Villanova d'Asti

AutoriCastellani, Luisa
Anno Compilazione1998
Anno Revisione2005
Provincia
Asti.
Area storica
Astigiana.
Abitanti
4443 all'anagrafe del 1992.
Estensione
4214 (1STAT) e 4282 (SITA) ettari al censimento del 1991.
Confini
A nord Villanova confina con Buttigliera d'Asti e con Montafia, a est con S. Paolo Solbrito e Dusino-San Michele, a sud con Valfenera e Isolabella e a est con Riva di Chieri e Poirino.
Frazioni
Bertetti, Savi, Stazione, Bianchi, Brassicarda, Corveglia, Terrazze, Valdichiesa, Valminier.
Toponimo storico
Villanova (a. 1184, Codex Astensis qui de Malabayla communiter nuncupatur, a cura di Q. SELLA e P. VAYRA. Roma 1880, Atti della R. Acc. dei Lincei, s. II. doc. 812); Villanova de Plana (a. 1283. Savio 1934, Franchigie 1, 172); Villanova di Astesana (XVI secolo); Villanuova d'Asti (XIX secolo); infine Villanova d'Asti dal 28-04- 1951.
Diocesi
Nel 1407 è diocesi d'Asti (SAVIO 1934, Franchigie 1, 173), come Corveglia, elencata tra i beni del vescovo di Asti nel 1345 (BOSIO 1894, 521). Vi sono però delle isole al suo interno: per esempio, l'insediamento di Ricrosum apparteneva alla diocesi di Ivrea, almeno fino al 1255 (Le carte dell'archivio arcivescovile di Ivrea fino al 1313, a cura di F. GABOTTO, I, Pinerolo 1900 -B.S.S.S. V-, docc. 108, 244). Il villaggio di Supponito, nel 1152, era "in episcopatuTaurinensi" (Cartario dell'abbazia di Breme. a cura di L. C. BOLLEA, Torino 1933 --B.S.S.S., CXXVII—, doc. 98); nel 1345 Supponito viene menzionato come esistente nella diocesi di Asti, ma non sottoposto alla giurisdizione del vescovo astigiano (BOSIO 1894, 530).
Pieve
La pieve di San Giovanni di Supponito (nel territorio divenuto di Villanova) è attestata per la prima volta nel 1152, come dipendenza del vescovo di Torino e amministrata dai monaci di Breme (Cartario Breme, doc. 98). E' stato tuttavia proposto che in tempi più antichi --prima del 1041- fosse appartenuta al vescovo di Asti (bordone 1980. 146 e 252). La dignità plebana rimase anche in seguito alla scomparsa del villaggio in cui sorgeva e alla decadenza della chiesa -detta solo "oratorio" nel 1345—, ma venne trasferita alla chiesa di s. Pietro di Villanova. ancor oggi detta pieve di s. Pietro di Supponito (casiraghi 1979, 1 10).
Altre Presenze Ecclesiastiche
Rilevante presenza delle benedettine di S. Felice, dipendenti da San Salvatore di Pavia, sul territorio villanovese sin dal 1001, quando Ottone III donò loro la corte di Corveglia (savio 1934, doc. 1). A Corveglia anche erano presenti, dalla metà del secolo XII, l'ospedale e la prevostura di S. Giacomo, retti da canonici agostiniani. Nell'area dell'antica Supponito possedevano beni i monaci dell'abbazia di Breme (1152), ma presenti da un secolo circa, come nel monastero di Rivetta, poco a occidente di Corveglia (bordone 1980, 146-147; Casiraghi 1979, 110). Nei secoli XVII e XVIII sono presenti patrimonialmente i padri della Certosa d'Asti (A. C. Villanova d'Asti, Cat. 1, mazzo 179).
