Limone Piemonte

AutoriPalmero, Beatrice
Anno Compilazione1998
Provincia
Cuneo.
Area storica
Cuneese.
Abitanti
1581 (censimento 1991).
Estensione
7123 ha (ISTAT 1991); 7061 ha (SITA 1991).
Confini
A nord Boves, a nord-est Peveragno, a est Chiusa di Pesio, a sud Tende (F) e Briga Alta, a sudovest Entracque, a ovest Vernante.
Frazioni
Limonetto, Panice soprana. A seguito della legge di soppressione delle frazioni, sul territorio di Limone si trovano dei nuclei abitati e case sparse: Fantino, Panice sottana, San Bernardo, Tetti Dalmasso, Tetti Mecci, Valico Colle di Tenda, Case Sparse, Cima della Fascia e Rocca dell’Abisso (CSI 1991, Piemonte). Nel secolo scorso il comune era contornato da 11 frazioni, se ne ricorda il nome che in alcuni casi è ripreso nella nuova classificazione insediativa: Limonetto, S. Maurizio, Robianzet, S. Giovanni, S. Anna, Mecci, Ceresole, Collette, Almellina, Gherra, Panice sottana (Manno 1896, vol. IX, p. 139). Vedi mappa.
Toponimo storico
«Limo» (Casalis 1841, vol. IX, p. 457). L’etimo del luogo può essere ricondotto a «Li monti», paese di montagna o ancora a «Leimon», luogo erboso. Con regio decreto del 4 dicembre 1862 assume la denominazione di Limone Piemonte (Artom, Porracchia 1994, p. 5).
Diocesi
La chiesa di Limone, come le località della val Vermenagna, è inclusa tra i possessi del vescovado di Asti e sotto detta giurisdizione ecclesiastica. In seguito allo smembramento di quest’ultima passò alla diocesi di Fossano (1592). Per un breve periodo (fine XVIII-inizi XIX secolo) confluì nella diocesi di Mondovì. I vescovi di Ventimiglia esercitarono il diritto di riscuotere la decima fino al XVII secolo, mentre quelli di Albenga avevano qualche diritto (Casalis 1841, vol. IX, p. 457). Con la costituzione del distretto episcopale di Cuneo (1816), le chiese di Limone sono state sottoposte infine sotto la giurisdizione di detta diocesi (Berra 1955, pp. 57-58).
Pieve
La prima notizia della chiesa di S. Pietro di Limone si trae da un documento del 1266, in cui si cita il suo sacerdote come testimone di una lite. In base a questa attestazione si attribuisce l’appartenenza di detta chiesa prima alla pieve di S. Maria di Pedona ed in seguito a quella di S. Maria di Cuneo (Giacchi 1976, p. 427). Il documento del 1345 include la chiesa di Limone nel distretto pievano di Cuneo. .
Altre Presenze Ecclesiastiche
Manca l’atto costitutivo della chiesa parrocchiale di S. Pietro in vincoli ma, poiché è sede del trattato per l’utilizzo dei boschi e pascoli tra Limone e Tenda del 1295 (Beltrutti 1954, pp. 82-83), si suppone sia antecedente al XIII secolo. Si ha notizia di lavori di ristrutturazione iniziati nel 1363, mentre nel 1470 viene consacrata dal vescovo di Asti. La nomina del parroco a metà Settecento spetta alla famiglia Tana. Il patronato fu dei Savoia che lo devolvettero alla famiglia Natta. La parrocchiale è articolata in tre navate, sostenute da 12 colonne in rappresentanza delle 12 famiglie di maggiorenti locali. Vi è inoltre un’antica chiesa dedicata a S. Sebastiano e all’Assunta, officiata dall’antica confraternita, che risulta già trascurata nel 1494. In seguito la confraternita di S. Sebastiano accorpa le Umiliate e regge anche l’oratorio dei Disciplinati, mentre nel 1652 si aggregano alla confraternita del gonfalone di Roma. Questa insieme alla confraternita di S. Spirito, alla compagnia o badia di S. Eligio sono le più antiche e conservano documentazione a partire dal secolo XVI. Nel corso del XVII secolo si formano le compagnie del SS. Sacramento, del Carmine, del Suffragio, della SS. Trinità e a metà Settecento quella delle figlie di Maria (Artom, Porracchia 1994, pp. 8-10).
Nel 1657, in virtù della grazia ottenuta di esenzione dal contagio, venne inaugurato il santuario di S. Antonio da Padova, fatto erigere dal comune e dalla popolazione.
Sul territorio infine sorgono due cappelle campestri, a cui sono legati due benefici semplici costituiti da beni allodiali.
Il monastero di Pedona (Borgo S. Dalmazzo) riscuoteva per le predicazioni il 5% sulle alienazioni dei poderi, e indubbiamente ha esercitato, almeno fino a metà del secolo XIV, un potere di carattere signorile (cfr. la scheda dedicata a Borgo S. Dalmazzo). Inizialmente i Benedettini gestivano un Ospizio, nei pressi del col di Tenda, la cui attività è documentata fino al 1792, anche se a metà Settecento è annoverato tra i «comunili» di Limone (BRT, Storia patria n. 855, Brandizzo1753, p. 55; Casalis 1841, vol. IX, p. 457).
