Roccavione

AutoriPalmero, Beatrice
Anno Compilazione1998
Provincia
Cuneo.
Area storica
Cuneese.
Abitanti
2786 (censimento 1991).
Estensione
1964 ha (ISTAT 1991); 1921 ha (SITA 1991).
Confini
A nord Borgo San Dalmazzo, a est Boves, a sud-est Robilante, a sud-ovest Roaschia, a ovest Valdieri.
Frazioni
Brignola. A seguito della legge di soppressione delle frazioni, sul territorio di Roccavione si trovano dei nuclei abitati e case sparse: Tetto Battista Massa, Tetto Cherro, Tetto Ghigo, Tetto Giordana, Tetto Giulia, Tetto Nuovo, Tetto Parachetto, Tetto Piano, Tetto Sales, Vallon Grande, Case Sparse (CSI 1991, Piemonte). A metà Ottocento Imperiale, Brignola e Aradolo erano considerate tutte «villate» di Roccavione. Le ultime due divise anche in soprana e sottana. Vedi mappa.
Toponimo storico
Beltrutti accoglie come testimonianza del luogo, l’indicazione della Passio Pedonensis, che fa partire la predicazione di S. Dalmazzo dal castrum Auriatensium. Da qui, attorno al 250, si sarebbe diffusa l’evangelizzazione nella val Vermenagna (Beltrutti 1954, p. 14). Circa questo toponimo arcaico e la localizzazione dell’antica città di Auriate sono comunque in corso indagini storico-archeologiche, che tendono a collegare la città romana al sito primigenio da cui si sarebbe in seguito sviluppato Roccavione. Nel diploma imperiale di conferma dei territori del comitato di Bredulo (1041) compare come «Rocha Corvaria». In questo caso la moderna storiografia riconduce il toponimo al nostro luogo poiché citato tra le dipendenze dell’abbazia di S. Dalmazzo, di seguito ad insediamenti limitrofi, tra la val Stura e la val Vermenagna. Fin dalle prime attestazioni certe il toponimo richiama la configurazione di un insediamento incastellato («Rocca», «Rupe»), di cui si ha certezza documentaria a partire dal 1163. Da questa data è chiara la funzione di controllo e difesa della strada, che il luogo rivestiva rispetto ai valichi di Tenda e della Maddalena. Roccavione s’inserisce quindi nel complesso dei castelli sorti nel secolo XI tra il Gesso e lo Stura (Comba 1973, pp. 560-561 e n. 158). Nel corso del Medioevo si ritrova nelle forme più arcaiche di «Rupevidonis» o «Rochavion» equivalenti a «Rocaguidonis», «Rocca di Guidone», in cui si riconosce un nome locale di origine germanica (Serra 1953, p. 12). Ancora «Rupes Guidonis» o «Rocha Vidonis», come compare nel 1197 nella cronaca del Monferrato (Casalis 1847, vol. XVI, p. 525).
Diocesi
Le chiese di Roccavione furono soggette al vescovo di Asti fino all’erezione della diocesi di Mondovì (1388). In seguito alla costituzione del distretto diocesano di Cuneo passano sotto detta giurisdizione (1816) (Berra 1955, pp. 52-54). Riberi credette di aver individuato nella chiesa di S. Maria, citata nell’Additio Moccensis, la chiesa della Visitazione del luogo di Roccavione, attribuendole quindi un’antica origine e una precedente dipendenza dalla diocesi di Torino. Ma non si hanno riscontri oggettivi a supporto di tale affermazione, quanto piuttosto il riferimento a detta chiesa va inteso come alla pieve di S. Maria, distinta dall’abbazia e che in atti successivi è descritta come canonica dipendente dalla mensa abbaziale, mentre in concomitanza è attestata una chiesa propria di Roccavione (Giacchi 1976, pp. 419-421).
Pieve
La prima attestazione dell’«ecclesia Rochaguidonis» risale quindi al documento del 1345 relativo all’elenco delle istituzioni ecclesiastiche dipendenti dal vescovado astense. Da qui risulta inclusa nella pieve di S. Maria di Cuneo, insieme all’abbazia di S. Dalmazzo. Il titolo di parrocchia si ricava in maniera indiretta da un documento del 1442, grazie alla testimonianza del curato del luogo in una transazione per decime tra il comune di Entracque e il vescovo di Mondovì (Giacchi 1976, p. 429).
