Moncucco Torinese

AutoriBattistoni, Marco
Anno Compilazione2003
Anno RevisioneVERSIONE PROVVISORIA
Provincia
Asti
Area storica
Abitanti
749 [censimento 1991] / 811 [censimento 2001].
Estensione
Ha. 1436 [ISTAT] / ha. 1449 [SITA].
Confini
Albugnano, Arignano, Berzano di San Pietro, Cinzano, Marentino, Mombello di Torino, Moriondo Torinese, Sciolze.
Frazioni
Le fonti Istat segnalano la presenza di un “centro” insediativo, che raccoglie circa il 34, 5 per cento della popolazione, e di dieci “nuclei” insediativi, che ne raccolgono circa il 39,5 per cento. Oltre un quarto della popolazione risulta risiedere in “case sparse”. Vedi mappa.
Toponimo storico
Montecucum, attestato dal 1175 [Baudi di Vesme, Durando, Gabotto 1900 doc. 39]. Moncucco Torinese dal 1863 [Ministero 1889, p. 4].
Diocesi
Torino; Vercelli (dal 1474: Casale), per quanto riguarda Pogliano.
Pieve
San Giorgio di Vergnano. Si tratta della plebs Montis Iovis ubi dicitur Vergnanum, attestata per la prima volta nel 1265. La dedicazione a San Giorgio è documentata dal 1351. A Mons Iovis è riferibile l’attuale Mongioietto, microtoponimo rilevabile in effetti poco a nord del sito della chiesa. Stando all’elenco delle pievi e chiese che pagavano il cattedratico al vescovo di Torino nel 1386, la sua giurisdizione comprendeva numerose chiese, situate nei territori di Casalborgone (ai confini con la porzione oltrepadana della diocesi di Ivrea, corrispondente alla pieve di San Sebastiano da Po), Vergnano, Moncucco,  Sciolze, Cinzano, Moriondo Torinese, Mombello Torinese e in altri luoghi di problematica identificazione.
     L’elenco sembra riflettere una situazione di incertezza o di concorrenza giurisdizionale con la pieve (anch’essa dipendente dalla diocesi torinese) di San Pietro di Gassino, poiché una chiesa (Sant’Eusebio di Sairasco) risulta attribuita a entrambe le pievi. L’avvocazia di San Giorgio di Vergnano spettava, all’inizio del secolo XIV, ai signori di Moncucco [Casiraghi 1979, pp. 61, 91, 92 e nota 350, pp. 201-202; Settia 1970, p. 78; Settia 1975b, pp. 291, 295-296]. [Pogliano: vd. Altre presenze ecclesiastiche; vd. anche schede Casalborgone, San Sebastiano da Po e Moriondo Torinese].
Altre Presenze Ecclesiastiche
Nel 1386, tra le chiese soggette al cattedratico, figurano:  a Vergnano, accanto alla pieve, San Michele, San Nicola e Santa Maria di Rivacella; a Moncucco e a Pogliano, San Martino, San Pietro e Santo Stefano (priorato del monastero di San Genuario di Lucedio, attestato dal 1151) [Casiraghi 1979, p. 92; Settia 1975a, p. 187 e nota 306; Settia 1975b, p. 294]. A questa pluralità di sedi cultuali, si sostituì nel corso dell’età moderna, con processo parallelo al riassetto e alla “semplificazione” politico-amministrativi del territorio, la formazione di una sede parrocchiale a Moncucco, intitolata a San Giovanni Battista e di libera collazione, e di un’altra parrocchia a Vergnano, che proseguì la dedicazione a San Giorgio dell’antica pieve.  Quest’ultima, nel 1585, in grave stato di degrado, aveva definitivamente cessato di esercitare funzioni parrocchiali. A Moncucco  un modesto beneficio parrocchiale si costituì soltanto attorno al 1670 [Bordone 1977, pp. 156-157; Settia 1975b, p. 296; A.S.T., Spoglio del Stato… per li Beni Ecclesiastici; B.R.T., Relazione generale, (p. 246)]. Vedi mappa.
     E’ documentata, per gli anni Settanta del secolo XVIII, una controversia giurisdizionale tra i camaldolesi dell’Eremo di Torino e l’arcivescovo, riguardante una cappella posta nel territorio di Moncucco, intitolata agli Ognissanti, che i monaci pretendevano esente dalla visita pastorale dell’ordinario [A.S.T., Sentimenti dell’Avvocato Generale].
     Le rationes decimarum della diocesi di Vercelli redatte negli anni 1299, 1348 e 1355 elencano, tra le dipendenze della pieve di Pino, una ecclesia de puliano (1299) o ecclesia sancti thome de puliano (1348 e 1355). Soltanto nel 1348 compare inoltre una ecclesia Sancti Michellis de puliano, ma non è chiaro se non si tratti della stessa chiesa che nel 1355 figura invece come San Michele de Cornaleto (Castelnuovo Don Bosco), anch’essa citata una sola volta nelle rationes due- trecentesche. Il documento del 1299 menziona infine, sempre sotto la giurisdizione plebana di Pino (odierno Pino d’Asti), un prioratus de puliano, dipendente dal monastero di San Genuario di Lucedio. In un più tardo registro della decima, risalente al 1440, non compaiono chiese o dipendenze monastiche a Pogliano [A.R.M.O., XVIII (1299), p. 40; XXXIV (1348), p. 111; CIX (1440), pp. 224-240; Cognasso 1929 (1355), p. 226; vd. anche scheda Pino d'Asti].
