San Germano Chisone

AutoriTron, Daniele
Anno Compilazione1996
Provincia
Torino.
Area storica
Pinerolese.
Abitanti
1710 (ISTAT 1991).
Estensione
1586 ha (ISTAT 1991); 1554 ha (SITA 1991).
Confini
A nord Inverso Pinasca e Villar Perosa, a est Porte, a sud-est S. Secondo di Pinerolo, a sud Prarastino, a sud-ovest Angrogna, a ovest Pramollo.
Frazioni
3 centri (Porte Palestra, San Germano Chisone, sede del municipio, Turina) e 21 nuclei. Vedi mappa.
Toponimo storico
Nel 1131 il conte Amedeo III di Savoia, aggiungendo alcune riserve, riconfermava all’abate del monastero di S. Maria Dalmazzo i possedimenti fino a Perosa, e in questo documento sono nominati: «in Portis, in Turina, in Villa nova Sancti Germani, in Pratomollo, in Villarii, in Pinoascha, in Petrossa», e tali possessi abbaziali compariranno ancora per tutto il secolo XIII: «de Sancto Germano» (1202, 1235, 1274) (II cartario di, pp. 55, 85, 88, 151). S. Germano è dunque una villanova, mentre il villaggio di Turina sopra citato e ora compreso nel nostro comune è ben più antico: «medietatem de Portis et de Turina» compaiono già nel 1064 (II gruppo dei diplomi adelaidini, p. 324).
Diocesi
Pinerolo (prima del 1748, anno di creazione della nuova diocesi pinerolese: Torino). Va però sottolineato che per un lungo periodo l’effettiva influenza della diocesi di Torino fu marginale, in quanto alla fine del sec. XI, l’intera valle del Chisone era stata sottomessa alla giurisdizione dell’abbazia di S. Maria del Verano, presso Pinerolo (Carutti 1893, p. 67).
Pieve
San Germano (festa 30 ottobre); alla Turina: S. Carlo Borromeo (che fu parrocchia di creazione regia). La «ecclesia s. Germani de Pinoascha» risulta attestata nel 1386, nell’atto di pagare il cattedratico al vescovo di Torino (Caffaro 1903, p. 107). Negli anni 1530-1554 S. Germano era unito a Villar Perosa; lo prova il fatto che, come «prepositus ecclesiarum parochialium sanctorum Petri de Villario et Germani de sancto Germano, vallis Perusie», appare un don Agostino Robiano. E le due chiese erano ancora unite nel 1596 (Caffaro 1903, pp. 103, 108). I confini attuali della parrocchia cattolica, che non comprendono la zona di Inverso Porte (facente parte della parrocchia di Turina), risalgono alla fine del sec. XVII, allorché, su pressione dei Savoia, nel settembre 1688 si procedette al riordino delle giurisdizioni parrocchiali. Il parroco di S. Germano doveva però assicurare un cappellano alle comunità di Chenevière (ossia Inverso Villar), Inverso Pinasca e talvolta anche di Turina (Inverso Porte), che oggi sono parrocchie autonome. Nel 1746 la parrocchia godeva di un sussidio regio, con l’obbligo per il parroco di far scuola, e nel 1759 viene definita di regio patronato, contando di circa 100 cattolici (a fronte di 350 valdesi). Dal 1967 il parroco di S. Germano presta anche il suo servizio pastorale nella comunità di Pramollo, mentre quello di Porte cura la parrocchia di Turina (Bonous 1981, p. 10). L’antica chiesa di Turina, edificata nel 1078, venne restaurata nel 1637, ma nel 1661 risultava già in cattivo stato a causa dei conflitti di metà secolo coi Valdesi. Era dedicata alla natività di Maria (beate Marie de Turina nel 1405, S. Maria nel 1577, della Vergine nel 1626, di S. Maria de Turina nel 1637) ed era retta dal prevosto di Porte. Il 17 marzo 1740 la Turina venne eretta in parrocchia, ma non di patronato regio, con relativa costruzione di una nuova chiesa su disegni del Buniva, dedicata a S. Carlo Borromeo (Caffaro 1903, p. 128). Nel 1759 i cattolici erano calcolati in 240 e i valdesi in circa 300.
