Solero

AutoriLombardini, Sandro
Anno Compilazione2002
Provincia
Alessandria
Area storica
Abitanti
1718 [censimento 1991]; 1691 [dati comunali 1999].
Estensione
2273 ha. [ISTAT] / 2301 ha. [SITA].
Confini
A nord Quargnento, a est e a sud Alessandria, a sud-ovest Felizzano e Oviglio.
Frazioni
Le fonti ISTAT segnalano l’esistenza di un «centro» che raccoglie quasi il 90 per cento della popolazione, di tre «nuclei», la cui popolazione ammonta a circa il 3 per cento del totale, e di «case sparse». Fonti locali della prima metà dell’Ottocento citano diverse «frazioni» (Bottara, Molini, Orti Rio Riario, Orti Piepiano, Brichetto, Cascina Spera) e «quartieri» (Ponte Chiesa, Sotto la Chiesa, Colombara, Ponterina, Contrada Maestra, Piazza Castello, Contrada Ferrari, San Cristoforo, Contrada dei Preti, Ponzevera, Borgo, Orti, Molini, Mezzano) che in parte si sovrappongono (Romagnoli 1987, p. 103). Vedi mappa.
Toponimo storico
Nel 913 è attestato de curte Solarjo, nel 1033 Solaria e nel 1127 Solarium. Nel 1176 compaiono infine le forme Solerium e Solerum [Gasca Queirazza 1997, p. 629]. Solo dalla seconda metà del secolo XVII tende a prevalere definitivamente la forma «Solero», rispetto a «Solerio», fino ad allora almeno altrettanto diffusa [Romagnoli 1987, p. 30].
Diocesi
Asti fino all’istituzione, nel 1175, della diocesi di Alessandria, alla quale venne forse già da allora assegnata [Casalis 1850, p. 263; Chenna 1785, p. 19; Chenna 1819, p. 7; Romagnoli 1987, pp. 21 e 25; Savio 1898; A.S.T., Corte, Vescovati e arcivescovati, Alessandria, Mazzo 1, fasc. 17, Stato delle terre che sono dipendenti dal vescovado d’Alessandria, ed altre del medesimo contado soggetto a Diocesi di diversi vescovi, tanto sudditi che stranieri (25 gennaio 1728)]. Durante i secoli successivi, la vita delle chiese di Solero si svolse dunque in un quadro segnato dalle complesse vicende scaturite dalla creazione della nuova diocesi. Quest’ultima, unita nel 1180 a quella di Acqui, dapprima con preminenza della sede alessandrina e poi, dal 1203, aeque principaliter, nel 1214, venne soppressa e il suo territorio inglobato nella circoscrizione acquese. Ristabilita nel 1240, nella precedente forma dell’unione con Acqui, fu infine separata nel 1405.
     Durante il periodo napoleonico, nel 1805, la diocesi di Alessandria fu soppressa e le sue chiese vennero annesse a quella di Casale. Fu ricostituita da Pio VII nel 1817, che, in quell’occasione, venendo incontro alle aspirazioni sabaude, la trasferì dalla provincia metropolitana di Milano, alla quale tradizionalmente apparteneva, a quella di Vercelli [Fraikin 1914, coll. 369-371; Savio 1898, p. 587].
Pieve
San Secondo, poi San Dalmazzo, di Quargnento [Chenna 1819, pp. 21-37]. Nell’età moderna, Solero divenne sede di vicariato foraneo [Chenna 1819, p. 42; A.S.T., Corte, Vescovati e arcivescovati, Alessandria, Mazzo 1, fasc. 17, Stato delle terre che sono dipendenti dal vescovado d’Alessandria, ed altre del medesimo contado soggetto a Diocesi di diversi vescovi, tanto sudditi che stranieri (25 gennaio 1728); vd. anche scheda Quargnento].
Altre Presenze Ecclesiastiche
Sembra che nel primitivo insediamento di Solero esistessero in origine tre chiese, intitolate rispettivamente a San Martino e successivamente a Santa  Maria (forse da localizzarsi nella regione Mezzano), il priorato di San Giovanni Gerosolimitano, con annesso ospedale (di probabile intitolazione a Sant’Antonio) e San Michele, tutte e tre documentate nella seconda metà del secolo XII e agli inizi del successivo, delle quali tuttavia non si conservava più alcun resto già nella seconda metà del secolo XVI. Alla scomparsa ecclesia o domus dell’ordine gerosolimitano sopravviveva, ancora alla fine del Settecento, una commenda dello stesso ordine comprendente i fondi che avevano costituito il beneficio della chiesa. I beni dell’ospedale risultano invece in mano alla mensa vescovile da prima della fine del secolo XV, quando erano tenuti in enfiteusi da membri della nobile famiglia Guasco. Un’altra chiesa, dedicata a San Giacomo, anch’essa abbandonata e scomparsa in epoca imprecisata, sorse, già nel nuovo insediamento, attorno al 1234 e venne affidata agli Umiliati di Alessandria [Chenna 1819, pp. 53-54; Nada Patrone 1966; Romagnoli 1987, pp. 16-18].
      Secondo una tradizione raccolta nel secolo XVII dal Mabillon, i canonici regolari di San Martino di Tours, che in età carolingia avevano ottenuto la giurisdizione temporale sul luogo, nel secolo XI vi trasportarono le reliquie di San Perpetuo, al fine di sottrarle alle scorrerie normanne, fondarono un monastero e reintitolarono la chiesa di Santa  Maria a quel santo. Fino all’arrivo dei canonici martiniani, la chiesa era stata retta da canonici secolari. In data imprecisata, probabilmente prima del secolo XIII, ai canonici di Tours subentrarono nuovamente canonici secolari. Ancora nel 1191, San Martino di Tours vantava presso il comune di Alessandria “privilegi e concessioni” riguardanti diversi luoghi, tra i quali Solero [Romagnoli 1987, p. 19; Canestri 1835, pp. 39-41; Chenna 1819, p. 48]. Si ritiene che la chiesa subisse una parziale distruzione da parte delle truppe dell’imperatore Federico I impegnate nell’assedio di Alessandria [Romagnoli 1987, p. 21].
     Ancora nel 1224, la parrocchiale non era in condizioni tali da poter essere officiata regolarmente e alle sue funzioni suppliva l’oratorio dedicato a San Michele. Attorno al 1350, nei cataloghi delle chiese del contado e della diocesi di Alessandria, comunque, la chiesa di San Perpetuo figura come collegiata con quattro o cinque canonicati e con annesso ospedale. All’epoca sembra non vi fossero dignità canonicali distinte e gerarchizzate all’interno del capitolo, ma presto, nel 1367, comincia a essere menzionato un “preposito”, eletto dal capitolo della cattedrale di Alessandria e confermato dal vescovo.
