Cigliè

AutoriMorandini, Cesare
Anno Compilazione1996
Anno RevisioneVersione provvisoria
Provincia
Cuneo.
Area storica
Monregalese.
Abitanti
197 (ISTAT 1991); 215 (SITA 1996).
Estensione
kmq 5,97 (ISTAT 1991; SITA 1996).
Confini
A nord Clavesana, a est Rocca Cigliè, a sud Niella Tanaro, a ovest Mondovì e Bastia Mondovì.
Frazioni
Centri abitati: Cigliè; nuclei: Ciri, Merluzzi, Preose (ISTAT 1991). Vedi mappa.
Toponimo storico
Forse «Cigliero», «Cigliaro» [Casalis 1840, vol. VI, p. 216].
Diocesi
Nella diocesi di Asti fino al 1388, quando viene assegnata a quella di Mondovì; di fatto però il passaggio avverrà solo nel 1768, con bolla di Clemente XIII del 9 settembre 1768 (Conterno 1989, p. 10).
Pieve
In un diploma di Enrico III del 1041 è menzionata la chiesa di San Pietro di Cigliè, come dipendente dalla pieve di S. Maria di Carassone nella diocesi di Asti (Conterno 1989, p. 23); stessa indicazione dal Registrum ecclesiarum diocesis astensis del vescovo Arnaldo di Roseto del 1345 (Conterno 1989).
Altre Presenze Ecclesiastiche
La chiesa parrocchiale, citata in un diploma del 1041, è dedicata ai santi Pietro e Paolo. Dipendeva da Santa Maria di Carassone  ma ottenne l'autonomia nel 1583, quando  ebbe la sua attuale titolatura.
Assetto Insediativo
Luoghi Scomparsi
Il comune di Cigliè viene soppresso con R.D. del 4 dicembre 1929 ed annesso a Roccacigliè; con D.L.P. n. 699 del 31 ottobre 1946 è ricostituito con la stessa superficie territoriale (597 ha) che aveva prima della soppressione (ISTAT 1950).
Comunità, origine, funzionamento
Il comune di Cigliè è citato nel 1256, per la proibizione ad esso e a quello di Mondovì di innalzare fortificazioni nel territorio di Carassone antico [Fontana 1907,vol.  I, p. 344].
     Negli accordi per la sottomissione di Cigliè a Mondovì del 1391, un tributo annuo dovuto dai Borghesi, si­gnori di Cigliè, a titolo di taglia per loro terre a regime feudale poste sul territorio di Mondovì,  al confine con quello di Cigliè, veniva sospeso per sei anni; i confini di Cigliè venivano assoggettati alle gabelle mon­regalesi:   dunque venivano a cadere le gabelle prima vigenti tra i due territori [Morozzo della Rocca 1894, vol. III, p. 83]. La vertenza ha per soggetti il feudatario di Cigliè, dove   non risuta  traccia di attività di organi­smi comunitari, almeno fino alla compilazione dell’unico catasto seicentesco [(A.C. C., Catasto (s.d.)].
Statuti
Una copia degli statuti di Cigliè, senza data, è citata in un inventario del 1777 – non rilevato – delle carte giacenti nell’archivio comunale (Fontana 1907, I, p. 344).
Catasti
Nell’archivio comunale è presente un catasto del Seicentesco. In Archivio di Stato a Torino c’è un catasto napoleonico (AST, Camera dei Conti, Sala Mappe, fasc. 123: Cigliè, catasto francese).
Ordinati
Non presenti nell’archivio comunale; rilevati da Manno per il periodo 1786-1798 (Manno 1891, IV, p. 447).
Dipendenze nel Medioevo
Nel comitatus di Alba in età post-carolingia secondo Sergi (Atlante storico 1973, tav. 5), in quello di Bredulo per Casalis (Casalis 1839, V, p. 217), poi nei domini aleramici di Bonifacio marche­se di Savona e del Vasto (Morozzo della Rocca 1894, II, p. 312); alla spartizione della marca viene compreso nel marchesato di Ceva assegnato ad Anselmo, uno dei figli di Bonifacio, e ne segue da questo momento in poi le vicende. Parte della giurisdizione viene ceduta a Mondovì nel 1391, per cui Cigliè entra a far parte del distretto mon­regalese (Atlante storico 1973, tav. 9). Rimane però valido il vassallaggio feudale ai marchesi di Ceva; questi lo cedono ai Savoia nel 1455, mentre la giurisdizione legata alla federazione monregalese viene ceduta ai Savoia nel 1396 (Atlante storico 1973, tav. 10).
