Piasco

AutoriFiore, Alessio
Anno Compilazione2014
Provincia
Cuneo
Area storica
Saluzzese
Abitanti
2082 (2014, dati comunali)
Estensione
1060 ha.
Confini
Da nord a sud, in senso orario, Venasca, Pagno, Verzuolo, Costigliole Saluzzo, Rossana
Frazioni
Nel Novecento erano riconosciute come frazioni Serravalle, situata in altura a poco meno di 3 Km dal capoluogo e con una popolazione di circa 200 abitanti a metà XIX secolo e S. Antonio, sul fondovalle lungo la strada che porta all'alta valle, ad alcune centinaia di metri dall'insediamento principale (Ponso 1984). L'espansione edilizia degli ultimi decenni ha portato quest'ultima frazione a essere assorbita dal nucleo insediativo principale. Dall'inizio del Novecento si è invece assistito a un progressivo abbandono della frazione Serravalle, causato dalla concentrazione delle attività economiche, anche di carattere industriale, presso il fondovalle.
Toponimo storico
La prima menzione dell'insediamento lo cita come Herpiascum (1037). Nel periodo successivo si alternano le forme Alpiascum, Arpiascum e Arpiasca. Con il passaggio alla documentazione in volgare, a partire dal Cinquecento, si stabuilizza per un lungo periodo il toponimo Arpiasco. La forma attuale, Piasco, entra nell'uso documentario solo nel Settecento (Ponso 1984).
Diocesi
Piasco appartiene alla circoscrizione ecclesiastica facente capo a Torino fino al 1511 (Casiraghi 1979), e in seguito, dopo la costituzione della diocesi di Saluzzo, a quella di Saluzzo (Merlo 1995; Dao 1963)
Pieve
Le chiese di Piasco, come quasi tutte quelle della Val Varaita, dipendevano originariamente dalla Pieve di Falicetto, situata nell'attuale comune di Verzuolo (vedi scheda Verzuolo e Coccoluto 2000).
Altre Presenze Ecclesiastiche
Al monastero di S. Maria di Cavour è affidata nel 1075 la chiesa di S. Orso, sull'altura che domina il paese, forse da identificare con l'ecclesia anonima associata al castello e citata nel documento del 1037 (Savio 1930). Nel Seicento la chiesa di S. Sebastiano risulta sempre più importante (ACPiasco, Cat. VII, fald. 395, fasc. 13, aa. 1672-1719) e nella visita pastorale del 1645 risulta come la principale chiesa di riferimento della comunità, mentre le condizioni della parrocchiale di S. Giovanni risultano piuttosto precarie (Dalla Chiesa, Visita pastorale, pp. 1262); l'edifico sarà poi ricostruito tra il 1779 e il 1783 con finanziamenti della comunità locale (ACPiasco, Cat. VII, fald. 394, fasc. 7, aa. 1777). Al margine del concentrico è poi situata la cappella di S. Rocco. La Cappella della Madonna della Neve a Serravalle è attestata dal 1627 ( ACPiasco, Cat. VII, fald. 395, fasc. 5, aa. 1627-1873). La visita pastorale del 1645 specifica che funge da riferimento per gli abitanti della borgata  (ruata) di Serravalle che la amministrano tramite massari e provvedono alle spese per il mantenimento dell'ente, privo di un patrimonio (Dalla Chiesa, Visita pastorale, pp. 1267-1268). La medesima visita censisce anche la cappella di S. Antonio, sulla strada per Venasca, e quella di S. Anna (risalente almeno al Quattrocento) sulla via per Costigliole, ma non molto lontane dal concentrico. Più distante, a ben otto miglia dall'abitato si trova invece la cappella campestre di S. Maria dell'Annunciazione, consacrata nel 1468. Nel 1645 l'attività devozionale dei laici è polarizzata dalla Compagnia del Gonfalone, attiva almeno dal 1612 e aperta a uomini e donne; la Compagnia dispone di un suo Oratorio, situato nel concentrico, nei pressi di S. Rocco.