     La residenza comune (“corale”), non osservata all’atto della visita pastorale del 1566, appare stabilita al tempo della visita apostolica del 1584. Fino alle soglie del secolo XVII, il capitolo sembra afflitto da una certa insufficienza di redditi, ma già nel 1613 vennero accresciuti i canonicati presenti nella collegiata fino a raggiungere ai primi del Settecento il numero di dodici.
     Un’altra fonte di prestigio della collegiata, la custodia di preziose reliquie, al di là dell’incertezza sulla data della loro traslazione, non appare realmente valorizzata fino al tardo secolo XVII e soprattutto al secolo XVIII , quando, nel 1701, la comunità provvide a far costruire una più ostensiva arca d’ebano in luogo dell’urna risalente al 1676. Precedentemente, le reliquie non vengono menzionate nelle visite pastorali del 1566 e del 1593, né nella visita apostolica del 1584 [Chenna 1819, pp. 47-48].
     La parrocchiale di San Perpetuo, restaurata e modificata più volte e soprattutto nel secolo XVIII , fu infine ricostruita e consacrata nel 1811. Il capitolo, abolito durante il periodo francese, con la Restaurazione ottenne nuovi riconoscimenti simbolici, quali, nel 1829, la concessione ai canonici dell’uso della cappa magna e della mozzetta [Romagnoli 1987, pp. 43-44; Canestri 1835, p. 42].
     Fra il tardo medioevo e la prima età moderna, vennero erette diverse chiese non parrocchiali: la cappella campestre di San Rocco extra locum Solerii, versus viam Felizani, menzionata negli atti della visita pastorale del 1566; la cappella di San Cristoforo, edificata tra il 1621 e il 1625; un’altra cappella, dedicata a San Michele, costruita fra il 1613 e il 1636 all’interno del borgo, nei pressi del ponte della Braida (odierno ponte del Borgo); la chiesa di Santa  Maria del Mezzano, citata negli atti della visita pastorale del 1593, forse sul luogo dell’omonima antica chiesa, divenuta poi la canonica di San Perpetuo; la chiesa di Sant’ Antonio, eretta nel 1464, distrutta nel 1745 e trasferita in un edificio di proprietà dei marchesi Cuttica di Cassine (fu infine riedificata nel 1818, per iniziativa della contessa Angela Guasco); la chiesa di San Francesco da Paola, consacrata nel 1618, di proprietà della famiglia De Ferrari; la cappella dedicata ai santi Giuseppe, Teresa e Anna, all’interno del palazzo del signore. Inoltre, in seguito a un voto della comunità legato alle vicissitudini delle guerre d’Italia, ma è incerto se immediatamente dopo il 1498 o attorno al 1513, ebbe inizio la costruzione di una chiesa intitolata alla Madonna del Poggio, ancora di proprietà comunale nel XVIII secolo. Le chiese dei santi Rocco e Sebastiano e della Madonna del Poggio furono a lungo sedi di un eremitaggio: nel secondo caso, istituito nel 1715 e sciolto già nel 1718; nel primo, ancora esistente verso la fine del Settecento [Canestri 1835, p. 43; Romagnoli 1987, pp. 26, 31-32 e 43].
     Occorre poi ricordare le principali associazioni religiose presenti durante la prima età moderna, con i loro luoghi di riunione e di culto. La confraternita della Beata Vergine Maria, la cui chiesa, è attestata nel 1566, in seguito, prima della fine del secolo XVIII, mutò la sua dedicazione in quella dell’Assunta. La confraternita dei disciplinanti, detta di Santa  Croce si riteneva tradizionalmente fondata in seguito a una supposta predicazione tenuta nel 1419 da San Bernardino da Siena nel luogo di Solero. Il sodalizio, denominatosi poi di San Bernardino, figura negli atti della visita pastorale del 1566, con la doppia intitolazione a San Bernardino e alla Santa  Croce. Il suo oratorio, pervenuto nel 1808 in possesso della comunità, fu spesso utilizzato per le riunioni del consiglio comunale. Dal 1825, vi ebbe sede il neo istituito Monte di Pietà. Esistette inoltre una confraternita di San Sebastiano, anch’essa dotata di un suo oratorio. Negli anni Settanta del secolo XVIII le associazioni religiose presenti erano, oltre alle tre confraternite già ricordate, le compagnie del Santissimo Sacramento, del Rosario e del Suffragio.
     Nel 1809, i sodalizi di San Bernardino e di San Sebastiano furono riuniti. Negli anni successivi a tale fusione, la vita religiosa della comunità fu segnata da momenti di accesa concorrenza cerimoniale e da una permanente tensione tra le “confraternite riunite” e i “madonni” della confraternita dell’Assunta (gli episodi maggiori, riguardanti l’ordine di precedenza nelle processioni e la partecipazione al trasporto del simulacro della Vergine, si verificarono nel 1815 e nel 1817).
     Si ha infine testimonianza della presenza nel territorio di Solero di alcune istituzioni ospedaliere. Documenti del tardo secolo XIV attestano, per esempio, la presenza di una “infirmeria” presso il fosso di San Giovanni e il fosso detto di Campo Genovese o dei Milani, mentre sicuramente annesso alla chiesa di San Perpetuo era un altro ospedale allora funzionante, fondato secoli addietro dai canonici martiniani. La presenza di un terzo ospedale, detto di Sant’ Antonio dal nome di una chiesa poi distrutta, è documentata alle Garrotte (o Gorrette). In epoca successiva, nel 1492, forse nella stessa epoca in cui si decise la fondazione delle chiesa dei santi Rocco e Sebastiano, sorse un ospedale per gli appestati in una zona compresa tra la regione Gabarreti, Mezzano e il fiume Tanaro [Romagnoli 1987, p. 25].
     Dalla metà del Seicento alla fine del secolo XVIII, Solero appare dotata di un clero numeroso, titolare di cospicui benefici, molto determinato nella puntigliosa difesa delle proprie immunità fiscali, spesso detentore di crediti nei confronti della comunità [Romagnoli 1987, p. 32; A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 13: Province d'ultimo acquisto, paragrafo 1, Censimento, fasc. 36, Provincia d'Alessandria (9 luglio1763), cc. 18r-18v]. 
Assetto Insediativo
Sembra che l’insediamento primitivo fosse localizzato in posizione più vicina al Tanaro, in corrispondenza dell’odierna regione Bottara, di fronte a Villa del Foro (l’importante colonia romana di Forum Fulvii). È in effetti ipotizzabile che, pur non toccato direttamente dal percorso dell’antica via Fulvia tra Tortona e Asti, passante appunto per Villa del Foro, Solero non ne fosse molto discosta.
