Bossolasco

AutoriFiore, Alessio
Anno Compilazione2013
Provincia
Cuneo
Area storica
Alta Langa
Abitanti
695 [ISTAT 2011].
Estensione
Ha. 1435 [SITA]; ha. 1452 [dati comunali].
Confini
Da nord in senso orario: Cissone, Serravalle Langhe, Feisoglio, Niella Belbo, Murazzano, Bonvicino e Somano.
Frazioni
Il comune riconosce attualmente come frazione unicamente Bossolaschetto. Vedi mappa.
Toponimo storico
In una prima fase si osserva un’alternanza tra le forme Bociolascus [Milano (a cura di) 1903, vol. I, doc. 94 (a. 1193)]; Bozolasco [Milano (a cura di) 1903, volII, doc. 286 (a. 1219)]. Nel periodo successivo prevale seconda forma: Bozolasco [Vd. . p. es. Statuti 1704 e , pp. 3 sgg., dal 1386 in poi]. Dal Seicento fino al tardo Settecento prevale, con il raddoppio della “z”,  la forma Bozzolasco [Vd., p. es., A.C.B., fald. 88, Catasto (a. 1715]). Nell’Ottocento si afferma l’attuale grafia. Nel 1386, nel quadro di patti tra il signore e la comunità, è però menzionato Bozolasceto (Bossolaschetto). "Buxolascum"; "Buxale ad Belbum" [Casalis 1834, p. 564].
Diocesi
Alba senza interruzioni dal medioevo, dopo la ricostituzione della diocesi albese, brevemente soppressa nel secolo X dopo le incursioni magiare e saracene [Settia 2010].
Pieve
Secondo il Registrum ecclesiae et episcopatus Albensis, Bossolasco risulta dipendere nel 1325 dalla pieve di Dogliani [Conterno (a cura di) 1979; vd. anche scheda Dogliani].
Altre Presenze Ecclesiastiche
Nel 1440 risultano attive, con almeno un massaro autonomo, oltre alla parrocchiale di Bossolasco, due chiese a Bossolaschetto, dedicate rispettivamente alla Beata Maria Maddalena e a San Pietro [Molino (a cura di) 2004, doc. 180]. Sul finire del XVI secolo, la chiesa parrocchiale di Bossolasco risulta dedicata a San Giovanni Battista. E' attiva una confraria, dotata di un proprio oratorio e dedita ad attività di carità nei confronti dei poveri, ed è menzionata una chiesa, all’epoca già sconsacrata e in rovina, dedicata a Santo Stefano, forse l’antica parrocchiale [A.V.A., Archivio dei Vescovi, Atti di visite pastorali, n. 1312, Visita di mons. Marino (aa. 1573-80)].
     A metà del secolo XVIII, la situazione è mutata. A Bossolaschetto rimane solo più la chiesa di Santa Maria Maddalena, a testimonianza di un minore rilievo demografico rispetto al passato. Nel concentrico alla parrocchiale e all’oratorio dei disciplinati, intitolato alla Beata Vergine, si è aggiunta una cappella intitolata a San Cristoforo. Sono infine segnalate due cappelle campestri, a testimonianza della maggiore importanza delle cascine e dell’habitat disperso, dedicate a San Rocco e a San Lorenzo, rispettivamente in regione Crea e in regione Pranovero [A.V.A., Archivio dei Vescovi,   Atti di visite pastorali,   n. 1332, Visita di mons. Natta (a. 1753)].
