Perlo

AutoriPalmero, Beatrice
Anno Compilazione1998
Provincia
Cuneo
Area storica
Monregalese. Vedi mappa.
Abitanti
164 (censimento 1991).
Estensione
1156 ha (ISTAT 1991); 1024 ha (SITA 1991).
Confini
A nord-ovest Nucetto, a nord Ceva e Priero, a est Murialdo, a sud-ovest Bagnasco. Vedi mappa.
Frazioni
Non si censiscono frazioni. Cascinali ubicati a notevole distanza dal comune costituiscono l’insediamento montano di S. Massimo (Casalis 1846, vol. XIV, p. 371). Il centro abitato era suddiviso in 5 borgate: Perletta, Fornaca, Villaro, Costa e Moretto (BRT, Storia patria n. 853, Relazioni della provincia di Mondovì, relat. Corvesy 1753, p. 316). Vedi mappa.
Toponimo storico
«Perlum» (Casalis 1846, vol. XIV, p. 371). Una prima attestazione del toponimo risale al 1142 nella forma «Perlus», come riportano le Memorie historiche della chiesa vescovile di Monte Regale in Piemonte, dall’erezione del Vescovato sino a’ nostri Tempi; mentre a partire dal XIII secolo nelle fonti documentarie si trova anche nella variante «Perllus». Può essere ricondotto al latino pirulus «pero cervino», il cui etimo ricorda il panorama botanico della zona (Borgna, Rossi 1975, p. 105).
Diocesi
Le chiese e cappelle campestri di Perlo hanno fatto parte della diocesi di Alba fino alla sua soppressione (1805). In seguito al riordinamento dei distretti diocesani sono entrate poi nella diocesi di Mondovì (1817) (Berra 1955, pp. 52-54). La chiesa di S. Sebastiano, sorta in località Fornaca, a seguito delle aggregazioni amministrative del 1926 è passata nel territorio comunale di Nucetto fino al 1947 (CLUC, Provincia di Cuneo, cartella 153), senza subire comunque variazione di giurisdizione ecclesiastica giacché ambedue i comuni sono annessi alla diocesi di Mondovì dal 1817.
Pieve
Le antiche chiese del territorio comunale di Perlo rientravano sotto il «plebatus de Prierio». Si ricordano la chiesa di S. Felice e quella di S. Michele Arcangelo databili al XII secolo (Conterno 1979, p. 77).
Altre Presenze Ecclesiastiche
S. Michele Arcangelo assume il titolo di parrocchiale, mentre sul territorio si trovano le chiese e cappelle campestri di S. Anna, Visitazione, S. Rocco, S. Sebastiano, S. Giacomo, S. Felice (Casalis 1846, vol. XIV, p. 371). La cappella di S. Anna possiede beni immuni ab antiquo, ma le chiese di antica origine sono più d’una: S. Michele Arcangelo, attorno a cui è cresciuto il nucleo principale di Perlo, S. Felice, che pare officiasse già riti pagani, e ancora la Beata Vergine di Loreto, in territorio di Perlo ma officiata dal prevosto del comune attiguo di Priero e dipendente dalla collegiata di Ceva. Solo S. Michele Arcangelo ha assunto il ruolo di parrocchiale, mentre le altre due hanno avuto il titolo di chiese campestri (AD Mondovì, Visite pastorali-Alba: Vescovo Natta [1721]).
A partire dalla seconda metà del XVII secolo il capitolo cattedrale di Ceva detiene la chiesa della Beata Vergine di Loreto, posta nel comune di Perlo, che lascia officiare al parroco del comune vicino di Priero. Gli Agostiniani di Ceva hanno poi numerosi censi-crediti pendenti sulla comunità (cfr. il lemma ‘Liti territoriali’).
Assetto Insediativo
   
Luoghi Scomparsi
Non si sono rilevate attestazioni inerenti ad insediamenti scomparsi.
Comunità, origine, funzionamento
Le prime attestazioni della vita comunitaria sono tardo cinquecentesche (ordinati 1589 e catasto 1565), riportate da un antico inventario dell’archivio comunale (AST, Corte, Inventari comunali, mazzo 15, n. 351 [1776]), poiché la documentazione attualmente conservata è tardo ottocentesca. Si hanno due citazioni della località relative al 1276, che lasciano presagire una presenza abitativa di Perlo, citato negli statuti di Garessio come luogo limitrofo (II Libro della catena del Comune di Garassio, docc. 2 e 87, ).
