Portula

AutoriCerino Badone, Giovanni
Anno Compilazione2014
Provincia

Biella

Area storica

Biellese 

Abitanti

1.360 [dato ISTAT 2013]

Estensione

Kmq 11,11 

Confini

Pray, Coggiola, Trivero.

Frazioni
Castagnea, Galfione, Scaglia, Fagnola (che compongono il terziere alto); Gila, Solivo, Rossato, Scoldo, Camusso, Chignolo, Allera, Boera, Roppolo, Gruppaiolo, Chiosasco, Chiesa (che compongono terziere di mezzo); Masseranga e Granero (che compongono il Terziere basso); Regione la Piana.
Toponimo storico
La prima attestazione di “Comunità di Portula” è nel 1627, quando i cantoni di Masserango, Casadiglie, Rossato, Galfione e Castagnea decisero di staccarsi da Trivero e formare una propria comunità [ASC Portula, Mazzo 10, Copia di patente di separazione dei cantoni di Masserango, Casadiglie, Rossato, Galfione e Castagnea da Trivero e costituzione della communità di Portula, 1627].
Diocesi
Il territorio di Portula fu evangelizzato nel corso de IV secolo e venne sottomesso alla diocesi di Vercelli. Una nuova diocesi, con sede Biella e suffraganea dell’arcidiocesi di Torino, venne istituita il 1 giugno 1772, ricavandone il territorio dall’arcidiocesi di Vercelli. Tra i centri interessati ci fu anche la parrocchia di Portula. Soppressa durante l’amministrazione francese nel 1803, fu ristabilita da papa Pio VII [bolla del 17 luglio 1817], ponendola questa volta nella provincia ecclesiastica di Vercelli.
Pieve
Chiesa parrocchiale dell’Immacolata Concezione alla frazione Chiesa. Il più antico documento che ne attesta la presenza è del 1574 [ACVV, Visite Pastorali, Trivero, 1574]. All’epoca il visitatore constatava che l’edificio era un semplice oratorio di modeste dimensioni, con volta a mattoni intonacata ed affrescata. All’inizio del XVII secolo, e più precisamente con la formazione della parrocchia di Portula nel 1628, staccatasi da Trivero, la chiesa venne ricostruita nelle forme attuali. Nel 1751 venne inserito all’interno l’altare del Suffragio, gestito dalla Compagnia del Suffragio. Una seconda chiesa parrocchiale è situata a Castagnea, dedicata alla Beata Vergine della neve. Nel XVIII secolo era segnalato un semplice oratorio, sempre dedicato alla Madonna della Neve trasformato un una struttura di dimensioni maggiori nel corso del secolo successivo in occasione della creazione di una parrocchia che venne a formarsi nel 1796 staccandosi da Portula [Torrione-Crovella 1963, p. 368]. La terza chiesa parrocchiale è situata a Masseranga, ed è dedicata a San Bartolomeo. Nel XVI secolo era un oratorio dedicato a San Bartolomeo, destinato a servire la comunità locale, sino a quando nel 1840 divenne parrocchia a sé stante staccandosi da Portula [Torrione-Crovella 1963, p. 368]
Altre Presenze Ecclesiastiche
Oltre alle tre chiese parrocchiali sono presenti sul territorio del comune di Portula due santuari e tre oratori così suddivisi. Qui di seguito si descrivono: 1 Santuari ed oratori; 2 Confraternite; 3; Proprietà e rendite.
 
1. Santuari ed oratori
 
Parrocchia di Portula
 
Santuario della Novareia (XVIII secolo)
 
Il santuario della Novareia è un santuario mariano - dedicato alla Madonna delle Grazie - situato all'imbocco della Valsessera sulle pendici del Monte Civetta. Il santuario è stato eretto sul luogo di una presunta apparizione della Vergine ad un'anziana del luogo, Antonina Cravetta, avvenuta nel 1650 circa. In quest'apparizione la Vergine avrebbe chiesto l'erezione di una chiesa. Tuttavia, inizialmente fu eretta solo una piccola cappella di fronde. La costruzione dell'attuale edificio è successiva ad una presunta seconda apparizione a Giacomo di Michel, avvenuta nel 1712 e accompagnata da una guarigione miracolosa. La chiesa settecentesca, descritta nei catasti come Oratorio delle Grazie [ASC Portula, Mazzo 4, Catasto della molto magnifica comunità di Portula, 1792], fu completata nel corso del XIX secolo [Giovannacci Amodeo 1988, pp. 272-273].
 
Santuario della Madonna di Oropa (1902)
 
La costruzione dell'edificio si deve al parroco don Benedetto Comella, che nel 1902 propose di erigere una cappella in onore della Madonna di Oropa. Il progetto fu affidato all'ingegnere Giovanni Feroggio di Camburzano, negli stessi anni attivo proprio ad Oropa, il quale si ispirò al tempietto che fa da sfondo al noto dipinto di Raffaello Lo Sposalizio della Vergine. Il nuovo santuario fu consacrato il 29 giugno 1910 dal Vescovo di Biella mons. Giovanni Andrea Masera.
 
