Piedicavallo

AutoriTorre, Angelo
Anno Compilazione2013
Provincia
Biella
Area storica
Abitanti
204 [ISTAT (1/1/2012)].
Estensione
Ha. 1788 [ISTAT].
Confini
Da nord in senso orario: Isole Amministrative di Callabiana, Andorno Micca, Selve Marcone, Tavigliano, Valle San Nicolao, Bioglio, Valle Mosso; comuni di Campiglia Cervo e Rosazza;  Isola Amministrativa di Sagliano Micca; Gaby (VdA).
Frazioni
Nessuna. Esistono due cantoni:  Piedicavallo capoluogo e Montesinaro [Statuto comunale attuale; vd. Statuti]. Vedi mappa 1. Vedi mappa 2.
Toponimo storico
Pe' d'cò d'val, con riferimento alla posizione dell'abitato ai piedi della montagna. Lebole [1962, pp. 116-119] riporta l’esistenza di un affresco nella cappella dedicata a Sant’Eligio (forse fondata dai monaci di Campiglia e distrutta dopo il 1885): un episodio della vita del santo è legato al risanamento del piede amputato di un cavallo. Piè di Cavallo,  nel secolo XIX, con derivazione da un ipotetico  toponimo latino "Petra Caballina" [Casalis 1846, p. 459].
Diocesi
Biella dal 1772;  anteriormente Vercelli.
Pieve
Biella, dal secolo X,  come dipendenza della chiesa di San Martino di Campiglia con tutte le chiese della valle Cervo [A.R.M.O.; Borello e Rosazza 1935;  Lebole 1962; vd.  scheda Biella]. Alla matrice la parrocchia deve una libbra di cera da offrirsi il giorno della festa patronale di Campiglia [Lebole 1962, p. 117], usanza ancora in vigore nel 1819.
Altre Presenze Ecclesiastiche
Chiesa parrocchiale della Beata Vergine Assunta e di San Michele, eretta da mons. Broglia l’8 febbraio 1666 smembrandola da quella di Campiglia. L’edificio è attestato almeno dalla visita pastorale del 1606. Nel 1622 la popolazione locale chiede invano a mons. Goria la concessione della parrocchia. Ampliata nel 1760-61, aggiunge agli altari dedicati alla Vergine del Rosario e al Suffragio (entrambi con icone seicentesche), quelli di Sant’Antonio da Padova e San Giuseppe,  risalenti al secolo XVIII . Al suo interno sono presenti un dossale e un pulpito lignei, anch'essi dei secoli XVII e XVIII. Delmo  Lebole [1962] riporta l’elenco dei parroci. Una confraternita di Sant’Antonio è eretta dal 1820 all’altare omonimo della parrocchiale: votata alla solidarietà funebre, è di grande successo nel secolo XIX, ma in declino a partire dai primi anni del secolo successivo [Lebole1972, pp. 569-70].
     Una chiesa evangelica valdese fu costruita nel 1895 da un gruppo di abitanti convertitisi al protestantesimo; comprende anche alcuni locali che, in origine, erano destinati all'istruzione elementare. La presenza valdese in Piedicavallo è tradizionalmente fatta risalire al 1887, a causa di un conflitto tra una parte dei parrocchiani e il curato. Essa è attestata dal permesso concesso ad Arturo Vinay di esercitare la predicazione ad Aosta, Courmayeur, Viering, Piedicavallo, Biella e Torazzo [A.C.P., Serie II, Cat. VII, Mazzo 139 (1930)].
     Lebole ricorda tre oratori: Sacra Famiglia in regione Monté, San Giovanni Battista in regione Rosei e la Madonna della Pace, del 1946, nel rifugio Rivetti [1962, p. 118].
     La parrocchia di San Grato, nell’allora frazione Montesinaro, è segnalata per la prima volta come oratorio a metà secolo XVII; diventa parrocchia staccandosi da Campiglia nel corso di una lite iniziata nel 1746 e conclusa nel 1749 da sentenza senatoria che concedeva solo oli santi, battistero e cimitero. Divenne parrocchia per decreto di mons. Solaro nel 1754. Montesinaro non ha altri oratori, anche se Lebole ricorda la Madonna della Neve, segnalata nel 1837 [1962, p. 119].
     Una parte della documentazione ecclesiastica è legata alle vicende e alle tensioni della configurazione politica della valle: per esempio,  sono riportate proteste per il pagamento del predicatore di Campiglia
[A.C.P., Mazzo 99], cui seguiranno atti giurisdizionali da parte di Torino [A.S.T., Sezioni Sezioni Riunite, I Archiviazione, Provincia di Biella, n. 10]. Dati relativi ai beni ecclesiastici (1806-1897) sono conservati in A.C.P., Mazzo 99. Benefici sono ancora presenti alla fine del secolo XIX [A.C.P., Serie II, Mazzo 139]. Il catasto del 1750 [A.C.P., Serie I, Mazzo 1] mostra minuscole proprietà ecclesiastica per gli oratori di San Grato, San Defendente di Beccara [A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 21, Mazzo 32] , nonché San Pietro di Rosazza.
     Anche la carità prende una forma territoriale: tra 1844 e 1892 sono conteggiate le Congregazioni di Carità di San Michele, con sede a Piedicavallo, quella dei Santi Pietro e Giorgio, con sede a Rosazza; San Grato, con sede a Montesinaro [A.C.P., Mazzo 46]. Nel 1883 si inizia a paventare la concentrazione in un’unica Congregazione [ivi], il che crea forti tensioni territoriali locali. Le opere pie hanno prodotto un'abbondante documentazione ottocentesca [A.C.P., Serie II, Mazzi 43 e 44], dove si segnalano il “concentramento” delle Congregazioni di Carità di Rosazza, Piedicavallo e Montesinaro come caua di proteste nel 1890; è approvato dal comune solo nel 1894 e deve essere ribadito nel 1897, mentre la modificazione dello statuto occupa i tre anni successivi. Rosazza non appare tra i corpi che approvano tale operazione nel 1898, e si separa dalla nuova Congregazione tra 1907 e 1908 [Ivi, n.2, Concentramento delle Opere Pie di Piedicavallo].
     Nascono poi l’ospizio e le scuole di San Giovanni nel 1919. Più tardi, il panorama delle istituzioni assistenziali locali è offerto da un “elenco di istituzioni” del 1956, dove compare una non meglio specificata “elemosiniera” di San Grato (probabilmente in frazione Montesinaro, dal 1927. Elenchi di poveri sono conservati a partire dal 1906 (in relazione con il nuovo assetto della Congregazione di Carità).
     La stessa istruzione si articola territorialmente: la documentazione [A.C.P., Serie I, Mazzo 104], oltre a segnalare la nascita dell’asilo infantile del capoluogo grazie al lascito Jon Tonel del 1874 [A.C.P., Serie II, Cat. IX (1886-1935)], parla di un “beneficio scolastico” a Montesinaro tra 1850 e 1898, poi unito a Piedicavallo (ma conservando il nome del cantone) fra 1898 e 1919 [A.C.P., Serie II, Cat. IX]. Nello stesso senso di articolazione territoriale possono essere letti i documenti relativi all’opposizione alla cappella del cimitero, tra 1883 e 1908.
Assetto Insediativo
Tra 1700 e 1906 risulta composto da più nuclei: Piedicavallo capoluogo, Rosazza, Montesinaro, Beccara, Valle  o Vittone [Vd. scheda Rosazza]. Questo assetto può esser letto nelle consegne di bocche  [A.C.P., Serie I, Mazzo 147 (1724-29)] e negli stati di popolazione  [A.C.P., Mazzo 148 (1774)]. I loro rapporti reciproci costituiscono il nucleo della storia locale. Hanno un peso demografico variabile, ma mostrano una tendenza univoca.
   A partire dai primi dati disponibili (1839), la popolazione di Piedicavallo mostra un costante declino. Piedicavallo aveva 2501 abitanti nel 1839, scesi a 2138 nel 1861, 2282 nel 1871, 2323 nel 1881, 2035 nel 1901. La separazione di Rosazza, Beccara e Vittone nel 1906 riduce il totale, che passa a 1427, scende a 1259 dopo la guerra, a ben 733 nel 1931 e 673 nel 1936. Il secondo dopoguerra non inverte questa tendenza: tra 1951 e 1991 la popolazione passa da 565 a 471, 323, 260 e 191 [G.M.  1968]. Questa tendenza ha coinvolto tutti i nuclei di cui il comune si compone (non è mai stata segnalata popolazione abitante in case sparse). La borgata di Piedicavallo passa da 784 abitanti nel 1871, a 836 nel 1881, 782 nel 1901, 675 nel 1911, 844 nel 1921, ma ridotti a 481 nel 1931, e a 234 nell’ultima rilevazione disponibile, quella del 1971. Si segnala che i fogli di famiglia del censimento 1951 sono ancora conservati per vicinati [A.C.P., Serie  II, Cat. XII, Mazzi 177-178].
     Il cantone di Montesinaro mostra un’analoga tendenza. Alle stesse date, la sua popolazione è di 438, 442, 404, 322, 415, 252 e 94. I cantoni che formeranno il comune di Rosazza - Rosazza, Vittone e Beccara - mostreranno tendenze e cronologie del tutto simili [Vd. scheda Rosazza].
     L’Ottocento cambia la struttura della valle con la costruzione di strade, molto ben documentata [A.C.P., Serie I, Mazzi 107-113] e organizzata ancora attraverso prestazioni di lavoro comandate, o "roide" [A.C.P., Mazzo.114], . Nel secondo dopoguerra la costruzione di strade sembra riguardare anche le comunicazioni con la valle d’Aosta [Gaby, progetto 1946-49,  in A.C.P., Serie, II, Cat. XV, Mazzi 154-155].
Luoghi Scomparsi
Non rilevati nella documentazione di età moderna.
Comunità, origine, funzionamento
Prima del 1700, Piedicavallo faceva parte del mandamento di Biella all’interno del Marchesato d’Andorno, che nel 1561 aveva chiesto di staccarsi dal capoluogo [A.S.T., Sezioni Riunite, I Archiviazione, Provincia di Biella, Mazzo1, n. 1, Relazione di quanto risulta dalle scritture che mi ha comunicato l’Ecc. sig. Marchese d’Ormea, s.d.]. Le sue attestazioni documentarie iniziano in ogni caso solo nel 1594, e nel 1623 esiste già un [L]ibro del consiglio della comunità di Andorno [A.S.T.,  Sezioni Runite, Camera dei Conti, Articolo 455]. Un interessante documento relativo al funzionamento del marchesato è dato dai capitoli di affitto dei molini di Andorno, che, ancora nel 1741, rivelano un complesso sistema di carichi cerimoniali (cera, ma anche pepe) a favore delle diverse comunità della valle [A.S.T., Sezioni Sezioni Riunite, I Archiviazione, Provincia di Biella, Mazzo 1, n. 1].
     Il comune di Piedicavallo nasce nel 1700 dallo smembramento del marchesato di Andorno [A.S.T.,  Sezioni Riunite, I Archiviazione, Provincia di Biella, Mazzo 1, n. 20, Regolamento ed amministrazione delle comunità (1741)] voluto dal governo torinese, che cerca una base comunale per la propria politica fiscale. Questo scorporo apre una fase di intensa conflittualità nell’intera Valle Cervo [Vd. Comunanze].
     Nel 1733 Piedicavallo cerca di sottrarsi ai pagamenti cerimoniali (il predicatore) alla comunità di Campiglia [A.S.T., Sezioni Riunite, I Archiviazione, Provincia di Biella, Mazzo 1, n. 10. (1733), Informativa dell’intendente di Biella sul ricorso della comunità di Piedicavallo per esimersi dal pagare £25 al Predicatore di Campiglia]: essa segue a un decreto del 1729 che imponeva alle quattro comunità della Valle superiore di Andorno di concorrere al pagamento del predicatore quaresimale nel luogo di Campiglia. In questo documento si sostiene che Piedicavallo è composta di 4 contrade, molto scomode a Campiglia e, soprattutto, che esiste:
 