     Nel 1671, il vescovo Beggiamo rilevava a Pogliano una nuova chiesa di fondazione privata, dedicata a Santa Maria, e una cappella intitolata a San Bernardo, destinata all’uso del conte Grisella di Pogliano e dei “particolari abitanti nella regione” [Settia 1975b, p. 294].
     E’ inoltre attestata nel territorio di Moncucco l’antica presenza patrimoniale della canonica di Santa Maria di Vezzolano. Nel 1148 (come appare dalla bolla indirizzatale in quell’anno da papa Eugenio III), essa possedeva beni o diritti non specificati presso l’odierna frazione Briano, poco lontana da Vezzolano. Ma ancora nel 1753 è documentato il possesso di terre “feudali”. Nel 1064 risultano invece a Pogliano e a Vergnano fondi appartenenti al monastero di San Benigno di Fruttuaria [Motta 1933, p. 168; Settia 1975a, pp. 157, 187 e nota 305].
Assetto Insediativo
L’attuale configurazione del territorio comunale si delineò nel corso del secolo XVIII, sulla scorta della Perequazione generale del Piemonte, con la graduale aggregazione, dapprima soltanto fiscale e catastale, alla comunità di Moncucco dei due castelli di Pogliano e di Vergnano, “tenimenti” feudali “non facenti corpo di comunità”, ma che dalle operazioni della Perequazione sono stati “compresi nella misura generale di Moncucco” [A.S.T., Ricavo de’ Cantoni, c. 51r].
     Si trattò in realtà di un processo poco lineare, realizzatosi per aggiustamenti successivi, a partire da una situazione assai articolata e ambigua dello stesso territorio che nominalmente si trovava sotto la giurisdizione del comune già agli inizi del Seicento, quando Pogliano e Vergnano erano descritti da Evandro Baronino entrambi come “cantoni dipendenti da Moncucco” [Giorcelli 1905, p. 82].
     Una fonte strettamente contestuale alla Perequazione, databile al terzo o al quarto decennio del secolo XVIII propone una tipologia a un tempo insediativa, giurisdizionale e riferita allo statuto giuridico del possesso fondiario: Moncucco comprenderebbe (“ha”, nella fonte), “oltre alcuni fuochi dispersi per il territorio”, il “membro allodiale” di Barbasio (Barbaso), che conta “circa 30 fuochi”, i “cassinali allodiali” di La Meglia (Moglia), con 8 fuochi, Rivalta (8 fuochi) e Tetti de’ Berelli (7 fuochi). A una distanza di “circa mezzo miglio” da Moncucco, prosegue il documento, si trovano il “castello” di Pogliano con due “cassine e diversi beni il tutto feudali”; infine, a “un miglio circa”, Vergnano, “luogo composto di fuochi 30 circa tutti dispersi”, in cui i beni risultano “semoventi dalla giurisdizione” e, aggiunge la fonte, “non facendosi corpo di comunità” [A.S.T., Registro delle notizie, c.59v].
     Una più tarda relazione dell’intendente di Asti (1753), fornisce un’immagine, per così dire, assai più “normalizzata”, risolvendo la composita pluralità delle unità rilevate dai funzionari della Perequazione in una rappresentazione del territorio comunale che prevede le due “borgate” del “luogo” e del “castello e cassinale” di Pogliano [Balduini, c. 136r (p. 75)].
     I censimenti otto- e novecenteschi rilevano, accanto al capoluogo, un numero variabile di frazioni, che aggregano secondo criteri apparentemente di volta in volta diversi, unità demiche minori, le cui denominazioni riproducono, in parte, quelle dei castelli, “membri” e “cascinali” dell’età moderna [Bordone 1977, p. 286; Informazioni 1839, p. 27; Istituto Centrale 1956; Ministero 1883 e successivi; Presidenza 1927 e successivi].
Luoghi Scomparsi
Mons Iovis, indicato come sito della pieve di Vergnano in un documento del 1265. All’epoca aveva probabilmente già perduto ogni connotazione insediativa. Pogliano e Vergnano, colpiti nella loro consistenza demica dagli effetti della dispersione dell’insediamento a partire dal secolo XVI, scomparvero definitivamente come nuclei abitati verso il 1800. Pogliano sembra avere sperimentato, nel corso del Seicento, un temporaneo ricupero di consistenza insediativa e di identità rituale per iniziativa dei signori del luogo, i Grisella. Inoltre, è probabilmente localizzabile nel territorio di Moncucco, nella valle di Vergnano, la villa di Settime, distrutta, insieme con il castello e l’abitato di Vergnano, da un incendio nel 1325 e abbandonata nella seconda metà del secolo.
     Doveva sorgere in prossimità di Moncucco anche il luogo di Malinionum, attestato nel 1118 e apparentemente scomparso entro il 1146. Occorre infine ricordare Ognanum, che appare nelle fonti intorno alla metà del secolo XII e che fu sede della chiesa romanica di San Lorenzo, tuttora esistente nella periferia settentrionale del territorio di Mombello Torinese (in regione detta appunto San Lorenzo), a poca distanza dall’abitato di Barbaso (località attestata dal 1338 e oggi frazione di Moncucco Torinese). Nei pressi del cimitero della chiesa venne in effetti tracciato, nel 1412, un tratto del confine tra la comunità di Mombello e quella di Moncucco. In un documento del 1386 figurano alcuni uomini di Moncucco che sono detti “di Ognano”. E’dunque ipotizzabile che il luogo, probabilmente in declino dal secolo XIII, poiché la chiesa era descritta come campestre già nel 1331, sia stato abbandonato per attrazione da parte di Moncucco o, in particolare, di Barbaso. Il toponimo risulta obliterato nel secolo XV [Settia 1970, pp. 78-82; Settia 1975b, pp. 291, 293-294, 295-296, 320].
