Igliano

AutoriMorandini, Cesare
Anno Compilazione1996
Provincia
Cuneo.
Area storica
Cebano.
Abitanti
97 (ISTAT 1991); 91 (SITA 1996).
Estensione
3,38 kmq (ISTAT 1991; SITA 1996).
Confini
A nord Marsaglia e Murazzano, a est Torresina, a sud Roascio e Castellino Tanaro.
Frazioni
Centri abitati: Igliano; nuclei: Costa (dati comunali: Costa S. Luigi), Langa (ISTAT 1991). Vedi mappa.
Toponimo storico
«Iglanum» (1325) (Conterno 1986, p. 109), «Ilianum» (1387).
Diocesi
Nella diocesi di Alba fino al 1805, poi in quella di Mondovì (Amedeo 1989, p. 170).
Pieve
Nella circoscrizione plebana di Ceva, diocesi di Alba (Conterno 1986, p. 109), la chiesa di Igliano è retta «ad personam» insieme a quella di Castellino.
Altre Presenze Ecclesiastiche
Non rilevate.
Assetto Insediativo
Luoghi Scomparsi
   
Comunità, origine, funzionamento
L’insediamento è attestato a partire dal Trecento. Nel 1387 Castellino e Igliano paiono avere un’amministrazione comunale unificata, pur restando due loci con due territori sepa­rati; eleggevano un sindaco ciascuno, avevano un solo «volumine statutorum» e il signore stipulava convenzioni con i due luoghi attraverso un solo strumento (BRT, Misc. 8, n. 69, pp. 234-238).
Statuti
L’esistenza di Statuti – non reperiti – è segnalata da uno strumento di convenzione tra le comunità di Igliano e Castellino e il marchese Giovanni di Ceva del 19 giugno 1387 (BRT, Misc. 8, n. 69, p. 238).
Catasti
Il più antico rimasto è quello compilato nel 1796 ed entrato in vigore solo nel 1806 (AC Igliano, Libro dei tra­sporti. Catasto della Comunità di Igliano 7806); Catasto francese (AST, Camera dei Conti, Sala Mappe, pf. 75, Alleg. A: Igliano, Catasto francese); ottocentesco (AC Igliano, Catasto 1850).
Ordinati
Non rilevati.
Dipendenze nel Medioevo
Marchesato di Ceva; inglobato nel Ducato di Savoia nel 1535.
Feudo
Sotto la signoria diretta dei marchesi di Ceva (Morozzo della Rocca, II, p. 312); nel 1295 sottomessi per Igliano alla città di Asti (Morozzo della Rocca, II, p. 347); nel 1375 a un ramo soltanto dei Ceva (Giovanni Ceva), da tale momento il feudo di Igliano risulta essere sempre associato nella signoria feudale a quello di Castellino (AST, Camera dei Conti, art. 616, reg. decl. 1763, III, f. 26). Ormai con titoli puramente onorifici e venali (a partire dal 1560), nel 1603 è infeudato agli Zerbini, poi ai Vivalda nel 1609, ai Sauli nei 1634, ai Ceva nel 1681 (Manno 1907, VIII, p. 251).
Mutamenti di distrettuazione
   
Mutamenti Territoriali
Nel 1796 Igliano possedeva quattro isole amministrative nel territorio di Castellino, nelle regioni Pasturino, Prato Rotondo, Piano degli Alteri, Silliero; allo stesso modo Castellino aveva due isole nel territorio di Igliano, nelle regioni Suria e Gajerdo (AC Igliano, Libro dei trasporti. Catasto delta Co­munità di Igliano 1806). Nel successivo catasto napoleonico dei 1812 tutte le isole amministrative vengono annullate (AST, Camera dei Conti, Sala Mappe, pf. 75, Alleg. A: Igliano, Catasto francese). Al ritorno dei Savoia i confini di Igliano vengono ampliati fino a inglobare parte della regione Pasturino, indi­cata nel 1796 come isola amministrativa (AC Igliano, Catasto 1850).
Comunanze
Già nel 1703 Igliano non possedeva più beni comuni, e non vi sono attestazioni documentarie precedenti della loro presenza.
Liti Territoriali
Tracce di una vertenza tra Igliano e Castellino a proposito del confine in regione Pasturino e delle ri­spettive isole amministrative in età napoleonica (AST, Camera dei Conti, Sala mappe, Catasto francese di Castellino, fasc. 125: Prefecture de Montenotte. Extrait du minister de la Sécreta­rierie d’Etat).
Fonti
AC Igliano (Archivio Storico del Comune di Igliano):
Catasto della Comunità di Igliano 1806;
Catasto 1850.
AST (Archivio di Stato di Torino):
Camera dei Conti, art. 616, reg. decl. 1763, vol III, f. 26; f. 96: Feudo di Igliano. Conte D.Dalmazzo Francesco Vasco Contro Conte D. Clemente Vivalda, per porzioni d’esso feudo;
Camera dei Conti, II Archiviazione, capo 21, m. 24, f. 231: Perequazione del Piemonte: Dichiarazione delle Valbe; m. 78, f. 42: Mondovì, beni co­muni et immuni (1721); m. 90, f. 54r: Mondovì, beni co­muni et immuni (1721);
Camera dei Conti, Sala Mappe, pf. 75, Alleg. A: Igliano, Catasto francese;
Camera dei Conti, Sala mappe, Catasto francese di Castellino, fasc. 125: Prefecture de   Montenotte. Extrait du minister de la Sécreta­rierie d’Etat;
Corte, Materie economiche, Perequazione dei Piemonte, m. 2, n. 15: Titoli de’ beni feudali della Pro­vincia di Mondovì;
Corte, Paesi per A e B, I, m. 1.