contratto di divisione tra dette 4 comunità, che non facevano prima, che un sol corpo, seguito avanti il Regio Delegato sin dall’anno 1700 con l’intiera osservanza di tutti li capi, tra quali quello del predicatore, che Piedicavallo non ha mai pagato dopo il 1729, ed è stata condannata per opposizione di Campiglia [A.S.T., Sezioni Riunite, Patenti Piemonte] .
 
Il funzionario provinciale ritiene futili questi motivi,  “perché sussistevano già nel 1700: lontananza, incomodo di strade”. Non concorrere alla nomina del predicatore manifesta la volontà di nominarne uno proprio: in realtà Piedicavallo mira a “ottenere la formazione d’una seconda parrocchia in altro di detti suoi cantoni, motivo per cui sbandiera gran numero di suoi abitanti” [A.S.T., Sezioni Riunite, I Archiviazione, Biella, Mazzo 1, n.1]. Restano conflitti con la città di Biella per il pagamento delle scuole, intendenza, prefettura e carceri [n. 15 (1737)].
     Negli anni Quaranta del secolo XVIII risultano attive alcune “provvidenze” per “appendici di parrocchie, divisione di beni e di un legato pio”. Se ne progetta una “amichevole composizione”, con relazione nel 1743-53 [A.S.T., Sezioni Riunite, I Archiviazione, n. 20 (1741)].
     Il funzionamento del nuovo comune risulta lacerato da tensioni interne di tipo territoriale: fin dal 1701, immediatamente dopo la nascita del nuovo comune, è presentato un “ricorso di Rosazza per riunire Consiglio in questo cantone” [A.C.P., Serie I, Mazzo 33]. Il cantone manifesta poi forti ambizioni anche di tipo finanziario: nel 1734 due abitanti di Piedicavallo, Pietro Rosazza e Antonio Mosca – il primo probabilmente un imprenditore militare [A.S.T., Corte, Paesi per A e B, Lettera S, Mazzo 47, Susa, fasc. 32 (1838)] -- acquistano £200 di tasso sul comune di Piedicavallo [A.S.T. Patenti Controllo Finanze, Tassi, 1, 62].
     Ma la vita del comune di Piedicavallo resta in ogni caso travagliata da conflitti interni: [Lite con particolari opponentisi al consiglio (1702): lite con esattore Norza (1704) Comunità contro Valz (1705-06; 1715 ecc.)].
     Un segno della preminenza della borgata di Piedicavallo legata alla gestione del comune è poi rappresentato dal Teatro comunale Regina Margherita, che ebbe notevole importanza per la comunità locale; il sipario originario, dipinto attorno al 1878 dal pittore Giuseppe Maffei, è oggi conservato a Biella presso il Museo del Territorio Biellese.
Statuti
Non risultano statuti del Marchesato di Andorno; dunque ci si deve riferire agli statuti di Biella [Vd. Scheda Biella]. Statuto comunale attuale, s.d. Vedi testo.
Catasti
Il primo documento relativo alla registrazione della proprietà è in A.C.P., Mazzo 1, Catasto (1750), con  mutazioni per  Piedicavallo e Montesinaro (1771-1929)]. In A.C.P., Mazzo 5 si nomina tuttvia un “catasto primitivo”,  non reperibile,  molto probabilmente legato ad Andorno e al marchesato.
     Segue un catasto generale del 1875, e di Montesinaro, 1874. Si segnalano poi: A.C.P., Mazzo 7, Stato generale di tutte le mutazioni; Mazzo 14, Valbamento (1743) della comunità levato dal Catasto di Andorno (1596), probabilmente utilizzato nel processo di delimitazione della linea di confine comunale avvenuto tra 1740 e 1744.  A.C.P.,  Mazzo 15, riporta i dati della Misura generale (1710), con giornate 9589.30, di cui allodiali 486, della Chiesa parrocchiale;  giornate  13.14 dell’oratorio di San  Carlo; giornate  2.99 di San  Defendente;  giornate 0.99 di San   Pietro;  2.14  giornate  di San Biagio.
     Il catasto è preceduto da una complessa serie di misurazioni iniziate nel 1710 in seguito allo scorporo, avvenuto nel 1700, della Valle superiore (Campiglia, San Paolo, Quittengo e Piedicavallo) dalla Valle inferiore (Andorno, Sagliano, Selve, San Giuseppe, Cacciorna e Tavigliano), che era nata nel 1694 dalla disgregazione del Marchesato d’Andorno. Nel 1716 la Valle superiore chiede l‘assegnazione di un quarto del territorio di cui alla transazione del 1694. Allora, l’intendente Conte Armano di Gros aveva diviso la valle in 108 punti e li aveva attribuiti alle comunità “alla pro rata del tasso”. Ora il Presidente della Provincia Carlo Francesco Riccardi attribuisce:
 
