebbe essere stata costituita da un complesso di diversi insediamenti separati e al tempo stesso più circoscritti rispetto all'odierno territorio di Sant'Albano preso nel suo insieme. In epoca più recente, la gestione della confraria dello Spirito Santo, a cui abbiamo accennato, suggerisce analogamente la gestione di un'unità territoriale circoscritta, definita, in questo caso, dalle proprietà delle famiglie di vicini che vi sono insediate.
     È ipotizzabile che un declino di insediamenti esterni al concentrico sia stato una delle conseguenze, sia dirette sia indirette, dei conflitti intorno alla signoria esercitata su Sant'Albano dai vescovi di Asti a partire dal secolo X. In particolare, è verosimile che la costruzione e manutenzione delle mura intorno al «recinto», mentre promuoveva la preminenza dei nuclei abitativi che vi erano inclusi, abbia corrisposto a un tendenziale spopolamento o abbandono di altri insediamenti. Un simile processo poté trarre impulso dalle guerre condotte contro i vescovi di Asti da Sant'Albano nel quadro della lega o alleanza formata con Alessandria, Mondovì e altre località negli anni successivi al 1236. È certo, per esempio, che la demolizione o l'abbandono di borgate lungo lo Stura fu una delle conseguenze della fine di una breve infeudazione alla famiglia Amentoni di Fossano nel 1240. È possibile, inoltre, che il declino demografico tardomedievale come condizione per l'appoderamento che plasmò successivamente il territorio di Sant'Albano abbia accentuato la dicotomia insediativa recinto-campagna.
     Sotto molti punti di vista l'infeudazione di Sant'Albano a potenti signori laici legati direttamente ai governanti dello stato rintuzzò definitivamente le antiche aspirazioni della popolazione locale alla libertà dal dominio signorile. Queste aspirazioni si erano manifestate nel 1240, come accennato sopra, in una rivolta contro la famiglia Amentoni di Fossano. La rivolta aveva portato alla revoca dei diritti signorili concessi agli Amentoni. La stessa sorte era toccata nel 1283 alla famiglia Drus di Levaldigi, subentrata agli Amentoni e fatta segno a un'analoga opposizione antifeudale. Lunghi conflitti con la famiglia Malabaila di Asti tra il 1320 circa e il 1377 avevano, per una terza volta, portato alla revoca dei diritti loro concessi dai vescovi di Asti. Sebbene tutte queste famiglie di signori locali avessero ottenuto prerogative di dominio su Sant'Albano dai vescovi di Asti, la loro posizione nei confronti della popolazione locale era stata, in definitiva, politicamente più debole rispetto a quella che avrebbero successivamente goduto i signori dipendenti dai Savoia.
     Innanzitutto, gli Amentoni, i Drus e i Malabila avevano goduto di diritti di dominio su una serie vasta, sì, ma pur sempre limitata di risorse locali, che di volta in volta riguardavano una parte soltanto del territorio, degli abitanti, delle risorse economiche e della giurisdizione. In secondo luogo, il dominio di queste famiglie era stato, di fatto, limitato nel tempo e nella portata dall'intervento ricorrente di poteri esterni - appunto i Savoia e i marchesi di Monferrato - che nel XIII secolo avevano, sia pure indirettamente, favorito gli sforzi autonomi degli abitanti e dei loro alleati delle città confederate di condizionare lo stesso alto dominio dei vescovi di Asti. Di fatto, mentre i diritti signorili degli Amentoni e dei Malabaila furono effettivamente revocati dai vescovi di Asti in seguito alle pressioni politiche esercitate da più parti in questo senso, il potere dei signori dipendenti dai Savoia - appunto i Beggiamo - rimase per più secoli schiacciante né mai revocato.
