Albaretto della Torre

AutoriOlivieri, Antonio
Anno Compilazione1996
Anno Revisione2015
Provincia
Cuneo.
Area storica
Alta Langa.
Abitanti
278 (ISTAT 1991).
Estensione
4,35 kmq (ISTAT 1991).
Confini
A nord Rodello e Lequio Berna, a est Arguello, a sud Cerretto Langhe, a ovest Sinio.
Frazioni
Lesme, Sant’Antonino, Tre Cunei («località abitate» per comune diverse dal capoluogo secondo il censimento del 1991). Vedi mappa.
Toponimo storico
E' sufficiente citare le attestazioni di Albaretum (1071) e di Alberetus (1324). Il determinante «della Torre» venne aggiunto con R.D. 4 dicembre 1862 [Manno 1884-1934, vol. II]. "Arboretum Albensium Pompejanorum" [Casalis 1833, p. 132].
Diocesi
Alba (dal medioevo senza interruzione sino al riassetto circoscrizionale diocesano del 1817, cui fu data occasione dalla creazione della diocesi di Cuneo).
Pieve
Non individuata.
Altre Presenze Ecclesiastiche
La chiesa parrocchiale, già arcipretura (o prevostura), è intitolata a Sant’Antonino e si trova nell’abitato, dove è presente anche l’oratorio di una confraternita dedicato alla Concezione della vergine Maria (forse la chiesa dei Disciplinati citata in un documento del 1688 [Statuti del marchesato di Bossolasco 1704, p. 100]). Anche il cimitero è dentro il paese. Due cappelle rurali sono intitolate rispettivamente a Sant’Antonino e a San Berardo (Casalis 1833, pp. 132-133). Un documento del 1730, che si riferisce al solo abitato principale, cita le cappelle di S. Bartolomeo (in «ruatta» Aramo prima), dell’Annunziata (in «ruatta» Aramo seconda), di S. Anna («ruatta» del Coletto), di S. Chiaffredo («ruatta» de Gavieni), e una cappella di cui non viene indicato il titolo («ruatta» di Sertemorello). La chiesa parrocchiale e il cimitero risultano situati nel documento in «ruatta» di Sertemorello (AST, Camera dei Conti, II archiviazione, capo 21, Perequazione generale del Piemonte, n. 14).
Assetto Insediativo
Sebbene oggi il centro di Albaretto sia arroccato in cima ad una collina, vi sono tracce di un possibile precedente insediamento più a valle presso la località denominata di Sant'Antonio lungo la strada che conduce verso occidente (verso Sinio) e dove era ubicata la chiesa campestre omonima della attuale parrocchiale.
Nel corso dell'Ottocento erano presenti due nuclei insediativi accanto al centro del comune: Borine (a nord) e Lesme (a sud); tuttavia una di queste frazioni venne in seguito staccata dall'attuale territorio comunale (si veda Mutamenti territoriali).
Luoghi Scomparsi
Non individuati.
Comunità, origine, funzionamento
La prima attestazione che conosca della comunità di Albaretto nella sua dimensione politica e istituzionale è quella delle «Conventiones inter Iacobum Carrettoni marchionem Savonae et dominum Bozolasci et Albaretti, et inter communitatem et homines Albarelli» stipulate nel 1340 (cfr. il lemma ‘Statuti’): da esse risulta che il marchese si impegnò a rispettare i buoni usi e le consuetudini della comunità che si osservavano al tempo del marchese Enrico del Carretto. L’organizzazione politica del villaggio va quindi anticipata, ma non si saprebbe dire di preciso a quando, data la frequenza del prenome Enrico nella stirpe dei del Carretto. È certo tuttavia che non bisogna risalire oltre la fine del secolo XII.
Statuti
Conventiones inter Iacobum Carrettum marchionem Savonae et dominum Bozolasci et Albaretti, et inter communitatem et homines Albaretti con data 23 maggio 1340, contenenti le franchigie del comune. Il manoscritto, conservato nella Biblioteca Reale di Torino (BRT, Miscellanea patria, vol. 121, n. 173), fu pubblicato in Statuti del marchesato di Bossolasco (Statuti del marchesato di Bossolasco 1704, pp. 95-100; Fontana 1907, I, p. 12). Nello stesso volume di Statuti (Statuti del marchesato di Bossolasco 1704, pp. 3-32), vennero stampati gli statuti di Bossolasco e distretto, letti e pubblicati nel 1471 nel castello di Bossolasco di fronte alle figlie del defunto Giovanni Bartolomeo del Carretto marchese di Savona e signore di Bossolasco, presenti i consoli di Bossolasco e i rappresentanti di Albaretto, Feisoglio, Serravalle, Niella e S. Benedetto. Statuti confermati nel 1578 da Giovanni Antonio del Carretto condomino e capitano del luogo e mandamento di Bossolasco (Statuti del marchesato di Bossolasco 1704, p. 32). Il volume degli Statuti stampato nel 1704 comprende però anche dei «Capitoli del capitaneato di Bossolasco et mandamento fra li signori» stabiliti nel 1569 (Statuti del marchesato di Bossolasco 1704, pp. 114-120) e i «Capitoli nuovi del capitaneato di Bossolasco» del 1671, intesi a regolare i rapporti tra i consignori. Nuovi capitoli per il mandamento di Bossolasco, e non per i consignori, vengono approvati invece da questi ultimi nel 1702 (Statuti del marchesato di Bossolasco 1704, pp. 45-49). In precedenza, nel settembre 1689, i consignori marchesi di Bossolasco avevano emanato capitoli in vista, soprattutto, dei provvedimenti da prendere per riparare allo spopolamento del marchesato avutosi in seguito all’epidemia di peste (Statuti del marchesato di Bossolasco 1704, pp. 68-71). Vanno poi almeno ricordate le reciproche franchigie relative ai pedaggi stipulate tra il marchesato di Bossolasco e il marchesato di Gorzegno (Statuti del marchesato di Bossolasco 1704, pp. 53-54); le analoghe franchigie tra Roddino, compreso nel marchesato di Saluzzo, e le terre del mandamento di Bossolasco del 1661-1662 (Statuti del marchesato di Bossolasco 1704, pp. 55-56); e, infine, tra Lequio, sempre nel marchesato di Saluzzo, e le medesime comunità del mandamento di Bossolasco (Statuti del marchesato di Bossolasco 1704, p. 56). Statuto comunale 2000. Vedi testo.
