Castelletto Stura

AutoriComino, Giancarlo
Anno Compilazione1998
Anno RevisioneVERSIONE PROVVISORIA
Provincia
Cuneo.
Area storica
Cuneese.
Abitanti
1072 (ISTAT 1991).
Estensione
1656 ha (ISTAT 1991).
Confini
A nord Centallo, a est Montanera, a sud Morozzo, a ovest Cuneo.
Frazioni
Il territorio comunale comprende due frazioni: Motta e Riforano, e le località «Case Sparse» e «Pecollo». Vedi mappa.
Toponimo storico
«Castelletum Sturie». La più antica attestazione, riferita ad un sistema viario, compare il 16 giugno 1214 (Guglielmotti 1990, p. 199), ribadita nel documento del 15 aprile 1238 con cui i signori di Morozzo concedono libertà di pascolo ai monaci della certosa di Pesio in varie località soggette al loro controllo (Caranti 1900, I, doc. 51, pp. 48-49). Il toponimo compare poi in un atto di vendita rogato il 14 luglio 1241 con il quale Pietro Macagno vende alla chiesa di S. Maria di Casotto due appezzamenti di terra e prato nel territorio di Morozzo (Cartario della Certosa di Casotto, doc. 259, p. 148). È verosimile checastra presso insediamenti con la sua origine sia da mettere in relazione con il diffondersi di attitudini prevalentemente difensive (Comba 1983, p. 61). Distrutto nel 1363, il villaggio rinasce nel 1430 con la sola denominazione di Castelletto, per riprendere quella di Castelletto Stura nel 1676 (Viara 1875, p. 69).
Diocesi
Castelletto fa parte della diocesi di Asti fino al momento della sua scomparsa; nel 1430 è ormai parte della nuova diocesi di Mondovì. In seguito alla riorganizzazione post napoleonica (1817), passa alla neonata diocesi di Cuneo [Berra 1955, p. 51].
Pieve
Non è noto con sicurezza a quale pieve fosse soggetto il villaggio: verrebbe da pensare a quella di Morozzo, da cui dipendeva la vicina Montanera (Conterno 1988, p. 28).
Altre Presenze Ecclesiastiche
Parrocchia di Maria Incoronata, attestata dalla fine del Quattrocento. Sono inoltre presenti nel territorio di Castelletto Stura: l’oratorio della confraternita dei disciplinati di S. Sebastiano; la cappella di S. Rocco e S. Anna; le cappelle campestri di S. Antonio e S. Grato, S. Francesco Saverio, S. Bernardo; la parrocchia di S. Lorenzo in Riforano, eretta il 31 dicembre 1948; la cappella dell’Addolorata (Ristorto 1977, pp. 121-127); il monastero benedettino di S. Anselmo della Nocegrossa, situato presso un guado dello Stura, dipendente prima da Fruttuaria, poi da Ferrania. Soppresso da mons. Lauro nel 1573, i suoi beni passarono al Seminario di Mondovì (Ristorto 1977, pp. 107-118).
Assetto Insediativo
Luoghi Scomparsi
L’insediamento dei secoli XIII-XIV, dopo la distruzione del 1363, viene riedificato nello stesso luogo ad opera di Cuneo nel 1430.
Comunità, origine, funzionamento
Non si hanno notizie di un organismo politico comunitario anteriormente alla distruzione del villaggio ad opera di Cuneo nel 1363; dopo la rifondazione nel 1430, per alcuni anni un rappresentante degli uomini di Castelletto siede nel consiglio di Cuneo, che rappresenta a tutti gli effetti la comunità; un ordinato di Cuneo del 1469 cita per la prima volta un sindaco di Castelletto (Ristorto 1977, pp. 38-39).
Statuti
Noti solo per un ordinato del comune di Cuneo, che il 1 agosto 1470 li approva e dichiara che sono conservati presso un certo Vincenzo Zardoni [Ristorto 1977, p. 39]. Don Maurizio Ristorto riferisce di bandi campestri pubblicati il 1 febbraio 1586, ma non dice da dove tragga questa notizia; il Regolamento di polizia urbana e rurale viene approvato dal consiglio comunale il 1 maggio 1856 [Ristorto 1977, pp. 46, 129-136].