Altre Presenze Ecclesiastiche
La chiesa parrocchiale è sotto il titolo della Visitazione e possiede un beneficio dedicato a S. Antonio presso la parrocchiale di Borgo S. Dalmazzo, dove è anche proprietaria di beni terrieri immuni. Nella parrocchiale di Roccavione sono presenti le compagnie del Santissimo Sacramento, del Suffragio e del Rosario, quest’ultima a metà Settecento risulta la più ricca. La confraternita dei Disciplinanti officia la chiesa di S. Croce e riceve dalla comunità una pensione annua di lire 230 per i beni ceduti e che la comunità ha alienato nel 1697. Il vescovo di Mondovì continua a ricevere parte dei proventi del pedaggio di Roccavione (BRT, Storia patria n. 855, Brandizzo 1753, p. 81). Quando nel 1424 i Savoia entrano definitivamente in possesso di Borgo S. Dalmazzo, acquisiscono una quota del pedaggio, su cui l’abate mantiene il titolo e pertanto si trasferisce al vescovo di Mondovì, quando subentra nella giurisdizione ecclesiastica del monastero (Comba 1973, p. 79). Si ha inoltre una chiesa campestre intitolata al Suffragio e destinata ad accogliere i pellegrini. A metà Ottocento è ricordata come una cappella sul monte, intitolata al Santo Sudario e ormai distrutta. Esistono inoltre 4 cappellanie, intitolate a S. Giacomo, S. Lorenzo, S. Antonio e alla Vergine Santissima della Bruna, tutte dipendenti dai comuni limitrofi di Roaschia e Robilante (Casalis 1847, vol. XVI, p. 524).
Assetto Insediativo
   
Luoghi Scomparsi
Roccavione pone il problema della localizzazione degli antichi insediamenti. La storiografia ottocentesca infatti, avvalorando il diploma imperiale del 1041, vuole Roccavione nel comitato di Bredulo e pertanto esclude una connessione con l’antica città di Auriate, proprio perché ritenuta capitale di un esteso contado. Recenti scavi archeologici invece hanno rinvenuto a nord-est dell’attuale comune di Roccavione, in regione Toglia, resti di fortificazioni che si ritengono attribuibili al «castrum Auriatensium». Ciò collocherebbe Roccavione nella tipologia di quei villaggi ricollegabili alla riedificazione nei pressi di vecchi insediamenti abbandonati e distrutti, senza niente togliere alla funzione orientatrice dei castelli rispetto ai nuclei abitati (Comba 1973, pp. 528-541 e n. 43). Si segnala infine, per la variazione di denominazione censuaria di ex-frazioni, che il toponimo di Imperiale scompare nello smembramento residenziale della «villata» in case e tetti (cfr. il lemma ‘Luoghi scomparsi’ nella scheda dedicata a Robilante).
Comunità, origine, funzionamento
Nel XII secolo in val Vermenagna si avvicendano potenti signori locali: marchesi del Monferrato, di Saluzzo, oltre all’abbazia di S. Dalmazzo e all’autorità del vescovo di Asti. Roccavione ha una tradizione di famiglie feudali, che avrebbero già potuto concedere alcune franchigie se non statuti veri e propri. L’assenza dei codici infatti non consente di stabilire l’epoca precisa di fondazione del comune. Si ha documentazione dell’attività consigliare solo dalla fine del secolo XVI.
Statuti
Non si ha notizia in merito al rinvenimento di codici statutari anche se risulta che il comune riscuotesse i bandi campestri (BRT, Storia patria n. 855, Brandizzo 1753, p. 81).
Catasti
La serie relativa ai catasti ha una tardiva ma buona conservazione presso l’Archivio comunale. Si ha un primo volume del XVII secolo rovinato mentre sono in ordine i volumi a partire dal XVIII secolo, corredati dai Libri dei trasporti. Si segnala un registro catastale De’ forestieri possidenti beni sopra i fini di Roccavione, del 1644 (AC Roccavione, vol. 221).
Risalenti al periodo francese le prime mappature del territorio (AST, Camera dei Conti, Alleg. A, pf. n. 65; Alleg. H fasc. 155).
Ordinati
In Archivio comunale, riordinato nel 1993, si conservano i volumi degli ordinati a partire dal 1596, e poi di seguito, in ordine, le delibere di giunta e consiglio. Si segnala per l’attività amministrativa una Rubrica d’inventario degli atti comunali del 1711 (AC Roccavione, 10 bis).
Dipendenze nel Medioevo
Roccavione è tra le località che il diploma imperiale a favore del vescovo di Asti inseriva nei domini «inter Tanagrum et Sturam». Si caratterizza per la vivace presenza di signori locali, potenti in beni terrieri, che utilizzano per creare reti di alleanze e sostanzialmente giocare un ruolo politico rispetto al principato ecclesiastico, autorità sovralocale, a cui i loro domini sono direttamnte soggetti. Così tra XI e secolo XII si garantiscono la protezione militare di Tenda (1198) e sottopongono i loro beni e diritti nel luogo e in quelli di Robilante, Vernante e Limone all’abate di S. Dalmazzo (25 maggio 1151) (Ribera 1929). Nel secolo XIII Roccavione rientra tra i domini interessati dall’espansione dei marchesi di Saluzzo.