Assetto Insediativo
L'insediamento principale di Piasco si trova sul fondovalle, addossato alle ultime propaggini del Monte di S. Bernardo, o di Piasco, che occupa i tre quinti circa del territorio comunale, mentre la restante parte risulta pianeggiante. Se l'area risulta occupata già in età romana come testimoniato da ritrovamenti archeologici (Savio 1930), la prima menzione di Piasco risale al 1037, e lo descrive come un castrum, un insediamento fortificato, cinto da salde mura e da due grandi torri. Nel 1603 il vecchio castello signorile si trova ormai in rovina da molti anni (ACPiasco, Cat. I, fald. 1, fasc. 11). Il castrum non era situato sul sito dell'attuale castello, costruito dai Porporato nel Seicento, ma era situato un poco più a monte, in un'area oggi ricoperta da boscaglia ove sono visibili tracce di murature medievali. L'insediamento principale si sviluppa progressivamente alle pendici dell'area fortificata, raggiungendo già nel tardo medioevo la pianura. A partire dal Seicento cogliamo le prime tracce dell'esistenza di altri nuclei di popolamento, forse preesistenti. La visita pastorale del 1645 specifica infatti che la cappella di S. Maria della Neve funge da riferimento per gli abitanti della borgata (ruata) di Serravalle, situata in area montuosa a circa 3 km dal concentrico (Dalla Chiesa, Visita pastorale, pp. 1267-1268). Sempre nello periodo viene attestata l'eistenza della chiesa di S. Antonio, situata lungo la strada per Venasca, c he fungerà nei due secoli successivi da polo religioso di riferimento per un piccolo nucleo insediativo (poi frazione) che conoscerà un forte sviluppo dalla fine dell'Ottocento, con l'impianto di attività industriali (Ponso 1984). Negli ultimi decenni del Novecento l'incremento del tessuto edilizio nell'area di pianura porterà a un progressivo inglobamento della frazione di S. Antonio nel nucleo insediativo principale. Le trasformazioni economiche, con il crescere dell'importanza dell'insediamento industriale di pianura, porteranno invece a un progressivo abbandono della frazione di Serravalle.
Luoghi Scomparsi
Non risultano luoghi scomparsi
Comunità, origine, funzionamento
Come per altri centri direttamente controllati dai marchesi, lo sviluppo istituzionale della comunità e la formalizzazione documentaria delle sue prerogative appare piuttosto tardo. Le prime franchigie note, successivamente riconfermate più volte, risalgono infatti solo al 1395 (AST, Corte, Paesi, provincia di Saluzzo, Mazzo 1, Arpiasco, n. 6). Solo a partire da quel momento si moltiplicano le attestazioni della comunità che, pur in assenza di statuti, appare comunque piuttosto vivace e intraprendente. Nel 1555 la comunità acquista infatti dal fisco regio i mulini (ACPiasco, Cat. I, fald. 1, fasc. 16). Alla fine del Cinquecento, come attestano i primi Ordinati pervenutici la comunità è comunque ormai ben formalizzata e dotata di un suo consiglio ristretto, a cui si aggiunge il consiglio allargato dei capi di casa. Nel 1603 la comunità possiede, da tempi antichissimi, la Confratria osia la casa d'essa, (ACP, Cat. I, fald. 1, fasc. 11) con i suoi possessi, i cui redditi vengono suddivisi tra i poveri come stabilito dai compriori ogni anno in occasione della Pentecoste. I beni della Confratria sono comunque soggetti alle taglie comunali e non sono esenti. La comunità dispone poi di piccole aree boschive e di pascolo nella zona montuosa i cui redditi vanno ai poveri. Ha un mulino idraulico, alimentato dalle acque della Varaita, con battitore di canapa. Ha anche il diritto di pedaggio sui transiti commerciali. Dispone poi di una grossa cascina nella Ruata del Fossato con arativi, vigne, prati e gerbidi, concessa in affitto a privati.