Catasti
Si ha notizia della formazione della mappa del territorio nel 1756 e nell’anno successivo, a detta di Viara, del catasto, con 224 registranti [Viara 1875, p. 77]. L’archivio comunale conserva solo una mappa di epoca francese e poco materiale di Otto-Novecento (matrici, liste e libro dei trasporti) [A.C.C.S., Ufficio Tecnico].
Ordinati
Non si sono conservati quelli anteriori alla seconda guerra mondiale, con l’eccezione degli anni 1933-1936. La serie comincia con il 1947 [A.C.C.S.]
Dipendenze nel Medioevo
La concessione accordata ai certosini di Pesio nel 1238 mostra che il villaggio era indubbiamente soggetto al controllo dei signori di Morozzo, ma la loro consistenza patrimoniale nella zona è assai difficilmente accertabile per carenza di fonti (Guglielmotti 1990, pp. 125-126). Ben presto, con l’ascesa dei comuni rivali di Mondovì e Cuneo e la perdita definitiva del castello eponimo, il consortile lascia che sia la villanova di Cuneo a controllare il villaggio, inserito stabilmente nel suo distretto.
Feudo
Castelletto viene infeudato il 1 ottobre 1619 ad Amedeo Ponte di Scarnafigi con titolo comitale, nonostante la ferma opposizione della città di Cuneo; nel 1661 passa a Francesco Bartolomeo Sandri-Trotti, marchese di Montanera, nipote ed erede per parte di madre del conte Amedeo Ponte. Egli nel 1668 lo vende a Giovanni Battista Lamberti, e a questa famiglia rimane fino alla conquista francese (Ristorto 1977, pp. 56-73).
Mutamenti di distrettuazione
L’inserimento di Castelletto Stura nell’ambito del distretto di Cuneo viene ribadito al momento della riorganizzazione dello Stato sabaudo, allorché il villaggio rientra nella provincia di Cuneo, pur facendo parte della diocesi di Mondovì.
Mutamenti Territoriali
Con R.D. del 25 giugno 1871, confermato con altro in data 11 aprile 1872 vengono attribuite al comune di Castelletto Stura le cascine Sant'Anselmo, Torre del Prete, Tetto Falchi, Coppo, Trebbio, Signoria, Forgione, Marsera, Ruschetto, Mulino di Tetti Pesio, facenti parte della frazione Spinetta Inferiore, già soggette a Cuneo. La decisione sancisce uno stato di fatto, in quanto da molto tempo,  per la vicinanza a Castelletto Stura (3 km.),  la popolazione della stessa ricorreva a questo comune per tutte le sue necessità. La nuova delineazione dei confini avviene il 27 giugno 1872 e la porzione di territorio ceduta da Cuneo misura 578 ettari, 50 are e 65 centiare (Viara 1875, pp. 88-90).
     La Regia prefettura della Provincia di Cuneo tra il 1927 e il 1928 propone  l’aggregazione di Castelletto Stura al comune di Cuneo (insieme con le frazioni Trucchi e Riforano di Morozzo, a Cervasca, Vignolo e lla frazione San Rocco di Bernezzo).
Comunanze
La perdita dell’archivio comunale non consente di capire il tipo e la consistenza dei beni comuni durante l’Antico Regime. L’indagine di epoca fascista fissa in poco più di due ettari i terreni sul greto dello Stura, utilizzabili come bosco e pascolo permanente della comunità: di essi viene accertato l’uso civico di pascolo ed estrazione di sabbia a favore della popolazione [C.U.C., Provincia di Cuneo, Castelletto Stura, cart. 49].
