Mirabello Monferrato

AutoriBattistoni, Marco
Anno Compilazione2002
Provincia
Alessandria.
Area storica
Basso Monferrato. Vedi mappa 1.Vedi mappa 2. Vedi mappa 3.
Abitanti
1355 [censimento 1991]; 1383 [dati comunali 1999].
Estensione
1347 ha. [ISTAT]; ha. 1327 [SITA].
Confini
A nord Occimiano, a nord-est Giarole, a est Valenza e San Salvatore Monferrato, a sud Lu, a ovest Conzano.
Frazioni
Le fonti ISTAT non segnalano altri centri abitati nel territorio comunale, all’infuori di Mirabello. Vedi mappa.
Toponimo storico
«Mirabellum», attestato in un diploma dell’imperatore Enrico IV risalente al 1069 (Settia 1983, p. 72). Sono inoltre documentate le varianti «Mirabel» (1178) e «Mirabell» (1224) (Gasca Queirazza 1997, p. 397).
Diocesi
Vercelli fino alla costituzione della diocesi di Casale nel 1474, quando entrò a far parte della nuova circoscrizione.
Pieve
San Giovanni (originariamente San Pietro) di Mediliano (Lu) (ARMO, XVIII, p. 36; XXXIV, p. 108; CIX, p. 235).
Altre Presenze Ecclesiastiche
L’estimo del 1299 e l’elenco dei benefici della diocesi compilato nel 1440 riportano una sola chiesa a Mirabello, intitolata a San Vincenzo. Le «rationes decimarum» del 1348 e del 1360 menzionano inoltre una chiesa dedicata a San Giorgio (ARMO, XVIII, p. 36; XXXIV, p. 109; CIX, p. 235; Cognasso 1929, p. 223). La parrocchia di età moderna è dedicata ai Santi Vincenzo e Nicola, con titolo di prevostura. Buona parte del suo patrimonio fondiario (34 dei 60 moggia di Monferrato posseduti nel secolo XVIII ) si è costituita prima del secolo XVII . Alla metà del successivo, può contare su £300 lie piemontesi di reddito annuo. 
     Accanto alla parrocchia si segnala la chiesa di San Sebastiano, con una piccola dotazione che negli anni Venti del secolo XVIII appare costituita in tempi abbastanza recenti. A quest’epoca risultano esistenti diverse associazioni devozionali: la Compagnia degli Angeli, la Compagnia del Rosario, la Compagnia o Confraternita di San Michele, la Confraternita di San Sebastiano. Quest’ultima dispone del reddito annuo insolitamente elevato di 150 lire di Piemonte. L’istituizione dei principali benefici documentati per l’età moderna appare prevalentemente dovuta all’iniziativa dell’élite locale di estrazione non signorile. Il più cospicuo (£400 annue di reddito) nel secolo XVIII figurava di patronato dei sindaci della comunità (AST, Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 26, Mazzo 32, Monferrato, Province di Casale ed Acqui: memorie e stati concernenti la collettazione de’ beni ecclesiastici e luoghi pii [1728-1729]; Mazzo 37, Relazione generale dell’operato dal Commendatore Petitti in dipendenza del Regio Editto delli 24 giugno 1728 concernente li beni posseduti dalli ecclesiastici e luoghi pii nel Ducato di Monferrato [1729], cc. 40v-43r; AST, Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 79, Statistica generale, m. 6, Relazione della Provincia di Casale [1753], tabb. 1-2 e testo corrispondente; Mirabello Monferrato, in “Monferratoarte”, Associazione Casalese Arte e Storia. Sito web (2013)].
Assetto Insediativo
Vi è una probabile continuità insediativa tra il nucleo più antico di Mirabello, il «recinto», che sorge su un modesto rilievo al centro di un avvallamento delimitato dai torrenti Garavalde e Campostrina, e il luogo fortificato designato in un diploma imperiale del 1083 come «castellum» di Mirabello. All’interno dello spazio insediativo originario, è ipotizzabile che con il tempo si sia determinata una distinzione tra dimora signorile e un più ampio spazio fortificato destinato a ospitare la popolazione, ossia tra «castrum» e «receptum». Nelle fonti notarili e cronachistiche dei secoli XVI e XVII, l’uso dei termini «receptum» e «recinto» per indicare un nucleo centrale ben individuato del villaggio appare in ogni caso largamente affermato (Sergi 1986, pp. 400-401). A differenza delle fonti odierne, le fonti antiche documentano un popolamento articolato in numerosi nuclei insediativi. La Consegna di bocche umane e bestiami redatta nel 1734, ad esempio, menziona, in un ordine che corrisponde a quello adottato nello spostarsi di casa in casa per ricevere le dichiarazioni dei capifamiglia «consegnanti» le seguenti «contrade»: Piano, Balestra, Pero, Chioso, Fittaria, Motta, Barbacaneva, Ponte dei Bai, Recinto, Peschiera, Rovere, Sant’Orsola, Barbacana, Borgonovo, Martina, Cascine del Follone, Ronco, Cortella, Nespolo, Colombaro (AST, Camera dei conti, II archiviazione, Capo 10, Consegna della bocche umane e della bestie [regio editto 10 maggio 1734], mazzo 6, Provincia di Casale, n. 2). Il censimento del 1881 elenca le seguenti «sezioni»: Recinto, Rovere, Pero, Piano, Madonna, Motta (AC  Mirabello, Sez. Archivio Storico, Serie XVI, Stato civile-Popolazione e statistica, Censimento, Sezioni della popolazione per il censimento del 1881, nn. 68-71).
Luoghi Scomparsi
Non si hanno attestazioni.
