Biandrate

AutoriLeggero, Roberto
Anno Compilazione1998
Anno RevisioneVERSIONE PROVVISORIA
Provincia
Novara
Area storica
Biandrina, contado di Novara.
Abitanti
1184 (CSI Piemonte).
Estensione
1268 ha (CSI Piemonte).
Confini
A nord Vicolungo, a est San Pietro Mosezzo, a sud-est Casalbeltrame, a sud-ovest San Nazzaro Sesia, a ovest Recetto.
Frazioni
Biandrate. Vedi mappa.
Toponimo storico
Secondo il Dizionario di Toponomastica «Blanderade» (943, Le carte dello archivio capitolare di Santa Maria, doc. 48, p. 69) deriverebbe dal nome proprio di origine celtica «Blandiro» a cui aggancia il suffisso -ate di origine gallica. Da ciò «Blandiratem» e poi «Blanderade» (Dizionario di Toponomastica 1990, p. 77).
Diocesi
Non si evidenziano mutazioni per quanto riguarda la diocesi, che rimane, dal medioevo a tutt'oggi, quella di Vercelli.
Pieve
Presso Biandrate era identificabile la pieve di Santa Maria (Ferraris 1984).
Altre Presenze Ecclesiastiche
L'antica canonica di San Colombano apparteneva agli insediamenti dipendenti dal monastero di Bobbio (a.1100: Andenna 2007, p.237). Due sono le presenze significative nella zona. La prima è quella dell'abbazia di San Nazzaro di Biandrate (ora Sannazzaro Sesia): tale abbazia, della quale erano advocati i conti di Biandrate, si distaccherà dal territorio di questo comune dopo la distruzione di Biandrate del 1168 (Deambrogio 1982, p. 26 e nota 29). La seconda presenza interessante è quella dell'Ospedale Maggiore della Carità di Novara a cui spettava il feudo di Marangana fin dalla donazione di Alberto Bruxardo del 1225. Trasformata in feudo nel 1484 e donata da Niccolo Morbio (che lo aveva ottenuto da Gian Galeazzo Visconti) all'Ospedale - privilegio che venne riconfermato nel 1796 da Carlo Emanuele III - Marangana divenne parte del comune di Biandrate in epoca napoleonica, mentre l'Ospedale continuò a conservare le sue proprietà sino ai primi decenni di questo secolo (Pastorino 1986).
Luoghi Scomparsi
«Vico Casaletani» (Andenna 1982, p. 164); «Zuxiana» (Deambrogio 1982, p. 19).
Comunità, origine, funzionamento
Sappiamo che già dal X secolo è presente nei pressi della chiesa pievana di Santa Maria un nucleo abitativo, la cui composizione sociale è già molto articolata, comprendendo da un lato milites proprietari terrieri e dall'altra liberi homines e piccoli proprietari terrieri. Nel 1093 vengono stabiliti dei patti precisi tra i conti stessi - che nel 1029 avevano costruito un castrum in Biandrate - i milites e i rustici del luogo. A fronte del giuramento che li impegna a difendere la famiglia comitale contro i propri nemici, i milites ottengono beneficia (ereditali, con l'obbligo di costruire case sui terreni concessi) e precise garanzie circa i limiti della giurisdizione comitale sugli homines di Biandrate. Accanto ai conti, che erano titolari dell'attività di giudizio per i delitti più gravi, avrebbero operato dodici consoli eletti dalla comunità. I conti di Biandrate stringevano patti anche con i rustici, per i quali valevano gli impegni assunti dai conti in materia di amministrazione della giustizia; contemporaneamente venivano stabilite, senza aggravio rispetto al passato, i termini dei servizi che i rustici dovevano ai conti stessi. Andenna sottolinea come, in relazione alla situazione ora descritta, Cognasso abbia potuto parlare di «una charta libertatis» ovvero di una carta di fondazione del castrum: «non ci sentiamo di condividere tali ipotesi [scrive Andenna] giacché il castello era da lungo tempo funzionante. Si è di fronte ad un semplice brevis recordacionis che serve a dare assetto stabile ad una organizzazione militare in un momento particolarmente delicato della storia della famiglia comitale dei Pombia» (Andenna 1982, pp. 164-165; Cognasso 1971, p. 132). Nondimeno non è possibile non rimarcare la grande intelligenza politica sottesa all'operazione che, se da un lato metteva al sicuro la potenza della famiglia comitale, dall'altro permetteva lo sviluppo di una comunità coesa ed eccezionalmente consapevole di sé.