I Padri Cappuccini possedevano invece una modesta chiesa dedicata alla Concezione di Maria Santissima, che nel 1867 confluisce nel patrimonio comunale. La biblioteca invece è acquisita e conservata presso il comune di Vernante (Artom, Porracchia 1994, pp. 8-10).
Assetto Insediativo
       
Luoghi Scomparsi
    
Comunità, origine, funzionamento
Libero comune dal 1205 (Casalis 1841, vol. IX, p. 457). La prima attestazione documentaria dell’attività politica del luogo si ha nel trattato del 1221. In esso infatti i consoli di Limone, insieme a quelli delle altre comunità della val Roya, costituiscono un corpo militare difensivo contro Genova (Beltrutti 1954, p. 45). In seguito la comunità dimostra la propria valenza politica quando nel 1230 trattò con il marchese di Saluzzo per la difesa contro Briga, in cambio del recupero dei possessi di quest’ultimo in valle Stura (AST, Corte, Provincia di Cuneo, mazzo 7: Giuramento di fedeltà prestato dalla comunità e uomini di Limone verso il Marchese Manfredo di Saluzzo per cui si sono obbligati d’assisterlo con tutte le loro forze, a condizione che gli rimettesse tutte le offese fatteli egl’assistesse contro gli uomini della Briga ed altri che tentassero d’offenderli [15 agosto 1230]). Nel 1276 il conte Pietro Balbo di Ventimiglia, riscattata Tenda e la val Vermenagna dalla soggezione angioina, concede nuovi statuti a Limone e Vernante (Beltrutti 1954, p. 66).
Il comune non manca di stringere alleanze e patti di difesa militare con gli altri comuni dell’area e nel 1323 stipula una convenzione con Mondovì, Briga, Tenda e Vernante (Gazzola, Comino 1992, fol. 445, n. 42).
Statuti
Un codice cartaceo del 1550 è conservato presso l’Archivio comunale (Sacco 1952, p. 11). Il testo consta di 180 capitoli in 39 pagine e reca in frontespizio: «haec sunt capitula noviter facta ac emendata per suprascritos rectores dicte Communitatis Limoni per consilium dicte Communitatis ad hoc specialiter electos deputatos de consensu, aprobatione ac confirmatione tamen illustrissime Anne comitisse Tende et domine huius loci Limoni etc.» (AC Limone Piemonte [29 aprile 1550]). Casalis attribuisce l’origine degli statuti alla concessione del conte Pietro di Ventimiglia del 1270, mentre Gioffredo data la concessione statutaria al 1277, riconfermata dalla contessa Anna Lascaris di Tenda nel 1553. Manno rinviene un codice del 1582, che reca l’approvazione di Carlo Emanuele I: Confirmazione de’ Statuti e Privilegi ottenuta dal Serenissimo Carlo Emanuele per gratia di Dio Duca di Savoia, Principe di Piemonte, Conte di Tenda, Limone e Vernante in 3 voll. sottoscritti da Paolo Crosetti per Tenda e dal Morena per Limone.
Nel corso del secolo XVIII vengono rielaborati dei capitoli criminali e politici: Bandi politici e di pulizia della Comunità di Limone, G.M. Ghiringhello, Torino 1781 (Manno 1896, vol. IX, p. 140; conservati in BRT, Misc. 205; una copia del 1771 è presente in AST, Corte, Paesi per A e B, L, mazzo 7, fasc. 5).
I bandi campestri sono conservati in comune nell’edizione del 1732 e del 1796 (AC Limone Piemonte, fald. 131). Si segnala infine la pubblicazione dei codici comunali (Statuti e Bandi di Limone Piemonte).
Catasti
Il catasto antico conservato presso l’Archivio comunale risale al 1500 e comprende le transazioni avvenute fino al 1580. Si ha poi un volume dal 1621 al 1643 e altro del 1657. Non sono pervenuti registri catastali del XVIII secolo (Inventario comunale, 1994).
Ordinati
L’Archivio comunale conserva i volumi antichi a partire dal 1599 (Inventario comunale, 1994).