Liti Territoriali
Con Morozzo, sostenuto da Mondovì, nel 1453; con Montanera nel 1511 per la frazione Riforano (si stabilisce che essa sia in comune); con Cuneo nel 1761 [Ristorto 1977, pp. 37, 41, 73; vd. anche schede Cuneo, Mondovì, Montanera e Morozzo ].
Fonti
A.C.C.S. (Archivio Storico del Comune di Castelletto Stura)
A.C.C. (Archivio Storico del Comune di Cuneo).
Documenti, vol. 13 [1263-1490].
A.S.T. (Archivio di Stato di Torino).
A.S.T. (Archivio di Stato di Torino).A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche segrete, Borgonio B 5 Nero, Mazzo 1, v. immagine 2 ("CARTA / DEL / BURGOGNO"). Borgonio (Ingegnere) [Stagnon 1772] Carta corografica degli Stati di terraferma di S.M. il Re di Sardegna. Copie 2 una in fol. 17, compresa la tabella di riunione; colla divisione per governi e la seconda composta di fol. 16 colla divisione della Provincia ed un'altra copia in 4 fol. (Manca la copia composta di fogli 16). Sul verso: "Piemonte". L'originale seicentesco dal titolo "Carta generale de' Stati di Sua Altezza Reale" fu disegnato da Tommaso Borgonio ed inciso da Giovanni Maria Belgrano. Per l'edizione settecentesca qui conservata vennero aggiunti alcuni fogli raffiguranti i paesi di nuovo acquisto incisi da Stagnone su disegni di Castellino, Galletti e Boasso e vennero anche apportate alcune modifiche ai fogli disegnati dal Borgonio. Cfr. anche Carte Topografiche per A e B, PIEMONTE, n. 23 e Carte Topografiche Segrete, BORGONIO B 1 nero. (Data: [1772]) [Autore incisioni:(Giacomo Stagnon/ Stagnone)]. Vedi mappa.
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche serie III, Mondovì, Mazzo 6, Mondovì. Carta della diocesi, s.d.   Vedi mappa.
C.U.C. (Commissariato per la Liquidazione degli Usi Civici, Torino).
C.U.C., Provincia di Cuneo, Castelletto Stura, cart. 49.
Bibliografia
L. BERTANO, Storia di Cuneo. Medioevo (1198 – 1382), I-II, Cuneo 1898
L. BERRA, Riordinamento delle Diocesi di Mondovì, Saluzzo, Alba e Fossano ed erezione della Diocesi di Cuneo nel 1817, in “B.S.S.S.A.A. Cn”, 36 (1955), pp. 18-59
G. CASALIS, Dizionario geografico storico-statistico commerciale degli Stati di S.M il Re di Sardegna, IV, Torino 1837, pp. 166-167
R. COMBA, Due resoconti inediti della castellania di Cuneo (1388-1409), in “B.S.S.S.A.A. Cn”, 67 (1972), pp. 19-55
R. COMBA, Metamorfosi di un paesaggio rurale. Uomini e luoghi del Piemonte sud-occidentale fra X e XVI secolo, Torino 1983
G. CONTERNO, Pievi e chiese tra Tanaro e Stura nel 1388, in La diocesi di Mondovì: le ragioni di una storia. Miscellanea di Studi storici nel VI Centenario 1388 – 1988, Farigliano 1988, pp. 7-55
P. GUGLIELMOTTI, I signori di Morozzo nei secoli X – XIV: un percorso politico del Piemonte meridionale, Torino 1990 (B.S.S., 206)
M. RISTORTO,  Castelletto Stura. Storia civile e religiosa, Cuneo, 1977
A.M. VIARA, Notizie storico-statistiche sul comune di Castelletto Stura, Cuneo 1875
Descrizione Comune
Castelletto Stura

      Un villaggio fortemente condizionato dalle fasi di sviluppo e di arretramento del centro demico più vicino: così si potrebbe sintetizzare la vicenda che vede come protagonista Castelletto Stura.  E’ lecito supporre, dalla denominazione che assume fin dagli inizi del secolo XIII, che esso si giustifichi nell’ottica del controllo del guado dello Stura e del reticolo di vie che da questo si dipartono; il controllo signorile è certo nella prima metà del secolo, ma la presenza patrimoniale dei Morozzo sfugge a qualsiasi tentativo di precisarne i contorni.