Oratorio di San Giovanni Battista (XVII secolo)
Situato alla frazione Scaglia fu costruito nel corso del XVII secolo ed è dedicato a San Giovanni Battista.
 
Oratorio dei SS. Fabiano e Sebastiano (XVII secolo)
Situato alla frazione Gila, risale al XVII secolo ed è dedicato ai Santi Fabiano e Sebastiano.
 
Parrocchia di Castagnea
 
Oratorio dei SS. Pietro e Paolo (attestato nel XVI secolo)
 
Già presente nei catasti più antichi presso il cantone di Granero, l’edificio fu completamente ricostruito nel XIX secolo ad eccezione del presbiterio e di parte dell’abside le cui strutture murarie ne attestano l’antichità.
 
2. Confraternite
 
Compagnia del Suffragio (post 1751)
 
Unica compagnia religiosa della quale è stata trovata una traccia documentaria nel territorio di Portula. Nel 1751 aveva costruito all’interno della chiesa parrocchiale di Portula un altare dedicato al Suffragio.
 
3. Proprietà e rendite
 
Chiesa parrocchiale di Portula; nel 1792 era proprietaria di un piccolo orti di 5 tavole di estensione. Nella prime metà del XIX secolo le proprietà erano ascese a 19 giornate e 95 tavole di estensione;
Chiesa parrocchiale di Castagnea; allo stato di oratorio nel 1792 possedeva solo l’aia davanti all’edificio e un adiacente forno; nel secolo successivo giunse a contare fondi per un totale di 1 giornata e 56 tavole di terra;
Chiesa parrocchiale di Masseranga; nel 1792, ancora oratorio, possedeva in località Nocca 44 tavole di prato. Il secolo successivo possedeva 4 giornate e 50 tavole di terra;
Compagnia del Suffragio, tre case con aia; il secolo successivo possedeva in tutto 58 giornate di terreno;
Santuario della Novareia (Oratorio delle Grazie); possedeva una casa al cantone di Groppagliolo, mentre introno all’edificio religioso il santuario era padrone della piazza antistante, della strada e di un campo in parte coltivato a castagno, per un totale di 92 tavole; il secolo successivo le proprietà erano rimaste le medesime;
Oratorio di San Giovanni; possedeva 4 pezzi di terra, per un totale di 87 tavole; si trattava di campi coltivati a prato o gerbido, ad esclusione di un castagneto di 27 tavole. Il secolo successivo il patrimonio si era ridotto a 16 tavole di terreno;
Oratorio dei SS. Pietro e Paolo; aveva un prato di 7 tavole coltivato a prato. In seguito le sue proprietà crebbero di molto grazie ad alcuni lasciti e a metà XIX secolo possedeva 3 giornate e 68 tavole di terreno
Oratorio di San Sebastiano; intorno alla chiesa possedeva un terreno di 13 tavole di ampiezza, ai quali andavo ad aggiungersi le 18 tavole di bosco all’Oro della Moglia; il secolo successivo le proprietà erano rimaste le stesse.
Oltre alle chiese della parrocchia di Portula, nel XIX secolo godevano di lasciti e altre proprietà fondiarie anche il Santuario del Cavallero di Coggiola [89 tavole], la parrocchia di San Giuseppe di Pratrivero [1 giornata e 63 tavole]. Complessivamente erano conteggiati come “Beni posseduti dai Corpi Ecclesiastici 34 giornate e 30 tavole di terreno” [ASC Portula: Mazzo 4, Catasto della molto magnifica comunità di Portula, 1792; Mazzo 29, Beni posseduti dai Corpi Ecclesiastici, metà XIX secolo].
Assetto Insediativo
Portula si presenta come un insediamento sparso. Non esiste un centro denominato Trivero propriamente detto in quanto i principali centri risultano essere Castagnea, Scaglia, Galfione, Ropolo, Solivo e Masseranga. Riprendendo una terminologia coeva e localmente attestata, possiamo definire di tipo “cantonale”. Si tratta cioè di una struttura caratterizzata da una pluralità di nuclei insediativi di dimensioni anche molto ridotte, ciascuno dei quali provvisto da una forte individualità, spesso rilevata da forme di autonomia cultuale espresse dalla diffusa presenza di chiese e cappelle destinate a servire piccoli nuclei di abitanti e da altre espressioni rituali, come quelle scandite dalle rogazioni, spesso note in loco, durante la prima età moderna, come “litanie campestri”. Il frazionamento cantonale è probabilmente avvento nella seconda metà del XV secolo. Il nucleo originario ed inizialmente più importante sembra essere quello di Castagnea e Ropolo-Portula. Il recente santuario di Rossiglione è stato probabilmente collocato sul sito di un insediamento preromano o altomedievale collocato su una via di cresta che reca all’importante e trafficato passo della Bocchetta di Stavello che, aggirando il difficile corso dell’alto Sessera, mette in comunicazione il Biellese occidentale in ultimo con la Val Sesia. Il crocevia di Portula è anche un passaggio obbligato per i transiti lungo la direttrice ovest-est; non è un caso che gli oratori, e la chiesa parrocchiale di Portula-Chiesa, siano collocati nelle immediate vicinanze dello snodo stradale di quota 628, dal quale è possibile raggiungere Coggiola, Castagnea, Trivero e Ponzone. La presenza di aree di pascolo nelle immediate vicinanze e lo sfruttamento di aree boschive ha impostato una maglia stradale contribuì a organizzare e gerarchizzare lo spazio interno policentrico del comune, in particolare rafforzando la polarità tra i due maggiori centri insediativi: Castagnea e Ropolo-Portula. Il primo veniva a collocarsi sopra un pianoro piuttosto vasto collocato a circa 700 metri di quota. Una situazione che avrebbe permesso lo sviluppo insediativo ancora oggi in essere.