Comunità, origine, funzionamento
Secondo una testimonianza del 1612, gli abitanti di Moncucco possedevano una organizzazione istituzionale di tipo comunitario che datava almeno dalla metà del secolo XV. Essa sembra tuttavia consegnata in statuti non soltanto concessi, ma forse anche prevalentemente elaborati, dai signori locali, apparentemente senza interventi da parte dei loro superiori feudali [Fontana 1907, II, p. 233]. Alla metà del secolo XVIII, il Consiglio ordinario della comunità risultava composto di tre membri, eletti rispettando un criterio di rappresentanza delle diverse “borgate” del luogo [Balduini, c. 136v (p. 75)].
Statuti
Si fa menzione di “statuti antichissimi, fatti et confirmati dalli signori utili di detto luogo [di Moncucco] sin dell’anno 1451 del mese di genaro” in un Memoriale presentato dalla comunità al duca di Monferrato nel 1612 e ancora presente nell’Archivio comunale agli inizi del secolo XX. Secondo il Memoriale, gli Statuti di Moncucco, conservati “in autentica forma” in un “libro” contenente 28 fogli, comprendevano 98 capitoli [Fontana 1907, II, p. 233].
Catasti
Fonti relative alla Perequazione generale del Piemonte registrano una misura generale del territorio di Moncucco, Pogliano e Vergnano avvenuta nel 1703 [A.S.T., Nota Alfabetica, c. 10v]. Secondo un inventario redatto nel 1822, presso l’A.C.M., attualmente in via di riordino, erano conservati Catasti del 1641 e 1655, “Libri di mutanze” (registri dei mutamenti di proprietà degli appezzamenti) del 1674 e 1701, un “Brogliasso” della misura generale del territorio, risalente al 1712, un “Consegnamento” dei beni comunali del 1715 e uno “Stato” dei pascoli comunali del 1765. La letteratura segnala tuttavia la presenza di un “Registro” (catasto) redatto nel 1714 [Settia 1975a, p. 157, nota 183]. Risulta inoltre presente materiale catastale otto- e novecentesco in A.S.A.
Ordinati

Ordinati dal 1610 in 25 volumi con lacune, depositati presso l’A.C.M.

Dipendenze nel Medioevo
Montecuch (Moncucco) e Veregnanus (Vergnano) sono menzionati tra le possessiones et castra et villas confermate al marchese Guglielmo V di Monferrato dal diploma dell’imperatore Federico I emanato a Belforte nel 1164 [M.G.H. doc. 467]. In precedenza, agli inizi del secolo, i signori di Moncucco avevano fatto atto di fedeltà vassallatica al vescovo di Torino in cambio dell’avvocazia della chiesa maggiore di Torino e di altre chiese e pievi della diocesi, tra le quali, come si è visto, la pieve di San Giorgio di Vergnano. I diritti del vescovo di Torino su Moncucco erano stati confermati dallo stesso Federico I nel 1159 [Casiraghi 1979, p. 61].
     Per quanto riguarda i possessi aleramici nella valle del rio Traversola, nella quale, alla sponda destra del torrente, si colloca Moncucco, il diploma fredericiano, piuttosto che sanzionare uno stato di fatto, parrebbe legittimare le mire espansionistiche dei marchesi verso una importante area di transito, agevolmente collegata con la piana di Riva e Villanova (controllata dai conti di Biandrate, molto vicini ai marchesi) e con la valle di Villafranca, cioè con un asse vitale del commercio astigiano.
     La strategia monferrina consisteva nell’acquisto di diritti sui castelli della zona e nella subordinazione vassallatica delle robuste signorie che vi si erano affermate in epoca precedente: così, per esempio, a Castelnuovo, dove i marchesi acquistarono dai signori del luogo alcuni diritti sul castello e le sue “pertinenze” nel 1175,  o, più tardi, a Lovencito (altro castello, sulla sponda destra del Traversola, dirimpetto a Castelnuovo, ora frazione del comune di Moriondo Torinese). Quando nel 1191 scoppiò la lunga guerra che oppose i marchesi di Monferrato (e i loro alleati conti di Biandrate) ad Asti, i signori locali (i de Rivalba da poco succeduti ai de Castronovo a Castelnuovo, i signori del consortile de Radicata e gli Avvocati di Moncucco) si schierarono al fianco della repubblica e, durante il secolo XIII, riuscirono a mantenere uno spazio di autonomia, opponendo alla pressione monferrina una politica di “pluralità degli omaggi”: accanto ai legami con la chiesa torinese – particolarmente forti per gli Avvocati di Moncucco – e con gli stessi marchesi di Monferrato, si trattò soprattutto dell’alleanza, che assunse le forme dell’oblazione feudale e del cittadinatico, con i due potenti comuni di Asti e di Chieri.
