Frassineto Po

AutoriDemanuele, Giovanni
Anno Compilazione2008
Provincia
Alessandria
Area storica
Abitanti
Abitanti 1600, 266 fuochi (statistica generale 1783); 2311 (censimento 1861); 2398 (cens.1871); 2520 (cens.1881); 2610 (cens.1901); 2278 (cens.1911); 1781 (cens.1921); 1781 (cens.1931); 1707 (cens.1936); 1765 (cens.1951); 1455 (2055).
Estensione
29,24 kmq.
Confini
Borgo San  Martino, Casale  Monf., Ticineto, Valmacca, Breme (Pv.), Candia (Pv.).
Frazioni
Arlasco,  Oltre Po, Vallone. Vedi mappa.
Toponimo storico
Le prime attestazioni fanno pensare  al “fitonimo ottenuto da  Fraxinus in composizione col suffisso –etum di valore collettivo, indicante luogo piantato, dove determinati alberi crescono in abbondanza”. I primi documenti medievali  contenenti   il vocabolo latino  Fraxinetus  risalgono al decimo secolo,  con le varianti fonetiche Fraxanetus nei secoli successivi, poi  Frassinetus [Gasca Queirazza 1997].
Diocesi
Nell’alto medioevo  Frassineto  faceva parte della diocesi di Vercelli; in seguito entra a far parte dell’Arcidiocesi di Milano. I primi documenti che ne attestano questa appartenenza sono alcune visite pastorali. Tra esse, sono ricordate  quelle del Cardinale Carlo Borrome:  la prima volta nel 1579,  la seconda nel 1582. La terza visita è legata  al viaggio fatto dal  Cardinale e dall’Arcivescovo di Bologna a Torino per visitare la  Sacra Sindone.   “Nel ritorno si imbarcò col cardinale Paleolotto di Bologna  e il seguito sul fiume Po e giunse fino a Casale, dove si salutarono e Carlo partì per Frassineto.” Altre visite vennero effettuate dal Cardinale  Federico Borromeo  negli anni 1605 e 1620.  L’ultima  visita di un  Arcivescovo di Milano fu quella del Cardinale  Pozzo Bonelli, nel 1763.
      Con bolla del  1/6/1803,  viene risistemata la diocesi Subalpina.  Il Cardinale Caprara, nel 1805, pubblica, a Parigi, una bolla  in cui attesta che la parrocchia di Frassineto, insieme a quella limitrofa di Valmacca, passa prima al vescovado di Alessandria e poi , nel 1806, a quello di Casale.
Pieve
Frassineto Po fu pieve  rurale  e poi con l’accrescersi del borgo attorno al  castello, fu  sede di altre cappelle o “titolus”, come è attestato nelle “carte dell’archivio capitolare di  Casale”.  Nelle  carte degli archivi della  cattedrale di  Vercelli   è scritto  come, nell’anno 1021, la prevostura fosse dotata di un capitolo di otto canonici  e  che il prevosto e i canonici di Frassineto  avessero dato, in enfiteusi,  ai monaci  della Badia di Lucedio, il territorio  della Grangia di Gazo. Matteo viene investito della prevostura  di Frassineto da Roberto,  arciprete del duomo di  Milano nel 1183.  La chiesa passa sotto la diocesi  di Vercelli.   Nasce un lungo conflitto per la riscossione  delle decime  tra Frassineto e il prevosto di Casale. Per porre fine  ad esso, il  prevosto di Casale, Stefano  aveva concesso, nel 1186,  un terzo delle decime a quello di Frassineto,   ma i contrasti  rimasero vivissimi.  Il  7 maggio del 1226, nella chiesa, che era posta accanto al castello, fu stipulato un accordo tra  Oberto,  prevosto della colleggiata di  S.Evasio di Casale, e i cittadini vercellesi.  Nel Quattrocento  per motivi strategici,   i marchesi del Monferrato,  sotto il cui dominio era passato il territorio  di Frassineto, chiesero all’ Arcivescovo di Milano,  diocesi di appartenenza, la disponibilità del sito ove era  costruita l’antica chiesa  parrocchiale.   Dopo aver ottenuto risposta positiva,  per intercessione del prevosto della colleggiata di Casale,   il marchese  si appropriò  del sito e, a proprie spese, edificò, pochi anni dopo, la nuova chiesa che fu terminata nel 1454 e consacrata ufficialmente il  20 maggio del 1477  da  Monsignor  Cristoforo dei Signori di Incisa, Vescovo di Betlemme. La chiesa ebbe il titolo di cattedrale.
Altre Presenze Ecclesiastiche
La chiesa parrocchiale di Frassineto aveva, in passato, un altare maggiore  costruito in legno pregiato. Nel 1781  la chiesa venne notevolmente ampliata e la forma a croce latina  sostituì quella a croce greca. Pochi decenni prima, Maria Maddalena Callori,  contessa di Montemagno e di Frassineto,  aveva donato una balaustra in marmo nero che era stata installata  nell’ingresso del presbiterio.
       Sono presenti nel territorio di Frassineto altri luoghi di culto. La  chiesa di San Giovanni Evangelista, che fu costruita nel 1620,  ha un campanile barocco e un pregevole altare in mattoni e scagliola.  Nel  1747  fu introdotta da parte dei confratelli una balaustra in marmo. La  chiesa intitolata alla Madonna degli Angeli venne edificata nel 1620 in stile barocco con  tele del  XVIII  secolo del pittore Giacomo  Francesco Cipper detto il “Todeschini”; ha un interno semplice con altare in scagliola. La chiesa  apparteneva alla compagnia devozionale dei disciplinanti. La chiesa di S. Giovanni del Giarone fu fondata nel 1630 e aveva un patrimonio di 72 moggia. Era situata in  un’area alluvionale,  nella zona di confluenza tra fiume Po e Sesia.  Veniva allagata dalle frequenti esondazioni del  fiume e fu più volte ricostruita nell’età moderna;  all’inizio del Novecento dopo una terribile piena  fu inghiottita dalle acque e non più riedificata.
La chiesa rurale di  S.Rocco fu commissionata, nel 1570, dal duca di  Monferrato Guglielmo Gonzaga come ex voto per l’avvenuta guarigione  del figlio. Particolare interesse suscita  l’affresco votivo,  datato tra la fine del XVI secolo e gli inizi  del XVII,   del pittore alessandrino  Giorgio Alberini della scuola del Caccia, rappresentante la Madonna col bambino, S.Rocco e il donatore con il figlio in braccio e,  sul fondo, due figure di vescovi .
      Il patrimonio ecclesiastico di Frassineto si è anche formato attraverso numerosi benefici con obbligo di celebrare messe in suffragio. All’inizio dell’Ottocento  risultavano attivi ben quindici benefici: San Sebastiano, Fogliarino, Albano, Gerardi, Margara, Nicola, San Carlo, San Giovanni, Saba, Ubertazzo, Roviglione, Cortina, Ospedaletto, Ambrogio e San Giorgio. 
      Tra le associazioni devozionali erano presenti sul territorio: la Confraternita di S.Giovanni, la Cappellania di San Carlo, la Cappellania  Gerardi, la Compagnia delle  Umiliate  e quella di San Bovone. La Confraternita di S.Giovanni,  o Compagnia dei Disciplinati, nasce all’inizio dell’età moderna; possiede dei beni nel territorio di Frassineto  e ottiene da Giacomo Francesco Ubertis,  con  il testamento del 20 maggio 1686,  nuovi vasti beni territoriali a condizione di “retribuire regolarmente l’operato del cappellano con l’obbligo di celebrare le messe festive e quattro feriali ogni settimana  nell’oratorio di San Giovanni Evangelista”.  La nomina  del  cappellano spettava alla confraternita, con preferenza per i sacerdoti appartenenti  alla famiglia Ubertis. Nel 1802 la confraternita cede al comune tutti i beni  “con l’obbligo di adempiere i pesi e di convertire tutti gli altri redditi per i poveri del paese”. I suddetti beni passarono poi alla Congregazione di Carità.  Numerose furono le liti, intraprese dai priori della confraternita, con proprietari e  abitanti della comunità, per  controversie sugli appalti e sulle rendite delle terre. Nel 1723, la contessa Maria Maddalena Callori emise “una grida”,  in cui si imponeva a tutti i proprietari dei fossati di consegnare al comune le loro parti per il pagamento delle tasse. Gli unici ad essere in parte esentati furono i confratelli  che presentarono una supplica in quanto proprietari da tempo immemorabile del fossato  dirimpetto alla chiesa e allegarono  le testimonianze scritte degli abitanti più anziani. La Cappellania di San Carlo viene eretta, nel 1624, con l’obbligo di una messa quotidiana (testamento di Guglielmo Vidoni).
La Cappellania Gerardi viene istituita, nel 1626,  nella  chiesa della  Madonna degli Angeli con testamento  che impone che tutti  i cappellani devono essere sacerdoti originari di  Frassineto;  nel 1802,  il comune si appropriò  dei beni con l’obbligo degli adempimenti. La Compagnia delle Umiliate o del SS.Rosario viene eretta, probabilmente, nei primi anni del Seicento e approvata  dal Cardinale Borromeo nel 1605. La compagnia precede per privilegio  ogni altra confraternita nelle processioni e gode di amministrazione autonoma. La Compagnia di S.Bovone  non aveva regole e normative ed era attiva nella raccolta di fondi tra i contadini; nulla si sa della sua  data di fondazione.