BRT (Biblioteca Reale di Torino), Misc. 8, n. 69.
Bibliografia
Atlante storico della Provincia di Cuneo, Cuneo 1973.
Amedeo R., Chiesa e clero nell’età napoleonica, in La diocesi di Mondovì. Le ragioni di una storia, Mondovì 1989, pp. 137-187.
Casalis G., Dizionario geografico storico-statistico-commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna, Torino 1841.
Conterno G., Dogliani. Una terra e la sua storia, Dogliani 1986.
Fontana L., Bibliografia degli Statuti dei Comuni dell’Italia Superiore, II, s.l. 1907.
Manno A., Promis V., Bibliografia storica degli Stati della Monarchia di Savoia, Torino 1891, vol. VIII.
E. Morozzo della Rocca, Le storie dell’antica città del Monteregale ora Mondovì in Piemonte, Mondovì 1894.
Pio G.B., Cronistoria dei Comuni dell’antico mandamento di Bossolasco con cenni sulle Langhe, Alba 1920.
Descrizione Comune
Igliano
     Ricostruire le vicende e le questioni della storia "territoriale" di Igliano è vicenda assai difficoltosa, vista l'estrema povertà dei fondi documentari disponibili (il documento più antico dell' archivio storico del comune è il registro catastale del 1796); si è proceduto dunque attraverso un uso molto intenso e "particolare" dei pochi documenti, ricorrendo spesso all'appoggio di quelli di comuni limitrofi. Per questo motivo la ricerca si muove costantemente sul filo della “ipoteticità non confermabile", oltretutto lasciando nel buio più completo, dettato dalle esigenze della documentazione, interi secoli di storia iglianese e concentrandosi sulle poche vicende su cui è possibile uno sguardo, ossia la fase della dissoluzione sette-ottocentesca delle isole am­ministrative del comune.
Nonostante questi limiti, è stato possibile, sia pur sempre con un elevato tasso di "ipotetiticità", disegnare alcuni tratti originali della storia della costruzione del territorio di Igliano. Questi tratti sono: l'assenza di beni comunitari, su cui però, vista l'esiguità della documentazione, non è possibile che un rapido rilievo, e il rapporto particolare di "gemellaggio" con il comune di Castellino, che influsce in modo certamente condizionante sulle vertenze territoriali tra i due comuni.
Per quanto riguarda il primo aspetto, risulta dai documenti della Perequazione settecentesca che Igliano non abbia beni comuni, né "si ricorda a memoria d'uomo che ne abbia mai avuti" (1721, Mondovi, beni co­muni et immuni, A.S.T. Camerale, 2° Archiviazione, capo 21, m. 78, f.42). E una situazione condivisa con comunità confinanti, e anch'esse facenti parte del Marchesato di Ceva dalle sue origini fino al '500, e con­traddistinte da un simile assetto orogeografico, quali Roascio, che non ha beni comuni nemmeno dai rile­vamenti eseguiti per la Misura Generale del 1703 (1721, Mondovì, beni comuni e immuni, A.S.T. Camerale, 2° Archiviazione, capo 21, m. 90, f. 54r) e Castellino, in cui è rilevata soltanto una giornata di terreno ger-bido infruttifera di proprietà comunale (1721, Mondovì, beni comuni e immuni, A.S.T. Camerale, 2° Archiviazione, capo 21, m. 78, f. 40).
Se da un lato è plausibile una ragione strettamente orografica a tale carenza di terreni lasciati allo sfruttamento comunitario - mancano per esempio i letti alluvionali del Tanaro, con i loro gorreti dai confini mutevoli, tipiche sedi per comunanze dei comuni del fondovalle -, dall'altra è possibile suggerire l'ipotesi di un legame, che purtroppo l'esiguità della documentazione ci impedirà di verificare, tra una presunta debolezza della capacità di difesa dei beni comuni da parte degli organismi comu­nali e la dipendenza diretta delle comunità da casate nobiliari forti e non sottoinfeudanti. E' quanto pare verificarsi, in un contesto radicalmente diverso sotto molti aspetti, per Clavesana, sede di marchesato autoctono prima, poi della casata dei Saluzzo-Dogliani fino al 1597.
In secondo luogo, le due piccole comunità di Castellino e Igliano hanno fin dal medioevo un rapporto reci­proco originale e particolare. Confinanti, entrambe fin dalle sue origini nel marchesato di Ceva e dal 5/7/1375 in particolare alla linea di Giovanni Ceva (Castellino però solo per il ricetto, essendo il territorio e le fini al fratello di questo Manfredo), le due comunità sono considerate sempre "in coppia" ancora nelle ver­tenze sui diritti feudali settecentesche (Feudo di Igliano. Conte D.Dalmazzo Francesco Vasco Contro Conte D. Clemente Vivalda, per porzioni d'esso feudo, A.S.T. Camerale, art. 616, reg. decl. 1763, vol 3°, f. 96).
Dallo Strumento di convenzione tra il marchese di Ceva e le due comunità di Igliano e Castellino del 1387 si deduce che i due luoghi hanno una sorta di amministrazione comunale unificata, pur restando due "loci" con due territori ben distinti; eleggevano un sindaco ciascuno, avevano un solo "volumen statutorum", insieme stringevano patti con il comune signore e provvedevano alla difesa militare, che aveva un'organizzazione apparentemente "organica" tra il "ricetto" di Castellino e la "bastita" di Igliano (B.R.T., Misc. 8, n. 69, p.234-238).