Altre Presenze Ecclesiastiche
Nel 1585 esisteva una confraternita, nella cui casa si riuniva il consiglio della comunità di San Germano (Caffaro 1903, p. 108; AC San Secondo, mazzo 54, f. 17, Ricavo dei beni enfiteutici della confraternita di S. Spirito di Inverso e Indiritto Porte [1765]). A partire dal 1561 esisteva una tempio riformato ai Dormigliosi, in posizione decentrata, come voleva l’accordo di Cavour tra Emanuele Filiberto e i Valdesi; ma nel 1608 esisteva anche un tempio dei riformati al centro del paese, demolito nel 1624 su ordine ducale (Bounous 1981, p. 94). Nella visita del vicario abbaziale di S. Maria di Pinerolo del 1626 si constata che San Germano è «heresi imbutus», e che, invece di un curato, ha un ministro calvinista. Bisognerà attendere fino al 1661 per vedere nuovamente un parroco, che viene invitato a restaurare la sua chiesa diroccata (Caffaro 1903, p. 109). Nella visita pastorale del 1835 si constata a San Germano l’esistenza di una cappella nella vecchia sagrestia, mentre non risulta la presenza di confraternite (Caffaro 1903, p. 110). A Turina invece veniva rilevata la presenza di una Compagnia del SS. Sacramento e di una cappella campestre.
Luoghi Scomparsi
Non esiste attestazione di luoghi scomparsi.
Comunità, origine, funzionamento
Nel 1325 il principe Filippo di Acaia concede al monastero di Pinerolo «il pagamento annuo di 47 moggia e 3 emine di frumento che le comunità della valle di Perosa avevano accettato di pagare, secondo questa ripartizione: Perosa 28 moggia, Pinasca 8 moggia e 6 staja, Villar 15 staja e 1 emina, Pramollo 6 moggia e 5 staja, San Germano 5 staja e 1 emina, Porte 9 staja e 1 emina» (Statuta Vallis Perusiae; Giolito 1964, p. 46). Dunque a questa data, vediamo le comunità della valle già pienamente operanti. Il documento (AST, sez. I, Provincia di Pinerolo, m. 11, f. 7: Estratto dei privilegi e franchigie concesse dal Conte Amedeo di Savoia [il Conte Verde, che per circa 3 anni governa le terre degli Acaja] a favore della Comunità della Valle di Perosa [13 aprile 1360 ed è il primo a essere conservato in copia manoscritta dell’epoca]), ci dà la piena conferma che forme di organizzazione delle comunità di valle fossero a quell’epoca non solo presenti, ma già pienamente consolidate. Durante questo secolo e i due successivi, verranno stipulati alcuni altri affrancamenti; con questi «affranchimenti» le «communitates hominum» - in genere al termine di lunghe o lunghissime trattative – convocatesi in presenza di un notaio, sancivano con i loro signori la liberazione da determinate servitù, pedaggi, gravami, diritti, ecc. mediante un compenso in denaro: esso veniva liquidato generalmente con una somma una tantum, e con l’erogazione annuale perpetua di un censo in denaro, e talvolta in natura (ad esempio grano, quando si tratta di mulini). Gli affrancamenti non erano generali, non riguardavano cioè tutte le servitù e gli obblighi, ma solamente quelli in oggetto della specifica transazione: e poiché i diritti signorili da cui ci si voleva emancipare potevano interessare più signori o più soggetti, ognuno con una propria quota percentuale, era necessario iterare più volte l’atto con le relative porzioni di pagamento. Cosi vediamo, il 25 novembre 1400, Amedeo d’Acaia vendere alle comunità della valle di Perosa tutti i suoi redditi, cioè: taglie, banni, fitti di prati, censi dell’affranchimento del borgo di Perosa, decima della canapa, ecc. in cambio di 3.300 fiorini d’oro (Giolito 1964, p. 50; Statuta Vallis Perusiae). Ma si deve giungere a un affrancamento del sec. XVI