     In particolare, gli intrecci di interessi e l’interazione politica di queste famiglie signorili tra di loro e con il comune di Chieri o con “parti” all’interno della città appaiono assai stretti: un documento del 1254, per  esempio, ci mostra i signori di Rivalba impegnati a chiudere una fase di rivalità insorte con i signori di Moncucco e i de Radicata di San Sebastiano, fiancheggiati da un partito chierese avverso ai Rivalba. Nel 1258, infine, i signori di Moncucco e di Verganano sottoscrissero una convenzione con il comune di Chieri, in forza della quale quest’ultimo si impegnava alla difesa degli stessi signori, dei loro “uomini” e della loro terra sicut alios habitatores Carii. Quest’atto interveniva dopo gli importanti accordi di cittadinatico stretti nel 1254 tra i più potenti signori di Rivalba e di Castelnuovo e la stessa Chieri.
     La seconda metà del secolo fu segnata in quest’area dalla ripresa dell’iniziativa del comune di Asti contro la sempre incombente minaccia ai propri confini costituita dai marchesi di Monferrato e dai conti di Biandrate. La politica della repubblica puntò, in particolare, ad acquisire il pieno controllo della piana di Villanova – dove, negli anni Sessanta del secolo XIII promosse la fondazione di Buttigliera - e della valle del rio Traversola. Nel 1292, al termine della nuova guerra scoppiata con i marchesi e i Biandrate nel 1289, Asti conseguì l’intero possesso della fortezza di Castelnuovo (già alienatale nel 1288 dai suoi signori, per la parte che restava nelle loro mani), del castello di Lovencito e di quello di Pogliano, sorto a presidio dell’imbocco della valle. Nel quadro di questo confronto tra potenze regionali, i signori di Moncucco – al pari di numerosi signori della collina torinese - rinnovarono la loro fedeltà al comune di Chieri, alleato degli Astigiani, mediante l’oblazione, nel 1291, del loro castello [Gramaglia 1981]. Intanto, nel 1290, le milizie di Chieri avevano occupato il castello e la villa di Vergnano, sottomettendoli alla giurisdizione del comune, tra le cui dipendenze il luogo figura in effetti nel 1313. Nel 1396 esso cadde tuttavia definitivamente sotto il dominio del marchese di Monferrato. Pogliano era invece già in mano monferrina nei primi decenni del secolo. Nel 1320, “signori e uomini” di Pogliano risultano infatti tenuti a fornire un contingente all’esercito monferrino, mentre nel 1388 dovevano contribuire al tributo imposto dai marchesi ai luoghi a loro soggetti [Settia 1975b, pp. 293-294, 295-296].
     Con il tramonto della potenza dei comuni di Asti e di Chieri, nel corso del secolo XIV, Moncucco, Pogliano, Vergnano e, più in generale, l’intera valle del rio Traversola, entrarono dunque nell’orbita dei marchesi di Monferrato, contrastati senza successo dalle mire concorrenti dei conti di Savoia. [vd., p. es., A.S.T., Copia della Sentenza arbitramentale; A.S.T., Arbitramento proferto da Gioanni Galeazzo Visconti; A.S.T., Investitura concessa dal C.te Amedeo di Sav.a; A.S.T., Atti seguiti avanti Antonietto Adorno; A.S.T., Donazione, ed infeudazione; Casalis 1833-1856; vd.  anche schede Buttigliera d'Asti, Castelnuovo Don Bosco e Chieri].
Feudo
Fino al secolo XV, Moncucco appartenne a signori individuati semplicemente dal predicativo “di Moncucco” o, talvolta come “Avvocati”, dall’avvocazia da loro esercitata sulla chiesa maggiore di Torino, sulle pievi di San Pietro di Diviliana di Rivoli, di Santa Maria di Ruffia, di San Giorgio di Vergnano e della chiesa di San Martino di Villastellone. Si trattava di un diritto, divenuto ereditario nella famiglia, attestato dal 1184 e confermato dai vescovi di Torino nel 1265 e nel 1303 [Casiraghi 1979, p. 61; Casalis 1833-1856, vol. X, p. 599]. E’ probabile che membri della famiglia possedessero beni e diritti anche in Pogliano e Vergnano. Con i signori di Vergnano, i signori di Moncucco risultavano del resto compartecipi, nel 1265, del possesso del luogo di Vernone (oggi sul territorio del comune di Sciolze). Nel 1313, condividevano con il ramo dei San Sebastiano di Tonengo diritti su Cinzano.
     Dal secolo XII al secolo XIV, i signori di Moncucco risultano in effetti inseriti in una rete di relazioni patrimoniali e di probabili rapporti di parentela con altre casate signorili presenti nei territori approssimativamente corrispondenti alle pievi di San Sebastiano, Vergnano, Pino d’Asti e nel Chierese, che appaiono profondamente coinvolte nella storia più antica e, in particolare, nella dotazione fondiaria della canonica di Santa Maria di Vezzolano [Settia 1975a, pp. 163-174].
     Verso la metà del secolo XV si registrano le prime investiture dei feudi di Moncucco, Pogliano e Vergnano, da parte dei vescovi di Torino e dei marchesi di Monferrato, a favore dei Solaro, una potente famiglia astigiana, inseritasi, in seguito alle lotte di fazione dei secoli XIII e XIV, anche nell’élite cittadina di Chieri. A questi signori, nel secolo successivo, succedettero i Grisella, titolari di vari altri feudi nel Casalese. Alla metà del secolo XVIII, Moncucco passò ai Carron di Saint-Thomas, per tornare infine, nel 1794, a un esponente della casata dei Solaro [Bosio 1872, pp. 201-203; Guasco 1911, pp. 1039-1041; A.S.T., 1290 in 1587. Ristretto d’alcuni documenti].