  Con il Trecento emerge Cuneo, che in direzione dei due villaggi di Castelletto Stura e di Montanera vuole fondare le basi del suo distretto verso levante : la perdita di importanza di Morozzo suggerisce anche a Mondovì di attestarsi nella zona, e ne è una prova la contesa per le acque della bealera Vermenagna e i diritti di pascolo, che coinvolgono anche villaggi limitrofi, risolta il 21 luglio 1384: i rappresentanti dei due Comuni, convenuti a Bene Superiore (Beinette), stabiliscono che i territori di Castelletto e Montanera spettano a Cuneo fino a quello di Sant’Albano, ma Mondovì può, entro la Quaresima dell’anno seguente, far valere eventuali sue ragioni sui fini di Morozzo fino allo Stura; la stessa deve restituire le bestie prese a degli uomini della contea di Ventimiglia e della comunità di Limone venuti a pascolarle entro il territorio di Castelletto e Montanera (A.C. Cuneo, Documenti, vol. 13, 1263-1490). Questi due ultimi villaggi appaiono particolarmente deboli, senza un autonomo organismo politico, e non riescono ad evolvere in una presenza stabile e continuativa, che pure si giustificherebbe, data l’importanza strategica.
 E’ così che nel 1363, a seguito di una deliberazione del consiglio comunale di Cuneo essi vengono distrutti: è il momento centrale di un processo di arretramento di lunga durata che porta all’abbandono di altri insediamenti, travolti dalle complesse e contraddittorie vicende politiche e dalla crisi demografica (COMBA 1972, 32-33).  Il loro territorio, come si è visto, viene assorbito, non senza contrasti, in quello di più ampia pertinenza della “villanova” di Cuneo, che provvede a rifondare e a ripopolare Castelletto poco più di sessant’anni dopo la sua distruzione.  La nuova “villa” viene ad esserle più strettamente subordinata con una carta di franchigia che ricalca quella concessa a Montanera due anni prima (1430).
  Quattordici capi di casa, provenienti quasi tutti da Priola, nel marchesato di Ceva, chiedono di essere accolti come abitanti di Castelletto: ognuno di loro riceve un sedime entro il ricetto, cinquanta giornate di terra aratoria e dieci giornate di prato, un airale, esterno al ricetto, un orto e un canapale, tutto secondo sorti già stabilite in precedenza.  Saranno in comune forno, mulino, paratoio, battitoio, “resia” e ogni altro “artificium” che vorranno costruire, così come la forza motrice assicurata dall’acqua delle bealere.  Il comune di Cuneo dal canto suo si impegna a costruire la torre di difesa, che deve essere alta circa 10 metri, la porta della “villa” con un rivellino davanti ad essa, entrambi in muratura, il ponte levatoio munito di catena di ferro; l’esenzione da qualsiasi taglia o fodro è fissata in dieci anni.
   Il nuovo insediamento sembra avere un inizio più difficoltoso rispetto a Montanera, oltre ad essere numericamente inferiore (25 fuochi contro 38): quasi subito si è riunito il consiglio degli uomini di Montanera, che ha eletto i suoi primi due sindaci; questo non avviene nel caso di Castelletto, il cui popolamento sembra avere un carattere più spontaneo.  Infatti sono i rappresentanti dei capifamiglia (“capita hospitii” secondo le parole del documento) che chiedono, di fronte al consiglio di Cuneo, di andare aabitare il luogo di Castelletto, perché è giunta loro notizia che chiunque si voglia trasferire lì godrà di un trattamento di favore, mentre per Montanera è la comunità di Cuneo che vuole che questa “villa” torni ad essere abitata.