Assetto Insediativo
Menzionato come semplice locus nel secolo XI, Bossolasco è, all’inizio del XIII, un insediamento accentrato. Non risultano all’epoca, sula scorta della debole documentazione, realtà insediative minori. Nel 1386, nel quadro di patti tra il signore e la comunità, è però menzionato Bozolasceto (Bossolaschetto) come entità di autonomia e di un certo peso demografico, anche se strettamente legata alla comunità di Bossolasco, come il nome fa intendere. L’accordo interessa infatti le comunità di Bossolasco e Bossolaschetto, stabilendo i rispettivi gravami nei confronti del signore. I carichi gravanti su Bossolaschetto sono i 2/5 di quelli complessivi. Nel 1440 risultano attive, e dotate di propri massari, due chiese a Bossolaschetto, dedicate rispettivamente alla Beata Maria Maddalena e a San Pietro [Molino (a cura di) 2004, doc. 180]. un dato che può fare pensare a un certo spessore demografico. Considerando le frazioni attestate successivamente, si può forse ipotizzare che, in questa fase, l’etichetta Bossolaschetto indicasse --con il nome del principale insediamento secondario-- tutte quelle realtà insediative all’esterno del nucleo principale di Bossolasco. Nel periodo successivo, l’insediamento di Bossolaschetto sembra perdere importanza demografica. Già nel secolo XVI, una delle due chiese risulta infatti scomparsa [A.V.A., Archivio dei Vescovi, Atti di visite pastorali, n. 1312, Visita di mons. Marino (aa. 1573-80)], mentre, tra Sei e Settecento, compaiono altre cappelle rurali (a Crea e Pranovero), a indicare una crescente dispersione dell’habitat [A.V.A., Archivio dei Vescovi, Atti di visite pastorali, n. 1332, Visita di mons. Natta (a. 1753)]. Il capoluogo sembra comunque mantenere anche in questa fase una forte importanza demografica, specie se paragonato con le frazioni capoluogo delle comunità confinanti; le ragioni sono probabilmente politiche e vanno individuate nel suo essere il centro del piccolo marchesato, in cui si concentrano le principali infrastrutture politiche ed economiche locali.
Luoghi Scomparsi
Non risultano luoghi scomparsi. Il villaggio di Bossolaschetto è oggi una frazione del comune di Bossolasco.
Comunità, origine, funzionamento
Nel 1219, gli homines di Bossolasco giurano fedeltà al comune di Alba e ai suoi rappresentanti, a cui si era sottomesso il loro signore, Enrico del Carretto [Milano (a cura di) 1903, doc. 286]. L’atto di dedizione fa intravvedere in essere una comunità, anche se non compiutamente formalizzata. Una strutturazione ben maggiore risulta invece dagli accordi del 1386 con i del Carretto [Statuti 1704, pp. 75-76]; va sottolineato come in questo accordo la comunità risulti sdoppiata, con riferimento a Bossolasco e Bossolaschetto. Si tratta però dell’unico riferimento a un’autonomia istituzionale della comunità di Bossolaschetto, che, nei secoli successivi, comparirà unicamente come realtà insediativa minore all’interno del territorio di Bossolasco. Dagli statuti del 1471 risulta attivo un consiglio, i cui membri restano in carica per tre anni [Gullino 2009]. Gli ordinati sono conservati solo a partire dal Seicento, mentre a metà del secolo successivo una ispezione dell’intendete di Alba segnala forti irregolarità nella gestione del consiglio [A.S.T., Sez.ioni Riunite, Prima archiviazione, Provincia d’Alba, mazzo 1, fasc. 12 (a. 1756)].
Statuti
Si conserva la copia risalente al 1588 degli statuti di Bossolasco, concessi nell' agosto 1471 dalle figlie di Giovanni Bartolomeo del Carretto, riguardanti il mandamento comprendente, oltre   al capoluogo Bossolasco, anche le comunità di Albaretto, Feisoglio, Niella Belbo e San Benedetto Belbo [Statuti 1704, p. 3 sgg.].
     Dopo una lite tra le comunità e il vicario signorile, accusato di governare senza tenere conto degli statuti, questi ultimi sono confermati e rinnovati nel 1576 [Statuti 1704, p. 31]. Risalgono ai 1592 i Capitoli della Badia dei giovani, trascritti integralmente nella monografia di Giovanni Battista Pio [Pio 1920, pp. 95-102; vd. anche scheda Albaretto della Torre].Statuto comunale 2000. Vedi testo.
Catasti
Il catasto più antico risale al 1625 [A.C.B., Sez.. 1, fald. 84, Registro della molto magnifica comunità di Bossolasco]; a un quarantennio più tardi risale invece una fonte più dinamica come il primo Libro dei trasporti [A.C.B., Sez.. 1, fald. 85, a. 1665]. Un nuovo catasto è redatto nel 1715 [A.C.B., Sez.. 1, fald. 88, a. 1715], mentre a pochi anni più tardi risale un altro Catastro…o sia Libro dei Trasporti [A.C.B., Sez.. 1, fald. 8]. Catasto attuale (2013): Vedi mappa.
Ordinati
Sono presenti gli Ordinati del consiglio della comunità a partire dal 1625, senza particolari soluzioni di continuità per tutta l’età moderna [A.C.B., Sez. 1, fald. 64-68].