Feudo
I predecessori dei Druda, signori di Roccavione nel XII secolo, sono Guglielmo Tasso, Pietro de Sapeda e Anselmo, che posseggono terre e prati sul colle di Tenda verso Limone (AST, Corte, Contado di Nizza, mazzo 51, fasc. 1: c. 44r [10 luglio 1198]). Tra i primi feudatari del luogo si ricordano le famiglie Ursi, Biscarra e Balangero, presenti sul posto fino al XIV secolo (Casalis 1847, vol. XVI, p. 525). Nel 1268 l’abate del monastero di Borgo S. Dalmazzo ottiene l’investitura del castello di Roccavione e «dei possessi della val Vermenagna e della val di Fer» (AST, Corte, Provincia di Cuneo, mazzo 7, fasc. 1 [4 febbraio 1268]). Alla fine del XIII secolo i marchesi di Saluzzo rinnovano all’abate la giurisdizione su Roccavione e la val Vermenagna (AST, Corte, Provincia di Cuneo, mazzo 7 fasc. 5 [19 gennaio 1297]; fasc. 4 [1302]). Nel 1372 i marchesi di Ceva prestano atto di vassallaggio al conte Amedeo di Savoia per detto feudo, insieme ai luoghi di Andonno, Entraque, Borgo S. Dalmazzo, Roccavione e Valdieri (AST, Corte, Provincia di Cuneo, mazzo 2, fasc. 3: Promessa di retrovendere mediante la restituzione di fiorini 1500 d’oro per esso Marchese pagati per l’infeodazione de’ suddetti luoghi [10 gennaio 1373]). Comunque fino al 1392 i marchesi di Ceva restano investiti dei diritti signorili sul luogo (AST, Corte, Provincia di Cuneo, mazzo 2, fasc. 4: Investitura concessa da Bona di Bourbon Contessa di Savoia, tutrice del Conte Amedeo di Savoia a favore di Giorgio e Carlo de’ Marchesi di Ceva del luogo di Borgo San Dalmazzo et altri al medesimo adiacenti [28 ottobre 1392]).
A metà del XV secolo il duca Amedeo investe la famiglia Cerrati di Boves dei «redditi e pertinenze della torre di Roccavione». Mentre nello stesso periodo i diritti sul pedaggio vengono ceduti dalla famiglia Tomatis ai conti Lascaris consignori della Briga (AST, Corte, Provincia di Cuneo, mazzo 7, fascc. 5, 7-9).
Infine Carlo Emanuele concede titolo marchionale ai possessi del principe Tommaso di Savoia insieme ai luoghi di Peveragno e Boves (1619). In seguito su parte delle rendite e giurisdizione vengono collocati i conti Biraghi, esponenti della nobiltà locale (1640). I quali alla fine del XVIII secolo acquisiscono anche il titolo marchionale (1780) (AST, Corte, Paesi per A e B, R, mazzo 19 fascc. 7-9).
Mutamenti di distrettuazione
Con la formazione dello Stato regionale sabaudo, i diritti signorili, che diverse famiglie locali mantengono sul luogo, vengono subordinati di fatto all’autorità del marchese di Saluzzo, e territorialmente inclusi nella ripartizione amministrativa omonima, creata dai Duchi di Savoia. In seguito al riassetto statale che tra XVII e XVIII secolo organizza il dominio in province, s’istituisce la provincia di Cuneo, in cui Roccavione entra definitivamente a far parte. Eccettuato il breve periodo di dominazione francese (1799-1815), in cui soppresse le strutture amministrative sabaude, il territorio è organizzato nel dipartimento dello Stura, Roccavione resta stabilmente compreso nella provincia di Cuneo. A seguito dell’accorpamento albertino, la provincia di Cuneo riunisce le “antiche province” soppresse di Alba, Mondovì e Saluzzo (1859) (Dao 1966, p. 33; Sturani 1995).
Mutamenti Territoriali
Nel corso del XIX secolo Roccavione è in concorrenza sul piano amministrativo con il comune di Borgo S. Dalmazzo. Si oppone infatti al trasferimento delle competenze di capoluogo di mandamento nel Borgo (AST, Corte, Paesi per A e B, R, mazzo 19 fasc. 45 [1829]). Tale confronto comporta anche delle variazioni nell’assetto del territorio comunale di Roccavione. Il comune infatti viene privato della villata di Aradolo, definitivamente incorporata nella giurisdizione comunale di Borgo S. Dalmazzo (AC Roccavione, fasc. 6: Delimitazione dei confini comunali: Atti relativi all’aggregazione del cantone di Aradolo al Comune di Borgo S. Dalmazzo e regolarizzazione dei confini 1828-1849.
Comunanze
Attualmente al Commissariato per la liquidazione degli usi civici risultano 285,7259 ettari di superficie iscritta in categoria «A», mentre il comune dichiara 281,2884 ettari di superficie totale di cui 277,3772 ha sono in categoria «A» e i restanti in categoria «N» (CSI 1991, Piemonte). Nel 1935 i terreni demaniali alienabili erano stati riconosciuti in 1856,4401 ettari, principalmente pascoli, boschi cedui e di alto fusto. Su di essi si riconosceva l’uso civico di pascolo e legnatico a favore della popolazione locale (CLUC, Provincia di Cunero, cartella n. 192, Relazione Marchetti 1935). La massiccia liquidazione del patrimonio collettivo impone l’attenzione verso il riassetto amministrativo del territorio comunale e della distribuzione delle risorse sul piano socio-economico. Inoltre la discrepanza tra i dati ufficiali e quelli locali pone in qualche misura la questione dello scioglimento degli usi consuetudinari e della legittimazione delle assegnazioni.