Statuti
Statuto comunale 2004. Vedi testo.
Catasti
Catasto teresiano (1723-1725) [A.S.T., Sezioni Riunite, Catasti, Catasto teresiano, Allegato A. Mappe catastali teresiane, Circondario di Novara, Mandamento di Biandrate, Biandrate, Mazzo 135, Mappa del Borgo di Biandrate, Contado di Novara, misurato dal geometra Francesco Ludovico Koch in occasione della misura generale del novo censimento dell' Stato di Milano. Principiata li 13 febraro, e terminata li 21 aprile 1723 con l'asistenza di Giovanni Scienza, Antonio Ragno, Carlo Alavo, e Bartolameo Rosso. Coppiata dal Geometra Cassarini e Marco Croppi in fogli 22. Anno 1725. Vedi mappa 1.Vedi mappa 2. Vedi mappa 3. Vedi mappa 4. Vedi mappa 5. Vedi mappa 6. Vedi mappa 7. Vedi mappa 8. Vedi mappa 9. Vedi mappa 10.Vedi mappa 11.Vedi mappa 12. Vedi mappa 14.Vedi mappa 15.Vedi mappa 16.Vedi mappa 17.Vedi mappa 18.Vedi mappa 19.Vedi mappa 20. Vedi mappa 21. Vedi mappa 22.].
     Catasto Rabbini (1866-67) [A.S.T., Sezioni Riunite, Catasti, Catasto Rabbini, Circondario di Novara, Mappe, Biandrate, Mazzo 19, Fogli I-VI, mappa originale del Comune di Biandrate (Data: 1867-1868). Vedi mappa 1. Vedi mappa 2. Vedi mappa 3. Vedi mappa 4. Vedi mappa 5. Vedi mappa 6.].
Dipendenze nel Medioevo
Biandrate dipendeva, nel medioevo, dai conti di Pombia, che si trasferirono a Biandrate negli ultimi anni dell'XI secolo. Qui avevano infatti acquistato (o riacquistato dopo averle cedute per non farsele espropriare, come suggerisce Cognasso 1971, p. 119) una grande quantità di beni, stringendo con i milites ed i rustici del vicus di Biandrate una serie di accordi all'interno dei quali venivano riconosciute le proprietà allodiali dei primi e ad essi venivano date in beneficium nuove terre (Andenna 1982, pp. 164-165, Cognasso 1971, p. 132). La particolare posizione dell'insediamento e la presenza di una famiglia comitale assai dinamica e legata all'imperatore, condussero a una alleanza tra Novara e Vercelli volta sia a distruggere Biandrate come sede di una potenza ostile sia a spartirsene le spoglie, cosa che avvenne con la distruzione dell'insediamento nel 1168. La resistenza della popolazione locale - tra l'altro precocemente dotata di statuti - ad abbandonare Biandrate, nonostante le ingiunzioni novaresi e vercellesi portò a un patto tra i milites bianchitesi che, nel 1216, giurarono di difendersi reciprocamente e di ricostituire una comunità. Nel 1259, diminuita la potenza dei conti con la morte di Federico II, Biandrate, che fino ad allora era stata posseduta come bene indiviso, fu spartita tra Novara e Vercelli dando vita a un comune tripartito formato da due borghi nei quali abitavano homines dell'una e dell'altra città e da Biandrate nel mezzo (Andenna 1982, pp. 164 sgg.).
Feudo