Dipendenze nel Medioevo
In epoca post-carolingia Bossolasco è nel territorio del comitato di Alba, a sua volta incluso nella marca arduinica di Torino [Ferretto (a cura di) 1909, n. 11]. È inoltre un luogo di presenza patrimoniale della stirpe marchionale [Sergi 1995, pp. 102-03]. Dopo la dissoluzione della marca arduinica alla fine del secolo XI, in seguito alla morte della contessa Adelaide, l’area in cui è compreso Bossolasco, dopo un complesso conflitto, viene incorporata negli ampi possedimenti del marchese Bonifacio del Vasto, che assume il controllo di gran parte della parte meridionale della vecchia marca [Provero 1992a]. Alla morte di Bonifacio, nel 1141, il grande dominato si frantuma tra gli eredi e la zona, probabilmente sotto il dominio i marchesi di Busca, quindi sotto un ramo di questi ultimi, i Lancia. Bossolasco, come pure la vicina Niella, risulta infatti sotto pieno controllo allodiale di Manfredo Lancia nel 1196 [Sella e Vayra (a cura di) 1880-87, vol. II, doc. 53].
     Con il collasso della dominazione dei Lancia, nei primi anni del secolo XIII, l’area cade probabilmente sotto il controllo di un altro ramo dei discendenti di Bonifacio del Vasto, i del Carretto. Infatti nelle loro mani troviamo Bossolasco (insieme con Niella e Feisoglio) quando, nel 1219, i marchesi cedono l’alta sovranità sulla località al comune di Alba, pur mantenendone il controllo diretto [Milano (a cura di) 1903, vol. II, doc. 286]. Da tale atto risulta in essere una comunità, anche se non compiutamente formalizzata. Strutturazione ben maggiore risulta invece dagli accordi del 1386 con i del Carretto, in cui si definiscono carichi fiscali, censi e prestazioni della comunità nei confronti dei signori. [Statuti 1704, pp. 75-76]. Nel 1268 l’area, nel quadro di una partizione in tre parti del dominio carrettesco tra i figli di Enrico II è compresa nel terziere di Novello, spettante ad Enrico III [Brichieri Colombi 1741]. In seguito a ulteriori partizioni ereditarie, prende forma, nel 1324, il marchesato di Bossolasco, il cui nocciolo duro è costituito, oltre che dal centro omonimo, da Niella, Feisoglio, Albaretto e San Benedetto Belbo.
     Nel 1471 in seguito alla morte dell’ultimo erede maschio, Giovanni Bartolomeo del Carretto, il ramo dei marchesi carretteschi di Bossolasco si estingue. Ereditano il marchesato le famiglie presso cui si erano sposate le quattro figlie del defunto marchese: i San Giorgio dei conti di Biandrate, i marchesi di Ceva, i del Carretto di Balestrino e Savona, e i Valperga [A.S.T., Corte, Langhe feudi, Bossolasco, Mazzo 1, nn. 5-10]. Il marchesato non viene spartito in unità indipendenti, ma rimane indiviso, in quattro quote parti, gestite in solido dagli eredi, anche se dalla documentazione successiva sembra emergere una predominanza informale dei del Carretto di Balestrino, che controllano il palazzo marchionale di Bossolasco, indiscusso centro del piccolo marchesato, che nel 1495 è composto, oltre che dai centri sopra menzionati, anche da Monesiglio, successivamente scorporato.
Feudo
Nel 1431 Manfredo del Carretto di Bossolasco dona al duca di Milano il marchesato di Bossolasco, di cui fa parte Niella, e lo riottiene in feudo [A.S.T., Corte, Langhe feudi, Bossolasco, Mazzo 1, n. 2]. La donazione e l’infeudazione sono confermate tre anni dopo [nn. 3-4]. Dopo il 1471, con l’estinzione del ramo carrettesco dei marchesi di Bossolasco, divengono feudatarie del duca di Milano le quattro famiglie degli eredi, ciascuna per quarto. La prima investitura nota dei Valperga risale al 1477 [n. 5]; dei San Giorgio conti di Biandrate al 1486 [n. 6]. Dello stesso periodo sono le investiture ai del Carretto di Balestrino [n. 7] e ai marchesi di Ceva al 1490 [n. 8]. La configurazione dei feudatari rimarrà stabile nei secoli successivi, eccezion fatta per la sostituzione dei marchesi di Ceva con quelli di Mombasiglio nel corso del Seicento, sempre per un quarto del feudo.  