Dipendenze nel Medioevo
Il luogo di Limone era compreso nella contea di Bredulo, donato al vescovo di Asti, che, in base alla concessione imperiale del 901, estendeva il suo dominio fino al colle di Tenda e a quello di Finestre (Bordone 1992, p. 122). Passa per un breve tempo al comune di Asti, da cui venne ceduto ai conti di Ventimiglia. Tra XI e XII secolo i marchesi del Vasto si affermano sul territorio riunendo un dominio che si estendeva dal Po alle coste liguri. A seguito di una spartizione ereditaria (1135) si formano 4 marchesati, su cui s’imporrà quello di Saluzzo. A partire dal 1170 la politica dei marchesi di Saluzzo è di espansione e supremazia tra le piccole signorie locali: in valle Stura trovano una certa opposizione, mentre in val Vermenagna la situazione risulta meno tesa (Provero 1993). Nel 1230 Limone stringe con il marchese di Saluzzo un’alleanza militare e promette di fornire 20 «clienti» in cambio della difesa contro Tenda e Briga (Riberi 1929, pp. 229-230). In seguito cerca l’appoggio della città di Cuneo e si appella al capitano imperiale della città per impedire ai Tendaschi, sostenuti dal conte Balbo, di ottenere il riconoscimento del diritto di «alpeatico» sul colle (1239). Questa è la fase in cui il conte Pietro Balbo di Ventimiglia cerca di estendere le prerogative della contea oltre il col di Tenda. Trova dunque nella città di Cuneo un valido interlocutore per promuovere alleanze politico-commerciali e contrastare la supremazia del marchese di Saluzzo. Tra il 1279 e il 1290, Limone si trova in questo gioco di poteri, legata a diritti signorili dei conti di Ventimiglia, che riconoscono a Cuneo un censo annuo forfettario su Limone e Vernante in cambio dell’esenzione dei traffici verso il Piemonte. Con l’avvento della signoria dei Lascaris, conti di Tenda e Briga, si persegue la strategia delle alleanze, da cui scaturisce il trattato di mutuo soccorso con Cuneo, che prevedeva di non muover guerra né contro la Provenza, né contro Genova né contro Asti (1370). Ovviamente anche Limone rientra nella soggezione angioina.
Feudo
In base alla supplica che Manfredo IV di Saluzzo rivolse a Carlo re di Napoli (1307), risultano dei diritti su Limone (Muletti 1972, p. 84). Feudo acquistato dai conti di Ventimiglia, in seguito alla spartizione ereditaria del conte Pietro Lascaris, nel 1369 viene suddiviso in sesti, tra gli eredi che fonderanno la signoria su Briga e quelli invece che reggeranno la contea di Tenda. Così nel 1406 il duca Amedeo VIII di Savoia acquista dai Lascaris di Briga una porzione di feudo e un’altra nel 1526. La giurisdizione su Limone è quindi suddivisa tra i Savoia, che ne hanno 1/3, e i Savoia-Lascaris, conti di Tenda, che ne tengono i 2/3 (Beltrutti 1954, p. 69). Con l’acquisto della contea di Tenda tra il 1575 e il 1581, i Savoia si aggiudicano anche l’intera giurisdizione sul luogo di Limone, al quale riconfermano gli antichi privilegi ed esenzioni fiscali (AST, Corte, Città e Contado di Nizza, Tenda, mazzo 53: Procura comunità di Limone per prestare giuramento di fedeltà al Duca di Savoia e ottenere confirmazione dei privilegi [3 ottobre 1581]). Tra il 1614 e il 1796 il casato dei Tana, originario di Chieri, ebbe Limone in feudo comitale insieme ad Entracque (Manno 1896, vol. IX, p. 139).
Mutamenti di distrettuazione
Limone, a seguito dell’acquisizione dei Savoia e in base al giuramento di fedeltà, segue le sorti dei paesi della val Vermenagna e viene incluso nell’antica provincia di Cuneo. Mantiene però i privilegi del contado di Nizza (BRT, Storia patria n. 855, 1753, p. 58) e rivendica l’appartenenza effettiva a detta ripartizione amministrativa, in opposizione alle pressioni fiscali avanzate da Cuneo. Portavoce del distacco è Vernante, anche se a metà Settecento l’intendente preposto alla ricognizione di questi luoghi è quello di Cuneo (cfr. la scheda dedicata a Vernante). Durante il periodo di dominazione francese costituiva dipartimento insieme a Vernante, Robilante e Roaschia. In seguito viene designato dal Regno sardo come capoluogo di mandamento. Resta infine incluso nella provincia di Cuneo.
Mutamenti Territoriali
In base ad alienazioni di aree pascolative, il comune limitrofo di Robilante ha ceduto intorno al 1890 circa 40 ettari di territorio demaniale agli insediamenti alpini, gravitanti attorno al borgo di Limone. Così l’attuale nucleo abitato di Tetti Mecci risulta costituito su un’area destinata al transito del bestiame e allo stesso modo quello di Fantino si fonda su beni demaniali di Robilante (cfr. la scheda dedicata a Robilante). Inoltre la promiscuità di aree collettive, in generale con il comune di Robilante, ha determinato l’assegnazione a 11 frazionisti di Limone, che attraverso il procedimento di legittimazione, tra il 1932 e il 1939 ne sono entrati in possesso. In particolare l’assegnazione al convento dei Cappuccini di un bosco ceduo di Robilante ha poi orientato sotto la giurisdizione di Limone l’area boschiva in località Taia dei Padri (CLUC, Provincia di Cuneo, cartella n. 110, relazione Martini).