Ricostruire la fondazione di Perlo è impresa ardua non solo per la mancanza oggettiva di attestazioni, ma soprattutto per la peculiarità dell’insediamento. Perlo risulta dall’insieme di più borgate, dislocate in maniera frammentaria e discontinua sul territorio, come testimoniano le numerose chiese e cappelle campestri. Attorno a queste infatti si è aggregata la popolazione, dando vita alle confraternite dei Disciplinati e dello Spirito Santo.
II comune di Antico Regime è costituito da un corpo amministrativo composto dal sindaco e da due consiglieri, che si riunivano in una sede propria in cui erano custodite anche le carte antiche (BRT, Storia patria n. 853, Relazioni della provincia di Mondovì, relat. Corvesy 1753, p. 318).
Statuti
Non vi è traccia né menzione.
Catasti
Non essendosi rinvenuti fondi archivistici di rilevanza storica presso il comune di Perlo si fa riferimento agli antichi inventari conservati presso l’Archivio di Stato di Torino. In base a questi si ricorda un Catasto del 1565 – un altro dello stesso anno in ««littera gotica» –; e le Misure generali del territorio, 1771 (AST, Corte, Inventari comunali, mazzo 15, n. 351 [1776]).
Ordinati
Allo stesso modo sono segnalati i volumi del 1589; 1590-1600; 1591-1627 e 1621-1724 in voll. 27; 1752-1765; 1765-1771 (AST, Corte, Inventari comunali, mazzo 15, n. 351 [1776]).
Dipendenze nel Medioevo
A seguito dell’espansione aleramica in val Tanaro, Perlo rientra nella giurisdizione territoriale del marchesato dei Ceva (XIII sec.).
Feudo
Ai marchesi si affiancarono diversi signori: i Cambiani di Ruffia e i Ceva di Nucetto (Casalis 1846, vol. XIV, pp. 371-374). Nel 1772 una porzione del feudo di Perlo fu eretta in marchesato, su cui i Guerra di Ceva ebbero il titolo di baroni (AST, Corte, Paesi per A e B, P, mazzo 5, fasc. 1: Lettera. Erezione d’una porzione del feudo di Perlo in Marchesato a favore del vassallo Guerra del villaggio di Tours con titolo di Barone [25 febbraio 1772]). In seguito subentrarono i conti Torrazza Cavallerleone e i conti Bonsiglione di Borgo d’Ale.
Mutamenti di distrettuazione
Incluso nel marchesato di Ceva, viene in seguito posto dall’amministrazione sabauda sotto il mandamento di Bagnasco (1741). Durante il periodo di dominazione francese (1797-1815) si trova nel dipartimento della val Tanaro. In seguito al ripristino delle province di Antico Regime del dominio sabaudo, Perlo rientra nella provincia di Mondovì fino alla riduzione delle circoscrizioni provinciali del Regno sardo (1859), che sancisce l’accorpamento della provincia di Mondovì a quella di Cuneo.
Mutamenti Territoriali
Tra il 1927-1944, in un periodo di trasformazione della configurazione spaziale dei comuni proposta dal governo (Sturani 1995, p. 114), il comune di Perlo viene soppresso, ed in particolare il suo patrimonio demaniale viene accorpato a Nucetto. Nell’immediato dopoguerra il territorio comunale originario viene ricostituito.
Comunanze
Attualmente incluse in categoria «A» per 6,2679 ha (CSI 1991, Piemonte). L’assegnazione dei terreni nella categoria «A» avviene per decreto del commissario per la liquidazione degli usi civici del 11 marzo 1936 (CLUC, Provincia di Cuneo, cartella 162). I terreni demaniali, al momento del loro accorpamento al comune di Nucetto furono classificati come «castagneto da frutto e bosco ceduo» per 6,2272 ettari; pascolo per 4,07 ettari (CLUC, Provincia di Cuneo, cartella 153). Risultano pertanto ad oggi invariati per quanto concerne il bosco, mentre i redditi del pascolo sono stati in gran parte ceduti.