     È utile riassumere brevemente alcune delle condizioni che circondarono l'infeudazione di Sant'Albano ai Beggiamo per apprezzarne le conseguenze sulla vita locale. Innanzitutto, i diritti loro concessi erano, come accennato, vastissimi, paragonabili, da questo punto di vista, a quegli stessi, antichi, goduti dai vescovi di Asti. Tali diritti riguardavano molti tra gli aspetti cruciali della vita economica, politica e sociale locale. Si trattava, fra gli altri, di prerogative riguardanti il controllo di molti aspetti della vita produttiva su tutte le terre comprese nella comunità: dall'accesso al pascolo e ai fieni ovunque sul territorio di Sant'Albano (con greggi e mandrie di proprietà sia dei signori stessi sia di proprietari esterni alla comunità, che pagavano perciò i signori); al controllo della pesca nel torrente Stura; alla prerogativa di controllare i transiti di merci tramite dazi e pedaggi, ivi compresa, naturalmente, l'esportazione di prodotti agricoli da parte dei coltivatori locali nonché l'importazione di derrate alimentari.
     Le prerogative dei signori si estendono però al controllo stesso delle vie di accesso tramite il monopolio dei traghettamenti sul torrente Stura verso la vicina città di Fossano e il nord del Piemonte; alla macinazione e panificazione dei cereali; all'esercizio della giustizia. Si tratta, fin qui, di un elenco solo parziale di diritti sanciti dal potere dei Savoia, la cui portata effettiva fu però estesa, corroborata e sorretta da un effetto cumulativo di prerogative esercitate di fatto. In teoria l'infeudazione ai Beggiamo era limitata al cosiddetto «dominio utile» su Sant'Albano, riservando ai Savoia ampie prerogative di «dominio diretto». Alla prova dei fatti, tuttavia, il cumulo di poteri esercitati sul controllo della terra e della vita produttiva, sommati, come furono, a quelli arbitrari o «bannali» esercitati su molti aspetti della vita economica e sociale della comunità, nonché a quelli riguardanti, alla lunga, lo statuto giuridico, sociale e personale della quasi totalità degli abitanti di Sant'Albano, consentì ai signori di realizzare l'aspirazione a una sorta di piccola "signoria territoriale": un dominio chiuso e diretto su quasi ogni aspetto della vita di Sant'Albano.
     Per inquadrare più compiutamente le premesse storiche di questo sviluppo eccezionale di poteri occorre soffermarsi brevemente sulle circostanze politiche che contribuirono a sancire l'infeudazione di Sant'Albano ai Beggiamo. Fu infatti ancora una volta, sia pure indirettamente, l'eredità politica dei vescovi di Asti, oltre che il dominio sabaudo in senso stretto, a condizionare la configurazione dei diritti signorili su Sant'Albano nel lungo periodo da un punto di vista giurisdizionale e patrimoniale. Alla base, questa volta, occorre tenere presente la fondazione della diocesi di Mondovì, che avvenne nel 1388 attraverso lo scorporo di una parte di quella di Asti. Mentre ereditava una parte della signoria spirituale della diocesi di Asti, la nuova diocesi di Mondovì subentrava anche, almeno nominalmente, ai diritti esercitati da quest'ultima entro la propria giurisdizione patrimoniale sotto forma di prelievo di rendite agricole. Sebbene non fossero definiti nel dettaglio, questi diritti di rendita furono largamente sussunti sotto la nozione di diritti di riscossione della decima.
     Ora, all'atto dell'infeudazione del 1412 ai Beggiamo, né le rendite del nuovo vescovato di Mondovì né quelle spettanti ai nuovi signori furono definite con precisione tale da evitare controversie circa le prerogative delle due giurisdizioni contendenti. In particolare, il diritto rivendicato dai nuovi vescovi di Mondovì di riscuotere decime su Sant'Albano si configurava giuridicamente come la premessa dell'esercizio di quello stesso «dominio utile» che i Savoia concedevano ora ai Beggiamo. La soluzione, raggiunta nel 1441, fu quella di riconoscere da un punto di vista giuridico il dominio utile dei vescovi di Mondovì, salvo la cessione, in pratica, del medesimo diritto ai Beggiamo in cambio del diritto dei vescovi di Mondovì di riscuotere rendite sotto forma di decime.
