Massello

AutoriTron, Daniele
Anno Compilazione1996
Provincia
Torino.
Area storica
Pinerolese.           Vedi mappa 2
Abitanti
88 (ISTAT 1991).
Estensione
3.880 ha (ISTAT 1991); 3.878 ha (SITA).
Confini
A nord Fenestrelle, a nord-est Roure, a est Perrero, a sud Salza di Pinerolo, a ovest Pragelato.
Frazioni
Un centro: Roberso (sede del municipio) e 10 nuclei. Vedi mappa.
Toponimo storico
Il nome di Massello compare con certezza solo nel 1317, quando i principi d’Acaja acquistarono da Guglielmino di S. Martino gran parte della omonima valle, fra cui le ville di Balsiglia e di «Macelhm» (Patrucco 1899, pp. 230-31; Pons s.d., p. 4); troviamo poi «Macellii» (1420); «Villa Macelli»; «Macel»; «Macello» (secc. XIV-XV), mentre la forma «Massellum», data da Casalis, è più recente e forse adottata – non sempre – per distinguere questa località della val Germanasca da «Macello», ubicato tra Buriasco e Garzigliana, presso Pinerolo.
Diocesi
Pinerolo (prima del 1748, anno di creazione della nuova diocesi pinerolese, Torino). Va però sottolineato che per un lungo periodo l’effettiva influenza della diocesi di Torino fu marginale, in quanto, alla fine del sec. XI, l’intera valle della Germanasca era stata sottomessa alla giurisdizione dell’abbazia di S. Maria del Verano, presso Pinerolo (Carutti 1893, p. 67).
Pieve
Prima del 1688, sull’intera val Germanasca – o meglio, val S. Marino, come anticamente e, in parte, tuttora viene denominata –, si estendeva un’unica parrocchia cattolica con sede a Perrero. In quell’anno, su istanza dei Savoia, essa veniva smembrata, e ne nascevano altre sei, che si sarebbero poi mantenute fino ai nostri giorni: Prali (con vicaria a Ghigo), Rodoretto, Chiabrano-Maniglia, Massello (con la vicaria di Salza), S. Martino (con Bovile e Traverse), Trossieri (ossia Faetto, con vicaria a Riclaretto), oltre naturalmente alla parrocchia di S. Maria di Perrero, al cui prevosto veniva ancora riconosciuta una certa preminenza sull’intera valle, e al quale si dovevano continuare a pagare le decime (Caffaro 1903, pp. 33-42). Attualmente la parrocchia, pur comprendendo sempre nel suo seno i comuni di Massello e Salza, rispetto ai due secoli precedenti ha invertito la sede principale, ora stabilita a Salza, mentre la chiesa di Massello è diventata quella vicaria, sotto il titolo dei SS. Pietro e Paolo (29 giugno). Nel 1846, la visita pastorale in quella che ancora era la chiesa parrocchiale di Massello rilevava l’esistenza, oltre che dell’altare maggiore dedicato a S. Pietro, di un altare del Rosario (Caffaro 1903, p. 46).
Altre Presenze Ecclesiastiche
In val Germanasca, sul medesimo territorio che – a partire dagli ultimi anni del sec. XVII – abbiamo visto comprendere 7 parrocchie cattoliche, erano distribuiti nello stesso periodo anche 5 templi valdesi (sorti a partire dagli anni Sessanta del Cinquecento), e ad essi faceva riferimento la maggioranza della popolazione della valle. Ma solo tre organizzazioni ecclesiastico-comunitarie (la definizione di «parrocchie» sarebbe impropria, in quanto estranea alla terminologia protestante, che parla sempre di «églises»), con un ministro di culto, o pastore, a capo di ciascuna, si suddividevano la cura delle anime valdesi, e utilizzavano questi cinque edifici: la Chiesa di Villasecca (la principale della valle, comprendente i territori delle comunità di Faetto, Riclaretto, S. Martino, Bovile e Traverse), quella di Maniglia e Massello (con un tempio in ciascuna di queste due comunità, cui facevano anche riferimento rispettivamente Chiabrano e Salza), e la Chiesa di Prali (con tempio anche a Rodoretto) (Jalla 1931, pp. 44-64). Nel 1846 la visita pastorale del vescovo di Pinerolo rilevava resistenza della Compagnia del Sacramento nella parrocchia cattolica (Caffaro 1903, p. 47).
Assetto Insediativo

         

Luoghi Scomparsi
Non esiste attestazione di luoghi scomparsi.