Liti Territoriali
Il territorio del comune di Roccavione assume la sua fisionomia attraverso una serie di accordi e transazioni tra i monaci e Borgo S. Dalmazzo, tramite concessione di terre del marchese Tommaso di Saluzzo, che coinvolgono le comunità di Roaschia, Robilante, Valdieri ed Entracque. Nella regione di Aradolo si assiste ad una secolare trasformazione del territorio demaniale, che si organizza in insediamento abitato. Tale evoluzione va a ledere gli equilibri di sfruttamento delle risorse di varie comunità e costituisce uno dei principali punti di tensione territoriale che investe i comuni limitrofi. La trasformazione riguarda una vasta area “intercomunale” e ha uno sviluppo conflittuale, documentato per più di 4 secoli (AST, Corte, Paesi per A e B, R, mazzo 19, fasc. 6: Transazione tra le comunità di Roccavione e Borgo S. Dalmazzo sovra le differenze tra essi insorte per la determinazione dei rispettivi loro finaggi [22 febbraio 1522]; AC Roccavione, fasc. 5 Atti di transazione per i confini del territorio tra il Comune di Roccavione, Roaschia e Robilante 1470-1697: sentenza del giudice di Cuneo Ottobono Olivari contro la Comunità e particolari di Roaschia obbligati a registrare i beni posseduti in Roccavione nel catasto del luogo e a pagare i relativi carichi fiscali [17 aprile 1470]; Sentenza contro la Comunità di Roaschia obbligata a pagare a Roccavione i carichi imposti e imponendi per i beni posseduti in Roccavione [26 ottobre 1471]; fasc. 61, Atti di lite tra Roccavione e Cuneo. Sentenze arbitrali per la definzione di alcune differenze tra la Comunità di Cuneo e ville di suo mandamento in fatto di gabelle e confini [1481-1611]; fasc. 62: Atti di lite tra Roccavione e Roaschia relative ai terreni [1546-1655]; fasc. 63: Atti di lite tra Roccavione e le Comunità di Entraque, Valdieri, Borgo S. Dalmazzo per terreni e il ponte di Aradolo [1560-1561]; fasc. 65: Lite tra Roccavione e Andonno per la proprietà di alcuni terreni [1587-1641]; fasc. 67: Lite tra Roccavione e Borgo S. Dalmazzo per la delimitazione dei confini [1600-1773]; AST, Camera dei Conti, I archiviazione, tomo I, mazzo I, fasc. 19: Informativa intendente di Cuneo sul devastamento della selva del Gorgasso spettante alla Comunità di Roccaviglione [1736]).
La comunità di Roccavione all’inizio del XVII secolo evidenzia alcune tensioni relative al pagamento delle decime e di alcuni privilegi fiscali, sintomo di contrasti con i poteri locali del territorio (AC Roccavione, fasc. 55: Atti di lite tra Roccavione e i parroci locali per la decima parrocchiale [1606-1773]; fasc. 64: Transazione per il pagamento delle decime da parte di Aradolo e altre frazioni [1582-1875]; fasc. 56: Atti di lite tra Roccavione e i feudatari locali [1619-1764]).
Allo stesso modo, pur non sottraendosi alle nuove imposizioni fiscali che la burocrazia sabauda impartiva, si oppone alle ripartizioni degli aggravi militari rispetto alle altre comunità del comprensorio (AC Roccavione, fascc. 69-70: Lite tra Roccavione e Robilante contro Limone e Vernante per gli alloggiamenti militari [1642; 1667-1669]).
Tra il XVII e il XVIII secolo si acquiscono le questioni relative all’utilizzo delle acque e alla manutenzione dei ponti (AC Roccavione, fasc. 66: Lite tra Roccavione e Borgo S. Dalmazzo per il mantenimento del ponte sul torrente Gesso [1600-1773]; fasc. 68: Lite tra Roccavione e Cuneo per la derivazione delle acque alla regione delle Chiabette [1609-1628]; fasc. 71: Sommario nella causa tra la Comunità di Roccavione e il monastero e monaci della Certosa di Pesio e particolari circa lavori sulla bealera Vermenagna [1770]; fasc. 72 bis: Lite tra Roccavione e Boves per la bealera del naviglio, 1892: 1483, maggio 22, Patto di costruzione e ripartizione spese e suddivisione diritti [pergamena]).