Assetto Insediativo
Frassineto,  come la maggior parte degli insediamenti  piemontesi, ha un’origine relativamente  antica. Il fiume Po e il Sesia  (Vedi mappa.) formando barriere naturali, non facilmente valicabili,  lo proteggono da sostanziali rivolgimenti durante il  periodo, convulso, delle invasioni barbariche. Soltanto nel periodo longobardo l’insediamento diventa però stabile.  Frassineto è ricordato, nel 1164, come importante centro dall’imperatore  Federigo Barbarossa (“Acta imperii selecta”)  e viene descritto come un luogo posto “ove faceva capo la strada proveniente da Vercelli per Occimiano e Asti e raggiungere in tal modo la Via Fulvia”.  Il  sorgere del sistema feudale e la presenza sul territorio dei singoli signori porta a dei notevoli cambiamenti:  prosegue il popolamento della zona e  si   trasformano,   pur con grande difficoltà, le attività  agricole e commerciali. I bastioni costruiti per la difesa del centro abitato subiscono   modifiche e smantellamenti. Una descrizione dell’insediamento del 1710   segnala: “hora  dirò essere parimenti circondata da muraglie non però alte come prima… ha due porte cioè l’una chiamata  del Riccellino che riguarda verso mezzogiorno; l’altra di  San Martino. Nel recinto è posta la Chiesa Parrocchiale di Santo  Ambrosio et  poco discosto vi è la Chiesa di San Giovanni Evangelista: Confraternita dei Disciplinanti. Vi sono quattro archi: l’uno vicino alla contrada di Capolupo avanti la strada Regale et qui giace la Chiesa dedicata alla  Concettione della Beatissima Vergine  Maria: gli altri Archi si denominano Sala, Lazzaretto e  Porto. Le chiese campestri sono l’Annonciata della Santa Vergine sopra la strada che da  Casale conduce a Frassineto; San Rocho su la strada che da Frassineto conduce al Borgo San  Martino et San  Cristoforo sopra la strada che dalla detta città si va a  Bremide, le quali chiese sono tutte di qua dal fiume  Po. Di là dallo stesso fiume si trova la chiesa intitolata  San Giovanni del Giarone…Le  strade regali date in nota  della Comunità di Frassineto li 16 maggio 1604 per osservanza dell’ordine generale del  Ser.mo Vincenzo: la strada che va alla città di Casale  et passa in mezzo alla terra predetta di Frassineto et tirando alla volta di Bremide si passa sopra un ponte di pietra posto su la  Ritana che discorre a Pomaro et seguita in una prateria grande confina  alle fini di Bremide et ivi finisce la detta strada. Vi è poi un’altra strada che viene da Milano per Candia, la  quale comincia alle fini della Villetta di là del Po et da certi cassinaggi chiamati la  Megliana situati sopra il territorio del predetto luogo di Frassineto et si passa il Po sopra il porto di Frassineto, il qual passaggio  et la quale strada sono variabili et si passa ancora per mezzo del medemo luogo di Frassineto seguitando alla volta del Borgo San Martino et ivi termina la strada”.(AST, Giacomo  Saletta, Segretario Ducale Ducato di Monferrato, Manoscritto). Esaustiva  la descrizione del Casalis, che parlando del  mandamento di Frassineto Po, scrive:  “ Su questo territorio si contano sei vie comunali:  una da levante, conduce a Breme, e da essa se ne dirama un’altra, verso tramontana, che si dirige a  Candia. Una seconda via, da ponente, mette alla città di Casale, una terza, verso mezzodì, conduce al Borgo San Martino; un’altra nella stessa direzione, scorge a Ticineto, una quinta, verso scirocco, tende a Valmacca; una infine, da tramontana si rivolge a Terranova ed alla  Grangia di Gazzo.  Il comune è distante tre miglia da Breme, tre pure da Casale; quattro da Candia, due dal Borgo S. Martino, da Ticineto, da Valmacca e dall’anzidetta Grangia”. Ma  fondamentale risulta la presenza del fiume: “…il Po attraversa il territorio nella direzione da ponente a levante, e vi si tragitta col mezzo di porti dal lato boreale del paese, si scaricano in esso il torrente Stura, la roggia della Grangia e il fiume Sesia”.(Casalis, G., Dizionario geografico storico,statistico,commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna, Torino, 1840)
      Oggi, Frassineto, che dista sette chilometri ad est di Casale Monferrato, si raggiunge percorrendo una strada secondaria che prosegue poi  per le comunità di Ticineto e Valmacca. L’insediamento è caratterizzato da case basse allineate sulla via principale.
Luoghi Scomparsi
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Comunità, origine, funzionamento
Anche se  Frassineto Po si reggeva   con  regolamenti  consuetudinari, soltanto nel 1464 queste leggi vennero riunite in un codice e nel 1537  rivedute e aggiornate furono raccolte in un codice membranaceo.  Il 22 luglio 1537, Federico Gonzaga marchese di Mantova e la  moglie Margherita Paleologa, marchesa di Monferrato dopo “matura et diligenti  consideratione, paerticipato que consilio Guliemi ex  Saneti Georgii et Blandrate comitibus cui ella revidenda domandavius” approvano  gli Statuti comunali di Frassineto.  E’   una svolta importante.  Analizzando attentamente questo documento,   il comune di Frassineto appare  come  composto da   “uomini liberi che ne coltivano le terre”.  L’attività contadina  risulta essere assolutamente predominante  anche se ci sono accenni ad altre professioni.  L’accentrare nelle mani degli abitanti della comunità, la maggior parte dei beni agricoli da coltivare  su cui si estendeva la giurisdizione, sembra un’esigenza molto sentita; in primo luogo  per evitare  contenziosi, tra l’altro molto diffusi, con  abitanti delle  comunità  limitrofe aventi beni entro i confini territoriali di Frassineto Po (ASCF, Confini territoriali, Confini con Ticineto, Lite vertente tra i comuni di Frassineto Po e Ticineto per i confini e il territorio: Copia sententia comunitatis Fraxineti contra Ticinetum, 1419  22 novembris “ dei  nobili Berrettino  di Cuccaro e Angelino  Brayda di  Montiglio; copia “instrumentum  compromissi facti in domino Berretinus de Cucharo et Angelinus de Brayda inter  comunitatem Fraxineti et condominos Ticineti pro finibus territori). L’accentramento rende anche più semplice e rapido il pagamento delle taglie, esercitando una maggiore pressione  sull’abitante della comunità con la minaccia della confisca del bene agricolo.
Statuti
Il  28 gennaio 1493 , con atto conservato nell’archivio comunale di Frassineto,  il podestà giurava di osservare “ Capitula, Statuta et Ordinationes dicti loci”. L’archivio storico del comune di Frassineto conserva una raccolta di atti manoscritti relativi ai privilegi concessi dai marchesi Gonzaga  alla comunità  ad  iniziare dagli “ Statuti della comunità di Frassineto approvati dal marchese Federico  del  22 luglio  1587”,     per passare al diploma di conferma degli Statuti  da  parte del duca Ferdinando Carlo di Gonzaga, del 28 novembre 1671.  E’ presente anche il documento che contiene “il giuramento della comunità di Frassineto al  marchese Federico (contiene il Signum  Tabellionis di  Evandro Baronino, notaio del marchese del Monferrato) datato 2  aprile  1612.
      Nell’Archivio Storico di Torino  sono presenti: “Decreti diversi di approvazione e conferma agli Statuti e Privilegi Comunità di Frassineto”. (AST, Paesi A e B , Mazzo 12, F. Frassineto  , F.1.)  e  “Statuti diversi della Comunità di Frassineto”. (AST, Paesi A e B, Mazzo 12, F. Frassineto, F.5). Statuto comunale 2008: vedi testo.
Catasti
L’archivio storico del comune  possiede una ricca fonte catastale, elemento basilare per la vita della “comunitas”. Ai primi registri dei  “consegnamenta”(1556, 1559, 1560, 1561, 1562, 1573, 1600) seguono altri nei secoli successivi (1638, 1672, 1718, 1776, 1781), un catasto  figurato del 1732 e un altro del 1771. Catasto, quest’ultimo, della  comunità di Frassineto, formato per parte della medesima in seguito ad ordine  dell’Illustrissimo Signor Conte Sicco D’Ovrano intendente Generale per S.M.  della città  e provincia di Casale “  oltre alla mappa territoriale e relativi registri del  catasto napoleonico  ottocentesco.  Accanto a queste fonti sincroniche  (statiche) sono presenti “ i registri dei trasporti e mutazioni della proprietà”, in modo sporadico nel Seicento e nella prima metà del Settecento, consecutivi dal 1792 al 1931.
      L’archivio storico di Frassineto conserva numerose mappe territoriali e relativi documenti  del così definito “Catasto dei beni alluvionali”.  Vedi mappa. Il territorio è infatti posto sulla sponda del fiume Po, teatro di fenomeni  alluvionali legati, in particolare, all’apporto delle acque del fiume Sesia che nel territorio di Frassineto, confluisce nel grande fiume. Confinava e confina con ‘ i luoghi di Candia e Breme in Lomellina , Ducato di Milano, per cui le liti erano frequenti, causa appunto  il continuo “lavoro del fiume che mutava ora da un lato ora dall’altro, l’aspetto dei confini.”.  Tra i documenti ricordiamo:  un Sommarione e un Colonnario  (privi di data) della Mappa alluvionale . Dal 1622 fino alla seconda metà del Novecento, ogni qualvolta un’alluvione modificava il territorio e di conseguenza i confini tra le comunità, comparivano e si trovano nell’archivio: Libri, Istrumenti, Elenchi, Planimetrie, Sommarioni, Censimenti di terreni corrosi od erosi dal fiume Po. [Regione Piemonte: cartografia cascine. Vedi mappa.]
Ordinati
La serie degli Ordinati e Convocati del Consiglio Comunale , conservata presso l’Archivio storico,  comincia nell’anno 1610  e continua, quasi consecutivamente fino ai nostri giorni. Risultano mancanti le ordinanze relative agli anni 1636-1644,  1665-1668, 1777, 1785, 1879, 1883.
      Nel 1825,  una ispezione porta a una relazione  sullo stato degli archivi della provincia: “Questo comune ha una camera isolata ad uso d’archivio oltre di un armadio, ha pure altri mobili che sono sufficienti per la sicurezza e regolare deposito delle carte”.[A.S..T, Paesi per Provincia, Mazzo 45, F.11, Relazione sommaria intorno allo stato nel quale si trovano gli Archivi dei comuni della provincia, 1825, gennaio, 23].