Comunità, origine, funzionamento
La redazione di statuti e la produzione di ordinati documentano l’esistenza e l’attività di un’organizzazione di tipo comunale almeno dalla metà del secolo XV. Nei secoli successivi, l’effettività di una giurisdizione comunale si esplica soprattutto nelle tensioni territoriali con le comunità limitrofe e nei confronti dei «tenimenti separati». Fonti della seconda metà del Settecento segnalano inoltre il possesso «da tempo immemorabile», da parte della comunità, di non trascurabili diritti economici quali la privativa del «prestino», quella dell’osteria e soprattutto i due forni bannali (il «forno entro il recinto» e il «forno fuori del recinto»: uno sdoppiamento che sottolinea la polarizzazione tra il nucleo insediativo originario interno al recinto e l’area esterna di più recente popolamento) che, concessi in affitto tramite asta pubblica, fruttano oltre 700 lire di Piemonte ogni triennio (AST, Camera dei conti, I Archiviazione, Provincia di Casale, m. 2, n. 4, Monferrato. Ricavo de’ redditi di quelle Comunità, misura de’ Territorj e de’ beni antichi e moderni e notizie diverse [s.d. ma 1760-1769]; AST, Camera dei conti, II archiviazione, Capo 26, Monferrato, fasc. 13, Convocati delle città e comunità della Provincia di Casale, in risposta alla circolare del Signor Intendente Generale, in data delli 10 dicembre 1781, cc. 163r-164v).
Statuti
L’archivio comunale conservava fino agli inizi del secolo XX un codice membranaceo contenente Statuta risalenti al 1464 (Fontana 1907, p. 209).
Catasti
Le fonti relative alla materia catastale conservate nell’Archivio storico comunale comprendono documenti assai antichi, in parte anteriori al XV secolo. Si tratta di due registri dei «consegnamenti» effettuati dai possessori di terre rispettivamente tra il 1377 e il 1403 e agli inizi del secolo XV. Altri due registri analoghi rislagono agli anni 1532-1540 e al 1650. Il materiale secentesco comprende inoltre due registri contenenti elenchi dei proprietari con l’importo tassato in capo a ognuno di essi e un Registro o sia catasto de’ beni collettati del 1687, con annotazioni dei mutamenti di proprietà intervenuti fino al 1773. Per quanto riguarda le epoche successive, si segnalano in particolare i libri del catasto prodotti negli anni Ottanta del secolo XVIII, nel quadro della nuova «misura generale» del Monferrato promossa dalle autorità sabaude, e una ricca documentazione ottocentesca. Al XVIII secolo appartengono inoltre un «consegnamento dei beni» di proprietà del marchese Gaetano Natta Guiscardi del Cerro, redatto nel 1727, e un Libro o sia registro degli inventari de’ beni primogeniali, del 1740, con annesso un altro Inventaro de’ beni stabili lasciati in sua eredità dal fu signor vassallo Patrizio Francia, compilato nel 1749. Il fondo del catasto conserva infine due mappe: una mappa del territorio databile intorno al 1790 e un Tipo dimostrativo delle piazze e fossa inerente del luogo di Mirabello, realizzato nel 1814 (AC  Mirabello, Sez. Catasto, nn. I-XXIV). Le informazioni fornite dagli amministratori della comunità in risposta alle inchieste condotte dalle autorità statali nella seconda metà del Settecento, in vista della progettata generale catastazione, consentono di integrare il quadro offerto dal materiale superstite dell’Archivio comunale. Secondo quste fonti, nel 1781, la comunità si serviva di un catasto, non corredato di mappa, compilato agli inizi del secolo, giudicato dallo stesso consiglio comunitativo «informe ed irregolare». Un Libro sussidiario provvisionale, era stato formato nel 1777, in seguito a un’ordinanza emanata dall’Intendenza. Dallo stesso anno datava la tenuta di un libro dei trasporti. L’estimo adottato a suo tempo si regolava su una suddivisione del territorio in quattro «circoli». Non venivano tassate le abitazioni «introcluse da’ due rivi che prendono origine dalle acque cadenti da’ colli vicini e dalla sorgente», mentre tutte le altre case erano allibrate (AST, Camera dei conti, II archiviazione, Capo 26, m. 13, Convocati delle città e comunità della Provincia di Casale, in risposta alla circolare del Signor Intendente Generale, in data delli 10 dicembre 1781, cc. 163r-164v; m. 18, Memorie del Basso Monferrato [s.d. ma 1784-1789]; I archiviazione, Provincia di Casale, m. 2, fasc. 4, Monferrato. Ricavo de’ redditi di quelle comunità, misura de’ territorj e de’ beni antichi e moderni e notizie diverse [s.d. ma 1760-1769]).
Ordinati
La serie degli Ordinati e Convocati del consiglio comuntativo depositata presso l’Archivio storico del comune inizia precocemente attorno alla metà del secolo XV e prosegue, con brevi interruzioni, per tutta l’età moderna, se si eccettua una lacuna quasi trentennale a cavallo della metà del secolo XVII, dovuta, almeno in parte, alle distruzioni provocate da eventi bellici contemporanei. Gli atti conservati, anteriori al secolo XIX, riguardano in effetti gli anni: 1442-1545, 1552-1555, 1569-1575, 1580-1591, 1603-1605, 1608-1614, 1618-1620, 1632-1639, 1666-1702, 1706-1800. È presente inoltre l’intera serie delle deliberazioni del consiglio municipale dell’epoca napoleonica e, poiché, successivamente non si verificano lacune, la documentazione ottocentesca risulta perciò completa (AC  Mirabello, Sez. Archivio Storico, Serie I, Ordinati del consiglio comunale di Mirabello, nn. 1-27).
Dipendenze nel Medioevo
Nel quadro della distrettuazione carolingia, Mirabello fece parte del comitato di Lomello. Nel 1069, l’imperatore Enrico IV donò il luogo al vescovo di Vercelli, confermando la donazione in un successivo privilegio del 1083 (Settia 1983, p. 72 n. 78). Nel corso del XII secolo, Mirabello fu acquisita al dominio dei marchesi di Monferrato (Casalis 1842, pp. 397-398). Tra i secoli XII e XIII, è documentata nel territorio un’importante presenza patrimoniale corroborata da poteri giurisdizionali del capitolo canonicale di Sant’Evasio di Casale (Ripanti 1970, pp. 110, 119 e 138-141).