La definizione del confine con la Francia aveva già portato nel 1796 a dirimere la questione delle frazioni e degli alpeggi siti sulla dorsale del col di Tenda (AC Limone Piemonte, Cause e liti: Risposte della Comunità di Limone riguardanti la nuova linea di demarcazione tra Piemonte e Francia [1796-1797]). Il confine italo-francese, ulteriormente modificato dall’ultima guerra mondiale, ha sancito la divisione corografica nel colle di Tenda, anche se restano aperte le questioni degli alpeggi che il comune concede in affitto al di là di tale demarcazione politica tra stati nazionali.
Comunanze
Attualmente non risulta nessuna comunanza (CSI 1991, Piemonte). L’ultima perizia sugli usi civici conferma l’inesistenza degli stessi, però segnala l’affitto da parte del comune di «estesi pascoli a margari provenienti dalla pianura piemontese per la monticazione del bestiame». La particolare posizione di detti pascoli, elencati lungo la displuviale del colle di Tenda, ovvero su un’area in cui tra il 1946 e il 1950 si era tracciato il confine italo-francese ha lasciato aperta la pratica. A tutt’oggi infatti non è stato emesso alcun decreto di liquidazione (C.U.C., Provincia di Cuneo, cartella n. 110 [10 aprile 1953]).
Si segnala inoltre un estratto di alcuni capitoli degli statuti di Tenda, datato al XVII secolo, che hanno per oggetto la regolamentazione degli usi civici con i comuni limitrofi, tra cui Limone (AST, Corte, Città e Contado di Nizza, Tenda, mazzo 53, fasc. 25: Copia d’alcuni capitoli de’ statuti di Tenda riguardanti li Comuni esistenti sulle fini di detto luogo). Si insiste in particolare sugli «sciarti», ovvero sulla pratica di introdurre sulle terre incolte i seminativi temporanei.
Liti Territoriali
Il primo fronte secolare di contesa sono i territori controllati da Tenda. Nel 1100 i conti di Tenda abbandonarono il passo del Sabbione per un percorso più agevole e sicuro in direzione di Entracque (Beltrutti 1954, p. 72). Nel 1198 i signori di Roccavione concedono una terra sul colle di Tenda, verso Limone, ai Tendaschi in cambio del loro aiuto contro gli uomini di Limone. I signori di Roccavione permettono inoltre l’accesso ai Tendaschi al prato di Liuzolla, dove possono costruire celle, come quella già esistente degli Alberti, ma non possono introdurre greggi «forestiere». Tali concessioni sono l’oggetto delle controversie tra Limonesi e Tendaschi (AST, Corte, Città e Contado di Nizza, Tenda, mazzo 51, fasc. 1: Raccolta di atti, fol. 44 [1198]; fasc. 9: Compromesso fatto tra le Comunità di Tenda e Limone nella persona del Conte Pietro Balbo Lascaris per terminare le differenze fra esse vertenti per i confini de’ loro rispettivi territori [16 gennaio 1398]; AST, Corte, Paesi per A e B, L, mazzo 7, fasc. 1: Copia di memoriale delle Comunità di Tenda, Limone e Vernante con le risposte di S.A. e con le interinazioni della Camera dei Conti e del Senato [1582]).
Le convenzioni tardo medioevali, che articolavano le rotte dei commerci locali e della transumanza, vedono Limone particolarmente attiva nel tessere relazioni con Tenda, Cuneo e Boves, per garantire alle merci e al bestiame l’esenzione delle gabelle (AC Limone Piemonte, Cause e liti, fald. 156: Transazione tra la Comunità di Limone e quella di Boves riguardante le rispettive ragioni dei particolari dei due luoghi per il pascolamento della Mota ed esenzione dei particolari di Limone dal pagamento di alcune gabelle per estrazione ed introduzione di bestiami e robe da Boves [20 dicembre 1436 e 25 marzo 1471]; Supplica per il rinnovo dell’esenzione dalla gabella per le robe e i bestiami [1615]).
In età moderna il contenzionso con Cuneo assume carattere prettamente giurisdizionale, poiché la città, nell’ambito del riassetto amministrativo sabaudo è costituita capoluogo di provincia, e dunque rivendica l’autorità sul colle (AST, Corte, Paesi per A e B, L, mazzo 7, fasc. 6: Ordinanze senatorie nella causa della città di Cuneo contro la Comunità di Limone e Vernante circa le convenzioni tra di esse seguite pel pagamento ed esenzione rispetto delle gabelle di detta città [1789]; fasc. 15: Lagnanze di Giorgio Tosetto a nome anche di altri vetturali di Limone per la preferenza che si dà nelle condotte alla strada di Genova a danno di quella di Tenda; e istanze perché si ordini una strordinaria spedizione per il sale per la strada di Tenda [1834]).
