Novalesa

AutoriSaracco, Monica
Anno Compilazione2007
Anno RevisioneVersione provvisoria
Provincia
Torino
Area storica
Val di Susa
Abitanti
549 (Istat 2001).
Estensione
28,24 Kmq. (Istat 2001)
Confini
Venaus, Mompantero, Usseglio, Bessans (F), Lanslebourg-Mont-Cenis (F), Moncenisio
Frazioni
Da fonte Istat le frazioni sono Ronelle, S. Pietro (nucleo speciale identificabile con il convento), S. Rocco, S. Anna, Villaretto, Rocciamelone (area speciale: montagna disabitata); fonti comunali aggiungono Borghetto, S. Maria e Fraita (1500 m., montagna disabitata). Vedi mappa
Toponimo storico
Burgo Novalixii (1152; CIPOLLA, doc. 6, p. 251 ) Novalitium, Novalicium (sec. XVI, XVII)
Diocesi
Almeno dal secolo V il territorio di Novalesa dipende dalla diocesi di Moriana, passa a quella di Torino nel secolo IX quando la valle, dal Moncenisio fino al ponte Volonia di Avigliana, poiché era stata assegnata al Regno Italico dopo la conquista franca. Il vescovo di Moriana però non si diede per vinto e nei secoli successivi tentò ancora, inutilmente, di estendere il suo controllo sulla valle (un episodio, ad esempio, è del 1262; CASIRAGHI 1979; CASIRAGHI 2001). Novalesa, comunque, pur inserita nella diocesi di Torino, dipende da un punto di vista ecclesiastico dall'abbazia di Novalesa che nomina i parroci, garantisce la cura d'anime e assume le decime; sono del 1702 e del 1703, infatti, le suppliche della comunità di Novalesa all'abate commendatario dell'abbazia relativamente al pagamento delle decime (A.S.T., Corte, Abbazie, Novalesa, m. 63, f. 76; A.S.D.S., Fondo Parrocchia di Novalesa, F. 14, f. 152). L'unica visita pastorale del vescovo di Torino alle chiese della Val Cenischia è quella del 1594 da parte del vescovo Broglia che ne mette comunque in evidenza la dipendenza dall'abbazia (A.A.T., sez. VII, 1594, f. 490-498). La visita pastorale del 1771 è dell'abate commendatario di Novalesa. Nel 1772 viene eretta, non senza contestazioni da parte della diocesi di Moriana, la diocesi di Susa che comprende il territorio di Novalesa e che svolgerà nell'area una parte ben più attiva di quella svolta dalla diocesi di Torino. Le prime visite pastorali a Novalesa sono infatti del 1782 e proseguiranno ordinatamente per tutto l'Ottocento (A.S.D.S., 3 e, F. 70, f. 6; F. 71, f. 2, 3, 4, 9, 10). Pochi decenni dopo la nascita della diocesi, l'abbazia venne soppressa dal governo napoleonico e, quando fu ripristinata, non riuscì ad acquisire il ruolo sul territorio circostante che aveva in precedenza. Anche la diocesi di Susa fu soppressa in età napoleonica, dal 1803 al 1817, ma la cosa non ebbe particolari conseguenze sull'organizzazione ecclesiastica della valle (A.S.D.S, 3 e, F. 68, f. 2).
Pieve
La pieve di S. Maria di Susa aveva il controllo su tutte le chiese della valle, ma quella di Novalesa, essendo parte del territorio dell'abbazia, che gode di immunità ecclesiastica, non risulta da essa dipendente. Le chiese di Novalesa, come quelle degli altri paesi dell'isola giurisdizionale novalicense, esulano dalla rete pievana della diocesi di Torino e dipendono per amministrazione dei sacramenti e cura d'anime direttamente dall'abbazia. Non risulta infatti che la chiesa di Novalesa abbia mai pagato il cattedratico al vescovo di Torino mentre le decime del luogo erano raccolte dall'abate. (CASIRAGHI, 1979)
Altre Presenze Ecclesiastiche
Non sappiamo con precisione la data di fondazione della chiesa di S. Stefano, nel borgo centrale, ma compare per la prima volta in una conferma papale dei beni dell'abbazia del 1152 (CIPOLLA 1901, doc. 6, p. 251), inoltre il ricordo della festa di dedicazione della chiesa compare in una postilla, databile alla seconda metà del secolo XII, del manoscritto del Martyrologium Adonis in uso in quegli anni all'abbazia (CIPOLLA 1894). La chiesa di S. Stefano è parrocchiale nel 1594 secondo la visita pastorale Broglia, che nella stessa occasione visita anche la cappella campestre di S. Sebastiano (A.A.T., 7.1.9, Visita Broglia, ff. 494-497). S. Stefano viene consacrata nella seconda metà del secolo XVIII dal vescovo di Moriana Cardinale di Martiniana a dimostrare i ripetuti tentativi di spingere il controllo ecclesiastico di quella diocesi al di qua dei monti.
Numerose sono le cappelle sparse tra le varie borgate di cui si è conservata una documentazione: S. Antonio, nella borgata omonima (1598-1966; A.S.D.S., Fondo Parrocchia di Novalesa, F. 31, f. 480-484), S. Giacomo, fondata nel 1661 nella borgata Claretta (1661-1897; ibidem, F. 31, f. 485-488); S. Bernardo (1700, ibidem, F. 31, f. 486); S. Anna, nella borgata Scombe (1742- 1967; Ibidem, F. 31, f. 489-491); S. Rocco (1733- 1971; ibidem, F. 31, f. 492-495); Madonna Addolorata in regione Bourget (dal 1734, anno di fondazione, al 1966; ibidem, F. 31, f. 496-497); cappella votiva della Madonna del Rocciamelone (1930-1978; ibidem, F. 31, f. 506). Oltre alle precedenti sono attestate le cappelle della Consolata, della Visitazione, in borgata Traverse, S. Sebastiano, posta appena fuori dall'abitato secondo il catasto Rabbini (1859; A.S.T., Cam., Catasto Rabbini, n. 59), e S. Antonio da Padova (attestate nel 1782, 1825, 1840) quest'ultima si trova nella borgata Freita ed è stata fondata all'inizio del Settecento da Dionigi Ghiotto; la cappella S. Bernardo di Mentone nella regione delle ruine è attestata nel 1792 come appartenente alla comunità (A.S.D.S., 3 d, F. 62, f. 2; F. 64, f. 1,3, F. 66, f. 1). Il parroco era di nomina abbaziale e solo con la decadenza dell'abbazia le nomine diventarono vescovili. Oggi oltre alla parrocchia di S. Stefano ci sono le chiese di S. Antonio, S. Sebastiano, e la cappella della Madonna del Rocciamelone.