Feudo
Fin dal 1245 una parte della giurisdizione doveva spettare alla famiglia monregalese dei Borghesi (Morozzo della Rocca 1894, III, p. 83); tale possesso è attestato nel 1387 (Casalis 1839, V, p. 218). Nel 1391 il comune di Mondovì acquista la parte di giurisdizione dei Borghesi, per reinfeudarli di essa subito dopo; restarono però salvi i doveri vassallatici con i marchesi di Ceva (Morozzo della Rocca 1894, III, p. 83). Tale doppio vassallaggio è suggerito anche da Morozzo della Rocca, che infatti ipotizza che, quando Teodoro II del Monferrato perdette Mondovì nel 1396, Cigliè dovette invece restargli fino al 1455, allorquando il marchese Giangiacomo cedette Cigliè e Rocca Cigliè a Ludovico di Savoia (Casalis situa tale donazione al 1435: Casalis 1839, V, p. 218). Nel 1452 la famiglia monregalese dei Della Torre vende i feudi di Cigliè e Rocca Cigliè ai conti di Laigueglia, i quali lo cedono nel 1500 ai Pensa di Mondovì (Manno 1894, IV, p. 447); il possesso dei Pensa dura almeno fino al 1603 (AST, Camera dei Conti, art. 754, m. IV, C: Investitura alla cont.ssa Francesca Maria Pensa); nel 1632 il feudo, insieme aPezze giustificative dei possessi feudali di). consorte del conte Amedeo Strozzi per Cigliè e Roccacigliè quello di Rocca Cigliè, viene tolto ai Berletta, che lo tenevano in quel periodo, e ridotto al patrimonio ducale, per essere poi investito, nel 1638 al conte Capris; questa famiglia attua il consegnamento dei suoi beni nel 1716 (AST, Corte, Materie economiche, Perequazione del Piemonte, feudi della Provincia di Mondovì: Cigliè Cigliè è feudo dei marchesi di Ceva fin dalla formazione del marchesato. Con gli altri comuni del marchesato, tranne Sale, Cigliè viene ceduta ad Asti – per riceverne infeudazione – da Giorgio il Nano marchese di Ceva nel 1295. È attestata una successiva investitura a Giorgio il Nano di Rocca Cigliè e Cigliè nel 1299 (AST, Corte, Provincia di Mondovì, m. 10).
Mutamenti di distrettuazione
Distretto di Mondovì, marchesato di Ceva. Allo scioglimento del distretto monregalese, entra a far parte della provincia settecentesca di Mondovì, e da questa (1859), in quella di Cuneo.
Mutamenti Territoriali
     
Comunanze
Attestati, fino al 1721, beni di uso comunitario per lo più al confine con Rocca Cigliè, in regione fossato del Bandito.
Liti Territoriali
Morozzo [Morozzo della Rocca 1894, III, p. 50], cita una vertenza trecentesca tra la città di Mondovì e i feuda­tari Morozzo della Rocca Cigliè, a proposito di alcune terre incolte, boschi e vigneti, site nel territorio monregalese ai confini con Cigliè e Cla­vesana e tenute come beni feudali dai Borghesi, signori di Cigliè, per i quali costoro non pagavano taglie al­la città. La lite si compose con un accordo, per cui i feudatari di Cigliè si impegnavano a pagare un tributo annuo di 14 lire astesi. L’accordo fu ratificato alla presenza del vicario marchionale di Ce­va il 31 dicembre 1388 [copia in B.R.T., Misc. 60, p. 129; vd. anche scheda Mondovì].
     Successivamente, al momento della cessione di parte della giurisdizione di Cigliè a Mondovì nel 1391, il tributo, insieme all’estensione al finaggio di Cigliè delle taglie di Mondovì, venne a cadere.
     Attorno al 1788 si registra una lite tra Cigliè e Bastia a motivo di una servitù di passaggio contesa [Copia di conclusioni nella causa della comunità di Cigliero contro la comunità di Bastia (1788], citato in Manno 1891, IV, p. 447; vd. anche scheda Bastia Mondovì].
Fonti
A.C.C.  (Archivio Storico del Comune di Cigliè).