Allo stesso modo le due comunità erano strettamente unite dal punto di vista dell'amministrazione religiosa. Nel Registrum delle Costituzioni Isnardi del 1325 (CONTERNO 1986, p. 109) la chiesa di Sant'Andrea di Igliano compare nella diocesi di Alba, facente parte della circoscrizione plebana di Ceva. Appare però abbinata alla chiesa di santa Maria di Castellino, tanto che il Conterno ritiene che le due chiese fossero rette "ad personam" da un solo eccelsiastico.
Precisati i dettagli "esteriori" del rapporto privilegiato tra i due comuni, di cui peraltro non ci è permesso dire altro, nella assoluta mancanza di documentazione, compiamo un salto sia temporale che epistemologico, volgendo lo sguardo ad alcune vicende particolari legate alle isole amministrative dei due comuni che lasciano traccia di sé nel catasto di fine 700, allo scopo di rilevare come, in un momento in cui ormai i pre­supposti politici del "gemellaggio" sono esauriti - la giurisdizione sugli uomini del comune feudatario mar­chese di Ceva, l'abbinamento delle due parrocchie, la gestione unificata dei due comuni - possano emerge­re vertenze di non poco conto e di difficile risoluzione sul piano territoriale, legate ai rispettivi confini e alle isole amministrative reciprocamente riconosciute. Edunque un modo per gettare lo sguardo - oltretutto, l'unico possibile - sull'assetto antico di Igliano, cercando di coglierlo dalle dinamiche nate dalla sua dissolu­zione.
Nel libro dei trasporti del catasto di Igliano (Catasto della Comunità di Igliano 1806, A.C. di Igliano), i cui ri­levamenti sono stati terminati il 16/2/1796 e che è entrato in vigore soltanto dieci anni dopo, probabilmente a motivo della guerra con la Francia, è dichiarata la presenza di alcune isole amministrative: sia proprie di Igliano nel territorio di Castellino, che di Castellino in quello di Igliano. Igliano ha nel suo proprio territorio fi­sico due piccole pezze di terreno non contigue ma molto vicine l'una all'altra e all'incirca delle stesse di­mensioni (poco più di due giornate ciascuna) che spettano al finaggio di Castellino; Castellino a sua volta ha nel suo territorio diverse pezze in quattro diverse regioni spettanti per ammministrazione ad Igliano, e di proprietà di diversi particolari di Igliano e di Marsaglia.
Il riconoscimento nel catasto di Igliano dei diritti di Castellino, in rapporto con la dichiarazione dei propri, 'può far pensare che tra i due comuni vi sia buon accordo: all'atto di tracciare su di una mappa i confini del proprio territorio, ciascuna comunità si premura di non usurpare consuetudini magari vecchie di secoli dei propri vicini, anche se riguardano una limitazione della propria competenza territoriale, sapendo che questa è la moneta di scambio perché le proprie consuetudini vengano rispettate. Non si dimentichi che forse per quattro secoli i due comuni hanno avuto una sorta di amministrazione "gemellata", in cui non doveva essere difficile comporre le questioni territoriali, sempre che ne insorgessero.
In realtà, esaminando le varie zone interessate, i precedenti rilevamenti e quelli seguenti, la situazione delle isole dei due comuni appare molto diversa; e la sensazione di accordo pacifico svanisce. Inoltre la situazione, che a prima vista potrebbe sembrare relativamente semplice, con l'immagine dello "scambio" di riconoscimenti di diritti tra due comuni contigui, dall'esame di altri documenti precedenti e successivi risulta invece assai più complessa: nel gioco entra anche un terzo comune, Roascio, che confina per un breve trat­to con Igliano, anche se nel catasto iglianese del 1806 a prima vista nulla faccia pensare a controversie con questo comune; attraverso questa "entrata in gioco" inoltre, anche il significato delle rispettive isole di Igliano e Castellino muta radicalmente: come vedremo, quella di Castellino pare tanto riconosciuta sulla base di una sorta di magnanimità "tattica" di Igliano, magari in funzione diplomatica in vista delle sue rivendi­cazioni sulle altre zone; la vera vertenza sull'area infatti pare essere piuttosto di Igliano con Roascio, e non immediatamente con Castellino, ed è ormai all'epoca del catasto apparentemente già risolta a vantaggio di Igliano; in secondo luogo la “'isola" di Igliano in Castellino è invece la traccia di un contenzioso ancora aperto, in cui Igliano rivendica non solo il riconoscimento dell"'isola" stessa, ma una correzione del confine a pro­prio vantaggio fino all'inglobamento della zona su cui ha competenza territoriale; oltretutto evidentemente con ragioni solide e buona volontà combattiva, visto che nel corso dell'Ottocento riuscirà a ottenere alme­no in parte quanto rivendicato.
La consistenza delle isole è oltretutto molto diversa: le due isole vicine ma non contigue di Castellino sommano a 4 giornate e 40 tavole di terreno a bosco di castagno, le due princi­pali di Igliano, anch'esse in regioni vicine tra loro ma probabilmente non contigue fisicamente, contano da sole circa 16 giornate (quella di Silliero soltanto è di 15 giornate).
Sul territorio di Igliano troviamo dunque due nuclei territoriali fonte di controversie, entrambi posti nei pressi del confine con Castellino - per cui, tra i cinque rapporti di confine con comuni diversi, quello con Castellino si annuncia come il più problematico -, e in corrispondenza con i due “nodi di contatto di tale confine con comuni terzi: Marsaglia, per il "nodo" corrispondente alla regione dell'isola di Igliano; Roascio, per la zona interessata dall'isola di Castellino. Per quest'ultimo "nodo", inoltre, la situazione controversa di cui restano le tracce nel catasto del 1806 pare doversi imputare proprio a una sovrapposizione sulla stessa regione dei diritti delle tre comunità confinanti, che può a sua volta discendere da un originario sfruttamento comune dell'area da parte proprio delle due comunità (Castellino e Roascio) che nelle vicende successive al catasto del 1806 non avranno più gioco, e ormai in via definitiva, nel possesso dell'area stessa.