Comunità, origine, funzionamento
L’origine di tutte le comunità della valle di S. Martino deve essere cercata nel secolo XIV (se non prima ancora), ma non è noto con precisione quali privilegi e franchigie i principi di Acaja le abbiano concesso. Quantunque effettivamente le borgate della valle fossero già molte nel 1300, è assai probabile che le comunità non fossero se non undici, a ciascuna delle quali corrispondeva una delle dodici parti del castello di Perrero (che non poteva rappresentare una comunità), mentre quelle, crescendo e facendo vita a sé, non mancavano mai di prestare omaggio ai principi d’Acaja, come, ad esempio, l’omaggio del 9 ottobre 1363 (Patrucco 1899, p. 232), o quello attestato dal documento pergamenaceo conservato nell’Archivio di Stato di Torino (AST, Corte, Provincia di Pinerolo, m. 13, f. 1, n. 3: Procura della comunità di S. Martino per prestare il giuramento di fedeltà a Ludovico di Savoia principe d’Achaia, e domandargli la confermazione dei suoi privilegi e franchigie [11 marzo 1408]). Probabilmente le comunità erano già allora federate in un unico organismo di valle (come lo saranno nei secoli XVII- XVIII): lo starebbe a indicare sia il fatto che nei documenti si parla sempre, per la val S. Martino, di «comunità» al singolare, sia le modalità adottate per la scelta dei rappresentanti agli Stati generali di Rivoli nel 1476, ai quali partecipano, per la valle, due delegati, nominati da 14 consiglieri e credendari di valle (Patrucco 1899, p. 242). Ma si deve giungere agli affrancamenti del secolo XVI per vedere le comunità della zona liberarsi, almeno parzialmente, dal peso dei numerosi diritti signorili: con questi «affranchimenti» le «communitates hominum» – in genere al termine di lunghe o lunghissime trattative –, convocatesi in presenza di un notaio, sancivano con i loro signori la liberazione da determinate servitù, pedaggi, gravami, diritti, ecc. mediante un compenso in denaro: esso veniva liquidato generalmente con una somma una tantum, e con l’erogazione annua perpetua di un censo in denaro, e talvolta in natura (ad esempio grano, quando si trattasse di mulini). Gli affrancamenti non erano generali, non riguardavano, cioè, tutte le servitù e gli obblighi, ma solamente quelli in oggetto della specifica transazione: e poiché spesso i diritti signorili da cui ci si voleva emancipare interessavano più signori, o più soggetti, ognuno con una sua quota percentuale, era necessario iterare più volte l’atto con i relativi pagamenti. Le comunità della nostra valle riuscirono ad affrancarsi dai gravami verso l’abbazia di S. Maria di Pinerolo solo all’inizio del secolo XVII: risale al 20 giugno 1605, infatti, la transazione fra la valle nel suo complesso e l’abbazia di S. Maria di Pinerolo (Caffaro 1893, p. 258).
Statuti
Il documento pergamenaceo conservato nell’Archivio di Stato di Torino (AST, Corte, Provincia di Pinerolo, m. 13, f. 1, n. 3: Procura della comunità di S. Martino per prestare il giuramento di fedeltà a Ludovico di Savoia principe d’Achaia, e domandargli la confermazione dei suoi privilegi e franchigie [11 marzo 1408]), ci informa che, a quell’epoca, dovevano già esistere. Altra traccia che attesta la presenza di statuti ci è data dal fatto che i comuni e gli uomini della Valle di S. Mattino nel 1611 chiedevano – ed il 3 gennaio 1612 ottenevano – dal duca Cario Emanuele I di Savoia la conferma «di tutti loro privilegi, franchisie, libertà, immunità, consuetudini, usanze, capitoli, conventioni e statuti». Questa conferma, stampata nel 1679 in Torino «per Giò Sinibaldo Stampatore di S.A.R. e dell’Illustrissima et Eccellentissima Camera» venne ristampata nel 1711, sempre in Torino, «per Giò Battista Valetta, Stampatore di S.A.R.».
Catasti
Presso l’Archivio di Stato di Torino sono conservati due catasti settecenteschi e uno ottocentesco [A.S.T., Sezioni Riunite, Finanze, Catasto antico, Libri delle misure e degli estimi delle Provincie del Piemonte eseguite fra il 1702 [per le Valli 1701] e 1730, Comunità della valle di S. Martino, Allegato I, m. 7: Circondario di Pinerolo, Mandamento di Perrero; AST, Camera dei Conti, Finanze, Catasti, Catasto Antico [1782 ma sul frontespizio c’è scritto 1778], Allegato D, v. 114; Alleg. C, rotolo 3.  Nell’archivio comunale di Massello il primo documento catastale è un consegnamento dei beni del 1638 [A.C.M., Mazzo non numerato]. Il catasto vero e proprio reca la data del 1780, preceduto da due Brogliassi del 1769 e del 1778, tutti non numerati. Il Libro in mappa della Molto Magnifica comunità di Massello è parimenti del 1778 (AC Massello, mazzo non numerato). La mappa settecentesca è conservata sia all’Archivio di Stato di Torino che al comune di Perrero.