Dipendenze nel Medioevo
L’atto  del 9 ottobre 707, con cui il re longobardo Ariperto donava la vasta zona comprendente il  vercellese e il territorio  del corso  del Sesia e parte  del Po, compreso  quindi il territorio di Frassineto, al vescovo di Vercelli  Emiliano II dei Vialardi, è forse  la prima delle testimonianze del periodo dell’alto medioevo. Prima dell’anno mille  Frassineto,  secondo  alcuni studiosi (Robolini, Capsoni)  faceva parte insieme a Ticineto del contado Lomellino e poi del Marchesato di Breme. Nelle  “Notizie appartenenti alla  storia della sua patria “ del Robolini, “ il contado Lomellino comprendeva verso la fine del secolo  X alcuni luoghi  dell’odierno Casalasco, quali sono Ticineto e Frassineto…”.  Frassineto  compare, per la prima volta, nel diploma dell’imperatore  Ottone I, in data 25 gennaio 964. In esso il sovrano  investe il Conte Aimone: ”…Per hanc nostri precepti paginam concedimus, donamus atque  largimur Aymoni comiti dilectoque nostro fideli curticulas duas juris regni nostri in Vercellensi comitatu coniacentes quae Andurni et Molinaria …  Insuper hac nostra preceptali authoritate confirmamus et corroboramus eidem fideli nostro omnes res utriusque sexus familiam juris sui videlicet cortes  Caualiaga, Casanova, Ropoli in Vercellensi comitatu coniacentes, atque Caxana, Bremita,  Ticinense, Zeutiano, Astilliano, Gomarasca, Caldonasca, Caluarengo et Frassinetu in Lomellensi Comitatu una cum castellis, villis, capellis, massareciis, campis, insulis, aquis, molendinis, piscationibus, discrictis pensionibus, aldionibus  et aldiabus servis et ancillis omnibusque quae dici vel nominari possunt at praedictas curtes et res pertinentibus in integrum….” ( Codex Diplomaticus, vol.III, pag.919).                                    
      Il 22 ottobre 985, l’imperatore Ottone III  emanò un diploma in favore di Manfredo, figlio del fu Aimone e lo investì del feudo di Frassaineto: “ … Confirmamus et corroboramus Manfredo filio quondam Aimonis  nostroque dilecto fideli curticulas quasdam quas  preceptali dono serenissimi avi nostri Othonis magni imperatoris pater eius obtinere visus est  in comitatu Vercellensi quarum  nomina ista sunt videlicet Andurne, Mollinaria, Gallanico, Mutiano, Pondirano, Asidola, Canderio, Triverio… Insuper confirmamus et corroboramus eidem fideli nostro omnes res et familias utriusque sexus iuris sui videlicet curtes  Alicae, Cavaliaga, Casanova, Ropoli in Vercellensi comitatu coniacentes, atque Canna, Bremito, Tignenso, Zeutino, Astilliano, Gamarasca, Caldanasco, Calvarengo et Fraxeneto in Laumellensi comitatu sitos …. XI cal. Novembris anno Dominicae incarnationis nongentesimo sexagesimo sexto indict. I anno vero tertio Ottonis” (Codex Diplomaticus, Vol. III).  Alla fine  del secolo,  Frassineto fu infeudato ai  conti di Cavagià che, poco dopo, si schierarono con Arduino di Ivrea contro il Vescovo di Vercelli. L’imperatore  Ottone III appoggiò Vercelli contro Arduino. Queste alleanze non rimasero senza conseguenze politiche. Con due diplomi, datati 7 maggio 999 e  1 novembre 1000, l’imperatore  investì i luoghi di Frassineto, Ticineto e Sarmazia alla chiesa di Vercelli. In seguito anche l’imperatore Enrico II emanò due diplomi   con i quali confermava alla chiesa di Vercelli i beni precedenti e anche quelli dei conti Cavaglià, signori di Frassineto. Alcuni studiosi ritengono che, nonostante i diplomi imperiali i conti di Cavaglià continuarono a possedere i  loro feudi.    
Feudo
I conti Cavaglià di Frassineto,  escluso un periodo piuttosto breve di vassallaggio nei confronti del Vescovo di  Vercelli, furono sempre vassalli diretti dell’impero,  almeno fino al 1294, quando accettarono  la cittadinanza di Casale  e ne riconobbero la giurisdizione.  Il 12 marzo del 1434, i conti di Cavaglià ramo di Frassineto  “havendo l’ill.mo et Ecc.mo Signor  Principe Giovanni Giacomo Paleologo reinvestiti per sua benignità e clemenza del castello feudo et luogo di Valmacca, li nobili Sig. Zanino quondam Domenico Aimoneto figlio del fu altro Aimoneto a loro nome  et delli Nobili sig. Antonio quondam Lodovico, Thomeno quondam Honofrio,Biagio del fu Bernabò, Antonio  del fu Odone, Bonifacio quondam Franceschino tutti dei nobili di Frassineto et de’ Conti di Cabaliate. Questi non volendo essere insigniti del beneficio ricevuto, spontaneamente per loro et suoi heredi fecero piena  quietanza, rimessa et liberazione al sopradetto Principe accettante per lui et per li suoi heredi e successori  di tutte le ragioni che ciascheduno delli detti Cabaliati  havevano  et potevano  havere nella giurisdizione, huomini, mero e misto imperio et possanza della spada e di  tutte le cose in qualunque modo spettanti alla Giurisdizione del castello terra et luogo predetto di Frassineto, come per istromento rogato al sig. Segretario Serafino  di Santa Maria…” I  Conti di Cavaglià fecero quindi rimessa al marchese di Monferrato di tutti i loro diritti  sul castello e il territorio di Frassineto e andarono  definitivamente a stabilirsi a Valmacca.  Dal 1434  “ si ritenne Frassineto sotto l’immediata giurisditione de Sovrani Principi del Monferrato sino a tanto che il  Ser.mo Duca Vincenzo di questo nome il primo, ne fece vendita et  molte prerogative al Sig. Evasio Ardizzi gentilhuomo di Casale sotto li 12 luglio 1604… “  (AST,  Giacomo Saletta, Ducato di Monferrato, Manoscritto).
            Il 10 novembre 1610 il feudo di Frassineto venne permutato con quello di Montemagno. Il 13 ottobre 1627,  il duca Vincenzo II  vendette il feudo alla contessa Angela Maria Vialarda  Ardizzi (AST, Paesi A e B, Mazzo 12, F Frassineto F.10, “Vendita del feudo di Frassineto con titolo Comitale fatto dal Signor Paolo Zampolo Presidente del Magistrato di Casale a nome del Principe Vincenzo Gonzaga Duca di Mantova e Monferrato alla  signora Contessa  Angela Maria Vialarda Ardizzi pel prezzo di scudi trentaseimila,  1627), con la conferma nell’atto del 7 febbraio 1635 da parte di Carlo I  Gonzaga  di Nevers a favore del  conte Antonio  primogenito dei conti Evasio ed Angela Maria. ( AST, Paesi per provincia, Provincia Casale,  Mazzo 45, F.1, Investitura feudi di Frassineto e Montemagno con tutti i loro beni, redditi e privilegi onori e prerogative annesse, concessa dal Principe Carlo I Duca di Mantova e Monferrato a favore del Conte Antonio, figlio primogenito dei furono Conte Evasio ed Angela Maria Ardizzi, patrizi di Casale e conti di detti luoghi,1635). Nel 1652, alla morte del conte Antonio, il feudo passò al fratello Giovanni Battista Ardizzi. Ma alcuni anni dopo, un grave fatto di sangue ne condizionò il godimento: “ Nell’anno 1662 per causa dell’homicidio in persona del sig. Curtio Magnocavalli gentilhuomo di Casale  et per altri capi fu il detto sig. Conte Giov. Battista Ardizzo in contumacia bandito, et confiscato il feudo con li suoi beni et dalla Ducal Camera se ne prese il possesso. Il  Ser.mo Carlo sopradetto per sue Ducali in data da  Mantova  6 Giugno 1664 gli concesse la facoltà di recarsi ad habitare nel Monferrato et di goder anco li beni , ma di non  habitare in Casale…”  Infine,  il 17 febbraio 1679, il feudo passò a Giovanni Raimondo Anguissola.   Il 26 marzo 1703, il conte fece  regolare consegnamento ( AST, Provincia di Casale, Mazzo 4, Frassineto F.3, Estratto autentico del consegnamento fatto dal conte Gianni Ranuccio Anguissola del Feudo di Frassineto del Po in esecuzione della grida del Duca di Mantova e Monferrato). Quest’ultimo  si arrogò il diritto di poter nominare il parroco, ma  la sua pretesa  fu immediatamente  sconfessata.  Il 7 febbraio 1716,  il Senato di Casale  dichiara “devoluto alla Reale Ducale Camera” il feudo di Frassineto “per la morte dell’ultimo possessore senza discendenti maschi”. (AST; Provincia di Casale, Mazzo 4, F.4 Frassineto, Altro autentico della sentenza proferta da Senato di Casale in odio del Conte Francesco Anguissola, colla quale il feudo di Frassineto del Po è stato dichiarato devoluto alla Reale Ducale Camera per la morte dell’ultimo possessore senza discedenti maschi, 1716).  Il 29 giugno  1722, il feudo fu attribuito a  Maddalena  Natta Callori, contessa di Montemagno, che per testamento  lo lasciò  alla sua morte al marchese Giovanni  Mossi di Morano. Nell’Ottocento l’ultimo  erede della famiglia Mossi fu Monsignor Vincenzo,  Arcivescovo di Alessandria.  Alla sua morte il nome, il titolo di marchese di Morano e conte di Frassineto e le sue sostanze, passarono  al  nipote Lodovico Pallavicini  di  Parma.