Statuti
Una prima versione dei bandi campestri risale al 1699  (ACPiasco, Cat. I, fald. 1, fasc. 23). Non risultano invece veri e propri statuti.
Catasti
La serie dei Catasti risulta piuttosto corposa con fonti piuttosto risalenti sia di carattere statico sia di tipo dinamico. Un primo Catasto, con registrazione dei mutamenti di proprietà risale al 1612 e risulta aggiornato fino al 1665 (ACPiasco, Cat.5, fald. 281, fasc. 1). Allo stesso periodo risale anche un libro del Catasto composto nel 1631 (ACPiasco, Cat. 5, fald. 281 bis); una serie di brogliacci catastali coprono il periodo fino al 1700 (ACPiasco, Cat. 5, fald. 281). Un nuovo volume catastale risulta compilato nel 1700, ed è seguito da un Libro dei Trasporti che segnala i mutamenti di proprietà nel periodo 1710-1732 (ACPiasco, Cat. 5, fald. 282). Al 1733 risale un Brogliaccio della misura generale del territorio di Piasco, a cui segue un Registro de Trasporti che copre gli anni 1733-1785 (ACPiasco, Cat. 5, fald. 283). Prsente anche il catasto illustrato redatto in epoca francese  (ACPiasco, Cat. 5, fald. 286).
Ordinati
Il primo volume degli Ordinati, piuttosto precoce, copre il periodo 1590-1591 (ACPiasco, Cat. 1, fald. 3, fasc. 1). Segue una piccola lacuna; la serie degli Ordinati riprende a partire dal 1595 e prosegue senza particolari soluzioni di continuità finon al periodo napoleonico (ACPiasco, Cat. 1, fald. 3-16).
Dipendenze nel Medioevo
Nel 1037 il castello di Piasco risulta nelle mani dei vescovi di Torino che detenevano all'epoca in piena proprietà, grazie a una concessione imperiale, l'intera Val Varaita. Appare anzi probabile, vista la dispendiosa costruzione della struttura fortificata, che all'epoca fosse proprio Piasco il centro da cui dipendeva l'intero distretto vallivo. Nel periodo successivo Piasco fu con ogni probabilità concessa dai presuli torinesi in beneficio ad aristocratici locali, come altre località dell'area appartenenti alla mensa vescovile (vedi scheda Verzuolo). Se sotto il profilo patrimoniale Piasco appare all'epoca sotto il controllo dei vescovi, sotto il profilo della giurisdizione civile risulta invece inquadrata nel comitato di Auriate, a sua volta parte della marca arduinica di Torino (Sergi 1995, pp.). Con il collasso delle strutture di potere marchionali dopo il 1091 e la proliferazione di poteri di tipo signorile il controllo dei domini locali divenne sempre più stretto, mentre l'alta sovranità dei vescovi assunse un carattere sempre più teorico (AST, Paesi, Provincia di Saluzzo, mazzo 1, n. 1, a. 1214). Dalla seconda metà del XII secolo si afferma nella zona il potere dei marchesi di Saluzzo, che nel 1251 hanno ormai esautorato i signori locali acquisendo il diretto controllo di Piasco, ormai stabilmente parte del marchesato (AST, Paesi, Provincia di Saluzzo, mazzo 1, n. 2, a. 1251). I marchesi controlleranno direttamente il centro nei secoli successivi, anche se nel 1342 Piasco risulta ceduta brevemente in appannaggio a un ramo minore della casata marchionale (AST, Paesi, Provincia di Saluzzo, mazzo 1, n. 3, a. 1342).