     Con la conquista del Milanese da parte del re di Francia Francesco II, cambia (brevemente) anche la dipendenza feudale: al 1532 risale infatti il giuramento di fedeltà a Francesco II (in qualità di duca di Milano) a cui segue reinvestitura del feudo [n. 16]. Ben maggior importanza ha invece la conquista del Milanese da parte degli Asburgo pochissimi anni più tardi. Con il giuramento di fedeltà a Carlo V del 1536 [n. 18], si apre infatti la lunga stagione di Niella come feudo imperiale. Tuttavia, Niella (come tutto il marchesato di Bossolasco) appartiene al novero dei feudi imperiali spagnoli: è, cioè, dipendente non direttamente dalla corte imperiale di Vienna, ma dal governo spagnolo di Milano, come risulta, per esempio, dall’investitura del 1601 [n. 26].
Mutamenti di distrettuazione
A partire dal 1324, Bossolasco fa parte dell’omonimo marchesato, in seguito anche definito mandamento, di cui è la piccola “capitale”. A partire dal quarto decennio del secolo XVI, Bossolasco (come tutto il marchesato che vi fa capo) è incluso nei feudi imperiali della Langhe. Dopo l’annessione al Regno di Sardegna, nel 1735, rientra nella preesistente provincia di Alba [Raviola 2011; Torre, 1983].
     In epoca napoleonica è incluso nel dipartimento di Montenotte, corrispondente all’incirca all’odierna provincia di Cuneo. Nell’Ottocento, dopo la Restaurazione, fa parte della provincia di Alba e, all’interno di quest’ultima, è incluso nella circoscrizione del mandamento di Bossolasco, più ampio dell’omonimo marchesato-mandamento seicentesco. Oltre a Bossolasco, San Benedetto Belbo, Albaretto della Torre e Feisoglio, ne fanno infatti parte anche Serravalle, Somano, Cissone, Arguello e Gorzegno [Casalis, II, pp. 564-566].
     Nel 1861, nel quadro dei grandi accorpamenti provinciali post-unitari, entra a fare parte della nuova provincia di Cuneo [Atlante storico della provincia di Cuneo; Sturani 1995]. Fa attualmente parte della Comunità montana Alta Langa e Langa delle Valli Bormida e Uzzone.
Mutamenti Territoriali
Non sono attestati mutamenti territoriali.
Comunanze
Da una indagine svolta dal regio visitatore del Senato di Milano, nel 1585, la comunità di Bossolasco possedeva solo l’osteria (concessa annualmente in affitto per 60 fiorini), oltre a un piccolo bosco, dato in godimento a chi si occupava della sepoltura dei defunti. Sono invece i signori a essere proprietari di gran parte delle terre locali, inclusi boschi, pascoli e prati [Statuti 1704, pp. 51 sgg.]. Verso la metà del Settecento risultano di proprietà della comunità anche il macello e il forno (nel 1585 entrambi erano in mano ai signori), oltre a un ospedale [A.C.B., fald. 105, fasc. 3, Atti di incanto e deliberamenti…per l’ospedale, confratria, panatteria, macello ed osteria…della comunità di Bossolasco, aa. 1749-63]. Nella fase di smantellamento del potere signorile la comunità acquisisce una serie di terreni di uso comune. Nella scheda del C.U.C. sono registrate ventitre particelle, per un’estensione complessiva di 12.340 mq., consistenti in gran parte in boschi cedui (20 particelle) e pascoli (2 particelle) concentrate nelle località Faggio, Fondovì e Belbo. Nello Elenco dei terreni appartenenti al Demanio Comunale, preparato nel 1932, veniva aggiunto il cimitero, in località Lazzarini, destinato a uso pubblico [A.C.B.].
Liti Territoriali
Non vi sono particolari attestazioni.
Fonti
Fonti edite
Affò, I., Storia della città di Parma, II, Parma 1792-95, Appendice, p. 322, doc. 21 (a. 1049),.
Cartografia su Bossolasco (2013). Vedi sito web.
Conterno, Giovani (a cura di), Registrum ecclesiae et episcopatus Albensis (a. 1325), in Conterno 1979, pp. 71-74.
Ferretto, A. (a cura di), Documenti genovesi di Novi e Valle Scrivia, Pinerolo 1909 [BSSS, 51], doc. 11 (a. 1033).
Gabotto, Ferdinando (a cura di), Appendice documentaria al Rigestum comunis Albe, Pinerolo, 1912 (BSSS XXII).