Liti Territoriali
Le cause ricordate nell’inventario non hanno un rimando diretto a problemi territoriali, comunque indicano tensioni con la comunità limitrofa di Ceva. In particolare tra Sei e Settecento si sviluppano opposizioni in merito a interessi e censi che la collegiata di Ceva e i padri Agostiniani di quel luogo vantavano su Perlo. Tenuto conto della situazione in località Perletta, dove la chiesa era officiata dall’arciprete di Priero, soggetto ai canonici di Ceva, si può ipotizzare che la conflittualità locale verso questi obblighi esprimesse anche un problema di riconoscimento di gerarchle ecclesiastiche da parte della popolazione che si riuniva nella confraternita dei Disciplinanti (AST, Corte, Inventari comunali, mazzo 15, n. 351: Atti civili contro Bartolomeo Galletto e successiva delegazione a favore della Comunità per pretesi averi del sig. Arciprete Renzo [1776]; Volume d’atti tra la presente Comunità e il sig. Barberis di Ceva [1722]; Grosso plico di quittanze riguardanti i RR. Padri di S. Agostino di Ceva riguardanti i loro censi e crediti stati estinti).
Fonti
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche serie III, mazzo 1, Perlo, "TIPO DELLA LINEA DI CONFINAZIONE / Del Regio Territorio di PERLO, col Genovesato, fatta per Ordine della Regia Segreteria di Stato / pegl'Affari interni secondo le Istruzioni del Commissario Generale de Confini, Conte Senatore Vidua / delli 7. Giugno 1786." "Tipo della linea di confinazione del Regio Territorio di Perlo col Genovesato, fatta per ordine della Regia Segreteria di stato pegl'Affari interni secondo le Istruzioni del Commissario Generale de Confini Conte Senatore Vidua delli 7 giugno 1786". Contiene 2 allegati: "Relazione di Perlo", "Indice de Particolari di Perlo". Torino, 15 aprile 1791, Vincenzo Denis. Inchiostro e acquerello di vari colori (Data: 1791-4-15) [Autore disegno originale: Vincenzo Denis].   Vedi mappa.
Corte, Mondovì prov., mazzo 30, fasc. 3 IV: Licenza di transito concessa dai consignori di Perlo, Nucetto e Malpontremo agli uomini di Loano;
BRT (Biblioteca Reale di Torino), Storia patria n. 853, Relazioni della provincia di Mondovì, relat. Corvesy 1753. La relazione dell’intendente Corvesy è edita: Descrizione della Provincia di Mondovì: relazione dell’intendente Corvesy, 1753, a cura di G. Comino, Mondovì 2003.
CLUC (Commissariato per la liquidazione degli usi civici), Provincia di Cuneo, cartelle 153 e 162. 
Bibliografia
Berra L., Riordinamento delle diocesi di Mondovì, Saluzzo, Alba e Fossano ed erezione della diocesi di Cuneo (1817), in «BSSSAACn», 36 (1955), pp. 18-59.
Borgna M.L., Toponomastica medievale dell’Alta Valle Tanaro, in «BSSSAACn», 72 (1975), pp. 101-116.
Casalis G., Dizionario geografico storico-statistico commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna, Torino 1846, vol. XIV.
Descrizione della Provincia di Mondovì: relazione dell’intendente Corvesy, 1753, a cura di G. Comino, Mondovì 2003.
II Libro della catena del Comune di Garassio, a cura di G. Barelli, Pinerolo 1904 (BSSS 27).
Memorie historiche della chiesa vescovile di Monte Regale in Piemonte, dall’erezione del Vescovato sino a’ nostri Tempi, Torino 1790.
Morozzo della Rocca E., Le storie dell’antica città del Monteregale, ora Mondovì in Piemonte, Mondovì 1894-1905, 3 voll.
Sturani M.L., II Piemonte, in Amministrazioni pubbliche e territorio in Italia, a cura di L. Gambi, F. Merloni, Bologna 1995, pp. 107-154.
Torre A., II consumo di devozioni: rituali e potere nelle campagne piemontesinella prima metà del Settecento, in «Quaderni storici», 58 (1985), pp. 181-224.
Torre A., II consumo di devozioni. Religione e comunità nelle campagne dell’Ancien Régime, Venezia 1995.
Descrizione Comune

Perlo

La caratteristica di Perlo è di essere un comune costituito da unità abitative plurime, disseminate in piccoli nuclei sul territorio (Tetti). Dopo la distruzione del castello a quattro torri nel XIV secolo (Casalis 1846, vol. XIV, p. 371), il borgo si stringe intorno alla chiesa parrocchiale di S. Michele.