Feudo
Estinto il lignaggio dei signori identificati semplicemente dal predicato «di Mirabello» (indicati come vassalli del marchese di Monferrato, ad esempio, nella carta di mutuo stilata nel 1224 da Guglielmo VI di Monferrato a favore dell’imperatore Federico II), il luogo fu infeudato nel 1421 dal marchese Gian Giacomo Paleologo ad Antonio Della Valle, di Lu. Sono inoltre attestati altri lignaggi signorili che giunsero a possedere quote di giurisdizione. Alla fine del secolo XV, tra i consignori di Mirabello figurano i Gambera e, dagli anni Sessanta del Seicento, i Solaro (Cancian 1983, p. 737; Guasco 1911, pp. 485-486; Sergi 1986, p. 401). Agli inizi del secolo XVII, i feudatari Della Valle e Gambera costituivano due ramificati consortili familiari; i diversi esponenti del primo cumulavano ventotto mesi di giurisdizione sull’arco di quattro anni, mentre ai Gambera spettavano i restanti venti mesi (Giorcelli 1904-1905, pp. 88-89). Nel momento del passaggio del Ducato del Monferrato ai Savoia, i signori di Mirabello richiesti di prestare il giuramento di fedeltà al nuovo sovrano erano il marchese Francesco Mossi di Casale, Agnello Maffeo, gentiluomo casalese residente presso la corte di Mantova, il marchese Antonio Maria Della Valle e il conte Fabrizio Gambera. Risulta che i primi due tenevano il feudo con titolo marchionale e i secondi con titolo comitale (AST, Corte, Paesi, Ducato di Monferrato, m. 50, fasc. 15, Stato delle città, communità e cassinali del Ducato di Monferrato, coi nomi de’ vassalli ch’anno prestato il giuramento di fedeltà a S. A. R., formato dal Consigliere Mellarède [s.d. ma 1708-1709], p. 13). Verso la metà del XVIII secolo, i feudatari nominati in una relazione dell’intendente provinciale sono il marchese Alfonso Della Valle, che possedeva sette mesi all’anno di giurisdizione, e Fabrizio Gambera, che ne possedeva cinque, entrambi residenti in Casale. Residuava inoltre una quota minore (un mese ogni quattro anni) pervenuta per devoluzione alla Camera ducale (AST, Camera dei conti, II archiviazione, Capo 79, Statistica generale, fasc. 6, Provincia di Casale [1753], tab. 1, cc. 8v-9r). Nel corso del XVII secolo, una quota pari a circa la metà del tasso ordinario dovuto dalla comunità di Mirabello, venne alienata ai suoi feudatari Della Valle e Gambera, rispettivamente nella misura dell’80 e del 20 per cento. Nel 1773, ottenne un’investitura il diplomatico Carlo Ignazio Montagnini (Guasco 1911, p. 486). Per quanto riguarda Baldesco, le prime notizie di infeudazioni risalgono al secolo XV. Si tratta di notizie alquanto confuse, ma sembra certo verso la metà del secolo che tra i signori investiti di quote di giurisdizione e di beni del «tenimento» dai marchesi di Monferrato figurassero la famiglia locale dei Roccia e gli astigiani Asinari. A questi ultimi subentrarono i Natta nel 1451 (ma l’effettiva presa di possesso potrebbe essere successiva). Durante i due secoli successivi i Natta acquisirono progressivamente diritti e proprietà dei Roccia e, agli inizi del Settecento, il feudo era quasi pressoché interamente nelle loro mani e in esse rimase fino all’abolizione della feudalità in Piemonte nel 1797. Parallelamente, all’interno della casata Natta, una politica di acquisti tendente a concentrare la proprietà fondiaria e le prerogative signorili in un solo ramo e l’adozione del sistema della primogenitura [secondo una strategia che si afferma progressivamente nell’élite nobiliare monferrina del secondo Seicento (cfr. Raviola 2001, pp. 279-295)] resero visibili gli effetti di tale processo di ricomposizione già nel corso del Seicento. Il consolidamento patrimoniale così ottenuto costituì la base, a partire dai primi anni del secolo XVIII, di importanti iniziative di valorizzazione delle potenzialità produttive del possedimento, che, perse ormai da tempo le sue funzioni difensive, consolidò in tal modo la sua vocazione di grande complesso agricolo parzialmente esente dal punto di vista fiscale e al riparo dalla giurisdizione delle comunità limitrofe (Giorcelli 1904-1905, p. 86; Sergi 1986, pp. 397-399 e p. 404, n. 51). Gli interventi dei signori di Baldesco tesi alla razionalizzazione produttiva del loro feudo non mancarono di ingenerare presto notevoli tensioni con la comunità e gli uomini di Mirabello. Fra il 1690 e il 1720, infatti, la comunità si trovò impegnata di fronte al senato di Casale in un contenzioso dai molteplici aspetti con il feudatario di Baldesco, allora il marchese Virginio Natta, attivo promotore delle migliorie. Un primo punto riguardava l’uso delle acque che da Mirabello scorrevano attraverso il territorio di Baldesco. La comunità contestava infatti gli antichi diritti che il feudatario, richiamandosi a un’ordinanza dei marchesi di Monferrato risalente al 1424, riteneva di possedere su di esse. Un secondo punto aveva per oggetto la libertà di transito attraverso i prati della contrada Bocca di Preiso, situata in parte entro i confini del feudo, rivendicata dalla comunità a favore dei suoi abitanti e dei loro bestiami. Un terzo motivo di conflitto verteva attorno alla natura di circa 18 lire di registro di terre di Baldesco, che la stessa comunità considerava come beni allodiali da iscrivere al suo catasto. Queste frizioni diedero anche luogo a episodi violenti e ai loro strascichi di giustizia criminale. Si trattò anzitutto di ripetuti danneggiamenti alle prese d’acqua («bocchetti») fatte costruire dal feudatario nelle contrade Ai Bocchetti e Bocca di Preiso e al fossato scavato in quest’ultima contrada per impedire il transito agli abitanti di Mirabello e ai loro animali, fatti commessi, secondo la denuncia del marchese Natta, «a fomento d’alcuni pretti del luogo». L’episodio più grave si verificò nei primi anni del Settecento, quando il notaio criminale del feudo che stava conducendo un’inchiesta, su delega del senato, su danneggiamenti ai «bocchetti» fu fatto oggetto di un agguato da parte di un gruppo di armati, i quali lo malmenarono e gli sottrasserro gli incartamenti processuali (ASA, Senato del Monferrato, Atti di lite, m. 165, Natta Conte Virginio contro particolari di Mirabello [1701-1721]). Castel Grana e Motta da Grana, pervenute alla camera marchionale dopo la defezione dei loro signori aleramici del ramo di Occimiano, furono infeudati nel 1374 a Percivalle Bobba. Durante i secoli successivi, una serie di alienazioni di prerogative e beni feudali da parte dei Bobba, a favore, tra gli altri, di esponenti delle casate Della Valle e Gambera (questi ultimi, almeno all’inizio del XVII secolo, i maggiori possessori di beni feudali a Motta di Grana) diede origine a una perdurante frammentazione giurisdizionale (Giorcelli 1904-1905, pp. 89-90; Sergi 1986, pp. 396-397).