Nel corso del XVII secolo si formalizza il dissenso tra Limone e Boves in merito ad alcuni castagneti che gli abitanti di Limone posseggono sul territorio di detto comune già dal XV secolo. Possessi che si trovano inoltre invischiati in contratti di censo che il comune di Boves istituisce con alcuni maggiorenti di Breil e Briga (AC Limone Piemonte, Cause e liti, fald. 156: Transazione tra la Comunità di Limone e quella di Boves con la quale si stabilisce che la Comunità di Limone dovesse pagare annualmente alla Comunità di Boves £. 20 astensi per i fodri dei boschi posseduti su quel territorio [8 novembre 1472]; faldd. 136-150: Atti civili della Comunità di Limone per diversi particolari e fittavoli delle alpi e montagne ingiunti al pagamento dei fitti [1666]; Registro relativo ai boschi di castagne posseduti da Limone sopra il finaggio di Boves, soggetti al pagamento dei fodri dal 1614 al 1633; Obbligo a concorrere ai carichi con Boves [1652]; Libro di deliberazioni consulari di vendite fatte dalla Comunità di boschi di faggio e piccoli pezzi di terreno per pagare debiti comunitativi [1603-1619]; Vendita fatta dalla Comunità di Boves al Capitano Rostagno di Breglio per annuo censo di 56 ducatoni sopra le acque della Colla e sopra tutti gli erbaggi e alpi di detta Comunità [1614]; Rattificanza della Comunità di Boves dell’instrumento censo venduto a Guglielmo Alberto di Briga [1618]; Liquidazione del debito di Limone verso Boves per aumento monetale sui fiorini 17.700 dovuti dalla Comunità di Limone in vigor di transazione 1631 (obbligo al pagamento del registro per accatastamento dei castagneti) [1632-1653]; Quinternetto dei fodri dei boschi di castagna posseduti da particolari di Limone sopra il territorio di Boves [1797]).
Fonti
AC Limone Piemonte (Archivio Storico del comune di Limone Piemonte):
Cause e liti, faldd. 136-150: Atti civili della Comunità di Limone per diversi particolari e fittavoli delle alpi e montagne ingiunti al pagamento dei fitti [1666]; Registro relativo ai boschi di castagne posseduti da Limone sopra il finaggio di Boves, soggetti al pagamento dei fodri dal 1614 al 1633; Obbligo a concorrere ai carichi con Boves [1652]; Libro di deliberazioni consulari di vendite fatte dalla Comunità di boschi di faggio e piccoli pezzi di terreno per pagare debiti comunitativi [1603-1619]; Vendita fatta dalla Comunità di Boves al Capitano Rostagno di Breglio per annuo censo di 56 ducatoni sopra le acque della Colla e sopra tutti gli erbaggi e alpi di detta Comunità [1614]; Rattificanza della Comunità di Boves dell’instrumento censo venduto a Guglielmo Alberto di Briga [1618]; Liquidazione del debito di Limone verso Boves per aumento monetale sui fiorini 17.700 dovuti dalla Comunità di Limone in vigor di transazione 1631 (obbligo al pagamento del registro per accatastamento dei castagneti) [1632-1653]; Quinternetto dei fodri dei boschi di castagna posseduti da particolari di Limone sopra il territorio di Boves [1797]; Risposte della Comunità di Limone riguardanti la nuova linea di demarcazione tra Piemonte e Francia [1796-1797];
Cause e liti, fald. 156: Transazione tra la Comunità di Limone e quella di Boves riguardante le rispettive ragioni dei particolari dei due luoghi per il pascolamento della Mota ed esenzione dei particolari di Limone dal pagamento di alcune gabelle per estrazione ed introduzione di bestiami e robe da Boves [20 dicembre 1436 e 25 marzo 1471]; Supplica per il rinnovo dell’esenzione dalla gabella per le robe e i bestiami [1615].
AST (Archivio di Stato di Torino):
Camera dei Conti, I archiviazione, t. III Provincia di Cuneo, mazzo I, fasc. 15; mazzo 2, fasc. 2;
Corte, Città e Contado di Nizza, Tenda, mazzo 51, fasc. 1: Raccolta di atti, fol. 44 [1198]; fasc. 9: Compromesso fatto tra le Comunità di Tenda e Limone nella persona del Conte Pietro Balbo Lascaris per terminare le differenze fra esse vertenti per i confini de’ loro rispettivi territori [16 gennaio 1398]; mazzo 53: Procura comunità di Limone per prestare giuramento di fedeltà al Duca di Savoia e ottenere confirmazione dei privilegi [3 ottobre 1581];
Corte, Paesi per A e B, L, mazzo 7, fasc. 1: Copia di memoriale delle Comunità di Tenda, Limone e Vernante con le risposte di S.A. e con le interinazioni della Camera dei Conti e del Senato [1582]; fasc. 5;
Corte, Provincia di Cuneo, mazzo 7: Giuramento di fedeltà prestato dalla comunità e uomini di Limone verso il Marchese Manfredo di Saluzzo per cui si sono obbligati d’assisterlo con tutte le loro forze, a condizione che gli rimettesse tutte le offese fatteli egl’assistesse contro gli uomini della Briga ed altri che tentassero d’offenderli [15 agosto 1230]; fasc. 6: Ordinanze senatorie nella causa della città di Cuneo contro la Comunità di Limone e Vernante circa le convenzioni tra di esse seguite pel pagamento ed esenzione rispetto delle gabelle di detta città [1789]; fasc. 15: Lagnanze di Giorgio Tosetto a nome anche di altri vetturali di Limone per la preferenza che si dà nelle condotte alla strada di Genova a danno di quella di Tenda; e istanze perché si ordini una strordinaria spedizione per il sale per la strada di Tenda [1834].