a Cacciorna montagne Belle e Rago p[unti] 17, Bose p.2, Reietto p.1, ½ grigliasca verso le Bose del riale p.4; a Sagliano p. 32 ½, ½ Grigliasca verso N, p. 4, montitia sopra Sagliano sino alla colma p. 4, cello anche comodo di sagliano p. 8, montagna Aijrogna p.9, e reggia p.6,. Sagliano cede p. 3 a tavigliano [Chiobbia, Valseca, e Giasett, + 1 p. bonificato dalla com. di Selve = p. 35. A Tavigliano p. 24 con l’aggiunta dei 3 da Sagliano = 27: Montagne Chiobbia, Valsecca, giasett=p. 17, Sessera con torrente, Mosso p.8, + deduzione p. 2 dalla sua porzione. A Callabiana p.12 1/4Marchetta e Sessera p.4, Mologna piccola con la rialza p.6, con deduz p. 1 dalla porzione. A San Giuseppe p. 12 2/3 la montagna d la Mologna grande, p.12, con deduz. prorata compensata. A Selve p. 4 ½, montagna la Bianca che vale p. 6 da bonificare a Sagliano p.1, a Callabiana p. 1.
 
Catasto francese [A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche per A e per B, Piè di Cavallo, Mazzo 1, "Plan Géométrique de la Commune de Piedicavallo / Leve par Moi Etienne Bussetti Géomètre secondaire". Carta in due parti del Territorio di Pié di Cavallo stata levata per Ordine del Governo dei 12. brumajo Anno XI (3 novembre 1802) dall'Ingegnere Geometra Momo sulla scala di 1 al 5000 (Note: Sotto l'indicazione di scala vi è la sottoscrizione di Momo; Autore disegno originale: Etienne Bussetti), Fogli 1 e 2]. Vedi mappa 1. Vedi mappa 2.
Ordinati
Dal 1703 in poi, con lacune fra 1707 e 1717, 1721 e 1724, 1759 e 1774, 1848 [A.C.P., Serie I, Mazzi 16-29].
Dipendenze nel Medioevo
Comune di Biella e suo mandamento  [Vd. scheda Biella].
Feudo
A.C.P., Serie I, Mazzo 15, Infeudazione a Liborio Garagno (26 marzo 1724); Patenti (1724). Nel 1724-1728 la popolazione rifiuta al feudatario Garagno la presa di possesso [A.C.P., Serie I, Mazzo 43], perché non vuole perdere il diritto di nominare il giudice, sia come marchesato sia come comune separato, e teme che la carica finisca al segretario comunale. Infeudato al senatore Paolo Francesco Vacca l’8 maggio 1740 [investitura del 1775 segnalata in  Guasco 1911, vol. III, p. 1244].
Mutamenti di distrettuazione
Dopo molte manifestazioni di ostilità nei confronti di Biella, il 17 maggio 1561 il duca Emanuele Filiberto di Savoia accordò ad Andorno lo smembramento del territorio, con la formazione di una comunità indipendente, provvista di un proprio podestà eletto da una terna di abitanti,  il borgo venne elevato al rango di marchesato in favore di don Emanuele Filiberto, figlio illegittimo di Carlo Emanuele I, e ceduto nel 1674 ai conti Parella di San Martino. Nel 1694 il marchesato esplode, con la costituzione di sei comunità della Valle Inferiore e, nel 1700, di quattro comunità della Valle Superiore. Nel 1715 un consegnamento della Valle d’Andorno [A.C.P., Serie  I, Mazzo 15], ricapitola i privilegi delle comunità “ora separate e divise”: sostanzialmente, a parte i 7,5 scudi d’oro di fogaggio riscattati dalla Valle, si tratta del privilegio di costruire "ingenij e artificij", nonché “rote” da grano e da canapa senza bisogno di alcuna licenza da parte del governo centrale. Piedicavallo dichiara allora una pista da canapa “con edificio con una pezza di prato chiamato il Chioso di Piedicavallo, di g[iornate] 3, che si serve del rivo di Mologna”, privilegi di caccia e di pesca.
     Il processo di Perequazione dei carichi sembra aver avuto importanti conseguenze per Piedicavallo: nonostante i suoi toni trionfalistici, la relazione della provincia di Biella redatta nel 1752 dall’intendente Blanciotti mostra una effettiva riduzione dei debiti -- ottenuta,  è vero,  attraverso un aumento della tassazione individuale (soprattutto dei forestieri) -- e un aumento di popolazione, di  cui il 5 per cento  continua in ogni caso a emigrare stagionalmente per i lavori di scalpellini. Lo sbilancio tra produzioni ed eccedenze è enorme (nell’ottica filocerealicola dell’intendente), per un valore di £25605.
     Nei decenni preunitari del secolo XIX,  Piedicavallo fa parte della Provincia di Biella [Vd., p. es.,  Infrormazioni 1839, p. 15; Vedi mappa.]. Molta documentazione è legata, più tardi,  ai mutamenti di distrettuazione, come per esempio le proteste del 1880 per la ricostituzione della provincia di Vercelli [A.C.P., Mazzo 97].      Opposizioni alla modificazione della circoscrizione comunale patrocinata dal regime fascista sono segnalate  insieme a quelle di  altri comuni della valle Cervo [A.C.P., Serie  II, Mazzo 22 (1927-30)].
     Lo Statuto attuale ascrive il comune a un’area omogenea fin dal 1694, riporta come dal 1957 faccia parte del consiglio di valle e, dal 1973, dapprima della comunità montana Alta Valle Cervo e quindi della Comunità Montana Valle del Cervo La Bürsch [Vedi Statuto].  Vedi mappa.
Mutamenti Territoriali
I conflitti con Rosazza causano la perdita del suo territorio: per ovviare a questo pericolo [Vd. Comunità; vd. Anche scheda Rosazza ]. Verso la fine del secolo XIX il comune di Piedicavallo offre una casa nella regione intermedia di Pinchiolo per farne il nuovo municipio al fine di evitare la separazione di Rosazza [A.C.P., Serie II, Mazzo 51, Beni indivisi, usurpazioni, vendita del taglio dei boschi].
Comunanze
Verso gli inizi del secolo XVII, la Valle Cervo dichiara un registro totale di giornate 9593.11, di cui sono comuni 9071: ne spettano a Piedicavallo 856.58.9. Assenti beni ecclesiastici antichi, gli altri pagano il tasso [A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 21, Mazzo 32 (1720-30), Riflessi sulla misura generale delle comunità della provincia di Biella].
     Il possesso di beni alpestri è oggetto di una grande massa di documentazione comunale che ne certifica il possesso [A.C.P., Mazzo 49 (1730), Deliberazioni della communità del possedimento de suoi alpeggi]:
 
Testimoniali di dichiarazione del 5 maggio 1730 in Piedicavallo, giudicialmente avanti il notaio collegiato Angelo Agostino Goltio di San Giuseppe, giudice di Piedicavallo per conto di Conte Liborio Garagno, constituti il notaio Giovanni Battista Levera quondam Fabrizio di Cacciorna e notaio Rossazza Grolla sindaci per missiva dell’intendente Verani, dichiarano che la comunità di Piedicavallo possiede alpi o sian montagne denominate la Conetta, Valdescola et Brengola e pascoli di là di Bechara, Cugniola, Trogna, la Veggia, Gaude, Mologna, Chiobbia e Seletto quali servano all’uso comune de particolari di questa comunità, e non sono mai state affittate per il passato ne presentemente s’affittano.
 