     È ipotizzabile che Solero, dopo aver contribuito alla fondazione di Alessandria, sia stata in qualche modo rifondata in una nuova posizione, più difendibile e strategicamente più adeguata all’obiettivo della difesa del comune alessandrino, venendo a costituire uno degli elementi di un’ampia cintura protettiva attorno alla nuova città [Casalis 1850, p. 263; Romagnoli 1987, pp. 16-18].
     In età moderna, ad esempio nel 1701, 1818 e 1842, il territorio solerino fu spesso rimodellato dai mutamenti del corso del Tanaro, con conseguenze sull’uso del suolo e sulla definizione dei confini comunali (Romagnoli 1987, p. 56). La recente operazione revivalistica del palio (1984) prevede una divisione in quattro rioni, che non sembra corrispondere alla più articolata e incerta partizione documentata dalle fonti ottocentesche (Romagnoli 1987, pp. 102-103).
Luoghi Scomparsi
Del vecchio insediamento, la “villaforte”, che nell’alto medioevo probabilmente costituì una curtis fortificata, non restano tracce materiali, ma soltanto riferimenti documentari alla presenza in esso delle primitive chiese solerine: Santa Maria, San Giovanni Gerosolimitano e San Michele. L’abbandono va probabilmente situato tra la fine del secolo XII e l’inizio del secolo XIII.
Comunità, origine, funzionamento
Le inchieste dei funzionari statali della seconda metà del secolo XVIII descrivono alcuni aspetti del funzionamento delle istituzioni comunitative che evocano la preminenza delle “antiche famiglie aventi voce attiva e passiva nelle adunanze”: si tratta dei “soggetti vocali” tra i quali avviene l’elezione del Consiglio comunitativo, che resta in carica un anno, “mutandosene la mettà di sei in sei mesi”, ed è composto di 14 membri:
due de’ quali eserciscono l’ufficio di sindaco, previa elezione, che si fa dall’intiero corpo dei quatordeci, per via di voti secreti”.
 
La preminenza delle stesse “antiche famiglie” trova anche espressione nel controllo di importanti aspetti della vita religiosa patrocinata dalla comunità:
Questa comunità, avendo la ragione patronale del canonicato sotto il titolo di San Bruno e di due altre capellanie dette, l’una, di San Rocco e l’altra, di della Beata Vergine del Poggio, ne spetta perciò il dritto della nomina al Consiglio, ma deve questa cadere fra li soggetti di quelle famiglie che puonno entrare in Consiglio, ove ve ne siano dei abili e non essendovene alcuno, per quella volta si può far la nomina fra altri soggetti abili, purché del luogo ed in esso abitanti  [A.S.T., Corte, Materie economiche, Censimento dei paesi di nuovo acquisto, Mazzo 5 di II addizione, fasc. 16, Rappresentanza dell’Ufficio del Censimento per il sistema delle pubbliche amministrazioni (20 giugno 1769)].
Nel 1775, in coincidenza con l’emanazione della nuova Legge dei Pubblici e della soppressione del contado di Alessandria, i tredici rappresentanti comunali furono sostituiti da un consiglio comunitativo più ridotto, composto di  cinque maggiorenti [Romagnoli 1987, p. 42].
Statuti
Non si hanno attestazioni.
Catasti
Presso l’archivio comunale è depositato un ricco materiale di natura catastale, che inizia con la seconda metà del secolo XVII (a parte un Libro delle mutazioni del 1645). Si conservano in particolare un Colonnario del 1670 e alcuni Libri delle mutazioni che consentono di seguire i mutamenti di proprietà avvenuti tra il 1665 e il 1722 [A.C.S.,, Sez. Catasto, Serie 1, nn. 1-6].
     La documentazione settecentesca comprende un catasto figurato del 1763 (corredato di mappa), un Colonnario redatto nel 1773 e Libri dei trasporti che coprono gli anni 1772-1809 [A.C.S., Sez. Catasto, Serie 3, nn. 1-6; Serie 2, nn. 1-4]. Si segnala inoltre una raccolta di Quinternetti dei possessori di due Alluvioni (Acquisto o Porto e Giara del Verro o Mezzana) per il periodo 1722-1756 [A.C.S.,  Sez. Catasto, Serie 1, n. 10].
    Per quanto riguarda il secolo XIX, l’archivio conserva Libri dei trasporti e registri dei mutamenti di proprietà che dal 1810 giungono fino al catasto del 1914 [A.C.S.,  Sez. catasto, Serie 2, nn. 5-9; Serie 4, nn. 1-12; Serie 5, nn. 1-5]. Si possono infine segnalare Figurati e Colonnari delle Alluvioni e degli alvei abbandonati del fiume Tanaro (1818 e 1856) [A.C.S., Sez. Catasto, Serie 2, n. 9; Serie 8, n. 4].
Ordinati
I più antichi ordinati e convocati conservati presso l’Archivio comunale sono relativi al periodo 1595-1598. La serie riprende nel 1619 e prosegue pressoché ininterrottamente, saldandosi alla serie dei verbali e deliberazioni del consiglio e della giunta che inizia nel secondo Ottocento [A.C.S., Sez. I, Categoria 1, Atti comunali, Serie 1, Convocati, ordinati, deliberazioni (1595-1897); Serie 2, Atti comunitativi soggetti ad approvazione (1771-1897)].
Dipendenze nel Medioevo
Nel quadro della distrettuazione carolingia, Solero appartenne al comitato di Lomello. La prima dominazione signorile sul luogo sembra si possa individuare in quella dei canonici regolari di San Martino di Tours, che nel secolo X lo fortificarono. Nei due secoli successivi, Solero appare sotto il dominio dei marchesi di Monferrato, fino al suo ingresso nell’orbita della lega lombarda e del suo coinvolgimento nella fondazione di Alessandria, concretizzatosi anche nel trasferimento nella neonata città di parte dei suoi abitanti. Da allora in poi, il suo legame con Alessandria fu sempre molto netto, così come fu intensa la partecipazione alle lotte intestine della repubblica nel XIII secolo.
     Al seguito di Alessandria, Solero pervenne nel 1348 in potere ai duchi di Milano e vi rimase fino a quando, attorno alla metà del secolo XV, dopo la morte di Filippo Maria Visconti, oscillò per un certo periodo tra la soggezione al marchese di Monferrato e una sorta di giurisdizione condivisa fra il suo signore, formalmente vassallo dei duchi di Milano, e la città di Alessandria. L’ascesa di Francesco Sforza ristabilì il controllo milanese sulla regione [Romagnoli 1987, pp. 19-23 e 42].