Mutamenti di distrettuazione
Appartenne al marchesato, poi ducato, del Monferrato, quando, sebbene con debole valenza in termini di ordinamento amministrativo (al di là cioè della designazione dell’area di competenza, prevalentemente militare, dei governatori delle principali piazzeforti), era classificata fra le terre dello stato «al di qua del Tanaro» o della provincia di Casale (Raviola 2001, p. 103). Dopo l’annessione del ducato del Monferrato agli stati sabaudi nel 1708 entrò a far parte della provincia di Casale. Tale assetto fu confermato dalla definitiva sistemazione delle province piemontesi attuata nel 1749 e si mantenne perciò fino alla caduta dell’antico regime in Piemonte (1798) (Sturani 1995). Entro la maglia amministrativa francese, Mirabello seguì le sorti dell’intero territorio della vecchia provincia di appartenenza, aggregato, senza sostanziali alterazioni, a una circoscrizione di estensione variabile avente per capoluogo Alessandria. Si trattò dapprima del dipartimento del Tanaro, creato durante il primo effimero periodo di occupazione (1799), e, dopo il ritorno dei Francesi e in seguito alla riorganizzazione amministrativa del 1801, del dipartimento di Marengo, circondario (arrondissement) di Casale. Non toccato dal successivo rimaneggiamento del 1805, l’inquadramento amministrativo del Casalese e quindi di Mirabello non mutò fino alla Restaurazione (Sturani 2001; ANP, F2 I 863 [Montenotte]). Dopo la parentesi napoleonica, Mirabello rientrò a far parte della ricostituita provincia di Casale, inclusa nel 1818 nella divisione di Alessandria e dopo ulteriori instabili riorganizzazioni a livello sovraprovinciale durante la prima metà del secolo, ridotta a circondario della provincia di Alessandria nel 1859 (Sturani 1995).
Mutamenti Territoriali
Nel corso del secolo XVIII, da parte del governo sabaudo furono avanzate diverse ipotesi di aggregazione dei «tenimenti separati» del Monferrato ai territori delle vicine comunità, soprattutto in coincidenza della «misura generale» intrapresa negli anni Ottanta del secolo. In questo quadro, si prevedeva l’assegnazione di Baldesco (l’estensione del cui territorio era valutata a oltre 500 moggia di Monferrato) alla comunità di Mirabello, di Castel Grana (oltre 450 moggia) alla stessa Mirabello oppure a Occimiano, della dipendenza di Motta di Grana (circa 200 moggia) a Occimiano (AST, Camera dei conti, II archiviazione, Capo 21, Perequazione generale del Piemonte, m. 17, Tabella de’ cantoni, borgate e tenimenti separati ed indipendenti per la rispettiva aggregazione alle città e comunità vicine, riguardo à quali non avvi contradizione né ostacolo [s.d. secolo XVIII]; AST, Camera dei conti, II archiviazione, Capo 26, Monferrato, m. 17, Nota dei castelli e tenimenti separati, non facienti corpi di comunità, esistenti nella Provincia di Casale e Progetto d’aggregazione de’ succennati castelli e tenimenti [s.d. seconda metà secolo XVIII]). L’effettiva integrazione di questi tre territori nella giurisdizione di una comunità, individuata infine, prevalentemente, in quella di Mirabello, poté tuttavia essere completata soltanto con l’abolizione della feudalità in Piemonte, nel 1797 (Sergi 1986, p. 399). Durante l’antico regime, pur essendo fiscalmente esenti, in quanto possessi di natura feudale, dalle imposte ordinarie, le terre di Baldesco, Castel Grana e Motta da Grana concorrevano in solido con la città di Casale all’assolvimento dei carichi derivanti dalla fiscalità straordinaria (AST, Camera dei conti, II archiviazione, Capo 26, Monferrato, m. 17, Nota de’ castelli, che negli imposti straordinari concorrono in soglievo della città di Casale [s.d. II metà secolo XVIII]).
Comunanze
Secondo fonti della seconda metà del Settecento, a Mirabello non esistevano «beni comuni d’alcuna sorta» (AST, Camera dei conti, II archiviazione, Capo 26, m. 13, Convocati delle città e comunità della Provincia di Casale, in risposta alla circolare del Signor Intendente Generale, in data delli 10 dicembre 1781, cc. 163r-164v; m. 18, Memorie del Basso Monferrato [s.d. ma 1784-1789]; I archiviazione, Provincia di Casale, m. 2, fasc. 4, Monferrato. Ricavo de’ redditi di quelle comunità, misura de’ territorj e de’ beni antichi e moderni e notizie diverse [s.d. ma 1760-1769]).
