Cantarana

AutoriBordone, Renato, and Cesare Morandini
Anno Compilazione2004
Anno RevisioneIn aggiornamento
Provincia
Asti
Area storica
Astigiano. Vedi mappa.
Abitanti
733 (Istat 1991).
Estensione

977 ettari.

Confini
A nord-ovest Dusino San Michele, a nord-est Villafranca d’Asti, a sud-est Tigliole, a sud San Damiano d’Asti, a ovest Ferrere e Valfenera.
Frazioni
Borgovecchio, Cantarana, Barrano, Palazzasso, Serralunga, a cui vanno aggiunti Torrazzo, Serramezzana, Bricco dell’Oca. Vedi mappa.
Toponimo storico
«Cantarana» (raro «Cantarrana») fin dalla sua prima comparsa nel 1377 (Archivio Opera Pia Barolo, m. 66/2), ma in precedenza il territorio è individuabile come quello di Serralonga.
Diocesi
Asti.
Pieve
S. Maria di Musanza (Villafranca d’Asti).
 
Altre Presenze Ecclesiastiche
Dalla pieve dipende ancora nel 1345 (Bosio 1894) la cappella di S. Donato di Serralonga («in posse Villefranche» nel 1398), ma nel testamento di Abellone Malabaila si stabilisce che venga edificata «una capella in loco Cantarrane», dedicata a S. Giovanni (Archivio Malabaila di Canale); qui officia nel Cinquecento un curato inviato dal pievano di Villafranca senza il cui permesso nel 1584 viene proibito l’esercizio di funzioni parrocchiali (Archivio Malabaila di Canale): nel gennaio dell’anno successivo, però, il sacerdote incaricato della cura d’anime risulta pienamente «ab Ordinario aprobatum» per lettere patenti. A partire dal 1663 S. Giovanni diventa parrocchia (AP Cantarana), ma nonostante questo ancora a metà Settecento il sindaco o il parroco di Cantarana nel giorno dell’Assunta devono portare in dono al pievano di Villafranca «una torchia di cera di peso libre una» in segno di dipendenza dalla parrocchia, la quale oltretutto continua a mantenere il possesso di 25 giornate di terreno in Cantarana (BRT, Relazione generale dell’Intendente d’Asti sullo stato della Provincia, 1753, ff. 65-67v).
Assetto Insediativo
Castello allodiale tenuto dalla famiglia dei Malabaila nel secolo XIV, al centro dei possessi della medesima famiglia all’interno del territorio di Villafranca d’Asti. Insediamento – dunque di origine patrimoniale – che rimane ufficialmente nella giurisdizione di Villafranca ma che si ritaglia una sempre più marcata autonomia nel corso dei secoli, fino a produrre un proprio catasto a inizio Seicento e ad essere oggetto di infeudazione sabauda (cfr. il lemma ‘Feudo’). [Regione Piemonte: cartografia cascine. Vedi mappa.]
Luoghi Scomparsi
Musanza (si veda la scheda dedicata a Villafranca d’Asti) e Serralonga, sede di un castello che nel XII secolo diede nome alla contea, estesa su tutta la valle di Villafranca.
Comunità, origine, funzionamento
La prima attestazione di un consiglio comunale risale al 1561 (AC Asti, Ville del distretto), ma ancora nel 1573 il «luogo» risulta situato «sopra le fini» di Villafranca (di cui è «quartiere») (Archivio Opera Pia S. Elena, Villafranca d’Asti). Soltanto al principio del Seicento la comunità acquisisce diritti fiscali e provvede alla formazione di un primo catasto, andato distrutto e rinnovato nel 1665 (AC Asti, Catasti antichi, Cantarana).
Statuti
[Statuto comunale 2006. Vedi testo.]
Cantarana adotta precocemente gli statuti della città di Asti (XIV secolo).
Catasti
Alla metà del secolo XVIII la comunità risulta «sproveduta di libri di Transporto», dotata soltanto di un «Cattastro antico e confuso». L’Intendente della provincia ordina perciò nel 1753 alla comunità di provvedersi di un «libro di Trasporto» almeno provvisorio (BRT, Relazione generale dell’ Intendente d’Asti sullo stato della Provincia, 1753, ff. 65-67v).
Ordinati
I primi ordinati ancora conservati nell'AC di Cantarana risalgono al 1765-1769 e sono frammentari.                                                                                 
Dipendenze nel Medioevo
Tutto il territorio della vallata da Dusino a Serralonga (luogo scomparso) costituisce nel XII secolo il comitatus di Serralonga di pertinenza vescovile nel 1153, passato poi al comune di Asti sul finire del secolo, dopo una parentesi di diretta dipendenza imperiale (ca 1180-1197) (Bordone 1975). Fino al Cinquecento giuridicamente non esiste un suo territorio, in quanto parte di quello della Villafranca edificata dagli Astigiani alla metà del XIII secolo, ma già nella prima metà del Trecento hanno vasti possessi i Malabaila, famiglia di finanzieri astigiani che vi edificano un castello allodiale: la comunità dei residenti, nonostante la presenza signorile, comunque dipende direttamente dal distretto di Asti.