Feudo
Si ha notizia di una prima infeudazione risalente al 1440 o al 1443 da parte del duca di Milano Francesco Maria Visconti a favore del suo fedele Sifrone De Regibus. Devoluto alla camera ducale per estinzione del lignaggio di costui, il feudo, nel 1467, venne assegnato da Bianca Maria Visconti, tutrice del duca Galeazzo Maria Sforza, a Giovanni Tolentini, consigliere e parente della famiglia ducale. Nel 1506, Solero fu infeudata al nobile Guarnerio Guasco, di un ramo della famiglia patrizia alessandrina con radici a Solero [Romagnoli 1987, pp. 22-23].
     Nel 1746, Ludovico Guasco Gallarati unì a quella di Solero la signoria di Predosa, fino ad allora uno dei «corpi santi» di Alessandria, dunque interamente soggetta all’amministrazione cittadina e priva dello statuto di comunità. L’infeudazione di Predosa portò a una certa unificazione dell’amministrazione comunitativa dei due feudi, in forza della quale Predosa e Solero ebbero una sindacatura comune. Nel 1784, alla morte di Alessandro Antonio Guasco, ultimo del suo lignaggio, i due luoghi tornarono a separarsi. Predosa fu infeudata a un personaggio emergente estraneo all’area, mentre le «masserie» e il castello di Solero andarono alla figlia naturale dell’ultimo feudatario, Giacomina Guasco, che avrebbe sposato il marchese Luigi Faà di Bruno [Romagnoli 1987, p. 41].
Mutamenti di distrettuazione
Tra il medioevo e la prima età moderna, Solero fece parte del contado di Alessandria e in quanto tale fu interamente subordinata alla città dal punto di vista giurisdizionale e nella ripartizione degli oneri fiscali. L’infeudazione quattrocentesca aveva comunque già rappresentato, nel quadro del consolidamento dello stato regionale milanese, un primo parziale allentamento dei vincoli di dipendenza diretta della comunità da Alessandria, con l’interposizione, ad esempio, di una sfera di competenza di un podestà locale di nomina feudale, rispetto alla giurisdizione del “maggior magistrato” cittadino. L’età spagnola portò un’ulteriore decisivo mutamento nel 1561, con l’istituzione nella provincia di Alessandria, come in tutte le altre otto province del ducato di Milano, di un nuovo corpo intermedio che prese il nome di congregazione del contado. Questo organismo, costituito esclusivamente dai rappresentanti delle comunità rurali, ebbe l’intera responsabilità della ripartizione interna e dell’esazione della quota di tributi imposta al contado, separatamente dalla città capoluogo. La provincia alessandrina passò nel 1707 sotto il controllo dei Savoia, in virtù della cessione prevista dal trattato segreto concluso con gli Imperiali nel 1703 [A.S.T., Camerale, I archiviazione, Provincia di Alessandria e Lomellina: Mazzo 1, Cognitioni prese sopra le gravezze, pesi e carighi che pagano la Città e Contado d’Alessandria alla Camera di Milano et altri (s. d, ma dopo il 1707); Notizie per Alessandria (s.d., ma 1707); A.S.T., Paesi, Paesi di nuovo acquisto, Alessandrino, Contado di Alessandria, Mazzo 4, fasc. 8, Informazioni di quanto anticamente è sempre stato stillato farsi dal contado d’Alessandria ogn’anno nel suo governo economico (1714); A.S.T., Corte, Materie economiche, Censimento dei paesi di nuovo acquisto, Mazzo 5 di II addizione: fasc. 14, Risposte dell’Intendente Generale della Provincia d’Alessandria sugli eccitamenti fattigli dall’Uffizio del Censimento, relativamente al modo di amministrazione di quel Contado (16 aprile 1769); fasc. 16, Rappresentanza dell’Ufficio del Censimento per il sistema delle pubbliche amministrazioni (20 giugno 1769); A.S.T., Paesi, Paesi di nuovo acquisto, Alessandrino, Contado di Alessandria, Mazzo 3, fasc. 12, Stato delle terre del contado e provincia d’Alessandria e terre adiacenti (12 marzo 1707); fasc. 20, Memoriali e risposte sporte a S. A. R. dalle infrascritte Città e Communità, cioè Città d’Alessandria, Terre del Contado d’Alessandria…(1707)]. Pur se ridimensionati nella loro rilevanza dal più saldo profilo amministrativo della provincia sabauda, il contado e le sue istituzioni rimasero in vita sotto i nuovi sovrani fino al 1775.
     Dopo la caduta dell’antico regime in Piemonte (1798), entro la maglia amministrativa francese, Solero seguì le sorti dell’intero territorio della vecchia provincia di appartenenza, aggregato, senza sostanziali alterazioni, a una circoscrizione di estensione variabile avente per capoluogo Alessandria. Si trattò dapprima del dipartimento del Tanaro, creato durante il primo effimero periodo di occupazione (1799), e, dopo il ritorno dei Francesi e in seguito alla riorganizzazione amministrativa del 1801, del dipartimento di Marengo, circondario (arrondissement) di Alessandria. Non toccato dal successivo rimaneggiamento del 1805, l’inquadramento amministrativo del circondario e quindi di Solero non mutò fino alla Restaurazione [Sturani 2001; AN, Paris F2 I 863 (Montenotte)]. Vedi mappa.    
     Dopo la parentesi napoleonica, Solero rientrò a far parte della ricostituita provincia di Alessandria, parte dal 1818 della più vasta “divisione” facente capo alla città. A livello subprovinciale, appartenne al mandamento di Felizzano. Nel 1859, la divisione di Alessandria ridivenne, con le altre divisioni piemontesi, provincia, mentre l’area dell’ex provincia costituì un circondario [Sturani 1995; Casalis 1850, p. 262].
Mutamenti Territoriali
Fino alle soglie dell’età moderna, il territorio di Solero si estendeva su cascinali poi annessi al territorio di Quargnento [Romagnoli 1987, p. 25; vd. anche scheda Quargnento]. Nel 1929, per rettifica di confini, aggregata una zona di territorio (di superficie pari a ha. 140, con una popolazione di. 26 abitanti) staccata dal comune di Alessandria il 28 marzo 1929 [Istituto centrale 1930, p. 14].
Comunanze
Almeno nell’età moderna, non sembra che la comunità possedesse estensioni significative di beni fondiari. Le inchieste condotte dal governo verso la fine degli anni Trenta dell’Ottocento, segnalano per Solero una completa assenza di beni comuni [A.S.T., Corte, Paesi, Paesi in genere in generale, mazzo 18, fasc. 1/3, Terreni comunali incolti nella Provincia di Alessandria, 30 ottobre 1838 (in realtà, le informazioni riguardano il complesso dei beni comuni e non soltanto gl’incolti)].