Molto numerose a Novalesa sono le compagnie e le confraternite. L'archivio della parrocchiale di S. Stefano attesta l'esistenza nel 1549 della Confraternita della Beata Maria Vergine, coeve dovevano essere anche la confraternita del SS. Sacramento, che possedeva la cappella di S. Giovanni Battista attigua alla chiesa parrocchiale (A.S.D.S., Fondo Parrocchia di Novalesa, fald. 29, fasc. 451), e quella dello Spirito Santo, che nel 1576 occupava una casa con cappella accanto alla casa canonicale (A.S.T., Corte, Abbazie, Novalesa, m. 49, f. 3, p. 485; attestata dal 1630 al 1825; A.S.D.S., Fondo Parrocchia S. Stefano di Novalesa, fald. 29, fasc. 453-454; ibidem, 3 d, F. 64, f. 1; A.c. Nov., Opere pie, F. 6, f. 11); mentre seicentesche sono le confraternite della Dottrina Cristiana (ibidem, F. 29, f. 452), della Pentecoste, dell'Assunzione (1693; A.C.Nov., Opere pie, F. 6, f. 11; F. 7, F. 6) e del SS. Rosario (attestata dal 1679 al 1903, A.S.D.S., Fondo Parrocchia di Novalesa, fald. 30, fasc. 455-456).
Del secolo XVIII sono la Confraternita del SS. Immacolato Cuore di Maria, fondata nel 1737 dall'abate di Novalesa Carlo Francesco Badia, e attestata fino al 1903 (A.S.D.S., Fondo Parrocchia di Novalesa, F. 30, f. 468-471), le compagnie dei Sette Dolori (fondata nel 1736), di S. Antonio abate (1782), del Corpus Domini (1773), del SS. Nome di Gesù (1774) e della Beata Vergine del Carmine, eretta dal primo vescovo di Susa, Ferraris (1797-1825, attestata ancora nel 1848; ibidem, F. 30, f. 468-471; F. 31, f. 472-476; ibidem, 3 d, F. 62,f. 2; F. 64, f. 1; F. 66, f. 1); la compagnia di S. Cecilia, formata dai cantori della parrocchia, è attestata nel 1825 e nel 1840 (A.S.D.S., 3 d, m. 64, f. 1, 3). La Congregazione di carità è attestata continuativamente dal 1738 al 1901 (A.C.Nov., Opere pie, F. 1, f. 1; F. 5, f. 3; F. 17; A.S.D.S., Fondo Congregazione di carità di Novalesa), la Compagnia della Beata Vergine Addolorata nel 1856-57 e la Pia Unione delle Figlie di Maria nel 1917 (A.S.D.S., Fondo Parrocchia di Novalesa, F. 31, f. 477-479). Nel 1753 risulta attivo un ospedale per il pellegrini fondato da Amedeo Enrico di Novalesa i cui amministratori erano nominati dal parroco con il consenso della comunità, nello stesso periodo è attestata un'Opera Pia del Sale che si occupava, appunto, della distribuzione del bene così prezioso tra gli strati più indigenti della comunità. (B.R.T., Descrizione della provincia di Susa, , Storia patria 854, f. 39-40). Negli anni Trenta del Novecento compare tra i beni comunali anche la cappella di S. Giacomo, nella località Claretta (C.L.U.C., Novalesa), che già era era di proprietà comunale nel 1859 (A.S.T., Cam., Catasto Rabbini, n. 59).
Assetto Insediativo
Nella Perequazione Generale del Piemonte (1698-1731) solo poche borgate sono registrate come “cantoni allodiali”, e quindi soggette a tassazione diretta da parte dell'autorità regia, ed erano Scombe (8 fuochi), Allari (6 fuochi), Rocca (8 fuochi) e Gonzeri (4 fuochi) (A.S.T., Cam., II Archiviazione, capo. 21, m. 161, f. 271r). La particolare situazione di Novalesa emerge ancora nella documentazione della Perequazione: alcune parti all'interno del territorio comunale, secondo le relazioni degli incaricati regi, non costituivano “corpo di comunità” con il resto del territorio (in particolare giornate 1302.63.9), si trattava certamente dei territori direttamente dipendenti dall'abbazia che, in quanto immuni, risultavano divisi dal controllo della comunità e quindi esclusi dal conto totale del territorio comunale tassabile (A.S.T., Cam., II Archiviazione, Capo 21, m. 16, f. 190r). Secondo la Relazione dell'Intendente della provincia di Susa nel 1753 l'abitato era composto da 131 fuochi per 680 anime (B.R.T., Descrizione della provincia di Susa, Storia patria 854, f. 3). Questa enorme differenza tra i fuochi registrati dai documenti della Perequazione e quelli annotati dall'Intendente di Susa pochi anni dopo (26 su 131) ci dà la misura del ruolo dell'abbazia all'interno della vita della comunità, non solo come autorità giurisdizionale ma anche come proprietaria di una quantità enorme di beni terrieri e immobili totalmente immuni dall'autorità del fisco regio.
Il catasto Rabbini del 1859-60 ci fornisce un'immagine completa della situazione insediativa di metà ottocento, che del resto non ha subito sostanziali modifiche rispetto al secolo precedente: l'abitato è prevalentemente di tipo accentrato, la maggior parte degli edifici è concentrata nel borgo centrale e le borgate sono in numero piuttosto esiguo rispetto invece all'assetto insediativo della comunità confinante di Venaus; ci sono poi poche case e cascine sparse, soprattutto nell'area più favorevole da un punto di vista morfologico. Verso il confine con Mompantero, a nord del rivo Grusiglione, ci sono le borgate Monio, Traverse e Pianbaciasse; tra i rivi Bar e Cenischia c'è il Convento (borgata S. Pietro), mentre verso il confine con Venaus ci sono le borgate Roccia, Claretta, S. Anna e Sandale, oltre alla cascine S. Rocco, piuttosto numerose; verso il confine con Ferrera c'è la borgata Freita (A.S.T., Cam., Catasto Rabbini, nn. 59-60). Se confrontiamo queste borgate con le poche registrate all'inizio del secolo XVIII nella Perequazione, osserviamo che solo la borgata Rocca/Roccia è sicuramente riconoscibile; non sappiamo se le altre tre abbiano cambiato nome o siano scomparse. Un confronto con la situazione attuale mostra che ben tre di quelle che a metà Ottocento erano Cascine oggi hanno assunto la dignità di frazioni, e sono S. Rocco, Borghetto e S. Maria, mentre la borgata Freita, verso Ferrera, oggi, pur essendo ancora considerata una borgata dalle autorità comunali, è comunque ormai disabitata.
