Montalenghe

AutoriGastaldo, Loriana
Anno Compilazione1998
Provincia
Torino.
Area storica
Canavese.
Abitanti
827 al censimento del 1991.
Estensione
653 (ISTAT) e 657 (SITA) ettari al censimento del 1991.
Confini
II territorio di Montalenghe confina a sud e ad ovest con San Giorgio, delimitato dal fosso della Demoglia ("Riamatio Demoje"); ad est con Orio, a nord con Mercenasco, a nord ovest con Cuceglio e con Vialfré.
Frazioni
Toponimo storico
Viene menzionato come "castrum Montalengarum" e "Montalengus" in documenti del XII secolo, ma non è possibile definire l'origine storica del toponimo.
Diocesi
Sin dalle sue origini Montalenghe rientra nella diocesi di Ivrea.
Pieve
Le notizie sulla chiesa di Montalenghe sono pressoché nulle, soprattutto perché la relazione della visita del 1329 ad essa relativa non è giunta sino a noi. La chiesa di San Pietro doveva essere, secondo la tradizione, la parrocchiale primitiva, declassata a chiesa cimiteriale nel XIV secolo e sostituita dall'attuale San Giorgio. Faceva parte della pievania di Candia. (VENESIA, II medioevo in Canavese, Voi. Ili, p.208 sg.).
Altre Presenze Ecclesiastiche
Nella visita pastorale di Monsignor De Villa del 1751 sono citate la chiesa parrocchiale della Madonna delle Grazie e dei santi Pietro e Paolo, la chiesa parrocchiale antica dedicata ai santi Pietro e Paolo "extra et prope locum versus orientem", la cappella campestre di Santa Croce nella regione omonima, la cappella "sub titulo Conceptionis Beatae Mariae Virginis...intra cortile palatii domini comitis huius loci" (AA.VV., Il salone degli affreschi nel palazzo vescovile di Ivrea. Ivrea 1997, p.58).
Assetto Insediativo

             

Luoghi Scomparsi
Fra Montalenghe e San Giorgio è esistito l'insediamento scomparso di "Musobolum", oggi territorio di San Giorgio, di cui resta soltanto traccia nel nome di una cappella situata in aperta campagna. Nel 1094 "Ubertus filius quondam Amidei" fa dono a favore di Santa Maria di Ivrea e di San Salvatore di Torino di Misobolo (GABOTTO. Le carte dell'archivio vescovile di Ivrea fìnoal 1313, doc. 3, p.13). In un documento del 1181 la chiesa di Misobolo con la sua decima è menzionata come feudo che certi signori "de Turre" tenevano da "Rophinus"(GABOTTO, cit.doc. 16, p.29). "Misobolum" è citato poi in un documento del 1257 (GABOTTO, cit., doc.266, p.369): il marchese di Monferrato lo consegnò, tra gli altri beni, al vescovo di Ivrea. Ma già nel 1329, dieci anni prima della distruzione di Montalenghe ad opera dei ghibellini Biandrate, dalla relazione della visita pastorale ordinata da Mons.Palyno Avogadro di Casanova risulta che la chiesa di Santa Maria era "campextris", quindi isolata dal borgo. Nel 1367 per la tenuità dei redditi viene affidata al parroco di Montalenghe (VENESIA, II Medioevo in Canavese, voi.Ili, p.207 sg.). Il Casalis attribuisce la 'scomparsa dell'insediamento di Misobolo alle guerre civili e alle pestilenze, oltre che alle irruzioni degli uomini di San Giorgio: non avendo la comunità di Montalenghe provveduto adeguatamente ad assegnare un sito adatto ad un insediamento "i misobolitani si scostarono dall'unione con Montalenghe e si trasferirono ad abitare parte a San Giorgio, parte al Gerbido, ora San Giusto, ed a Foglizzo" (G.CASALIS.op.cit). Il libro figurato del catasto del comune di San Giorgio (A.S.C. San Giorgio) risalente al XVIII secolo riporta naturalmente la regione di Misobolo, ed in essa possiedono beni abitanti di San Giorgio, di Montalenghe, di San Giusto.