A.C.C., Catasto (s.d.). L’archivio comunale è quasi totalmente privo di documentazione antica.
A..S,T. (Archivio di Stato di Torino).
A.S.T., Camera dei Conti, art. 616 e 619 (sentenze camerali, declaratorie);
A.S.T., Camera dei Conti, art. 754, m. IV, C, «Cigliè»;
A.S.T., Camera dei Conti, II archiviazione, capo 21, m. 55: Mondovì, registro universale collettabile ed immune (1713); m. 78, f. 44: Mondo­vì. Consegna beni immuni e comuni   (1721); m. 90, f. 18v: Mondovì, comuni et immmuni (s.d.);
A.S.T.,Camera dei Conti, Sala Mappe, fasc. 123: Cigliè, catasto francese;
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche segrete, Borgonio B 5 Nero, Mazzo 1, v. immagine 2 ("CARTA / DEL / BURGOGNO"). Borgonio (Ingegnere) [Stagnon 1772] Carta corografica degli Stati di terraferma di S.M. il Re di Sardegna. Copie 2 una in fol. 17, compresa la tabella di riunione; colla divisione per governi e la seconda composta di fol. 16 colla divisione della Provincia ed un'altra copia in 4 fol. (Manca la copia composta di fogli 16). Sul verso: "Piemonte". L'originale seicentesco dal titolo "Carta generale de' Stati di Sua Altezza Reale" fu disegnato da Tommaso Borgonio ed inciso da Giovanni Maria Belgrano. Per l'edizione settecentesca qui conservata vennero aggiunti alcuni fogli raffiguranti i paesi di nuovo acquisto incisi da Stagnone su disegni di Castellino, Galletti e Boasso e vennero anche apportate alcune modifiche ai fogli disegnati dal Borgonio. Cfr. anche Carte Topografiche per A e B, PIEMONTE, n. 23 e Carte Topografiche Segrete, BORGONIO B 1 nero. (Data: [1772]) [Autore incisioni:(Giacomo Stagnon/ Stagnone)]. Vedi mappa.
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche serie III, Mondovì , Mazzo 6, Mondovì. Carta della diocesi, s.d.   Vedi mappa.
A.S.T.,Corte, Materie economiche, Perequazione del Piemonte, m. 2, n. 15 Titoli de’ beni feudali della Pro­vincia di Mondovì;
A.S.T.,Corte, paesi per A e B, C, m. 60;
A.S.T.,Corte, Provincia di Mondovì, m. 10;
A.S.T.,Corte, Materie economiche, Perequazione del Piemonte, feudi della Provincia di Mondovì: Pezze giustificative dei possessi feudali di Cigliè.
B.R.T .(Biblioteca Reale di Torino), Misc. 60.
Bibliografia
Atlante storico della provincia di Cuneo, Novara 1973.
Casalis G., Dizionario geografico storico-statistico-commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sar­degna, V e VI, Torino 1839 e 1840.
Conterno G., Pievi e chiese tra Tanaro e Stura nel 1388, in La diocesi di Mondovì. Le ragioni di una storia, Mondovì 1989, pp. 9-55.
Fontana L., Bibliografia degli Statuti dei comuni dell’Italia Superiore, Torino 1907.
Manno A., Promis V., Bibliografia storica degli Stati della Monarchia di Savoia, Torino 1891.
Morozzo della Rocca E., Le storie dell’antica città del monteregale ora Mondovì in Piemonte, Mondovì 1894.
Istituto Centrale di Statistica, Variazioni territoriali e di nome delle cir­coscrizioni amministrative e delle zone a grarie dal 1/1/1939 al 31/12/1949, Roma 1950.
 
Descrizione Comune
Cigliè
          Difficile tracciare una storia del territorio di Cigliè, per la scarsa documentazione rimasta. È possibile rimar­care alcune linee di fondo: la brevissima estensione del territorio, ed all’interno di questo, il relativamente piccolo numero delle giornate di terra accatastabili: condizione che doveva porre la comunità di Cigliè in una situazione di grande povertà di entrate tributarie; elemento, questo, che a sua volta forse metteva in di­scussione la stessa esistenza di organismi di gestione di beni comunitativi. Cigliè, dunque, appare come una minuscola comunità stretta attorno al suo grande castello; la povertà della comunità si contrapponeva all’importanza strategica – posto tra il marchesato di Ceva e il distretto monregalese, a guardia sulla valle del Tanaro – del luogo. Vediamo più in particolare l’assetto dei suoi beni comunitativi.