     Ciò che rese questa stipulazione gravida di conseguenze locali fu l'importanza che i Savoia stessi accordarono sempre alle decisioni del papa Felice V, che fu l'autore politico dell'accordo. Poiché le decisioni di papa Felice V furono per secoli alla base delle prerogative giurisdizionali più vantaggiose conquistate dai Savoia nei confronti della Chiesa cattolica in moltissimi settori e località dei propri domini, la stipulazione raggiunta nei rapporti tra i vassalli laici dei duchi di Savoia e i vescovi di Mondovì a Sant'Albano fu sempre rispettata e sostenuta come parte di un quadro politico di portata assai più ampia, né venne mai posta in discussione. Localmente, il peso politico più ampio del consolidamento dei diritti signorili su Sant'Albano ebbe l'effetto di promuovere un potere concentrato nelle mani tanto dei rappresentanti dei vescovi di Mondovì, in particolare il capitolo della cattedrale, e dei signori laici, senza che questo potere fosse mai minacciato in epoca successiva dallo sviluppo di aperti conflitti.
     Per ciò che riguarda i signori laici, i Beggiamo furono nominalmente parte di un consortile condiviso, teoricamente, con altri signori. Tuttavia, questa divisione di poteri restò puramente teorica, giacché la stragrande maggioranza delle «quote» giuridiche del consortile erano saldamente in mano ai Beggiamo e così pure le quote minoritarie. Solo nel 1741 le quote minoritarie (pari a 1 «punto» e un quarto di giurisdizione su un totale di 12 «punti») passarono alla famiglia Fauzone di Mondovì, una delle famiglie provviste di canonicati nella cattedrale monregalese, l'istituzione che godeva collettivamente dei diritti di riscossione delle decime; già nel 1665 la famiglia Fauzone risultava tra i massimi proprietari fondiari di Sant'Albano. Il dominio signorile dei Beggiamo proseguì fino all'estinzione della famiglia nel 1789, quando la signoria passò alla famiglia Barel, che acquistò anche la quota dei Fauzone.
     I diritti signorili sul controllo delle risorse produttive furono, come accennato sopra, enormemente rafforzati nel corso del tempo dal controllo diretto di vastissime estensioni di proprietà fondiaria. La posizione di grandi proprietari di poderi condotti a colonia parziaria influì a sua volta sia sul controllo, crescente, della circolazione della produzione agricola eccedente al fabbisogno delle famiglie coltivatrici sia sulla condizione giuridica delle stesse famiglie coltivatrici. In misura crescente, fino all'età moderna inoltrata e anche più tardi, i grandi proprietari dotati di diritti signorili ebbero la tendenza a ravvisare nell'economia di Sant'Albano una sorta di "riserva signorile" territorialmente delimitata e compatta, la cui funzione economica era quella di assicurare un reddito netto ai proprietari grazie all'esportazione delle eccedenze agricole, mentre l'economia interna della comunità restava subordinata a molti aspetti di un monopolio economico dei proprietari-signori stessi e offriva loro ulteriori mezzi di guadagno economico.
     Parallelamente, il controllo diretto esercitato dai proprietari-signori sulla conduzione delle proprie cascine, grazie ai patti colonici di conduzione dei poderi affidati alle famiglie di massari, consentiva ai primi di definire per moltissimi aspetti non solo la condizione economica dei massari, ma anche, in senso lato, la loro condizione giuridica e sociale. In particolare, i patti colonici con i massari e ogni altro aspetto della giustizia civile locale ricadeva sotto la giurisdizione del giudice nominato dai signori stessi. L'immigrazione e la residenza della parte più prospera della popolazione locale, comprendente tanto i notabili del «recinto» quanto i più agiati tra i massari, era largamente condizionata dalla volontà dei signori-proprietari.