Luoghi Scomparsi
Il recente santuario di Rossiglione (1902) è stato probabilmente collocato sul sito di un insediamento preromano o altomedievale collocato su una via di cresta che reca all’importante e trafficato passo della Bocchetta di Stavello che, aggirando il difficile corso dell’alto Sessera, mette in comunicazione il Biellese occidentale in ultimo con la Val Sesia.
Comunità, origine, funzionamento
Parte integrante, in qualità di cantone, della comunità di Trivero, nel corso del XVI secolo Portula inizia la sua vicenda di comunità nel 1627, quando avvenne la “partizione delli cantoni di Masserenga, Granero, Asadiglie, Rossato, Galfione et Castagnea dal luogo di Trivero”. Ufficialmente la separazione avvenne per la “grande incomodità, che hanno in andarvi per li Torrenti che tra un luogo, et l’altro discorrono, massime in tempo delle nevi, et pioggie, che tanto gli impediscono”. Al momento della separazione delle due comunità veniva stabilito che Portula dovesse dotarsi di un sindaco e creare un consiglio comunale ad esso collegato [ASC Portula, Mazzo 10, Copia di patente di separazione dei cantoni di Masserango, Casadiglie, Rossato, Galfione e Castagnea da Trivero e costituzione della communità di Portula, 1627]. Ogni cantone poteva presentare un console e un numero variabile, solitamente 2 o tre, di consiglieri. Nel corso del XVIII secolo ciascun cantone limitò il proprio consiglio di comunità composto a 1 console e 2 consiglieri eletti o scelti a scadenza annuale, i quali partecipavano elle riunioni generali della comunità [ASC Portula, Ordinati, Mazzo 10]
Statuti
Non sono attestati in epoca storica statuti per la comunità di Portula. In quanto parte del comune di Trivero, non è da escludere che le prerogative offerte da uno non meglio specificato “Libro delli statuti della Communità di Trivero”, risalente al 12 maggio 1561 ma oggi perduti [Fontana 1907, p. 207], siano divenuti una pratica comune anche a Portula, come sembra voler indicare la patente di separazione del duca Carlo Emanuele I: “che Portula possa, et debba. Goder di tutte le gratie, franchigie, provileggi, concessioni, et immunità per l’addietro concesse a Trivero, insieme di tutte le altre libertà, come modicità e franchigie tanto per le persone, che robbe, vettovaglie, e bestiami loro, et ogni altra cosa ne’ più ne’ meno che fanno di presente et hanno fatto l’unione di registro” [ASC Portula, Mazzo 10, Copia di patente di separazione dei cantoni di Masserango, Casadiglie, Rossato, Galfione e Castagne da Trivero e costituzione della communià di Portula, 1627].
Catasti
Il catasto più antico del quale ci è giunta notizia risaliva almeno al XVII secolo, ma nel 1707 fu deciso da parte della comunità di Portula di dotarsi di un proprio catasto: “la Comunità di Portula altre volte menbro di Trivero, ritrovandosi il catastro ancor hoggi unito con detto Trivero corroso per la sua antichità e in diversi luoghi mancanti di quantità di fogli dall’anno 1677 sino al 1685 e seguente dell’ordine di VAR e suoi eccll. Magistrati, e in specie di quello del 7 genaro 1677, ha fatto procedere alla general misura di quel territorio”. Il risultato fu il “Novo Catastro della Magnifica Communità di Portola” [ASC Portula, Mazzo 1]. A questo si aggiunse un “Libro delle mutazioni” che copre gli anni dal 1710 al 1751 [ASC Portula, Mazzo 1], e un secondo volume dello stesso per gli anni 1751-1788 [ASC Portula, Mazzo 2]. Alla fine del XVIII secolo, complice le liti per i pascoli comuni dell’alta Valsessera, si resero necessarie nuove misurazioni e registri di proprietà, tra i quali:
-“Ristretto di tutti i siti che sono confrontanti i pascoli della comunità, 1791”;
-“Ristretto di tutte le colonne dei particolari desunto dal libro dei trasporti, 1792”;
-Estimo dei terreni e copia del sommarione.