Mutamenti di distrettuazione
Nel Settecento, Frassineto entra a far parte della provincia di Casale. Nel 1806, Frassineto viene inserito nel cantone napoleonico che ha come capoluogo Ticineto. Vi fanno parte anche i comuni di: Valmacca, Bozzole, Pomaro, Giarole, Borgo San Martino e relative frazioni. Il cantone di Ticineto appartiene al circondario di Casale, al dipartimento di Marengo e alla repubblica francese. Nel 1818, dopo la sconfitta napoleonica,  Frassineto diventa il capoluogo del mandamento cui fanno parte i comuni di: Ticineto, Borgo San Martino, Bozzole, Pomaro e Valmacca. Frassineto appare inserito nella “tabella generale delle entrate e spese comunitative nella divisione di Alessandria, provincia di Casale, mandamento di Frassineto (come capoluogo),  con i seguenti comuni: Borgo S.Martino, Bozzole, Pomaro, Ticineto, Valmacca e relative frazioni.” (AST, Paesi per Provincia, Mazzo 45, F. 26, Invio dello spoglio generale dei causati del 1830). Il governo piemontese, nel 1859, per favorire l’annessione della Lombardia, approva importanti riforme amministrative, tra cui un nuovo ordinamento comunale che divide il territorio di quattro province (Torino, Alessandria, Cuneo e Novara) che vengono amministrate da un governatore con ampi poteri e da un consiglio provinciale elettivo. [A.A.V.V., Il Piemonte, Touring]
Mutamenti Territoriali
La contrada del  Rolacio passa,  nel 1548, per decreto di Margherita Paleologa  duchessa di Mantova e marchesa del Monferrato, dal comune di Ticineto a quello di Frassineto Po.
     La decisione provoca una furiosa lite tra le due  comunità. La sentenza del Senato  conferma tale decisione  [A.S.T., Provincia di Casale , Mazzo 4, F.1, Frassineto  Sentenza del Senato del Monferrato nella causa della Comunità e Uomini di Frassineto e li Signori Comunità e Uomini di  Ticineto per riguardo dei beni situati nella contrada del Rolasso per quale ha dichiarato non competere sovra detti beni alla detta Comunità ,Signori e Uomini di Ticineto ragione alcuna].. Negli ultimi anni dell’Ottocento, la frazione Oltrepò chiede, inutilmente, di essere aggregata amministrativamente al comune di Casale.
Comunanze
Come risulta anche da un  decreto del 1417, il marchese Teodoro di Monferrato, cede alla comunità di Frassineto “tutti li beni comuni, le alluvioni,  ghiare, boschi e gerbidi che si trovano tra il detto luogo e il fiume Po “.(AST, Paesi A e B, Mazzo 12 F., Frassineto, F.2, Decreto di Teodoro Marchese di Monferrato per cui cede alla comunità di Frassineto tutti li beni comuni, le alluvioni, ghiare, boschi e gerbidi che si trovano tra il detto luogo e il fiume Po, 1417). Un altro documento di alcuni anni dopo (1436) conferma la cessione. (AST, Paesi A e B, Mazzo 12 F., Frassineto, F.3, Convenzione seguita tra il signor Gioanni di Monferrato a nome del Signor Giò Giacomo Marchese di Monferrato e la Comunità et uomini di Frassineto per cui il predetto Signor Marchese cede alla detta Comunità il porto sul fiume Po con tutti i redditi che ne derivano nonché i pascoli pubblici, gerbidi oltre li dazii, forni, taberna e beccaria e questa si obbliga a pagar annualmente al Signor Marchese e successori la somma di fiorini 150 da reali 32 caduni, 1436).Gli statuti del 1537, approvati  da  Federico Gonzaga, marchese di Mantova, e dalla moglie Margherita Paleologa, marchesa di Monferrato,  prevedono la presenza all’interno della comunità di Frassineto  di un forno comune, di terreni per il pascolo libero e gratuito e boschi per far legna.
      Nel 1742  l’intendente di finanza fa una relazione sullo stato dei beni della comunità di Frassineto Po: “ Li beni di questo territorio sono ben coltivati, che consistono in campi o prati, con poche vigne con  30 moggia di gerbido e denominato gerbido dell’Annunciata di raggione della comunità qual sempre è stato destinato il pascolo di bestiami non hanno altri pascoli” ( AST, I Archiviazione, Provincia di Casale, Mazzo I , F.18, Relazione dello stato e coltura dei beni de’ territori della città e comunità della provincia di Casale; stato de’ raccolti, co’ quesiti fatti dall’Ufficio  Generale di Finanze in dipendenza di detta relazione , 1742-1743).
      Un’altra descrizione del territorio di Frassineto  viene fatta a fine secolo dall’Intendente  col fine di preparare una mappa e un catasto : “… Il quantitativo di  beni che possiede questa comunità non può misurarsi mancamdovi la misura, quello che è certo si è che la maggior parte sono giarosi, arenosi e boschivi “.  Abbastanza ingenti sono i beni immuni posseduti: dal barone Galante (207 moggia circa); dalla prepositura (150 moggia); dal Vescovato di Casale  (116 moggia); dall’Ospidaletto  (60 moggia); dalla Mensa di Pavia  (10 moggia circa), dalla Madonna Annunziata (3 moggia circa); dal Canonicato di S.Ambrogio (10 moggia circa); dall’immunità dei 12 figlioli (128 moggia circa); dal marchese Gozzani d’Olmo (100 Moggia); per un totale di 686 moggia circa. E poi passa alla descrizione: 
 
[I]l frutto dominante di questo territorio è il grano e la segale. E soggetto a corrosioni ed inondazioni causate dal fiume Po e Sesia, il primo dei quali ha una tenuta di 4 miglia e più ed il secondo d’un terzo di miglia per riparazione di quali inondazioni si sta eseguendo un argine… Inoltre confina con Borgo San Martino, Ticineto, Valmacca, Feudo di Terranova tutti della provincia di Casale, come pure con Breme e Candia in Lomellina della Provincia  di Alessandria e finalmente con Gazo che si crede provincia di Vercelli... Non ha altra lite fuorché quella con il marchese di Treville et Ospedale di S. Spirito di Casale per fatto di alluvione. Possiede il porto natante sul Po e da questo ne ricava £.734 annue; i forni i quali danno di reddito annuo £.440, come pure si esige dalla comunità suddetto 1 libbra di pane per ogni tavola di formento e 2 libbre d’ogni tavola di pane meliga… I molini sul fiume Po sono la ragione privativa del marchese  Mossi feudatario e per  questi la comunità suddetta si pagano £.60 di decima del feudatario. Infine questa comunità tiene degli effetti fruttenti cioè un’Isola di Bosco ceduo quale di tre in tre anni dedotta le spese da £.1200 circa di reddito. Il feudatario poi di questo luogo, marchese Mossi tiene un annuo ordinario di £.988 pervenutogli per istrumenti d’acquisto ( aprile 1648 e aprile 1649). E finalmente in questo territorio non vi è altro dazio fuorchè quello di cui alla  p. 24 e quello delle Regie Gabelle e il  di cui reddito annuale non si sa. [A.S.T., II Archiviazione, Capo N.26 Monferrato N.18, Frassineto ].
 
E ancora:  “ La comunità di Frassineto  ha  3500 moggia di campi; 200 di prati, 300  di boschi e 700 di gerbidi comunitari.  Alleva  162 paia di buoi,  139 vacche da giogo, 200 manzi, 13 somari,13 cavalli e 8 muli”. [A.S.T,, II Archiviazione, Capo 79, Statistica Generale  F.6]. Vedi mappa.
      Verso la metà dell’Ottocento, troviamo delle carte che attestano  il proposito di alienare  e quindi privatizzare  le comunanze rimaste  (AST, Paesi A e B, Mazzo 12, Frassineto, F.25, Autorizzazione al comune di Frassineto di alienare un terreno  pubblico boschivo denominato Fior d’Eliso 1848) e ancora: “Il consiglio comunale di Frassineto ,dovendo far fronte alle passività che gravitano su questa comunità deliberava nella sua tornata delli 12 aprile 1849 di vendere sei moggia di una pezza di gerbido comunale situato nella regione Annunziata…” [A.S.T., Paesi A e B, Mazzo 12,  Frassineto, F. 26, Vendita di  una pezza di terreno  boschivo da parte della comunità di Frassineto, 1849].
Liti Territoriali
La comunità di Frassineto è coinvolta,  nel corso dell’età moderna, in alcune controversie  con importanti personaggi delle comunità limitrofe (Breme, Candia, Casale, Ticineto), che mettono in  evidenza gli stretti legami di complementarietà esistenti tra Frassineto e gli interessi dei signori dei luoghi suddetti. I più antichi atti di lite risalgono al 1419 e riguardano la comunità  confinante di Ticineto; qui i decreti del  marchese di Monferrato favoriscono ora l'una ora l’altra comunità. [A.C.F., Sezione Prima, Confini territoriali e mappa, Confini con Ticineto; vedi anche scheda  Ticineto e Valmacca].
      Le prime liti con Breme  risalgono al 1480 e proseguono con brevi intervalli sino al 1718  con suppliche  da parte delle due comunità  alle autorità ducali. (ASCF, Sezione Prima, Confini territoriali e mappa, Confini con Breme). Importante il documento di transazione che pone fine ad un conflitto territoriale durato decenni: ”transazione e  mediazione dei delegati di Milano e Monferrato coll’intervento dei procuratori della comunità di Frassineto e Bremide e del rappresentante di S.Pietro di Bremide, in virtù della quale si aggiudicano a  Frassineto pertiche 137 della regione della  Brusata con tutte le ragioni delle alluvioni e  alla comunità di Bremide il restante del sito controverso eccettuate certe cassine proprie del Marchese del Monferrato” (AST;  Monferrato Confini, Vol. F, N. IV). Di lunga durata è la lite che contrappone “la comunità di Frassineto  nel Monferrato e Breme del milanese sopra la regione di Pratofenisio” . Questo luogo si trova in un’area di confine non soltanto tra le due comunità ma tra due stati, quello di Monferrato e di Milano. Vedi mappa. E’ un’area morfologicamente fragile e instabile, essendo spesso investita dalla furia alluvionale del fiume Po  alla confluenza col fiume Sesia.