Nel 1404 Biandrate viene infeudata dal marchese Teodoro del Monferrato ai conti di San Giorgio suoi vassalli ed eredi dei Biandrate (Andenna 1982, p. 172). Nel 1405 Facino Cane conquistò Biandrate che gli venne riconosciuto come feudo da Filippo Maria Visconti conte di Pavia. Nel 1412 Filippo Maria passò il feudo al fratello di Facino Cane, Filippo, che nel 1424, essendo senza eredi, lo consegnò ad Angelo della Pergola, capitano degli eserciti del duca. Per un breve periodo, dopo la morte del duca, la comunità di Biandrate rimase libera da obblighi feudali, avendo ceduto a Francesco Sforza soltanto le fortificazioni e stretto patti in base ai quali Biandrate non poteva più essere ceduta come feudo. Tuttavia a metà degli anni Cinquanta del XV secolo Biandrate passò sotto la signoria di Elisa Sforza degli Attendoli, nelle cui mani rimase sino al 1476. Alla morte di questa divenne signore di Biandrate Ludovico il Moro, che con alterne vicende la resse sino al 1496, quando il feudo fu ceduto a Leonetto di San Severino conte di Caiazzo, cugino del Moro, che lo lasciò al figlio Roberto cui successe Giovanni Francesco. Quando Carlo V conquistò la Lombardia, la signoria dei San Severino venne meno (1532) e Biandrate, dopo un periodo di libertà da feudatari diretti, passò sotto il dominio di Filippo e Manfredo Tornielli (1537-1584). Morto senza eredi Manfredo Tornielli, Filippo III di Spagna infeudò Biandrate a Giovanni Alonso de Idiaquez (uno dei due pretendenti al feudo, l'altro era il conte Filiberto di Gattinara), marchese di San Damiano (1599) e poi al figlio Giovanni Emanuele. Nel 1676 Francesco Idiaquez Muxica y Buytron alienò il feudo a Gerardo da Silva con il titolo di conte della Biandrina (Andenna 1982, pp. 172 sgg.). Sino alla fine del XVIII secolo, quando si giunge all'abolizione dei titoli feudali, i da Silva rimasero signori di Biandrate anche se con un ruolo sempre meno significativo all'interno della comunità. Infatti «i Biandratesi dovevano al conte Silva un "riconoscimento" di 285 lire, quasi completamente bilanciato dalla retrocessione che il feudatario pagava al Comune per poter riscuotere i dazi; dunque finanziariamente, i Biandratesi neppure si accorgevano di avere un feudatario» (Morreale 1986, p. 28). La transazione tra il «signor conte Ercole Silva feudatario di comunità di Biandrate, Casalbeltrame e Vicoloungo componenti il contado della Biandrina» e le suddette comunità viene testimoniato da un documento del 30 gennaio 1781 (AC Biandrate, cartella Appalti ed Affitti-Varie epoche n. 21).
Mutamenti di distrettuazione
Storicamente contesa tra Novara e Vercelli, nel XVIII secolo Biandrate apparteneva al contado di Novara, essendo terra vocale (cosiddetta per il diritto ad avere «voce» nell'assemblea della Congregazione ordinaria del contado) e capoluogo di una delle sei squadre del contado (Cognasso 1971, p. 426).
        Con il passaggio del Novarese sotto lo Stato sabaudo nel 1748, la comunità venne inquadrata nella provincia di Novara; quindi, all'inizio del XIX secolo, con la formazione del Regno d'Italia e la conseguente riorganizzazione delle circoscrizioni amministrative, Biandrate si trovò inserita nel Dipartimento dell'Agogna. Nel 1801 quest'ultimo venne suddiviso in cinque distretti e Biandrate venne inquadrata nel cantone IV del distretto di Novara (Cognasso 1971, p. 493). Secondo la mappa pubblicata da Morreale (Morreale 1986, p. 29) i limiti territoriali del cantone - che risultava uno dei più piccoli del distretto - erano rappresentati a nord da Carpignano, a sud da Casalvolone e Villata, a ovest dalla Sesia (che era confine di Stato) e a ovest dagli abitati di Motta, Marangana, Zottico, Ristolfa e Castellazzo.