Assetto Insediativo
Villanova astese fondata nel 1248, su di un altopiano occupato dai resti dell’altomedievale selva Celere. Un primo insediamento (“Corveglia”) fu affiancato nel secolo XII da una “Villa nova”. Fu questa a venire rifondata da Asti nel 1248, con popolazione proveniente dai centri signorili limitrofi: parti di un territorio già provvisto di un assetto ben preciso preesistente. Il locus novus ne costrinse così alcuni alla scomparsa, ma a sua volta dovette accettare sul proprio territorio molte isole giurisdizionali a carattere signorile, nonché luoghi dall’appartenenza controversa (è il caso di S.Paolo, definita “terra” a sé stante anche se sotto la giurisdizione – anche parrocchiale – villanovese: cfr. A.C.V.A., Visitatio apostolica episcopi Sarsinatensis 1585, ms., ff. 249v.-261]; situazione che perdurò fino al distacco di ampie porzioni nel 1623 per le infeudazioni sabaude [cfr. voce Mutamenti territoriali e la seconda parte della scheda]. Così, a metà ‘700, si registrano situazioni di beni comunitativi estremamente intricate. Ad esempio, nel 1753 la comunità si trova a possedere “un mollino… sulle fini di Dusino” ma di cui una parte delle rendite spetta alla comunità di S. Paolo, ed un’altra a quella di S. Michele; un altro suo mulino è invece nel territorio di S. Paolo, ed una parte delle rendite spetta a quella communità [B.R.T., Relazione generale dell’ Intendente d’Asti sullo stato della Provincia, 1753, f.222 v.]. Villanova Astenis. Vedi mappa.
Luoghi Scomparsi
Monasterium : menzionato per la prima volta nel 1215, l'insediamento sorgeva attorno a una cella monastica dipendente da Breme, nella località prediale detta "Monastir" circa un chilometro a nord ovest di Villanova. Scomparve entro l'inizio del Trecento (settia 1975, 325). Supponito: attestato per la prima volta nel 992 (Cartario Breme, doc. 28), nel Xll era sede di una pieve, intitolata a S. Giovanni. L'abbazia di Breme vi aveva un priorato, localizzato nell'attuale cascina Ciochero. Nel XIV secolo vi sorgeva un castello, posseduto dalla famiglia di Piea e ancora esistente al principio dell'Ottocento (gramaglia 1980, 349-350). L'insediamento, ancora esistente nel 1414, fu abbandonato di lì a poco (settia 1975, 328). Ricrosum: scomparso già in età medievale, l'insediamento era stato concesso in feudo da Federico I a Guglielmo V di Monferrato nel 1164. Ne rimane testimonianza nel 1258, utile a inserirlo nel territorio villanovese, presso l'attuale rio Borgallo (gramaglia 1981. 413-14). "Locus Casaloti sive Casalis": sulla collina a destra del Traversola, nella punta settentrionale di Villanova ai confini con Buttigliera e Montafia. 11 villaggio era retto da un podestà ancora nel 1442, ma negli anni successivi se ne perde traccia (gramaglia 1981, 478).
Comunità, origine, funzionamento
La comunità di Villanova, sorta nei pressi della curtis di Corveglia, nei secoli XI e XII dipendeva dal monastero di S. Felice che vi esercita i pieni diritti giurisdizionali. Dalla fine del XII secolo, l'indebolirsi dei rapporti tra la comunità e il monastero (la cui badessa risiedeva a Pavia) concesse maggiore autonomia agli abitanti del posto. Nel 1210 gli uomini richiesero l'intervento dei commissari imperiali per dirimere le questioni circa "possessionem villenove", contesa tra le monache di S. Felice e due famiglie di signori del contado (Codex Ast.. docc. 825 per i de Aste e 828 per i Gorzano). Tuttavia, è con il diretto intervento di Asti sul territorio che gli uomini di Villanova assumono consistenza giuridica: pur non essendo pervenuto un giuramento di cittadinatico come per altre comunità limitrofe (es. Solbrito, 1224), gli uomini della comunità di Villanova sono equiparati ai "cives" di Asti, almeno dal momento della rifondazione del villaggio nel 1248. E come facente parte dei "loca nova" —nonché confermato dagli Statuti di Asti del 1379—, il comune rurale era retto da un podestà astigiano il cui operato si limitava alle cause civili di piccola e media importanza, oltre le quali ci si rivolgeva ai giudici in Asti (bordone 1980, 155-56). Ai fini fiscali, i Villanovesi furono iscritti sia nei registri di Asti, sia in quelli della propria comunità, mentre i cittadini di Asti con beni a Villanova pagavano i tributi solo al comune d'origine. Fin dal 1283, la comunità di Villanova ebbe il diritto di amministrare la giustizia in loco, per mano del podestà, privilegio confermato nelle franchigie concesse dalle varie dominazioni e difeso fino a tutto il XVI secolo. Gli Statuti del 1400 ci informano sulla composizione del governo locale. Tra i secoli XV e XVI, la comunità appare sempre retta da un gruppo dirigente attivo e tendenzialmente autonomo rispetto ad Asti.