per vedere le comunità liberarsi, almeno parzialmente, dal peso delle decime ecclesiastiche: il nome della nostra compare tra le altre comunità della valle nel documento datato 11 aprile 1585: «Affrancamento del cardinale Guido Ferrero abate commendatario di S. Maria di Pinerolo delle terze vendite, successioni etc., alle quali siano soggetti i beni della Perosa, Pomaretto, Pinasca, Inverso Pinasca, Porte, Inverso Porte, Pramollo, Villar Perosa e S. Germano» (AST, sez. I, Provincia di Pinerolo, m. 11). La dinamica di questo affrancamento è esemplare: gli uomini della valle (a quell’epoca in gran maggioranza professanti la «Pretesa Religione Riformata», come si diceva all’epoca), contestavano i diritti abbaziali relativi alla riscossione delle decime, censi e canoni enfiteutici, di cui rifiutavano il pagamento all’agente dell’abate, adducendo anche l’imposizione fatta loro di recente da Emanuele Filiberto di versare nelle casse ducali annualmente mille scudi d’oro: le comunità si erano dichiarate disposte a pagare tributi o al duca o all’abate, ma non più ad entrambi. L’abate allora le trascinò in giudizio dinanzi al Senato di Torino, la più alta magistratura del Ducato di Savoia, ottenendo una sentenza a lui favorevole, ma gli abitanti ricorsero al duca Carlo Emanuele I, il quale emanò lettere patenti in data 22 febbraio 1584, che non solo confermavano i diritti e i privilegi abbaziali, ma ne accordavano di nuovi. Le comunità presentarono allora al cardinale Ferrero un progetto di affrancamento che prevedeva il pagamento di una somma in denaro, comprensiva delle annualità arretrate, poi stabilita in 12000 scudi d’oro, più la corresponsione di un canone fisso ripartito fra le varie comunità; in cambio l’abbazia rinunciava a ogni diritto presente e futuro sugli uomini della val Perosa. Questa transazione, accettata dall’abate, fu successivamente approvata e omologata dal duca il 7 febbraio 1586 e dal papa Sisto V con bolla del 30 aprile 1587 (Croset-Mouchet 1845; Giolito 1964, pp. 57-62). Essa resse per più di due secoli: ancora a fine Settecento, le comunità versavano regolarmente la loro quota del canone annuale alla Mensa vescovile di Pinerolo, subentrata all’abbazia nel godimento dei suoi antichi diritti e prerogative. La quota di San Germano era di lire piemontesi 75.12.6 (Manno 1895, p. 233).  
Statuti
Degli statuti della valle di Perosa sono rimaste ben tre edizioni a stampa (del 1568, 1610, 1738) e una copia manoscritta del 1451: in tutti i casi, però, il testo che possediamo è il risultato di modifiche più o meno profonde apportate agli statuti originali, perduti; probabilmente essi erano anteriori al 1246, data del passaggio di Perosa sotto casa Savoia (almeno secondo l’ipotesi di Pittavino: Pittavino 1963, p. 41), e in ogni caso anteriori alla lettera patente di Amedeo VI del 1360 che confermava antichi statuti, privilegi, usi, convenzioni, franchigie ed immunità con l’aggiunta di altre concessioni, tra cui quella che gli abitanti non potessero essere tratti in giudizio fuori della loro valle (Giolito 1964, p. 71). Nel 1451 gli statuti venivano riformati, e portati dai precedenti 65 capitoli a 89: lo si apprende da una sentenza del 1737 «In causa Comitis Aloysii Piccon Locorum Perusie et Vallis Vassallis contra Comunitate Perusie et Vallis», in cui si parla di una concessione del 4 aprile 1443 in 65 «capitula statutorum» e di un’altra del 21 maggio 1451 «in qua pro confìrmatione novorum statutorum supplicaverunt» (Fontana 1907, pp. 237-38); così modificati vennero approvati dal duca Ludovico di Savoia con