     Il catasto del 1750 [A.C.P., Serie I, Mazzo1] riporta tavole 562526 di beni comuni, in massima parte classificate come rocche nude (434000 giornate), ma con una gran quantità di pascoli (95000 giornate). Ma, a quella data, risultano ancora indivise con il resto del marchesato 9593 giornate, “frameschiate”, o attinenti il territorio di Campiglia (2455), di San Paolo (1733), di Sagliano (926), di Tavigliano (466), di Sessera, sulla montagna di Tavigliano (944), in montagna di val Sessera (4669), di Callabiana (336), di Quittengo (112), di Selve (229), di San Giuseppe (172). il fatto, anche se non la quantità, è confermato dalla Relazione dell’intendente Blanciotti per la Statistica Generale, del 1752: a quella data egli segnala “effetti comunitativi non ancora divisi per partecipazione a porzioni di registro” e, nello stesso tempo, segnala un aggravio alla Valle intera di £4.17.6 per il diritto della separazione da Biella, avvenuta nel 1561. Il patrimonio zootecnico del comune a metà secolo XVIII,   abbastanza modesto,  è costituito da 185 mucche da latte e 301 manzi ed erbaiole, e 684 pecore.
     Il funzionamento di questo sistema di pascolo comune, basato su un complesso sistema di reciprocità, si può ricavare da una serie di atti conservati in Archivio Comunale di Piedicavallo. In particolare, gli Atti di divisione fra Campiglia e Piedicavallo (1728-1731) contengono i conflitti tra Piedicavallo – o meglio del cantone Rosazza - e la contrada Mosche (odierna località Valmosca in CTR, Piedicavallo. Vedi mappa.), con suppliche dei Mosca che ribattono a Piedicavallo e rifiutano il pagamento della “mobilia” – vale a dire la quota di imposizione sul singolo capo di bestiame -- a Piedicavallo, nonostante quest’ultimo la paghi a Campiglia per il pascolo nei beni comuni di quest’ultima.
     Nella stessa documentazione sono conservati gli Atti della misurazione e divisione de beni comuni tra le comunità di Campiglia, San Paolo, Quittengo, Piedicavallo, del 1722, che nel § 4 contengono non soltanto la divisione dei beni comuni fra queste quattro comunità, ma anche e soprattutto l’individuazione delle aree destinate al pascolo delle altre comunità dell’ex marchesato d’Andorno, e che possiamo identificare con le attuali isole amministrative dell’alta Valle Cervo, considerate “la comodità delle teggie, quantità delle pecore e bestiami che potrebbero pascolare in essi”, sono attribuiti punti nove, di cui 2 a Quittengo, 2 San Paolo, 2 Campiglia, 3 a Piedicavallo.
     Essi sembrano consistere di.
 
[T]rabucchi 100 dai beni catastati del cantone di Beccara e rivo Rosazza con Campiglia, poi una linea che va a congiungersi nella regione detta Gragliasca; e alla parte di ponente pur la linea dividente il comune spettato ad esse 4 comunità della valle da quello spettato alle 6 comunità della valle inferiore, principiante alla detta Gragliasca, regione “il maro delle Bose” seguendo sin a quella detta del Passone della Gragliasca, confinante a essa parte di ponente la comunità di Cacciorna e da essa continuando sino ad altra croce detta delli Pianelli confinante dall’una all’altra la comunità di Sagliano da detta parte di ponente, e da quella de Pianelli sin altra sopra le teggie delle Piane e da esse in dal Rocco detto il Pejlo, e da detto Pejlo sin ad altra croce detta dello Squazzo, indi da questa traversando li rivi della Sengia e della Veggia andando ad altra croce in distanza di piedi tre e onze 6 dalle teggie d’essi alpi della veggia, e continuando essa linea sin alla parte di ponente della montagna detta la Cometta ove termina il finaggio d’essa Comunità di Sagliano ed essa montagna della Comunità di Piedicavallo. Seguendo essa linea divisionale al lungo del cresto della medesima, e confinante alla parte di mezzanotte con la comunità di Callabiana regione detta Bialzata continuando da ivi la linea sino alla Croce detta delle ratte sotto la Montagna piccola quale linea coerente ad essa comunità di Callabiana e da questa si va a congiungersi ad altra croce scolpita sopra del rocco sotto il Pianello sotto la Mologna grande spettante alla comunità di San Giuseppe in distanza di trabucchi 10 dalla fontana detta del Vittone, seguendo essa linea in coerenza d’essa comunità di San Giuseppe sin sotto la Montagna della Piana in continuazione della qual linea si va ad altra croce traversando il rivo della// Bianca per trabucchi 60 da essa croce scolpita sul sasso detto del Ratto su quale anche si trova un millesimo dicente 1594 e da essa croce continua essa linea divisionale sino al rocco detto della Bosazza coerente da questo passo sia alla montagna della Bianca la Comunità di Selve alla parte di mezzanotte e da questo sasso della Bosazza sin ad altra croce scolpita in un sasso movibile detto in fondo delle Ratte sopra la fontana ove la detta linea da questa croce segue sin ad altra detta sul piano di mezzo al piede della montagna detta del Bo’, traversando il rivo di Monrosso ed in lontananza di trabucchi 60 dalle teggie della Chiobbia ed il rivo di Giaccietto sotto la montagna detta la Chiobbia della comunità di Tavigliano. Indi da detta croce al piede della Montagna del Bo’ essa linea divisionale segue sin alla montagna della Valdescola traversando li rivi del Vaj di sotto ad essa Valdescola, e del pianale e costeggiando la detta montagna va a congiungersi alla sommità di detta montagna ove termina la testa della linea già fissata per divisoria tra questa comunità e quella di Campiglia coerente essa montagna della Valdescola per destro e verso mezzanotte la comunità di Bioglio e Valle di Sesia e la montagna di Valsecca spettata alla comunità di Tavigliano ed alla parte di sotto di detti communi si tiene ferma la linea de catastrati di Piedicavallo quali tutti communi esistenti nel corpo e circondati da dette linee divisionali giudicati comporre 3 punti assegnati a questa comunità di Piedicavallo restando… pure a favore della presente comunità di Piedicavallo ogni pezzo di fondaglia commune e castagnetti esistenti ed in mezzo a beni catastati di detta Comunità e stati sin qui comuni fra le medesime [comunità].
     E perché nel territorio della presente comunità vi sono particolari di quella di Campiglia quali possiedono de beni catastrati prossimi della regione detta alla Pré però ogni qualvolta essi devono attraversare […] perciò [….] et in difetto sarà solamente tenuta la medesima comunità somministrare il passaggio per venire ed andare liberamente con detti loro bestiami da essi loro beni e ritornarsene per strada meno dannosa da assegnarsi per andare a pascolare nelle communi spettate alla già detta comunità di Campiglia. In considerazione del che essa comunità di Campiglia sarà pur tenuta ed obbligata di lasciar liberamente passare lei particolare del presente luogo di Piedicavallo coi loro bestiami per la strada che essi medesimi di Campiglia si servono per andare negli alpi denominati del Campo, ed ivi continuare liberamente sin al finaggio del luogo di Mosso e la montagna detta l’Artignaja [sic] di Mosso e ritornarsene a suo tempo per detta strada con detti bestiami liberamente senza veruna contradizione, ne opposizione, ed in somma continuar tal strada si come hanno sempre li suddetti di Piedicavallo continuato per andare al sudetto pascolo.
 