Liti Territoriali
In diversi periodi nel corso dell’età moderna con Felizzano, per i pedaggi, con Oviglio, per il confine lungo il Tanaro, con Quargnento, per le proprietà esterne ai confini comunali [A.C.S.,  Sez. I, Categoria 5, Contenzioso, Serie 1, Contenzioso (1528-1843), n. 2, Causa tra la comunità di Solero e quella di Oviglio (1529-1708); n. 4, Atti di lite tra la comunità di Solero e altre comunità [1586-1758]; n.13, Transazione di questione territoriale tra la città di Alessandria e la comunità di Solero, 14 marzo 1762; n. 14, Transazione di questione territoriale tra le comunità di Solero e Quargnento, 23 dicembre 1763; Romagnoli 1987, pp. 36-40; vd. anche schede Oviglio e Quargnento].
Fonti
A.C.S. (Archivio Storico del Comune di Solero).
A.C.S.Sez. I, Categoria 1, Atti comunali, Serie 1: Convocati, ordinati, deliberazioni (1595-1897); Serie 2, Atti comunitativi soggetti ad approvazione (1771-1897).
A.C.S., Sez. I, Categoria 5, Contenzioso, Serie 1, Contenzioso (1528-1843): n. 2, Causa tra la comunità di Solero e quella di Oviglio (1529-1708); n. 4, Atti di lite tra la comunità di Solero e altre comunità (1586-1758); n.13, Transazione di questione territoriale tra la città di Alessandria e la comunità di Solero, 14 marzo 1762; n. 14, Transazione di questione territoriale tra le comunità di Solero e Quargnento, 23 dicembre 1763; n. 18, Atti di causa del comune di Solero contro la fabbriceria parrocchiale (1832-1843).
A.C.S., Sez. Catasto, Serie 1-12.
A.N.P. (Archives Nationales, Paris). Vedi inventario.
A.N.P. (Archives Nationales, Paris), F2, Administration Départementale, I, 863   [Montenotte], Département de Marengo, Tableau de la Population par commune   d’après le récensement fait par ordre du Préfet dans les derniers mois de l’an XII    (1804).
A.S.A. (Archivio di Stato di Alessandria). Vedi inventario.
A.S.A.,Intendenza generale di Alessandria, Mazzo 255, Circondario di Alessandria, Mandamento di Felizzano, Comune di Solero, Vertenza fra il Comune di Solero e la Fabbriceria della Chiesa parrocchiale (1838).
A.S.T. (Archivio di Stato di Torino). Vedi inventario.
A.S.T., Carte topografiche e disegni , Carte topografiche segrete, Redebò 6 A(II) Rosso, Mazzo 1, "Castello de Redebo / Castilo de rede / Bo". Pianta dimostrativa del Castello Redebò, fol. 1 Mss. senza data e senza sottoscrizione. s.d. Vedi mappa.
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche per A e B, Dipartimenti, Mazzo 1, "DÉPARTEMENT / DE / MARENGO / Divise en 3 Arrondisemens / et en 31 Cantons." Carte dei dipartimenti della Dora (n.1), di Marengo (n. 2, 2 bis), del Po (n. 3), della Sesia (n. 4), delle Alpi Marittime (n. 5, 5 bis). Note : In alto: "N.° 101.", "ATLAS NATIONAL DE FRANCE", s.d., [Autore incisioni: P.A.F. Tardieu; autore edizione: P.G. Chanlaire]. Vedi mappa.
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche per A e per B, Po, Mazzo 1,"LE / COURS / DU PO / DEDIÉ AU ROY / Par son tres humble, tres obeissant / et tres fidele Serviteur et Sujet, le / P. PLACIDE Augustin Dechaussé, et / Geographe Ordinaire de sa Majesté". Carta Corografica in stampa del Corso del Fiume Po delineata e dedicata a S.M- Cristianissima dal P. Placido Agostiniano scalzo nel 1734. Sulla Scala di 1/253.600 (Note: La carta è formata da 5 fogli giustapposti. Il 1° reca l'indicazione "A PARIS 1704"; il 3° e il 4° sono datati 1703; sul 1° e sul 5° foglio è riportata la data di concessione del privilegio reale, rinnovato per 15 anni nel 1734. Cfr. anche Carte Topografiche Segrete, PO 29 E IV ROSSO, 1703-1734 (ma vd. Note) [Autore disegno originale: P. Placide; Autore incisioni: Berey; Autore edizione: "A PARIS / Chez les Augustins pres la Place des Victoires"]. Vedi mappa.
A.S.T., Corte, Materie economiche, Censimento dei paesi di nuovo acquisto, Mazzo 5 di II addizione: fasc. 14, Risposte dell’Intendente Generale della Provincia d’Alessandria sugli eccitamenti fattigli dall’Uffizio del Censimento, relativamente al modo di amministrazione di quel Contado (16 aprile 1769); fasc. 16, Rappresentanza dell’Ufficio del Censimento per il sistema delle pubbliche amministrazioni (20 giugno 1769).
A.S.T., Corte, Paesi, Paesi di nuovo acquisto, Alessandrino, Contado di Alessandria, Mazzo1: fasc. 7, Tavola del mensuale del Contado d’Alessandria conforme alla nuova quota dell’estimo generale, con la deduzione del quinto dell’estimo delle merci, applicato alla quota detta de’ beni stabili, conforme all’ordine di S. M., che ha da servire sino ad altr’ordine (1604, copia del 28 aprile 1708); fasc. 10, Volume continente li consegnamenti fatti da’ vassalli delle terre e feudi di Basaluzzo, Bisio, Cassine, Castel Spina, Tagliolo, Fresonara, Fregarolo, Gamalero, Masio, Monte Castello, Oviglio, Quatordio, Redabue, Sezzé e Solerio del Contado d’Alessandria…(1611-1614).
A.S.T., Paesi, Paesi di nuovo acquisto, Alessandrino, Contado di Alessandria, Mazzo 3: fasc. 5, Memoria del numero de’ fuochi delle terre del Contado d’Alessandria, con la designazione della distanza de’ confini delle terre sudette (1707); fasc. 7, Quota di cavalli di tasso e del mensuale del Contado della Città d’Alessandria e di ciascuna terra del medesimo (s. d.); fasc. 12, Stato delle terre del contado e provincia d’Alessandria e terre adiacenti (12 marzo 1707); fasc. 20, Memoriali e risposte sporte a S. A. R. dalle infrascritte Città e Communità, cioè Città d’Alessandria, Terre del Contado d’Alessandria…(1707).