 
La questione delle isole di Igliano
I terreni di Igliano nello spazio fisico del comune di Castellino sono dunque localizzate in quattro diverse regioni: Pasturino (castagneto, 83 tavole), Prato Rotondo (campo e prato, 77 tavole), Piano degli Alteri ("roveretto", 1 giornata), e Silliero (castagneti per 15 giornate di terreno): sono registrate a catasto come in proprietà a 4 particolari di Marsaglia e a 10 dello stesso Igliano.
Prato Rotondo e Piano degli Alteri non sono state localizzate; Pasturino e Silliero sono poste l'una a est del torrente Pasturino, che al tempo del catasto francese segnava il primo tratto del confine tra i due comuni, la seconda o in contiguità a est con la prima, o comunque a breve distanza, separata soltanto da una striscia di terreno chiamata Enzo, in ogni modo come continuazione, sempre più verso l'interno del territorio di Castellino, del versante boscoso sinistro della valle del torrente Cussina. Sarà di queste ultime due regioni che ci occuperemo nell'ambito del discorso sulle isole amministrative di Igliano, per via di tale loro sostanziale contiguità, e della loro consistenza molto maggiore delle altre due isole di cui non si è trovata la localizzazione.
Dai registri della Perequazione del 1730 (Perequazione del Piemonte: Dichiarazione delle Valbe, A.S.T.Camerale, 2° archiviazione, art 21, m.24, f.231) in riferimento alla regione Pasturino-Silliero emerge una situazione complessa. Sia Igliano che Castellino dichiarano la presenza nel loro territorio di pezze nella regione Silliero e questa indicazione ha, per Igliano, lo stesso significato che avrà, nel 1806, l'affermazione dei propri diritti su quell'area. Il fatto che anche Castellino dichiari di avere pezze nel proprio finaggio in quella regione può avere un doppio significato: che l'area denominata Silliero è più ampia della zona riven­dicata da Igliano, o che esiste effettivamente all'epoca una vertenza tra le due comunità, per cui Silliero co­stituisce un'area contesa, accatastata da entrambi. Castellino dichiara possedimenti in regione Pasturino, ma non altrettanto fa Igliano, e i motivi di questo ci sfuggono: forse un'omissione involontaria del registrante, o forse perché all'epoca i terreni iglianesi in Pasturino erano tutti immuni da carchi, perché di natura feudale o di enti religiosi.
La soluzione escogitata da Igliano con il catasto del 1806 di attuare un reciproco - ma comunque da consi­derarsi unilaterale, essendo il catasto quello di Igliano, e non essendo in nostro possesso un coevo catasto di Castellino per verificare la bilateralità (il riconoscimento da parte di entrambi) di talune aree come "isole", in realtà maschera una situazione che Castellino non può accettare; non tanto perché le sue "isole" di Gajerdo e Surie sono state magari solo parzialmente riconosciute, o hanno confini svantaggiosi, ma perché Igliano ha considerato le proprie "isole" di Pasturino e Silliero a partire da confini del territorio vero e proprio con Castellino che Castellino non intende riconoscere e considera arbitrari. In particolare Igliano, mentre accatastava come "pezze spettanti al territorio di Igliano sebbene esistente in quello di Castellino" un mi­nuscolo castagneto di 83 tavole in regione Pasturino, considerava come facenti parte del proprio territorio unitario, e dunque non dell'isola amministrativa, una quantità probabilmente ben maggiore di appezzamenti lungo il torrente Pasturino, sul versante castellinese di questo, avvicinando il proprio confine - secondo quelli di Castellino, arbitrariamente - ai confini della propria isola amministrativa.
Tra questi appezzamenti c'erano probabilmente il vasto terreno che nel successivo catasto di Castellino risultava di proprietà della parrocchia di Igliano, e forse anche quello descritto nello stesso luogo come del "Signorino di Igliano": beni ecclesiastici e, forse, ex-feudali che oltretutto potrebbero spiegare come, nei registri citati del 1730, non fossero state indicate dai sindaci di Igliano pezze tassabili in regione Pasturino,
La soluzione della dichiarazione da parte di Igliano dei suoi diritti di accatastamento su parte di Pasturino e Silliero come "isole", in occasione del Catasto del 1806 non dovette dunque risultare pacifica come poteva sembrare a uno sguardo superficiale: quando i Francesi iniziarono le misurazioni per il nuovo Catasto del 1812, la questione riesplose (Igliano, Catasto francese, A.S.T. Camerale, Sala Mappe, pf.75, Alleg. A). In­fatti, secondo il principio "giacobino" di imporre soluzioni territoriali razionali anche passando sopra gli as­setti stabiliti localmente, le isole del 1806 non furono rispettate: né quelle di Igliano né quelle di Castellino, e il confine ritracciato, netto, unico, segnato sul letto del rivo Pasturino; i proprietari delle pezze di Igliano in Castellino, che in Pasturino-Silliero erano 11 nel 1806, dovettero venire accatastate in Castellino; stesso trattamento subirono i proprietari di Castellino nelle loro ex-isole amministrative in Igliano.