Luoghi Scomparsi
Sono scomparse da metà Ottocento ad oggi le borgate Monio, Traverse e Pianbaciasse; mentre le borgate Roccia, Claretto e Sandale non devono essere totalmente scomparse come insediamento perché sulla stessa area sorgono oggi le frazioni di Villaretto e Ronelle.
Comunità, origine, funzionamento
Il 17 marzo 1279 l'abbazia di Breme, da cui Novalesa dipendeva, concesse al priore Amedeo e agli uomini di Novalesa e di Venaus di accordarsi su certe libertà da concedersi a quegli abitanti. A questo primo documento segue, il 2 agosto, la concessione vera e propria del priore alle comunità di Novalesa, di Venaus e a tutti gli uomini che abitano nella valle Cenischia. Le libertà riguardano successioni, doti e vendite, ma quello che più importa è che la comunità sembra già organizzata, con sindaci che la rappresentano e che trattano direttamente con l'autorità monastica (BOLLEA, 1933, doc. 216, p. 267; doc. 217, p. 268). Nei decenni successivi sembrano sorgere alcune controversie tra l'abate e le comunità sottoposte che rivendicavano i diritti loro concessi in precedenza e ne reclamavano di nuovi. Il 23 giugno 1326 la controversia tra il priore e le comunità di Novalesa, Venaus e Ferrera venne sanata da un sentenza di Edoardo di Savoia che concessee alle comunità il diritto di caccia e pesca nelle terre del monastero in cambio della manutenzione dei boschi (diritti confermati nel 1468; A.S.T., Corte, Abbazie, Novalesa, m. 31, f. 7). Il 23 maggio 1338 fu ricomposta una controversia tra l'abate e le comunità di Novalesa e Venaus che pretendevano, e riuscirono ad ottenere mediante il pagamento di una certa somma, il mantenimento delle loro franchigie e dei loro privilegi (A.S.T., Corte, Abbazie, Novalesa, m. 31, f. 2, 6). Nel 1424 la comunità, insieme alla città di Susa, ottenne la concessione di una fiera pubblica della durata di due giorni ( A.S.T., Camerale, Indice dei Feudi, vol. 330). Nel 1496 la comunità di Novalesa si oppose ai monaci per contestare l'obbligo imposto agli abitanti di essere seppelliti nel cimitero dell'abbazia (A.S.T., Corte, Abbazie, Novalesa, m. 12, f. 24). Nell'archivio comunale la più antica traccia dell'elezione di sindaci è del 3 gennaio 1524 (A.C.Nov., F. 54, f. 9). Le suppliche della comunità e la concessione di franchigie e privilegi da parte dell'abate si susseguono con un certa continuità per i secoli XVII e XVIII (A.C.Nov., F. 14, f. 1; F. 275, f. 5; A.S.T., Corte, Abbazie, Novalesa, m. 28, f. 10; m. 63, f. 137). In più occasioni la comunità compariva accanto al monastero come beneficiaria delle diverse investiture nelle quali gli vengono riconosciute immunità e privilegi precedenti, ad esempio nel 1569, nel 1636 e nel 1638 e poi ancora nel 1735 e nel 1738 (A.S.T., Corte, Abbazie, Novalesa, m. 63, f. 71; A.S.T., Camerale, Feudi, vol. 332); in un caso, nel 1582, la comunità appare come attore unico dell'investitura (A.S.T., Camerale, vol. 332). Nel 1655 la comunità trattò direttamente con l'autorità ducale per ottenere uno sconto sulle tasse a causa delle ripetute inondazioni del torrente Cenischia che, nel 1639, 1640, 1641 e 1654, avevano causato molti danni ai terreni agricoli della comunità; riuscì ad ottenere questo sconto per dieci anni che furono prorogati di altri dieci nel 1676 (A.S.T., Corte, Paesi per A e B, Novalesa, m.12, f. 3, 4). Come abbiamo visto, fin dalla sua costituzione in comunità, Novalesa è spesso associata, nelle relazioni con il monastero e con gli enti esterni, alle comunità di Venaus e Ferrera, tale legame non si è sempre protratto senza attriti: ad esempio nel 1715 la comunità di Venaus si rifiuta di pagare la propria parte nelle spese di riparazione della strada del Moncenisio da ripartirsi tra le tre comunità (A.C.Nov. F. 50, f. 13; A.C.Venaus, Cat. I, F. 9, f. 7). Nel Settecento le conferme dei privilegi, relative soprattutto all'esenzione dal pagamento del pedaggio e dei dazi sulle merci locali, derivano direttamente dall'autorità regia che nel 1735, nel 1738 e nel 1739 concede lettere patenti; quest'ultima in particolare specifica che l'esenzione dai pedaggi concessa alle comunità dipende dal fatto che queste devono occuparsi della manutenzione di strade e ponti tra Susa e Lanslebourg (A.S.T., Camerale, Patenti controllo finanze, Patenti 12.109; 13.163; A.S.T., Corte, Paesi per A e B, mazzo 12, f. 6); il controllo del passaggio sul Moncenisio è sempre stato importantissimo e le comunità erano in grado di trattare il loro ruolo così importante direttamente con le autorità superiori senza il controllo del monastero. La dipendenza dall'abate continuò, comunque, a non essere esente da conflitti: ad esempio nel 1760 la comunità di Novalesa, insieme a Ferrera e Venaus, muove una causa contro l'abbazia per la restituzione di alcune tasse pretese negli anni precedenti ingiustamente dal castellano dell'abate (A.S.T., Abbazie, Novalesa, m. 42, f. 97). Dopo l'età napoleonica l'abbazia, soppressa nel 1798 e ripristinata nel 1818, perse il suo ruolo giurisdizionale e la comunità ne approfittò per evitare anche i fitti legati allo sfruttamento dei terreni monastici: nel 1826 il monastero chiamò in causa le comunità di Novalesa, Venaus e Ferrera per il mancato pagamento dei fitti in contanti e in natura che queste avevano interrotto dal 1801, in piena dominazione napoleonica e l'anno successivo le comunità furono obbligate ad ottemperare a quei pagamenti (A.S.T., Abbazie, Novalesa, m. 42, f. 105; m. 29, f. 42; già nel 1817 ne aveva richiesto il pagamento; A.S.T., Corte, Abbazie, Novalesa, m. 29, f. 44).
Nel Seicento Novalesa aveva un suo palazzo comunale che ospitava la sala delle Congreghe, il corpo di guardia e la prigione; la casa comunale fu poi riparata nel 1783 (A.C.Nov., F. 237, f. 7).