     È probabile che la forza dell'accordo politico sopra accennato intorno all'infeudazione di Sant'Albano vi abbia favorito una sostanziale assenza di conflitti tra signori laici e istituzioni ecclesiastiche, che, anzi, sembrano avere agito sempre di concerto. Un momento saliente della compenetrazione di poteri laici ed ecclesiastici fu certo rappresentato dagli anni 1656-62, quando Michele Beggiamo fu vescovo di Mondovì. In questo periodo fu consolidato un sistema di stretto patronato, sia pure informale, dei Beggiamo stessi sulla parrocchia, istituzione che, come abbiamo ricordato, veniva frattanto trasferita entro il «recinto» e che già dall'inizio del Seicento era saldamente in mano a una linea di discendenza di notabili, lo zio e il nipote Ambrosio, favoriti dagli stessi signori. I forti legami istituiti con la diocesi di Mondovì si rifletterono in seguito, fino almeno a metà Ottocento, nel frequente reclutamento dei parroci di Sant'Albano dalla città di Mondovì.
     Successivamente Michele Beggiamo divenne arcivescovo di Torino e non cessò di favorire il clero locale. In particolare, vennero ravvivati e rafforzati i diritti della piccola «congregazione» parrocchiale di canonici, istituita fin dal 1226 e composta di 4-6 membri capeggiati dal parroco o prevosto. Grazie a un accordo intorno ad antichi diritti di decimazione, i parroci di Sant'Albano e i loro canonici divennero, fra l'altro, proprietari di terre a Trinità (fino a un massimo di quasi cento ettari «immuni» da ogni prelievo fiscale nel secolo XVIII). Ma la natura delle prerogative dei parroci si estendeva inoltre a un'ampia gamma di diritti signorili, paralleli per molti aspetti a quelli dei signori laici: dal diritto bannale di forno, a un'ampia serie di prelievi in denaro e in natura (pascaggio, cotizzo, giogatico ecc.), con corrispettivi privilegi ed esenzioni dalla fiscalità statale che si estendevano ai massari delle terre parrocchiali. Da questo punto di vista, una forte comunanza di interessi legò i signori laici al clero locale.
     Molto meno visibile è la presenza dei grandi proprietari ecclesiastici appartenenti agli ordini regolari, che possedevano a Sant'Albano durante l'età moderna circa 200 ettari di terre assai fertili e fiscalmente «immuni». Le istituzioni proprietarie erano, per parti di territorio grosso modo simili, i Certosini di Casotto e le Monache di Santa Maria Maddalena di Mondovì: i primi con poco più di un decimo delle proprietà fondiarie complessive che avevano sparse nell'area monregalese e nella pianura adiacente, le seconde per quasi la metà delle loro proprietà complessive. La parte svolta da queste grandi istituzioni ecclesiastiche di proprietari assenteisti richiede ulteriori ricerche per conoscerne l'influenza e la portata sulla vita locale. È possibile, in prima approssimazione, ipotizzare che la strenua difesa esercitata localmente da parte dei signori laici e del clero secolare di Sant'Albano contro le pressioni fiscali del governo centrale abbia largamente favorito gli interessi dei grandi proprietari assenteisti e corroborato la concentrazione del potere politico locale in mano ai signori laici e al clero secolare.
     L'importanza assegnata dai signori locali ai propri diritti di origine feudale è posta in evidenza dall'aggressiva tutela che ne fecero, difendendoli a oltranza. Gli anni 1760-61, come abbiamo accennato, segnarono una importante tappa nei rapporti tra i signori e l'amministrazione comunale di Sant'Albano, ma gli accordi o «transazioni» allora raggiunti, lungi dal rappresentare un cedimento da parte dei signori, rafforzarono e consolidarono le prerogative preesistenti, in particolare per ciò che riguardava i diritti di pascolo. Un accordo di rinuncia ad alcuni diritti di pascolo da parte dei signori Barel a fine Settecento ebbe a sua volta come contropartita la liquidazione a favore dei signori delle residue terre di uso collettivo possedute dalla comunità. Molti diritti, quali per esempio la bannalità del mulino e i diritti di transito, furono tenacemente restituiti durante la Restaurazione e difesi fino alla loro abolizione legale nel 1851. Non minore tenacia fu dimostrata dal clero parrocchiale.