A.S.T., Paesi, Paesi di nuovo acquisto, Alessandrino, Contado di Alessandria, Mazzo 4, fasc. 8, Informazioni di quanto anticamente è sempre stato stillato farsi dal contado d’Alessandria ogn’anno nel suo governo economico (1714).
A.S.T., Corte, Paesi, Paesi in genere in generale, Mazzo 18, fasc. 1/3, Terreni comunali incolti nella Provincia di Alessandria, 30 ottobre 1838.
A.S.T., Corte, Vescovati e arcivescovati, Alessandria, Mazzo 1, fasc. 17, Stato delle terre che sono dipendenti dal vescovado d’Alessandria, ed altre del medesimo contado soggetto a Diocesi di diversi vescovi, tanto sudditi che stranieri (25 gennaio 1728).A.S.T., Sezioni Riunite, I Archiviazione, Provincia di Alessandria e Lomellina: Mazzo 1, Cognitioni prese sopra le gravezze, pesi e carighi che pagano la Città e Contado d’Alessandria alla Camera di Milano et altri (s. d, ma dopo il 1707); Notizie per Alessandria (s. d, ma 1707).  
A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 13, Province d’ultimo acquisto, paragrafo 1, Censimento: Mazzo1, Relazione al punto dell’estimo dell’Alessandrino (5 giugno 1763); Mazzo 25, Stato delle questioni territoriali limitrofe con le Communità della Provincia d'Alessandria per la misura generale incominciata nell'anno 1761; Tabella generale delle questioni territoriali della Provincia d'Alessandria (20 Aprile 1765); Mazzo 36, Provincia d'Alessandria (9 luglio 1763), cc. 18, 28r, 29v-30r; Mazzo 53, Compartimento delle Province, Provincia di Alessandria (s. d.); Mazzo 59, c. 8 (s. d., ma 1760).
A.S.T., Sezioni Riunite, Carte topografiche e disegni, Carte topografiche serie III, Asti, Carta Topografica della strada Reale che dalla Città d'Alessandria tende a quella d'Asti, passando ne Luoghi di Solero, Felizzano, Quatordio, ed Annone [L'indice è sottoscritto Alessandria, 29 gennaio 1788, Architetto Giuseppe Caselli]. Vedi mappa.
A.S.T., Sezioni Riunite, Carte topografiche e disegni, Controllo Generale di Finanze, Tipi annessi alle patenti secolo XIX, mazzo 10, Alessandria, tronco della strada reale di Piacenza, fra Alessandria e Solero (Data: 17/12/1840) [Autore copie: Demichelis].    Vedi mappa.
B.N.F. (Bibliothèque nationale de France). Vedi catalogo.
B.N.F., département Cartes et plans, CPL GE DD-2987 (5042), Estats du duc de Savoye ...sous le nom de Piémont...le duché de Montferrat.... par le Sr Sanson d'Abbeville, chez Pierre Mariette (Paris), 1665 [Sanson, Nicolas (1600-1667). Cartographe]. Vedi mappa.
B.N.F., département Cartes et plans, GE DD-2987 (5054 B), La principauté de Piémont, les marquisats de Saluce et de Suze, les comtés de Nice et d'Ast, le Montferrat / dediée au roy par son très humble, très obéissant, très fidèle sujet et serviteur H. Jaillot, géographe de sa Majesté, [chez l'auteur] (A Paris), 1695 [Jaillot, Alexis-Hubert (1632?-1712). Cartographe]. Vedi mappa.
B.N.F., département Cartes et plans, CPL GE DD-2987 (5043), Le Piémont et le Montferrat avecque les passages de France en Italie ... / Par P. Du Val, Chez l'Autheur (A Paris), 1600-1699 [Duval, Pierre (1619-1683). Cartographe]. Vedi mappa.
C.U.C. (Commissariato per la Liquidazione degli Usi Civici, Torino).
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Chenna, Giuseppe Antonio, Del vescovato, de’ vescovi e delle chiese della città e diocesi d’Alessandria libri quattro, tomi I-II, Alessandria, Ignazio Vimercati, 1786 – tomo III, Alessandria, Luigi Capriolo, 1819. Vedi testo.
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Nada Patrone, Annamaria, I centri monastici nell’Italia occidentale (repertorio per i secoli VII-XIII), in Monasteri in alta Italia dopo le incursioni saracene e magiare (secoli X-XII), Torino, Deputazione Subalpina di Storia Patria, 1966, pp. 572-628.
Romagnoli, Carlo, Solero. Vita quotidiana nei secoli, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 1987.
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Descrizione Comune

Solero

       Il  territorio di Solero appare caratterizzato, in particolare nella prima età moderna,  da una tendenziale  diffusione, intorno al concentrico,  di un insediamento sparso, dovuto alla creazione di un certo numero di “masserie”, perlopiù per iniziativa di membri del patriziato alessandrino, primi fra tutti i Guasco, che dall’inizio del secolo XVI erano i feudatari del luogo. Forse il più noto di tali complessi insediativi e produttivi fu appunto la Cascina Urbana, o Cascina del Guasco [Romagnoli 1987, p.  32]. 
     Un simile processo sottolinea l’influenza che ebbero, su un lungo arco di tempo e in  uno stretto intreccio, i grandi proprietari fondiari, sia laici sia ecclesiastici, nel plasmare gli ambiti cruciali della vita locale: dalla distribuzione e destinazione delle risorse agricole, all’accesso degli abitanti del luogo  a risorse economiche complementari – prima fra tutte il commercio di transito (Vedi mappa 1; Vedi mappa 2), spesso sotto forma di “contrabbando” --  alle forme politiche e  cerimoniali dei conflitti intorno al potere politico e alle pratiche di devozione religiosa.
      La già consolidata  ricchezza fondiaria e il prestigio della chiesa e dei canonici  di San Perpetuo si segnalano per il loro progredire fra i secoli XVII e XVIII: nel 1663, ad esempio, il capitolo ottenne dal vescovo la facoltà di portare le insegne capitolari o almuzie. A conclusione di un processo secolare di incremento delle proprie risorse materiali e simboliche, in occasione del sinodo diocesano tenutosi nel 1771, per la prima volta la collegiata venne fregiata del titolo di “insigne”. Verso la fine del secolo il capitolo si componeva di due dignità (prepositura, con annessa la cura d’anime, e l’arcipresbiterato, di patronato laicale) e di undici canonicati semplici (di cui sette di patronato delle nobili famiglie Ferrari, Gallia, Grattarola e Guasco; uno, fondato dalla comunità e affidato al patronato dei sacerdoti del luogo). Dei tre canonicati di libera collazione, uno era stato eretto in teologale per decreto vescovile del 1769.