Statuti
Statuti confermati da Galeazzo Visconti nel 1384. Gli Statuti pervenuti (1400) furono approvati da Carlo d'Orléans nel 1414 (A.C.V.,  s. 1. voi. 128. 20: editi in Savio 1934).
Catasti
Sono pervenuti: un registro del 1500; 2 volumi 1532-1534; un catasto del 1601; 2 del 1709 (A.C.V.,  serie I, cat. 1). Nel 1733 Villanova dichiarava di necessitare di un nuovo catasto e della misura generale, per "la confusione de registri e le contese che vi sono con li territori circonvicini per esservi molti beni che devono sottoporsi al registro di quella comunità" (A.S.T., la archiviaz., Misure territoriali e allibramenti, m. 2, n.8). 11 catasto successivo risale (in duplice copia) al 1777 (A.C.V., serie I. cat. 1). ed è preceduto (1774) da una lagnanza della comunità circa l'inadempimento della misura da parte del geometra Andreone, preposto a tale compito (A.ST., Camerale, la archiviaz.. Misure territoriali, m; 4, n. 10). C'è inoltre un catasto napoleonico 1803 (A.C.V., s. 11, 23) e una mappa catastale del 1812 (A.S.T., Camerale, sala mappe).
Ordinati
Gli ordinati sono presenti in serie dal 1552 (A.C.V.,  serie I).
Dipendenze nel Medioevo
Dalla fondazione di Villanova del 1248, il paese e il suo territorio rimasero sotto il controllo del comune astigiano, passando nel 1312 sotto il dominio angioino e nel 1342 a quello dei Visconti.
Feudo
Nata come locus novus. Villanova non fu soggetta a investitura per tutto il medioevo (savio 1934, 220-24) e sino al perdurare della circoscrizione di cui faceva parte, il Capitaneato dell'Astigiana (fine XVI sec.). Tuttavia, nel suo territorio erano presenti isole giurisdizionali: per esempio, Ricrosum venne concessa dall'imperatore Federico 11 al marchese di Monferrato nel 1164 (M.G.H., DiplomataregumetimperatorumGermaniae. X, II, doc. 466). Valdichiesa fu infeudata da Galeazzo Visconti nel 1370 ai Bergognini; nel 1381 per Valdichiesa risulta "obedientes" ai Visconti tal Francesco Bertone; la località passò agli Asinari nel 1423 insieme a Dusino e venne riconfermata dai Savoia agli Asinari nel 1626. Corveglia fu infeudata ai Ricci nel 1454; questi ne vendettero una parte ai Villa (1473), Capris (1565) e Ponte (1578). Passata per varie mani, nel 1790 Corveglia non è più feudo autonomo e in qualità di "tenimento" passa definitivamente al territorio di Villanova (A.S.T., Corte, Paesi per A e B, m. 67). Supponito appare nelle mani di Nicolino di Piea nel 1381 e nel 1387 (dote di Valentina Visconti). Per il "locum" di Brassicarda risultano "obedientes" al Visconti, nel 1381, Donadio e Antonio Pelletta e sono ancora loro a comparire nella dote di Valentina Visconti a Ludovico d'Orléans (1387). La tenuta allodiale di Brassicarda, di secolare proprietà dei Possavino, nel 1734 venne smembrata da Villanova per decisione sabauda e infeudata Giovanni Francesco Possavino. Lo stesso era avvenuto nel 1659 per Valmeynier, infeudata nel 1659 a Domenico Meynier.
Mutamenti di distrettuazione
Capitaneato dAsti. distrettuazione sorta nel 1413 per concessione dell'imperatore Sigismondo a Carlo d'Orléans, signore di Asti. Nel 1576 Villanova giurò fedeltà a Carlo Emanuele di Savoia (SAVIO 1934, Franchigie, XIX). Nell'Ottocento, Villanova come capoluogo di mandamento della provincia d'Asti aveva sotto di sé i comuni di Dusino, San Michele, Valfenera, Cellarengo, Ferrere, S. Paolo Solbrito.