La presenza di numerose chiese e cappelle campestri, dislocate sugli alpeggi, indica infatti un’ampia frequentazione del territorio, con insediamenti abitati per gran parte dell’anno. La visita pastorale del 1721 inizia proprio dalla cappella della Visitazione posta in regione Perfetta e officiata dalla confraternita dei Disciplinati. Questi insegnano il catechismo ai ragazzi e detengono anche l’oratorio di S. Giacomo. Quando il reddito di quest’ultimo, costituito da 1 emina di castagne, e le elemosine non sono sufficienti alla manutenzione, la comunità se ne accolla gli oneri.
La «Societas Sanctissimi Sacramenti» invece possiede l’altare del Santissimo Rosario, posto nella chiesa parrocchiale di S. Michele Arcangelo, nel borgo principale, e vari redditi iscritti nel registro della comunità. Si ricorda inoltre una convenzione circa i battesimi e la celebrazione di 30 messe che intercorre tra la confratria e la comunità. Qui il vescovo celebra una funzione solenne.
Durante la visita, articolatasi in due giorni, viene celebrata anche un’altra messa nella cappella della Beata Maria Vergine detta della Visitazione ad indicare la rilevanza sociale di questo nucleo abitativo, al pari di quello del borgo urbano che fa capo alla parrocchia di S. Michele Arcangelo (AD Mondovì, Visite pastorali-Alba: Vescovo Natta [1721]). Attorno infatti ai due luoghi di officiatura espletano la loro attività due confraternite (i Disciplinanti e lo Spirito Santo), che si dimostrano centri aggregativi dell’identità comunitaria, tanto che il vescovo deve celebrare il rito sacro in entrambe le chiese, quasi a sancirne uguale importanza e soprattutto per ribadire nei due luoghi la sua supremazia ecclesiastica (Torre 1995, pp. 18-19).
Il comune di Perlo non è mai stato un insediamento compatto ed accentrato. La sua vocazione prettamente agricola ha portato la popolazione a stabilirsi nelle campagne. Le confraternite definiscono in prima istanza due aggregati sociali, che dividono il paese essenzialmente in due insediamenti: una ha sede nella parrocchiale del borgo e l’altra si è costituita a Perletto, dove mantiene vitale la devozione della zona con un oratorio e una cappella. In origine probabilmente la giurisdizione plebana di Priero, in cui rientrava il territorio che andrà a costituire il comune di Perlo, controllava a fatica i siti di culto che la popolazione aveva eretto. Cappelle antichissime, precedenti alla fondazione della parrocchiale, erano infatti disseminate sul territorio: la cappella di S. Anna ad esempio risulta proprietaria di pezze di vigneto, castagneto e gerbido, descritte a catasto come immuni «ab antiquo» per un valore complessivo di libre 7, e per di più non è citata nel «plebatus Prieri». Nella pieve di Priero invece si annoverano sia la parrocchia di S. Michele Arcangelo che la cappella rurale S. Felice (di origine preromana), che officiava già riti pagani, e su cui la tradizione storica vuole ricordare una lapide in memoria di uno scontro con i Saraceni (Morozzo della Rocca 1894, p. 87). Quest’ultima insieme a S. Rocco sono segnalate nella visita pastorale del 1721 in crescente stato di degrado, per cui se ne ordina riparazioni immediate, pena l’interdizione d’uso (AD Mondovì, Visite pastorali-Alba: Vescovo Natta [1721]).
Post-tridentine sono la chiesa campestre, intitolata a S. Sebastiano e posta nella località Fornaca, voluta dai particolari ivi residenti, così come la cappella campestre di S. Bernardo, in regione Sunie, che appartiene agli eredi del fu Antonio Veglia. Al tempo della visita pastorale necessitava già di restauri per assolvere al legato di 4 messe annue.
Nell’antico distretto plebano si trova anche la chiesa campestre della Beata Maria Vergine de Campo rubeo, di cui è riportata descrizione nel registro della comunità, sotto il titolo Beni della Madonna di Campo rosso ossia di Loreto insieme il sig. Canonico di Priero prevosto della collegiata di Ceva per le ragioni a cadauno spettanti. Questi redditi sono al centro delle tensioni locali, a cui si aggiungono inoltre i censi degli Agostiniani di Ceva, verso i quali la comunità era debitrice (AST, Corte, Inventari comunali, mazzo 15, n. 351: Grosso plico di quittanze riguardanti i RR. Padri di S. Agostino di Ceva riguardanti i loro censi e crediti stati estinti [1776]).