Vi sono le tracce anche di un riordinamento onomastico: nel catasto francese di Castellino non compare nemmeno una re­gione con il nome "Pasturino", ma questa fa parte della più ampia regione "Enzo", anche se, come si è vi­sto, il nome "Pasturino" compariva già nei registri della Perequazione del 1730; sul registro, però, tra i nomi dei proprietari della macroregione "Enzo", ordinati per numero mappale, v'è un segno a matita, tracciato per comodità da qualche funzionario del comune: trasportato sulla mappa, segna l'inizio dell'area a ridosso del confine, presumibilmente quella che fino a poco tempo prima costituiva la regione Pasturino e che conte­neva l'isola amministrativa di Igliano.
L'operazione non dovette procedere senza rimostranze: per la definizione dei confini si scrisse un "procès verbal" in cui la descrizione del confine di Castellino con Igliano è la più lunga e minuziosa, ed è controfirmata dai tre "maires" di Igliano, Castellino e Roascio e da tre "indicateurs" per ogni comunità (Procès verbal de delimitation de la commune de Castellino, A.S.T.Camerale, Sala Mappe, Catasto francese di Castellino, fasc. 125)
Le rimostranze si verificarono forse anche tra i due comuni e l'amministrazione napoleonica: infatti le due comunità erano magari disposte ad accordarsi per una situazione nuovamente "a macchia di leopardo", magari con aggiustamenti e vertenze su determinati confini che facessero contenti tutti; senonchè un tale assetto compromissorio e disordinato risultava inaccettabile ai Francesi: il 21 febbraio 1812 giunse a tronca­re ogni indugio un decreto del Consiglio di Stato di Parigi, in cui, basandosi su di un rapporto del Ministero dell'Interno, si ordinò di seguire per la prima parte del confine tra Igliano e Castellino il letto del rivo Pastu­rino, precisando che "en consequence les terreins situees des deux cotés de cette ligne seront exclusivement imposées (tassati) dans la Commune où ils sont respectivement situees par cette delimitation"(Prefecture de Montenotte. Extrait du minister de la Secretarierie d'Etat, in A.S.T. Camerale, Sala mappe, Catasto francese di Castellino, fase. 125, recto).
Tale precisazione ci conferma che nel passato, magari anche nel recente Catasto del 1806, alcuni territori contesi erano stati accatastati da entrambi i comuni, generando disordini di tipo fiscale. Allo stesso modo un'altra "raccomandazione" del Consiglio di Stato, quella che precisava che le disposizioni dell'ordinanza dovevano valere anche per "tutto ciò che riguarda il servizio del culto" ci suggerisce che tra gli elementi fo­mentanti la lite per parte di Igliano c'era la questione legata ai possedimenti della parrocchia di Igliano si­tuati oltre il rivo Pasturino, su cui evidentemente i cittadini del paese rivendicavano la giurisdizione ammini­strativa in forza della già presente giurisdizione religiosa parrocchiale.
Una sanzione "dall'alto", per quanto autorevole, che passava come una mano di vernice sopra vertenze e consuetudini secolari, in nome dell'ordine amministrativo e della semplificazione dei confini, avrebbe forse potuto funzionare per sopire le contese soltanto a due condizioni: che la soluzione adottata fosse equa, os­sia che entrambi i contendenti avessero in sostanziale equilibrio i loro guadagni e le loro perdite, e in se­condo luogo che l'autorità imponente durasse il tempo necessario per far rispettare le sue decisioni e co­minciasse a radicare le nuove consuetudini e i nuovi confini nei locali.
Nessuna delle due condizioni si verifico: di lì a pochi anni i Francesi lasciarono il Piemonte, ed è comprensibile come, al ritorno dei Savoia, le decisioni dei Francesi e sopratutto quelle provenienti direttamente dalle loro alte istituzioni amministrative centrali dovessero venire messe in discussione; la preferenza espressa dal catasto francese, inoltre, per i confini "naturali", quale quello che seguiva il letto del torrente Pasturino, non distribuiva per nulla equanimemente gli svantaggi tra i due comuni: tutti i possedimenti di Igliano venivano cancellati, sia quelli rivendicati nel 1806 come "isole" (Pasturino e Silliero), sia quelli situati oltre il rivo considerati dagli iglianesi come pienamente nel proprio finaggio; i danni di Castellino si limitavano invece alla perdita delle due "isole" nelle regioni Gajerdo e Surie, più a ovest sul confine con Igliano, che avevano dimensioni molto esigue e la cui rivendicazione, come vedremo in seguito, avrebbe comunque cozzato con una situazione dell'area in quanto a contenziosi molto complessa, e in cui i contendenti non sarebbero più stati due soltanto ma tre; uno dei quali, Roascio, aveva, almeno in quanto a dimensioni delle pezze rivendicate, ben più ragioni di contendere con Igliano di quante ne avesse Castellino.
Non v’è traccia, purtroppo, delle vicende dell'800 riguardo le regioni Pasturino e Silliero: forse come riferimento per le transazioni si era tornati a Igliano al vecchio catasto del 1806, che tutto sommato non era molto più antico di quello francese, e aveva il pregio di contenere anche le pezze delle Isole nel territo­rio di Castellino: l'usura dei fogli del volume, per un catasto che avrebbe dovuto restare in vigore soltanto quattro anni, potrebbe testimoniare in questa direzione. Il risultato finale delle vertenze che non possiamo conoscere nei loro particolari è però chiaro: nel nuovo Catasto della metà del secolo, pur essendo sparite le varie isole di Castellino e di Igliano, il primo tratto del confine tra i due comuni non è più quello francese tracciato lungo il letto del rivo Pasturino, ma corre più a est: finalmente appartengono a Igliano le pezze della Parrocchia, quelle del "Signorino di Igliano" del 1812, la regione Pasturino contenente l'isola ammini­strativa del 1806 e parte di quella chiamata "Enzo" nel Catasto francese (Igliano, Catasto 1850, A.C.di Igliano).