Mutamenti Territoriali
Nel corso del Trecento Traversole entrò a far parte del territorio di Villanova (Savio, Appendice). Attualmente della località di Traversole (un tempo soggetta alla Chiesa d'Asti e la cui decima venne infaudata nel 1237 dal vescovo alla famiglia astigiana Sol aro: 11 Libro Verde della Chiesa di Asti, a cura di G. assandria, Pinerolo 1907 - B.S.S.S., XXVI—, doc. 188) rimane solo un mulino che conserva tale nome, in prossimità della frazione Antoniassi, nel territorio comunale di Villafranca. Nel 1623, i Savoia stabilirono lo scorporo di alcune parti dell'ampio territorio di Villanova: si originarono così i comuni di S. Paolo e Solbrito, S. Michele e Dusino (a. C. Villanova d'Asti, Cat. 1, mm. 16 e 17. anni 1623-1693).
Comunanze
Nel 1481, il consiglio comuneale delibera la distribuzione a 509 particolari di circa 800 giornate di beni comuni boschivi (savio 1934. LXX1X: A. c. Villanova, serie i, 1 - registro del 1500--. ff. 686-709), forse residuo dell'antica selva Celere.
Nei documenti della perequazione sabauda degli anni ’20 del secolo XVIII sono attestate circa 130 giornate di beni comuni. Più che il resto della massiccia conversione all’allodialità nel corso dei secoli, attestata come si diceva per i beni boschivi nel ‘400, si tratta qui di beni “catastati ma non allibrati”, in gran misura gerbidi, derivati dall’abbandono da parte dei proprietari e senza alcun reddito per la comunità. Alcuni canapali sono semplicemente lasciati allo sfruttamento del mulinaio, senza contropartita.
In età napoleonica, il comune dà l'avvio alla vendita del bosco ceduo comunale (Ibid.. Cat. 1. mazzo 237. 1808- 1813); altro bosco ceduo a s. Michele viene tagliato e venduto dal comune verso la metà dell'Ottocento (Cat. 1, mazzo 401). Peri mulini vedi sopra. Altri terreni, detti "i gerbidi"' sono messi all'asta nel 1920 (Cat. V, mazzo 2).
Liti Territoriali
Liti presso A.C.V.  si conservano numerosi atti di lite, sia per questioni di confine (Cat. 1, m. 9, liti con Riva, Dusino, Buttigliera e Valfenera 1552-1742), sia contro enti ecclesistici (Cat. 1, m. 11, Carmelitani di S. Filippo, 1564-1712), sia per contestazioni giurisdizionali e patrimoniali (Cat. 1, m. 12: Valdichiesa e Brassicarda 1566-1744; Cat. 1, m. 13 con Poirino per Palazzo Valgorrera 1589-1628). Si conservano inoltre atti di lite contro particolari (Cat. 1, mazzi 57-72) e atti di lite contro comunità limitrofe per lo sfruttamento dei diritti comunali. In particolare, una lite contro S. Paolo e Solbrito (con atti dal 1565 al 1785) verteva sull'uso della bealera e dei mulini del Traversola (Cat. 1, m. 60; 1565-1785) e una contro Buttigliera relativa al mulino di Casale (Cat. 1, m. 63, 1596-1799).
Fonti
A.C.V. (Archivio Storico del Comune di Villanova d'Asti).
A.S.A. (Archivio di Stato di Asti).
A.S.T. (Archivio di Stato di Torno.)
A.S.T., Sezion Riunite, Capo 21, Mazzo  73, Asti. Consegna beni immuni e comuni 1721, ff. 250- 253; Mazzo  85, Provincia di Asti, Immuni e comuni 1721.
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche serie III, Mazzo 2, Asti,  Carta Tipografica del corso delle Strade, che da questa Capitale tendono alla Città d'Asti passando per la Montagna, indi a Chieri, / e Villanova, e per altra parte da Moncaglieri a Poÿrino, e S. Michele, ed altra da Poÿrino alla Montà, e S. Damiano. Carta tipografica del corso delle strade che da questa Capitale tendono alla città d'Asti, passando per la montagna indi a Chieri e Villanova e per altra parte da Moncaglieri a Pojrino e S. Michele, ed altra da Pojrino alla Montà e S. Damiano". Torino, 25 maggio 1766, Nicola Bojne Misuratore. Inchiostro e acquerello di vari colori (Data: 1766-5-25) [Autore disegno originale: Nic:[olao] Boÿne [Bojne]. Vedi mappa.
A.V.A. (Archivio Vescovile di Asti).
Visitatio apostolica episcopi Sarsinatensis 1585, ms., ff. 249v.-261
B.R.T. (Bibioteca Reale di Torino).