La moltiplicazione dei siti religiosi riflette la particolare frantumazione abitativa di Perlo e la necessità aggregativa degli abitanti. Il comune si configura infatti come un’entità territoriale essenzialmente discontinua, su cui i signori locali hanno moltiplicato i loro diritti e giurisdizioni. Perlo, incluso nella marca di Ceva, aveva come consignori i Cambiani di Ruffia e i Ceva di Nucetto, firmatari nel 1484 della licenza di transito «agli uomini di Loano» (AST, Corte, Mondovì provincia, mazzo 30, fasc. 3 IV: Licenza di transito concessa dai consignori di Perlo, Nucetto e Malpontremo agli uomini di Loano). Insieme a Nucetto e Malpotremo, costituiva un territorio giurisdizionale di più signori, che possedevano porzioni di feudo. Quest’area infatti si caratterizza come un aggregato di comunità, governate da più feudatari. Nel 1772 il titolo marchionale su parte del feudo di Perlo viene concesso al vassallo Guerra della città di Tours, abitante in Cherasco, mentre titolo baronile è ceduto alla famiglia Rosset (AST, Corte, Paesi per A e B, P, mazzo 5, fasc. 1). Permangono redditi feudali costituiti da censi e decime fino agli albori dell’Ottocento, mentre i due terzi di giurisdizione sul territorio, spettanti al conte Cambiani di Ruffia diventano demaniali alla sua morte, destino che seguiranno anche le altre porzioni di feudo (BRT, Storia patria n. 853, Relazioni della provincia di Mondovì, relat. Corvesy 1753, p. 318).
Il commissariato agli usi civici nell’ispezione del 1933 aveva già annesso il territorio di Perlo al comune di Nucetto, e il borgo era considerato una frazione di quest’ultimo (cfr. la scheda dedicata a Nucetto). Come già i beni comunali di Nucetto, Perlo possiede principalmente un’estensione boschiva. Anticamente era un castagneto da frutto, «ormai trasformato in bosco ceduo, con predominanza di rovere e faggio». Più precisamente i beni comunali di Perlo, che sono esigui, si distinguono in pascolo, castagneto e bosco, attualmente trasformati in ceduo. Sulle regioni di Badetti e Fornaca si praticava quindi la pastorizia, ma soprattutto si raccoglievano le castagne, il cosiddetto “frumento dei paesi montani”, alimento base delle comunità alpine. Il commissariato giunge pertanto alla concessione di erigere a bosco permanente il possedimento di Badetti, mentre consiglia l’alienazione per improduttività della regione di Fornaca.
Il territorio di Perlo oltre ad essere sparpagliato è ormai compromesso nella sua integrità. Nel corso del XIX secolo si erano già alienati due stabili, assegnati all’Opera Pia «Confraternita dello Spirito Santo», per il pagamento dello stipendio annuo al maestro di scuola (AST, Paesi per A e B, P, mazzo 5, fasc. 2: Erogazione del prodotto dei beni comunali alienati nel pagamento del supplemento di stipendio per il maestro di scuola [1836]). Il bilancio comunale inoltre non godeva ottima salute, gravato ulteriormente dal censo dovuto al conte Torrazza di Cavallerleone, altro indebitamento tardo settecentesco (AST, Paesi per A e B, P, mazzo 5, fasc. 3: Annualità dovuta dal Comune al 1836 al Conte Torrazza [1840]).
In epoca fascista il sindaco Berutti di Nucetto dichiara che l’aggregato di Perlo non ha usi civici, confermato l’anno successivo da quello di Perlo, quasi a ribadire la mancanza di uno sfruttamento collettivo e dei boschi e giustificare quindi progetti di reimpiego o alienazioni (CLUC, Provincia di Cuneo, cartelle 153 e 162 [30 settembre 1925 e 5 febbraio 1926]). Nonostante ciò, nella terza fase di rimaneggiamento delle circoscrizioni comunali e provinciali (1946-1950, secondo l’analisi della trasformazione della configurazione spaziale dei comuni proposta da Sturani [Sturani 1995, p. 114]), l’identità comunale di Perlo prevale. Il comune viene ricostituito, rientrando in pieno possesso dei boschi passati al demanio di Nucetto. Non si può dire che Perlo abbia subito né contrazioni né espansioni del territorio, quanto piuttosto è interessante sottolineare che la sua integrità e la sua stessa identità sono state compromesse nei secoli a causa della difficoltà governativa a controllare gli autonomismi locali.