Comunità, origine, funzionamento
All'inizio degli anni '60 del XIII secolo, pare che nelle terre del marchese del Monferrato, del comune di Vercelli, nel Pavese e nel canavese "berrouerios et latrones" compissero "rapinas" ad un livello tale da spingere sin dal 1261 il marchese ed i rappresentanti del comune di Vercelli e dei "comites Canapicii" a riunirsi in consiglio "super ripam Duriae (usta Mazatum", cioè sulle terre dei conti di Valperga, per stabilire delle regole che permettessero di dare la caccia a questi malfattori in modo più efficace rispetto al passato, introducendo la possibilità di perseguirli oltre che nelle proprie terre, anche in quelle degli altri contraenti. Le discordie interne fra i "comites Canapicii" che non aderirono al patto del 1261 furono superate nel 1263 allorché i "comites et castellani de Canapicio" appartenenti alla "potestaria" di "Guilllelmus de Sancto Georgio" nominarono quattro rappresentanti "prò se et hominibus et locis, burgis et villis et universitate tota". Questi rappresentanti avrebbero dovuto trattare con Ivrea, Vercelli e Pavia lo stesso problema dibattuto a suo tempo tra Vercelli ed il marchese del Monferrato. Nel giro di tre mesi si venne all'accordo da parte dei membri della "potestaria" e dei loro uomini. I documenti che riportano tale giuramento sono molto interessanti perché non solatanto ci parlano di una "potestaria", della quale i conti e i castellani sono definiti "subditi", ma ci dicono anche per la prima volta il nome del podestà e ci mostrano i membri della "potestaria" stessa, operante apparentemente come la credenza di un comune cittadino, deliberare per scegliere i nomi di quattro "sindici et actores". Inoltre l'organismo consortile è considerato su un piano di uguaglianza concettuale con i tre comuni cittadini e ad essi assimilato. Infine, fatto inusitato e di notevole interesse, ci viene dato un elenco dei conti e castellani e dei "castra et loca" che compongono il "districus" della "potestaria" stessa ed un lungo elenco degli "homines" (probabilmente i capifamiglia) che, raggruppati per luogo di residenza, giurano lo stesso patto dei loro signori. Giurano qui "dominus Raymundus del Montalenguis et frater eius", "Montalengue cum castellata" ed "in Montelongo" "Michael Onerga consul" ed altri 43 uomini, mentre "in Musobolo" giura "Ubertus Spata consul" con altri 16 uomini (G.COLOMBO, Documenti dell'archìvio comunale di Vercelll relativi ad Ivrea. Pinerolo 1901, B.S.S.S. 8, p.229-243, docc. 140-142, A.BERTOLOTTI, Convenzioni e statuti per l'estirpamento dei benrovieri e dei ladri dal Monferrato. Vercellese. Pavese e Canavese nei secoli XIII e XIV. in "Miscellanea di storia italiana", tomo XII, Torino 1871, pp.782-812).
Statuti
Gli Statuti di Montalenghe del 1° marzo 1482 derivano da quelli sangiovesi del 24 gennaio 1343, opportunamente modificati e adattati (G.FROLA, Corpus Statutorum Canavisii, Torino 1918, B.S.S.S. 92).
Catasti
In A.S.T., Camerale, Catasti, Allegato A, c'è materiale cartografico della fine del XVIII secolo. I Consegnamenti e i Catasti (secc.XVI-XIX) sono conservati presso l'Archivio Storico comunale.
Ordinati
Nell'archivio comunale, a partire dal 1673 sino al 1800, senza soluzione di continuità.
Dipendenze nel Medioevo
Nel gennaio del 1181 "Rophinus" cede ai fratelli "Albertus" e "Acco" un feudo in Montalenghe con le decime di Mazze e "Macaellum", luogo oggi scomparso fra Mazze e Caluso (F.GABOTTO, Le carte dell'archivio vescovile di Ivrea fino al 1313,Pinerolo 1900, B.S.S.S. 5, doc.16, p.29). Il 23/9/1229 "Raymundus de Montalengis, comes de Castromonte" compare in un patto fra i conti e i castellani del Canavese, il Marchese di Monferrato ed il comune di Ivrea (F.GABOTTO, II regesto del libro rosso di Ivrea. Pinerolo 1900, B.S.S.S 6, doc.188, p.340). I signori di Montalenghe compaiono poi nel banno emesso contro di essi dal Podestà di Ivrea il 26/2/1234 (G.ASSANDRIA. Il libro rosso del comune di Ivrea. Pinerolo 1914, B.S.S.S.74, doc.198, p.196). Nel 1263 la "potestaria" dei conti del Canavese giura di partecipare al patto con Ivrea, Vercelli, Pavia e il Marchese del Monferrato per combattere i berrovieri: della "potestaria" fanno parte anche " Montalengue cum castellata", che giura con 44 uomini, e Misobolo, luogo scomparso, con 17 uomini (G.COLOMBO cit, p.229-243, docc. 140-142). Il 7/4/1268 "Guibertus de Montalengis comes Castrimontis" sottoscrive un patto con il marchese del Monferrato contro Ivrea e i San Martino (I.DURANDI, Della marca di Ivrea. Torino 1804, p.116 sg.). Tra il 1339 e il 1343 i Valperga Biandrate, ghibellini, attaccano e conquistano Montalenghe, che in quel momento era di un San Martino. Dal 1360 appartenne definitivamente ai conti di Biandrate (PETRI AZARII, De stau Canapicii liber, Bologna 1939, p.341).