      I  documenti di compravendita della prima metà del Cinquecento sembrano  assegnare i territori contesi al Monferrato “Donazione della cassina detta del Bosco o sia la Brusata fatta dal Marchese Bonifacio del Monferrato a Sigismondo Asinari includendoli le isole del Po con la riserva di un annuo canone”;  “vendita d’un prato al Pratofenisio fini  di Frassineto fatta da Perotto Cerruto a Giacomo Scappardone”. E ancora nel 25 novembre 1522 : ”Donazione della Marchesa di Monferrato Anna d’Alecon a Francesco Pagella diversi fondi nella contrada Brusata le quali si suppongono del territorio di Frassineto”. E  ancora: ”Transazione tra lo spedale di Casale e la comunità di Frassineto e mediazione di Francesco Scozia per conto dei carichi reali e pezzi comunicativi a cui pretendeva la comunità dover concorrere per i beni in una nota ivi al piede descritti alcuni dei  quali s’enunciano essere in Pratofenisio” [A.S.T.,  Carte topografiche e disegni, Disegni Monferrato Confini, mazzo 3, Volume F,  Confini tra Frassineto, Breme e Valmacca. Frassineto - 1416-1595. Volume primo di documenti risguardanti la lite tra le Comunità di Frassinetto del Monferrato, e Bremme del Milanese sopra la Regione di Pratofenisio, per la terminazione di cui furono Delegati per parte di Milano il Senatore Monzio, e per il Monferrato il Senatore Beccio, sendosi principiata nel 1573, e non ancor finita per tutto il 1595. Coll'Indice, e Tipi (Data: 1529-9-22) [Autore disegno originale: Pietro Antonio Barca, Bernardino Imorisio]. Vedi mappa
     Il conflitto esplode nel 1548, quando la comunità di Breme accusa alcuni abitanti di Frassineto di danneggiare con il pascolo abusivo “ i beni della Bruzata e altri fondi coerenti al Po”. Viene indetto un processo contro Cristoforo Ranzino “accusato d’avere le sue bestie dati danni nella Cassina del Bosco o sia la Bruzata ove dicesi Lavezza in un’alluvione che la contessa di Camerana pretende essere propria e la comunità di Breme dipendere dal suo territorio.”  Nel 1570 sono gli abitanti di Frassineto che accusano “alcuni di Breme che procurarono danni al territorio della Cassina del Bosco”. Nel 1573, le comunità di Frassineto e Breme chiedono di risolvere le liti territoriali che li vedono contrapposti “per promuovere le rispettive loro ragioni sulla Contrada di Pratofenisio, isole aggiacenti e alluvioni innanzi i delegati Monzio per Milano e Becio del Monferrato”. Vengono sentiti i testimoni più anziani in favore delle rispettive comunità e vengono analizzati gli “estratti dei registri di Breme e di Frassineto ove sono descritti li fondi da quel comune posseduti in Pratofenisio”. Vedi mappa.
      Ma la lite sembra non risolversi . (AST, Monferrato Confini, Vol. F, N. III, Frassineto). Nel 1629, sono numerose le carte che attestano “pendenze territoriali “ dovute  alle alluvioni tra la comunità di Frassineto e quella di Breme.(ASCF, Sezione Prima, Confini territoriali, Confini con Breme). Tra il 1668  e il 1671 poi, alcuni fatti criminali riportano all’attenzione i contenziosi non risolti:  “invasione fatta dagli uomini di Bremide  nei beni e luogo di Acquistino territorio di Frassineto e depradazione di frumento da detto sito” e “ arresto d’una barca carica di legna e due cavalli fatto da quelli di Bremide in vicinanza dei boschi nei fini di Frassaneto”. (AST, Monferrato Confini ,Vol. F, N.V). Questi avvenimenti e altri spingono, nel 1671, lo stato di Milano a intervenire per chiarire le dimensioni territoriali dei vari comuni:  “misura fatta dalla parte dello stato di Milano,  nella quale si sono tirate le linee anche del territorio di Frassineto e Valmacca “ (AST, Monferrato Confini, Vol. F, N. IV). I contenziosi con la comunità di Breme proseguono nel Settecento:  “ …atti di lite del fisco di Breme contro Domenico Pavese di Frassineto per ferite alla testa con una zappa a Giovanni Antonio Marchino di Breme per fascine di legna  in area contesa “ (ASCF, Sezione Prima, Confini territoriali, Confini con Breme,1742)  e con la lunga lite contro il signor Giuseppe Visconti di Breme (ASCF, Sezione Prima, Confini territorali, Confini con Breme ,” Atti di lite della comunità di Frassineto contro Giuseppe Visconti di Breme ed il Regio Fisco per taglio e asportazione di pianticelle d’alberini da un sito alluvionato di Frassineto denominato Isola della Lavezza.” “Atti in proseguimento di visita incominciati….per ordinanza delli 13 settembre 1753 continuata per li 9 ottobre detto anno nella causa della Comunità di Frassineto contro il sig. Giuseppe Visconti di Breme”.) e ancora a fine secolo:  gli “Atti civili della comunità di Frassineto Po e di Bartolomeo Ubertazzo di detto Frassineto contro il Fisco di Breme Provincia Lumellina per raccolta e taglio di legna nelle isole Silvino e Mezano.(ASCF, Sezione Prima, Confini territoriali, Confini con Breme).
      Le liti con Candia  sono “Atti relativi alle vertenze sorte tra la comunità  di Frassineto  e  Candia  per ragioni di confine” e  datano  1568 con  “ memorie e riferimenti al 1461”.(ASCF, Sezione Prima, Confini territoriali, Confini con Candia).  Le liti proseguono e si intensificano nella seconda metà del Seicento, coinvolgendo anche la comunità di Breme. Nel 1621, da un documento “risulta che alcuni di Candia e di Villata terre milanesi si sono inoltrati nelle fini di Frassineto terra di Monferrato e nel Bosco della Gronda oltre Po abbiano piantato delle Guiffe “ (AST, Monferrato Confini, Vol. F, N. IV)  e ancora nel 1633: “rappresentanza dell’agente del Conte di  Camerano al Duca di Monferrato siccome il Podestà di Candia ha fatto pubblicare una grida colla quale pretende estendere il territorio di detto luogo per trecento pertiche nella cassina di detto  Conte denominata del Bosco sui fini di Frassineto “ (AST, Monferrato Confini, Vol. F, N. IV). Il contenzioso continua e riguarda l’usurpazione di giurisdizione e il furto di legna condotto, secondo gli abitanti di Frassineto, da quelli di  Candia su quello che  viene definito un territorio conteso. Viene pertanto inviato il signor Pietro Vidua di Casale che  stila una relazione  dopo aver ascoltato gli anziani del luogo  e consultato alcune carte:  “Ceppa di verna sopra la ripa del Laiotto nei beni della cassina del  Bosco dalla quale si piglia il principio della linea divisoria per il longo del fosetto che resta nel fondo vecchio fra mezzo al Laiotto …continuando per linea retta fino al fiume Po dividendo li confini tra Frassineto, Candia e Bremide come si vede per la linea segnata…Sito segnato di qua dalla linea suddetta per trabucchi quaranta nel territorio di Frassineto dove quelli di Candia hanno fatto parte della legna et condotta via…Ceppa dove è stata tagliata la rovere da quelli di  Candia sopra le fini di Frassineto…”(AST, Paesi A e B, Mazzo 12, F, Frassineto, Relazione del Signor Pietro Paulo Vidua sulle questioni dei confini tra il luogo di Frassineto e quello di Candia con tipo regolare dimostrativo formato dal Signor Giò Batta Scapitta e relazione di visita del luogo con alcune dichiarazioni relative).  Nel 1676, viene stilato da parte della comunità di Frassineto un documento in cui  “diversi fedi o piani attestano e comprovano che la comunità di Candia non estendeva il suo territorio oltre la Sesia ma tutti i poderi di qua del fiume appartenessero ai particolari di Frassineto e specilmente l’antica e contraddetta cassina e altri fondi nella regione della Buffalora “ (AST, Monferrato Confini, Vol, F, N. V) .
      Altre liti  per ragioni di confini coinvolgono le due comunità nel 1713 per “ controversie  territoriali per beni situati tra i fiumi  Po e Sesia  con supplica della comunità di Frassineto e patente di  Vittorio  Amedeo II”.
      Più complesse le liti di confine con Casale. Il primo documento data 18 novembre 1443:  “Sentenza con la quale Enrietto Natta, Vicario  Generale e Commissario del Marchese  di  Monferrato  dirime  una controversia tra le comunità di Casale e  Frassineto per  questioni di confine -–Antonius Brusotus  filius  quondam nobilis  Dominicis de Frassineto”.  Le liti   e le controversie  proseguono nel XVIII  secolo  “ per il Fosso della Cerca… et campanile della Madonna del  Tempio et Gattola et consignamenti de beni  consorti al fosso della Cerca”   e  a fine secolo (1789): “ ... convocato di deputazione  in capo del signor Notaio Domenico Maria Ubertazzo per intervenire ad assistere alla misura dei confini tra questa comunità e la città di Casale….per ragioni di pesca…”. Nel 1669 risulta contestata la linea di confine.  Vengono ascoltati i testimoni a favore della comunità di Frassineto, i quali asseriscono che “quella strada che viene dalla cascina del Giarolo e per drittura cascava verso la Madonna del Tempo et poi seguita a detta drittura sino al fiume Po che resta in mezzo a doi fossi profondi che divide li fini di Casale et quella di Frassineto s’adimanda la Cerca et ho sentito a dire a ricordanza che a detta Cerca possano anco di la del fiume Po per dividere le dette fini di Casale e di Frassineto”. E ancora: 
La detta Cerca per quello che che ho sentito dire che sia un termine che divide le fini di Casale et Frassineto et la Bocca della Cerca presso è quella che resta verso il fiume Po per avere esso fiume portato via il restante di detta Cerca et io l’ho veduta avanti come  ho detto et passava il Po per trabucchi trecento di fuga…è vero che la detta strada et Cerca ha sempre avuto come di presente ha per fine et confini indubitati verso Casale et sera la contrada di Cerreto et verso Frassineto et a mattina la contrada di Rivarossa tanto di qua come di là  dal Po la detta Cerca camminava come ho detto , ma li detti confini di Cerreto e Rivarossa sono solamente di qua dal Po et non di là dal Po et già ho detto che  è territorio indubitato che divide le fini di Casale e Frassineto…..Si che il detto cantone della Pellata e tutto delle fini di Casale…che la Cerca passava anco il Po a drittura tanto quanto dura le fini di Frassineto…et io ricordo aver veduto detta Cerca con gran quantità di moroni…io  so che il fiume Po altre volte andava più lontano da dove è di presente et verso di là dal Po et si è poertato per il tempo più verso Frassineto et detta Bocca della Cerca andava fino al Po…Mi ricordo che sono andato più volte alle rogazioni con la processione di Frassineto et questa processione andava sopra la detta strada della Cerca et si cominciava dal Po poi si veniva sino alla chiesa dell’Annunciata dove anco di presente resta una croce sopra la strada e puoi si viene a Frassineto…Et io lo so per essere di Frassineto et pratico delle sue fini tanto di qua come di là del Po et anco sono andato quelli di Frassineto et io a pescare nell’acqua della Resiga et Poeto che resta poco discosto da una Torretta che resta situata verso la Grangia di Gazzo sopra una strada commune et detta Torretta io ho sempre sentito dire che sia sopra le fini della Pellata ed io ho pescato più volte in detta acqua … et molti altri particolari a pescare et nessuno li ha fatto contrasto alcuno né violenza a che non pescassero.