Igliano ha dunque ottenuto i confini rivendicati nel 1806 e l'inglobamento nel corpo territoriale dell’”isola" di Pasturino ai danni di Castellino; questa comunità, d'altro canto, ha perso le sue due piccole Isole di Gajerdo e Surie, come da catasto francese, ma ha mantenuto il possesso delle 15 giornate di bosco della regione Silliero, assegnatele dai Francesi e rivendicate da Igliano ancora nel Catasto del 1806.
Occorre a questo punto fare alcune considerazioni a proposito dell'influenza della situazione - anomala -del "gemellaggio" medievale tra Castellino e Igliano e la vicenda delle isole amministrative. In primo luogo, come già accennato, l'esistenza del reciproco scambio di isole del 1806 non va intesa come situazione pa­cificata ma come un tentativo di pacificazione non sufficiente - sia pure sotto una forma curiosa (lo "scambio", appunto), che tradisce la tradizionale secolare vicinanza amministrativa dei due comuni - di una situazione di controversia grave probabilmente secolare; in secondo luogo, si consideri come, slegata da questioni relative a beni comuni - che, come si è visto, non esistono né a Igliano, né a Castellino - la ver­tenza acquisti un peso maggiore, in quanto riguarda i puri e semplici confini territoriali entro cui avviene il prelievo fiscale, e dunque l'entità delle entrate comunali: e proprio la tassazione è l'elemento che il Consi­glio di Stato francese si preoccupa maggiormente di regolamentare; in terzo luogo va supposto che tale si­tuazione di controversia possa essere nata quando ciascuno dei due comuni si sia trovato nella necessità di rispondere alla pressione fiscale centrale per conto suo, e dunque non più o insieme - come farebbe pensare il tenore delle convenzioni con il marchese di Ceva del 1387 - o in modo comunque complemen­tare: dunque alla dissoluzione del "gemellaggio", indicativamente collocabile con l'entrata del marchesato di Ceva (1532) nello stato sabaudo, o meglio, con la sua riorganizzazione distrettuale conquecentesca.
 
L'ombra di un'appartenenza scomparsa: Le Surie
L'altra area "calda" del territorio di Igliano, come si è detto, è ugualmente situata sul confine con Castellino, ma all'estremo opposto rispetto alla zona Pasturino-Silliero e al territorio di Marsaglia: questa volta il "nodo" è quello dei confini Igliano-Castellino-Roascio: la zona è quella della regione Surie, nell'estrema punta sud del territorio di Igliano.
Vedremo come il confronto tra i documenti catastali in nostro possesso non ci dia una successione di vicende, perché, a differenza di quanto accade per la regione Pasturino, negli anni che intercorrono tra i due censimenti e tra questi e quello del 1850, l'assetto dell'area non muta sostan­zialmente, e anzi giunge a noi secondo i confini del 1806; lo studio dei documenti catastali settecenteschi ci permette però di precisare la situazione, amministrativa e delle proprietà entro cui sono individuabili le tracce delle vicende che quell'assetto possono avere generato; il riferimento ai registri della Perequazione del Piemonte del 1730 ci darà infine la possibilità di valutare le ipotesi che avremo in precedenza formulato.
La principale di queste ipotesi è che, in un tempo anteriore al 1806, la regione Surie fosse stata interessata con modalità diverse da ben tre giurisdizioni amministrative: Igliano, Castellino e Roascio; e che debba es­sere entrata in gioco nel determinare la situazione settecentesca una originaria condizione di sfruttamento "a chiazze" da parte di almeno di due dei tre comuni. Tale condizione può essere spiegata forse dalla parti­colare condizione orografica dell'area: a differenza di buona parte del territorio di Roascio, Castellino e Igliano, per lo più scosceso e collinare, è zona quasi pianeggiante: il nome stesso, "Surie", indica in dialetto un'area ad esposizione particolamente favorevole e soleggiata; trovandosi poi sommariamente equidistante dai tre centri, è comprensibile la convergenza su di essa degli interessi dei tre comuni.
Il punto di partenza della nostra analisi è, come sempre, il catasto del 1806. In esso non sono segnalate isole amministrative di Roascio sul territorio di Igliano, né viceversa. Epiuttosto un esame di altro tipo a farci puntare l'attenzione sull'area delle Surie, al confine con Roascio: una sorta di rapido sguardo statistico sull'incidenza, nel gruppo dei proprietari di terreni del comune di Igliano, di quelli provenienti dagli altri paesi.
I proprietari per così dire "stranieri" vengono per la maggior parte da Roascio (35), poi da Marsaglia (22) e Castellino (14). Incrociando la rilevazione dei proprietari stranieri con la collocazione nelle varie re­gioni catastali del Comune dei loro appezzamenti, notiamo un fatto curioso: mentre i proprietari marsagliesi e castellinesi si distribuiscono nelle regioni in cui è registrata le loro presenza a piccoli gruppi di due-tré in­dividui, al massimo cinque (di Marsaglia in Pian Giachino), e secondo un ritmo senza sorprese - ossia più proprietari nelle zone in prossimità del confine del proprio comune d'origine e meno in quelle distanti -, i proprietari di Roascio, pur seguendo per le altre regioni catastali lo stesso ritmo di distribuzione degli altri gruppi di proprietari, nella regione Surie sono ben undici.