Relazione generale dell’ Intendente d’Asti sullo stato della Provincia, 1753, ff. 221v.-227v.
Fondo Comune di Montafia.
Archivio storico (1630-1963)
Sezione I (1630-1897)
Serie I (1630 – 1799)
Oggetti diversi
Libro della seconda squadra fatto in Villanova Archivio di Stato di Asti Segnatura definitiva 36 Numero contenitore fisico definitivo 6 Titolo originale Libro della seconda squadra fatto in Villanova Data Specifica 1636 Tipologia Fisica volume Consistenza (Quantità) 1
Consorzio stradale Villanova-Montechiaro Modalità di acquisizione Deposito Numero provvisorio: sigla 2 Codice Paese Italia (IT) Istituto di conservazione Archivio di Stato di Asti Segnatura definitiva 2 Numero contenitore fisico definitivo 1 Titolo attribuito Atti di deliberamento della costruzione della strada Villanova-Montechiaro Data Specifica 1871 - 1872 Tipologia Fisica fascicolo Consistenza (Quantità) 1
Bibliografia
Blaeu, Joan, Theatrum statuum regiae celsitudinis Sabaudiae ducis, Pedemontii principis, Cypri regis. Pars altera, illustrans Sabaudiam, et caeteras ditiones Cis & Transalpinas, priore parte derelictas, vol. 2, apud heredes Ioannis Bleu, Amstelodami, 1682, Villanova Astenis. Vedi mappa.
R. BORDONE. Da Asti tutto intorno. Torino 1976
R. BORDONE, Assestamenti del territorio suburbano: le "diminutiones villarum veterum" del comune di Asti, in "B.S.B.S.", LXXVIII (1980), pp. 127-77
R. BORDONE, Una valle di transito nel gioco politico dell'età sveva. Le trasformazioni del potere e dell'insediamento nel comitato di Serralonga. in "B.S.B.S.", LXXIII (1975), pp. 109- 179
G. BOSIO, Storia della Chiesa di Asti. Asti 1894 B. BROSSA, Memorie storiche di Poirno. Alba 1923
B. E. GRAMAGLIA, Vie di comunicazione e centri ospitalieri sulla piana di Villanova d'Asti nel medioevo, in B.S.B.S. 78 (1980), pp. 333-68
B. E. GRAMAGLIA, Signori e comunità tra Asti, Chieri e Monferrato in età comunale, in B.S.B.S. 79 (1981), pp. 413-88
G. PIRRONE, Le vicende della famiglia Ricci nel medioevo, dattiloscritto presso il Dipartimento di storia dell'Università di Torino, Torino 1991
P. SAVIO, Statuti comunali di Villanova d'Asti. Città del Vaticano 1934
A.A. SETTIA, Insediamenti abbandonati sulla collina torinese, in "Archeologia medievale" 2 (1975), pp. 237-328
G. VANETT1, Dalla A21 alla via Fulvia. Chieri 1986
Descrizione Comune

Villanova d'Asti

L'altopiano su cui sorge Villanova è un'area molto ampia che nell'alto medioevo appariva prev alentemente boscosa, incolta e poco popolata. Una parte del suo attuale territorio —in corrispondenza del torrente Banna— era coperta da un'antica selva, la "silva Celere", confermata nel 941 dall'imperatore Enrico III al vescovo di Asti (M.G.H., Diplomata regum et imperatorum Germaniae, V, doc. 70). Nell'area di Villanova, posta sui confini occidentali dell'antico comitato di Asti, avevano notevoli beni fondiari i monasteri di S. Salvatore di Pavia, S. Pietro di Breme, S. Colombano di Bobbio, S. Solutore di Torino e S. Silvestro di Nonantola. Proprio la presenza di un monastero benedettino femminile — S. Felice— dipendente da San Salvatore di Pavia, determinò, dal principio del secolo XI, la formazione di un nucleo abitativo nelle terre adiacenti una curtis detta già allora "vecchia", l'attuale Corveglia, frazione di Villanova. La "Curtisvetula" fu il primo insediamento dell'attuale area villanovese. Ad esso se ne affiancò uno nuovo, detto genericamente "Villa nova" e attestato per la prima volta nel 1184 (Codex, doc. 812). L'antica Corveglia sopravvisse anche dopo l'abbandono del monastero da parte delle monache di San Felice, grazie all'esistenza di una ricca fondazione ospedaliera (S. Giacomo) menzionata dal 1153 e amministrata da un capitolo di canonici agostiniani, allora dipendente dal monastero pavese (BORDONE 1976, 103 sg.).