patenti del 25 maggio 1451. Sotto la Francia, il re Carlo IX nel marzo 1567 li confermò e, «con lettere del 2 maggio dello stesso anno, gli confermò pure tutte le franchigie ed immunità di cui già esso godeva» (Casalis 1846). Subito dopo, senza dubbio in connessione con la conferma regia, gli statuti di Val Perosa vennero pubblicati a Pinerolo dal De Rubeis nel 1568 (Statuta Vallis Perusiae), quindi ripubblicati nel 1610 (Statuti, Privileggi e Concessioni delle Communita di Valle Perosa, esemplare conservato presso la Biblioteca Civica di Pinerolo) una volta ritornata la valle sotto i Savoia. La terza ristampa, fatta in Torino a opera dello Zappata nel 1738 (col medesimo titolo della prima), è senza dubbio da mettere in relazione con la causa svoltasi l’anno precedente (già sopra citata) fra il conte Piccon (detentore dei diritti signorili) e le comunità della valle. Un’approfondita analisi del contenuto degli statuti è stata fatta da Giolito (Giolito 1964).
Catasti
Riguardo alla comunità di S. Germano la prima documentazione reperibile consiste in un Registro dei beni e dei possessori del 1716 (AC San Germano, mazzo 44, f. 1). Il vero e proprio catasto in due volumi con relativo libro di mappa venne redatto nel 1772 (AC San Germano, mazzi 45, 46, 47). Sempre ivi si rinviene anche una mappa topografica della fine del sec. XVIII. Riguardo alla comunità di Inverso Porte il primo Catasto della molto magnifica Comunità Religionaria dell’Inverso delle Porte di Perosa risale al 1713 (AC San Germano, Archivio dell’ex comune di Inverso Porte, mazzo 32), seguito nel 1786 da un catasto (AC San Germano, Archivio dell’ex comune di Inverso Porte, mazzo 33) corredato di un Libro figurato delle regioni (AC San Germano, Archivio dell’ex comune di Inverso Porte, mazzo 34). Nell’Archivio di Stato di Torino (AST, Camera dei Conti, Finanze, Catasti), si rinviene solo il catasto Rabbini del 1861.
Ordinati
La serie documentaria di S. Germano è attualmente presente nell’archivio comunale di San Germano a partire dal 1699 con qualche lacuna. Quella di Inverso Porte è presente con un volume relativo agli anni 1710-1720, a cui fa seguito la serie completa a partire dal 1782.
Dipendenze nel Medioevo
Comitato di Torino fino al sec. XI, abbazia benedettina di Santa Maria di Pinerolo (dal 1064), Conti di Savoia (dal 1246), Principato di Acaia (1295-1418), quindi Ducato di Savoia (Patrucco 1899, pp. 227-28).
Feudo
Abbazia di Santa Maria di Pinerolo dal 1064 (II gruppo dei diplomi adelaidini, pp. 323- 332). Fu compreso nella Contea di Perosa. Il duca Amedeo VIII di Savoia, verso il 1420, aveva ceduto in feudo a Pinerolo i villaggi di Turina e di Porte, ma gli abitanti della valle di Perosa si erano opposti e avevano presentato ricorsi. Il duca Ludovico definì la questione in senso favorevole a Pinerolo, nel 1451 (Giolito 1964, p. 52; Carutti 1893, p. 335; Marino 1963, p. 132). È del 31 maggio 1520 una Convenzione tra l’abate di S. Maria di Pinerolo Giovanni di Savoia e gli uomini e comunità della Perosa e Valle riguardo alla ricognizione dei beni semoventi dal diretto dominio dell’Abbazia (AST, Corte, Prov. di Pinerolo, m. 11, f. 7, n. 10). Inverso Porte fu feudo degli Ugonini, e poi dei Pasero di Mentoulles (Pittavino 1963, p. 43; Casalis 1849). S. Germano fu contado dei Calandra già conti di S. Croce (Casalis 1849). Nel 1619 fu infeudato a Emanuele Filiberto Goveano; il 27 maggio 1746 fu infeudato l’avv. Agostino Calandra, già conte di Santa Croce; il 20 febbraio 1781 fu investito Giuseppe, figlio di Agostino Calandra (Manno 1895, p. 233).  