Feudo
Per tutto il Cinquecento Piasco non risulta infeudata, ma soggetta al diretto controllo della camera marchionale (AST, Corte, Paesi, provincia di Saluzzo, Mazzo 1, Arpiasco, nn. 7-19, aa. 1560-1587). Nel 1610 Piasco viene infeudata ai Porporato, signori anche di Brossasco e Venasca (ACPiasco, Cat. I, fald. 1, fasc. 10) che ne mantengono il controllo sostanziamente fino alla fine dell'Antico Regime. I Porporato fanno di Piasco la loro residenza principale costruendo il massiccio castello che domina ancora oggi il paese.
Mutamenti di distrettuazione
Nel Cinquecento Piasco è inserita nel marchesato di Saluzzo e ne segue le vicende, venendo annessa al regno di Francia. Il centro risulta sempre in possesso della camera marchionale ed è amministrato da ufficiali amovibili (AST, Corte, Paesi, Provincia di Saluzzo, mazzo 1, n. 7, a. 1560). Alla fine del secolo il marchesato cade sotto il controllo dei Savoia e Piasco è inserita nelle maglie dell'amministrazione sabauda. Dall’inizio del Seicento Piasco risulta stabilmente inserita nella provincia di Saluzzo, fino alla sua soppressione in epoca napoleonica, quando risulta inquadrata nel dipartimento della Stura. Con la restaurazione viene riassegnata alla ricostituita provincia di Saluzzo fino al 1859 quando, con la grande riforma delle provincie, entra a far parte della nuova provincia di Cuneo, alla quale appartiene ancora oggi (Sturani 2001)
Mutamenti Territoriali
I confini risultano precocemente stabilizzati e non risultano mutamenti di particolare rilievo dalla primissima età moderna
Comunanze
Nel 1555 la comunità acquista dal fisco regio i diritti sui mulini (ACPiasco, Cat. I, fald. 1, fasc. 16). Un consegnamento dei beni della comunità risalente al 1603 permette di osservare la consistenza dei possedimenti comunali all'epoca (ACPiasco, Cat. I, fald. 1, fasc. 11). La comunità possiede, da tempi antichissimi, la Confratria osia la casa d'essa,  con i suoi possessi i cui redditi vengono suddivisi tra i poveri come stabilito dai compriori ogni anno in occasione della Pentecoste. I beni della Confratria sono comunque soggetti alle taglie comunali e non sono esenti. La comunità dispone poi di piccole aree boschive e di pascolo nella zona montuosa i cui redditi vanno ai poveri. Ha un mulino idraulico, alimentato dalle acque della Varaita, con battitore di canapa. Ha anche il diritto di pedaggio sui transiti commerciali. Dispone poi di una grossa cascina nella Ruata del Fossato con arativi, vigne, prati e gerbidi, concessa in affitto a privati. Gli uomini hanno il libero e pieno diritto di caccia e di pesca sull'intero territorio comunale (ACPiasco, Cat. I, fald. 1, fasc. 11). Nel 1733 sono censite 140 giornate di beni feudali  nel territorio comunale (ACPiasco, Cat. I, fald. 1, fasc. 7, a. 1733).
Liti Territoriali
Alla luce della documentazione pervenuta non si rilevano particolari tensioni confinarie con le comunità vicine dopo la metà del XVI secolo, segno di una stabulizzazione piuttosto precoce dei confini. Alla fine del Quattrocento risale una sentenza di arbitrato sui confini con Venasca e sui diritti sulle acque della Varaita (ACPiasco, Cat. I, fald. 1, fasc. 14, a. 1476). L'unica altra area di tensione risulta quella con Rossana; i confini in questione sono definiti nel 1530 a seguito di un conflitto (ACPiasco, Cat. 1, fald. 3, fasc. 1). A partire dal 1700 sono poi attestate semplicemente ricognizioni dei confini con i comuni vicini, con l'apposizione o il restauro di termini confinari (ACPiasco, Cat. 1, fald. 3). Numerose e continue le liti con i feudatari del luogo, i Porporato, che si susseguono per tutto il Sei- e Settecento, per l'esercizio dei diritti signorili (uso dei forni, caccia e pesca, gebelli). È evidente come a partire dall'infeudazione il signore cerchi di comprimere i diritti di cui la comunità, prima soggetta direttamente al fisco marchionale e ducale, godeva ( ACPiasco, Cat. I, fald. 57 fasc. 1-5).