Verso la fine del XII secolo, l'incapacità del monastero di San Felice di gestire pienamente i rapporti con la comunità consentì ai signori vicini (i de Casasco, i Biandrate e i di Riva) di inserirsi nel territorio villanovese. Nel 1187, in occasione di una lite con il conte Uberto di Biandrate, le monache sostennero che "semper teneuerunt Villamnovam ex parte imperii per regalia et habuerunt fodrum et bannum et albergarias". Tuttavia, i debiti contratti dal monastero nel primo decennio del Duecento lo costrinsero alla vendita al comune di Asti di Villanova, "que est sita inter Duducinum et Curveteram et monasterium et Valfenariam" (a. 1215, SAVIO 1934, doc. 14) e, in seguito, di Corveglia (ante 1247, Ibid:, doc. 16). Secondo la narrazione del poeta quattrocentesco Antonio Astesano, Asti procedette nel 1248 alla rifondazione del villaggio, popolato da abitanti delle vicine Solbrito, Dusino, Corveglia, Supponito, Monastero e Villanovetta (ANTONI1 ASTESANl De eius vitae et fortunae varietate carmen. a cura di A. TALLONE, in R.I.S., n. ed., XIV, 1, Città di Castello 1908, vv. 1105- 1110). L'intervento di Asti sull'altipiano di Villanova ebbe essenzialmente un intento politico: era infatti mirato ad assicurarsi il controllo sulle vie commerciali e, nello stesso tempo, a ostacolare le comunicazioni fra il Monferrato e i conti di Biandrate che sull'altipiano erano cospicuamente presenti. Nondimeno, vi fu un obiettivo economico, considerata la fertilità e la produttività dei terreni, ampiamente sfruttati come riserva granaria fino a tutto il XV secolo. Nell'attuale territorio di Villanova. sono diversi i luoghi scomparsi (Supponito. Monastero, Ricrosum), indice dell'incisività del riassetto territoriale operato da Asti. Fu infatti Asti a decidere, nel 1283. di sottoporre all'amministrazione della giustizia e al controllo fiscale di Villanova tutti gli homines di Supponito. Monastero e degli altri centri circostanti. Si determinava in questo modo il territorio comunale di Villanova, decretando da una parte l'inevitabile declino di alcuni insediamenti e dall'altra l'esautoramento di alcune famiglie signorili presenti nell'area. In effetti, il costante tentativo perpetrato anche nei due secoli successivi dalle famiglie dell'aristocrazia astigiana di crearsi un autonomo territorio giurisdizionale ai danni della compattezza di Villanova, non ebbe grande successo.
Gli Statuti del 1400 mostrano una particolare cura nel definire, tra i doveri del nuovo podestà, quello di controllare i confini comunali verso "Casalotto" e il Traversola (Savio 1934, Statuti II, 105). La preoccupazione nel mantenere il controllo sulle "possessiones Cassatoti" (ora Madonna di Casale, sulla sponda destra del rio Traversola), confinanti con il comune di Buttigliera e con i signori di Montafia, risultava già nelle franchigie del 1384 (Savio 1934, Franchigie, 1, 169). Evidentemente, il passaggio del rio Traversola da nord verso sud veniva considerato un confine "naturale" e l'attuale Madonna del Casale tendeva a essere considerata territorio di Buttigliera. Ancora molti secoli dopo, tra Buttigliera e Villanova si contendeva il mulino che sorgeva sul torrente (A. C. Villanova d'Asti, serie I, Cat. 1, m. 63, 1596-1799). La lite si risolse a favore di Villanova, poiché il mulino veniva dato in affitto dal comune nell'Ottocento (Cat. 1, m. 301, 1815-1885 e Cat. 1, m. 304, 1840-1859) e venduto a privati nel 1919 (Cat. V, m. 2).