Milano, Euclide (a cura di), Il «Rigestum comunis Albe»,  2 voll., Pinerolo 1903 (B.S.S.S. XX e XXI).
Molino, B. (a cura di), Il Minutario del beato Alerino Rembaudi, vescovo di Alba (1439-1442), Bra, 2004.
Sella, Quintino e Vayra, Pietro (a cura di), Codex Astensis qui de Malabayla communiter nuncupatur, Roma, Salviucci, Tipografia della R. Accademia dei lincei, 1880-87 p. 119, doc. 53 (a. 1196). Vedi testo.
Statuti del marchesato di Bossolasco: Statuti, tariffe, privilegii e conventioni divise in tre parti del marchesato e mandamento di Bossolasco, giurisditione dell’illustrissimi et eccellentissimi signori marchesi Guido Aldobrandino di S. Giorgio, Ottaviano del Carretto di Balestrino, Francesco Luiggi Trotti di Mombasiglio, Carlo Valperga di Massino, Balestrino, Giuseppe Rossi, 1704.
 
Fonti inedite
A.C.B. (Archivio Storico del Comune di Bossolasco).
A.C.B., Sez.. 1, fald. 2, fasc. 2, aa. 1615-17. Causa della comunità di Bossolasco contro la comunità di Niella.
A.C.B., Sez.. 1, fald. 3, fasc. 3, a. 1727. Causa della comunità di Bossolasco contro le comunità di Niella, Feisoglio e San Benedetto.
A.C.B., Sez.. 1, fald. 84, a. 1625, Registro della molto magnifica comunità di Bossolasco.
A.C.B., Sez.. 1, fald. 64-68, aa. 1625 sgg., Ordinati.
A.S.T., Corte, Langhe feudi, Bossolasco, Mazzo 1.
A.S.T., Sezioni Riunite, I Archiviazione, Provincia d’Alba, Mazzo 1, fasc. 11 (aa. 1753-54).
A.S.T., Sezioni Riunite, I Archiviazione, Provincia d’Alba, Mazzo 1, fasc. 12 (a. 1756).
A.S.T., Sezioni Riunite, I Archiviazione, Provincia d’Alba, mzzo 1, fasc. 13 (a. 1759).
A.V.A. (Archivio Storico della Diocesi di Alba).
A.V.A., Archivio dei Vescovi, Atti di visite pastorali, n. 1312, Visita di mons.Marino (aa. 1573-80.
A.V.A. Archivio dei Vescovi, Atti di visite pastorali, n. 1313, Visita di mons. Cane (a. 1590).
A.V.A., Archivio dei Vescovi, Atti di visite pastorali, n. 1316, Visita di mons. Brizio (a.a. 1643-45).
A.V.A., Archivio dei Vescovi, Atti di visite pastorali, n. 1326, Visita di mons. Dalla Chiesa ( a. 1689).
A.V.A., Archivio dei Vescovi, Atti di visite pastorali, n. 1332, Visita di mons.Provana (aa. 1692-95).
A.V.A., Archivio dei Vescovi, AAtti di visite pastorali, n. 1332, Visita di mons.Natta, (a. 1753).
Bibliografia
Bianchi, Nicomede, Le carte degli archivi piemontesi, Torino, 1881.
Brichieri Colombi, G.B.,  Tabulae genealogicae gentis Carrettensis marchionum Savonae, Finarii, Clavexanae, Vindobonae, 1741.
Camilla,Piero, Lombardi, Giorgio, Mosca, E. e Sergi,Giuseppe (a cura di), Atlante storico della provincia di Cuneo, Cuneo, 1973.
Casalis, Goffredo, Dizionario geografico storico-statistico-commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna, Vol. II, Torino, G. Maspero, 1834, pp. 564-566. Vedi testo.
Coccoluto, Giovanni, Organizzazione ecclesiastica, presenza monastica  e insediamenti umani: per una cartografia dell’alta Valle Belbo fra XI e XIV secolo, in «Bollettino della società per gli Studi storici archeologici e artistici della provincia di Cuneo», 140 (2009), pp. 23-80.
Comba, Rinaldo e Coccoluto, Giovanni (a cura di), L’alta valle Belbo fra XI e XX secolo. Momenti di Storia, a cura di R. Comba e G. Coccoluto, numero monografico del «Bollettino della società per gli Studi storici archeologici e artistici della provincia di Cuneo», 140 (2009).