     Catasto Rabbini(1863-1869) [A.S.T., Camera dei Conti, Catasti, Catasto Rabbini, Circondario di Pinerolo, Massello [1869)]; A.S.T., Sezioni Riunite, Catasti, Catasto Rabbini, Circondario di Pinerolo, Mappe, rete poligonali e linee territoriali, Chiabrano, Allegato A, Mazzo 25, mappa originale del Comune di Chiabrano (Data: 1863)]. Vedi mappa.
Ordinati
La serie documentaria è attualmente presente nell’archivio comunale di Massello soltanto a partire dal 1815.
Dipendenze nel Medioevo
Comitato di Torino fino al sec. XI, abbazia benedettina di Santa Maria di Pinerolo (dal 1064), conti di Savoia (dal 1275), Principato di Acaia (1295-1418) e poi Ducato di Savoia (Patrucco 1899, pp. 212-245).
Feudo
Abbazia benedettina di Santa Maria di Pinerolo a partire dal 1064, anno in cui fu fondata e dotata di tutta la val San Martino (Il gruppo dei diplomi Adelaidini, pp. 323-332). Durante i secoli XII-XIV, i signori di San Martino, i quali, fino al 1275, tennero sempre la valle in feudo ereditario «cum mero mixto imperio» dall’abbazia stessa (Patrucco 1899, p. 219). Dal 1299 i signori di S. Martino furono però costretti ad accettare la presenza di castellani nominati dai principi d’Acaja (Patrucco 1899, p. 229). Nel 1317 Guglielmo dei signori di S. Martino vende buona parte della valle a Filippo d’Acaja. In questo modo i signori di S. Martino diventavano consignori dei principi d’Acaja. Le regioni acquistate erano: Perrero (una parte), Prali, Salza, Balsiglia, Massello, Maniglia, Prato Rando (Chiabrano), Traverse, Rivoira, Fontane e Villasecca, a solatio; Arborea, Comba Garino, Rivo Clareto, Reinaldi e Faetto, all’inverso. Rimanevano ai S. Martino solo una parte del castello di Perrero, S. Martino e Bovile. Troveremo buona parte di queste località costituite più tardi in comunità. I principi d’Acaja cominciarono ben presto a concedere l’investitura di feudi ad altre famiglie: troviamo degli Artaudo, dei Cazarati, dei Grandi, dei Lazaro, dei Refforno e dei Provana (che erano stati in precedenza facoltosi castellani per conto degli Acaja), ma anche dei S. Martino, che si ricomprarono una parte dei feudi ceduti in precedenza, come ad esempio Prali, nel 1367 (Patrucco 1899, p. 232). Ma proprio all’inizio del secolo XV incomincia nella valle di S. Martino una nuova signoria importante, quella dei Truchietti. A un Michele Truchietto era ricorso il principe d’Acaja per un forte prestito, per estinguere il quale vennero venduti, il 5 ottobre 1400, ai figli Antonio e Aimone Truchietti, eredi del primo, parecchi feudi della valle, ancora accresciuti nel 1402 dall’acquisto fatto dai medesimi fratelli di altri diritti in possesso dei Boschetti di Chieri. A quella data i Truchietti sono detentori dei feudi di: Albarea, Comba Garino, Rivo Clareto, Reinaldi, Faetto (con castello diroccato), Perrero (con altro castello diroccato), Maniglia, Salza, Balsiglia, Massello, Fontane, Traverse e Villasecca (Patrucco 1899, pp. 234-35). Con la «costituzione di Castellano della Valle di S. Martino fatta dalla principessa Bona vedova di Ludovico di Savoia a favore di Antonio Trocchetti di Pinerolo, consignore di detta Valle» del 18 maggio 1419 (AST, Corte, Provincia di Pinerolo, m. 13, f. 1, n. 5), la famiglia aumenta ancora il suo potere, non scalzato dal contrasto che l’opponeva all’ultima principessa di Acaja: in data 22 aprile 1428 troviamo infatti una «sentenza del conte Amedeo di Savoia nella causa tra Bona di Savoia e i fratelli Truchetti, per la quale questi ultimi vennero reintegrati nel castello della Valle di S. Martino, parte del Perrero ed altre borgate della Valle» (AST, Corte, Provincia di Pinerolo, m. 13, f. 1, n. 6 [pergamena quasi illeggibile]). Sempre in Archivio di Stato (AST, Corte, Provincia di Pinerolo, m. 13, f. 1, n. 10) troviamo una ricognizione del 19 febbraio 1484 fatta dagli altri consignori della valle, i San Martino, in cui riconoscono di tenere in feudo la loro parte del castello della valle, villaggi e borgate di «Combaprali, Lausabruna, Gardiola, Crosetto, Bezetto, Audrito, Maniglia, S. Martino, Bovile e Comba Crosa». Alla fine del secolo XV, la valle era divisa dunque tra le signorie dei Truchietti, dei S. Martino e degli Artaudi (Patrucco 1899, p. 245). Da allora la caratteristica della valle di essere assegnata in feudo ad un consortile di signori sarà una costante, pur mutando le famiglie titolari: per il Cinquecento lo conferma un documento del 1517: «Atti del Procuratore fiscale contro Tomaso Truchetta e suoi consorti per la riunione della porzione di giurisdizione e beni feudali da essi posseduti in detta Valle S. Martino a causa della lesione seguita nell’alienazione fattagliene dal Regio Patrimonio» (AST, Corte, Provincia di Pinerolo, m. 13, f. 1, n. 13). Per il secolo XVII, sappiamo che Massello – insieme a Salza, Maniglia e Traverse – era infeudato alla famiglia Vibò, residente a Torino (Manno 1895, p. 258), come anche nel secolo successivo (AST, Camera dei Conti, II archiviazione, capo 79, m. 12, Statistica Generale [1753], fasc. 12: Provincia di Pinerolo) e fino almeno all’ultima investitura attestata, quella del conte Gaspare Vibò «di Prali», del 7 dicembre 1776 (Manno 1895, p. 258).
Mutamenti di distrettuazione
Il comune, passato ai Savoia dopo la dominazione francese del 1536-1559, venne assegnato, insieme a tutta la val San Martino, all’antica Provincia di Pinerolo e vi rimase fino alla fine del secolo XVIII, tranne per il breve periodo 1704-1708, durante il quale, sotto il regime d’occupazione delle truppe francesi di La Feuillade, venne istituita la «Serenissima Repubblica di Val San Martino, Pomaretto, Inverso Pinasca, e Chianavere», con capitale a Perrero, nota anche derisoriamente come “Repubblica del sale”, perché la prerogativa principale di essa era quella di concedere il sale – monopolio di stato – a due soldi la libbra, un prezzo assai conveniente (Armand Hugon 1945, pp. 10-24). Durante l’amministrazione francese del periodo napoleonico, il comune e tutta la valle venne aggregato al cantone di val Balsiglia e, con la Restaurazione, fece parte del mandamento di Perrero (compreso nel circondario di Pinerolo), rimanendovi fino al 1923, anno di abolizione di questa circoscrizione amministrativa.
Mutamenti Territoriali
Il riordino sabaudo del secolo XVI non causò per Massello alcun mutamento territoriale, in quanto il trattato di Cavour tra i Savoia e i Valdesi, del 1561, prese implicitamente atto dei confini originari.
Comunanze
Usi civici: totale 801.4924 ha; categoria «A»: 801.4924 ha; categoria «B»: 0 ha (CLUC, Provincia di Torino, cartella 145: Massello).
Liti Territoriali
Non risultano liti nell’archivio comunale di Massello, né in Archivio di Stato a Torino.
Fonti
A.C.M. (Archivio Storico del Comune di Massello).
A.C.P. (Archivio Storico del Comune di Perrero).
A.S.T. (Archivio di Stato di Torino).
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A.S.T., Corte, Provincia di Pinerolo, m. 13, f. 1, n. 3: Procura della comunità di S. Martino per prestare il giuramento di fedeltà a Ludovico di Savoia principe d’Achaia, e domandargli la confermazione dei suoi privilegi e franchigie [11 marzo 1408]; nn. 5, 6, 10, 13.
A.S.T., Sezioni Riunite, , II Archiviazione, Capo 79, Mazzo 12; Camera dei Conti, Catasti, Catasto Rabbini, Circondario di Pinerolo, Massello (1869).