BRT (Biblioteca Reale di Torino), Storia patria n. 855, Brandizzo1753; Misc. 205.
CLUC (Commissariato per la liquidazione degli usi civici), Provincia di Cuneo, cartella n. 110, relazione Martini.
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Descrizione Comune

Limone Piemonte

Intorno al secolo XIII l’area alpina del colle di Tenda è oggetto di ridefinizione dei poteri territoriali. A fronte del consolidamento del dominio del vescovo di Asti, dell’espansione dei marchesi di Saluzzo, delle ingerenze dell’abbazia di Borgo S. Dalmazzo, i signori di Roccavione cercano l’alleanza con i conti di Ventimiglia ed entrano in relazione con gli uomini di Tenda, favorendone la presenza al di qua del valico del Cornio. I signori di Roccavione, temendo l’incursione dei Limonesi, stringono un patto di aiuto militare con Tenda. In cambio concedono il diritto di pascolo oltre il colle del Cornio, e la possibilità di costruire celle in località la Panice, di condurre bestiame, ma non ovini. Con la fondazione del comune di Cuneo si riassestano gli equilibri politici, ma si profila da subito che Limone e il territorio controllato dalla comunità, soggetti per altro al comune di Asti, saranno il perno delle dinamiche dei poteri locali. I conti di Ventimiglia, acquistati i diritti su detto feudo da Asti, si accordano con Cuneo per la creazione di un area transalpina di flussi economici. I Limonesi, che avevano cercato l’appoggio dei marchesi di Saluzzo (1230), si vedono riconosciuto il territorio, benché i Tendaschi si riservino il diritto di pascolo. Le lotte territoriali tra Limone e Tenda per il diritto di alpeggio sul colle pervengono all’arbitrato del 1239, presieduto da Cuneo e dai conti di Ventimiglia, che riconosce ai Tendaschi la bandita della Panice (AST, Corte, Contado di Nizza, Tenda, mazzo 51, fasc. 1).
Limone, nella costruzione e salvaguardia del suo territorio, pone in gioco tutte le forze signorili che si affacciano alla politica locale. A differenza di Vernante, che appoggia pienamente la tattica di espansione dei conti di Tenda, tesi alla realizzazione di un’area franca per il commercio e la transumanza (cfr. la scheda dedicata a Vernante), Limone è alla ricerca di un potere forte, di un’autorità sovralocale, in grado di legittimare la sua giurisdizione sul colle. Nel corso del secolo XIII i Limonesi chiedono di essere rappresentati nelle vertenze territoriali con Tenda dai giudici dei conti di Provenza. Mentre in seguito il ruolo dei Benedettini di S. Dalmazzo torna ad essere preponderante nelle vicende territoriali dei comuni soggetti all’abbazia. Forti infatti delle successive investiture di Tommaso di Saluzzo (1268), proprio su beni dislocati a Limone, Vernante e Robilante (Guglielmotti 1995, p. 36), i Benedettini non mancano di partecipare alla definizione del territorio. Sono presenti sia nell’arbitrato del 1326, che obbliga i comuni di Limone e Tenda al rispetto dei trattati di alpeggio, sanciti nel secolo precedente; sia in quello del 1404, dove si dirime la questione dei territori della Panice e Limonetto. Qui sono eletti arbitri oltre ai Lascaris, e ad un monaco del posto, i frati minori di Ceva, che si schierano a favore di Tenda (Beltrutti 1954, pp. 87 e 138-139). Benché il ruolo dei monaci nella vita locale sia comunque di un certo rilievo, è ormai evidente la perdita di autorità del monastero di S. Dalmazzo, che non rappresenta più un punto di riferimento per la politica territoriale. Poi, a partire dal secolo XIV, Cuneo e Mondovì sono i principali interlocutori politici per i comuni dell’area del col di Tenda.
Limone indubbiamente è un antico sito, anche se non compare espressamente tra i domini del vescovo di Asti, giacché il diploma imperiale si riferisce più genericamente al colle di Tenda. L’organizzazione comunale risale all’inizio del XIII secolo e probabilmente anche la chiesa di S. Pietro è già parrocchia, considerato che nel 1295 ospita le parti stipulanti uno dei trattati territoriali tra Tenda e Limone. Dal punto di vista insediativo, la cella benedettina sul colle è una prima forma di stanziamento alpino. In seguito la montagna, area di espansione politico-commerciale dei conti di Tenda, sviluppa due poli insediativi, centrifughi rispetto al borgo di Limone e demograficamente consistenti: Limonetto e la Panice. Quest’ultima località è tra i primi stanziamenti alpini, come già detto, e la cella, attribuita agli Alberti, consente di riconoscere l’origine brigasca del sito. Il luogo dunque si è sviluppato attraverso la migrazione da altre circoscrizioni, che mantengono legami con il territorio d’origine. Da qui la presenza di altre diocesi collettrici di decime (Ventimiglia e Albenga) (Guglielmotti 1995, pp. 21-22). Così la Panice è un centro d’insediamento per gli abitanti della contea di Ventimiglia, che pertanto nella formazione di un luogo di residenza e nella costruzione di siti devozionali restano soggetti alla diocesi di provenienza. Lo stesso discorso vale per quegli abitanti, stabilitisi sulle alpi di Limone, provenienti dalla diocesi di Albenga.