Liti Territoriali
Verso la fine dell’antico regime, la spartizione tra i comuni di Mirabello e di Occimiano dei territori «separati» affacciati sulle sponde del torrente Grana (Castel Grana e Motta di Grana) e delle fasce confinarie limitrofe dà origine a un contenzioso che trova comunque una prima composizione nell’accordo concernente l’area di Castel Grana, definito tra il 1791 e il 1793 (AC  Mirabello, Sez. Archivio Storico, Serie VI, Territorio comunale – Confini, n. 1, Atti relativi alla definizione del confine dei territori di Mirabello e di Occimiano in località Castelgrana). Peraltro, le questioni territoriali forse più intricate e perduranti emergono, in particolare durante la prima metà del XIX secolo, in un altro settore del territorio, tra Mirabello e Lu, benché le due comunità, allora rispettivamente appartenenti alla provincia di Casale e a quella di Alessandria, siano addivenute a una fissazione concordata dei loro confini nel 1819 (AST, Corte, Paesi, Paesi per A e per B, L, m. 10, Lu (1519-1846), fasc. 10, Vertenze territoriali tra le comunità di Mirabello e di Lu [25 giugno 1819]). Le insufficienze di questa delimitazione si manifestano appieno nei contrasti sorti intorno alla strada costruita tra il 1830 e il 1832 per consentire un più agevole collegamento del territorio di Lu con la strada provinciale da Casale ad Alessandria. Il tracciato si snoda in gran parte nel territorio di Mirabello (2729 metri a fronte dei 1940 metri percorsi sul territorio di Lu), ma, poiché questa comunità si trova già affacciata sulla strada provinciale, la nuova strada, pur essendo classificata come consortile, è giudicata dall’amministrazione statale che ne ha autorizzato la realizzazione come opera di prevalente interesse per Lu, comunità discosta dall’asse provinciale di transito e desiderosa di incrementare la commercializzazione della sua importante produzione vinicola. In base alle norme di legge allora vigenti, la ripartizione delle spese di costruzione (ammontanti a 42000 lire) tra i due comuni consorziati deve in effetti rispettare un criterio di proporzionalità con il rispettivo grado di interesse per l’infrastruttura e tale criterio viene definito in modo tale che oltre il 90 per cento degli oneri ricade a carico di Lu, del resto dotata, a detta degli intendenti provinciali di Alessandria e di Casale, di maggiori risorse finanziarie. Accantonate le riserve del consiglio comunale di Lu in vista di una rapida realizzazione dell’opera, le dispute attorno alla ripartizione delle spese si riaccende fra il 1837 e il 1840, nel momento in cui si bisogna programmare i primi seri interventi di manutenzione della strada. La contesa, pur riguardando a prima vista essenzialmente i problemi finanziari e le divergenze d’interesse di amministrazioni locali di fronte alla realizzazione e al mantenimento delle opere pubbliche giudicate più necessarie, rivela un sottofondo di irrisolta ambiguità nella definizione del confine fra i territori dei due comuni. Gli stessi intendenti provinciali giungono in effetti a individuare la causa profonda del contenzioso sulla proporzionalità della ripartizione delle spese tra i due comuni nelle «incertezze e confusione che rilevasi dalla delimitazione de’ rispettivi territori, senza che si possa esattamente conoscere dalle mappe comunali quale e dove sia il preciso limite di ciascun tratto di territorio». Ma il disordine denunciato non appare semplice effetto di perdita di informazione o di inerzia, quanto piuttosto il frutto di una attiva e perdurante manipolazione del confine da parte di coloro che possiedono beni nella zona in cui s’incontrano le due giurisdizioni comunali. Se infatti il tracciato della strada consortile è compreso per un lungo tratto, ma «saltuariamente», nel territorio di Mirabello, la causa di questa discontinuità va ricercata nelle numerose «interruzioni di territorio che s’incontrano in tutta la linea percorsa dalla strada», dovute, secondo gli stessi intendenti, alla precisa «volontà di alcuni particolari di accolonnare i loro beni puttosto presso un comune che presso l’altro» (AST, Corte, Paesi, Paesi per A e per B, L, m. 10, Lu [1519-1842]; fasc. 15, Progetto di costruzione di un tronco di strada passante per Mirabello [1830-1832]; fasc. 22, Lu a Mirabello (strada da) [1830-1832, 1837-1840]). Nel 1842 si concorda una migliore sistemazione dei confini con Lu (AC  Mirabello, Sez. Archivio Storico, Serie VI, Territorio comunale, Confini, n. 2, Atti relativi alla sistemazione del confine del territorio di Mirabello con quello di Lu [12 marzo 1842]), ma l’assetto definitivo è raggiunto soltanto alle soglie degli anni Trenta del XX secolo (AC  Mirabello, Sez. Archivio di Deposito, Categoria I, Amministrazione, Classe 1, n. 2/2, 1926-1929. Delimitazione territoriale con il comune di Lu. Copia del Regio Decreto 27 Dicembre 1928, con il quale S. M. il Re Vittorio Emanuele III determina i nuovi confini). Nel 1910, un’analoga operazione aveva riguardato il confine con il comune di San Salvatore Monferrato (AC  Mirabello, Sez. Archivio di Deposito, Categoria I, Amministrazione, Classe 1, n. 2/1, 1910. Delimitazione territoriale con il comune di San Salvatore Monferrato).
Fonti
AC Mirabello (Archivo del comune di Mirabello Monferrato):
Sez. Archivio Storico, Serie XVI, Stato civile, Popolazione e statistica, Censimento, Sezioni della popolazione per il censimento del 1881, nn. 68-71;
Sez. Archivio Storico, Serie I, Ordinati del consiglio comunale di Mirabello, nn. 1-27;
Sez. Archivio Storico, Serie VI, Territorio comunale, Confini, n. 1, Atti relativi alla definizione del confine dei territori di Mirabello e di Occimiano in località Castelgrana; n. 2, Atti relativi alla sistemazione del confine del territorio di Mirabello con quello di Lu (12 marzo 1842);
Sez. Archivio di Deposito, Categoria I, Amministrazione, Classe 1, n. 2/1, 1910. Delimitazione territoriale con il comune di San Salvatore Monferrato; n. 2/2, 1926-1929. Delimitazione territoriale con il comune di Lu. Copia del Regio Decreto 27 Dicembre 1928, con il quale S. M. il Re Vittorio Emanuele III determina i nuovi confini;
Sez. Catasto, nn. I-XXIV.