La visita che segue sembra non confermare pienamente le testimonianze ascoltate. (AST, Paesi A e B ,Mazzo 12, F. Frassineto, F.12, 13, Deposizioni di testimoni esaminati ad istanza della comunità di Frassineto sulla questione colla città di  Casale per fatto dei confini .- Visita e ricognizione dei termini divisorii dei confini tra Casale e Frassineto fatta dai varii deputati hinc inde eletti –1669).
      Rilevante il conflitto tra la comunità di Frassineto e quella di Casale  per  i ripari   sul  Po, fatti costruire da Casale.  Segue “una supplica della comunità e particolari di Frassineto per essere esenti dal concorrere  nella spesa proposta farsi dalla città di Casale per riparo al fiume Po.” Interessante la descrizione della situazione territoriale di Frassineto nel 1752: 
 
La comunità di Frassineto ebbe ricorso nell’anno 1752 per ottenere qualche soccorso nelli ripari indispensabili da farsi al fiume Po minacciante la rovina del luogo e suo territorio, ma in principio di settembre di detto anno, mi fu tal supplica trasmessa….dicendo che le medesime nelle strettezze nelle quali si ritrovavano,non si era apparenza, che potessero concorrere nelle spese di tali ripari…Presentemente detta comunità avendo saputo che questa città ed alcuni interessati vogliono far un argine per voltare il Po sotto la collina et abbino fatto far un taglio nel letto del fiume …Quanto un tal argine comparebbe la totale rovina del luogo perché portarebbe la maggior copia delle acque contro l’istesso luogo e territorio facendo rivoltare la corrente del fiume in maggior vicinanza e dirimpetto allo stesso territorio il canale maggiore di cui trovasi in distanza solamente di trabucchi 98 dal recinto …Onde avendo preso  le notizie opportune  son stato accertato che il canale maggiore  del fiume Po trovasi solo a distanza di Trabucchi 98…e perciò nell’escrescenze straordinarie minaccia la totale rovina del luogo composto di molte case tutte unite tra i quali il palazzo del Signor Marchese Mossi vassallo et un’antica parrocchiale dipendente dalla diocesi di Milano, qual luogo trovasi alla dritta di detto fiume et in distanza di tre miglia inferiormente alla presente città, il cui territorio viene interessato da detto fiume , per il che la comunità negli anni scorsi  unitamente a quella di Ticineto ha fatto costruire tre argini per impedire le inondazioni…Et il Marchese del Carretto di San Giorgio possessore d’una cascina feudale di moggia cento sulle fini di Frassineto ha similmente a sue proprie spese fatto costruire un argine tutto d’intorno di detti beni per l’altezza di mezzo trabucco non solo per liberarsi dalle inondazioni del Po ma anco del fiume Sesia che divide il territorio di Frassineto da quello di Candia in Lomellina…
 
La decisione  sarà  una sola: la comunità di Frassineto dovrà concorrere alle spese  insieme alle comunità di Morano e di Villanova.  [A.S.T., Paesi A e B, Mazzo 12, Frassineto, F.16].  Le liti del XIX secolo  riguardano  “il taglio abusivo di legna  nei fini delle comunità…” ; “ …il reddito dell’esercizio  del porto sul fiume  Po…”  ; “…per il reddito del molino…”,  “…per la formazione di un progetto di rettifilo da eseguirsi nel confluente delli fiume  Po e Sesia nella regione Torretta o Mezzo del Castagno, onde difendere il territorio di Frassineto e quelli di Ticineto e Valmacca dalle inondazioni delli detti due fiumi…”. Nel fascicolo “Liti territoriali attive e passive delle comunità della Provincia di Casale” alla voce “Ticineto” si legge: ” Evvi questione tra di essa e la comunità di Frassineto per moggia 25;2,5 pretesi da quest’ultima come di suo territorio con ufficio d’intendenza è mandato doversi dal proprietario di detti beni depositare ogni anno al Monte di Pietà soldi 10 e con ordinanza 28 settembre 1759 si è presa monizione per la ricognizione di detti beni alla quale non si è finora divenuto”. (AST, II Archiviazione, Capo 26,  F. 17, Liti territoriali delle comunità delle province di Casale ed Acqui con quelle per fatto di tributi).
      Alla fine del secolo, risultano sempre più numerose le controversie nei confronti delle altre comunità limitrofe, relative agli interventi idraulici sul fiume Po e Sesia; interventi che se resi esecutivi possono  comportare erosioni dei territori posti sulle sponde opposte. Un’altra importante lite vede coinvolti il comune di Frassineto e l’amministrazione speciale dei  canali demaniali d’irrigazione per “…la costruzione di uno scaricatore del Cavo  Basso Casalese e la distribuzione delle acque irrigue…”. Non mancano anche le liti, per ragioni di sfruttamento della pesca, con gli  abitanti dei comuni rivieraschi: “l’anno 1903 incomincia con un ricorso di un gruppo di pescatori contro il  signor Guerci e i pescatori di Valmacca che vantano diritti esclusivi di pesca”. [Ubertazzi, Frassineto nei tempi]
Fonti
A.C.F. (Archivio  Storico del Comune di Frassineto Po)
A.C.F., 51 libri dei Convocati della comunità di Frassineto, 1613-1619, 1618-1630, 1629-1635, 1645-1651, 1652-1656, 1656-1664, 1669-1677, 1677-1687, 1687-1700, 1700-1717, 1717-1725, 1724-1731, 1731-1746, 1742, 1742-1744, 1744-1746, 1746-1752, 1752-1760, 1760-1765, 1766-1768, 1768-1770, 1770-1772, 1772-1776, 1786-1792, 1792-1799,1799-1800, 1800-1801, 1802-1812, 1812-1814, 1814-1817, 1818-1824, 1825-1838, 1825-1834, 1835-1839, 1838-1840, 1838-1840, 1840-1842, 1841-1847, 1843-1845, 1846-1848, 1848-1850, 1850-1852, 1853-1855, 1855-1858, 1859-1862, 1863-1867, 1867-1870, 1871-1873, 1874-1879, 1883-1890, 1891-1900,
A.C.F., Pergamena Statuti della comunità di Frassineto approvati dal marchese Federico Gonzaga, 22 luglio 1537.
A.C.F., Diploma di conferma degli Statuti della comunità di Frassineto da parte di Ferdinando Carlo di Gonzaga, 28 novembre 1671.
A.C.F., Giuramento di fedeltà della comunità di Frassineto al marchese Federico Gonzaga, 2 aprile 1612.
A.C.F., Libri delle Ordinanze della comunità di Frassineto, 1610-1619, 1636-1645.
A.C.F., Confini territoriali: Confini con Breme  1480, 1573-1743, 1742-1772, 1752-1754, 1753, 1753-1754, 1754,1771-1772; Confini con Candia , 1568,1676, 1713, 1714,1717-1718; Confini con Casale 1443, 1737, 1737, 1789; Confini con Casale , Ticineto, Candia e Breme 1571-1719; Confini con Casale 1668-1679; Confini con Ticineto 1419, 1419-1545, 1548, 1583-1688, 1686-1688; Mappa 1829.
A.C..F, Volumi di  Atti di Lite , 1620-1683, 1621, 1650-1651, 1656-1691, 1660-1687, 1679-1680, 1680-1698, 1680-1740, 1707-1758, 1779-1800, 1801-1802, 1802-1803, 1807-1810, 1814, 1816, 1817, 1818-1819, 1820, 1824-1830, 1826-1827, 1827-1830, 1830-1839, 1833-1842, 1839, 1839-1840, 1839-1842, 1841-1848, 1842, 1843-1848, 1845, 1847, 1849-1851, 1851, 1854-1859, 1855, 1855-1857, 1862, 1862-1863, 1863, 1868-1869, 1868-1871,1868-1872, 1868-1873, 1869-1870, 1869-1873, 1871, 1871-1872, 1872, 1872-1876, 1880-1886, 1883-1887, 1888.
A.C.F., Catasto 1732, Catasto della  comunità di Frassineto Po 1743-1769 , Libro dei Trasporti 1743, Catasto della comunità di Frassineto 1771 ; 8  Libri  dei Consegnamenti 1556, 1559, 1560, 1561, 1573, 1600 , 1638, 1672, 1718, 1776-1836, 1781- 1784;  18  Registri dei  Trasporti , 1792-1799, 1802-1810, 1819, 1823-1850, 1829-1838, 1851, 1851-1855, 1852-1864, 1856-1859, 1860-1863, 1864-1870, 1864-1873, 1874-1889, 1880-1906, 1890-1907, 1904-1928, 1911-1931, 1931; Catasto Napoleonico
Catasto della comunità di Frassineto , Libro catastale 1851, Libro  Matricola dei Possessori 1893-1924, Sommarione 1907
A.C..F, Volume atti riguardanti usurpazioni e occupazioni di suolo pubblico di proprietà del comune, 1836-1841, 1849, 1861-1865, 1868, 1876
A.C.F., Raccolta di Tipi e Mappe relative al territorio di Frassineto eseguite principalmente nel corso di controversie per questioni di alluvioni o lavori agli argini e ai corsi d’acqua, 1669-1870.