Mutamenti di distrettuazione
In seguito al trattato di Cherasco, che, nel 1631, pose fine alla guerra per la successione del Monferrato, Moncucco, Pogliano e Vergnano furono ceduti al duca di Savoia. Negli ordinamenti sabaudi per le intendenze, le prefetture e le assise dei giudici del 1723, 1724, 1729, 1730, 1749 e 1750, Moncucco risulta aggregato alla provincia di Asti, dove si mantenne fino alla caduta dell’antico regime in Piemonte (1798). Vergnano viene elencato con le altre comunità della Provincia di Asti dal 1723, mentre Pogliano lo sarà solo nel 1749, figurando in precedenza tra i “cassinali che non fanno corpo di comunità”, “applicati” alla provincia [Cassetti 1996; Duboin 1818-1869, III, pp. 58, 72, 79, 98, 133, 160]. Nel quadro della distrettuazione finanziaria sabauda Moncucco fu compresa almeno dal 1733 nel Dipartimento (o Regolamento) di Cocconato delle Gabelle unite del Piemonte [A.S.T., Billancj per le Regie Gabelle].
     All’interno della maglia amministrativa francese, Moncucco seguì le sorti dell’intero territorio della vecchia provincia di appartenenza, aggregato, senza sostanziali alterazioni, a una circoscrizione di livello dipartimentale o circondariale, avente per capoluogo Asti. Si trattò inizialmente del dipartimento del Tanaro, creato durante il primo effimero periodo di occupazione (1799), e, con il ritorno dei Francesi e in seguito alla riorganizzazione amministrativa del 1805, del dipartimento di Marengo (capoluogo: Alessandria), circondario (arrondissement) di Asti. (Vedi mappa.) Nel 1799, insieme con i comuni di Castelnuovo, Albugnano, Bagnasco, Berzano, Capriglio, Cinzano e Mondonio, il comune di Moncucco aveva inutilmente avanzato ricorso per essere smembrato dal dipartimento del Tanaro e aggregato a quello dell’Eridano, vale a dire optando per una gravitazione amministrativa su Torino, anziché su Asti.
     Al termine della parentesi napoleonica, Moncucco tornò, nel 1814, a far parte della ricostituita provincia di Asti che, dopo alcune instabili riorganizzazioni mandamentali nel 1818, fu ridotta a circondario della divisione amministrativa, poi provincia di Alessandria nel 1859 [Cassetti 1996; Sturani 1995; Sturani 2001; A.S.T, Ricorso del Comune di Castelnuovo d’Asti]. Lo stesso circondario di Asti venne soppresso e aggregato a quello di Alessandria nel 1927 [Istituto Centrale 1927, p. 1], quindi staccato dalla provincia di Alessandria e aggregato alla nuova provincia di Asti formata nel 1935 [Istituto Centrale 1937, p. 8; Gamba 2002]. In anni rfecenti, il comune ha aderito alla Comunità Collinare Alto Astigiano.
Mutamenti Territoriali
Non attestati dopo la definitiva integrazione di Pogliano e di Vergnano [Vd. Assetto insediativo].
Comunanze
Intorno alla metà del secolo XVIII, il territorio comunale risultava occupato per circa il 16 per cento da boschi e per circa il 9 per cento da incolti. I boschi fornivano legna da ardere e sostegni per le viti (la principale destinazione colturale del territorio) agli abitanti del luogo. Gli incolti venivano utilizzati da questi ultimi per il “pascolo comune” del loro bestiame.
     In quegli anni era in atto una controversia tra la comunità e il feudatario per un incolto di modesta estensione, destinato a pascolo, nella regione detta Del Reale. La lite, tuttavia, non riguardava apparentemente la titolarità del terreno, ma la natura, allodiale o feudale, del suo possesso da parte del signore, e quindi la sua iscrizione a catasto e imponibilità fiscale [Balduini, cc. 136r-136v (p. 75)].
Liti Territoriali
Non se ne hanno attestazioni.
Fonti
A.C.M (Archivio del Comune di Moncucco Torinese):
A.C.M., Bandi campestri per li luoghi di Moncucco, Pogliano e Vergnano, 1740; Conti esattoriali, dal 1641; Quinternetti esattoriali, dal 1768; Atti di lite 1642-1653; Atti di lite 1680; Testimoniali di attestazione o giuramento, 1678-1684; Atti di lite, 1684-87; Atti di lite, 1706-1717; Atti di lite, 1833. Presso la stessa Soprintendenza è presente la fotocopia dell’inventario del 1822, in cui figurano, tra l’altro: Catasto a forma di libro in pergamena, 1641; Catasto, 1655; Libro di mutanze, 1674; Libro di mutanze, 1701; Brogliasso, ossia libro di Campagna della misura generale del territorio, 1712; Libro d’ordinati Principiato con Causato 30 gennaio 1611 (apparentemente continuativi); Consegnamento beni comunitativi, 1715; Beni comunitativi lasciati a pascolo, 1765; Stato dei beni di terza specie, 1730; Bandi campestri, 1703; Instrumento di Convenzione del Sig. Prevosto, 1768; Misura generale del territorio, s.d.; Atti di vendita, et affitto dei beni comunali, 1814-1821. (Al 2003, l’archivio è in via di riordino).