Fonti
Fonti edite:
Regesto dei marchesi di Saluzzo (1091-1340), a cura di A. Tallone, Pinerolo 1906 (BSSS, XVI)
Fonti inedite:
AST, Corte, Paesi, Provincia di Saluzzo, mazzo 1, Piasco.
ACPiasco, Cat. I, fald. 1, fasc. 10, Copia di ragionamento per la comunità di Piasco (1624-1785).
ACPiasco, Cat. I, fald. 1, fasc. 11, a. 1603 (copia del 1789), Consegnamento della comunità del Piasco.
ACPiasco, Cat. I, fald. 1, fasc. 14, a. 1476, Sentenza arbitramentale ... relativa ai confini territoriali con Venasca
ACPiasco, Cat. 1, fald. 3, fasc. 1, a. 1530, Istrumento di transazione tra la comunità di Piasco e quella di Rossana per la delimitazione dei confini
ACPiasco, Cat. I, fald. 57 fasc. 1, aa. 1604-1665, Prima transazione di lite fra la comunità e i feudatari marchesi Porporato per il pagamento dei diritti signorili.
ACPiasco, Cat. I, fald. 57 fasc. 4, a. 1779, Rimostranza, Sommario e Pareri nelle cause di lite tra la comunità e il sig. Marchese Porporato.
ACPiasco, Cat. VII, fald. 394, fasc. 7, aa. 1777, Costruzione e formazione della Parrocchiale
ACPiasco, Cat. VII, fald. 395, fasc. 5, aa. 1627-1873, Cappella Serravalle. Beni e redditi.
Bibliografia
Casiraghi, Giampiero, La diocesi di Torino nel medioevo, Torino, 1979.
Coccoluto, Giovanni, Costigliole, Piasco e Falicetto: problemi di un fondovalle, in Bollettino della Società per gli studi storici, archeologici e artistici della Provincia di Cuneo, 122 (2000), pp. 53-67
Dao, Ettore, La chiesa nel Saluzzese fino alla costituzione della diocesi di Saluzzo, Saluzzo 1965.
Dao, Ettore, I vescovi di Saluzzo, Saluzzo 1983.
Gabrielli, Nicoletta, Arte nell'antico marchesato di Saluzzo, Torino 1974.
Merlo, Giovanni Grado, Le origini della diocesi di Saluzzo, in Bollettino della Società per gli studi storici, archeologici ed artistici della provincia di Cuneo, 1995 (113), pp. 89-98.
Ponso, Aldo, Piasco. Un paese di fondovalle, Boves 1984.
Savio, Carlo Fedele, L'antica chiesa di S. Giovanni Battista in Piasco, Saluzzo 1899.
Savio, Carlo Fedele, Saluzzo e i suoi vescovi, Saluzzo 1911.
Savio, Carlo Fedele, Nel paese dei Bagienni, Torino 1930.
Savio, Carlo Fedele, Piasco. Castra et ager, Saluzzo 1940.
Sturani, Maria Luisa, Innovazioni e resistenze nella trasformazione della maglia amministrativa piemontese durante il periodo francese (1798-1814): la creazione dei dipartimenti ed il livello comunale, in Id. (a cura di), Dinamiche storiche e problemi attuali della maglia istituzionale in Italia. Saggi di Geografia amministrativa. Atti del Seminario (Torino, 18 settembre 1998), Alessandria 2001, pp. 89-118.