      Per oltre tre secoli, a partire dal 1506, il feudo rimase nelle mani della casata Guasco, anche se attraverso non facili successioni tra diversi rami della stessa, che diedero origine a lunghi contenziosi con la camera ducale e a onerose transazioni con il monarca. Dalla morte, nel 1680, del marchese Filippo Guasco resse il feudo per un trentennio come tutrice del figlio e poi del nipote, la moglie Tullia Gallarati. Come durante il secolo XVI i Guasco non evitarono un loro coinvolgimento in faide con altre consorterie nobiliari della regione, così, verso la fine del secolo successivo,  furono tra i protagonisti delle lotte politiche che opposero anche localmente uno schieramento filofrancese e uno filoimperiale.
     L’asprezza di questi conflitti (oltre che l’elusività dei richiami all’alta politica) è dimostrata dall’uccisione, nel 1690, ad Alessandria, del figlio di Filippo e di Tullia Gallarati, Ludovico, delegato dal governatore di Alessandria per le terre a nord del Tanaro, pare su istigazione della parte filofrancese [Romagnoli 1987, pp. 30-31; A.S.T., Corte, Paesi, Paesi di nuovo acquisto, Alessandrino, Contado di Alessandria, Mazzo1, fasc. 10, Volume continente li consegnamenti fatti da’ vassalli delle terre e feudi di Basaluzzo, Bisio, Cassine, Castel Spina, Tagliolo, Fresonara, Fregarolo, Gamalero, Masio, Monte Castello, Oviglio, Quatordio, Redabue, Sezzé e Solerio del Contado d’Alessandria…(1611-1614)].
      Verso la metà del Seicento, una lite oppone Solero a Felizzano, che intende revocare agli abitanti di Solero il diritto di usare gratuitamente del suo “porto” per il passaggio del Tanaro, mettendo in discussione quello che i Solerini considerano un privilegio di antica data [A.C.S., Sez. I, Categoria 5, Contenzioso, Serie 1, Contenzioso (1528-1843), n. 4, Atti di lite tra la comunità di Solero e altre comunità (1586-1758);  Romagnoli 1987, pp. 36-40].
     Con il consolidarsi del dominio sabaudo si inasprirà la lotta al contrabbando, che le autorità considerano una diffusa ed endemica caratteristica di Solero. Il 1768 segna uno dei punti culminanti della nuova stretta repressiva. Su sollecitazione del governo, i sindaci forniscono un lungo elenco di sospetti contrabbandieri. Alcuni di questi, catturati e condannati, ottengono un salvacondotto in cambio dell’aiuto a smantellare le reti locali. Questi eventi scatenano tensioni e le avvisaglie di un tumulto. Il governo invia a Solero un distaccamento di dragoni e una compagnia di fanteria per mantenere l’ordine. Per alcune settimane è in vigore il coprifuoco; le truppe regie compiono retate nelle taverne, effettuano perquisizioni e arresti. Nel corso di queste operazioni si verificano scontri e uccisioni [Romagnoli 1987, p. 41].
      Già negli anni che precedettero la lunga “reggenza” esercitata da Tullia Gallarati, la politica locale aveva rivelato clamorosamente il potenziale di violenza racchiuso nella sua permanente matrice fazionaria. Così, per esempio, i Guasco dovettero fronteggiare le sfide rituali lanciate contro la loro preminenza da parte di altri schieramenti nobiliari, come accadde nel 1677, quando una questione di precedenza cerimoniale insorta tra la stessa Gallarati Guasco e Flaminia Cancellieri (appartenente a una potente casata rivale), in occasione dell’esposizione dell'eucaristia, sfociò in una zuffa fra i rispettivi sostenitori.
     In forme meno teatrali, l’ostilità dei Cancellieri si manifestava durante gli stessi anni nel sostegno politico e legale prestato alla comunità nella causa intentatale dai feudatari per ottenere il pagamento di rendite arretrate, relative al periodo 1630-1667. Dopo un responso camerale favorevole alla comunità, il contenzioso fu parzialmente composto negli anni Ottanta, grazie alla mediazione del preposito di San Perpetuo, appartenente a un’altra eminente famiglia locale con propaggini alessandrine, quella dei Villavecchia [Romagnoli 1987, pp. 31 e 35-36].
      Nella sfera cerimoniale e religiosa si verificarono, dapprima, soprattutto conflitti di preminenza tra la chiesa di San Perpetuo e altre sedi ecclesiastiche dell’Alessandrino; in seguito, prevalentemente, tensioni nei rapporti con i parrocchiani e con la comunità, attorno a questioni riguardanti l’esercizio della cura d’anime. Nel 1612, per esempio, il preposito di Solero invocò di fronte alla curia vescovile (che, con sentenza dell’anno successivo, gli avrebbe tuttavia dato torto) la precedenza in occasione della convocazione e dello svolgimento dei sinodi diocesani sull’arciprete di Quargnento, argomentando la pretesa, appoggiata dai pareri di noti giureconsulti alessandrini, sulla maggiore antichità della collegiata solerina [Chenna 1819, pp. 46 e 49-53; Romagnoli 1987, pp. 21 e 25; A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 13, Province d’ultimo acquisto, paragrafo 1, Censimento, Mazzo 59, c. 8; A.S.T., Corte, Materie economiche, Censimento dei paesi di nuovo acquisto, Mazzo 5 di II addizione, fasc. 16, Rappresentanza dell’Ufficio del Censimento per il sistema delle pubbliche amministrazioni (20 giugno 1769)].
      Nel secolo XVIII, l’ampiezza e le prerogative del capitolo causarono invece difficoltà soprattutto all’interno della parrocchia. Nel 1713, quando i canonici erano ormai in numero di dodici, il clero della collegiata entrò in conflitto con la popolazione a causa dei diritti che il capitolo aveva la facoltà di esigere in occasione dei funerali. Le modalità tradizionali di svolgimento del rito funebre, che, nel caso di sepolture di individui adulti, richiedevano l’intervento dell’intero corpo dei canonici divennero, con il progressivo ampliamento di quest’ultimo, troppo gravose agli occhi di molti parrocchiani, sostenuti dal consiglio della comunità. Un ricorso della comunità al vicario generale della diocesi per ottenere la revoca di tale prerogativa del capitolo fu respinto. Seguì un appello al sovrano. Intanto, il clero parrocchiale reagiva a questo rifiuto di riconoscere le sue prerogative, sostituendo, nella celebrazione del rito funebre, il canto del De profundis e del Miserere con la loro recitazione a bassa voce.