La comunità di Limone presenta almeno tre aggregazioni sociali che si esprimono attraverso antiche forme associative: la compagnia di S. Eligio, la confraternita di S. Sebastiano e quella di S. Spirito. In queste specifiche associazioni laicali si rileva la forza rappresentativa di alcune categorie di mestiere, che guidano la politica comunale di costruzione di un’area del transito e del commercio, in sintonia con i Lascaris e Vernante (cfr. la scheda dedicata a Vernante). In età moderna si distingue l’attività dei mulattieri che prelevano a Nizza le droghe (zucchero, caffé, pepe) e il sale per il consumo piemontese. Il sale viene trasportato dal porto al magazzino di Borgo San Dalmazzo, da cui poi viene distribuito, attraverso i banchi, nel resto del Piemonte. Tale attività e il tragitto della val Roya, un percorso impervio lungo la demarcazione dei limiti della Repubblica di Genova, favoriscono lo sviluppo del contrabbando. Lo «sfrodo» del sale mette in relazione i mulattieri di Limone con Monaco, dove il principe è tra i più ricchi rifornitori di sale genovese (BRT, Storia patria n. 855, Brandizzo 1753, p. 63). Nell’ambito della formazione dello stato sabaudo, Limone si costituisce in dogana di entrata delle merci provenienti da Nizza: a metà Settecento registra redditi di 80.000 lire per l’introduzione dal contado in Piemonte di «olio, pesci, acquavite e altro», mentre il flusso delle esportazioni è attestato attorno alle 8.500 lire, essenzialmente in prodotti dell’allevamento: tele, formaggi, uova, oltre a 3 emine di granaglie» (AST, Camera dei Conti, I archiviazione, t. III Provincia di Cuneo, mazzo I, fasc. 15).
La vocazione di Limone al transito e alla dogana si riflette anche sui suoi «comunili», che annoverano, oltre alle tipiche rendite sulla panificazione e il macello, una gabella sulle bestie forestiere che vengono al pascolo; un ospedale e una casa, di modeste dimensioni, per ricevere i pellegrini. La sua posizione sulla strada gli consente inoltre di contrattare la compensazione delle spese per gli alloggi militari delle campagne belliche del 1721 con la manutenzione di case atte ad ospitare le truppe di passaggio (AST, Camera dei Conti, I archiviazione, t. III Provincia di Cuneo, mazzo 2, fasc. 2). Altra attività importante è l’allevamento: al bestiame si aggiungono anche 400 muli, strumenti indispensabili per il trasporto. Di un certo rilievo è la produzione di fieno, grazie alla qualità dei prati, benché sia appena necessaria al fabbisogno del paese. Anzi proprio per poter far fronte alle richieste dell’allevamento, i Limonesi acquistano quasi tutta la biada prodotta dalla valle Stura, che viene portata a Borgo S. Dalmazzo per lo smercio, oltre ad affittare le alpi agli abitanti stessi (BRT, Storia patria n. 855, Brandizzo1753, pp. 60-64).
L’accavallarsi di più giurisdizioni e la successiva definizione del territorio comunale come “frontiera tra stati nazionali” hanno costituito nei secoli una delle principali risorse politico-economiche di Limone. I trattati commerciali per il transito delle merci, nonché la politica viaria di collegamento a Nizza e l’investimento sabaudo sull’approvvigionamento del sale individuano in Limone uno dei luoghi privilegiati dalle reti di relazioni socio-economiche che hanno allargato il comprensorio comunitario ben al di là dei limiti della giurisdizione comunale. Consideriamo in questo senso fautori dell’espansione del territorio comunitario di Limone i pastori, i negozianti e i commercianti che attraverso una rete di relazioni interpersonali (contratti, censi, compravendite) hanno collegato comunità, gruppi sociali e risorse, attori della costruzione di uno spazio sociale, che elude gli schemi immobilisti delle categorie insediative o della contrapposizione economica di borgo-contado (Albera 1995, p. 38).