     Nei rapporti con il governo centrale, la forza e la concentrazione dei poteri signorili ebbe come contropartita una relativa debolezza dell'influenza diretta del governo centrale sulla vita amministrativa di Sant'Albano. Le premesse di questa debolezza risalgono, forse, ai primi interventi diretti dei Savoia nella vita locale grazie al divieto di installare ufficiali sabaudi nella comunità previsto dalla tregua del 1402 stipulata con i marchesi di Monferrato. Più certa è l'ampia delega di potere accordata dai Savoia ai Beggiamo in premio di una fedeltà plurisecolare. La lealtà dinastica dei Beggiamo si può apprezzare a paragone, per esempio, della relativa irrequietezza dimostrata più volte durante l'età moderna dai vicini signori Costa di Trinità. In particolare, le simpatie coerentemente «filofrancesi» dei Beggiamo ne provocarono, per esempio, la distruzione del castello da parte dei «filoimperiali» Costa nel 1554, ma si rivelarono particolarmente benefiche ai signori di Sant'Albano durante la lunghissima successiva fase di politica largamente filofrancese dei governanti sabaudi.
     Questa fase, che durò per gran parte dell'età moderna e corrispose all'avvio dei grandi processi di accentramento politico e amministrativo dello Stato sabaudo, premiò, in un certo senso, sul lungo periodo i Beggiamo sotto forma di ingerenze tardive, limitate e tenui da parte del governo centrale nelle loro prerogative signorili. Così, per esempio, l'invio di commissari statali nel 1663 con il compito di istituire quasi da zero un'amministrazione comunale azzerata da quasi un secolo (e priva, fra l'altro, di qualsiasi memoria scritta) sancì, per molti aspetti, il fatto compiuto delle vastissime esenzioni fiscali godute dai signori e dagli altri grandi proprietari laici ed ecclesiastici di Sant'Albano. Come abbiamo accennato, la capacità dei signori e degli altri grandi proprietari di resistere alle successive riforme amministrative e fiscali del secolo XVIII fu, probabilmente, non meno efficace.
     È verosimile che nel corso dell'età moderna, e forse anche oltre, tutta la comunità abbia beneficiato del potere politico dei signori-proprietari locali sotto forma di valutazioni della produttività della terra - e quindi del corrispondente gettito fiscale dovuto allo Stato - globalmente più contenute di quanto non sarebbero state in presenza di detentori locali di potere più deboli e meno concentrati. È certo, tuttavia, che simili, eventuali vantaggi complessivi furono goduti in maniera quanto mai sperequata dai diversi ceti e segmenti che componevano la popolazione locale. A parte la sperequazione fiscale insita nei privilegi accordati ai signori e ai loro dipendenti sotto forma di esenzioni, basti considerare, come esempi, il peso degli alloggiamenti di truppe (soprattutto cavalleria), che, in assenza di accasermamenti, vennero inviate regolarmente dal governo centrale durante tutto il corso dell'età moderna ad alloggiare e foraggiare a Sant'Albano grazie anche alla buona accoglienza loro accordata dai signori del luogo a spese, però, dei coltivatori indipendenti, o, tutt'al più, dei massari, ma non dei signori-proprietari.
     Non è un caso se gli stessi signori e gli altri membri di una cerchia ristretta di notabili del «recinto» figurarono durante l'età moderna tra i grandi creditori della comunità di Sant'Albano in virtù di anticipi di denaro concessi all'amministrazione comunale per far fronte ai debiti contratti verso il governo centrale, né se fino a secolo XIX inoltrato la povertà, le malattie, la malnutrizione e l'usura furono lungamente considerate le piaghe dei salariati e della popolazione priva di terra coltivabile, a cui le pur fervide attività assistenziali promosse e gestite dai signori e dal clero locale entro il «recinto» non poterono far fronte.
     Fossano dista appena cinque chilometri da Sant'Albano contro i circa venti di Mondovì. Occorre dunque soffermarsi brevemente sulla gravitazione storica di Sant'Albano sul Monregalese e la città di Mondovì per apprezzare appieno l'importanza dei fattori politici ed economici nel determinare l'organizzazione del territorio di Sant'Albano a dispetto della sua prossimità geografica a Fossano. Ravvisare nel torrente Stura un limite "naturale" che ostacolò lungamente le comunicazioni verso Fossano è in parte ragionevole, data l'assenza di un ponte sul torrente fino al 1851. Tuttavia, è la stessa lunga assenza del ponte a richiedere una spiegazione.