A.S.A. (Archivio di Stato di Asti). Vedi inventario.
A.S.A., Catasti dei terreni e dei fabbricati (1874-1960).
A.S.T. (Archivio di Stato di Torino). Vedi inventario.
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche per A e B, Dipartimenti, Mazzo 1, "DÉPARTEMENT / DE / MARENGO / Divise en 3 Arrondisemens / et en 31 Cantons." Carte dei dipartimenti della Dora (n.1), di Marengo (n. 2, 2 bis), del Po (n. 3), della Sesia (n. 4), delle Alpi Marittime (n. 5, 5 bis). Note : In alto: "N.° 101.", "ATLAS NATIONAL DE FRANCE", s.d., [Autore incisioni: P.A.F. Tardieu; autore edizione: P.G. Chanlaire]. Vedi mappa.

A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche per A e per B, Po, Mazzo 1,"LE / COURS / DU PO / DEDIÉ AU ROY / Par son tres humble, tres obeissant / et tres fidele Serviteur et Sujet, le / P. PLACIDE Augustin Dechaussé, et / Geographe Ordinaire de sa Majesté". Carta Corografica in stampa del Corso del Fiume Po delineata e dedicata a S.M- Cristianissima dal P. Placido Agostiniano scalzo nel 1734. Sulla Scala di 1/253.600 (Note: La carta è formata da 5 fogli giustapposti. Il 1° reca l'indicazione "A PARIS 1704"; il 3° e il 4° sono datati 1703; sul 1° e sul 5° foglio è riportata la data di concessione del privilegio reale, rinnovato per 15 anni nel 1734. Cfr. anche Carte Topografiche Segrete, PO 29 E IV ROSSO, 1703-1734 (ma vd. Note) [Autore disegno originale: P. Placide; Autore incisioni: Berey; Autore edizione: "A PARIS / Chez les Augustins pres la Place des Victoires"]. Vedi mappa.
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche serie III, Moncucco, mazzo, 1, "Pianta Regolare della Chiesa Parocchiale del Luogo di Moncucco, e Siti adjacenti col Spaccato / Lungo della medesima, e Proffilo de' piani del Terreno per contro le muraglie di detta Chiesa, / meno che di quello della Piazzetta della Facciata, ed altri Siti immuni inferiormente."; "Piano Regolare de' Siti indicati dalla / Com[uni]tà per situare, occorrendo la nuova Chiesa / Paro[chia]le, ove già esiste il nuovo Campanile, col / Proffilo de' respettivi Piani del Terreno"; "Piano Regolare di altri Siti pur indicati dalla Com[uni]tà sud[dett]a / per situare, occorrendo fare la nuova Chiesa Parocchiale". "Pianta regolare della Chiesa parrocchiale del luogo di Moncucco e siti adiacenti col spaccato lungo della medesima e profilo de' piani del terreno per contro le muraglie di detta Chiesa, meno che di quello della piazzetta della facciata ed altri siti immuni inferiormente". Asti, 18 settembre 1765, M. Molino Architetto. Inchiostro e acquerello di vari colori, 1765. Vedi mappa
A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 21, n. 1, Nota Alfabetica de’ territorii stati misurati coll’indicazione dell’annata nella quale seguì la misura (s.d., ma ca. 1731), c.10v; n. 16, Ricavo de’ Cantoni delle 12 Provincie del Piemonte non facienti corpo di Communità, cc. 49, 51; n. 161, Registro delle notizie prese da Commissarj deputati per la verificaz.ne de Contratti a Corpo de beni dal 1680 al 1711 inclusive circa la qualità delle Misure e Registro de beni di caduna Comunità del Piemonte, e denominaz.ne de Cantoni Membri, e Cassinali (s.d.), c. 56v.
A.S.T., Sezioni riunite:
II Archiviazione, Capo 25, n. 17, Spoglio del Stato trasmesso dalle Communità per li Beni Ecclesiastici nell’anno 1718, cc. 126v-127r; Materia ecclesiastiche, Regolari di qua da’ monti, Mazzo ,Sentimenti dell’Avvocato Generale Commendatore Graneri sulle vertenze tra l’Arcivescovo di Torino, e li Monaci Camaldolesi dell’Eremo di Torino per la da questi pretesa esenzione dalla Visita Pastorale delle due Cappelle eistenti ne’ beni d’essi Monaci, una di San Giugliano sulle fini di Baldissero, e l’altra d’Ogni santi su quelle di Moncucco. 28 Agosto 1774 a 21 Gennaio 1777. Con alcune Memorie, e Lettere del sud.o Arcivescovo; Materie economiche, Gabelle generali, Mazzo 1 d’addizione, n. 4, Billancj per le Regie Gabelle (1733).
A.S.T., Sezioni Riunite, Carte topografiche e disegni,  Tipi articolo 663, Mazzo 71,  Vergnano, Moncucco, Pogliano,  "Figura dimostrativa de' Castelli...del Sig. Marchese di Sant'Tomaso ...fini di Vergnano, Moncucco e Pogliano ..." (Data: 31/12/1793) [Autore disegno originale: Cottalorda Carlo].  Vedi mappa.