Come si vede, il documento contiene l’indicazione dei termini e di numerazioni precedenti, che, a questo stadio della ricerca, non si sa a quale operazione attribuire.
     Nello stesso fondo archivistico è compresa anche la Causa di San Paolo e Campiglia contro le comunità di Piedicavallo e Quittengo (1723), sollevata da Piedicavallo, che lamenta la perdita di giornate 103 e una distribuzione sperequata dei beni stessi: a Piedicavallo spetterebbero terreni gravati di servitù di passaggio delle greggi e mandrie delle altre comunità per andare in Valle d’Aosta. Quittengo protesta per l’insufficienza di “pascoli e foglia d’alberi per nutrimento de loro bestiami e non aver nemmeno Boschami per loro uso”. Sono contese anche le aree in attinenza de cantoni Beccara e Rosazza che sono state dichiarate comuni per consentire il passaggio delle mandrie e delle greggi. Questa documentazione contiene anche un Atto di estimo dell’annuo reddito delle montagne del mandamento di Andorno (1723).
     La Supplica della comunità di Piedicavallo affinché si remedi la descrizione delle montagne e beni comuni (1730) contiene invece le risposte torinesi alla contesa con i Mosca, firmate da Saint Laurent:
1) Si consente il pascolo in vicinanza a caseggi poggiando su massima L Insuper ff de servit. Rustic. Praed. In fatto d’acqua commune;
2) Si consente la fissazione del numero di bestie [Leggi I,II, III cod. de pascuis publ. Et priv. lib. 11];
3) si consente il concorso al cotizzo della mobilia su basi di reciprocità con Campiglia;
4) Si rifiuta invece il principio del pascolo su beni comuni di altro comune:
 
[N]on è appoggiata all’universal osservanza di questa patria nella quale le bestie che non si tengono sovra il territorio de beni per la coltura de medemi non puonno per ragione di essi mandarsi al pascolo da un territorio all’altro, si crede bensì, che quando i padroni d’essi beni in occasione di coltivarli conducono bestie sovra di essi, possano in ragion de medemi quelli far pascolare ne communi durante il tempo della coltura solamente, con obbligo di ritirarle finita essa coltura.
 
Si accorda perciò permesso di fare istanza presso l’intendente.
     Questa decisione stabilisce un complesso sistema di utilizzazione dei pascoli comuni che è descritto (o suggerito) da un documento senza data e di difficile comprensione:
 
Li particolari di Piedicavallo registranti di Campiglia valersi delle teggie communi in Alpi per ricovero bestiami, concorrendo per il loro registro a pagamento carichi e pagamento cottizzo per la mobilia devono esser considerati come terrieri e così potersi valere anch’essi delle teggie communi per goder del pascolo delle alpi e beni comuni come registranti terrieri.
     In seguito a che haver ordinato chiamarsi i particolari possidenti beni e cassine in regione Desate tanto di Mosche che quelli di Rosazza cantone di Piedicavallo, come pure li particolari di Beccara altro cantone d’esso Piedicavallo presentienti aver ragione negl’istessi pascoli in detta regione e questi comparsi li 21 detto mese quali habbiamo respettivamente insistito alle dimande et sensi come sovra, fatte dalle loro respettive comunità, e preso in nota li respettivi bestiami accertati con quinternetti /del sale, si siamo il giorno susseguente transferti nella predetta regione di Desate in compagnia di cui sopra con sindaci, segretari e particolari predetti loro signori avvocati e ivi esaminati li siti contentiosi, visti gli atti di cui sopra seguiti per rellatione fatta dagli esperti li 16 novembre 1722 et havuto il giudizio del predetto [?] agrimensore et estimatore Vineis habbiamo riconosciuto /che oltre al non esser attuabile a dividere li pascoli in detta regione tra gli respettivi particolari de cantoni sovra nominati si lasciarebbe anche quando tal divisione fosse fattibile sempre tra di loro motivi di querele attesa la situazione de caseggij e beni respettivi, che pertanto dichiariamo come segue: che resti assignato come assigniamo a particolari di Mosche cantone di Campiglia il tenimento comune principiante dal rivo del Vej sin e per tutto alle croci che dividono essa comunità di Campiglia da quella di Piedicavallo al di qua del rio di Rossazza verso W. A quelli di Beccara e Rossazza l’altro tenimento commune che da esso rio del Vej s’estende e continua sin al detto cantone di Beccara pure al di qua del predetto rio di Rossazza verso W + con che si cattastri il registro de fondi detto commune delle Desate al cattastro di Piedicavallo e paghino li carichi, con obbligo di mobilia.
     Et per fine che il tenimento de Communi al di la del rio di Rossazza predetto verso Mezzanotte resti de sudetti particolari [Scritto in senso ortogonale: B° in foglio successivo ma foglio 1] di Piedicavallo dichiarando li particolari di Mosche non saranno tenuti ad alcuna mobilia con tall’assegno verso la comunità di Piedicavallo e che potranno bensi boscheggiare ne boschi superiori et all’intorno de loro cassine e beni al di là del rivo di Rossazza verso Mezzanotte tutto che tal tenimento resti in proprio pascolo de particolari di Piedicavallo come sovra ma tal boscheggio per loro uso proprio e de bestiami loro pendente il tempo che secondo il solito si habita in essi beni e caseggi senza poter esportarne per altro uso a termini delle Regie Costituzioni e previe le debite permissioni ne casi dalle medesime prescritte.
     E rispettivamente a particolari di Piedicavallo che dipendentemente alla divisione e ordinanze già seguite hanno ragione di pascolare ne communi di Campiglia dichiariamo tenuti questi a pagar la mobilia ad esso Campiglia alla mente dell’ordinanza 17291206 dal nostro antecessore prescritta che mediante essa mobilia e anche paghino la taglia alla longa de beni per quali restano registranti B° [direi foglio 2] in essa Campiglia resti loro lecito di pascolare li loro bestiami si e come si pascolano e ponno pascolare li particolari di Campiglia da regolarsi però essi bestiami per ragione di registro e come da che esige il servitio di quei publici che si termini in una volta li litiggi che da si gran tempo continuano così tante considerabili spese già fatte mandiamo rimettersi copia della presente a respettivi signori segretari di comunità, quali incarichiamo di far congregare li respettivi consigli et ivi chiamati li particolari interessati ivi faciasi lettura de respettivi assegni de pascoli predetti et providenze come sopra date, et ove abbiasi ragioni a rapresentare in contrario, il che non credesi, debbino essi signori segretari prender respettivamente nota degli opponenti con distinta delle loro contrarie rapresentanze // della sugezione imposta sovra li pascoli del Desate propri e spettanti a Piedicavallo, quali non devano esser di deteriore condizione di quelli di Campiglia e perciò se quelli di Piedicavallo si dichiarano tenuti al pagamento di quella pascollando nel territorio di Campiglia devano anche dichiararsi tenuti li particolari di Campiglia a tal pagamento per ragione di detto pascolo per il che repetendo anche li mottivi addotti nella loro ramostranza implorano l’osservanza in questo capo del parere per essi raportato con dichiararsi esser li particolari del cantone di Mosche tenuti al pagamento di detta mobilia per li bestiami che verranno tassati poter pascolare ne pascoli attigui alle cassine del Desate instando assegnarli di detto pascolo una portione separata e certa affine non continui la cumulativa per essi pretesa senza termine, opponendo parimenti esser luogo alla dichiarazione chiamata da Campiglia che non possino […]
 
Esiste infine una parte di documento, cancellata, di notevole interesse:
 
Si propone di dare a particolari di Beccara, e Rossazza cantone di Piedicavallo aventi beni e casa nelle Desate, il pascolo da esso cantone di Beccara sino a rivo del Vej e verso levante di qua del rivo di Rossazza, quali ambi rivi servirebbero di termini divisori. A particolari di Mosche cantone di Campiglia haventi pur beni e case in dette Desate il pascolo da esso rivo di Vej sino e per tutto al longo del suddetto riale di Rossazza estensivamente sino alle croce servente di termine fra la comunità di Campiglia e Piedicavallo tal distesa pur verso ponente e al di qua di esso rivo di Rossazza. Et alla comunità di Piedicavallo tutti li rimanenti pascoli che sono di la del riale Rossazza verso Mezzanotte in modo che esso rivo resterebbe di termine pur divisorio.
 