       Con il ritorno del Novarese sotto i Savoia le partizioni individuate in età napoleonica vennero abbandonate e Biandrate - ora posta a capo di un mandamento raggruppante diverse altre comunità - si trovò nuovamente sottoposta alla Provincia di Novara. Nel 1837 il mandamento di Biandrate venne invece aggregato alla provincia di Vercelli (ASNo, Intendenza generale-Affari speciali dei comuni, busta 237). Nel 1840 il mandamento comprendeva i comuni di Marangana, Casalbeltrame, Fisrengo, Recetto, Vicolungo, Gargarengo, Motta Visconti, Ristolfa (ASNo, Intendenza generale-Affari generali [sec. XIX], busta 71, fascicolo 10), mentre a fine secolo questi paiono essersi ridotti a quattro: Biandrate stessa, Casalbeltrame, Recetto e Vicolungo (Strafforello 1891, p. 32). L'aggregazione alla provincia di Vercelli ebbe breve durata e nel 1847 il mandamento fu nuovamente sottoposto al capoluogo provinciale novarese, dal quale il comune di Biandrate rimase invariabilmente dipendente fino ad oggi.
Mutamenti Territoriali
La storia di Biandrate così tormentata e complessa si riflette anche sul territorio sottoposto ad essa, che va dilatandosi e restringendosi a seconda delle alterne fortune del comune. Scrive Deambrogio che «i confini del poderium o distretto di Biandrate prima della sua distruzione [1168] [...] coincidevano [...] con quelli del suo piviere» (Deambrogio 1982, p. 14) e cioè esso comprendeva le località di Vicolungo, Casaleggio, Gargarengo Casalbeltrame, San Nazzaro e Recetto. Dopo il 1242 troviamo una situazione assai diversa perché il territorio di Biandrate è stato smembrato e inglobato nei territori dei comuni di Novara e Vercelli: esso corrisponde ora ai soli abitati di Vicolungo, Casalbeltrame, Recetto e Zuxiana (località scomparsa inglobata da Vicolungo). Landiona si sarebbe staccata dal territorio di Biandrate all'inizio del secolo XIII, in seguito alla fondazione di un borgonuovo da parte di Novara (Mandello) che avrebbe eroso il territorio di Landiona e poi l'avrebbe assorbito pur senza spopolarlo. Assai prima del XIII secolo, invece, e cioè negli anni successivi la distruzione di Biandrate stessa, San Nazzaro si avviava a diventare una signoria ecclesiastica (Deambrogio 1982, p. 26).
     È assai difficile ricostruire esaustivamente le mutazioni cui andò soggetto nel corso dei secoli il territorio di quello che diventerà il feudo di Biandrate, tuttavia non è forse azzardato affermare che non vi saranno grosse mutazioni rispetto alla fase terminale che abbiamo descritto. Morreale infatti ricorda che la Biandrina costituiva nel 1550 una delle più importanti «unità locali» del novarese, con i suoi 4000 abitanti dispersi nei «tre villaggi del feudo, Biandrate, Vicolungo e Casalbeltrame».
     In epoca napoleonica a Biandrate vena aggregata Marangana, l'antica cascina di proprietà dell'Ospedale della Carità di Novara che era stata istituita in feudo nel XV secolo ed era poi, sempre sotto il controllo dell'Ospedale, divenuta comune (Pastorino parla esplicitamente di finzione giuridica: Pastorino 1986, p. 54). Inoltre confluiranno nel comune di Biandrate Casalbeltrame e Zottico (Morreale 1986, p. 30). Per parte sua, il sindaco di Biandrate aveva risposto alle interrogazioni del Prefetto del dipartimento dell'Agogna che gli chiedeva informazioni su possibili aggregazioni (7 novembre 1807, ASNo, Prefettura del Dipartimento dell'Agogna, busta 553):
gli antichi rapporti esistenti tra questo comune e li vicini comuni di Vicolungo e di Casalbeltrame, formanti già un solo Contado [la Biandrina] e tra li comuni di Gargarengo, Zottico, Marangana, Ristolfo per l'addietro amministrati dal comune di Biandrate sembra dimostrare conveniente e reciprocamente utile l'aggregazione di tutti li medesimi a questo ai quali unendosi li comuni di Casaleggio e di Mosezzo che da soli non possono avere né commoda né utile sussistenza [...] renderebbe la loro aggregazione con questo più aggiata [sic] e proficua.