L'intervento di Asti sull'altipiano di Villanova non sopravvisse a lungo oltre l'età comunale: le forze signorili inseritesi nel territorio non consentirono alla città di mantenerne il controllo. Già nel 1395 il podestà Solaro ordinava —senza successo— che il castello di Valdichiesa (infeudato ai Bergognini) venisse evacuato e consegnato al duca d'Orléans (savio 1934, 162). Nel 1422 Carlo d'Orléans investì la famiglia Ricci di San Paolo, Solbrito, San Michele e Corveglia —che era stata occupata e fortificata dai Ricci già a fine Trecento—, Si veniva a creare un'enclave intollerabile perla comunità, considerato che i suddetti luoghi erano "in et sub poderio et finibus dicti loci Villenove" (Savio 1934, Franchigie, li). Nonostante la revoca ducale accordata a favore di Villanova nel 1425, il territorio non trovò più la sua compattezza: di fatto, alla metà del XV secolo, le famiglie aristocratiche astigiane (Roero, Malabaila, Ricci, Asinari, Possavino) vi vantavano diritti sugli uomini e "plura castra, cum possessionibus tot et tantis, quod prò dimidia possident in dictos fines" (savio 1934, Documenti, 20). Secondo quanto stabilito negli Statuti di Asti e in quelli locali, inoltre, tali famiglie accatastavano i propri beni ad Asti, e non a Villanova.
D'altro canto, nel corso del Tre e Quattrocento Villanova aveva esteso il proprio territorio comunale a comprendere Traversole (fino ad allora "isola giurisdizionale" e oggi scomparsa) con il suo castello, Dusino (con una parte del castello) e San Michele ("partem castri"); verso il 1472 risultava infatti confinare con i territori di Poirino (i confini con Poirino furono definiti nel 1373 -BROSSA 1923. 64- e tali si mantennero, nonostante liti successive nel 1590 e nel 1784). Valfenera, Riva. Villafranca, Montafia e Buttigliera. Le nuove acquisizioni creavano inevitabilmente qualche questione e Ludovico d'Orléans stabiliva che "castra Tervezolie, Duxini et Sancti Michaellis (...) sint et esse intelligatur de territorio et disctrictu dicti loci Villenove" (SAVIO 1934, Franchigie, Vili, 201). Un registro cartaceo dell'anno 1500, mostra un territorio molto esteso, con raggio di cinque o sei chilometri dal paese. Al tempo, la popolazione contava circa 6000 abitanti, divisi nei "quartieri" di Corraudia, Barcellario (quartiere che esisteva già nel 1344, insieme a quello di Dusino: PIRRONE 1991, 11, 58, 113), Corveglia, San Paolo, Solbrito, Dusino, San Michele, Corveglia e Palazzo, Traversola e Brassicarda. Negli anni 1532-1534 si assiste a una lieve modifica dei quartieri, così definiti: Corraudia, Supponito verso Brassicarda, Supponito verso Barcelario, San Pietro o Corveglia, San Paolo e Supponito, Solbrito, Dusino, San Michele, Valdichiesa e Corveglia e Palazzo, Brassicarda (Savio 1934, LXXV). Alla fine del Cinquecento, in occasione di una vertenza sulla giurisdizione dei podestà villanovesi, alcuni eminenti personaggi locali testimoniarono, fra le altre cose, dei confini comunali, constatando l'esistenza di "diferenze delli finaggi, massime con Botigliera, Riva, Poirino, Valfenera, Isolabella, Villafranca e (...) Montafia" (SAVIO 1934, Documenti, 28), nonché di ceppi ("pillioni et ermette") di delimitazione (Ibid., 32).