Feudo
Nel 1695 il feudo di Montalenghe fu acquistato con titolo di contado da Marco Francesco dei Balestrieri d'Asti e con lo stesso titolo lo ebbero i Negri di San Giorgio, conti di Chiavazza.
Mutamenti di distrettuazione

         

Mutamenti Territoriali
L'insediamento scomparso di Misobolo si trovava, almeno sino al XIV secolo, sul territorio di Montalenghe, ai confini con San Giorgio. Secondo il Casalis, in seguito alle continue irruzioni degli uomini di San Giorgio i misobolitani si trasferirono ad abitare parte a San Giorgio, parte al Gerbido, l'attuale San Giusto, e a Foglizzo. La comunità di San Giorgio avrebbe perciò intentato causa a quella di Montalenghe al fine di inglobare nel proprio territorio la regione di Misobolo e nel 1540 il Senato di Casale ordinò la suddivisione richiesta (G.CASALIS, Dizionario geografico, storico-statistico-commerciale degli stati di S.M.il Re di Sardegna. Torino 1833-1856) II libro figurato del catasto del comune di San Giorgio (A.S.C. San Giorgio) risalente al XVIII secolo riporta la regione di Misobolo, ed in essa possiedono la maggior parte dei beni abitanti di Montalenghe, di San Giusto, oltre che di San Giorgio, a testimonianza delle vicende passate.
Comunanze
18.0085 ettari (fonte comune, C.S.I. Piemonte). Gli statuti del 1482 fanno riferimento ai boschi e ai pascoli comuni: "E1 vietato rubare legna dalle Lonze di Montalenghe" (a. 1482, art.67); "è vietato rubare legna dal Fraschette di Montalenghe contiguo ai confini con Orio, Barone, Caluso, Foglizzo ed al Rianatio Denoje, luogo detto ad Moglietum" (a.1505); "..detti nobili congregati hanno ordinato che qualsivoglia persona tanto del presente luogo ivi abitante che forestiera sarà ritrovata a tagliar bosco, segar strame nel Fraschette comune della presente comunità sotto la bialera di Caluso, et confini s'estendono li termini piantati in margine della Vallonga detta la Denoglia fra la presente comunità et quella di SantoGiorgio verso sera e mezogiorno choherente verso mattina con li fini d'Orio hanno imposto e impongono di penae bando come segue...compresso tutto il rimanente Fraschette di sotto la ricordata bialera di Caluso et come divide il fosato principiando dalla capella del Castelletto, e finendo al termine piantato in fondo delli prati di Zanino" (a. 1685) (G.BERTA. Il tardo medioevo e gli statuti di Montalenghe del 1482. Torino 1995, p.11 sg.).