La comunità di Cigliè ha, all’atto del rilevamento per la Perequazione Generale settecentesca, 27 giornate e 53 tavole di beni comuni, quantità relativamente buona considerata la poca estensione dei beni a catasto: si pensi, per attuare il confronto, che sempre nel 1721 questi erano di 660 giornate e 12 tavole (AST, Camera dei Conti, II archiviazione, capo 21, m. 78, f. 44: Mondo­vì. Consegna beni immuni e comuni [1721]). In realtà i beni comunitari effettivamente utilizzati per il pascolo e la raccolta di frutti sono in quantità inferiore: infatti la Misura generale del 1703 ne registra soltanto 17 giornate circa. I funzionari della Perequazione giustificano la differenza tra il dato del 1703 e quello del 1721 con il fatto che nella rilevazione più recente sono stati considerati anche quei beni costituiti da «rocche improduttive» che in quella del 1703 non erano stati considerati (AST, Camera dei Conti, II archiviazione, capo 21, m. 90, f. 18v: Mondovì, comuni et immmuni [s.d.]). In realtà i beni a pascolo non sono che 2 giornate e dieci tavole; per il resto si tratta di «rocche e ripe selvatiche», utilizzate per fare legna, di cui la maggior parte (12:37 giornate) sono situate al confine con Rocca Cigliè, lungo il fossato detto «del Bandito».
Colpisce nel considerare la distribuzione delle tipologie dei terreni di Cigliè nel 1713, la grande quantità – ancora in rapporto alle 660 collettabili – dei beni considerati come «corrosi» 182 giornate; in più nello stesso registro del 1713 sono registrate circa 31 giornate definite «gerbide o derelitte o oscure», presenti però a catasto, e 83 di «gerbidi e rocche rude non catastate di niun reddito» (AST, Camera dei Conti, II archiviazione, capo 21, m. 55: Mondovì, registro universale col­lettabile ed immune [1713]). Sommando l’estensione dei ter­reni non utilizzabili per l’agricoltura o il pascolo si raggiungono le 296 giornate: quasi la metà di quelle com­plessive sottoposte a registro. La situazione dunque del finaggio di Cigliè è del tutto particolare: il rapporto tra i beni su cui la comunità può esigere tasse e quelli che invece non danno reddito doveva certo comportare, a inizio Settecento, delle difficoltà economiche; nonostante questo una discreta quantità di beni comunitari risulta ancora di uso civico, non affittata né concessa in enfiteusi. Considerando questi due ele­menti, da un lato il probabile scarso reddito da terreni a disposizione della comunità, e dall’altro la contestuale presenza di beni civici non ancora usurpati o affittati, è possibile formulare due opposte ipotesi sulla situazione precedente i rilevamenti settecenteschi. Da un lato, i beni comunitari di Cigliè potevano es­sere notevolmente maggiori; in questo caso la comunità ne avrebbe poi ceduto e allibrato porzioni consi­stenti per incrementare le entrate comunitarie; dall’altro lato, è possibile che semplicemente prima del Set­tecento la quasi totalità dei terreni di Cigliè fosse di natura feudale, e che la scarsezza di beni sottoposti a tributo di catasto non permettesse una rilevante attività di organismi comunitari, di cui infatti le tracce sono scarse. Pur nell’estrema povertà dei fondi archivistici, ed in particolare nella quasi totale assenza di documentazione su eventuali liti territoriali o riguardanti i beni di uso civico, è forse possibile orientarsi con maggiore probabilità verso la seconda delle ipotesi. Si consideri infatti il confronto, attuato sullo stesso regi­stro del 1713, tra Cigliè e Bonvicino, luoghi all’incirca di estensione simile (attuali 5,93 kmq per Cigliè, 7,23 kmq per Bonvicino): Cigliè ha circa 660 giornate antiche di beni collettabili, quindi non di natura feudale, Bonvicino 1520, ossia ben più del doppio; il rapporto rimane sempre nettamente sfavorevole a Cigliè anche quando (il registro non è chiaro in merito) si vogliano considerare al di fuori delle 660 indicate dal registro le 213 giornate di beni accatastati ma di nessun reddito o perché «corrose» o «derelitte».