In effetti, la più tormentata sembrerebbe essere la lite plurisecolare tra Villanova e Riva (A. St. C. Asti, Faldone 61/A, n. 1), scaturita verso il 1429, quando vennero tracciati i limiti territoriali trai due paesi. Altri termini del confine sono posti nel 1471 lungo il torrente Banna (A. C. Villanova d'Asti, m. 6, Registrum viarum Villenove. f. 21 r.). Si tratta di una lite importante anche perché riguarda la delimitazione dei confini tra due Stati, almeno nei secoli XV e XVI: Villanova è infatti viscontea e orleanense, e poi francese; Riva è sabauda sin dal 1372. 1 contrasti si ri acuti zzarono nel XVII secolo. Nel 1606, infatti, l'editto sabaudo sull'allodialità a feudalità dei beni provoca questioni circa l'accatastamento dei beni. In particolare, una causa molto lunga si trascina tra Riva di Chieri e Asti. Asti, infatti, pretendeva per antichi diritti risalenti all'epoca medievale, di accatastare i beni delle famiglie astigiane risiedenti sul territorio di Villanova nei propri registri. Viceversa, Riva pretendeva di accatastare i beni di alcune famiglie, dislocati su alcuni terreni contesi con Villanova, nei propri registri. La questione sorgeva su un tratto del territorio da lungo tempo conteso ( 1429-1471) fra Riva e Villanova, e in particolare sui beni dei signori di Valdichiesa e Brassicarda. Poco a nord di Brassicarda. infatti, correva la cosidetta via Monferrina --abbandonata e impraticabile già a metà dell'Ottocento e oggi scomparsa—, di origine medievale, presa a termine di confine tra Villanova e Riva fin dal Quattrocento. Benché Riva dimostri di aver accatastato i beni di Brassicarda sul proprio registro del 1554 e ancora nel 1659, la città di Asti sostiene di averne diritti. Nel 1677 e nel 1685 (A. C. Riva presso Chieri, mappa del territorio, 1685) si ricorse a un controllo dei confini sull'intera area, confermando il confine in corrispondenza del "rivus vallis Ecclesie" — ossia l'attuale rio Borgallo-- e sulla via Monferrina. e in particolare "tre morre. o siano cumuli di terra che erano esistenti in detta via Monferrina" fin dal XV secolo. Queste "tre more" (che in dialetto significano "i tre gelsi" ovvero "i tre termini" perché tale pianta era spesso usata per indicare i confini), benché siano scomparse segnano tuttora il punto di incontro dei confini di Buttigliera, Riva e Villanova, a circa 600 m. ad est della cascina Serramena alta. Dunque il castello di Brassicarda appartiene al territorio di Villanova (il termine corre 48 trabucchi —ca. 150 m— a nord della "quara del castello"). In effetti, però, molti beni dei conti Possa vino e del conte di Bagnasco, siti nei pressi del castello sono "nel suo indubitato finaggio" (di Riva), dunque Asti non può vantarvi alcun diritto.
Un'altra importante lite riguardò i confini tra Villanova e Buttigliera, sulla linea settentrionale del territorio di Villanova: nel 1535, la duchessa Beatrice di Savoia ordinava a Villanova di cessare le liti con Buttigliera sui "finibus inter easdem communitates contentiosis" (SAVIO 1934, Franchigie, XIII, 211). Le questioni si trascinavano probabilmente dal 1469, quando dal ternime detto le "tre more", lungo la via Monferrina e in prosecuzione del confine tra Villanova e Riva, si delimitò il territorio tra Villanova e Buttigliera. Problemi sorsero sull'appartenenza del territorio dell'attuale cappella della Vergine del Carmelo, area allora detta "Casalotto". Nel 1737, il problema dei confini non era ancora risolto: cinque anni prima, l'intendente Craveri della Provincia aveva stabilito un termine provvisorio, consistente in una linea retta che dal punto detto delle "tre more" andasse ai "tre cerri", dividendo a metà circa il terreno conteso dai due comuni. Buttigliera fece ricorso al Senato. Tuttavia, una misura ordinata subito dopo non fu portata a termine dal magistrato preposto, il quale anzi ordinò che si piantassero i termini di confine dove stabilito dall'Intendente. Nel 1736 i termini erano stati levati, ma Villanova richiese un nuovo intervento dei magistrati, sostenendo la necessità di una linea retta "tiratta dall'uno all'altro dei suddetti termini", più "conaturale" rispetto a quella più tortuosa proposta da Buttigliera (A.S.T., Camerale, la archiviaz., Misure territoriali, m. 2, n. 5). Il territorio di Villanova subì importanti modifiche con lo scorporo, avvenuto nel 1623 di S. Paolo e Solbrito, S. Michele e Dusino. dati in feudo dai Savoia. Subito sorsero dei contrasti di carattere fiscale e territoriale, in particolare riguardanti pendenze di debiti e crediti (A. C. Villanova d'Asti, Cat. 1, mm. 16 e 17, anni 1623-1693). Ancora per questioni fiscali si scatenò una lite tra Villanova e Corveglia (1740), poiché Villanova dichiarva --al contrario dei Ricci signori di Corveglia— ""compreso nel territorio d'essa il tenimento di Corveglia ed essere perciò sottoposto alli pesi e alli carichi....e quanto ai pascolo pretendersi questi non esser mai stati propri dei signori di Corveglia, bensì della comunità" (PIRRONE 1991, doc. 2).