I tre documenti [ASC Portula, Mazzo 3] furono la base di un nuovo “Catasto della Molto Magnifica Comunità di Portola. Formato Indipendenza della Misura generale l’anno 1792” e di un sommarione [ASC Portula, Mazzo 4] che erano accompagnate da cinque carte di grandi dimensioni. Questi supporti cartografici, ancora oggi esistenti [3 restaurati e 2 in pessimo stato di conservazione] erano incollati su stoffa per permettere una più agile consultazione. Ma il loro impiego era ostacolato dalle grandi dimensioni, oltre 170 cm di altezza, delle carte stesse. Pertanto fu realizzato un Catasto figurato destinato ad accompagnare la lettura del catasto principale [ASC Portula, Mazzo 4]. Dal 1792 al 1949 sono stati prodotti 4 volumi di libri delle mutazioni [ASC Portula, Mazzo 5, Mazzo 6]. Altri due volumi manoscritti conservano le volture catastali dal 1883 al 1897 [ASC Portula, Mazzo 7, Mazzo 8].
Ordinati
Gli Ordinati conservati presso l’Archivio Storico del Comune sono disponibili dal 1742 al 1801 [ASC Portula, Mazzo 10] e dal 1818 al 1850 [ASC Portula, Mazzo 11]. Dopo il 1850 i fondi sono classificati come “Delibere originali del consiglio”, completi dal 1850 al 1899 [ASC Portula, Mazzi 12, 13, 14]. Sono conservate anche copie degli ordinati dal 1743 al 1778 (documentazione parziale) e complete dal 1779 al 1849. Gli “Ordinati concernenti gli imposti (o bilanci) sono stati raccolti in un fondo a parte e coprono gli anni dal 1686 al 1897 [ASC Portula, Mazzo 221].
Dipendenze nel Medioevo
I cantoni che formano la comunità di Portula erano parte del comune di Trivero, possesso del Vescovo di Vercelli almeno dal X secolo, quando Ottone III concesse al vescovo Leone Trivero [MGH, D I, pp. 359, 452]. Tale possesso fu confermato nel XII secolo , quando il diploma di Corrado III conferma al vescovo Rainerio il possesso di cinque castelli compreso Trivero [MGH, D XI, doc. 267]. Il 5 febbraio 1198 i figli di Giacomo di Bulgaro, Raineri e Uberto, si divisero le terre biellesi poste lungo il torrente Cervo. Raineri entrò in possesso di Trivero, Rossiglione, Lessona, parte di Cossato, Villarboit e Candelo; a Uberto rimase Mottalciata, Gifflenga e Castellengo. Donato dagli Imperatori del Sacro Romano Impero ai vescovi di Vercelli, questi continuarono a investire del feudo la famiglia Bolgaro. Nel XIII secolo, i Signori di Trivero, non riconoscendo l' autorità dei vescovi, consegnarono il feudo al comune di Vercelli, che nel 1313 lo diede in pegno al suo vescovo Umberto Avogadro di Valdengo. Passata Vercelli sotto i Visconti, anche Trivero subì la stessa sorte dal 1351 al 1373. I Bolgaro però non avevano mai rinunciato ai loro diritti e impedirono alla comunità di eleggere i consoli e gli altri ufficiali esigendo dazi e gabelle. Nel 1379 si sottomise, come gli altri territori biellesi, al conte Amedeo VI di Savoia; l'ingombrante presenza dei Bolgaro permaneva, nonostante la dura resistenza dei locali e la lunghissima lite culminò in una rivolta contro i feudatari e la distruzione dell’ultimo edificio fortificato ancora presente in zona (Castello del Monte Cattivo).
Feudo
Trivero chiese assistenza diretta al duca di Savoia nel 1403, poi Carlo Emanuele I infeudò Trivero – e Portula - con il Mortigliengo a Giovanni Wilcardel, signore di Fleury, che divenne Marchese di Mortigliengo e Trivero il 3 marzo 1619. Con la formazione della nuova comunità di Portula i Wilcardel di Fleury si trovarono infeudati anche di quest’ultima comunità. Dopo il Ricondotto ai Savoia, il feudo venne affidato a Giuseppe Melano da Cuneo, con patente del 7 marzo 1722 [e presente in copia anche in ASC Portula, Mazzo 10, Copia di missio in possessio del “luogo, feudo e giurisdizione di Portula dal conte Giuseppe Mellano di Cuneo, 1722] confermata il 5 febbraio 1732 con il titolo di contea. Tra il 1713 ed il 1798 la comunità era tenuta a fornire un’aliquota di 5 uomini per il Reggimento di Fanteria Provinciale Vercelli. Il feudo passò nel 1775 al figlio Giuseppe Ignazio e, nel 1790, al figlio di questi Lodovico.
Mutamenti di distrettuazione
Decaduta la monarchia sabauda nel dicembre del 1798 e proclamata la Repubblica Piemontese, il territorio fu riorganizzato il 2 aprile 1799 dal commissario Joseph M. Musset con la formazione di  4 Dipartimenti denominati Eridano, Dora, Tanaro e Sesia; in quest’ultimo era collocato il territorio di Portula. Il 2 aprile 1801 la Repubblica Subalpina fu divisa in 6 Dipartimenti: Po, Marengo, Tanaro, Sesia, Stura, Dora, a loro volta suddivisi in Circondari. La comunità di Portula venne a trovarsi parte del Dipartimento della Sesia: tale maglia amministrativa preannunciava l’annessione alla Francia, ufficializzata l’11 settembre 1802. Anche in seguito alla riorganizzazione del territorio piemontese fu riorganizzato con il