A.S.T., Sezioni Riunite, Carte topografiche e disegni, Camerale Piemonte, Tipi articolo 664, Chieri, Mazzo 13, Chieri. Territorio compreso tra Chieri, Cinzano, Albugnano e Passerano (Note: Il titolo originario è riportato sul verso del disegno. Disegno restaurato), s.d. Vedi mappa.
A.S.T., Corte:
Paesi, Monferrato, Ducato di Monferrato, Mazzo 5, Arbitramento proferto da Gioanni Galeazzo Visconti Conte delle virtù, e di Milano sovra le differenze che vertivano tra il Marchese Secondo Ottone di Monferrato, ed il Conte Amedeo di Savoja…, 1 dicembre 1378; Mazzo 5, Atti seguiti avanti Antonietto Adorno Duca di Genova Arbitro eletto dal Conte Amedeo di Savoja, e Teodoro Marchese di Monferrato per la terminaz.ne delle diff,ze, che tra essi vertivano… (17 marzo 1389); Paesi, Monferrato, Feudi per A e B, Mazzo 49, Donazione, ed infeudazione fatta dal Marchese Giovanni Giacomo di Monferrato a favore di Giorgio Solaro di Chieri del Castello, Luogo, Giurisdizione, beni, e redditi feudali di Moncucco per esso, e suoi Discendenti maschj (12 giugno 1442); Paesi, Paesi per A e B, C, Mazzo 35, Castelnuovo d’Asti, n. 6, Ricorso del Comune di Castelnuovo d’Asti per essere aggregato al dipartimento dell’Eridano anziché a quello del Tanaro, e per essere eretto esso luogo; detto ricorso è appoggiato dai comuni di Albugnano, Bagnasco, Berzano, Capriglio, Cinzano, Moncucco, Mondonio (Moncucco, 4 fiorile VII/23 aprile 1799); Paesi, Provincia di Asti, Mazzo 22,Investitura concessa dal C.te Amedeo di Sav.a a favor d’Aijmone fu Antonio Moncucco del Castello, Villa, Giurisd.ne, Beni, et ragioni feudali di Moncucco, salva la fedeltà al Vescovo di Torino (18 agosto 1381); Paesi, Provincia di Ivrea, Categoria I, Mazzo 1, Copia della Sentenza arbitramentale proferta dall’Arcivescovo di Milano sovra le differenze vertenti tra il Conte Amedeo di Savoia, e Giacomo Principe d’Achaja suo Vassallo da una parte, et il Marchese Gio. di Monferrato dall’altra… (25 settembre 1350); Paesi, Provincia di Torino, Mazzo 6 d’addizione, Mombello, n. 1, 1290 in 1587. Ristretto d’alcuni documenti riguardanti li feudi di Mombello Moncucco, Cinzano, e Vernone semoventi dal diretto dominio della Città di Chieri, stato ricavato dalle scritture esistenti nell’Archivio d’essa Città (s.d., ma sec. XVIII).
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B.N.F., département Cartes et plans, GE DD-2987 (5054 B), La principauté de Piémont, les marquisats de Saluce et de Suze, les comtés de Nice et d'Ast, le Montferrat / dediée au roy par son très humble, très obéissant, très fidèle sujet et serviteur H. Jaillot, géographe de sa Majesté, [chez l'auteur] (A Paris), 1695 [Jaillot, Alexis-Hubert (1632?-1712). Cartographe]. Vedi mappa.
B.N.F., département Cartes et plans, CPL GE DD-2987 (5042), Estats du duc de Savoye ...sous le nom de Piémont...le duché de Montferrat.... par le Sr Sanson d'Abbeville, chez Pierre Mariette (Paris), 1665 [Sanson, Nicolas (1600-1667). Cartographe]. Vedi mappa.
B.R.T. (Biblioteca Reale di Torino). Vedi catalogo.
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Descrizione Comune
Moncucco Torinese

    L’odierno territorio di Moncucco Torinese si formò all’interno di un’area, approssimativamente delimitabile tra la sponda destra del Po e la piana di Villanova, attraversata per secoli da confini religiosi e politici di primaria importanza. Tanto il limite tra le diocesi di Torino e di Vercelli, quanto, probabilmente, quello tra le circoscrizioni pubbliche di età longobarda e carolingia, correva poco a ovest di Pogliano, mentre da nord si protendeva la sezione oltrepadana della diocesi di Ivrea. Molto più tardi, nel 1290, la stessa linea fu scelta dai comuni di Asti e di Chieri per dividere le rispettive zone di influenza, in vista di una spartizione dei domini di Guglielmo VII di Monferrato, sconfitto e catturato dagli Alessandrini.