In sostanza, il pascolo su beni comuni di altre comunità è consentito solo in relazione alla coltivazione di beni ivi posseduti, e non per nutrimento costante delle mandrie e greggi.
     Sono poi documentati i redditi dei beni comuni nel 1806; nel 1834 lo stato generale dei beni patrimoniali del comune, con un inventario del 1860 e uno del 1896.
     Ma il dato più significativo e carico di tensioni è lo stato indiviso di una parte dei beni comuni con le altre comunità della Valle superiore e anche con quelle della Valle inferiore, accertato ancora fra 1775 e 1899.
     D'altronde, la conflittualità emerge proprio in questo periodo, come quando, verso il 1790, si riprendono e si documentano i conflitti di tutto il secolo XVIII: 1746, contro i Noze; 1760; 1776; 1794 contro gli Ianutolo [A.C.P., Serie I, Mazzo 44], a causa di cascine, “casere” e muri a secco costruiti sui pascoli comuni. A.C.P., Mazzo 43 riporta una serie di atti contro usurpatori dei beni comuni:
 
1773: Rappresenta la comunità Piedicavallo con ordinanza del 9 settembre 1763 aver ordinato al misuratore Boggio per misurare beni usurpati. Proceduto e avuta il 7 gennaio 1764 la relazione, con seguente ricorso della comunità, e decreto del 3 gennaio 1766 in odio agli usurpatori e obbligo di dismissione. Opposizione di particolari e loro ricorso a Sua Maestà per poter lasciar liberi i beni, con adesione comune a proposta particolari ma senza provvidenza regia.
 
Si affida la:
 
[m]issione al procuratore sottoscritto con ordine a particolari di lasciar liberi i beni per quelli rendere a pascolo comune…a riserva di que’ particolari che in parte di detti beni usurpati avevano formate cassine e che avevano ridotto beni comuni però concentrici fra le loro pezze, riguardo a quali s’è convenuto che dovessero pagare i siti di dette fabbriche. Si è convenuto di procedere alla ricognizione dei siti da dismettersi da caduno come pure alle misure dei siti concentrici ed ove si sono formate cassine e dismissione d’ogni … fabriche di dette cassine o li beni concentrici con il pagamento delle somme infra da caduno offerte entro il termine di anni due. Procuratore Boetti.
- 1° dicembre 1769: Notta de particolari usurpatori che si sono offerti dismettere li beni comuni usurpati; seguono ottantacinque nomi.
- [s.d.] Nota di particolari che si sono offerti di pagare per siti di cassina s[oldi] 18 cad[una] tavola, come pure beni concentrici e dismettere ogni maggior terreno: quarantasei offerenti (i.e. usurpatori).
- 1794: Ordinanza della comunità di Piedicavallo contro i tenementari de siti comuni. Istanza presentata da un Bullio e altri undici, visto l’atto consolare del 1791, di cedere ai convenuti previa misura terreni communi da medesimi occupati colla formazione di cassine e casoni in Piedicavallo e vista la supplica della Comunità di Piedicavallo per prendere provvedimenti atteso che essi si dichiarano di non dissentire di pagare il valore del terreno comune da caduno rispettivamente occupato e descritto nella suddetta relazione insieme alle taglie decorrende (cioè si intende sanato il pregresso) di cadun sito: “Comandiamo di trasportare nelle colonne di ciascuno con allibramento conforme […]”.
 
     La vendita di beni comuni scatena in seguito reazioni da parte delle singole borgate o cantoni (p. es. Rosazza nel 1849-50): si stilano elenchi di debitori per il godimento di beni comuni (1889), li si regolamenta a più riprese, li si aliena [A.C.P., Mazzo 50 (1851-87); Mazzo 51 (1880-86); Mazzo 52 (1879-95)], ma soprattutto li si usurpa [A.C.P., Mazzo 53 (1740-1902)].
     Sono legati alle comunanze anche i documenti relativi ai cotizzi: non tanto quello delle professioni e arti [A.C.P., Mazzo 68 (1776-1792; 1819-1840)], quanto il “cotizzo bestiale per il pascolamento nei beni comuni”, o “mobilia” A.C.P., Mazzo 69 (vari anni)], su cui vertono acuti conflitti con Campiglia e il cantone Mosche. Statistiche relative al bestiame sono conservate per il 1940-41 e 1945 [A.C.P., Serie  II, Cat. XI, Mazzo 161].     Il pascolo di capre è segnalato nel 1881-87 [A.C.P., Serie  I, Mazzo 119] e nel 1919  [A.C.P.,  Serie  II, Mazzo 161 (1919)].
     Consegne di boschi sono disponibili per il 1771 e 1823 [A.C.P.], mentre vincoli alla gestione del castagneto sono conservati per il 1907, così come le contravvenzioni alle norme forestali  [A.C.P., Serie  II, Mazzo 161 (1902-17)].
     Nel secolo XIX si segnalano altri tipi di beni comuni [A.C.P., Mazzo 49, Beni comuni indivisi tra le comunità], in verità già presenti nel primo consegnamento del marchesato (1710): a partire dal 1775 -- quando l’intendente decreta la divisione fra le dieci comunità dei mulini comuni --  e per tutto il secolo seguente,  si censiscono mulini e piste da canapa (1866, 1869, 1864, 1899, 1887),  ma si segnalano conflitti su tali edifici (p. es. nel  1835 per la casa comunale di Piedicavallo). Nel frattempo,  iniziano a presentarsi formali domande di acquisto di beni comuni  (1770-1897), di permute (1872-77) e incanti, soprattutto di boschi (dal 1839).
Liti Territoriali
In generale, tutto il sistema di gestione delle comunanze presuppone uno stato di tensione territoriale [Vd. Comunanze, in particolare le contese con il cantone Mosche di Campiglia; vd anche scheda Campiglia Cervo].
     Le liti propriamente dette sono contenute principalmente in A.C.P., Mazzo 15: le Istruzioni dell’Intendente della provincia Pezzati al delegato per la misurazione (1739) sono seguite dal Verbale di limitazione [di confini] formato dal sig Geometra Dupetti. Questo, a sua volta, prepara la Formazione delle linee di confine della comunità (1740-1744), che ha prodotto una interessantissima mappa. Essa è sostanzialmente ribadita nel 1807 con la Misurazione e delimitazione del confine.
     A.C.P., Mazzo 43, segnala una lite delle comunità di Piedicavallo e San Paolo contro Quittengo, secolo XVIII; Ivi, transazione tra Piedicavallo e Tavigliano, secolo XVIII [Vd. anche schede Quittengo e San Paolo Cervo].
     Nella seconda metà dell’Ottocento Piedicavallo tenta di accaparrarsi pascoli delle comunità del Biellese separati dai rispettivi territori comunali (le attuali isole amministrative definite dalla delimitazione del 1744) [A.C.P., Mazzo 15, Domanda delle comunità che … al territorio delle Alpi appartenenti ad altre comunità siano liberate dal [… ] delle Alpi, che però fa riferimento a documentazione del 1832-1836].
     Nel 1866-67 si manifestano infine conflitti legati alla delimitazione dell’Alpe Chiobbia, che coinvolgono i comuni di Tavigliano, Sagliano, Selve, San Giuseppe [A.C.P., Mazzo 43; vd. anche schede Andorno Micca, Sagliano Micca, Selve Marcone e Tavigliano].
Fonti
Fonti edite
A.R.M.O.  [Arnoldi, D., Ferraris, Giuseppe  e  Torrione, Pietro (a cura di), Cartario d'Oropa o Acta Reginae Montis Oropae, Biella, Unione Tipografica Biellese, 1945-1999 ,  3 voll. (vol. I, Biella, 1945; vol. II, Biella, 1948; vol. III, Biella, 1999)].
 