decreto imperiale del 17 prativo anno XIII (6 giugno 1805), il territorio di Portula, rimase nel Dipartimento della Sesia, arondissement di Biella, cantone di Mosso Santa Maria. La provvisoria sistemazione territoriale del Regno di Sardegna del 1814 fu realizzata con l'editto di Vittorio Emanuele I del 7 ottobre 1814, poi rivisto con l'editto del 27 ottobre 1815 susseguente all'incorporazione della Liguria, mentre la riorganizzazione amministrativa definitiva fu sancita il 10 novembre 1818, quando venne stabilmente adottato un modello di compartimentazione basato su quello dell'Impero napoleonico e organizzato, sempre, su quattro livelli amministrativi: la Divisione corrispondente al Dipartimento francese e amministrata da un Governatore, la Provincia corrispondente all'Arrondissement, il Mandamento corrispondente al Cantone, ed il Comune. Il comune di Portula diventava parte della Divisione di Novara, Provincia di Biella, Mandamento di Mosso Santa Maria. [Circoscrizione Degli Stati di S. M. in Terraferma Colla designazione Delle Rispettive Autorità Ecclesiastiche, Giuridiche, Civili, Economiche, ed Amministrative. Col confronto della Attuale Popolazione Con Quella Del 1700, 1723, e 1750 ed Elenco alfabetico relativo delle Comuni, Torino 1820, p. 37]. A seguito del decreto Rattazzi del 13 ottobre 1859 il comune di Portula venne a far parte del Circondario di Biella, nella Provincia di Novara. Nel 1927 Portula divenne parte della nuova provincia di Vercelli [R.D.L. 2 gennaio 1927, n. 1 “Riordinamento delle circoscrizioni provinciali” G.U. 11 gennaio 1927, n. 7]. Dal 1992 il comune è parte della Provincia di Biella [D.LGS. N. 248 del 06/03/1992 pubblicato sulla G.U. n. 77 del 01/04/1992].
Mutamenti Territoriali
Nel 1832, in merito alla “Decisione della Contesa circa l’Orogrosso”, parte dei confini del comune di Portula vennero ridisegnati nella zona di Oro Grosso (Alta Valsessera) per porre fine ad una disputa di confine che si trascinava dal 1795 [ASC Portula, Mazzo 16, Decisione della Contesa circa l’Orogrosso].
Comunanze
Nel 1792 la Comunità di Portula possedeva beni comuni per un totale di circa 1807 giornate e 61 tavole di terreno [ASC Portula, Mazzo 4, Catasto della Molto Magnifica Comunità di Portula 1792]. Tenendo conto che agli inizi del XIX secolo il totale dei territori del comune era di 2.786 giornate e 75 tavole [ASC Portula, Mazzo 9, Dati inerenti le comunità della Valle di Mosso e Sessera riguardo alla popolazione, giornate di terreno, coltura, reddito, contribuzione], questo voleva significare che ben il 64,8% del territorio comunale era di fatto un uso civico. Ben 183 giornate e 30 tavole, circa il 10% del totale, era composto da un unico grande fondo posto “Alla Civetta, Alpi di Galfione, Bondio, e Chiaopatta. Pascolo, cascine, prati, boschi, e rocche” che veniva concesso in affitto. Altri grandi fondi erano espressi dal pascolo ad ovest della strada di Roppolo, di 64 giornate; il pascolo del Ronchetto, di 58 giornate. Molte aree risultavano improduttive, e segnate come semplice “rocche”, ossia pareti di roccia, come le 169 giornate di “rocca” intorno al monte Civetta, le 100 alla “Chiapatta” e le 600 giornate di rocca “nella montagna di là [sulla riva sinistra] del Sessera”; in tutto 869 giornate di pareti rocciose improduttive o di scarso valore, se non per il pascolo delle capre, il 48% del totale. Ben 66 giornate e 4 tavole erano beni comuni di un “sito conteso colla comunità di Trivero” [ASC Portula, Mazzo 4, Catasto della Molto Magnifica Comunità di Portula 1792]. Tali proprietà erano confermate nello Stato General dei beni patrimoniali del Comune di Portula del 1836 [ASC Portula, Mazzo 18]. Nel 1859 i beni comuni furono conteggiati in ettari e suddivisi in “Boschi” – 176, 5049 ettari – e “Pascolo e Gerbidi, Castagneti” – 512,6472 ettari – con valori rispettivamente di 800 e 26.000 lire. Le rendite annuale degli affitti e delle varie attività agricole, di allevamento e raccolta fruttavano 1.506,25 lire [ASC Portula, Mazzo 18, Stato delle proprietà comunali, 1859]. A fine XIX secolo nell’insieme dei beni comuni iniziarono anche a definirsi come una categoria a parte le “Alpi comunali”, ossia i pascoli di proprietà comunale esistenti a media e alta quota. Nel 1889 erano considerate “Alpi comunali” gli alpeggi e i fondi di Oro Grosso, Mirauda, Fontanone, Frassolau, Cevo Aunone, Laif, Drizzagamba, Selleggio, Freggia, Ceppata, Balmetto, Prasione, Pianello [ASC Portula, Mazzo 19, Perizia relativa alla constatazione dei confini stabiliti per ciascun lotto degli Alpi Comunali, 1889], con una specifica attenzione ai beni immobili esistenti, in tutto 51 edifici di varie dimensioni e utilizzo [ASC Portula, Sezione II, Mazzo 55, Verbale di visite e testimoniali di stato ed estimo dei casolari delle Alpi Comunali fatto allo scadere del 1898].