E' un dato sicuramente anomalo, proprio perché nella distribuzione dei gruppi di provenienza nelle regioni non v'è una gradualità che abbia come punta massima gli undici di Roascio, ma, come già detto, nelle restanti 28 regioni delle 29 di Igliano la media è di due-tré proprietari, con un "range" molto basso, che arriva solo fino a cinque; d'altro canto, anche solo a uno sguardo superficiale non pare che la regione delle Surie sia territorialmente più estesa della media delle altre, e che possa dunque contenere un numero di pezze straordinariamente più elevato.
La presenza alle Surie, accanto ai Roasciesi, di quattro proprietari di Castellino, si giustifica con l'isola am­ministrativa di quella comunità denunciata nel Catasto del 1806, mentre il folto gruppo dei Roasciesi non si giustifica in nessun modo apparente. Anche lo stesso tipo di confronto tra regioni catastali, fatto però non più per numero di proprietari ma per estensione delle pezze appartenenti ad ogni gruppo di proprietari dello stesso paese, conferma l'anomalia: mentre i gruppi degli altri stranieri in tutte le regioni in cui hanno possedimenti sommano in media una o due giornate di terreno, i Roasciesi delle Surie possiedono 13 gior­nate e 41 tavole in campi e castagneti. In regione Pasturino, che abbiamo visto essere contesa tra Igliano e Castellino, v'è un appezzamento di più di 8 giornate, ma appartiene a un solo particolare di Marsaglia, e la regione stessa non ha che due proprietari di quel paese; nella regione Pian del Miano, un particolare di Ca­stellino possiede da solo 10 giornate in pascoli e campi, ma è il solo particolare straniero della regione.
Il Catasto francese del 1812 ci permette di gettare uno sguardo anche sulla dislocazione fisica delle pezze dei Roascesi in relazione alle altre, dal momento che è provvisto di mappa. Prima ancora di occuparci della dislocazione, rileviamo come quattro anni dopo l'entrata in vigore del vecchio catasto, i Roasciesi proprietari alle Surie sono cresciuti a sedici: a motivo di una diversa tracciatura dei confini della regione, o delle pezze, oppure, ovviamente, per transazioni avvenute nel corso degli anni. La situazione dunque è sostanzialmente la stessa: lo si può vedere dal confronto del numero delle pezze dei proprietari di Roascio, 104, con quello delle pezze di particolari del luogo, ossia Iglianesi, 58 soltanto.
Veniamo dunque all'immagine delle Surie dal catasto del 1812. Come già detto in precedenza, è una re­gione di confine, l'estremo corno sud del territorio di Igliano, preso a est dal territorio di Castellino, a ovest da quello di Roascio. Il terreno è quasi pianeggiante, ma in realtà si tratta della cima arrotondata di un colle, posto sul crinale che divide la valle di Roascio da quella di Igliano, crinale che comprende il Bric Gajerdo, nel territorio di Castellino, prima della piatta cima delle Surie, e il Bric della Croce, dopo di questa, sul con­fine Igliano-Torresina. Il confine con Castellino però non passa sulla cima: passa invece poco più a ovest di questa, laddove il terreno ha ormai cominicato a digradare verso Roascio; e coincide con la strada che percorre il crinale.
I proprietari di Igliano, ossia i "padroni di casa" secondo il censimento del 1812 e quello precedente del 1806, sono quasi tutti radunati lungo il confine occidentale della regione catastale, segnato dalla strada che porta dal capoluogo alla Ruà Barone: oltre questa strada v'è una regione detta Pian del Miano, in cui la proporzione tra Iglianesi e stranieri è completamente ribaltata rispetto alle Surie, ma, - questa sì -, perfettamente normale per una pezza che si trova nel territorio di Igliano.
I proprietari di Igliano le cui pezze non fanno parte della zona a, ridosso del confine con la regione Pian del Miano sono assai pochi, e i loro terreni sono sparsi in due aree ben definite. Una di queste è lungo il con­fine est, quello con il comune di Castellino, nella parte centrale di questo; la seconda è una sottile striscia adiacente alla strada che fa da confine con Roascio. La cima vera e propria, individuata approssimativa­mente, è occupata da alcuni appezzamenti di particolari di Castellino, che formano un insieme compatto: è possibile che si tratti dell'isola amministrativa segnalata nel 1806. Altri "stranieri" hanno qua e là alcune pezze, ma senza che formino blocchi territoriali compatti di un qualche rilievo.
I proprietari di Roascio semplicemente occupano tutto lo spazio che rimane. Immaginandola proiettata su di una carta, la composizione dei loro appezzamenti forma un insieme assolutamente compatto, che parte dal confine est con Castellino e si estende ad abbracciare la cima del colle fino a raggiungere, prima ancora della strada vicinale che separa le Surie da Pian del Miano, il fronte ugualmente compatto dei proprietari di Igliano. A sud il blocco dei terreni dei Roasciesi stringe il confine con Roascio, ma senza mai toccarlo, per via di quella striscia sopra la strada che abbiamo visto essere di Iglianesi, e che costituisce l'estrema pro­paggine del fronte dei proprietari del paese posto a ovest delle Surie. L'estensione dei possedimenti dei Roasciesi occupa dunque quasi tutta la regione; è chiazzata lungo iUconfine Est, senza però un ordine av­vertibile, da alcune proprietà degli altri "stranieri" e degli Iglianesi; il suo centro - la cima del colle - è invece dei Castellinesi, che sono come una piccola isola al centro di un mare di Roasciesi.