A.C.F., Mappe Alluvionali e Beni Alluvionali,  Registri, Elenchi di beni e terre corrose dal Po  1622, 1692, 1705-1721, 1751-1752, 1754-1782, 1812, 1840, 1842-1897, 1853, 1853-1854, 1854-1875, 1881, 1899-1921, 1902-1908, 1904-1906.
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Descrizione Comune
Frassineto Po
       Frassineto Po,  come la maggior parte degli insediamenti  piemontesi, ha un’origine relativamente  antica. Il fiume Po e il Sesia, formando barriere naturali non facilmente valicabili,  lo proteggono in parte da sostanziali rivolgimenti durante il  periodo convulso delle invasioni barbariche. Soltanto nel periodo longobardo l’insediamento diventa però stabile.  Frassineto è ricordato  come importante centro dall’imperatore  Federico Barbarossa nel 1164 (“Acta imperii selecta”)  e viene descritto come un luogo posto “ove faceva capo la strada proveniente da Vercelli per Occimiano-Asti e raggiungere in tal modo la Via Fulvia”. Prima dell’età moderna, quando i Gonzaga e poi in seguito i Savoia perseguono una politica volta alla costruzione di un coerente sistema di trasporti, ”la struttura assunta dalla rete  delle comunicazioni  e i poteri decisionali da cui essa dipende si esplicano invece su unità territoriali e a scala non congruenti con uno spazio piemontese ancora tutto da costruire.”(Il Piemonte, Viabilità storica..).     
     Nel Seicento e poi ancor più nel Settecento venne infatti strutturandosi la rete stradale dominata dalla forte centralità di Torino, nodo sul quale convergevano tutti gli assi maggiori ed emersero altre direttrici di traffico  che connettevano la capitale con i nuovi confini orientali dello stato, scorrenti a nord per Chivasso e Vercelli e a sud del Po per Asti, un fiume Po sempre più strategico dal punto di vista delle comunicazioni e quindi sempre più sfruttato come via navigabile. In questo contesto furono fortemente potenziati gli assi di connessione verso Alessandria e Novara e venne aperta una nuova strada per Casale Monferrato sulla riva destra del Po, togliendo da un relativo isolamento anche i comuni del casalese.
      Il territorio del comune di Frassineto faceva parte, nel periodo medievale e nell’età moderna, del Monferrato. Ma su questa denominazione ci sono dubbi. Secondo la tradizione raccolta da Jacopo d’Acqui, l’imperatore Ottone III avrebbe assegnato ad Aleramo “Totam terram que est a flumine vallis urbis per ripam pady fluminis citra Tanagrum usque ad Alpes  per  transversum ex confinibus Provincie, exceptis aliis comitatibus, et per litus maris usque dum perveniatur Vulturum”. Questo territorio sarebbe  stato circuito da  Aleramo , nell’arco di tre giorni, con  una  favolosa cavalcata.  Secondo  A. Settia nell’articolo “Monferrato - Storia e geografia nella definizione di un territorio” la denominazione Monferrato, dapprima applicata ad una non grande zona attorno a Bassignana, lungo il Po a cavallo del Tanaro, si diffuse lentamente verso ovest, risalendo i corsi divergenti di questi fiumi e affermandosi, sul finire dell’XI secolo, in specie nella regione collinare fra Po e  Versa, dove la troveremo stabilizzata già nei primi decenni del secolo successivo…..Dal XIII secolo, fuori del marchesato, si manifesta sporadicamente la tendenza ad applicare la denominazione di Monferrato anche ai possessi marchionali che si spingono tanto nella pianura a sinistra del Po quanto nella zona collinare a destra del Tanaro… All’interno del marchesato rimane invece sempre ben presente la distinzione di Monferrato proprio, quello tra Tanaro e Po , dagli altri possessi marchionali fuori di questa zona… “   e ancora : “  con l’unione di una prima parte dell’antico organismo politico autonomo al ducato di Savoia, cadrà la denominazione di Monferrato per una gran parte del territorio a nord del Po …e  da quest’epoca si andrà estendendo, per la parte rimasta sottomessa al duca di Mantova, la nozione di due Monferrati, uno che fa capo a Casale e l’altro ad Acqui, ciò che risponde ad un’effettiva realtà politico-amministrativa. Le due zone saranno designate rispettivamente come Monferrato superiore e inferiore prima, e poi, con significato capovolto, come alto e basso Monferrato, nelle carte e nei documenti sabaudi…  Il  Monferrato attuale potrebbe dunque essere fatto coincidere con l’ultima parte del ducato annessa dai  Savoia  nel  1708.” Il teritorio del comune di Frassineto è di fatto  l’area periferica del basso Monferrato.
      Il  sorgere del sistema feudale e la presenza sul territorio dei singoli signori porta dei notevoli cambiamenti:  prosegue il popolamento della zona e  si   trasformano,   pur con grande difficoltà, le attività  agricole e commerciali. Frassineto  Po è infatti  una  comunità situata sulla destra del  fiume  Po ed è,  nell’età moderna,  un punto strategico come porto fluviale  per gli scambi commerciali della pianura  Padana  verso Casale Monferrato. Diventa quindi vitale difendere gli argini durante le periodiche piene  e,  di conseguenza, in alcuni anni,  la costruzione di nuove arginature e  il rafforzamento delle opere già predisposte rappresenta  una delle voci predominanti degli investimenti  e del bilancio del comune che,   per reperire “pecuniam expendaur in opere padi “, aliena  beni  “col patto di questo o quell’altro dazio”. E comunque il comune di Casale  a detenere strategicamente  “il possesso del Po ( diritto di portuaggio, pesca, ripaggio auri collectio, e possibilità di  sfruttare il lavoro dei mulini)”, prerogativa segnalata nelle varie investiture ma importanti sono le ricadute economiche sulla comunità di Frassineto.
      Anche se  Frassineto si reggeva   con  regolamenti  consuetudinari  fin dal medioevo,  soltanto nel 1464  queste leggi vennero riunite in un codice e nel 1537  rivedute, aggiornate e raccolte in un codice membranaceo.   Il 22 luglio 1537  infatti  Federico Gonzaga, marchese di Mantova, e la  moglie Margherita Paleologa marchesa di Monferrato, dopo “matura et diligenti  consideratione, paerticipato que consilio Guliemi ex  Saneti Georgii et Blandrate comitibus cui ella revidenda domandavius” approvano  gli Statuti comunali di Frassineto.  E’   una svolta importante. Analizzando attentamente questo documento,   il comune di Frassineto appare  come  composto da   “uomini liberi che ne coltivano le terre”.  L’attività contadina  risulta essere assolutamente predominante,  anche se ci sono accenni ad altre professioni.  L’accentrare nelle mani degli abitanti della comunità, la maggior parte dei beni agricoli da coltivare su cui si estendeva la giurisdizione, sembra un’esigenza molto sentita,  in primo luogo  per evitare  contenziosi,  tra l’altro molto diffusi, con  abitanti delle  comunità  limitrofe aventi beni entro i confini territoriali di Frassineto Po e  per rendere più semplice e rapido il pagamento delle taglie oltre ad esercitare una maggiore pressione  sull’abitante della comunità con la minaccia della confisca del bene agricolo. (ASCF, Liti Territoriali,  Lite vertente tra i comuni di Frassineto Po e Ticineto per i confini e il territorio :Copia sententia comunitatis Fraxineti contra Ticinetum, 1419  22 novembris “ dei  nobili Berrettino  di Cuccaro e Angelino  Brayda di  Montiglio; copia “instrumentum  compromissi facti in domino Berretinus de Cucharo et Angelinus de Brayda inter  comunitatem Fraxineti et condominos Ticineti pro finibus territori.)
      Ma la comunità, nel corso dell’età moderna, è coinvolta in un numero consistente di contenziosi  con  nobili, signori feudali e proprietari di Breme, Candia, Casale e Ticineto. Le più importanti liti riguardano però i confini territoriali che, nel caso di Frassineto e Breme, sono anche aree di confine tra i due stati,  del Monferrato e di Milano. Qui,  tutto è reso più complicato dall’instabilità del confine,  posto proprio lungo le rive del fiume Po alla confluenza con il fiume Sesia  (Vedi mappa.), in un’area morfologicamente fragile e precaria, dove le alluvioni sono periodiche. I conflitti spesso esplodono per il pascolo abusivo o il furto di legname su terreni contesi. Le liti con la comunità di Candia sono ancora più antiche e sono determinate, a volte, da vere e proprie usurpazioni territoriali,  come “piantamenti” abusivi su terreni  “comunitativi”, che richiedono l’invio degli intendenti per ripristinare la legalità, attraverso un attento ascolto delle memorie degli anziani del luogo, l’analisi delle scarse carte catastali e una precisa incursione sul territorio, seguita da una sua minuziosa descrizione. Le liti  con Casale sono più difficili da indagare, rivelando  lo stretto rapporto economico  tra le due comunità.   La comunità di Frassineto sembra  voler rivendicare la propria  autonomia dalle ingerenze del vicino  così ingombrante ed egemone,  salvo chiedere  poi  aiuto nel  caso dei contenziosi con i paesi del milanese. Anche le liti con Casale sono di natura territoriale sui confini , ma sono presenti anche contenziosi che riguardano gli interventi idraulici sul fiume Po, interventi che , se  eseguiti  a monte,  possono provocare profonde  erosioni nelle aree territoriali a valle.  Frassineto non vuole altresì concorrere alle ingenti spese per i ripari decisi da Casale, ma verrà costretta a cedere.  Nella seconda metà dell’Ottocento le liti sui confini territoriali  hanno come oggetto del contendere l’attività della pesca,   attività che spesso  si  caratterizza in usurpazioni  giurisdizionali  di aree fluviali da parte degli  abitanti delle varie comunità rivierasche.