      Intanto, dal 1814 durava un contenzioso tra l’amministrazione comunale e la fabbriceria della parrocchia-collegiata. La comunità rivendicava il ritorno dei beni parrocchiali sotto la sua diretta amministrazione, secondo un regime rimasto in vigore dal 1720 circa all’occupazione francese (ma la pratica di rendere i conti dell’amministrazione del beneficio parrocchiale, da parte del preposito, alla presenza del consiglio comunitativo appariva documentata almeno dai primi anni del Settecento). Nel 1806, il governo napoleonico aveva in effetti generalizzato un nuovo sistema di fabbricerie, estromettendo definitivamente gli organismi comunali dalla gestione delle proprietà delle parrocchie.
     La Restaurazione confermò questa esclusione, affidando l’amministrazione dei beni parrocchiali della collegiata di Solero al parroco, assistito da uno dei canonici e da un sacerdote della chiesa, con l’approvazione della curia vescovile. Infine, il riordino operato dal vescovo nel 1832 consolidò la fabbriceria come corpo legale distinto dalla comunità. La vertenza fu risolta solo nel 1838 con una pronuncia favorevole alla fabbriceria da parte delle autorità statali [A.S.A., Intendenza generale di Alessandria, Mazzo 255, Circondario di Alessandria, Mandamento di Felizzano, Comune di Solero, Vertenza fra il Comune di Solero e la Fabbriceria della Chiesa parrocchiale (1838); A.C.S., Sez. I, Categoria 5, Contenzioso, Serie 1, Contenzioso (1528-1843), n. 18, Atti di causa del comune di Solero contro la fabbriceria parrocchiale (1832-1843)].
      La concorrenza cerimoniale tra gruppi organizzati di fedeli costituisce una caratteristica di lungo periodo a Solero, forse legata a una persistente identità di “quartiere”: ancora nel 1950 rivalità di questo tipo, manifestatesi in occasione dei festeggiamenti patronali, giunsero a suscitare violente polemiche all’interno del consiglio comunale [Chenna 1819, pp. 42-43; Romagnoli 1987, pp. 25-26, 43, 55-56 e 85]. Altre tensioni con le vicine comunità hanno la loro radice nell’intersezione tra proprietà individuale della terra e giurisdizione comunale.  Nel secolo XVIII, molti solerini possiedono vigne nel territorio di Quargnento e iniziano la vendemmia secondo il calendario della loro comunità, anticipato rispetto ai termini fissati dai bandi di Quargnento. Ne seguono sequestri di uve e incidenti tra gli abitanti delle due comunità [A.C.S., Sez. I, Categoria 5, Contenzioso, Serie 1, Contenzioso (1528-1843): n. 14, Transazione di questione territoriale tra le comunità di Solero e Quargnento, 23 dicembre 1763].
      La presenza del fiume Tanaro costituisce una risorsa e, nel contempo, un fattore di instabilità degli assetti territoriali, spesso all’origine delle principali tensioni che si verificano tra Solero e le comunità adiacenti. La sistemazione degli argini e lo sfruttamento delle acque per il funzionamento dei mulini sono spesso esigenze contraddittorie che suscitano conflitti tra le comunità rivierasche. Allo stesso modo, il fiume, nei suoi ricorrenti mutamenti di alveo, crea occasioni di contesa per il possesso delle “alluvioni” e attorno alla ridefinizione dei confini.  
     Verso la fine del
secolo XVII , per esempio, la comunità di Solero ordina di piantare salici sulla riva sinistra del Tanaro per controbilanciare un’ analoga iniziativa di Oviglio, che, procedendo in tal modo al consolidamento dell’argine, danneggia il regolare funzionamento dei mulini di Solero. Nei primi anni del secolo successivo, quando il Tanaro rompe gli argini presso il confine con la stessa Oviglio, gli uomini di Oviglio si affrettano ad effettuare piantamenti nell’alveo abbandonato dal fiume, su impulso del loro feudatario, il marchese Perboni. Gli abitanti di Solero rispondono a quest’atto possessorio svellendo gli alberi appena collocati. Per rappresaglia, gli ovigliesi arrestano alcuni agenti della comunità di Solero mentre compiono rilievi in vista della costruzione del nuovo argine, conducendoli dapprima al castello di Oviglio e poi trasferendoli ad Alessandria. Il governatore e il podestà ne ordinano la scarcerazione, ma la contesa per il possesso dei terreni alluvionali dà origine a una lite annosa [A.C.S., Sez. I, Categoria 5, Contenzioso, Serie 1, Contenzioso (1528-1843): n. 2, Causa tra la comunità di Solero e quella di Oviglio (1529-1708].
      Nel 1790 si avvia la costruzione della nuova strada reale fra Torino e Alessandria,  che porta all’abbandono del vecchio itinerario da Solero per Alessandria, passante accanto alla Madonna del Poggio [Romagnoli 1987, p. 54]. Nel corso dell’Ottocento si ampliano le superfici coltivate a grano e mais, si diffonde la coltura della barbietola da zucchero [Romagnoli 1987, p. 51].  (Nel 1647 è attestata la  prima menzione mais; nel 1673 quella del  trifoglio [Romagnoli 1987, p. 33].) Nel 1832 vi è la concessione di una fiera annuale  [Romagnoli 1987, p. 51].  La costruzione della linea ferroviaria Torino-Genova negli anni Quaranta del secolo XIX suscita  opposizioni nei proprietari di fondi che temono espropri. Il collaudo avviene nel 1849 [Romagnoli 1987, p. 45]. Nel 1854 si riesuma un vecchio progetto che prevede la costruzione di un canale per l’irrigazione e i mulini che inizia da Felizzano, attraversa il territorio di Solero e sfocia nuovamente nel Tanaro [Romagnoli 1987, p. 54].
      Nel corso dell’Ottocento, insieme con lo sviluppo demografico si aggrava il problema del pauperismo. La popolazione di Solero partecipa in misura notevole alle ondate migratorie della fine del secolo XIX e dei primi due decenni del secolo XX, in particolare verso il Sud America. [Romagnoli 1987, pp. 64-65]. Tra l’ultimo quarto del XIX secolo e la II guerra mondiale, una delle principali attività di trasformazione nel territorio di Solero è costituita dalla molitura, con la presenza di aziende di profilo industriale, tra le quali anche un’esperienza di cooperazione, l’Unione cooperativa solerina, costituita nel 1917 [Romagnoli 1987, pp. 61 e 66-68]. Nel decennio 1960-1970 si consuma il tentativo di impiantare nel territorio di Solero un polo di industria meccanica (vicenda della Carrozzeria Pasino, definitivamente conclusasi con il suo fallimento alla metà degli anni Ottanta) [Romagnoli 1987, p. 81].