     Sebbene il corso irregolare del torrente e le sue piene periodiche abbiano certo costituito per lungo tempo un ostacolo alla costruzione di un ponte, questo esisteva forse in epoca romana. Soprattutto, ciò che esisteva era un'opera stradale permanente, la cui importanza è attestata documentariamente fino oltre la metà del secolo XIII e le cui tracce archeologiche erano visibili a fine Ottocento nella regione Ponte-vé dirimpetto a Fossano. Di fatto, i confini «tra Tanaro e Stura» dell'antico Comitato di Bredolo e la giurisdizione tardomedievale dei vescovi di Asti forniscono le basi storiche, sia pure indirette, di questo aspetto dell'organizzazione del territorio di Sant'Albano. Su queste basi, ciò che possiamo ravvisare è un processo plurisecolare di crescente controllo locale delle vie di comunicazione, degli scambi commerciali e dei transiti attraverso il territorio di Sant'Albano.
     Molti dei conflitti medievali, accennati sopra, che interessarono il territorio di Sant'Albano ebbero come componente essenziale l'esercizio di un controllo dei transiti e dei pedaggi imposti sui transiti. Così, per esempio, la fine della giurisdizione degli Amentoni di Fossano del 1240, sopra accennata, ebbe la conseguenza, fra l'altro, di abolirne le rivendicazioni di riscossione di pedaggi su uomini e merci, che ritornarono, almeno temporaneamente, in mano ai vescovi di Asti. Più in generale, la riscossione di diritti di transito su uomini, merci e bestiame fu un aspetto centrale dei conflitti e degli accordi tra i Savoia e i marchesi di Monferrato che interessarono direttamente Sant'Albano nei decenni successivi.
     I diritti rivendicati all'epoca sui flussi di scambio riguardavano tipicamente i commerci dei mercanti astesi lungo una direttrice che legava la Riviera ligure all'alta pianura del Po e, di lì, alla Francia. Da questo punto di vista, l'ubicazione geografica e la storia antica di Sant'Albano ne facevano uno dei crocevia entro una più ampia direttrice di comunicazioni. È stata spesso segnalata in questo senso la posizione di Sant'Albano come snodo di due importanti vie di comunicazione lungo questa direttrice già assai attive in epoca romana: la cosiddetta Via Julia Augusta, protesa verso sud-ovest in direzione di Morozzo-Chiusa Pesio, e la cosiddetta Via Sonia, orientata verso Magliano-Carassone-Casotto-Ormea. In particolare, la regione San Massimo sul territorio di Sant'Albano, sito ricco di reperti archeologici, è stata segnalata come possibile luogo di diramazione delle due vie di comunicazione.
     Tra la fine del medioevo e l'età moderna è possibile ipotizzare una profonda trasformazione nella vocazione di Sant'Albano come crocevia commerciale. Nel lungo periodo, questa trasformazione comportò senz'altro una diminuzione dell'importanza di Sant'Albano come centro di transito in termini relativi, e probabilmente anche in termini assoluti. Parallelamente, comportò una profonda alterazione nel tipo di merci transitanti per la comunità e nel loro significato commerciale. Queste trasformazioni, d'altra parte, furono strettamente collegate alle profonde trasformazioni che intervennero nell'organizzazione territoriale locale.
     L'organizzazione dei poteri laici ed ecclesiastici di Sant'Albano a partire dal tardo medioevo e per tutto il corso dell'età moderna contribuisce largamente a spiegarne l'assorbimento, per così dire, sociale e culturale del comune entro l'area di Mondovì. Per fare un solo esempio, il citato episcopato monregalese di Michele Beggiamo a metà del secolo XVII ebbe luogo a ridosso dell'erezione della nuova diocesi di Fossano e valse quindi, per contrapposizione, a irrigidire i confini della giurisdizione diocesana monregalese lungo il torrente Stura di Demonte che delimita il territorio di Sant'Albano verso Fossano stessa.