Statuti
Non si conservano statuti. Esistono i bandi campestri del 25 aprile 1781 emessi dall'abate commendatario Pietro Antonio Lineo, signore di Novalesa, Venaus, Ferrera e Camerletto (A.S.T., Corte, Paesi per A e B, Ferrera, m.3, f. 1; ibidem, Abbazie, Novalesa, m. 12, f. 8; m.43, f. 7; m. 44, f. 34)
Catasti
Un registro della Perequazione Generale del Piemonte (1680-1711) ci informa che all'inizio del secolo XVIII era presente nell'archivio comunale un catasto con i rispettivi registri (A.S.T., II Archiviazione, Capo 21, m. 161, f. 263v). Una relazione dell'Intendente di Susa del 1827 riporta che nell'archivio comunale di Novalesa c'era un catasto, ma i registri delle mutazioni erano disordinati e incompleti (A.S.T., Corte, Paesi in genere e per province, Susa, m. 91, f. 28). Nell'archivio comunale, oltre a frammenti di un registro catastale del secolo XVI, esiste una serie di catasti che va dal 1652 al 1720, c'è poi un catasto dell'inizio del secolo XIX e registri di mutazioni catastali che vanno dal 1854 al 1863, chiude la serie un registro catastale del 1905 (A.C.Nov., F. 64-76). Novalesa compare nel catasto Rabbini del 1859-60 (A.S.T., Cam., Cat. Rabbini, n. 59-60).
Ordinati
Si conservano nell'archivio comunale gli ordinati dal 1664 in una serie continuativa (A.C.Nov., F. 14-22); altri ordinati conservati in sedi diverse: 12 luglio 1784, 17 gennaio 1785 (A.S.T., Corte, Abbazie, Novalesa, m.63, f. 109; m. 44, f. 35)
Dipendenze nel Medioevo
Già il testamento di Abbone, il fondatore di Novalesa, nel secolo VIII garantiva all'abbazia un patrimonio compatto in val Cenischia, anche se prima del secolo X non possiamo pensare che l'abate esercitasse una signoria territoriale. Solo con il ritorno dei monaci a Novalesa alla fine del secolo X questi poterono costruire, lentamente, una solida base signorile intorno all'abbazia che si protrarrà ininterrotta nei secoli (si veda ad esempio le conferma dell'immunità per tutte le terre abbaziali del 1014 e la donazione adelaidina del 1078; CIPOLLA, doc. 58, p. 134; doc. 69, p. 168). La salda giurisdizione locale che Novalesa perfezionò nel secolo XIII coesisteva con il principato sabaudo che ne garantiva il riconoscimento formale (SERGI 2004). La comunità di Novalesa dipende ininterrottamente dall'abbazia, che si premura di ottenere conferme dei suoi diritti feudali e dei suoi numerosi beni della zona da parte dei conti e poi dai duchi sabaudi fin dai primi secoli della sua esistenza. Anche la giurisdizione penale apparteneva all'abate, che gli venne riconfermata, ad esempio nel 1277 per tutti i suoi territori dal giudice della valle di Susa (CHIAUDANO 1927, doc. 14, p. 96).
Feudo
Il controllo dell'abbazia sul territorio della comunità resta stabile fino alla fine del Settecento. L'immunità, ancora confermata dall'autorità papale nel 1672, concedeva all'abbazia il pieno controllo temporale e spirituale sui territori che le appartenevano (A.S.T., Corte, Abbazie, Novalesa, m. 15, f. 1); tale dipendenza permise alla comunità di mantenere una serie di esenzioni dal pagamento dei pedaggi. Anche l'amministrazione della giustizia, come abbiamo visto, continuava a spettare all'abbazia e si conservano sia alcuni registri cinquecenteschi che raccolgono le cause civili e criminali relative al territorio controllato dall'abate (1591-1592; 1593-1595; A.S.T, Corte, Abbazie, Novalesa, m. 55, f. 2,3), sia la nomina del giudice per tutti i territori dipendenti dall'abbazia fatta dall'abate commendatario Provana nel 1665 (A.S.T., Corte, Abbazie, Novalesa, m. 44, f. 13). La documentazione mostra in più occasioni la comunità nell'atto di prestare giuramento di fedeltà al priore, e poi all'abate novalicense, riconoscendone la giurisdizione: ad esempio nel 1322, nel 1520, nel 1558, nel 1576 e nel 1601 (A.S.T., Corte, Abbazie, Novalesa, m. 5, f. 21; m. 13, f. 15; m. 44, f. 3; m. 49, f. 3, p. 485; A.C.Nov., F. 275, f. 1). La dipendenza feudale di Novalesa dal monastero è ricordata ancora nel 1753 dal Manno (MANNO 1845). Il controllo abbaziale era esercitato da un castellano di nomina abbaziale che gestiva la giurisdizione sul territorio: ad esempio nel 1346 era Guglielmo de Montebello, nel 1365 era Giovanni di Giaglione (A.S.T., Corte, Abbazie, Novalesa, m. m.6, f. 3, 27). Il controllo esercitato dal castellano abbaziale doveva essere piuttosto opprimente se la comunità riuscì ad ottenere dall'abate Carlo Provana il privilegio che la carica non venisse occupata almeno dal 1520 al 1527 (A.S.T., Corte, Abbazie, Novalesa, m. 28, f. 1). La gestione della giurisdizione non è differente anche molti secolo dopo: nel 1775 ad esempio, l'abate Antonio Sineo nominò castellano Chiaffredo Maineri per i territori di Novalesa, Venaus e Ferrera (A.S.T., Corte, Abbazie, Novalesa, m. 29, f. 28).
La dipendenza da Novalesa non è senza attriti: ad esempio nel 1693 e poi ancora nel 1725 i monaci contestarono alla comunità lo sfruttamento del bosco di S. Pietro, sfruttamento questo che i membri della comunità sostenevano fosse stato concesso nei tempi antichi; inoltre, a giudicare dal protrarsi delle liti, probabilmente non intendevano rinunciarvi (A.C.Nov., F. 50, f. 9,18). Alla fine del Settecento, in particolare il 4 giugno 1782, il 25 giugno e il 28 luglio1789 e il 3 luglio 1792, la comunità di Novalesa ottenne ben quattro lettere patenti che la affrancavano da alcuni diritti feudali, segno che la ribellione rispetto al potere del monastero era iniziata ben prima dell'età napoleonica (A.S.T., Cam., Patenti controllo finanze, patenti 61, 171; 78, 2; 78, 57; 89, 33).