Descrizione Comune
Piasco
Se l'area risulta occupata già in età romana come testimoniato da ritrovamenti archeologici (Savio 1930), la prima menzione di Piasco risale al 1037, e lo descrive come un castrum, un insediamento fortificato, cinto da salde mura e da due grandi torri; al castello è già associata una chiesa, probabilmente quella di S. Orso, documentata alcuni decenni più tardi. Nel 1603 il vecchio castello signorile si trova ormai in rovina da molti anni (ACPiasco, Cat. I, fald. 1, fasc. 11). Il castrum non era situato sul sito dell'attuale castello, costruito dai Porporato nel Seicento, ma era situato un poco più a monte, in un'area oggi ricoperta da boscaglia ove sono visibili tracce di murature medievali. L'insediamento principale si sviluppa progressivamente alle pendici dell'area fortificata, raggiungendo già nel tardo medioevo la pianura.
Nel 1037 il castello di Piasco risulta nelle mani dei vescovi di Torino che detenevano all'epoca in piena proprietà, grazie a una concessione imperiale, l'intera Val Varaita. Appare anzi probabile, vista la dispendiosa costruzione della struttura fortificata, che all'epoca fosse proprio Piasco il centro da cui dipendeva l'intero distretto vallivo. Nel periodo successivo Piasco fu con ogni probabilità concessa dai presuli torinesi in beneficio ad aristocratici locali, come altre località dell'area appartenenti alla mensa vescovile (vedi scheda Verzuolo). Se sotto il profilo patrimoniale Piasco appare all'epoca sotto il controllo dei vescovi, sotto il profilo della giurisdizione civile risulta invece inquadrata nel comitato di Auriate, a sua volta parte della marca arduinica di Torino (Sergi 1995, pp.). Con il collasso delle strutture di potere marchionali dopo il 1091 e la proliferazione di poteri di tipo signorile il controllo dei domini locali divenne sempre più stretto, mentre l'alta sovranità dei vescovi assunse un carattere sempre più teorico (AST, Paesi, Provincia di Saluzzo, mazzo 1, n. 1, a. 1214). Dalla seconda metà del XII secolo si afferma nella zona il potere dei marchesi di Saluzzo, che nel 1251 hanno ormai esautorato i signori locali acquisendo il diretto controllo di Piasco, ormai stabilmente parte del marchesato (AST, Paesi, Provincia di Saluzzo, mazzo 1, n. 2, a. 1251). I marchesi controlleranno direttamente il centro nei secoli successivi, tranne per brevissimi periodi. Piasco segue quindi le vicende del marchesato di Saluzzo, compresa l'annessione al regno di Francia nel XVI secolo. Anche in questa fase il centro è un diretto dominio fiscale, amministrato da ufficiali amovibili. Le cose cambiano solo intorno al 1600, con l'annessione ai domini sabaudi. La possibilità di infeudare Piasco appare fin da subito molto concreta, stimolando vivaci proteste da parte della comunità, che vede in tal modo minacciati i suoi tradizionali margini di autonomia (ACPiasco, Cat. I, fald. 1, fasc. 11, a. 1603). Le proteste e gli appelli risultano tuttavia inutili. Nel 1610 Piasco viene infeudata ai Porporato, signori anche di Brossasco, Venasca e Sampeyre (ACPiasco, Cat. I, fald. 1, fasc. 10) che ne mantengono il controllo sostanziamente fino alla fine dell'Antico Regime. I Porporato fanno di Piasco la loro residenza principale costruendo il massiccio castello che domina ancora oggi il paese. In questa fase Piasco, come 'capitale' dei feudi dei Porporato sembra riguadagnare almeno in parte quel ruolo di coordinamento di un'ampia parte della Valle Varaita, come intorno al 1000, nel contesto della dominazione dei vescovi di Torino. Tale funzione verra tuttavia meno con la fine dell'Antico Regime e lo smantellamento del dominato feudale dei Porporato.