Fonti
AC Roccavione (Archivio Storico del comune di Roccavione):
fasc. 5 Atti di transazione per i confini del territorio tra il Comune di Roccavione, Roaschia e Robilante 1470-1697: sentenza del giudice di Cuneo Ottobono Olivari contro la Comunità e particolari di Roaschia obbligati a registrare i beni posseduti in Roccavione nel catasto del luogo e a pagare i relativi carichi fiscali [17 aprile 1470]; Sentenza contro la Comunità di Roaschia obbligata a pagare a Roccavione i carichi imposti e imponendi per i beni posseduti in Roccavione [26 ottobre 1471]; fasc. 6: Delimitazione dei confini comunali: Atti relativi all’aggregazione del cantone di Aradolo al Comune di Borgo S. Dalmazzo e regolarizzazione dei confini 1828-1849; fasc. 55: Atti di lite tra Roccavione e i parroci locali per la decima parrocchiale [1606-1773]; fasc. 64: Transazione per il pagamento delle decime da parte di Aradolo e altre frazioni [1582-1875]; fasc. 56: Atti di lite tra Roccavione e i feudatari locali 1619-1764; fasc. 61, Atti di lite tra Roccavione e Cuneo. Sentenze arbitrali per la definzione di alcune differenze tra la Comunità di Cuneo e ville di suo mandamento in fatto di gabelle e confini [1481-1611]; fasc. 62: Atti di lite tra Roccavione e Roaschia relative ai terreni [1546-1655]; fasc. 63: Atti di lite tra Roccavione e le Comunità di Entraque, Valdieri, Borgo S. Dalmazzo per terreni e il ponte di Aradolo [1560-1561]; fasc. 65: Lite tra Roccavione e Andonno per la proprietà di alcuni terreni [1587-1641]; fasc. 66: Lite tra Roccavione e Borgo S. Dalmazzo per il mantenimento del ponte sul torrente Gesso 1600-1773; fasc. 67: Lite tra Roccavione e Borgo S. Dalmazzo per la delimitazione dei confini [1600-1773]; fasc. 68: Lite tra Roccavione e Cuneo per la derivazione delle acque alla regione delle Chiabette [1609-1628]; fasc. 71: Sommario nella causa tra la Comunità di Roccavione e il monastero e monaci della Certosa di Pesio e particolari circa lavori sulla bealera Vermenagna [1770]; fasc. 72 bis: Lite tra Roccavione e Boves per la bealera del naviglio, 1892: 1483, maggio 22, Patto di costruzione e ripartizione spese e suddivisione diritti [pergamena];
Liti, nn. 71 e 72 bis.
AST (Archivio di Stato di Torino):
Camera dei Conti, I archiviazione, tomo I, mazzo I, fasc. 19: Informativa intendente di    Cuneo sul devastamento della selva del Gorgasso spettante alla Comunità di Roccaviglione [1736];
Camera dei Conti, I archiviazione, tomo III, Provincia di Cuneo, mazzo II, fasc. 2;
Camera dei Conti, Alleg. A, pf. n. 65; Alleg. H fasc. 155;
Corte, Contado di Nizza, mazzo 51, fasc. 1: c. 44r [10 luglio 1198];
Corte, Provincia di Cuneo, mazzo 2, fasc. 3: Promessa di retrovendere mediante la restituzione di fiorini 1500 d’oro per esso Marchese pagati per l’infeodazione de’  suddetti luoghi [10 gennaio 1373]); fasc. 4: Investitura concessa da Bona di Bourbon Contessa di Savoia, tutrice del Conte Amedeo di Savoia a favore di Giorgio e Carlo de’ Marchesi di Ceva del luogo di Borgo San Dalmazzo et altri al medesimo adiacenti [28 ottobre 1392]); mazzo 7, fasc. 1 [4 febbraio 1268]; fasc. 5 [19 gennaio 1297]; fasc. 4 [1302]; fascc. 5, 7-9.
Corte, Paesi per A e B, R, mazzo 19 fascc. 6-9, fasc. 19, fasc. 45.
BRT (Biblioteca Reale di Torino), Storia patria n. 855, Brandizzo 1753.
CLUC (Commissariato per la liquidazione degli usi civici), Provincia di Cuneo, cartella n. 192, Relazione Marchetti 1935.
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Descrizione Comune

Roccavione

La costruzione del territorio di Roccavione si preannuncia complessa per la ricchezza storica del sito, al cui sviluppo concorrono una pluralità di fattori congiunturali ed interventi socio-politici. Di conseguenza la struttura del territorio comunale è andata via via sperimentando una notevole varietà di conformazioni insediative e di strategie di sfruttamento delle risorse. Senza affrontare in questa sede il problema dell’attribuzione del sito originario di Roccavione all’antica città di Auriate, la posizione del borgo incastellato a partire dal XII secolo è quanto mai strategica. Il villaggio si trova infatti tra due corsi d’acqua, il Gesso e il Vermenagna, a controllo dei traffici provenienti dai valichi della Maddalena e del Tenda, che collegano il Piemonte meridionale con la Francia, la Provenza e Nizza.
I signori del luogo avevano poi notevoli estensioni di prato e terre verso il colle di Tenda, e dimostrano di poter “orientare” i circuiti della transumanza, stipulando convenzioni di pascolo e mutuo soccorso con la comunità alpina di Tenda a scapito di Limone (Crusi 1979, doc. 10; Beltrutti 1954, pp. 84 sgg.; cfr. la scheda dedicata a Limone Piemonte).