Del 1829 è invece il documento che ci informa sull'estensione del territorio pur senza darci indicazioni supplementari utili a tracciarne i confini: esso superava di poco, a tale data, i 1199 ettari [18 giugno 1829 Stato di divisione dei distretti forestali, A.S.N., Intendenza generale-Affari generali, busta 56].
     A fine Ottocento vennero avviate pratiche per il distacco da Biandrate della frazione di Marangana e il suo passaggio al comune di S. Pietro Mosezzo, senza però che la richiesta desse esito concreto (ASNo, Provincia, faldone 182, fasc. 6).
     In epoca assai più recente, con il decreto n. 729 del 28 marzo 1928 avrà luogo una rettifica dei confini comunali del territorio di Biandrate nei confronti dei comuni contermini di Recetto, San Nazzaro Sesia e San Pietro Mosezzo [A.S.N., Coll. P9].
Comunanze
Le lacune della documentazione non consentono di valutare la consistenza e la destinazione d'uso dei beni comuni fino al periodo napoleonico e alla Restaurazione, quando sono documentate diverse alienazioni. Si pone infatti nel 1814 l'esecuzione di una rilevante vendita di beni comunali «costituiti da 503 pertiche di terra, della metà del mulino [...] e dal forno del pane [...] vennero vendute 477 pertiche di terra riservando le restanti 26 al pascolo comune» (Morreale 1986, pp. 30-31). Il comune non ricavò nulla da tale vendita in quanto il ricavato finì nel Monte Napoleone che venne poi incamerato dal governo austriaco.
     Pochi anni dopo, nel 1821, l'ammontare dei beni comuni di Biandrate ascende appena a poco più di 34 ha (CLUC, Biandrate). Di questi una parte era costituita da boschi, che in una ricognizione del 1834 risultano situati al Veggione, al Cantonale, alla strada Canella, alla Mirabella ed al Baraggione (ASNo, Intendenza generale-affari speciali dei Comuni, busta 237, fasc. 5 boschi e selve [1818-1855]). Si segnala inoltre nel 1837 una disputa tra alcuni proprietari e il comune stesso circa l'opportunità di sopprimere gli usi comuni di pascolo sui terreni privati, che incontrano l'ostilità dei proprietari delle grandi aziende risicole il cui modello di gestione capitalistico mal sopporta tali vincoli. La lite, assai interessante nel suo svolgersi, trova un arbitro esterno nell'Intendente di Vercelli, il quale raccomanda di mantenere gli usi comuni (vari documenti in ASNo, Intendenza generale-affari speciali dei Comuni, busta 237, fasc. 4 Amministrazione dei beni [1816-1849]). Al giugno del 1839 risale invece il «convocato [...] del Consiglio [comunale] portante proposizione di stabilire i gerbidi comunali da conservarsi ad uso del popolo delle Bovine, dei Maiali e delle Oche e di alienare i rimanenti per erogarne il ricavo nell'esecuzione di opere di pubblica utilità e nell'estinzione di debiti portanti interessi passivi» (ASNo, Intendenza generale-affari speciali dei Comuni, busta 237, fasc. 5 boschi e selve [1818-1855]). Come si vede se gli usi comuni vengono conservati e i terreni comunali per il pascolo non vengono totalmente alienati, è tuttavia evidente che è ormai in atto una progressiva erosione dei beni e degli usi civici (Morreale 1986, p. 31).
     Nel 1935 la consistenza dei beni comunali si era ormai ridotta a 8 ha circa; sono inoltre in corso in quell'anno quattro pratiche di vendita di beni comunali alla società autostrade Torino-Milano. Il comune risulta proprietario solamente di alcuni piccoli appezzamenti di terreno a risaia o seminativo concessi in affitto a privati, di un terreno adibito a poligono di tiro e di un certo numero di piccoli appezzamenti costituiti da rive e scarpate di canali e strade pubbliche da ritenersi di uso pubblico. Sull'insieme di tali terreni non esistono usi comuni con le comunità vicine né tra i privati del comune [C.U.C., Biandrate].