Liti Territoriali
Le liti territoriali più antiche sono probabilmente sorte con il comune di Trivero nel momento stesso in cui i centri delle comunità di Portula decisero di staccarsi da Trivero. In quest’ottica rientra la necessità di dotarsi di catasti – sia quello del 1709 che quello del 1792 - preparati con una vistosa e, per certi versi, ridondante introduzione nella quale è spiegato il metodo delle misurazioni sul terreno, i magistrati interpellati e i testimoni, sia di Portula che delle comunità vicine, interpellati per favorire le misurazioni. Nonostante il catasto le comunità di Portula continuarono a monitorare i loro confini, realizzando già nel 1710 dei “Testimoniali di trasferta con ricognizione de terreni, e confini de territori di Trivero e Portula dell’anno 1710” [ASC Portula, Mazzo 10]. Tale espediente venne anche impiegato per la realizzazione del nuovo catasto del 1792, e tracce di apparente volontà di chiudere in maniera pacifica i contrasti ha prodotto tracce documentarie anche a Trivero [ASC Trivero,  Mazzo 52, Copia d’atti di linea territoriale tra la Comunità di Trivero e quella di Portula, 1788]. I contrasti sorsero infine per la sistemazione dei confini nell’alta Valsessera, in particolare intorno alla gestione dei pascoli dell’alpe di Oro Grosso, e nel 1790 la comunità di Trivero iniziò a contestare i confini dei beni civici di Portula [ASC Trivero, Lite della comunità di Trivero con la comunità di Portula, 1790] Questa nel 1792 aveva provveduto da far piantare, dove necessario, “un termine di pietra bianchinastra di figura quadrilonga della longhezza di oncie dodici largo oncie cinque per due di spessore” [ASC Portula, Mazzo 4, Catasto della Molto Magnifica Comunità di Portola. Formato Indipendenza della Misura generale l’anno 1792]. Solo nel 1835 la lite venne composta grazie alla cessione di una parte del territorio comunale e la rinuncia di avere come linea di confine lo spartiacque della Cima della Mora, accettando la presenza di beni comuni triveresi sullo spartiacque di Oro Grosso [ASC Portula, Mazzo 14, Decisione della contesa circa l’Orogrosso].
Fonti
ACVV. Archivio della Curia Vescovile di Vercelli.
ACVV, Visite Pastorali, Trivero, 1574
ASC Portula. Archivio Storico del Comune di Portula.
ASC Portula, Sezione I, Mazzo 1, Novo Catastro della Magnifica Communità di Portola” ; “Libro delle mutazioni” 1710 - 1751; Mazzo 2, "libro delle mutazioni", 1751-1788; Mazzo 3, “Ristretto di tutti i siti che sono confrontanti i pascoli della comunità, 1791”;“Ristretto di tutte le colonne dei particolari desunto dal libro dei trasporti, 1792”; Estimo dei terreni e copia del sommarione; Mazzo 4, Catasto della molto magnifica comunità di Portula, 1792; Mazzi 5-8, LIbri delle mutazioni, 1792-1849 e volture catastali, 1883-1897; Mazzo 9, Dati inerenti le comunità della Valle di Mosso e Sessera riguardo alla popolazione, giornate di terreno, coltura, reddito, contribuzione; Mazzo 10, Copia di patente di separazione dei cantoni di Masserango, Casadiglie, Rossato, Galfione e Castagnea da Trivero e costituzione della communità di Portula, 1627; Mazzo 10, Copia di missio in possessio del “luogo, feudo e giurisdizione di Portula dal conte Giuseppe Mellano di Cuneo, 1722; Mazzi 10-14, 1742-1849Ordinati, Mazzo 16, Decisione della Contesa circa l’Orogrosso; Mazzo 18, Stato General dei beni patrimoniali del Comune di Portula del 1836; Mazzo 18, Stato delle proprietà comunali, 1859; Mazzo 19, Perizia relativa alla constatazione dei confini stabiliti per ciascun lotto degli Alpi Comunali, 1889;Mazzo 29, Beni posseduti dai Corpi Ecclesiastici, metà XIX secolo. Sezione II, Mazzo 55, Verbale di visite e testimoniali di stato ed estimo dei casolari delle Alpi Comunali fatto allo scadere del 1898; Mazzo 21, Ordinati concernenti gli imposti. Mazzo 52, Copia d’atti di linea territoriale tra la Comunità di Trivero e quella di Portula, 1788
ASC Trivero. Archivio Storico del Comune di Trivero. Lite della comunità di Trivero con la comunità di Portula, 1790
AST. Archivio di Stato, Torino.
Bibliografia
a. Documenti a stampa
MGH, D I, pp. 359, 452; MGH, D XI, doc. 267
Circoscrizione Degli Stati di S. M. in Terraferma Colla designazione Delle Rispettive Autorità Ecclesiastiche, Giuridiche, Civili, Economiche, ed Amministrative. Col confronto della Attuale Popolazione Con Quella Del 1700, 1723, e 1750 ed Elenco alfabetico relativo delle Comuni, Torino 1820
 