     L'importanza assegnata dai Beggiamo e dagli altri signori del tardo medioevo e dell'età moderna ai diritti di pedaggio sui flussi commerciali non fu minore di quella già ad essi assegnata dai vescovi di Asti. Per molti aspetti è anzi probabile che i nuovi, piccoli signori, quali i Beggiamo, abbiano compiuto ogni possibile sforzo per far fruttare quanto più possibile il carattere concentrato ed esclusivo delle proprie prerogative. Come abbiamo detto, questi signori locali godevano di amplissimi poteri, che riguardavano non soltanto il diritto di esigere pedaggi su uomini, merci e bestiame, ma anche di amministrare sanzioni per i trasgressori, nonché di esercitare un controllo dei transiti grazie al monopolio «bannale» dei traghettamenti sul torrente Stura. L'aggressiva promozione di queste loro prerogative è illustrata, in un certo senso, dalla tenacia stessa con cui le difesero fino alla loro abolizione legale l'anno stesso della costruzione del ponte sullo Stura a metà Ottocento.
     È probabile, peraltro, che, già all'epoca della infeudazione di Sant'Albano ai Beggiamo, l'organizzazione insediativa e territoriale di Sant'Albano fosse in via di tendenziale modificazione. Risaliva, per esempio, a metà del secolo XIII la distruzione su entrambe le sponde della Stura di insediamenti e «borghi», quali quello di Murazzo, sulla sponda sinistra del torrente, o il declino di Ceriolo e San Massimo, su quella destra. Sul territorio di Sant'Albano la delimitazione di un «recinto» rispondeva in parte allo scopo di sorvegliare, controllare e proteggere in modo esclusivo le merci in transito, e contribuì perciò forse in modo autonomo al declino ulteriore di un possibile, antico insediamento policentrico. D'altra parte, il rafforzamento di un concentrico fu un aspetto della riorganizzazione agricola del territorio a cui abbiamo più volte fatto riferimento.
     Da un lato, il controllo esercitato dai proprietari-signori sulle eccedenze della produzione agricola sia sotto forma di decime sia sotto forma di rendite contrattuali versate dai massari alimentava flussi di esportazione di grano verso le residenze e i magazzini dei proprietari-signori. Sebbene una verifica di questa ipotesi richieda ulteriori ricerche, è verosimile per più di un motivo che gli stretti legami politici dei proprietari laici ed ecclesiastici con la città di Mondovì e con l'area monregalese abbiano favorito questa direttrice di esportazione oltre, e forse più, che non quella che conduceva alla vicina città di Fossano. L'ipotesi si appella, certo, a motivi logistici, data l'assenza del ponte sullo Stura verso Fossano, ma soprattutto alla posizione privilegiata che i proprietari-signori di Sant'Albano godevano sulla piazza monregalese nelle transazioni commerciali a cui la loro produzione agricola era destinata.
     D'altro lato, è verosimile che lo stretto controllo sui pedaggi esercitato dai signori del luogo tendesse, accrescendone i costi di trasporto, a ridurre il flusso di merci in transito per Sant'Albano. In parte, il controllo sopra accennato che i signori-propietari esercitavano sui pascoli e sui fieni serviva, da questo punto di vista, a cercare di attirare attraverso il territorio di Sant'Albano i flussi di bestiame in transito dal Saviglianese e dal Fossanese verso Mondovì e di qui alla Riviera ligure. Tuttavia, la crescente vocazione agricola della comunità e il controllo legittimo esercitato dai signori del luogo sui flussi di merci "legali" tendono in parte a oscurare una vivace circolazione, attestata per tutta l'età moderna, di merci di contrabbando, quali il sale proveniente dalla Riviera ligure attraverso il Monregalese. Difficili da misurare ma certo frequentemente attestati, i flussi di simile merce di contrabbando erano senz'altro diretti a Fossano, Savigliano e Torino. Essi si avvalevano peraltro dell'omertà e della manovalanza di immigrati, chierici e laici, provenienti soprattutto da Mondovì e dall'area monregalese e talvolta residenti a Sant'Albano sotto la protezione tacita dei proprietari-signori e degli altri notabili locali.