Feudo
La dipendenza diretta da Asti ne impedisce l’infeudazione, ma nel 1619 il duca Carlo Emanuele I, scorporandola dal distretto astigiano, la infeuda ai Cacherano d’Osasco, eredi dei Malabaila, che la terranno per tutto l’antico regime (AST, Camera dei Conti, Infeudazioni, Consegnamenti).
Mutamenti di distrettuazione
Costantemente nella Provincia di Asti. Ha aderito, in anni recenti,  alla Unione di comuni "Val Triversa".
Mutamenti Territoriali
Il territorio dell’attuale comune viene “ritagliato” da quello di Villafranca dalla massiccia presenza patrimoniale dei Malabaila che controllano nel 1398 l’area circostante il castello per un raggio di circa 3 chilometri (ancora nel catasto del 1756 i nobili posseggono quasi la metà del territorio), ma ancora nel 1573 risulta essere «quartiere» del territorio di Villafranca d’Asti: il distacco è ufficializzato dalla formazione del primo catasto (perduto) al principio del Seicento e dall’erezione in feudo nel 1619. Una mutazione temporanea si verifica nel 1928 con la soppressione del comune (Decreto 1688), il cui territorio confluisce in quello di Villafranca d’Asti per essere poi totalmente reintegrato nel 1947 con Decreto numero 478.
Comunanze
Nei documenti della Perequazione dei primi anni del secolo XVIII si rileva la totale assenza di beni comuni od immuni (AST, Camera dei Conti, capo 21, m. 73: Asti. Consegna beni immuni e comuni [1721]; m. 85: Provincia di Asti, Immuni e comuni [1721]).
Fonti
AC Cantarana (Archivio storico del Comune di Cantarana)
AC Asti (Archivio Storico del Comune di Asti), Ville del distretto.
AD Asti (Archivio Storico della Diocesi di Asti), Visitatio apostolica episcopi Sarsinatensis 1585, ms., ff. 233v-235v.
A.S.T., (Archivio di Stato di Torino):
A.S.T.,Camera dei Conti, Infeudazioni, Consegnamenti;
A.S.T.,Camera dei Conti, capo 21, m. 73: Asti. Consegna beni immuni e comuni (1721); m.
   85: Provincia di Asti, Immuni e comuni (1721).
Bibliografia
Bosio G., Storia della Chiesa d’Asti, Asti 1894.
Pavia E., Catasti: storia del territorio, in «Asti contemporanea», 4 (1996).
Descrizione Comune
Cantarana
       Il caso di Cantarana, come quelli di Maretto e di Roatto (si vedano le schede dedicate a questi comuni), rappresenta il tipico modello di sviluppo territoriale su base schiettamente patrimoniale, evolutosi tra medioevo ed età moderna fino ad assumere un formale assetto circoscrizionale.
   Zona di antico insediamento lungo l’asse viario est-ovest che metteva in comunicazione Asti con la regione alpina, la valle di Villafranca e Cantarana, prima dell’intervento del comune astese, presenta numerosi centri demici, sviluppatisi nel corso dell’XI e XII secolo e in gran parte controllati dalla Chiesa di Asti, presente patrimonialmente e giurisdizionalmente con una pieve vescovile (Musanza). Nella seconda metà del XII secolo, forse su suggestioni precedenti, si va formando un’effimera circoscrizione definita «contea di Serralonga» (dal nome di un forte castello sulle colline alle spalle dell’attuale Cantarana), prima di pertinenza vescovile e poi acquisita direttamente dall’imperatore Federico Barbarossa in un piano di controllo doganale esteso all’intera regione attraverso centri di dipendenza. All’esaurimento della politica sveva con la morte di Enrico VI, il comune di Asti subentra nel dominio della «contea» che alla metà del Duecento fungerà da modello territoriale per la creazione di una villanova che accentri e inglobi abitanti e territori degli insediamenti precedenti per sottrarli all’intraprendenza della pluralità di signori rurali adiacenti. Nel 1258 per la prima volta si parla infatti di un «posse Villefranche de Musancia» che nei decenni successivi si estende sui territori dei villaggi precedenti, destinati a scomparire quasi tutti nel corso del Trecento, come si evince dalla lettura degli elenchi statutari, anteriori al 1379, dove si enumerano soltanto Villafranca.
      Se questa appare la sistemazione territoriale ufficialmente riconosciuta dal comune cittadino – cioè un solo territorio, quello di Villafranca –, ben diversamente sembrano stare invece le cose sull’ambiguo piano patrimoniale-politico delle grandi famiglie del patriziato urbano, attratte al principio dalle grandi possibilità di investimento fondiario costituite dai terreni delle villenove, in gran parte dismessi dall’antica aristocrazia in profonda crisi economica. Gli ingenti acquisti fondiari della famiglia Malabaila nell’area meridionale del territorio della «villafranca» astigiana nella prima metà del Trecento portarono alla creazione di un vasto possesso, controllato dal castello allodiale di Cantarana che compare, insieme con il locus di Serralonga, nelle alleanze con i Visconti del 1377-1381 come fortalicium tenuto da Abellone Malabaila. Questi, poi, nel suo testamento del 1398 lasciava al primogenito in fedecommesso «castrum et locum Cantarrane cum rebus et possessionibus et aliis adiacentiis dicto castro et loco et possessionibus omnibus ipsi testatori pertinentibus proprie dictorum locorum ad duobus miliaribus circumquamque», definendo in questo modo un vero e proprio territorio intorno al castello, anche se, in una successiva divisione del 1415, beni, luogo e castello continuavano a essere considerati «in et super posse Villefranche sive super posse Ast sive super posse Ferrerarium», senza che mai si facesse riferimento a uno specifico «posse» di Cantarana.