Mutamenti di distrettuazione
Il comune, passato ai Savoia dopo la dominazione francese del 1536-1574, venne assegnato all’antica Provincia di Pinerolo, rimanendovi an­che in occasione della seconda occupazione della val Perosa da parte della Francia, che interessò solo il versante orografico sinistro della valle, mentre tutto l’Inverso rimase ai Savoia, la frontiera essendo definita dal percorso del torrente Chisone. I comuni di S. Germano e Inverso Porte vennero aggregati durante l’amministrazione francese del periodo napoleonico al Cantone di San Secondo, e, con la Restaurazione, fecero parte del Mandamento di San Secondo (compreso nel Circondario di Pinerolo), rimanendovi fino al 1923, anno di abolizione di questa circoscrizione amministrativa.
Nel 1928 i comuni di Inverso Porte e di Pramollo vennero unificati con quello di S. Germano e successivamente soltanto il secondo è ridiventato autonomo nel 1954.
Mutamenti Territoriali
Va segnalato che il riordino sabaudo del secolo XVI, pur non introducendo per S. Germano alcun mutamento territoriale – in quanto il trattato di Cavour del 1561 tra i Savoia e i Valdesi prese implicitamente atto dei confini originari – tracciò una delimitazione interna relativa alle proprietà dei «religionari» valdesi, che dovevano limitarsi alle zone collinari del comune. L’accordo di Cavour autorizzava il culto pubblico non nel paese, che si estendeva in quel tempo sulle rive del Chisone, all’altezza dell’attuale frazione di Volavilla, ma in una località sita a un’altitudine più elevata, i Dormigliosi, sopra ai Balmassi, ove fu per lungo tempo la residenza del pastore (Balmas 1972).
Comunanze
Con Angrogna: «Affrancamento diritti di pascolo regione Colombera con il Comune di Inverso Porte» (1892-1905) (AC Angrogna, mazzo 86, f. 16). Usi civici (superficie in ha): totale 462.4644; categoria «A»: 462.4644; categoria «B»: 0 (CLUC, Prov. di Torino, cartella 240: San Germano Chisone).
Liti Territoriali
Lunga vertenza tra Inverso Porte e Angrogna per il pascolo della Colombara, che si trascinò dal 1734 al 1905 (AC San Germano, Archivio dell’ex comune di Inverso Porte, mazzo 27, f. 9). Va poi segnalata la «Causa della Comunità Religionaria di Inverso Porte e Chianaviere contro S. Germano per il preteso contributo a S. Germano» (1778-1792) (AC San Germano, mazzo 40, f. 2).
Fonti
A.C.A. (Archivio Storico del Comune di Angrogna).
A.C.A., mazzo 86, f. 16.
A.C.S. (Archivio Storico del Comune di San Germano).
A.C.S., Archivio dell’ex comune di Inverso Porte, mazzo 27, f. 9; mazzi 32-34.
A.C.S., mazzo 40, f. 2.
A.C.S., mazzo 44, f. 1.
A.C.S., mazzi 45, 46, 47.
A.C.S.P.  (Archivio Storico del Comune di San Secondo di Pinerolo).
A.C.S.P., mazzo 54, f. 17, Ricavo dei beni enfiteutici della confraternita di S. Spirito di Inverso e Indiritto Porte [1765].
A.S.T. (Archivio di Stato di Torino).
A.S.T., Camera dei Conti, Finanze, Catasti.