Comba, Rinaldo, Dal Parmense all’Alta Langa: l’abbazia di S. Maria di Castione e le origini di San Benedetto Belbo, in «Bollettino della società per gli Studi storici archeologici e artistici della provincia di Cuneo», 140 (2009), pp. 13-22.
Comba, Rinaldo (a cura di), Studi per una storia d’Alba, V, Il medioevo. Dall’alto medioevo alla fine della dominazione angioina: VI-XIV secolo, Alba, 2010.
Conterno, Giovanni, Pievi e chiese dell’antica diocesi di Alba, in «Bollettino della società per gli Studi storici archeologici e artistici della provincia di Cuneo», 80 (1979), pp. 55-88.
Gambi, Lucio e Merloni, F. (a cura di), Amministrazioni pubbliche e territorio in Italia, Bologna, il Mulino, 1995.
Gullino, G., Le comunità dell’alta Valle Belbo attraverso i loro statuti, in «Bollettino della società per gli Studi storici archeologici e artistici della provincia di Cuneo», 140 (2009), pp. 81-85.
Montaldo, Silvano (a cura di), Le Langhe di Camillo Cavour. Dai feudi all’Italia unita, Ginevra-Milano, 2010.
Pio, G.B., Cronistoria dei comuni dell’antico mandamento di Bossolasco con cenni sulle Langhe, Alba, 1920.
Provero, Luigi, Dai marchesi del Vasto ai primi marchesi di Saluzzo: sviluppi signorili entro quadri pubblici (secoli XI-XII), Torino 1992 (Biblioteca storica subalpina, CCIX).
Provero, Luigi, Clientele e consortili intorno ai Lancia in Bianca Lancia d’Agliano, a cura di R. Bordone, Alessandria, 1992, pp. 185-198.
Provero, Luigi, I marchesi del Carretto: tradizione pubblica, radicamento patrimoniale e ambiti di affermazione politica, in Savona nel XII secolo e la formazione del comune: 1191-1991 (Atti del convegno di studi di Savona, 26 ottobre 1991), in «Atti e memorie della Società savonese di storia patria», n.s. XXX (1994), pp. 21-50.
Raviola, Blythe Alice, Alba e le Langhe. Dal Monferrato e dai feudi imperiali allo Stato sabaudo, in Montaldo 2010, pp. 27-44.
Sergi, Giuseppe, I confini del potere. Marche e signorie fra due regni medievali, Torino, Einaudi, 1995.
Settia, Angelo Aldo, L’alto medioevo ad Alba. Problemi e ipotesi, in Comba 2010, pp. 23-55.
Sturani, Maria Luisa, Il Piemonte, in Gambi e Merloni (a cura di) 1995, pp. 107-153
Torre, Angelo, Élites locali e potere centrale tra Sei e Settecento: problemi di metodo e ipotesi di lavoro sui feudi imperiali delle Langhe, in «Bollettino della società per gli Studi storici archeologici e artistici della provincia di Cuneo», 89 (1983), pp. 41-63.
Descrizione Comune

Bossolasco

     Bossolasco è menzionato per la prima volta come locus,  dunque come centro datato di una propria identità, a metà secolo XI [Sergi 1995]. È inserito nel comitato di Alba, a sua volta parte della marca di Torino. Si tratta di un possedimento allodiale della famiglia marchionale. Dopo il collasso della marca arduinica di Torino, alla fine del secolo XI, l’area cade nelle mani del marchese aleramico Bonifacio del Vasto. Dopo la sua morte, e dopo la spartizione tra gli eredi dell’ampio dominato, l’area cade nelle mani dei marchesi Lancia [Sella e Vayra (a cura di) 1880-87, vol. II, doc. 53]. Con la crisi del potere dei Lancia, negli anni immediatamente successivi, il centro risulta sotto il controllo di un altro ramo dei discendenti di Bonifacio del Vasto, i del Carretto [Provero 1992b]. Infatti nelle loro mani troviamo Bossolasco (come pure Feisoglio) quando, nel 1219, i marchesi cedono a titolo oneroso l’alta sovranità sulla località al comune di Alba, pur mantenendone il controllo diretto [Milano (a cura di) 1903, vol. II, doc. 286]. Negli anni Sessanta del secolo XII, Bossolasco, nel quadro di una partizione in tre parti dell’intero dominato carrettesco tra i figli di Enrico II, è incluso nel terziere di Novello, destinato a Enrico III [Brichieri Colombi, 1741]. In seguito a ulteriori partizioni ereditarie prende forma, nel 1324, il marchesato di Bossolasco, il cui nocciolo duro è costituito, oltre che dal centro omonimo, da Niella, Feisoglio, Albaretto della Torre e San Benedetto Belbo, a cui, almeno in una prima fase, si aggiungono altri centri, successivamente e progressivamente scorporati. Nel 1471, in seguito all’estinzione del ramo carrettesco e al passaggio della giurisdizione ai coeredi, che in seguito possiederanno in indiviso la giurisdizione [Vd. voce Feudo] vengono rilasciate alle comunità del marchesato franchigie comuni; dal testo di quelle risulta in attività un consiglio della “villa” di Bossolasco, i cui membri rimangono in carica tre anni [Statuti 1704, pp. 3-31]. La piena maturità istituzionale della comunità risulta anche dalla presenza della serie degli ordinati, o verali, del consiglio, conservati a partire dalla fine del secolo successivo.