Insomma: pur essendo nel territorio di Igliano, la regione Surie ha paradossalmente le caratteristiche este­riori di una pezza qualunque del territorio di Roascio. Questo per la relativamente grande estensione delle proprietà dei Roasciesi; perché queste sono distribuite tra un buon numero di diversi proprietari; per la compattezza geografica dei possedimenti. Non si può definire la presenza dei Roascesi alle Surie come ca­suale, o dettata semplicemente dagli interessi agricoli dei contadini che hanno comprato delle pezze di buon terreno vicine al territorio del proprio paese. Inoltre, non si può nemmeno ipotizzare che le Surie fos­sero semplicemente un'isola amministrativa di Roascio non riconosciuta dal catasto iglianese del 1806. In­fatti la frequenza dei proprietari di Roascio appare di gran lunga superiore, ad esempio, di quella che si re­gistra per gli Iglianesi nelle loro isole amministrative in Castellino. In queste si registra appena una maggiore incidenza dei proprietari della comunità-madre sugli altri, non un ribaltamento speculare della si­tuazione delle terre circostanti come avviene invece per le Surie.
Di qui le due parti successive della stessa ipotesi. La prima parte: che effettivamente, prima del Catasto del 1806, le Surie fossero parte del territorio di Roascio, e che dunque i proprietari dei terreni fossero segnati nel Catasto di quella comunità. Forse già in contenzioso con Igliano - con la rivendicazione magari da parte di questo del rispetto del confine "forte" segnato dalla strada per Roascio contro il confine "debole" proposto da Roascio, privo di elementi naturali su cui poggiare - e con Castellino - che ha un'area in regione Surie su cui rivendica diritti poi riconosciuti nel 1806 da Igliano.
La seconda parte dell'ipotesi, che riguarda la possi­bile genesi di un tale assetto: che in un tempo ancora più lontano l'area dovesse essere sfruttata dalle due comunità di Castellino e Roascio in base a diritti territoriali ben precisi: Castellino la cima del colle, Roascio tutto il resto; che poi, gradatamele, i terreni siano stati accatastati dalle due comunità ai loro particolari, trasformandosi i beni della comunità in beni privati su cui i proprietari pagavano le tasse, prima che Igliano si impadronisse a sua volta dell'area a motivo, come si è detto, della maggiore "robustezza" geografica del "suo" confine.
Se per la conferma della seconda parte dell'ipotesi, quella che si riferisce al periodo di tempo più lontano, i documenti in nostro possesso non sono utili, per gettare un po' di luce sull'assetto territoriale interessato in­vece alla prima parte di questa può risultare efficace un confronto della situazione dei tre comuni interessati svolto sui registri della Perequazione del 1730; in particolare su quelli che riportano la dichiarazione di quali regioni catastali slano interessate dalla presenza di terreni appartenenti ad ogni fascia d'estimo - le cosiddette Valbe - in ogni comune (Perequazione del Piemonte: Mondovì, dichiarazione delle Valbe, A.S.T.Camerale, 2° Archiviazione, art. 21, m. 24).
Ebbene: nel territorio di Igliano, in nessuna delle fasce d'estimo è presente una regione denominata Surie; lo stesso dicasi per Castellino, che invece avevamo ipotizzato avere accatastato i suoi proprietari di pezzesulla cima arrotondata della regione; Roascio invece ha pezze "in regione alla Suria" praticamente in tutte le fasce d'estimo, segno che da un lato, la regione era all'epoca considerata nel finaggio di Roascio, dall'al­tro, che l'area delle Surie doveva essere di estensione considerevole. L'assenza di rivendicazioni da parte di Igliano è facilmente comprensibile, se si pensa che le vicende settecentesche che hanno portato all'in-globamento nel suo territorio delle Surie sono probabilmente legate alla semplice razionalizzazione del con­fine, portato anche nell'area delle Surie al segno della strada sul crinale, e che non dovrebbero essere di troppo anteriori alla situazione da noi esaminata nel 1806. La mancata rivendicazione da parte di Castellino del possesso della cima del colle invece è difficilmente giustificabile, dal momento che ancora nel 1806 il possesso a Castellino di quell'area veniva riconosciuto: forse lo status di bene immune di un qualche tipo, o più semplicemente l'imprecisione della fonte della Perequazione.
Dunque: i rapporti tra Roascio e Igliano appaiono ben diversi da quelli delle comunità un tempo "gemellate", Igliano e Castellino; nello stesso catasto del 1806 in cui tra queste ultime i territori contesi venivano consi­derati come isole, nel tentativo infruttuoso di una composizione "pacifica", le Surie vengono drasticamente assegnate a Igliano con un colpo di matita, senza lasciare tracce; eppure - come si è visto - nella composizione proprietaria dell'area, e allo stesso modo, nella precedente "dichiarazione delle valbe" del 1730, è rimasta un'ombra del possesso di Roascio, oltrettutto decisamente "robusto". Si noti quindi il di­verso trattamento riservato dagli Iglianesi a Roascio, comune anch'esso del marchesato di Ceva, ma privo dei legami particolari che Igliano aveva con Castellino: tra il 1730 e il 1796, anno dei rilievi per il catasto en­trato in vigore nel 1806, probabilmente a motivo della "naturalizzzione" del confine lungo la linea della stra­da di cui si è parlato, Igliano si appropria delle Surie in modo definitivo e senza tracce successive di con­tenziosi. La ragione di tale assenza di contenziosi va forse ricercata nella debolezza contrattuale di Roa­scio: privo, al contrario di Castellino, di aree contese nel territorio di Igliano da mettere sul piano della bi­lancia della controversia, frutto questo, a sua volta, dell'assenza di rapporti stretti antichi di cooperatone amministrativa paragonabili a quelli dei due comuni "gemelli".