Anche se non compare espressamente tra le forze che contribuirono in qualche modo alla fondazione della villanuova di Cuneo e al suo sviluppo demografico (Guglielmotti 1995), Roccavione è direttamente interessato dal progetto monastico di creazione di un nuovo polo abitativo, in quanto sottoposto all’abbazia di S. Dalmazzo. Soprattutto in un secondo tempo, in virtù della propria dislocazione detto luogo diventa un perno economico di Cuneo. La villanuova, particolarmente sostenuta dagli Astigiani e favorita dalla dominazione angioina, a metà Duecento cerca di costruire un distretto politico-economico, collegando a sé un comprensorio. Nelle maglie di gabelle e franchigie, atte a garantirle il controllo commerciale, s’inserisce il pedaggio di Roccavione. Quest’ultimo presiedeva ad un notevole flusso economico: ai più comuni generi di consumo (olio, «butirro», vino), affiancavano anche merci pregiate (tele e materie prime di altra sorta) (Comba 1976, pp. 90-91). A partire dal 1469 è documentato un percorso che univa Vernante a Boves, senza passare per Roccavione, pertanto da metà Quattrocento, grazie anche a ristrutturazioni del valico delle Finestre, il pedaggio riguarda piuttosto i traffici della valle Gesso (Comba 1984, pp. 32-33). Per quanto concerne il valico di Tenda, resta il più frequentato, nonostante il percorso impervio, grazie ad una serie di esenzioni che avevano posto le condizioni per un libero scambio con gli abitanti del contado di Nizza (Palmero 1995, p. 509; Sturani 1990, p. 493). Si deve quindi registrare a quest’epoca un’inflessione notevole dell’importanza di detto pedaggio, connessa peraltro al ridimensionamento sabaudo dei poteri della città di Cuneo. A partire dal 1424, i Savoia controllano ormai, attraverso una rete di legami di vassallaggio, gran parte dell’area cuneese, e dividono anche i proventi del pedaggio di Roccavione con il vescovo di Mondovì, subentrato nei diritti spettanti all’abate di S. Dalmazzo. Il pedaggio di Roccavione in seguito risulta suddiviso in 18 parti, di cui i Lascaris di Briga ne acquisiscono la maggioranza (AST, Corte, Provincia di Cuneo, mazzo 7, fascc. 7-8 [2 settembre 1459]). Del pedaggio si ha notizia ancora nelle relazioni degli intendenti di metà Settecento, che lo classificano come un provento del vescovo di Mondovì (BRT, Storia patria n. 855, Brandizzo 1753). In Ancien Régime risulta ceduto in parte al signor Gioberti di Roccavione, al medico Carroccio di Vernante e al signor Ghigo di Boves. Gioberti inoltre affitta per lire 60 le quote di pedaggio per lasciare libero il transito ai mulattieri di Limone. Questi risultano quindi i più ligi al pagamento mentre è molto frequente “lo sfrodo”. Gli unici esenti sono gli abitanti di Cuneo e del mandamento per ciò che concerne il commercio di tele (BRT, Storia patria n. 855, Brandizzo 1753, p. 83). In questa fase si collocano le tensioni tra Roccavione e Cuneo riguardo alla liceità di gabelle, che Cuneo esigeva a vario titolo sul “distretto” di tradizione angioina.
Inoltre, sempre a metà Quattrocento, giungono segnali dagli ambienti dediti alla pastorizia di una sensibile contrazione dei pascoli comunitari nel territorio controllato in prevalenza dai marchesi di Saluzzo. Gli appoderamenti hanno certamente condizionato i circuiti della transumanza, ma soprattutto hanno modificato il sistema di distribuzione e accesso alle risorse pascolative. In contrapposizione alla politica marchionale di promozione degli insediamenti, i signori locali introducono sul territorio comunale bestiame forestiero e, avvalendosi dei loro diritti sugli erbaggi, concedono ai pastori transumanti la facoltà di pascolare anche sulle aree collettive e sulle proprietà dei residenti (Albera 1995, pp. 40-41). Decaduto il sistema delle convenzioni intercomunali si stipulano contratti di varia natura, che aprono quindi molteplici vie al pascolo. In questo modo però si generano tra Cinque e Seicento liti sulle aree pascolative, che contrappongono villaggi limitrofi, e disgregano le comunità stesse in gruppi sociali dai divergenti interessi economici. In questo panorama s’inserisce la concorrenza plurisecolare di Roccavione con Borgo San Dalmazzo, ed in sostanza il conflitto territoriale sulla località di Aradolo. Il caso della comunità di Aradolo, supportato dai signori di Roccavione, si profila come una contrapposizione economica sulle risorse pascolative tra il potere signorile e quello comunale.
Se Borgo S. Dalmazzo, sede della potente abbazia, godeva di una posizione privilegiata rispetto alla tradizione di supremazia sul territorio anticamente soggetto al monastero, Roccavione non era da meno. La presenza di antichi signori locali aveva infatti portato in eredità al luogo una serie di diritti sulle acque del torrente Gesso e sulla confluenza dello Stura e del Vermenagna. Il complesso dei diritti sulle acque ha consentito a Roccavione di costruire una certa subordinazione dei paesi interessati dal passaggio dei torrenti. Infatti, attraverso l’appalto dello sfruttamento dell’acqua e in genere promuovendo migliorie ed opere idriche, controlla il sorgere di ponti, bealere e la canalizzazione irrigua. Indubbiamente l’imposizione della propria autorità in merito al controllo delle acque non è stata priva di tensione soprattutto nelle fasi di dissodamento, che necessitavano di intense opere di canalizzazione, che andavano a modificare l’assetto e la destinazione del territorio. Allo stesso modo, nella fase secentesca, caratterizzata invece dall’indebitamento dei comuni e quindi nell’incapacità di far fronte agli obblighi di manutenzione dei ponti, la comunità si vede obbligata ad esercitare la propria autorità per imporre la contribuzione dei paesi. La causa settecentesca tra la comunità di Roccavione, la certosa di Pesio e gli abitanti di Chiusa pone invece un problema di competenze giurisdizionali sulla «bealera Vermenagna» (AC Roccavione, Liti, n. 71 [1770]). Così come avviene nella causa tardo ottocentesca con Boves in merito alla «bealera del Naviglio», dove appunto Roccavione non vuole rinunciare alle proprie prerogative giurisdizionali, concordate nei patti del 1483 (AC Roccavione, Liti, n. 72 bis [1892]).