Liti Territoriali
Non vi sono attestazioni particolari.
Fonti
A.C.B. (Archivio Storico del Comune di Biandrate).
     L'Archivio comunale di Biandrate si presenta inventariato e consta apparentemente di 167 cartelle per la serie più antica. Una parte di esso è stata trasportata all'Archivio di Stato di Novara, ove si trova copia dell'Inventario. Molte cartelle mancano di numero sul dorso e si presentano in cattivo stato. Notevole la serie settecentesca dei libri delle taglie, non inventariati ma ordinati. Oltre ad essa si segnalano:
A.C.B., cartella Appalti ed Affitti-Varie epoche, n. 21 fasc. Allegato 12, Transazione); 1662, Libro de Reparti dell'Allogg[iamen]ti;
A.C.B.,Comunità di Biandrate-Archivio-Cartella n. 1 Atti ossia Ordinati del consiglio tanto ordinario che raddoppiato, 1814-1823;
A.C.B.,Comunità di Biandrate-Archivio-Cartella n. 2 Ordinati del consiglio tanto ordinario quanto raddoppiato, 1829-1840;
A.C.B.,Comunità di Biandrate-Archivio-Cartella n. 4 Atti originali del Municipio-Atti consiliari, 1855-1860;
A.C.B.,Comunità di Biandrate-Archivio-Estimo Censo Catasto Beni, Trasporti.
A.S.N.  (Archivio di Stato di Novara).
A.S.N., Prefettura del Dipartimento dell' Agogna, busta 553;
IA.S.N.,ntendenza generale-Affari generali (sec. XIX), buste 22, 71 (7la, 71b), 76, 94(94bis), 191, 193, 195;
A.S.N.,Intendenza generale-affari speciali dei Comuni, buste 237, 240;
A.S.N.,DIS. XVI/12 n. 945, Biandrate terreni appartenenti alla comunità-disputa con San Nazzaro;
A.S.N.,DIS. B. XLHI/20, Mappa di Zottico, squadra di Biandrate, contado di Novara; DIS. B XLffl/21 Biandrate, mappa;
A.S.N.,DIS. R.XXVI/20 Biandrate progetto di sistemazione dei confini; Coll. P9 Biandrate progetto di sistemazione dei confini;
A.S.N.,INS. NO. 1872/23°/70 Biandrate, terreno comunale al Castello di Borgovecchio;
A.S.N.,TR, V vol. 20/ 25.8.1828 n. 946 tipo figurativo di una porzione della linea di confine tra il territorio di Biandrate e quello di Ricetto; Provincia, faldone 182, fasc. 6.
A.S.T. (Archivio di Stato di Torino).
Corte, Città e Provincia di Novara, Mazzo 2 Biandrate, fascc. 1-6.
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche per A e per B, Novarese, Mazzo 2, "CARTA TOPOGRFICA / DELL'ALTO NOVARESE / DELLA VALLE DI SESIA / E DELLA / RIVIERA / D'ORTA". Carta Topografica dell'Alto Novarese, della Valle di Sesia e della Riviera d'Orta; sulla scala di 1/95040: senza data e senza signatura. (Note: Sul verso: "Turin [...] 5 Mai 1808"). Vedi mappa.
A.S.T., Sezioni Riunite, Catasti, Catasto teresiano, Allegato A. Mappe catastali teresiane, Circondario di Novara, Mandamento di Biandrate, Biandrate, Mazzo 135, Mappa del Borgo di Biandrate, Contado di Novara, misurato dal geometra Francesco Ludovico Koch in occasione della misura generale del novo censimento dell' Stato di Milano. Principiata li 13 febraro, e terminata li 21 aprile 1723 con l'asistenza di Giovanni Scienza, Antonio Ragno, Carlo Alavo, e Bartolameo Rosso. Coppiata dal Geometra Cassarini e Marco Croppi in fogli 22. Anno 1725. Vedi mappa 1.Vedi mappa 2. Vedi mappa 3. Vedi mappa 4. Vedi mappa 5. Vedi mappa 6. Vedi mappa 7. Vedi mappa 8. Vedi mappa 9. Vedi mappa 10.Vedi mappa 11.Vedi mappa 12. Vedi mappa 14.Vedi mappa 15.Vedi mappa 16.Vedi mappa 17.Vedi mappa 18.Vedi mappa 19.Vedi mappa 20. Vedi mappa 21. Vedi mappa 22.
A.S.T., Sezioni Riunite, Catasti , Catasto Rabbini, Circondario di Novara, Mappe, Biandrate, Mazzo 19, Fogli I-VI, mappa originale del Comune di Biandrate (Data: 1867-1868). Vedi mappa 1. Vedi mappa 2. Vedi mappa 3. Vedi mappa 4. Vedi mappa 5. Vedi mappa 6.
Bibliografia