Con l'invasione napoleonica, nel 1798, l'abbazia fu soppressa e le comunità rientrarono nella normale amministrazione statale cessando di essere un'isola giurisdizionale. I beni dell'abbazia soppressa furono venduti dal nuovo governo francese (A.S.T., Corte, Abbazie, Novalesa, m. 28, f. 14) e quello che ne restava nei territori di Novalesa e Venaus fu concesso dalla Repubblica francese, nel 1802, al nuovo ospizio del Moncenisio per completare la sua dotazione. Nel 1816 tutti questi beni furono restituiti all'abbazia e l'ospizio fu riformato come casa religiosa benedettina dipendente da Novalesa (A.S.T., Corte, Abbazie, Novalesa, m. 43, f. 10, 11). Anche dopo il ripopolamento dell'abbazia, nel 1818, questa non raggiunse più il ruolo egemone che aveva in precedenza, nonostante i suoi tentativi; ad esempio nel 1827 il monastero rivendicò il pagamento di diritti feudali che gli erano dovuti dalla comunità prima della soppressione napoleonica (A.C.Nov., F. 275, f. 16)
Mutamenti di distrettuazione
Nella prima metà del secolo X la valle di Susa e la val Cenischia sono inquadrate nella marca d'Ivrea, subito dopo diventano parte della marca di Torino. Al disfacimento di quest'ultima, alla fine del secolo XI, sono i conti di Savoia ad ottenere progressivamente il controllo sulla valle di Susa. Il loro sistema amministrativo, già operante dal secolo XIII, si basava sui castellani e sui balivi, loro superiori gerarchici, che gestivano la giurisdizione su porzioni abbastanza limitate del territorio.
     L'area di Novalesa tecnicamente dipendeva dal castellano di Susa, ma si trattava di un'isola giurisdizionale e dunque non ne subiva il controllo. Almeno dal Settecento Novalesa apparteneva alla Divisione di Torino, Provincia di Susa, Mandamento di Susa. In età napoleonica, con l'annessione del Piemonte alla Francia, l'area entrò a far parte del Dipartimento dell'Eridano, con sede a Torino (A.S,T., Abbazie, Novalesa, m. 43, f. 8).La Provincia di Susa scomparve come unità amministrativa nel 1859 e Susa divenne sede di sottoprefettura e capoluogo di circondario (CORINO,DEZZANI 1986); Appena dopo l'unità d'Italia Novalesa apparteneva alla Provincia di Torino, al Circondario e al Mandamento di Susa (Dizionario, 1861; CASTIGLIONI, Circoscrizioni 1874; CORINO, DEZZANI 1986). Il Circondario di Susa venne poi abolito nel 1926. In anni recenti Novalesa ha aderito alla Comunità Montana della Bassa Valle di Susa e Val Cenischia, quindi alla Comunità Montana Valle Susa e Val Sangone.
Mutamenti Territoriali
Nonostante le numerose liti territoriali che hanno riguardato Novalesa nei secoli, non sembra che queste abbiano mutato sensibilmente l'articolazione del territorio che è sempre stato piuttosto compatto. Numerose sono state le controversie con Venaus per il possesso di aree di confine, altre hanno riguardato il confine con Mompantero, mentre solo una lite cinquecentesca ha opposto Novalesa a Ferrera. Infatti le aree tra Novalesa e Venaus e Novalesa e Mompantero sono anche quelle dove più numeroso è l'insediamento e la presenza di borgate e che quindi risultavano più interessante per la comunità dal punto di vista economico.
Comunanze
I beni comuni di Novalesa compaiono nella documentazione nel secolo XVI e constavano di boschi e alpeggi che gli abitanti potevano sfruttare per il pascolo e la raccolta di legna.
Il controllo sui beni comuni sembra abbastanza attento: nel 1570 la comunità concesse vari beni comuni a dei singoli in cambio di denaro, nel 1668 la comunità difese diritti di passaggio su una via di proprietà comune usurpati dai coniugi Caffo e molte altre sono le proteste di Novalesa per supposte usurpazioni (A.C.Nov., F. 55, f. 19; F. 48, f. 15; F. 53, f. 10). I beni comuni di Novalesa si estendevano anche al di là dei confini del territorio comunale: nel 1721 la Perequazione Generale del Piemonte riporta la presenza di 140 giornate di terreno comune poste tra i territori comunali di Venaus e Mompantero sulle quali anche Novalesa reclamava dei diritti; in seguito a una controversia tra le due comunità, l'Intendente di Susa nel 1711 aveva assegnato ad ognuna di loro metà di quei terreni; in seguito era però nata una controversia tra Novalesa e Venaus da una parte e Mompantero dall'altra poiché le prime sostenevano che il terreno era originariamente comune e sfruttabile da parte di tutte e tre le comunità e non solo dalle due confinanti, sul territorio delle quali quelle giornate si estendevano (A.S.T., Cam., II Archiviazione,Capo 21, m. 83, f. 66-67). Sembra dunque che vi fossero beni comuni a più comunità, sia quelle sui cui territori tali beni si trovavano, sia quelle più lontane; certamente l'origine di tale situazione anomala è da ricercarsi nella particolare condizione di sudditanza di tutte le comunità in questione dall'abbazia di Novalesa che esercitava la sua giurisdizione su quel territorio e contestualmente possedeva notevoli estensioni di terreno, variamente distribuite, che concedeva in enfiteusi agli abitanti. Proprio i beni in questione, infatti, sono designati dal compilatore dei registri come beni immuni antichi, cosa che dimostra una originaria appartenenza di quelle giornate di terreno al patrimonio dell'abbazia.