Fonti inedite
A.C.P. (Archivio Storico del Comune di Piedicavallo).
     In A.S.T., Corte, Inventari Comunali, P, Mazzo 14 si conserva l’inventario settecentesco dell’archivio comunale.
A.C.P., Serie I e Serie II, Archivi aggregati.
A.C.P., Mazzi 1-14, Congregazione di Carità, in particolare Mazzo12.
A.C.P., Mazzi 15-23 E.C.A.
A.C.P., Mazzi 24-26, Opera Pia Asilo Infantile Jon Tonel.
A.C.P., Mazzi 27-29 Conciliatura (1878-1931).
A.C.P., Mazzi 30-32, Scuole Elementari.
A.C.P., Mazzo 33, Tribunale (1715-1801).
 
A.P.V. (Archivio Storico della Provincia di Vercelli).
 
A.S.B. (Archivio di Stato di Biella). Vedi inventario.
A.S.B., Relazione Intendente Blanciotti, 1752.
 
A.S.T. (Archivio di Stato di Torino). Vedi inventario.
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche per A e per B, Piè di Cavallo, Mazzo 1, "Plan Géométrique de la Commune de Piedicavallo / Leve par Moi Etienne Bussetti Géomètre secondaire". Carta in due parti del Territorio di Pié di Cavallo stata levata per Ordine del Governo dei 12. brumajo Anno XI (3 novembre 1802) dall'Ingegnere Geometra Momo sulla scala di 1 al 5000 (Note: Sotto l'indicazione di scala vi è la sottoscrizione di Momo) [Autore disegno originale: Etienne Bussetti], Fogli 1 e 2. Vedi mappa 1. Vedi mappa 2.
A.S.T.,  Carte topografiche e disegni, Carte topografiche serie III, Biella, Mazzo 2, Foglio 1, Carta Topografica Regolare del Circondario di Biella / dipartimento della Sesia. Carta topografica regolare del circondario di Biella, dipartimento della Sesia, anni dal 1800 al 1814, Antonio de Steffani di Graglia Misuratore. Inchiostro e acquerello di vari colori (s.d.) [Autore disegno originale: Antonio Desteffani di Graglia]. Vedi mappa.
A.S.T., Corte, Provincia di Biella, Mazzo 2, Andorno.
A.S.T., Corte, Paesi, Paesi per Provincia, Mazzo 42.
A.S.T., Sezioni Riunite, Patenti controllo Finanze (1717-1801), Vendita tasso su Piedicavallo (26 giugno 1734).
A.S.T., Sezioni Riunite, I Archiviazione, Provincia di Biella, Mazzo1, n.1.
A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 21, Perequazione dei tributi, Mazzi 13, 16, 17, 29, 74, 86, 101, 176-77, 186, 198, 224, 308.
 
A.S.V. (Archivio di Stato di Vercelli). Vedi inventario.
 
A.V.V. (Archivio Storico della Curia Arcivescovile di Vercelli).
A.V.V., Visite Pastorali, 1606, 1622, 1661.
 
B.N.F. (Bibliothèque nationale de France). Vedi catalogo.
B.N.F.,  GEDD-2987(5097), [Biela] / [d'Anville], 1705 [Anville, Jean-Baptiste Bourguignon d' (1697-1782). Cartographe].   Vedi mappa.
Bibliografia
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Borello, Luigi  e Rosazza, Mario, Storia d'Oropa, Biella, Libreria editrice Mario Guabello, 1935.
 
Casalis, Goffredo, Dizionario geografico, storico-statistico-commerciale degli stati di S. M. il re di Sardegna, Torino, G. Maspero, 1833-1856, vol.  XIV (1846),  pp.459-462. Vedi testo.
 
G. M., A Piedicavallo non si nasce più, in “Piemonte vivo”, 1968, 4, p. 50.
 
Guasco, Francesco, Dizionario feudale degli antichi stati sabaudi e della Lombardia. Dall’epoca carolingia ai nostri tempi (774-1901), Pinerolo, Tipografia già Chiantore e Mascarelli, 1911, 5 voll. (B.S.S.S. 54-58), vol. III, p. 1244 (188). Vedi testo.
 
Informazioni statistiche raccolte dalla R. Commissione Superiore per gli Stati di S.M. in Terraferma (Censimento della Popolazione), Torino, Stamperia Reale, 1839. Vedi testo.
 
Lebole, Delmo, La chiesa biellese nella storia e nell’arte, vol. II, Biella, Unione biellese, 1962, pp. 116-119.
 
Lebole, Delmo, Storia della chiesa biellese. Le confraternite, vol. II, Biella, Unione Biellese, 1972, pp. 569-570.
 
Lebole, Delmo,  Storia della chiesa biellese,  Biella, Tip. e lib. Unione biellese, 1978-2005,  8 voll. [indice].
 