Liti Territoriali
II Casalis cita una lite fra San Giorgio e Montalenghe (1540) relativa alla zona di Misobolo, che restrinse ulteriormente l'antico territorio di quest'ultimo, di cui però non sono state rinvenute tracce documentarie. In archivio comunale di San Giorgio sono conservati gli atti di una causa tra la comunità di San Giorgio e particolari di Montalenghe possidenti beni sul territorio di San Giorgio risalenti al 1540, al 1610 ed al 1721, mentre risalgono al 1563 quelli fra la comunità di San Giorgio ed i particolari di Misobolo proprietari in San Giorgio. Sempre nell'archivio storico del comune di San Giorgio è conservata una transazione del 1501 tra le comunità di San Giorgio e Montalenghe relative alla zona detta "Fraschetto". In A.S.T. esiste una visita dei confini di Montalenghe e Orio eseguita dal commissario di Monferrato in presenza di rappresentanti delle due comunità datata 8 maggio 1566: si tratta di una ricognizione dei termini lapidei posti sul territorio allo scopo di delimitare i confini (Corte, Monferrato Confini, Vol.S, n° V). Sempre in A.S.T (Corte, Monferrato Feudi, Mazzo '54) si trova una procura "della comunità di Orio per terminare le differenze che vertivano colla comunità di Montalenghe per riguardo il tenimento di Gerbido e Fraschette denominato la Lonza di Moglietto" datato 10 luglio 1566. Nell'archivio storico comunale di Montalenghe è conservata documentazione relativa alle discordie territoriali tra le comunità di Montalenghe, Orio e San Giorgio. Il documento più antico risale al 1459: si tratta di un "instrumentum" con cui si stabilisce che i territori di Montalenghe e Orio, nella zona detta "ad Moglietam" debbano essere separati da un fossato da costruirsi a carico di entrambe le comunità. In archivio comunale di San Giorgio si trova una sentenza del 1627 relativa alla "terminazione dei finaggi tra San Giorgio e Montalenghe". Al 1742 risale una ricognizione dei confini del territorio tra Montalenghe e Orio, mentre in archivio comunale di San Giorgio è conservata una "Recognizione e ripiantamento dei termini tra le comunità di San Giorgio e Montalenghe"; ancora, del 1801 il verbale di una visita di tutti i terreni divisionali tra Montalenghe, Orio e San Giorgio. Gli atti di lite con la sola comunità di San Giorgio risalgono invece al 1683 per concludersi nel 1821 con una transazione in base alla quale San Giorgio rinuncia al diritto di territorialità "su giornate 100 e tavole 50 di proprietà di Montalenghe su parte di un tenimento sito sui rispettivi confini denominato del Fraschette" e Montalenghe acquisisce le 10 giornate di proprietà di San Giorgio in cambio di un pagamento di £.2250 in cinque anni. Tale diritto era stato sancito in un atto del 1684 ma era ancora causa di dissapori tra gli uomini delle comunità. La linea di divisione del territorio intersecava una stalla della cascina detta di San Carlo "e ciò provoca l'effetto che una parte della fabbrica trovasi sovra il territorio di San Giorgio ed altra parte su quello di Montalenghe, dal che vi nascono di tanto in tanto contese per le imposizioni del giuratico e del personale non che per le leve dei soldati". Si stabilisce pertanto che la cascina debba servire come linea di separazione ma la comunità di San Giorgio non potrà più avere pretese di nessun tipo su di essa. Sulla base dei dati forniti dal comune il locale pubblico sito attualmente in regione San Carlo insiste sia sul territorio di Montalenghe sia su quello di San Giorgio. Nel 1709 fu eseguita una ricognizione "de1 termini del territorio di Mercenasco" ma è nel 1749 invece che la comunità di Montalenghe ottiene definitivamente che varie pezze di terreno site in regione Pietra Grossa, Piana, Barile ossia Castellazzo e Castagnette siano riconosciute essere sul suo territorio e non su quello di Mercenasco, che confina a nord lungo il crinale della collina. Sono interessanti le motivazioni addotte dalle comunità, sulla base delle quali viene presa la decisione definitiva: da una parte si afferma che si tratta di regioni descritte nei catasti antichi di Montalenghe (1555, 1699) e non in quelli di Mercenasco; si tratta di beni posseduti da particolari di Montalenghe; il confine tra i tenitori delle due comunità si trova su un colle lungo cui corre un fossato, come awiene nelle altre regioni; dall'altra si sostiene che tali terreni sono "semoventi dal diretto dominio del castello di Montalenghe e che nel 1731 erano stati collcttati dalla comunità di Mercenasco. Ma la semovenza non proverebbe la pertinenza del territorio e va anche ricordato che il feudo di Montalenghe e quello di Mercenasco erano uniti e posseduti dai signori di Valperga (si fa riferimento ai consegnamenti del 1313 e del 1319 dei signori di Valperga conservati nei regi archivi). Sono datati 1733 gli atti di lite della comunità di Montalenghe contro "il Signor vassallo Giovan Pietro Ignazio Ballestreri signore di detto luogo", in seguito ai quali la comunità ottiene la "reintegrazione in possesso di giornate 10 di pascoli comuni" alienate al padre del conte nel 1699 e "di giornate 1.18 di un altra pezza di pascolo comune attigua alle predette" e di un sito denominato il ricetto.
Fonti
A.C.M. (Archivio Storico del Comune di Montalenghe).
A.S.T. (Archivio di Stato di Torino). Vedi inventario.