   Un’altra differenza importante è riscontrabile dai luoghi di provenienza degli uomini: per Castelletto è un nucleo piccolo, ma compatto, originario di Priola, per Montanera il marchesato di Ceva è sì soggetto di emigrazione, ma su più località, soprattutto Garessio, ma anche Ormea, la stessa Priola, Lisio, Mombasiglio, con altre presenze dal Monregalese, dal Cuneese e dalla Valle Maira (Privilegii, prerogative, immunità, concessioni et patti di diverse sorti concessi dalli serenissimi duchi di Savoia alla cit tà di Cuneo et suo mandamento et insieme altre conventioni tra detta città et terre circonvicine, Torino 1590, pp. 51-57).
   Nella divisione in 25 parti dei beni del comune di Cuneo (una per ogni fuoco) si parla già di “fini” di Castelletto, non sappiamo se si intendessero gli stessi di pertinenza del primo insediamento, distrutto nel 1363.  Il territorio acquista lentamente una propria visibilità, ancora una volta, ma non solo, in ragione della presenza del guado dello Stura; sorgono infatti tutta una serie di torri accanto ad importanti insediamenti sparsi che mettono a frutto le risorse agricole: la torre dei Riba vicino a quella che sarà la cascina Bottero a Riforano, la Torrazza sulla via Monea, la Torre Rossa verso Montanera, due torri non lontano da S. Anselmo della Nocegrossa.  Il loro uso è essenzialmente difensivo; possono servire da rifugio ma svolgono anche la funzione disegnalare il pericolo, bruciando sulla loro sommità paglia umida di giorno e paglia secca di notte (RISTORTO 1977, 33-34).
   Gli eventi del secondo Quattrocento chiariscono che la rifondazione della “villa” diCastelletto deve essere vista in un’ottica quasi esclusivamente di difesa; la sua presenza, e quella di Montanera, assicurano a Cuneo un congruo spazio di attesa nel caso di attacchi nemici da levante: nel 1499 la notizia che bande di armati provenienti dalla Francia hanno ucciso dodici persone a Fossano induce Cuneo a rafforzare  la propria sicurezza imponendo a Castelletto e a Montanera l’armamento forzato di 50-60 uomini (RISTORTO 1977, 39-40).
   Nel secolo successivo la comunità tenta di acquisire una più precisa fisionomia, anche se l’appartenenza al distretto di Cuneo non è in discussione: i carichi impositivi per le spese delle fortificazioni diventano sempre più pesanti e Castelletto si rifiuta di pagare; la città allora ottiene, nel 1549, di poterla incorporare nel suo territorio, in modo che si faccia un solo catasto e una sola registrazione dei beni.  L’assorbimento di fatto non avviene, e nel 1586 la comunità si dota di propri bandi campestri (RISTORTO 1977, 41-46).  Nel Seicento la sua sorte non è diversa da quella delle altre comunità piemontesi: le esigenze di bilancio e la volontà di intaccare i particolarismi locali
inducono Carlo Emanuele I ad infeudare il villaggio ai Ponte di Scarnafigi; con i Lamberti nel 1676 esso ritorna all’antica denominazione di Castelletto Stura.  I consigli dei due comuni si affannano a trattare l’unione del loro registro, ma la condizione imprescindibile è la disinfeudazione, che non avviene: così l’accordo dell’11 dicembre 1635 rimane inefficace (VIARA 1875, 73-77).  Particolarmente per il XVII-XVIII secolo risulta grave la perdita completa dell’archivio comunale, che il libro del Viara non aveva certo scandagliato a fondo: sono così andati perduti, tra gli altri, tutti gli atti relativi alla misurazione e alla delimitazione del territorio comunale degli anni 1756-1757 (VIARA 1875, 77).
   Nel 1871 il consistente incremento nella estensione del comune è legato al mancato evolversi della frazione Spinetta in comunità autonoma: tutta la parte più prossima aCastelletto Stura (oltre 578 ettari), detta Spinetta inferiore, viene ceduta da Cuneo aquest’ultimo; il confine viene fissato in prossimità della cascina Bottasso (RISTORTO 1977, 85).