      Con il passaggio  del Casalese ai Savoia,  nel 1723,   Vittorio  Amedeo II riorganizza  lo stato: vengono create le  nuove province piemontesi , nasce la  provincia di  Casale,  con a capo un intendente che esercita  il controllo sui comuni. Frassineto subisce  l’occupazione degli spagnoli e  la comunità viene sottoposta ad una pesante contribuzione  per fornire legname,  foraggi e vettovaglie agli eserciti di occupazione.  Dopo le lunghe liti con Ticineto  nel  Settecento si  assiste  ad una collaborazione tra le due  comunità: entrambe  nel 1762 partecipano con finanziamenti  alla costruzione dei ripari per la corrosione del Po. 
      Il 6 giugno 1775 il Re di Sardegna approva il regolamento per le “amministrazioni di pubblici nelle città, borghi e luoghi dei regni e stati di terraferma di qua dai monti”. Sorgono  lunghe liti e contenziosi tra le comunità e gli abitanti immigrati da  altre località e possessori di beni terrieri nei territori comunali : questi ultimi  pretendono di essere inseriti  nella  partecipazione dei redditi della comunità. Vedi mappa.
      Gli abitanti si appellarono al Senato di Casale. La comunità di Frassineto   inviò un esposto al re  :  il documento attestava che  “la stessa aveva stabilito che i beni terrieri del  territorio non potessero passare in mani di  forestieri che non fossero iscritti nel registro locale della taglia.  Tutto  ciò per non danneggiare i possessori registrati, in quanto per qualunque bene venduto era fatto obbligo al compratore di pagare il carico di taglia  registrato al nome del venditore. In tal modo l’imposizione del tributo sarebbe sempre stata ripartita nella misura dei beni  accumulati  ad ogni registrazione.”
      Il  3 gennaio 1799,  dopo  l’arrivo di  Napoleone, viene inviato a Frassineto Po  un  commissario,  il quale  provvede alla nomina della nuova municipalità. Con l’annessione alla Francia, i cittadini  cominciano a godere dei diritti civili,  ma la maggiore novità  è di carattere amministrativo. I comuni di Borgo San Martino,  Valmacca,  Bozzole,  Pomaro,  Giarole, Ticineto e Frassineto Po comprese  le  frazioni  Rivalba e Torre d’Isola vengono raggruppati in cantone. Il cantone aveva come capoluogo Ticineto e, nella chiesa della confraternita  dell’Annunziata, in Ticineto si riuniva  l’assemblea cantonale  per l’importante nomina della  carica dei membri dei collegi elettorali e del  giudice di pace. Frassineto dopo aver assunto,  nel Settecento, un ruolo di primaria importanza tra le comunità locali ed essersi resa più autonoma dalle ingerenze di Casale,  vede ridimensionata la sua funzione con la nascita dei cantoni napoleonici. Come viene evidenziato dai documenti,  viene preferita la posizione geografica centrale di Ticineto rispetto a quella decentrata di Frassineto. Terminata la fase napoleonica  e in  piena fase di restaurazione,  con il ritorno  dei  Savoia , quasi tutte le innovazioni territoriali vengono annullate: Frassineto  Po  recupera  un ruolo egemone,   diventando  capoluogo del mandamento  e,  fatto ancora più importante, sede della  giudicatura di pace  e pretura  che  prima si trovavano nella  comunità limitrofa di Ticineto. Questa innovazione  provoca la reazione delle altre comunità : Ticineto, perché vede  ridimensionato il suo ruolo , Borgo San Martino, Bozzole, Pomaro e Valmacca, per la posizione troppo decentrata  e quindi poco funzionale di Frassineto.
       In campo amministrativo nasce  la divisione di Alessandria,  dalla quale dipende  la provincia di Casale: la giurisdizione  torna a far capo al senato di Casale, che era stato soppresso nel 1730 e poi nuovamente   ripristinato  da  Carlo Alberto. Una importante  novità contraddistingue  Frassineto  Po  rispetto ai  comuni limitrofi,   nella comunità viene istituito, nel 1841, con l’opposizione dei  comuni del mandamento , il primo ufficio postale.
      Verso  la fine del secolo XIX, nasce   un contenzioso   tra  gli abitanti della zona  a sinistra del fiume Po  e il comune  di  Frassineto: questi avevano “posto un’istanza al prefetto della provincia per ottenere l’aggregazione amministrativa al comune di Casale”. La motivazione  era legata alle difficili comunicazioni tra le due sponde del fiume Po , un fiume allora spesso in piena e valicabile con difficoltà senza un ponte stabile. Prevalse  l’opinione  di mantenere le due zone,  la destra e la sinistra,  unite,  affinché  continuassero a costituire un’unica  e organica comunità amministrativa,  quella di Frassineto Po. Sempre in questi anni il consiglio comunale,  per por fine alle lamentele dei proprietari terrieri che si vedono spesso   danneggiate le proprie colture dalla presenza del piccolo pascolo (pecore, oche e maiali), decide  di provvedere alla creazione  di un gerbido comunale: il ripristino di una specie di comunanza.
      Il superamento dei rapporti conflittuali tra le comunità si manifesta nella  seconda metà dell’Ottocento, anche  con la progettazione condivisa di un’opera attesa da tempo: l’irrigazione dell’agrocasalese e la costituzione del consorzio irriguo: ”venne costituito un comitato tra tutti i comuni interessati al problema nelle persone del deputato Giovanni Lanza, dell’avvocato Mellana e del Signor Ubertis  con lo scopo di richiedere a favore dei comuni un contributo in conto interesse per la costruzione di un grande canale d’irrigazione. Nel contempo, alla  società per il canale Cavour era subentrata la  Compagnia dei canali d’irrigazione italiani, la quale stipulava convenzione per la costruzione di un canale destinato ad irrigare la pianura alla destra del Po da Casale a Valenza.” Completati gli studi di fattibilità si  arrivava alla costituzione del consorzio irriguo nell’anno 1875 e gli ettari irrigati risultarono essere quasi mille,  divisi  tra  circa cinquecento proprietari . Il consorzio  venne ricostituito di  trentennio in trentennio  fino ai giorni nostri con  ingenti somme che vennero investite in  attrezzature e lavori di bonifica.  Le  comunità riunite in consorzio  riuscirono  a superare  i conflitti territoriali legati all’uso dell’acqua,  che le  aveva viste spesso protagoniste. Ma non tutto fu così semplice nel 1892 “l’assemblea del  consorzio non  approvò il bilancio che portò alle dimissioni  dell’amministrazione al  Tribunale di Casale e la nomina di un Amministratore giudiziario. Quest’ultimo, per circa dieci anni,  non convocò  alcuna assemblea  : nel 1901 i  centosette rappresentanti delle comunità  facenti parte del consorzio e il consiglio comunale di  Frassineto Po decisero di  intervenire,  al fine di ripristinare   “in seno del consorzio irriguo una amministrazione democratica liberamente eletta”.
      Nei primi anni del Novecento,  per dotare l’area casalese  di comunicazioni più efficienti,  viene progettata la tranvia Valenza -  Frassineto  Po -  Casale Monferrato. Il comune decide  con delibera di partecipare al finanziamento dell’opera “a condizione che la linea  attraversi l’abitato e che la stazione venga costruita all’interno dell’abitato stesso”.(Ubertazzi, Frassineto Po nei tempi). Negli anni Venti vengono, a mano a mano, abolite  le ultime comunanze  e nel dicembre del 1923 viene abbattuto il forno comunale, ormai non più usato, soppiantato nelle sue funzioni  dagli appena nati forni privati.
      La popolazione risulta essere in forte aumento per tutto il  XIX secolo,  passa dai 2311 del 1861 ai  2610 del 1901, poi inizia il calo che si fa sempre più consistente  nel corso  del  XX secolo e prosegue  anche nell’ultimo dato disponibile (1455 nel 2005).
Il crescere della popolazione nel Settecento e nell’Ottocento porta all’ampiamento degli  insediamenti abitativi che vanno ad occupare quegli spazi adibiti ad orti, addossati alle mura difensive che vengono man mano smantellate.
       Ma sul territorio circostante la  creazione  di numerose nuove aziende agricole è in parte legata all’aumento produttivo conseguente all’introduzione dell’irrigazione grazie al già citato consorzio irriguo di fine Ottocento (Canale Lanza): vengono costruite nuove case, cascinali, rustici per lo stoccaggio dei prodotti della terra e  per il ricovero dei macchinari. Da uno studio  fatto sui censimenti riguardanti il Novecento, si  ricava un’interessante indicazione sull’epoca  di costruzione delle abitazioni : 210 abitazioni risultano costruite prima  del 1920,  79 costruite tra  le due guerre mondiali, 170 nella seconda parte del secolo.(Ubertazzi, Frassineto nei tempi)
      Dai dati dei censimenti del dopoguerra risulta chiaro  uno  spostamento  costante degli addetti  nelle  attività lavorative dal settore primario (agricoltura , allevamento e in minima parte pesca) ai settori secondario e terziario.  Il censimento del 1951 attesta  che la popolazione attiva nel settore primario è di 685 unità  pari al 72%,  nel settore secondario 169 pari al  17%  e nel terzo settore 98  pari all’ 11 % . Dieci anni dopo, nel  1961,  la popolazione attiva scende a  903 unità ma gli addetti all’agricoltura sono ormai poco più del 50%  (56%)  e crescono ma di poco gli altri ( 13% ). Nel 1971, il calo degli addetti si fa consistente (solo 660)  e mutano le proporzioni:  il settore secondario (40%)  supera per la prima volta il primario (37%), mentre il terziario  continua la sua crescita (23%).
      Il forte calo della popolazione nel Novecento a Frassineto conferma un  trend negativo  di tutte le comunità al di sotto dei 5000 abitanti dell’area  casalese. Frassineto vive nel dopoguerra il fenomeno dell’emigrazione e sicuramente il ruolo della città di Casale,  come polo di attrazione, risulta fondamentale. Ma la piccola comunità è stata per qualche decennio anche  un polo di attrazione. Negli anni cinquanta del Novecento,   dopo la devastante alluvione del  Po nel Veneto,  Frassineto e anche  altri comuni del casalese  hanno  accolto decine di contadini polesani sfuggiti alla calamità naturale.  Questa immigrazione che ha lasciato tracce nei censimenti  del dopoguerra  è continuata  fino all’inizio degli anni Sessanta e poi si è arrestata .