Per il secolo XIX si è conservata una descrizione completa di tutti i beni comunali di Novalesa con planimetria e un regolamento per il loro utilizzo (A.C.Nov., F. 55, f. 31, 33; F. 57, f. 1; F. 58, f. 10). Nel 1935 i beni comunali erano ettari 1120.46.88, composti, in ordine decrescente, da pascolo, bosco, incolto, seminativo, prato, vigneto e castagneto; su parte di tali beni i cittadini avevano diritto di erbatico e stramatico; nel 1940 si dispose la vendita di ettari 7.03.68, vendita ultimata l'anno successivo. (C.L.U.C., Novalesa)
Liti Territoriali
Nel 1505 Novalesa e Ferrera sono in lite per il possesso di una montagna nell'area del passo del Moncenisio (A.S.T., Corte, Abbazie, Novalesa, m. 33, f. 7), solo nel 1531 le due comunità giungono a una transazione per la determinazione dei rispettivi territori (A.S.T., Corte, Abbazie, Novalesa, m. 13, f. 21). Nel 1556 è Venaus ad essere in lite con Novalesa per la ridefinizione dei territori comunali nella regione Allamandi (A.S.T., Corte, Abbazie, Novalesa, m. 14, f. 1). Nel 1585 la comunità di Ferrera protesta contro la comunità di Novalesa responsabile di aver tagliato degli alberi sui suoi beni comuni, protesta a cui Novalesa risponde affermando diritti preesistenti (A.C.Nov., F. 44, f. 4-5). Nel 1606 Novalesa agisce contro gli uomini di Mompantero che turbano il possesso di un pascolo in regione Traverse (A.C.Nov., F. 45, f. 2). Tra il 1604 e il 1610 Novalesa e Venaus sono in contrasto con le comunità di Mompantero e Susa per i confini del territorio comunale (A.C.Susa, F. 81, f. 4); questi ultimi reclamano diritto di bosco e pascolo sulla regione tra il rivo Grusiglione e il monte verso Mompantero, che però sarebbe parte del territorio di Novalesa; Venaus interviene in un secondo momento nella causa reclamando diritti sulla medesima regione (A.C.Susa, F. 81, f. 4). Tra gli anni 1610-1615 la lite territoriale si prolunga con la comunità di Venaus per la ridefinizione dei confini territoriali relativamente alla regione detta del Faetto (sempre tra Mompantero e il Grusiglione) che termina nel 1611 negando a Venaus qualsiasi diritto su quei luoghi, la comunità però ricorre ancora in appello negli anni successivi per la medesima area (A.C.Nov., F. 45, f. 4; A.C.Venaus, Cat. I, F. 9, f. 1; A.S.T., Corte, Abbazie, Novalesa, m. 38, n. 53; m. 14, f. 27). Nel 1626 le comunità di Novalesa e Venaus devono pagare alla comunità di Giaglione una considerevole somma di denaro, evidentemente per la risoluzione di una lite di cui non possediamo informazioni (A.S.T., Camerale, Reg. Sentenze, 1620 in 1626, f. 282). Nella prima metà dl secolo XVIII in occasione della Perequazione Generale del Piemonte risulta un contenzioso tra i comuni di Novalesa e Venaus per 406,44 giornate di territorio, che infine vengono attribuite a Novalesa anche se tra la documentazione manca la relazione precisa della controversia (A.S.T., Cam., II Archiviazione, Capo 21, m. 101). Risale all'inizio del secolo XVIII anche la lite tra Venaus e Mompantero per le 140 giornate di terreno comune di cui abbiamo parlato sopra (vedi Comunanze), a cui segue, sempre per lo stesso territorio l'inserimento nella controversia di Novalesa che reclama la sua parte di terreno precedentemente comune alle tre comunità. Nel 1722 Venaus si oppone a Ferrera e Novalesa per il controllo di un sentiero che correva lungo il torrente Cenischia: sulla riva sinistra correva la strada reale che era però sottoposta a frequenti frane, per questo il controllo sul sentiero alternativo era così importante (A.S.T., Cam., I Archiviazione, Ponti e strade, m. 1, f. 9).
Fonti
A.A.T. (Archivio Arcivescovile di Torino).
A.A.T., sez. VII, 1594, ff. 490-498
A.C.N. (Archivio Storico del Comune di Novalesa).
Nel 1825 l'archivio comunale di Novalesa non  in ordine, con  la sequenza delle carte  poco regolare. Allo stato attuale, è ordinato e particolarmente ricco; copre un arco temporale che va dal secolo XVI ad oggi.
A.C.N., Ordinati, F. 14-2.
A.C.N., Atti di lite, f. 44-.
A.C.N., Usi civici, F. 57-58.
A.C.N., Catasti, F. 64-82.
A.C.N., Opere pie, F. 1-17
A.C.S. (Archivio Storico del Comune di Susa).
A.C.S., Cat. I, F. 81, f. 4.
A.C.S., Cat. I, f. 83, f. 5.
A.C.S., Cat. I, F. 99, f. 4, 5.
A.C.S., Cat. I, F. 104, f. 10.
A.C.S., Cat. V, F. 876, f. 2.
A.D.S. (Archives départementales de la Savoie). Vedi inventario.
A.D.S., IR 504, Sous-série 2E ou E additions, articles 1 à 277, Titres de familles, fiefs, communes, confréries, corporations, acquis, donnés ou versés de 1887 à 1940 environ, Novalaise - Relevé des registres paroissiaux1785-1790 – 144. Vedi inventario.
A.P.N. (Archivio Parrocchiale di Novalesa). Vedi inventario.
A.S,T, (Archivio di Stato di Torino).
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche segrete, Borgonio B 1 Nero, Mazzo 1, "CARTA COROGRAFICA / DEGLI / Stati di S.M. il Re di SARDEGNA / data in luce / dall'Ingegnere / BORGONIO / nel 1683 / corretta ed accresciuta / nell'anno 1772". Borgonio (Ingegnere) [Stagnon 1772] Carta corografica degli Stati di terraferma di S.M. il Re di Sardegna. Copie 2 una in fol. 17, compresa la tabella di riunione; colla divisione per governi e la seconda composta di fol. 16 colla divisione della Provincia ed un'altra copia in 4 fol. (Manca la copia composta di fogli 16). (Note: Sul verso: "Carta III. / continente il Marchesato di Susa, il Contado di / Nizza, e le Provincie di Pinerolo, e Cuneo, con la maggior / parte di quella di Torino, piccola parte delle rispettive / Provincie di Moriena, Ivrea, Alba, Mondovì, e / Principato d'Oneglia, con le Frontiere di Francia / e parte della Provenza, il Principato di Monaco, e / piccola parte del Genovesato". L'originale seicentesco dal titolo "Carta generale de' Stati di Sua Altezza Reale" fu disegnato da Tommaso Borgonio ed inciso da Giovanni Maria Belgrano. Per l'edizione settecentesca qui conservata vennero aggiunti alcuni fogli raffiguranti i paesi di nuovo acquisto incisi da Stagnone su disegni di Castellino, Galletti e Boasso e vennero anche apportate alcune modifiche ai fogli disegnati dal Borgonio. Cfr. anche Carte Topografiche per A e B, PIEMONTE, n. 23 e Carte Topografiche Segrete, BORGONIO B 5 nero), Foglio 3, 1772, . Vedi mappa.
A.S.T., Corte, Paesi in genere e per province, Susa, Mazzo  91, f. 18, 27, 28.
A.S.T., Corte, Paesi per A e B, Novalesa, m. 12.