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche segrete, Borgonio B 1 Nero, Mazzo 1, "CARTA COROGRAFICA / DEGLI / Stati di S.M. il Re di SARDEGNA / data in luce / dall'Ingegnere / BORGONIO / nel 1683 / corretta ed accresciuta / nell'anno 1772". Borgonio (Ingegnere) [Stagnon 1772] Carta corografica degli Stati di terraferma di S.M. il Re di Sardegna. Copie 2 una in fol. 17, compresa la tabella di riunione; colla divisione per governi e la seconda composta di fol. 16 colla divisione della Provincia ed un'altra copia in 4 fol. (Manca la copia composta di fogli 16). (Note: Sul verso: "Carta III. / continente il Marchesato di Susa, il Contado di / Nizza, e le Provincie di Pinerolo, e Cuneo, con la maggior / parte di quella di Torino, piccola parte delle rispettive / Provincie di Moriena, Ivrea, Alba, Mondovì, e / Principato d'Oneglia, con le Frontiere di Francia / e parte della Provenza, il Principato di Monaco, e / piccola parte del Genovesato". L'originale seicentesco dal titolo "Carta generale de' Stati di Sua Altezza Reale" fu disegnato da Tommaso Borgonio ed inciso da Giovanni Maria Belgrano. Per l'edizione settecentesca qui conservata vennero aggiunti alcuni fogli raffiguranti i paesi di nuovo acquisto incisi da Stagnone su disegni di Castellino, Galletti e Boasso e vennero anche apportate alcune modifiche ai fogli disegnati dal Borgonio. Cfr. anche Carte Topografiche per A e B, PIEMONTE, n. 23 e Carte Topografiche Segrete, BORGONIO B 5 nero), Foglio 3, 1772, . Vedi mappa.
A.S.T., Corte, Provincia di Pinerolo, Mazzo 11, f. 7: Estratto dei privilegi e franchigie concesse dal Conte Amedeo di Savoia [il Conte Verde, che per circa 3 anni governa le terre degli Acaja] a favore della Comunità della Valle di Perosa [13 aprile 1360].
A.S.T., Corte, Prov. di Pinerolo, m. 11, f. 7, n. 10.
C.U.C. (Commissariato per la Liquidazione degli Usi Civici, Torino).
C.U.C., Prov. di Torino, cartella 240: San Germano Chisone.
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Descrizione Comune

San Germano Chisone

Di Inverso Porte in un documento del 1686 (Dossetti 1981, p. 576) si legge: "E' luogo nel qual si raccoglie avena, grano, vino, fieno, marzaschi e castagne. Il registro universale di questo luogo è di £. 27.6, delle quali i religionari ne avevano £. 14 e questo territorio è un terzo allibrato per misura e gli altri due terzi a estimo. Si ricava dalle notizie avute che in dette £. 14 entrino giornate 110, cioè prati giornate 30, campi giornate 20, vigne giornate 10, castagneti giornate 20, boschi giornate 30, oltre qualche bene non registrato, che serve di pascolo. Le famiglie di questo luogo erano in n. di 54, cioè cattolizzati 22 e religionari 32.1 debiti dalle notizie avute possono ascendere a lire quattromila, dovute parte ai religionari e parte a cattolizzati, e che la particolare attenzione dei religionari era, oltre la coltura dei beni, di negoziare in bestiami e piccoli strumenti industriali di campagna."
Nel 1698 la popolazione di San Germano assommava a 447 unità, mentre quella di Inverso Porte a 148 (Dossetti 1981, p. 543). Nel 1777 la popolazione di San Germano assommava a 648 unità (560 valdesi e 88 cattolici), mentre quella di Inverso Porte a 374 anime, tutte cattoliche (Caffaro 1893, pp. 660- 661). Nel 1853 siamo a 1133 individui (980 valdesi e 153 cattolici) per San Germano e a 627 per Inverso Porte (411 valdesi e 216 cattolici) (Caffaro 1893, pp. 648-649) mentre nel 1881 passiamo, per i due comuni, rispettivamente a 1260 e 683 persone in totale (Caffaro 1893, p. 661).