 
ANP (Archives Nationales, Paris), F2, Administration Départementale, I, 863 [Montenotte], Département de Marengo, Tableau de la Population par commune d’après le récensement fait par ordre du Préfet dans les derniers mois de l’an XII (1804).
 
ARMO (Acta Reginae Montis Oropae), Biella, Unione Tipografica Biellese, 1945 (i documenti XVIII, XXXIV e CIX sono editi a cura di Giuseppe Ferraris).
 
ASA (Archivio di Stato di Alessandria), Senato del Monferrato, Atti di lite, m. 165, Natta Conte Virginio contro particolari di Mirabello (1701-1721).
 
AST (Archivio di Stato di Torino):
Camera dei conti, I archiviazione, Provincia di Casale, m. 2, fasc. 4, Monferrato. Ricavo de’ redditi di quelle comunità, misura de’ territorj e de’ beni antichi e moderni e notizie diverse (s.d. ma 1760-1769);
Camera dei conti, II archiviazione, Capo 10, Consegna della bocche umane e della bestie (regio editto 10 maggio 1734), mazzo 6, Provincia di Casale, n. 2;
Camera dei conti, II archiviazione, Capo 21, Perequazione generale del Piemonte, m. 17, Tabella de’ cantoni, borgate e tenimenti separati ed indipendenti per la rispettiva aggregazione alle città e comunità vicine, riguardo à quali non avvi contradizione né ostacolo (s.d. secolo XVIII);
Camera dei conti, II archiviazione, Capo 26, m. 13, Convocati delle città e comunità della Provincia di Casale, in risposta alla circolare del Signor Intendente Generale, in data delli 10 dicembre 1781, cc. 163r-164v; m. 18, Memorie del Basso Monferrato (s.d. ma 1784-1789); m. 17, Nota dei castelli e tenimenti separati, non facienti corpi di comunità, esistenti nella Provincia di Casale e Progetto d’aggregazione de’ succennati castelli e tenimenti (s.d. II metà secolo XVIII); Nota de’ castelli, che negli imposti straordinari concorrono in soglievo della città di Casale (s.d. II metà secolo XVIII); m. 32, Monferrato, Province di Casale ed Acqui: memorie e stati concernenti la collettazione de’ beni ecclesiastici e luoghi pii (1728-1729); m. 37, Relazione generale dell’operato dal Commendatore Petitti in dipendenza del Regio Editto delli 24 giugno 1728 concernente li beni posseduti dalli ecclesiastici e luoghi pii nel Ducato di Monferrato (1729), cc. 40v-43r;
Camera dei conti, II archiviazione, Capo 79, Statistica generale, m. 6, Relazione della Provincia di Casale (1753);
Corte, Paesi, Ducato di Monferrato, m. 50, fasc. 15, Stato delle città, communità e cassinali del Ducato di Monferrato, coi nomi de’ vassalli ch’anno prestato il giuramento di fedeltà a S. A. R., formato dal Consigliere Mellarède (s.d. ma 1708-1709), p. 13; fasc. 28, Memorie diverse riguardanti le debiture del Monferrato e le alienazioni cadenti sovra l’ordinario (1770);
Corte, Paesi, Paesi per A e per B, L, m. 10, Lu (1519-1846), fasc. 10, Vertenze territoriali tra le comunità di Mirabello e di Lu (25 giugno 1819); fasc. 15, Progetto di costruzione di un tronco di strada passante per Mirabello (1830-1832); fasc. 22, Lu a Mirabello (strada da) (1830-1832, 1837-1840).
 
B.N.F. (Bibliothèque nationale de France). Vedi catalogo.
B.N.F., département Cartes et plans, CPL GE DD-2987 (5042), Estats du duc de Savoye ...sous le nom de Piémont...le duché de Montferrat.... par le Sr Sanson d'Abbeville, chez Pierre Mariette (Paris), 1665 [Sanson, Nicolas (1600-1667). Cartographe]. Vedi mappa.
B.N.F., département Cartes et plans, GE DD-2987 (5054 B), La principauté de Piémont, les marquisats de Saluce et de Suze, les comtés de Nice et d'Ast, le Montferrat / dediée au roy par son très humble, très obéissant, très fidèle sujet et serviteur H. Jaillot, géographe de sa Majesté, [chez l'auteur] (A Paris), 1695 [Jaillot, Alexis-Hubert (1632?-1712). Cartographe]. Vedi mappa.
B.N.F., département Cartes et plans, CPL GE DD-2987 (5043), Le Piémont et le Montferrat avecque les passages de France en Italie ... / Par P. Du Val, Chez l'Autheur (A Paris), 1600-1699 [Duval, Pierre (1619-1683). Cartographe]. Vedi mappa.
Bibliografia
Andar per castelli da Alessandria da Casale tutto intorno, a cura di G. Sergi, Torino 1986.
Cancian P., La carta di mutuo di Guglielmo VI di Monferrato a favore di Federico II, in «BSBS», 71 (1983), pp.729-748.
Casalis G., Dizionario geografico, storico-statistico-commerciale degli stati di S. M. il re di Sardegna, G. Maspero, Torino 1833-1856, vol. X (1842), pp. 396-398.
Le città, le terre ed i castelli del Monferrato descritti nel 1604 da Evandro Baronino, a cura di G. Giorcelli, in «RSAAAl.At.», 13 (1904), pp. 61-130; 14 (1905), pp. 219-313.