A.S.T., Corte, Abbazie, Novalesa, m. 5, f. 21. Documenti vari sec. XIV.
A.S.T., Corte, Abbazie, Novalesa, m. 6, f. 3-27. Documenti vari sec. XIV.
A.S.T., Corte, Abbazie, Novalesa, m. 12, f. 24. Atti di lite sec. XV.
A.S.T., Corte, Abbazie, Novalesa, m. 13, f. 1-35. Documenti vari sec. XVI.
A.S.T., Corte, Abbazie, Novalesa, m. 14, f. 1-37. Atti di lite.
A.S.T., Corte, Abbazie, Novalesa, m. 15, f. 1-17.Documenti vari sec. XVII-XVIII.
A.S.T., Corte, Abbazie, Novalesa, m. 16, f. 1. Atti di lite sec. XVIII.
A.S.T., Corte, Abbazie, Novalesa, m. 18, f. 1, Registro dei consegnamenti, 1433-1436.
A.S.T., Corte, Abbazie, Novalesa, m. 21, f. 1, Registro dei consegnamenti, 1455-1456.
A.S.T., Corte, Abbazie, Novalesa, m. 23, f. 2, 3, Registro dei consegnamenti, 1495, 1494-1495.
A.S.T., Corte, Abbazie, Novalesa, m. 22, f. 1, Registro dei consegnamenti, 1513.
A.S.T., Corte, Abbazie, Novalesa, m. 28, f. 1, 3, 10, 11, 14. Documenti vari sec. XVI-XIX.
A.S.T., Corte, Abbazie, Novalesa, m. 29, f. 19-53. Documenti vari sec. XV-XIX.
A.S.T., Corte, Abbazie, Novalesa, m. 31, f. 2, 6, 7. Franchigie e privilegi.
A.S.T., Corte, Abbazie, Novalesa, m. 32, f. 19, 20, 22. Documenti vari sec. XVII.
A.S.T., Corte, Abbazie, Novalesa, m. 33, f. 1, 7. Atti di lite.
A.S.T., Corte, Abbazie, Novalesa, m. 36, f. 41, Atti di lite.
A.S.T., Corte, Abbazie, Novalesa, m. 38, f. 53; Atti di lite.
A.S.T., Corte, Abbazie, Novalesa, m. 41, f. 89, Atti di lite.
A.S.T., Corte, Abbazie, Novalesa, m. 42, f. 97, 105; Atti di lite.
A.S.T., Corte, Abbazie, Novalesa, m. 43, f. 7, 8, 10, 11; Bandi campestri; documenti di età napoleonica.
A.S.T., Corte, Abbazie, Novalesa, m. 44, f. 3, 13, 34, 35, 39; Documenti vari 1558-1781.
A.S.T., Corte, Abbazie, Novalesa, m. 49, f. 3, Registro dei consegnamenti 1575-1578.
A.S.T., Corte, Abbazie, Novalesa, m. 55, f. 1, Registro delle cause civili e criminali 1593-1595.
A.S.T., Corte, Abbazie, Novalesa, m. 60, n. 3, 4, 5, Registro dei consegnamenti 1736-1743; 1773-1775; 1773-1779.
A.S.T., Corte, Abbazie, Novalesa, m. 63, f. 58, Relazione di vendita di beni “nazionali” sul territorio di Novalesa e Venaus 1800.
A.S.T, Camerale, Catasto Rabbini, mappe 59, 60; matrice e sommarione 35.
A.S.T., Camerale, II Archiviazione, capo 21, m. 16, 83, 101, 161.
A.S.T., Camerale, II Archiviazione, Patenti controllo finanze1300-1717; 1717-1800.
A.S.T., Camerale, Indice dei Feudi, vol. 329, 330, 331.
A.S.T, Camerale, Consegnamenti, vol. 249, f.284.
A.S.T., Corte, Abbazie, Novalesa, m. 69, Registri delle cause della curia di Novalesa 1551-1556.
A.V.S. (Archivio Storico Diocesano di Susa).
A.V.S., Fondo Parrocchia S. Stefano di Novalesa, 1574-1997. Vedi inventario.
A,V.S., Fondo della Confraternita del SS. Sacramento di Novalesa 1597-1990.
A,V.S.,  Fondo della Congregazione di Carità di Novalesa 1738-1838.
A,V.S.,  3 d, F. 62, f. 2; Stati delle parrocchie, 1771-1782.
A,V.S., 3 d, F. 63, f. 1; Stati delle parrocchie,1782.
A,V.S.,  3 d, F. 64, f.1, 3; Stati delle parrocchie, 1825, 1840, .
A,V.S.,  3 d, F. 65, f.1; Stati delle parrocchie, 1840, 1843.
A,V.S.,  3 d, F. 66, f.1; Stati delle parrocchie, 1846-1848.
A,V.S., 3e, F. 70, f. 6, Visita pastorale Ferraris, 1782.
A,V.S., 3e, F. 71, f. 2, 3, 4, Visite pastorali, 1825, 1825-1826.
A,V.S., 3 e, F. 71, f. 9, 10,Visite pastorali Forzani, 1841-1843, 1843.
B.R.T. (Biblioteca Reale di Torino).
B.R.T., Storia patria 854, Descrizione della provincia di Susa.
Bibliografia
Esiste scarsa bibliografia sul comune di Novalesa, mentre gli studi relativi all'abbazia sono numerosissimi; questi ultimi però, in gran parte, non riguardano direttamente la storia della comunità, per questo, di seguito riportiamo solo le ricerche più specifiche e i testi che sono stati usati per la compilazione della scheda.
 
L. CARANDINI, Il grande valico, Novara 1964 (rist. an. Arignano 1994)
Cartario dell'abbazia di Breme, a cura di L.C. BOLLEA, Torino 1933 (BSSS CXXVII)
G. CASALIS, Dizionario geografico, storico, statistico, commerciale degli stati di S.M. Il re di Sardegna, Torino 1833-1856, vol. XII.
G. CASIRAGHI, La diocesi di Torino nel medioevo, BSS CLXXXXVI, 1979
G. CASIRAGHI, L'organizzazione ecclesiastica nelle valli di Susa e di Moriana dall'VIII al X secolo, in “BSBS” XCIX (2001), pp. 363-379.
P. CASTIGLIONI, Circoscrizioni e dizionario dei comuni del Regno d'Italia (secondo censimento 1871-72), Roma 1874
M. CHIAUDANO, Le curie sabaude nel secolo XIII, BSSS 53/2, 1927,
C. CIPOLLA, Appunti dal codice novalicense del Martyrologium Adonis, in ID., Ricerche sull'antica biblioteca del monastero del monastero della Novalesa, Torino 1894, pp. 21-58.