b. Studi
 
Giovannacci Amodeo 1988: G. Giovannacci Amodeo, Nuova Guida di Biella e del Biellese, Biella 1988.
Torrione-Crovella 1963: P. Torrione, V. Crovella, Il Biellese, Biella 1965.
Descrizione Comune
Portula si presenta come un insediamento sparso. Non esiste un centro denominato Portula propriamente detto in quanto i principali centri risultano essere Castagnea, Scaglia, Galfione, Ropolo, Solivo e Masseranga. Riprendendo una terminologia coeva e localmente attestata, possiamo definire di tipo “cantonale”. Si tratta cioè di una struttura caratterizzata da una pluralità di nuclei insediativi di dimensioni anche molto ridotte, ciascuno dei quali provvisto da una forte individualità, spesso rilevata da forme di autonomia cultuale espresse dalla diffusa presenza di chiese e cappelle destinate a servire piccoli nuclei di abitanti e da altre espressioni rituali, come quelle scandite dalle rogazioni, spesso note in loco, durante la prima età moderna, come “litanie campestri”. Il frazionamento cantonale è probabilmente avvento nella seconda metà del XV secolo. Il nucleo originario ed inizialmente più importante sembra essere quello di Castagnea e Ropolo-Portula. Il recente santuario di Rossiglione è stato probabilmente collocato sul sito di un insediamento preromano o altomedievale collocato su una via di cresta che reca all’importante e trafficato passo della Bocchetta di Stavello che, aggirando il difficile corso dell’alto Sessera, mette in comunicazione il Biellese occidentale in ultimo con la Val Sesia. Il crocevia di Portula è anche un passaggio obbligato per i transiti lungo la direttrice ovest-est; non è un caso che gli oratori, e la chiesa parrocchiale di Portula-Chiesa, siano collocati nelle immediate vicinanze dello snodo stradale di quota 628, dal quale è possibile raggiungere Coggiola, Castagnea, Trivero e Ponzone. La presenza di aree di pascolo nelle immediate vicinanze e lo sfruttamento di aree boschive ha impostato una maglia stradale contribuì a organizzare e gerarchizzare lo spazio interno policentrico del comune, in particolare rafforzando la polarità tra i due maggiori centri insediativi: Castagnea e Ropolo-Portula. Il primo veniva a collocarsi sopra un pianoro piuttosto vasto collocato a circa 700 metri di quota. Una situazione che avrebbe permesso lo sviluppo insediativo ancora oggi in essere.
Parte integrante, in qualità di cantone, della comunità di Trivero, nel corso del XVI secolo Portula inizia la sua vicenda di comunità nel 1627, quando avvenne la “partizione delli cantoni di Masserenga, Granero, Asadiglie, Rossato, Galfione et Castagnea dal luogo di Trivero”. Ufficialmente la separazione avvenne per la “grande incomodità, che hanno in andarvi per li Torrenti che tra un luogo, et l’altro discorrono, massime in tempo delle nevi, et pioggie, che tanto gli impediscono”. Al momento della separazione delle due comunità veniva stabilito che Portula dovesse dotarsi di un sindaco e creare un consiglio comunale ad esso collegato. Ma il territorio che veniva a separarsi da quello di Trivero aveva una caratteristica peculiare: era formato per oltre la metà della sua estensione da fondi di uso comune. Nel 1792 la Comunità di Portula possedeva beni comuni per un totale di circa 1807 giornate e 61 tavole di terreno. Tenendo conto che agli inizi del XIX secolo il totale dei territori del comune era di 2.786 giornate e 75 tavole, questo voleva significare che ben il 64,8% del territorio comunale era di fatto un uso civico. Ben 183 giornate e 30 tavole, circa il 10% del