A.S.T., Camera dei Conti, Finanze, Catasto antico, Libri delle misure e degli estimi delle Provincie del Piemonte eseguite fra il 1702 [per le Valli 1701] e 1730, Comunità della valle di S. Martino, Allegato I, m. 7: Circondario di Pinerolo, Mandamento di Perrero;
A.S.T., Camera dei Conti, Finanze, Catasti, Catasto Antico [1782 ma sul frontespizio c’è scritto 1778], Allegato D, v. 114; Alleg. C, rotolo 3.  Vedi mappa 2
A.S.T., Corte, Provincia di Pinerolo, m. 13, f. 1, n. 3: Procura della comunità di S. Martino per prestare il giuramento di fedeltà a Ludovico di Savoia principe d’Achaia, e domandargli la confermazione dei suoi privilegi e franchigie [11 marzo 1408]; nn. 5, 6, 10, 13.
C.U.C. (Commissariato per la Liquidazione degli Usi Civici, Torino).
C.U.C., Provincia di Torino, cartella 145: Massello.
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Zuccagni-Orlandini A., Corografia fisica, storica e statistica dell’Italia e delle sue isole, IV, Corografia fisica, storica e statistica degli stati sardi italiani di terraferma, Firenze 1837.
 
Descrizione Comune

Massello

     Una delle prime cose che possono colpire un visitatore che si inoltri nel comune di Massello (come peraltro in quello di Salza) è la problematicità nell’identificare il paese stesso: a un certo punto un cartello stradale avverte che si è arrivati alla sede comunale, dopo che molti altri avevano in precedenza segnalato borgate e nuclei disseminati lungo tutto un territorio alpino che viene dichiarato essere quello del comune: ma, se si cerca la sede della chiesa cattolica o del tempio protestante, si scopre che queste sono situate al Chiaberso, e chi voglia vedere la sede del presbiterio protestante deve andare ai Reynaud, e cosi via. A questo proposito, ciò che si desume dal censimento del 1991 (cfr. il lemma ‘Frazioni’) è fuorviante, perché il Roberso, sede del municipio, non è più “centro” di quanto lo siano Campo la Salza, il Gros Passet, il Piccol Passet o il Chiaberso. O meglio, lo è solo in quanto dislocato in posizione più centrale rispetto agli altri insediamenti, senza che questo abbia comportato un ruolo particolare di “accentramento” o di egemonia sul territorio Siamo di fronte, dunque, a una evoluzione degli insediamenti del territorio comunale in cui non emerge con chiarezza un centro principale e diversi nuclei tendono a restare in sostanziale equilibrio tra loro; l’importanza politico-amministrativa delle diverse borgate che costituiscono il territorio comunale può essere variata nel tempo, ma senza che ciò abbia comportato una forte egemonia di una sulle altre. La dispersione di gran parte della concistori protestanti, come nel caso del villaggio di Fontane, il quale era unito ecclesiasticamente alla chiesa valdese di Rodoretto e civilmente alla comunità di Salza. Non c’è quindi da meravigliarsi se, nel corso del tempo, si assiste a una certa instabilità territoriale, derivante sia da interventi riorganizzativi dei poteri sovralocali, sia da istanze che possono nascere dal basso. A questa certa indeterminatezza e mobilità dei confini comunali si oppone invece un’assoluta e intransigente definizione e difesa dei confini delle proprietà private spettanti alle varie famiglie: non è infrequente nei procedimenti giudiziali del sec. XVIII riscontrare casi di risse e scontri fisici nati da comportamenti giudicati lesivi delle proprietà familiari, come lo sconfinamento nella raccolta del fieno o delle castagne, o nel pascolo degli animali (Tron 1987). E non è un caso che sia l’organizzazione dello sfruttamento dei pascoli in quota, degli alpeggi, a sollecitare il processo di definizione dei territori comunali in termini spaziali di tracciamento dei confini, praticamente gli unici casi di liti territoriali che abbiano riscontro negli archivi. In questo quadro si situa il vistoso andamento di depauperamento demografico di Massello iniziato alla fine del secolo scorso dopo un lungo trend ascendente durato per più di 150 anni: nel 1698 la popolazione era di 213 anime, nel 1734 di 277, salite a 340 nel 1753, mentre nel 1777 assommava a 432 anime, divise in 83 Cattolici e 349 Valdesi (Tron 1987). Nel 1842 si era saliti ancora a un totale di 733 abitanti, per raggiungere l’apice nel 1853, con 801 persone totali (98 Cattolici e 703 Valdesi) (Caffaro 1893, p. 648); ma nel 1881, in coincidenza dei primi flussi migratori, si constata già l’inversione di tendenza, con 670 anime in totale (Caffaro 1893, p. 660), che porterà alle 88 persone rilevate nell’ultimo censimento.