G. LUNARDI, N. BARTOLOMASI, G. POPOLLA, L'abbazia di Novalesa (726-1996), Pinerolo 1998
G. LUNARDI, I rapporti tra l'abbazia e il borgo di Novalesa (726-1856), in Novalesa cit., pp. 51-71
A. MANNO, Dizionario feudale degli antichi stati continentali della monarchia di Savoia (1720-1797), Firenze 1845
Monumenta Novaliciensia vetustiora , a cura di C. CIPOLLA, I, Roma 1901 (Fonti per la Storia d'Italia XXII)
Novalesa. Una storia tra fede e arte (Atti del Convegno, Novalesa 21 agosto 1999), S. Ambrogio 2000
G. SERGI, Novalesa fra storia e storiografia, in Novalesa. Nuove luci all'abbazia, a cura di M.G. Cerri, Milano 2004, pp. 21-33.
Una strada per il Moncenisio da Amedeo II di Savoia a Napoleone I Bonaparte, P.G. CORINO, L. DEZZANI, Susa 1986.
Descrizione Comune
Novalesa
 
La forma del territorio di Novalesa, come abbiamo visto, resta piuttosto stabile nel tempo. Le liti territoriali con i comuni confinanti sono state numerose e la comunità ha sempre difeso i suoi interessi con grande forza, anche di fronte all'autorità superiore dell'abbazia. Notevole è il caso delle giornate di terreno comune sfruttato dalle tre comunità di Novalesa, Venaus e Mompantero ma che si trovavano sul confine tra le ultime due; sembra dunque che Novalesa possedesse segmenti di beni comuni al di fuori dai propri confini comunali e questo proprio grazie alla sua condizione particolare di sudditanza dalla grande abbazia che, se ha esercitato il suo potere in modo piuttosto gravoso, ha dato, grazie alle sue antiche immunità, possibilità non comuni nello sfruttamento dei beni agli uomini che abitavano il suo territorio.
Se da un lato il controllo abbaziale sembra saldo e incontrastato fin dal secolo XIII, dall'altro, nei secoli successivi, più volte emergono tentativi di aggirarlo per affermare i diritti della comunità.
L'abbazia agisce più volte per difendere i suoi beni minacciati dai tentativi dei singoli o delle comunità di appropriarsene. Ne è un esempio la ricognizione e la misura dei beni dei beni fatta nel 1716 appositamente per difendersi dagli usurpatori (A.S.T., Corte, Abbazie, Novalesa, m. 15, f. 8);
Le comunità sottoposte, dal canto loro, sono interlocutrici attente ed esigenti, a metà del secolo XVIII rivolgono una supplica direttamente all'abate per lamentare gli abusi dei monaci cistercensi, sostituitesi ai benedettini (A.S.T., Corte, Abbazie, Novalesa, m. 14, f. 34).
La presenza del valico ha segnato fortemente tutte le vicende e il carattere di Novalesa, i cui abitanti hanno sempre tratto grande vantaggio dal loro ruolo di guide per i numerosi viaggiatori che lungo i secoli hanno affrontato il passo. A metà del secolo XVIII gli abitanti di Novalesa erano impiegati principalmente nella produzione di formaggio e nella professione di guida o portantino per il passaggio del Moncenisio (A.S.T., Corte, Paesi in genere e per province, Susa, m. 91, f. 18; B.R.T., Descrizione della provincia di Susa, Storia patria 854, f. 52). Era proprio a Novalesa infatti che si smontavano le carrozze e si attrezzavano viaggiatori e merci per il difficile passaggio, questo permise un grande sviluppo soprattutto a partire dal secolo XVI, mentre prima del secolo XVI era Ferrera ad avere un ruolo cruciale per i viaggiatori (CARANDINI 1994); a Novalesa i viaggiatori pernottavano, prendevano accordi con i portatori, i marrons, pagavano i pedaggi e assistevano allo smontaggio e al rimontaggio delle carrozze, inoltre i direttori di passaggio si trovavano proprio a Lanslebourg e a Novalesa (A.S.T., Corte, Paesi per A e B, Susa, m. 7, f. 2). Il governo centrale ha sempre mostrato grande interesse per il valico: più volte è intervenuto per assicurare che la manutenzione della strada e dei ponti fosse assidua e precisa(1663, A.S.T., Corte, Abbazie, Novalesa, m. 32, f. 22). Nel secolo XVIII la gestione del passaggio del Moncenisio e il sistema dei portatori fu regolato da rigide disposizioni. Con la strada napoleonica (già in uso nel 1805), che correva dalla Gran Croce a Giaglione, Molaretto e Bar evitando Venaus, Novalesa e Ferrera, la comunità perse il suo ruolo chiave e l'economia locale ne fu molto danneggiata.
Nel secolo XIX ormai Novalesa si era liberata dalla pesante influenza del monastero e gli attriti precedenti diventarono palesi: il rivolgimento dell'età napoleonica ha permesso alla comunità di ottenere l'indipendenza e di approfittare in modo piuttosto disinvolto dei beni monastici, al loro ritorno, nel 1818, i monaci trovarono una situazione molto più difficile. Ne è un chiaro esempio la questione che oppone nel 1836 monaci e comunità per l'utilizzo, il possesso e la manutenzione di una strada e di un ponte che collegavano la via comunale al monastero. Quest'ultima era stata costruita dal comune nel 1779 su terreni monastici ma con l'abbandono del monastero in età napoleonica anche la strada si era deteriorata. Nel 1818, al loro ritorno, i monaci la risistemarono a proprie spese ma pretesero un risarcimento dal comune. La lite si concluse con la cessione della strada al monastero che in cambio non avrebbe dovuto pretendere denaro per costruzione e manutenzione della stessa. A questo punto però sorse un'altra contesa perché il monastero negò il passaggio su quella strada agli abitanti di Novalesa mentre questi, pur avendo rinunciato ai loro diritti, lo pretendevano (A.S.T., Corte, Paesi per A e B, Novalesa, m.12, f. 11; A.S.T., Corte, Abbazie, Novalesa, m. 29, f. 46; la responsabilità del monastero sulla manutenzione della strada è deliberata dal consiglio comunale di Novalesa il 21 marzo 1824; A.S.T., Corte, Abbazie, Novalesa, m. 29, f. 41). Non è chiaro come la questione si sia conclusa ma emerge in modo palese che la connessione tra il monastero e la comunità, durata secoli, era irrimediabilmente conclusa e per la comunità era iniziata una nuova fase di autonomia ed emancipazione.