totale, era composto da un unico grande fondo posto “Alla Civetta, Alpi di Galfione, Bondio, e Chiaopatta. Pascolo, cascine, prati, boschi, e rocche” che veniva concesso in affitto. Altri grandi fondi erano espressi dal pascolo ad ovest della strada di Roppolo, di 64 giornate; il pascolo del Ronchetto, di 58 giornate. Molte aree risultavano improduttive, e segnate come semplice “rocche”, ossia pareti di roccia, come le 169 giornate di “rocca” intorno al monte Civetta, le 100 alla “Chiapatta” e le 600 giornate di rocca “nella montagna di là [sulla riva sinistra] del Sessera”; in tutto 869 giornate di pareti rocciose improduttive o di scarso valore, se non per il pascolo delle capre, il 48% del totale. Ben 66 giornate e 4 tavole erano beni comuni di un “sito conteso colla comunità di Trivero”. Tali proprietà erano confermate nello Stato General dei beni patrimoniali del Comune di Portula del 1836. Nel 1859 i beni comuni furono conteggiati in ettari e suddivisi in “Boschi” – 176, 5049 ettari – e “Pascolo e Gerbidi, Castagneti” – 512,6472 ettari – con valori rispettivamente di 800 e 26.000 lire. Le rendite annuale degli affitti e delle varie attività agricole, di allevamento e raccolta fruttavano 1.506,25 lire. A fine XIX secolo nell’insieme dei beni comuni iniziarono anche a definirsi come una categoria a parte le “Alpi comunali”, ossia i pascoli di proprietà comunale esistenti a media e alta quota. Nel 1889 erano considerate “Alpi comunali” gli alpeggi e i fondi di Oro Grosso, Mirauda, Fontanone, Frassolau, Cevo Aunone, Laif, Drizzagamba, Selleggio, Freggia, Ceppata, Balmetto, Prasione, Pianello, con una specifica attenzione ai beni immobili esistenti, in tutto 51 edifici di varie dimensioni e utilizzo. La rivendicazione, il possesso e la certificazione di proprietà di questi beni fu probabilmente il vero motore che spinse un gruppo di cantoni della comunità di Trivero a staccarsi e ad iniziare una gestione separata degli stessi. Tale rivendicazione è suggerita dagli stessi registri di catasto, molto curati, illustrati e curati. Il catasto realizzato nel 1707 fu, non a caso, intitolato “Novo Catastro della Magnifica Communità di Portola” Alla fine del XVIII secolo, complice le liti per i pascoli comuni dell’alta Valsessera – liti che esplosero sin da subito e che, probabilmente, erano state la causa scatenante della separazione delle comunità di Portula da Trivero - si resero necessarie nuove misurazioni e registri di proprietà, tra i quali:
-“Ristretto di tutti i siti che sono confrontanti i pascoli della comunità, 1791”;
-“Ristretto di tutte le colonne dei particolari desunto dal libro dei trasporti, 1792”;
-Estimo dei terreni e copia del sommarione.
I tre documenti furono la base di un nuovo “Catasto della Molto Magnifica Comunità di Portola. Formato Indipendenza della Misura generale l’anno 1792” e di un sommarione che erano accompagnate da cinque carte di grandi dimensioni e un Catasto figurato destinato ad accompagnare la lettura del catasto principale. In quest’ottica rientra la necessità di dotarsi di catasti – sia quello del 1709 che quello del 1792 - preparati con una vistosa e, per certi versi, ridondante introduzione nella quale è spiegato il metodo delle misurazioni sul terreno, i magistrati interpellati e i testimoni, sia di Portula che delle comunità vicine, interpellati per favorire le misurazioni. Solo nella prima metà del XIX, con una rettifica dei confini, a vantaggio di Trivero, la composizione del territorio delle comunità di Portula poté considerarsi terminata.