      Nel momento in cui la contea di Asti entrò davvero a far parte del dominato sabaudo, dopo il confuso periodo delle guerre franco-spagnole, la situazione amministrativa di Villafranca formalmente continuava a configurarsi come «villa del distretto» di Asti con una comunità fin dalle origini alle dirette dipendenze della città. Di tale comunità, di fatto, le notizie medievali sono scarse: a parte una isolata testimonianza nel 1327, si ricava l’impressione che il sito originario della villa venga abbandonato per le guerre («propter guerras fuit et est inabitata» nel 1387) e che gli abitanti si spostino sulla collina soprastante, dove edificano l’oratorium di S. Elena, nella seconda metà del Quattrocento quando vi ricompare un’amministrazione funzionante (con sindaco e consiglieri), in lite con i signori allodiali. Certamente l’area di attrazione costituita dal «castello» di Cantarana rappresentava una pericolosa alternativa all’integrità del territorio originario, ma nel 1462-1470 il comune di Asti, grazie anche all’iniziativa degli abitanti di Villafranca, seppe mantenere distinto il diritto della comunità, riconoscendole l’autorizzazione al pascolo anche sui possessi signorili, dal diritto patrimoniale dei domini che, in quanto cives Astenses, registravano presso il catasto cittadino i loro beni siti nei fines di Villafranca. Ciò portò al mantenimento di unità giurisdizionale del territorio di Villafranca anche su Cantarana, ma, attorno al castello dei Malabaila si era intanto sviluppata una comunità, servita dalla chiesa di S. Giovanni e protesa alla ricerca di un’autonomia anche ecclesiastica dalla parrocchia di Villafranca: del 1545 è infatti un intervento del vescovo di Asti per tutelare il pievano di Villafranca da diversi proprietari di Cantarana che lo perturbano nell’amministrazione dei sacramenti e ancora nel 1584 il vicario vieta al curato di Cantarana l’esercizio di ogni atto parrocchiale senza il permesso del pievano. La situazione, in realtà, è singolare, perché Cantarana è comunque riconosciuta come «comunità» (e il suo consiglio giura fedeltà al duca nel 1561), ma ancora nel 1573 risulta essere «situata sopra le fine di essa Villafranca per non avere finaggio». Nella formazione del primo catasto di età moderna di Villafranca (ora perduto), Cantarana appare infatti come «quartiere» di Villafranca e tale rimarrà fino al principio del Seicento, quando probabilmente formerà un proprio catasto (il primo conservato è però della seconda metà del secolo). Ignoriamo quali procedure siano state seguite nella determinazione dei confini, ma certamente nel XVII secolo Cantarana ottenne autonomia amministrativa e titolo parrocchiale (dal 1660), configurandosi come individuale villa del distretto di Asti.
      Poco influenti dal punto di vista territoriale sembrano invece essere state le infeudazioni alle quali Carlo Emanuele I ricorse nel 1619 per far fronte ai problemi economici del ducato, anche se provocarono violente reazioni da parte dell’amministrazione di Asti che fin dall’età comunale aveva esercitato diretto controllo fiscale sulle «ville del distetto», non feudali per definizione, considerando sempre come allodiali (e dunque soggette all’imposizione fondiaria) i castelli ivi sorti a opera dei suoi cittadini. Villafranca, Belotto e parte di Cantarana furono erette in contado e infeudate a Carlo Cacherano di Bricherasio, altra parte di Cantarana fu infeudata agli eredi dei Malabaila di Cantarana, i Cacherano d’Osasco. Oltre ai diritti feudali, i beni fondiari giuridicamente tali erano pochissima cosa (giusto il sito del castello ormai in rovina), mentre il grosso del patrimonio continuava a essere considerato allodiale e pagò al catasto di Asti fino all’applicazione del decreto di perequazione che nel 1735 assegnò alle comunità il prelievo fiscale su tutti i beni collocati nel loro territorio. Nel 1756 venne formato un nuovo catasto con annessa mappa dal quale si ricava l’esorbitante presenza patrimoniale dei Cacherano d’Osasco che fino alla metà del secolo successivo monopolizzarono quasi la metà dei beni fondiari del territorio. Questa situazione contribuì al mancato sviluppo del “centro” dove sorgeva la chiesa parrocchiale e favorì un insediamento sparso sulle colline circostanti che ancora ne caratterizza il paesaggio.