Gli accordi quattrocenteschi di sfruttamento stipulati tra Limone e Boves, inerenti sia al pascolo sulla Motta e alle esenzioni sul negozio di bestiame, che ai possessi boschivi sul territorio di Boves (AC Limone Piemonte, Cause e liti, fald. 156 [1472]) sono compromessi dalla situazione d’indebitamento comunale, che ha portato a legare risorse alpine ai “capitali censi”. All’inizio del secolo XVII sui beni comunali di Boves s’inserisce un sistema di assegnazione censuaria, che vincola le risorse della comunità non solo a soggetti estranei ad essa, ma spesso lontani dall’impiego proprio del bene. Con la “dazione in paga” emerge un’élite che intende costruirsi uno “status sociale” attraverso la costituzione di un privilegio, di una rendita di carattere pubblico (Torre 1995, pp. 202-204). Boves infatti si fa corrispondere dal capitano Rostagno di Breil un capitale annuo di 56 ducatoni per lo sfruttamento delle rendite sulle acque, gli erbaggi e le alpi di Boves. Allo stesso modo è regolato il rapporto con Guglielmo Alberti, uno dei maggiorenti di Briga (AC Limone Piemonte, Cause e liti, fald. 156 [1614-1618]). Ma soprattutto rivela uno dei moderni meccanismi di fruizione di ampie risorse comunitarie: a fronte delle antiche convenzioni comunitarie, che mettevano a disposizioni territori intercomunali, avanzano piuttosto trattative di “capitali-censi”, che ripongono la gestione dei beni comuni in mano ad “imprenditori”, e ribaltano quindi i codici di accesso alle risorse territoriali, destinate a soggiacere a nuove leggi economiche.
Tale situazione pone il problema della definizione territoriale delle risorse di Boves, in particolare in merito ai diritti di raccolta di castagne e possesso di boschi, attraverso cui i Limonesi potrebbero avanzare prerogative giurisdizionali a svantaggio della comunità. Intorno agli anni Trenta del Seicento si conviene all’accatastamento dei boschi dei Limonesi nel registro comunale di Boves, in sostituzione del censo annuo di 20 lire, pattuito nel secolo XV. A seguito della registrazione di detti boschi, il comune di Limone istituisce un conservatore, a cui fa tenere un quinternetto dei «fodri». In questo modo non rinuncia a controllare di sua autorità i possessi situati in altro territorio comunale, e, adottando i moderni sistemi di controllo fiscale, costruisce i presupposti per rivendicazioni giurisdizionali.
Attraverso questa lettura della costruzione del territorio di Limone, la caratteristica insediativa di un piccolo borgo e di 11 insediamenti alpini riflette la capacità di coesione di una comunità alpina, che, proprietaria di pascoli sparsi e di tenimenti boschivi promiscui, si riconosce in 11 famiglie, a cui ha assegnato, tra il 1603 e il 1619, la gestione degli alpeggi (AC Limone Piemonte, Cause e liti, fald. 150). Le 11 famiglie, da cui prendono origine gli insediamenti sulle alpi, si rappresentano nell’architettura della parrocchia post tridendina del borgo a fianco al signore del luogo, nelle 12 colonne portanti la navata centrale. La coesione e la direzione autarchica dell’amministrazione comunale si rileva anche nell’acquisizione dei beni delle associazioni devozionali. La famiglia Fantino rileva i beni della confraternita di Robilante (cfr. la scheda dedicata a Robilante) e Limone, per tutti, quelli della confraternita di Santo Spirito, sulla quale viene fondata la Congregazione di Carità (1737). Ancora fino al 1739 si elargiva alla Congregazione di Carità un censo perpetuo. Il ricorso al Senato converte il censo dovuto in un beneficio ai poveri, riconoscendo all’ente il carattere più propriamente solidaristico (AST, Camera dei Conti, I archiviazione, t. III Provincia di Cuneo, mazzo I, fasc. 12: Parere dell’Avvocato generale ed informativa dell’Intendente di Cuneo sul ricorso della Comunità di Limone per delegazione acciò vengano dichiarati nulli ed insussistenti li censi per essa dovuti alla Congregazione di Carità di detto luogo [1740]).
Alla liquidazione degli usi civici, nella pratica iniziata nel 1932, giungono 8 appezzamenti, che gli 11 frazionisti dichiarano di aver sempre goduto «pro indiviso» e a tale titolo si candidano per l’acquisto. Si rileva però che i comunisti hanno sempre utilizzato i boschi e i pascoli demaniali senza autorizzazioni, né indennizzi, e a questo titolo i beni comunali gli sono già stati venduti nei secoli precedenti. Poiché i comunisti risultano già proprietari della gran parte delle risorse territoriali, usufruendone in esclusiva, non esistono nemmeno gli usi civici (CLUC, Provincia di Cuneo, cartella 110, relazione avv. Soleri-Merelli [13 luglio 1932]). Allo stesso modo i bandi campestri, promulgati nel 1732 sulla scia della campagna governativa a tutela del patrimonio boschivo, devono essere riformulati nel 1796, poiché sono riconosciuti ad alcuni abitanti di Limone i tenimenti boschivi (AST, Camera dei Conti, II archiviazione, capo 14, Boschi e selve: Volume di stati concernenti gli assegnamenti di piante a particolari del luogo di Limone a tenor del regio editto del 23 maggio 1781).