     Il potere signorile e le sue strutture rappresentano il punto di riferimento della vita della comunità di Bossolasco fino al 1735, anno dell’annessione al regno di Sardegna. Con i consignori la comunità entra periodicamente in conflitto per cercare di difendere o accrescere le sue prerogative. Con gli altri centri del mandamento i rapporti sono più stretti, anche se non sempre irenici, come mostrano i conflitti e le liti per motivi fiscali con le altre comunità della circoscrizione [A.C.B., Sez.. 1, fald. 2, fasc. 2, aa. 1615-17. Causa della comunità di Bossolasco contro la comunità di Niella; Sez.. 1, fald. 3, fasc. 3, a. 1727. Causa della comunità di Bossolasco contro le comunità di Niella, Feisoglio e San Benedetto]. I signori sono invece al fianco della comunità quando si tratta di difenderne i diritti contro comunità (e poteri signorili) esterni, come mostra il caso della lite in materia confinaria con la comunità di Murazzano, sottoposta ai marchesi di Saluzzo, nel 1449 [Statuti 1704, pp. 72-74].
     Il marchesato di Bossolasco rimane una entità autonoma, anche se dipendente feudalmente dal ducato di Milano prima e dall’impero a partire dal 1532 [A.S.T., Corte, Langhe feudi, Bossolasco, Mazzo 1, n. 18]. Bossolasco rimarrà feudo imperiale (e parte del marchesato/mandamento di Bossolasco) fino al 1735, data della sua annessione al regno di Sardegna e della sua incorporazione nella provincia di Alba [Raviola 2010]. Durante il periodo napoleonico entra a fare parte del dipartimento di Montenotte. Con la Restaurazione, è nuovamente parte della ricostituita provincia di Alba e, all’interno di quest’ultima, è capoluogo del mandamento di Bossolasco, più ampio dell’omonimo marchesato-mandamento seicentesco. Oltre a Bossolasco, San Benedetto Belbo, Albaretto della Torre e Feisoglio, ne fanno infatti parte anche Serravalle, Somano, Cissone, Arguello e Gorzegno [Casalis, II, pp. 564-66]. Rimane comunque evidente come gli stretti legami tra i centri compresi nel vecchio mandamento-marchesato risultino ancora vitali e strutturanti a distanza di un secolo dall’annessione al regno. Nel 1861, nel quadro dei grandi accorpamenti provinciali post-unitari, entra a fare parte della nuova provincia di Cuneo [Atlante storico della provincia di Cuneo; Sturani 1995]. Fa attualmente parte della comunità montana Alta Langa e Langa delle Valli Bormida e Uzzone.
     I primi dati certi relativi alla consistenza della popolazione risalgono al finire del Cinquecento; nel 1585 il regio visitatore milanese censisce infatti 120 fuochi, equivalenti a circa cinquecento abitanti [Statuti 1704, pp. 51 sgg.]. Nei secoli successivi la sua popolazione, come quella dei centri vicini, subisce un forte incremento, raggiungendo il culmine nei decenni a cavallo del 1900. Nel censimento del 1861 i residenti sono 1126 e, nel 1921, 1177 [ISTAT]. Gli anni successivi alla seconda guerra mondiale vedono un rapido e brusco spopolamento della zona, caratterizzata da un’agricoltura di sussistenza, con una massiccia immigrazione verso le città e i centri industriali della pianura. Nel 1951 i residenti sono solo 1006, per calare a 831 dieci anni più tardi e a 642 nel 1971 [ISTAT]. Da quel momento si assiste a una stabilizzazione del livello demografico; l’ultimo censimento (2011) registra infatti 676 residenti.