Rosazza, Federico, Profilo longitudinale dei principali capi saldi situati sopra il livello del mare lungo la mulattiera da Piedicavallo al Gaby per il colle della Vecchia, Torino, Doyen, 1881 (carta in scala 1: 50.000).
Descrizione Comune
Piedicavallo
     Fare la storia della comunità di Piedicavallo implica ricostruire la storia dell’intera Valle Cervo. Se ne propone qui una breve traccia cronologica con particolare attenzione per l'età moderna e l'età contemporanea.
     Nel 1694 si ha la divisione del Marchesato d’Andorno da parte del Direttore della Provincia di Biella,  il conte Armano di Gros: in una prima fase si ha la creazione di una comunità ampia,  detta della Valle Inferiore, con la formazione di sei comunità autonome: Andorno, Sagliano, Selve, San Giuseppe, Cacciorna e Tavigliano.
     Nel 1700 si formano invece le quattro comunità della Valle Superiore: Campiglia, San Paolo, Quittengo e Piedicavallo. Le dieci  comunità possiedono ancora in comune le montagne e le risorse naturali (acque ecc.), e quindici anni dopo si dirà che questa soluzione ha prodotto “differenze”  notevoli. Una di esse avrà conseguenze future di grande rilievo, vale a dire  l’individuazione dei cantoni in cui fissare il capoluogo dei nuovi comuni. Un’operazione che, data la struttura dell’insediamento della Valle Cervo, era ben lungi dall’essere semplice o quantomeno lineare. Per  esempio, ne cogliamo alcune implicazioni nelle proteste per l’inosservanza del principio della rotazione fra i cantoni dei consiglieri comunali e del sindacato, che era alla base della formazione delle nuove comunità della valle. Essa viene rivendicata con forza dalla frazione Rosazza immediatamente dopo la formazione del comune di Piedicavallo.
     Perché la rotazione fra i cantoni? Basta guardare ai dati dei censimenti per capire: la popolazione è ripartita in cantoni (Piedicavallo propriamente detto, Monte Asinaro, Rosazza, Beccara, Vittone), con una popolazione in parte mobile (scalpellini), ma in constante declino e, in tempi più recenti,  con una crisi acutissima fra le due guerre mondiali. I cantoni sono estremamente dinamici ancora per tutto l’Ottocento, e danno vita alla separazione degli ultimi tre cantoni e alla formazione del nuovo comune di Rosazza.
     La formazione del comune di Piedicavallo va fatta risalire dunque all’inizio del Settecento. Nel 1710 si dà inizio al processo di scorporo delle comunità: del 1715 è il Consegnamento delle risorse del marchesato d’Andorno;  nel 1716 si dividono le comunaglie della Valle Inferiore a opera del presidente della provincia Carlo Francesco Riccardi; nel 1718 [A.C.P., Mazzo 43].  Piedicavallo e Campiglia muovono lite a San Paolo e Quittengo perché si ritengono gravate dalla ripartizione “non formale” – cioè non a rata di registro – delle debiture. Di qui nascono conflitti sull’esazione delle taglie, che si prolungano almeno fino al 1734 con continue accuse di "parzialità" [A.C.P., Mazzo 43], d'irregolarità nella ripartizione delle spese (p.  es. per i ponti, 1753, che generano una lite di Quittengo contro Piedicavallo e San Paolo).
     Nel 1721 inizia il processo di divisione delle comunaglie della Valle Superiore, con la “misura” di Piedicavallo. Nel 1722 si producono gli Atti di misurazione, ma già nel 1723 si apre la prima causa di Campiglia e San Paolo contro Piedicavallo e Quittengo. Essa produce un Atto di estimo dei pascoli della Valle Superiore. Nel 1728 inizia una nuova causa per la divisione tra Piedicavallo e Campiglia: tale lite, di grande importanza per la storia della comunità di Piedicavallo, trae origine dalla questione intorno ai “diritti di pascolo del cantone Mosche”, formalmente appartenente a Campiglia, con una serie di suppliche incrociate sulla necessaria reciprocità di trattamento per gli abitanti di Campiglia e Piedicavallo aventi diritto di pascolo comune nell’altra comunità.
     Nel 1730 si risponde a Piedicavallo, si visita il sito controverso (misuratore Vineis) e,  nel 1733,  si annuncia una nuova misurazione, ma il conflitto è ancora vivo;  solo nel 1739 si danno istruzioni all’intendente per la misurazione e terminazione delle differenze. Il procedimento fa emergere conflitti, per esempio  tra Piedicavallo e Tavigliano, i cui abitanti “pretendono inoltrarsi nella montagna della Chiobbia” e pretendono inibizione di pascolo a quelli di Piedicavallo, cui spetterebbe; il confine sembra mal posto, poiché divide a metà le teggie dei particolari di Piedicavallo.     Il risultato di queste istruzioni sembrerebbe da identificare nella “formazione di una linea di confine” tra le dieci  comunità, la Valle d’Aosta, la Valle Sesia ecc. (con bellissima carta in A.C.P.).
     Apparentemente la questione è risolta, ma si presenta ora il problema della usurpazione delle terre comuni: dal 1746 al 1794 emergono molteplici episodi di contestazione.
     Questa conflittualità sembra scomponibile almeno in una serie di atti diversi, conservati in A.C.P., Mazzo 43. Tra 1746 e 1796 si denunciano a più riprese teggie abusive (1746), “inoltri”,  per esempio  di alcuni Rosazza (1758), oppure contro i Boggero nel 1790, accusati di unire porzioni di pascolo pubblico ai propri beni, con conseguenti rappresaglie,  cui seguono misurazioni, offerte di oblazione, richieste di incontro con tutti gli usurpatori, come avviene nel 1787. Tutte queste usurpazioni riguardano appezzamenti minimi, di 3-4 tavole di estensione. Talvolta il comune reagisce, come nel 1744 contro i Rosazza Pistoletto per la deviazione di una roggia [A.C.P., Mazzo 43]. A far data dal 1761,  il comune inizia ad agire con maggiore intensità e fa causa contro i “particolari rappresagliatori”,  con proibizioni di scavare per costruire “cassine” [A.C.P., Mazzo 43 (1769)]; nel 1765 sono segnalate rappresaglie a particolari di Piedicavallo con relazione d’estimo per tavole 6067; nel 1773 il comune riconosce che,  dopo la misura generale,  ”moltissimi particolari rappresagliarono parti considerevoli di beni comuni ridotti a coltura, campi e cassinali costruiti per ricovero dei frutti e bestiame”. Sembra di capire che la reazione alla catastazione dei beni è l’occupazione di parte (non si sa quanto corrispettiva) di pascolo comune. Il comune ottiene un’inibizione da parte dell’intendente , che dichiara “intollerabile” l’abuso. Quelli che non hanno ancora “rappresagliato”, minacciano di farlo adesso.
     Contestualmente si decide perciò una nuova misura generale e la costruzione di un archivio in cui riporre le scritture [A.C.P., Mazzo 43]; nel 1781-86 tali Ianutolo e Valz protestano perché “non si è mai proceduto contro gli usurpatori nonostante il riconoscimento della comunità, e neppure per quelli usurpati posteriormente”. Un ordinato comunale constata l’insufficienza dei pascoli comuni e la necessità di prenderne in affitto da altre comunità. Si avvia allora un processo di misurazione di beni usurpati, e si redige un elenco lungo ben 77 pagine!  Solo nel 1794 il comune decide di agire contro i “tenementari di siti comuni”.
      Al di là di questa cronologia, le liti del 1730 sembrano adombrare un sistema di gestione che chiarisce l’intrinseca fragilità del comune nell’alta Valle Cervo. Il problema è che forse non si riconosce legittimità al comune, poiché il vero fuoco di interessi, di socialità e di appartenenza è il cantone. O meglio, i nuovi comuni mancano di autorità legittima per il controllo di montagne che appartengono loro solo parzialmente. E’ mostrato in modo molto chiaro nel 1728-30, quando gli abitanti del cantone  Mosche, formalmente appartenente a Campiglia, o attribuito a essa, pretendono di continuare il pascolo nei “comuni” che sono ora stati attribuiti a Piedicavallo.
     Questa richiesta, formalizzata in una supplica alle autorità della provincia da parte di un nutrito di numero di individui accomunati dal cognome “Mosca”, incontra l’opposizione di Piedicavallo, che pretende il pagamento di un cotizzo per il bestiame a pascolo, chiamato “mobilia”, rifiutato da Mosche. Di converso, Piedicavallo sostiene che i suoi abitanti che posseggono beni in Campiglia pagano la “mobilia”,  oltre a pagare la taglia a Campiglia per i beni che vi posseggono. Inoltre, sostengono, in entrambi i casi il pascolo è loro concesso non in quanto attività di allevamento del bestiame, ma in quanto nutrimento di bestiame utilizzato per i lavori agricoli. Il pascolo è dunque legato in questo modo alla esistenza di “caseggi”, o teggie, che possono essere comuni, ma anche private. In tal modo, l’uso dei pascoli comuni è giustificato dalla presenza di attività di coltivazione.
     Identico regime caratterizza i boschi: si possono utilizzare solo in relazione alla presenza di altre attività, e non si possono conseguentemente “esportare” frutti da beni comunali attribuiti a comunità diverse  dalla propria. Ma il centro di attribuzione e di rivendicazione è il cantone, non il comune.
     Con il regime napoleonico si riprendono i tentativi di delimitazione del comune di Piedicavallo e dell’alta Valle “Servo”. Nel 1862-66 riprendono le liti, o almeno riprende l’interesse per le delimitazioni del 1730: un esito è la delimitazione dell’Alpe Chiobbia, 1866, tra confinazione e usurpazione.
     Con il 1872 nasce invece una nuova questione, cioè la domanda di Piedicavallo di aggregare i territori segregati dei comuni non situati nella valle Cervo:  quelli che oggi chiameremmo le isole amministrative. Il fallimento (o almeno l’assenza di conseguenze) di questa strategia implica lo spostamento delle tensioni all’interno del comune.
     Si manifesta con vigore la frammentazione della carità per cantoni, la stessa competizione fra cantoni – che si può dire coeva alla creazione del comune, con una prima lite per la rotazione dei consiglieri e della sede del consiglio del 1701--, con la segregazione di Rosazza come soluzione finale, tra 1898 e 1906. Non è un caso che il processo trovi espressione nel linguaggio della carità. L’alta valle vanta grandi tradizioni caritative,  anche se, stando alla documentazione comunale, piuttosto recenti, e totalmente assenti in antico regime. Nell’Ottocento,  invece,  ogni cantone ha la propria Congregazione di Carità, oltre a una serie di altre istituzioni caritative e di mutuo soccorso, quali la Società Operaia di Piedicavallo.
    A partire dagli anni Ottanta,  l’autorità prefettizia spinge per l’unificazione su base comunale di tali attività, in particolare della Congregazione di Carità. Dopo una resistenza durata alcuni anni, negli anni Novanta s'impone la unificazione, o meglio la creazione di una nuova Congregazione che raccolga i lasciti “indifferenziati” al comune di Piedicavallo. Il rifiuto di alcuni cantoni, Rosazza, Beccara e Vittone, dà vita alla segregazione del territorio inferiore del comune, che dal 1906 prenderà il nome di Rosazza.