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Andenna C., Mortariensis   Ecclesia:   Una   congregazione   di   canonici   regolari   in   Italia   settentrionale   tra   XI   e   XII   secolo, Monaco 2007.

Biandrate in età moderna. Ricerche d'archivio, Biandrate 1986.

Le carte dello archivio capitolare di Santa Maria di Novara, a cura di F. Gabotto, A. Lizier, A. Leone, G B. Morando, O. Scarzello, Pinerolo 1913 (BSSS 78). Cognasso G., Storia di Novara, Novara 1971.

Deambrogio G., Una terra dell'antica circoscrizione di Biandrate medioevale, in «Bollettino storico per la Provincia di Novara», 58 (1967).

Deambrogio G., Il territorio di Biandrate nel secolo XIII, Biandrate 1982. Dizionario di Toponomastica, Torino 1990.

G. Ferraris, La pieve di S. Maria di Biandrate, Vercelli 1984.

Morreale G., Biandrate e la Biandrina tra Settecento ed età napoleonica, in Biandrate in età moderna. Ricerche d'archivio, Biandrate 1986, pp. 21-31.

Pastorino G., La Marangana. Alcuni appunti, in Biandrate in età moderna. Ricerche d'archivio, Biandrate 1986.

Strafforello G., Provincia di Novara, Torino 1891.

Descrizione Comune

Biandrate

     Nell'esaminare le vicende di Biandrate è veramente sorprendente scoprire come la presenza insediativa in quel luogo sia sostenuta dall'autocoscienza di una comunità che sfida le pressioni, i divieti e le distruzioni messe in atto dai potenti comuni vicini contro le sue strutture insediative. Sembra possibile affermare che tale consapevolezza derivi innanzitutto dallo status giuridico dei primi abitatori di Biandrate e fu successivamente rinforzata dai patti stabiliti con i conti di Pombia. L'accorta politica di questi ultimi, che aveva senza dubbio come scopo quello di ottenere una situazione di stabilità politica nella località da essi scelta come sede familiare, generò, attraverso il riconoscimento che i conti operavano nei confronti della comunità, una precoce individuazione della comunità stessa come portatrice di una individualità riconoscibile. I numerosi rifiuti ad adempiere alle ingiunzioni dei comuni di Novara e Vercelli, i quali richiedevano agli abitanti di abbandonare Biandrate ormai distrutta e di acquistare casa in città, non ottengono i risultati previsti, anzi determinano la nascita di una lega tra i capifamiglia di Biandrate, i quali giurano di sostenersi gli uni con gli altri e di non abbandonare i propri intenti di ricostruzione.
     L'insistenza dell'azione delle due città, tuttavia era troppo forte perché ci si potesse opporre ad essa sul lungo periodo; né, del resto, si poteva pensare che Vercelli e Novara rinunciassero l'una a tentare di mantenere il controllo su quella testa di ponte in territorio novarese che Biandrate rappresentava, e l'altra a contrastare tale manovra e contemporaneamente a impedire la crescita, sul proprio territorio, di un insediamento che aveva le potenzialità per svilupparsi demicamente ed economicamente in concorrenza con Novara stessa (Morreale 1986). Tuttavia, la ricostruzione di Biandrate fu portata a termine. E anche se per ricostruirla c'erano voluti quasi cento anni si trattava pur sempre di un successo innegabile per la comunità. Una delle ulteriori conseguenze di tale situazione, che Andenna rimarca, fu l'acquisizione, da parte dei Biandratesi, di una seconda "cittadinanza" che non sopprimeva la prima ma le dava una nuova forma. Infatti quando nel 1242 il ricostituito ente giurò fedeltà ai conti, escluse la possibilità di combattere contro alleati di Novara o Vercelli. I milites di Biandrate riconoscevano dunque che in quel luogo convergevano di fatto quattro istituzioni, il comune di Novara, quello di Vercelli, quello di Biandrate e l'autorità dei conti. Anche questi ultimi, tra l'altro, dimostrarono una caparbietà secolare nel tentare di ottenere il controllo della zona, caparbietà che si esprime ancora nel XV secolo quando i San Giorgio, eredi dei Biandrate, riuscirono finalmente - anche se per poco - a ottenerne il feudo.
     Una grande occasione per soddisfare le proprie potenzialità - sottolinea Morreale - si presenta per Biandrate all'atto della sua costituzione a capoluogo del cantone omonimo in età napoleonica. La penetrazione sempre più efficace della coltura del riso a partire dal XVII secolo e l'allargamento dei possessi di privati novaresi nel territorio di Biandrate, infatti, avevano operato come strumenti occulti attraverso i quali Novara controllava la comunità. La creazione del cantone, invece, metteva Biandrate a capo di un territorio «completamente omogeneo ed alla portata delle possibilità di controllo di un piccolo centro come Biandrate» (Morreale 1986, p. 30). Tuttavia, l'esiguità stessa del territorio cantonale e la sua infelice collocazione rispetto alle maggiori direttrici di transito inibirono di fatto le possibilità per il cantone e il suo capoluogo di divenire un'entità territoriale solida e prospera. E l'effimera esperienza napoleonica non sembra costituire - come in altri casi - il precedente per successive e più durature aggregazioni.