Come per altri centri direttamente controllati dai marchesi, lo sviluppo istituzionale della comunità e la formalizzazione documentaria delle sue prerogative appare piuttosto tardo. Le prime franchigie note, successivamente riconfermate più volte, risalgono infatti solo al 1395 (AST, Corte, Paesi, provincia di Saluzzo, Mazzo 1, Arpiasco, n. 6). Solo a partire da quel momento si moltiplicano le attestazioni della comunità che, pur in assenza di statuti, appare comunque piuttosto vivace e intraprendente, come testimonato ad esempio dall'acquisto dal fisco dei diritti sui mulini, avvenuto nel 1555 (ACPiasco, Cat. I, fald. 1, fasc. 16). L'assenza di feudatari e la possibilità di confrontarsi con gli ufficiali locali del potere centrale si traduce evidentemente in un maggior margine di azione della comunità, che gode peraltro (almeno a giudicare dalla documentazione pervenutaci) di buoni rapporti con i centri confinanti, decisamente poco conflittuali (vedi voce Liti territoriali).
Alla fine del Cinquecento, come attestano i primi Ordinati pervenutici la comunità è comunque ormai ben formalizzata e dotata di un suo consiglio ristretto, a cui si aggiunge il consiglio allargato dei capi di casa. Nel 1603 la comunità possiede, da tempi antichissimi, la Confratria osia la casa d'essa, (ACPiasco, Cat. I, fald. 1, fasc. 11) con i suoi possessi, i cui redditi vengono suddivisi tra i poveri come stabilito dai compriori ogni anno in occasione della Pentecoste. I beni della Confratria sono comunque soggetti alle taglie comunali e non sono esenti. La comunità dispone poi di piccole aree boschive e di pascolo nella zona montuosa i cui redditi vanno ai poveri. Ha un mulino idraulico, alimentato dalle acque della Varaita, con battitore di canapa. Ha anche il diritto di pedaggio sui transiti commerciali. Dispone poi di una grossa cascina nella Ruata del Fossato con arativi, vigne, prati e gerbidi, concessa in affitto a privati. Ciò risulta del resto evidente dalle vibranti proteste del consiglio contro la ventilata concessione di Piasco in feudo all'inizio del Seicento, già menzionate. L'infeudazione ai Porporato segna evidentemente l'inizio di una fase nuova, caratterizzata dalla presenza di un potere molto più vicino e invasivo, con il sorgere di continui conflitti tra signori e comunità, e un'evidente compressione dei margini di autonomia di quest'ultima ( ACPiasco, Cat. I, fald. 57 fasc. 1-5).
Nel Seicento risultano visibili anche mutamenti nella struttura del popolamento, forse almeno in parte più antichi. Se l'insediamento principale si sviluppa progressivamente alle pendici dell'area fortificata, raggiungendo già nel tardo medioevo la pianura, nella prima metà del XVII secolo cogliamo le prime tracce dell'esistenza di altri nuclei di popolamento. La visita pastorale del 1645 specifica infatti che la cappella di S. Maria della Neve funge da riferimento per gli abitanti della borgata (ruata) di Serravalle, situata in area montuosa a circa 3 km dal concentrico (Dalla Chiesa, Visita pastorale, pp. 1267-1268). Sempre nello periodo viene attestata l'eistenza della chiesa di S. Antonio, situata lungo la strada per Venasca, che fungerà nei due secoli successivi da polo religioso di riferimento per un piccolo nucleo insediativo (poi frazione) che conoscerà un forte sviluppo dalla fine dell'Ottocento, con l'impianto di attività industriali (Ponso 1984). Negli ultimi decenni del Novecento l'incremento del tessuto edilizio nell'area di pianura porterà a un progressivo inglobamento della frazione di S. Antonio nel nucleo insediativo principale. Le trasformazioni economiche, con il crescere dell'importanza dell'insediamento industriale di pianura, porteranno invece a un progressivo abbandono della frazione di Serravalle.