A fronte di un territorio costruito su diritti signorili sulle acque, usi civici collegati all’attività pastorizia e appoderamenti promossi da concessioni boschive, Roccavione, a metà Settecento risulta avere un’estensione territoriale esigua rispetto alla concentrazione di abitanti (5.606 giornate-1673 abitanti: AST, Camera dei Conti, I archiviazione, t. III, Provincia di Cuneo, mazzo II, fasc. 2). Il territorio comunale è descritto in età moderna prospero in boschi d’alto fusto e castagneti, mentre l’area pascolativa è di estensioni limitate e caratterizzata da “dispersione”. La scarsità di alpeggi aveva infatti condotto i pastori di questo comune a cercare altri pascoli, portando a gravitare attorno al paese altre risorse territoriali. A differenza della comunità di Robilante che in qualche modo “subisce” il popolamento quattrocentesco della montagna, Roccavione non solo è bacino di raccolta demografica, ma allo stesso tempo estende il suo comprensorio intercomunale di risorse, “muovendo” uomini per lo sfruttamento di aree pascolative. Troviamo per esempio pastori di Roccavione che frequentano il territorio incolto della Gerbola, conteso tra l’altro tra i comuni di Fossano e Villafaletto (Comba 1994, p. 205). Da una parte queste migrazioni (peraltro alquanto limitate rispetto ad alcuni villaggi del Piemonte meridionale, come risulta dalle statistiche settecentesche), legate alla transumanza, garantiscono la sussistenza alla popolazione stanziale. Il territorio di Roccavione infatti dimostra di poter mantenere un buon numero di popolazione stabile, dominato come si è detto da boschi di alto fusto e castagneti, ma soprattutto dai campi, che superano per estensione i pascoli. D’altro canto dunque la pastorizia risulterebbe carente di prati, e per ovviare a ciò la politica comunale, a partire dalla fine del Quattrocento, ed in particolare tra Sei e Settecento, si è impegnata a più riprese per garantire le aree pascolative all’allevamento.
L’articolazione del territorio comunale è ben rappresentata dalle categorie giuridiche protocontemporanee di classificazione dei beni collettivi, che confermano la varietà delle forme di sfruttamento comunitario delle risorse territoriali. Secondo la classificazione degli anni Trenta dei Commissariati per la liquidazione degli usi civici si smantellano a Roccavione: a) promiscuità; b) terreni comunali occupati da privati; c) proprietà private gravate da uso civico; c) demani collettivi (CLUC, Provincia di Cuneo. cartella 192). Il processo di liquidazione del retaggio medievale di organizzazione e sfruttamento del territorio passa attraverso “modelli originali” di gestione dei demani in età moderna, che si ritrovano esemplificati in gran parte su detto comune (Raggio 1992). Si hanno infatti le promiscuità scaturite dagli accordi alto medievali con i comuni di Boves e Roaschia, che hanno dato luogo a nuovi agglomerati abitati; il frazionamento di beni collettivi assegnati a gruppi sociali che ha condotto alle liti sia con Cuneo che con Borgo; la legittimazione dei possessi dei boschi ai «forestieri» attraverso la registrazione catastale, ma su cui permangono gli usi civici degli abitanti di Roccavione; l’aggiudicazione in appalto pubblico di montagne e alpi, che vincolate al vincitore da pluridecennali contratti di sfruttamento giungono infine ad essere contestate al patrimonio pubblico.
Ripercorre dunque l’esperienza del rimodellamento del territoriale di Roccavione nel lungo periodo chiama in causa una tale vastità di “attori” che s’impone un’illustrazioni per fasi di sviluppo.
La prima fase delle liti territoriali che concerne sostanzialmente la concorrenza giurisdizionale tra Roccavione e Borgo S. Dalmazzo si colloca tra Quattro e Cinquecento. In realtà a quest’epoca il conflitto si configura piuttosto nel consolidamento della supremazia di Roccavione sugli insediamenti della montagna, popolati principalmente da abitanti di Roaschia che hanno acquistato notevoli porzioni dei boschi. Si obbligano gli abitanti di Roaschia a registrare i possessi nel catasto di Roccavione. Solo in seguito a liti del secolo successivo compare un registro a parte per i «forestieri». In questo modo il comune legittima il possesso dei boschi ma ribadisce la propria autorità giurisdizionale sul territorio. Allo stesso tempo conferma ai residenti gli usi civici nei boschi accatastati.