     Un’attenzione particolare merita la vicenda di Bossolaschetto, che può aiutare a comprendere le dinamiche insediative e territoriali locali e i loro stretti rapporti con le vicende politiche. L’insediamento di Bossolaschetto è menzionato a patire dalla fine del secolo XIII, nel contesto del compatto dominato locale controllato dai marchesi del Carretto. La sua collocazione (nel territorio di Bossolasco, ma a una certa distanza dal nucleo tradizionale) e il nome stesso fanno pensare a una gemmazione di Bossolasco, a una ristrutturazione della maglia insediativa per sfruttare in modo più adatto le magre risorse locali in una fase caratterizzata da una forte espansione della popolazione. Non sappiamo se si tratti di una scelta dei sudditi, seguita e sanzionata dai signori, o della volontà di questi ultimi. Ciò che è certo è che il nuovo insediamento trova, già nel Trecento, una sua fisionomia istituzionale, pur restando strettamente legato alla comunità madre. Gli accordi tra signori e sudditi del 1386 [Statuti 1704, pp. 75-76] parlano esplicitamente di due comunitates, dividendo tra le due realtà i carichi fiscali e i censi dovuti ai del Carretto, nella ragione di 3/5 (Bossolasco) e 2/5 (Bossolaschetto). Una tale divisione fa dunque intravvedere una realtà demica solida; si può anzi pensare che l’etichetta “Bossolaschetto” andasse a coprire tutte quelle soluzioni insediative in via di formazione all’esterno del nucleo originale [Vd. voce Assetto territoriale]. La nuova comunità ha quindi una sua propria fisionomia istituzionale, rafforzata anche, con ogni probabilità, dall’erezione – anche se attestata solo alcuni decenni – dopo di ben due chiese, dotate di massari scelti dalla comunità [Molino (a cura di) 2004, doc. 180].
     A questa fisionomia non sembra corrispondere un ben preciso territorio. In questo senso la circoscrizione imperniata sul vecchio castello di Bossolasco (e risalente nei suoi tratti generali, con ogni probabilità, al secolo XI) mantiene la sua vitalità, ostacolando la piena maturazione di Bossolaschetto. Gioca a favore di Bossolasco il fatto di essere divenuta, a partire dal 1324, la piccola “capitale” del marchesato, con i connessi vantaggi sotto il profilo dei consumi e della circolazione delle risorse locali. La fase successiva, con la tensione verso forme più sparse di habitat,vede così patire soprattutto l’insediamento di Bossolaschetto, non favorito da simii circuiti redistributivi. Delle due chiese attestate nel 1440 non ne rimane che una alla metà del secolo XVI, indice di un decremento demografico, mentre il nucleo di Bossolasco sembra (a giudicare da questo indicatore) rafforzarsi ulteriormente [A.V.A., Archivio dei Vescovi, Atti di visite pastorali, n. 1312, Visita di mons. Marino, (aa. 1573-1580)]. Ma il declino di Bossolaschetto è evidente soprattutto dagli statuti del marchesato, redatti nel 1471. Della comunità di Bossolaschetto non si fa menzione alcuna, mentre i funzionamenti di quella di Bossolasco, sempre più formalizzata, sono attentamente regolati. Bossolaschetto sembra ormai ritornata a essere una semplice realtà insediativa, privo di proiezione istituzionale (se non quella, debole, imperniata sulla chiesa locale di Santa Maria Maddalena). Il regresso è ulteriormente confermato dalle vicende demografiche e dell’habitat dei secoli successivi [Vd. voce Assetto insediativo).
     I processi che interessano la nascita, lo sviluppo e il declino di Bossolaschetto mettono così in piena luce la complessa relazione tra dinamiche istituzionali e insediative, tra volontà signorile e impulsi della società contadina: un intreccio non semplice, ma da cui emerge chiaramente l’importanza delle scelte dei detentori del potere politico – nel caso specifico dei marchesi -- nella creazione e nella ridefinizione degli assetti territoriali, sia direttamente sia indirettamente, in particolare nella fase fino alla metà del Quattrocento, in cui la maglia amministrativa e giurisdizionale appare più fluida e soggetta a trasformazioni.