Cognasso F., Pievi e chiese del Monferrato alla metà del Trecento, in «BSBS», 31 (1929), pp. 211-235.
Fontana L., Bibliografia degli statuti dei comuni dell’Italia superiore, Torino 1907.
Gasca Queirazza G., Dizionario di toponomastica: storia e significato dei nomi geografici italiani, Torino 1997.
Guasco F., Dizionario feudale degli antichi stati sabaudi e della Lombardia. Dall’epoca carolingia ai nostri tempi (774-1901), Pinerolo 1911, 5 voll. (BSSS 54-58), vol. II, pp 485-486.
Mirabello Monferrato, in “Monferratoarte”, Associazione Casalese Arte e Storia (2013). Vedi testo.
Raviola B.A., Il Monferrato gonzaghesco: istituzioni ed élites di un “micro-stato” (1536-1708), tesi di dottorato in Storia della società europea in età moderna, Università degli Studi di Torino, 1998-2001, coord. L. Allegra, tutor G. Ricuperati.
Settia A.A., Monferrato. Strutture di un territorio medievale, Torino 1983.
Sturani M.L., Innovazioni e resistenze nella trasformazione della maglia amministrativa piemontese durante il periodo francese (1798-1814): la creazione dei dipartimenti ed il livello comunale, in Dinamiche storiche e problemi attuali della maglia istituzionale in Italia. Saggi di geografia amministrativa, a cura di Ead., Alessandria 2001, pp. 89-118.
Sturani M.L., Il Piemonte, in Amministrazione e territorio in Italia, a cura di L. Gambi, F. Merloni, Bologna 1995, pp. 107-153.
Descrizione Comune

Mirabello Monferrato

          In corrispondenza dell’età moderna è da collocarsi una certa espansione dell’insediamento sparso e delle cascine isolate attorno al luogo centrale, che giustifica la notevole presenza di famiglie di «massari» censite nella Consegna di bocche umane e di bestiami effettuata nel 1734. La stessa consegna riflette la prevalenza nel territorio del latifondo, rivelando una popolazione locale costituita per oltre il 40 per cento da «giornalieri» e da servi (AST, Camera dei conti, II archiviazione, Capo 10, Consegna della bocche umane e della bestie [regio editto 10 maggio 1734], mazzo 6, Provincia di Casale, n. 2). L’odierna circoscrizione comunale include, oltre al territorio dell’antica comunità di Mirabello, la maggior parte delle aree, giurisdizionalmente autonome durante tutto l’antico regime, di Baldesco e Castel Grana, quest’ultimo con la sua dipendenza di Motta da Grana. I «tenimenti separati» delle fonti dell’età moderna corrispondevano a tre castelli (con i loro «poderia») che controllavano le importanti direttrici di transito lungo la valle del torrente Grana, componendo insieme con altri una cintura difensiva attorno a Occimiano, centro della signoria dei marchesi aleramici del ramo contaddistinto appunto dal predicato «di Occimiano».
Questa formazione territoriale incentrata su Occimiano aveva perso ormai da lungo tempo la propria indipendenza e la subordinazione dei discendenti dei suoi antichi signori ai marchesi di Monferrato appariva acquisita, quando, nel 1351, il luogo principale fu concesso in feudo dal marchese di Monferrato Giovanni II Paleologo a Fiorello Beccaria, mentre ne vennero separati i castelli e gli insediamenti di Baldesco, Grana, sulla sponda destra del torrente Grana, e della Motta da Grana, sulla sponda sinistra, che rimasero possessi diretti dei marchesi di Occimiano. Lo smembramento allora operato si mantenne anche dopo la devoluzione alla camera marchionale di Occimiano e dei tre castelli, in seguito alla defezione dei signori di Grana e del Beccaria alleatisi ai Visconti avvenuta qualche anno dopo. A partire dal XVI secolo, svanite in gran parte le loro funzioni militari, i tre territori, infeudati, incentrati su insediamenti di piccola entità, popolati in buona misura da «massari», dalle loro famiglie e dai loro servi, assunsero la prevalente fisionomia di complessi di aziende agricole e di diritti economici signorili.
Così, nei primi anni del Seicento, Baldesco poteva essere visto in primo luogo come «un reddito di alcune cascine» appartenenti ai suoi signori, i Natta; il valore di Castel Grana sembrava risiedere essenzialmente nei suoi pascoli e nei suoi diritti di pedaggio; per quanto riguarda infine Motta da Grana, «territorio soggiacente alla giurisdizione di Castel Grana», ciò che lo caratterizzava erano soprattutto le sue tenute di natura feudale, in larga misura fiscalmente esenti e concentrate prevalentemente nelle mani dei Gambera, consignori di Castel Grana (Sergi 1986, pp. 393-397; Giorcelli 1904-1905, pp. 86 e 89-90; AST, Camera dei conti, II archiviazione, Capo 26, Monferrato, m. 17, Nota dei castelli e tenimenti separati, non facienti corpi di comunità, esistenti nella Provincia di Casale e Progetto d’aggregazione de’ succennati castelli e tenimenti [s.d. II metà secolo XVIII]).
La Consegna del 1734 censisce 260 capifamiglia e un totale di 1186 abitanti. La Statistica generale del 1753 registra un numero inferiore di «fuochi», 236, ma un numero superiore di «anime», 1350. La Consegna censisce inoltre 366 capi di bestiame bovino, contro i 307 indicati nella Statistica generale.