Il comune di Roccavione, rispetto ai «forestieri» che sfruttano i boschi tenta una sorta d’integrazione sociale, o meglio cerca il consenso adoperandosi per garantire agli abitanti delle montagne un equilibrio tra le risorse alpine. In quest’ottica si rivolge ad un vasto comprensorio, cercando per esempio di attrarre la comunità di Aradolo nell’orbita giurisdizionale del comune. Questo luogo riveste una grande importanza per le risorse pascolative, che si articolano non solo in prati veri e propri, subordinati al territorio di Borgo S. Dalmazzo e Robilante, ma anche in diritti consuetudinari esercitati sugli alpeggi verso Andonno e Valdieri. I signori di Roccavione sono entrati in possesso di boschi e prati che regolarmente affittano, avvalendosi anche degli usi civici dei residenti di Aradolo per estendere lo sfruttamento economico sulle risorse boschive di Andonno. In questa fase sono ristabiliti i limiti giurisdizionali, per cui anche i beni acquisiti in questa località per mezzo di compravendite vengono assoggettati al catasto di Borgo S. Dalmazzo.
Aradolo inoltre si colloca nelle aree adibite al circuito della transumanza, e su queste basi anche gli allevatori di Entracque e Valdieri rivendicano il diritto di transitare sulle terre, su cui hanno sempre goduto delle esenzioni di compascuo.
Nella fase tra Sei e Settecento si delineano le aggregazioni abitate sul territorio, e i gruppi sociali che popolano la montagna appaiono fortemente organizzati in associazioni laico-devozionali. Si consolidano i diritti del marchese di Roccavione, che ha acquisito allo stesso tempo giurisdizione su Boves ed in particolare sui diritti relativi alle acque. Maggiorenti di Boves, che appoggiano il marchese, entrano in compartecipazione dei diritti sul pedaggio e sul torrente. Per i comuni s’impone nuovamente una definizione territoriale. Si genera in particolare una tensione tra Roccavione e il marchese, per il tentativo di quest’ultimo di sottrarre i beni di Aradolo e di altri nuclei abitati della montagna alla decimazione dovuta al parroco di Roccavione. In questo modo andava compromettendosi la subordinazione delle alpi al borgo e il controllo della comunità sulle acque.
Tra XVI e XVII si adottano anche strategie devozionali per inserirsi nel controllo del territorio. La compagnia dei Disciplinanti si muove a sostegno del comune, cedendo «una montagna da affittare», in modo da equilibrare il controllo dell’accesso alle risorse. In cambio chiedono una «pensione annua» che conferisce ai confratelli una posizione di prestigio all’interno della comunità, rispetto agli altri gruppi sociali (Torre 1995). In particolare per il controllo della località di Aradolo: mentre sia Robilante che Roaschia erigono delle cappellanie presso la cappella rurale dell’insediamento di Aradolo, Roccavione istituisce un beneficio ecclesiastico direttamente nella chiesa parrocchiale di Borgo S. Dalmazzo. In questo modo, grazie all’investimento del marchese di Roccavione, tra XVII e XVIII secolo Aradolo gravita attorno a Roccavione. Per un breve periodo, soprattutto per contenere e controllare le rivendicazioni dei paesi limitrofi, Roccavione promuove l’erezione di Aradolo in comune autonomo. Non essendo però in grado di reggere gli aggravi fiscali delle riforme sabaude, resta «villata», subordinata a Roccavione fino a metà del secolo XIX. In seguito, l’intervento statale su Borgo S. Dalmazzo decreta la sua superiorità politico-amministrativa. Quest’ultimo viene eletto capoluogo di mandamento e al suo territorio comunale resta definitivamente accorpata la località di Aradolo (cfr. la scheda dedicata a Borgo S. Dalmazzo).
I secoli XIX e XX rappresentano per Roccavione la disgregazione del comprensorio alpino a causa della politica agraria dello Stato. Lo smantellamento dei beni collettivi a favore della messa a coltura dei «gerbidi» travolgono in sostanza l’economia agro-silvo-pastorale e con essa la struttura del comune alpino. Le «villate», grossi insediamenti abitati della montagna, si configurano in una sorta di “federazione” per lo sfruttamento ed il controllo delle risorse alpine del vasto comprensorio, soggetto a Roccavione. Gli abitanti delle alpi avevano mantenuto un legame con i paesi di origine, come testimonia la cura dei siti devozionali, a cui partecipano i comuni di Roaschia e Robilante.
L’aggregazione di Aradolo a Borgo S. Dalmazzo e la fragmentazione delle «villate» in un “reticolo” di abitazioni sparse sulla montagna ha inflitto una notevole contrazione rispetto al controllo politico-economico del territorio di Roccavione. La discrepanza comunque tra i dati delle liquidazioni dei beni demaniali e quelli forniti dal comune induce alcune riflessioni. Innanzitutto i 1800 ettari circa, che fanno la differenza, sono rappresentati da un’area in cui si esercitavano gli usi civici di «pascolo e legnatico», che sembra quindi che il comune non intenda considerare alienabile. Pare dunque che Roccavione continui ad utilizzare i mezzi dello sfruttamento collettivo per tenere unito il territorio alpino, su cui risiede ancora una parte della popolazione.