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche segrete, Borgonio B 1 Nero, Mazzo 1, "CARTA COROGRAFICA / DEGLI / Stati di S.M. il Re di SARDEGNA / data in luce / dall'Ingegnere / BORGONIO / nel 1683 / corretta ed accresciuta / nell'anno 1772". Borgonio (Ingegnere) [Stagnon 1772] Carta corografica degli Stati di terraferma di S.M. il Re di Sardegna. Copie 2 una in fol. 17, compresa la tabella di riunione; colla divisione per governi e la seconda composta di fol. 16 colla divisione della Provincia ed un'altra copia in 4 fol. (Manca la copia composta di fogli 16). (Note: Sul verso: "Carta III. / continente il Marchesato di Susa, il Contado di / Nizza, e le Provincie di Pinerolo, e Cuneo, con la maggior / parte di quella di Torino, piccola parte delle rispettive / Provincie di Moriena, Ivrea, Alba, Mondovì, e / Principato d'Oneglia, con le Frontiere di Francia / e parte della Provenza, il Principato di Monaco, e / piccola parte del Genovesato". L'originale seicentesco dal titolo "Carta generale de' Stati di Sua Altezza Reale" fu disegnato da Tommaso Borgonio ed inciso da Giovanni Maria Belgrano. Per l'edizione settecentesca qui conservata vennero aggiunti alcuni fogli raffiguranti i paesi di nuovo acquisto incisi da Stagnone su disegni di Castellino, Galletti e Boasso e vennero anche apportate alcune modifiche ai fogli disegnati dal Borgonio. Cfr. anche Carte Topografiche per A e B, PIEMONTE, n. 23 e Carte Topografiche Segrete, BORGONIO B 5 nero), Foglio 3, 1772, . Vedi mappa.
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche per A e per B, Mazzo 1, Montalenghe,"Departement de La Doire / Arrondissement d'Ivrée / Canton de Candia / Plan Géométrique / de la / Commune de Montalenghe". Carta del Territorio di Montalenghe stata levata per Ordine del Governo dei 12. Brumajo Anno XI (3 novembre 1802) dall'Ing. Geometra Furno sulla Scala di 1/5000. Copie 2, (1807) [Autore disegno originale: Furno, Vigna]. Vedi mappa.
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche per A e per B, Mazzo 1, Montalenghe, La porzione col titolo è mancante. Mappa del territorio di Montalenghe. arta del Territorio di Montalenghe stata levata per Ordine del Governo dei 12. Brumajo Anno XI (3 novembre 1802) dall'Ing. Geometra Furno sulla Scala di 1/5000. Copie 2., 1807. Vedi mappa.
A.S.T., Carte Topografiche e disegni, Mazzo 1, "FIGURA DIMOSTRATIVA / DELLA COLLINA DEL TERRITORIO / D'ORIO / su cui si trova il Castello in oggi posseduto dal / S. CONTE DI BRICHENTEAU / La qual Collina, al sito del Castello forma un piano della larghezza di / circa trabucchi sessanta; / qual Piano va ristringendosi dall'una, e dall'altra parte, / in modo, che si riduce a ben poca pianura. / COLLA FIGURA DELL'ABITATO. / che si ritrova anche in collina, ed alle falde di / quella del Castello / le quali falde continuano / sino sui confini dei Territorj di / Montalenghe, e Barone / sempre con pendenza sensibile". Figura dimostrativa della collina del territorio di Orio con il Castello del Sig. Conte di Brichenteau. Fol. 1 Mss. senza scala, senza data e senza sottoscrizione, s.d. Vedi mappa.
A.S.T., Sezioni Riunite, Carte topografiche e disegni, Ufficio Generale delle Finanze, Tipi, cabrei e disegni (sezione II), Mazzo 88, Orco, fiume, Proffili degl'alvei da farsi per dirigere le acque de rivi di Castellamonte nel fiume Orco. Profili del nuovo alveo per la bealera di Caluso su li territori di Montalenghe ed Orio, 26 febbraio 1764 [Autore disegno originale: G.G. Bays]. Vedi mappa.
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Descrizione Comune

Montalenghe

Le vicende del territorio canavesano di cui ci siamo occupati sono improntate ad una sostanziale stabilità.