Tra i «consegnanti» del 1734, si possono individuare: uno strato superiore di redditieri, professionisti e commercianti composto di 10 unità, 20 capifamiglia artigiani e 230 agricoltori, fra i quali 82 «lavoranti di campagna» o persone che «lavorano i propri beni», 25 «massari», 4 servi e ben 110 «giornalieri». Possiamo ascrivere inoltre al gruppo dei coltivatori anche 13 capifamiglia definiti mendicanti o miserabili. La singolarità della composizione sociale della popolazione di Mirabello si accentua se si considera infine il numero insolitamente elevato di vedove presenti tra i capifamiglia (49, pari al 18,8 per cento del totale). La categoria dei massari è come altrove caratterizzata da nuclei familiari numerosi (in media 7,2 componenti per famiglia) e dalla più alta quantità di bestiame bovino posseduto (8 capi per ogni nucleo censito) rispetto a tutte le altre categorie individuabili nella consegna. I «lavoranti di campagna» hanno invece famiglie composte in media da 5,4 membri e in possesso di un capo ciascuna, sempre mediamente. Le famiglie di giornalieri e servi hanno le dimensioni medie più ridotte, se si eccettuano i mendicanti e miserabili: 3,5 componenti. Possiedono complessivamente 29 capi di bestiame bovino.
L’origine geografica dei capifamiglia e delle loro mogli è per circa il 93 per cento interna alla comunità. Massari e giornalieri non fanno eccezione. I cognomi fra le diverse categorie di agricoltori appaiono largamente condivisi (AST, Camera dei conti, II archiviazione, Capo 10, Consegna della bocche umane e della bestie [regio editto 10 maggio 1734], mazzo 6, Provincia di Casale, n. 2).
La Statistica generale fornisce un dato sull’estensione complessiva del territorio (3029 moggia) superiore di circa 73 moggia alla cifra che si trova nel documento redatto dal consiglio della comunità il 24 dicembre 1781 in risposta alla circolare diramata dall’intendenza di Casale il 16 dicembre dello stesso anno (poco più di 2956 moggia). Lo scarto è minore di quello rilevato per altre situazioni e sono soprattutto le superfici dell’aratorio e della vigna ad apparire molto diverse nelle due fonti: costituiscono infatti rispettivamente il 44,2 per cento e il 47,2 per cento del territorio secondo la Statistica, ma il 61,9 per cento e il 29,5 per cento, secondo il convocato del 1781. Il peso dei prati, dei boschi, incolti e pascoli sembra invece abbastanza stabile. È dunque ipotizzabile anche per Mirabello il verificarsi, nel corso della seconda metà del XVIII secolo, di una netta riduzione dell’estensione dei vigneti a vantaggio della coltivazione dei cereali. Non sorprende quindi che nel 1781 i consiglieri della comunità indicassero nel grano il principale prodotto del territorio, ma già la Statistica generale segnalava come attività diffusa tra gli abitanti del luogo il commercio e il trasporto di granaglie (AST, Camera dei conti, II archiviazione, Capo 79, Statistica generale, m. 6, Relazione della Provincia di Casale [1753], testo corrispondente a tab. 3 e tab. 4; AST, Camera dei conti, II archiviazione, Capo 26, m. 13, Convocati delle città e comunità della Provincia di Casale, in risposta alla circolare del Signor Intendente Generale, in data delli 10 dicembre 1781, cc. 163r-164v).
Nelle tabelle della Statistica generale dedicate alle stime della produzione agricola, Mirabello figura tuttavia soprattutto come esportatrice di vino (il 69 per cento della produzione), mentre le eccedenze di frumento appaiono assai più modeste (pari al 18,2 per cento del prodotto totale). Elevata, anche se non nella misura rilevabile in altre comunità del Basso Monferrato, la carenza di «meliga bianca» (eguale al 75 per cento del fabbisogno locale) e di «marzaschi» (al 76,9 per cento) (AST, Camera dei conti, II archiviazione, Capo 79, Statistica generale, m. 6, Relazione della Provincia di Casale [1753], tabb. 5-9).
Nel secolo XVIII, i tributi si ripartiscono nel modo seguente: «l’Ordinario, il Tasso e le due terze Caserme, sui soli terreni, e l’altra terza Caserme, a’ fumanti. Gli Accordi, la metà a’ bestiami e l’altra metà sulli frutti, cioè un quarto sopra le granaglie e l’altro quarto sopra il vino» (AST, Camera dei conti, I archiviazione, Provincia di Casale, m. 2, fasc. 4, Monferrato. Ricavo de’ redditi di quelle comunità, misura de’ territorj e de’ beni antichi e moderni e notizie diverse [s.d. ma 1760-1769]).
La comunità deve pagare gli interessi di alcuni debiti contratti tra la metà del secolo XVII e gli anni 1770. Si tratta di un «censo passivo» di 2400 lire verso il Pietro Giorgio Francia di Casale (costituito nel 1713), con interesse pari al 6 per cento; di un altro, del 1774, che comporta il pagamento di 96 lire di interessi annuali al 4 per cento, sopportate per due terzi dal registro universale e per un terzo dai «fumanti»; di 800 lire verso l’opera pia istituita dal fu don Pietro Zavanone «per la dotazione di povere figlie», stipulato nel 1714 all’interesse del 6 per cento, le cui «annualità» si ripartiscono per un pagamento come nel caso del debito precedente; 1560 lire verso il marchese Natta del Cerro (il debito risale al 1651 e al 1674), che comportano il pagamento di interessi annuali del 4 per cento, a carico del «registro universale» (AST, Camera dei conti, II archiviazione, Capo 26, m. 13, Convocati delle città e comunità della Provincia di Casale, in risposta alla circolare del Signor Intendente Generale, in data delli 10 dicembre 1781, cc. 163r-164v; m. 18, Memorie del Basso Monferrato [s.d. ma 1784-1789]). Con le Regie Patenti 10 novembre 1742 Carlo Emanuele III concede alla comunità di Mirabello di tenere un mercato settimanale e due fiere annuali, facoltà confermata da un rescritto reale del 1790 (AC  Mirabello, Sez. Archivio Storico, Serie VII, Fiere e mercati, nn. 1-3; AST, Corte, Ducato di Monferrato, m. 50, fasc. 28, Memorie diverse riguardanti le debiture del Monferrato e le alienazioni cadenti sovra l’ordinario [1770], B. Stato delle somme che annualmente vengono dedotte dal debito delle infrascritte Città e Comunità per le alienazioni cadenti sovra l'ordinario delle medesime).