     Importanti strade di impianto romano passavano accanto a questi confini, che esse stesse avevano contribuito a fissare. Tra il secolo XII e il secolo XIV, tali strade indirizzarono in parte la trama delle alleanze tra poteri e interessi locali, come quelli che facevano capo ai signori di Moncucco, di San Sebastiano, di Cocconato, di Castelnuovo (dalla fine del secolo XII: di Rivalba di Castelnuovo), oltre a costituire le principali direttrici della penetrazione di potenze regionali (i marchesi di Monferrato, i comuni di Chieri e di Asti) dalle aspirazioni territoriali concorrenti. Nel territorio di Moncucco passava un tratto del percorso corrispondente alla strada romana che collegava l’antica Industria (Monteu da Po) a Chieri. Essa, partendo da Radicata (sull’attuale territorio di San Sebastiano Po), attraverso il territorio di Casalborgone e tenendosi alla sinistra del rio Berzano, si dirigeva infatti verso Mongioietto (il sito della pieve di San Giorgio di Vergnano), proseguendo poi lungo la valle di Vergnano per Arignano, da dove svoltava in direzione di Andezeno e Chieri. Un altro segmento, appartenente a un tracciato di raccordo tra la strada Industria-Chieri e la strada Industria-Asti, invece, staccandosi dalla prima, probabilmente da Settime, incontrava Barbaso, Briano, risaliva quindi verso Moncucco, per puntare infine, correndo lungo il rio Traversola, tra Moriondo e Castelnuovo, verso Mercurolio (luogo scomparso, nel territorio di Buttigliera), dove confluiva nella via Fulvia, che univa Asti e Chieri. Esisteva inoltre una diramazione secondaria, che, raggiunta Pogliano dal territorio di Castelnuovo, attraverso la conca di Vezzolano si portava ad Albugnano e di qui svoltava in direzione di Pino (Pino d’Asti), toccava Primeglio, Schierano, Passerano (tre luoghi che fanno oggi parte del comune di Passerano-Marmorito) e il territorio della pieve di Meirate (che aveva il suo centro nel territorio dell’odierna Piovà Massaia), per immettersi, tra Montiglio e Cocconato, nella strada che conduceva da Asti a Industria. A Mercurolio, infine, la strada che costeggiava il rio Traversola, in provenienza da Moriondo e Moncucco, incontrava la via de plano, di tracciato più recente, attestata dal 1270, che attraversava la piana di Villanova, unendo Mercurolio a Dusino.
     La strada che correva da Moncucco a Mercurolio rivestiva notevole rilevanza strategica, assicurando il collegamento del Basso Monferrato con il Piemonte centromeridionale, cioè, in particolare, con i domini dei conti di Biandrate e dei marchesi di Saluzzo, con lo “Astisio” e l’Albese. Lungo questa direttrice si incanalarono, dalla metà del secolo XII, i progetti di inquadramento territoriale dei marchesi di Monferrato e dei loro alleati conti di Biandrate, scontrandosi con gli opposti interessi dei comuni di Asti e di Chieri. La concorrenza politica e il conflitto armato tra queste potenze regionali del Piemonte bassomedievale si appuntarono così, oltre che sugli altipiani di Poirino-Villanova e di Riva (aree cruciali per i traffici commerciali astigiani in direzione di Chieri, Torino, Testona e Moncalieri), con logica necessaria, sulla valle del Traversola. Nel secolo XIII, i marchesi di Monferrato, facendo leva sui legami vassallatici stabiliti con i conti di Biandrate, avevano acquistato il controllo di Riva (in parte), Mercurolio, Lovencito (oggi frazione di Moriondo Torinese), località e fortezza sulla sponda destra del Traversola e, quasi di fronte, sulla sponda opposta, una quota del castello di Castelnuovo. La strategia astigiana replicò con la fondazione di Villanova, Poirino e infine, tra il 1263 e il 1269, Buttigliera (che comportò il depotenziamento e la sottomissione di Mercurolio). A Riva e nella valle del Traversola, Asti si assicurò dapprima l’alleanza e l’omaggio feudale, in seguito, il cittadinatico degli hospicia signorili dei Rivalba (consignori di Riva, di Castelnuovo e, in quanto feudatari di Chieri, di Moriondo) e dei Piea (consignori di Riva e di Castelnuovo) insieme con l’acquisto dei loro castelli e delle loro giurisdizioni. Nel 1292, alla fine della guerra scoppiata quattro anni prima con i conti di Biandrate e i marchesi di Monferrato, Asti controllava, oltre alla piana di Villanova, pressocché interamente la valle del Traversola, attraverso il possesso di Castelnuovo, Lovencito e Pogliano.
     Dal secolo XII alla fine del secolo XIII, sul territorio compreso tra la collina torinese e la piana di Riva, in particolare intorno al corridoio costituito dalla valle del Traversola, si stendeva una trama di relazioni tra diverse casate signorili, fatta di proprietà e giurisdizioni condivise in vari luoghi, oltre che di parentele e di interessi politici convergenti. Questi signori, insediati in territori di vitale importanza economica e strategica – quali certamente furono quelli di Moncucco, Pogliano e Vergnano -, preservarono a lungo un’ampia sfera di autonomia territoriale, mediante un accorto bilanciamento di rapporti con le potenze regionali in conflitto. In particolare, trovarono protezione militare contro le mire espansionistiche monferrine e talvolta un ruolo arbitrale per i loro contrasti interni nei comuni di Asti e di Chieri.
     Attraverso questo flessibile inquadramento, per così dire, reticolare, mediato dai legami di alleanza e di vicinato tra signori locali - pur nella dipendenza, dallo scorcio del Duecento, da un’autorità superiore, ma sempre sostanzialmente indiretta - Pogliano e Vergnano mantennero valenza giurisdizionale e consistenza demica fino alle soglie della prima età moderna, nel corso della quale finirono con il soccombere, da un lato, ai mutamenti della geografia politica e delle modalità di esercizio dei poteri territoriali, dall’altro, alla diffusione dell’abitato sparso [Gramaglia 1981; Settia 1970, pp. 66-92; Settia 1975a, pp. 163-174].