La storia di Montalenghe, al pari di quella di Barone, Orio, Candia e Caluso, tutti contigui fra loro e costituenti perciò un'unica e compatta area, affonda le proprie origini nell'antichità. Sulla collina di Castelvecchio sono stati rinvenuti reperti d'epoca romana e 11 dovette trovarsi il primo insediamento. Le prime attestazioni del "Castrum Montalengarum" risalgono al 1181, mentre di circa un secolo più tardi (1263) è la prima attestazione certa della comunità, anche se non è da escludere che già nella prima metà del XIII secolo questi luoghi ottenessero di reggersi a comuni. Questa parte del Canavese fu poi al centro delle vicende tra i conti del Canavese prima ed i Biandrate e Valperga poi, nel più ampio quadro delle contese Tra Savoia e Monferrato.
!! territorio di Montalenghe costituisce l'estremo confine occidentale dell'area canavesana di cui ci siamo occupati. Si tratta complessivamente di un'area ben delimitata a nord, al confine con il comune di Mercenasco, dalla cresta del colle definita a Montalenghe costa di Castelvecchio mentre tra Orio, Barone e Candia costa grande e costa di Santo Stefano. Le controversie sui confini settentrionali sono relativamente tarde e pare che siano state risolte facilmente e definitivamente: la conformazione del territorio, oltre che l'esistenza di un fossato, può aver giocato un ruolo importante, cosi come l'assenza in queste zone di beni comuni, anche se va tenuto presente che i feudi di Montalenghe e Mercenasco nel XIV secolo furono uniti e posseduti dai signori di Valperga. I beni della comunità invece erano situati a sud, al confine con Orio e San Giorgio: si tratta di boschi, gerbidi e pascoli, goduti sino all'inizio di questo secolo dalla popolazione, situati per la maggior parte nella regione del Fraschette (il luogo è detto anche "ad Moglietum"). L'esistenza di tali beni collettivi, sui quali i feudatari non estesero mai la loro signoria, si rileva in primo luogo dagli statuti: datati 1482, sono in questo caso la fonte principale da cui ricavare notizie interessanti la localizzazione e l'antica consuetudine d'uso dei beni comuni, tendenti qui come negli altri statuti canavesani a conservare il bosco e a non depauperare il pascolo. Il Fraschetto, suddiviso in superiore ed inferiore, è contiguo ai comuni di Orio, Barone, Caluso, Foglizzo e costituisce un'unica grande area su cui si trovavano i beni comuni: in esso è proibito rubare la legna e tagliarla (almeno vicino al confine con Caluso, nel luogo detto Truchas), così come appiccare il fuoco (tranne che nella parte al confine con San Giorgio, oltre il fosso della Denoglia, verso sera). E' proprio su questi beni comunitari che si incrociano le controversie territoriali di Montalenghe con Orio e San Giorgio, che hanno inizio tra XV e XVI secolo per concludersi nei primi anni dell'800. Con Orio si stabili la costruzione e la successiva manutenzione, a carico di entrambe le comunità, di un fossato che delimiti con precisione il territorio, mentre con San Giorgio, che possedeva anche un diritto di territorialità su 100 giornate di proprietà di Montalenghe in base ad un atto del 1684, si giunse all'acquisto da parte di Montalenghe sia di 10 giornate di San Giorgio sia del diritto di territorialità, estendendo in piccola parte il proprio territorio e garantendone l'utilizzo esclusivo alla comunità. La linea di divisione del territorio intersecava inoltre una stalla della cascina detta di San Carlo e ciò causava ulteriori controversie, che riguardavano, oltre che l'imposizione dei carichi fiscali, anche la leva dei soldati. La cascina fu utilizzata come linea di separazione ed assegnata in quell'anno al comune di Montalenghe. La vicenda dovette però avere ulteriori successive evoluzioni se ancora oggi il locale pubblico sito in regione San Cario insiste sia sul territorio di Montalenghe sia su quello di San Giorgio. In ogni caso le controversie territoriali citate non costituiscono una radicale crisi degli assetti territoriali ma più semplicemente offrono l'occasione alle comunità di ridefinire i propri rapporti: ad una cessione o ad un arretramento corrispondono garanzie reciproche ripetute nel tempo e piccoli potenziamenti delle rispettive risorse. Quella che invece si conclude con una vera e propria diminuzione del territorio di Montalenghe è la vicenda di Misobolo: in origine nel territorio di Montalenghe, forse addirittura autonoma, come risulterebbe dalla donazione fatta nel 1094 da Uberto fu Amedeo, conte del Canavese, alla chiesa di Ivrea e dei Canonici di San Salvatore di Torino e dall'investitura del 1339, che lo definisce luogo fortificato, passò probabilmente già nella prima metà del XVI secolo a San Giorgio (non è stato possibile consultare direttamente le fonti relative alla definizione di questa controversia territoriale).