Catasti
L’archivio comunale è andato distrutto nel corso dell’ultimo conflitto mondiale. Si sono salvati solo gli atti di stato civile, che si trovavano allora a Lequio Berria (cfr. il lemma ‘Mutamenti territoriali’) (i dati sull’archivio comunale sono tratti da una scheda della Soprintendenza archivistica del Piemonte del 1960). Si è conservato altresì un volume di volture catastali (1875-97). Possediamo però un inventario datato 1791 (AST, Corte, Paesi in genere, Inventari delle comunità, m. 2) da cui risulta un catasto (in disuso) del 1696 e un catasto (allora in uso) del 1737; inoltre un Libro di campagna «in cui vi sono descritte le pezze figurate del presente territorio», un catasto del 1790, fatto a norma del decreto della Regia Intendenza del 30 dicembre 1788 e un Libro dei trasporti compiuto il 25 febbraio 1788. Documenti catastali anteriori a quelli citati non risultano dall’inventario del 1791.
Ordinati
1879-95, 1899-1920, a lungo conservati nell’archivio comunale di Serravalle Langhe (si veda l’inventario presso la Soprintendenza archivistica del Piemonte). Non risultano ordinati dall’inventario del 1791.
Dipendenze nel Medioevo
Non si posseggono dati.
Feudo
Albaretto è feudo imperiale aderente allo Stato di Milano. Dai Registri di feudi (AST, Camera dei Conti, reg. feudi, n. 283) risulta che nel 1544 il feudo apparteneva ai del Carretto, che lo detenevano in porzioni spettanti a 4 rami della famiglia. Dai medesimi registri (AST, Camera dei Conti, reg. feudi, nn. 283-284) risultano investiture imperiali ai del Carretto nel sec. XV. Le investiture del 1611 e 1654 del feudo di Albaretto, eretto in contado (1613), a membri della famiglia Gioia (AST, Camera dei Conti, reg. feudi, n. 283) e degli anni Sessanta del sec. XVII – in cui sembrerebbero subentrare i Falconbello (AST, Camera dei Conti, reg. feudi, n. 283) documentati poi dai registri fino al 1734 (AST, Camera dei Conti, reg. feudi, n. 285: Consegnamento del conte Antonio Maria Falconbello) – riguardano, a detta di Guasco un Albaretto in Val Maira (Guasco 1911, p. 28). Alla voce Bossolasco (Guasco 1991, p. 288) Guasco parla del marchesato di Bossolasco, composto da quest’ultimo, da Niella, Feisoglio, Albaretto, S. Benedetto Belbo e Serravalle. Nel 1324 lo acquistò Manfredo del Carretto, che se ne intitolò marchese. Nel 1471 il ramo si estinse; le quattro figlie superstiti sposarono Carlo del Carretto signore di Zuccarello, Bonifacio di Valperga, Guido di Biandrate, conte di S. Giorgio, e Antonio di Ceva, signore della Bosia. La parte dei Ceva passò (1602) ai Sandri-Trotti conti di Mombasiglio. Gli Statuti del marchesato di Bossolasco nella sostanza confermano le notizie di Guasco: nel 1471 alla presenza delle figlie di Giovanni Bartolomeo del Carretto, una delle quali viene rappresentata dal marito Ovidio di S. Giorgio dei conti di Biandrate, e dei rappresentanti delle comunità di Bossolasco, Albaretto, Feisoglio, Serravalle, Niella e S. Benedetto vengono letti e approvati gli statuti di Bossolasco e distretto (cfr. il lemma ‘Statuti’). Nel 1569 erano signori del capitaneato di Bossolasco Antonio del Carretto dei marchesi di Savona e marchese di Balestrino, il conte Guido di S. Giorgio e Biandrate, Bonifacio di Valperga, Giulio dei marchesi di Ceva. Nel 1671 il medesimo capitaneato spettava al marchese Carlo Valperga di Masino conte di Dorzano, Domenico Donato del Carretto marchese di Balestrino, Guido Aldobrandino marchese di S. Giorgio e Francesco Luigi Trotti marchese di Mombasiglio che, come è evidente, aveva sostituito i marchesi di Ceva. Nel 1704 marchesi di Bossolasco sono gli stessi ora citati o i loro immediati discendenti.
Mutamenti di distrettuazione
Forse già a partire dal Trecento Albaretto faceva parte del cosiddetto marchesato di Bossolasco (cfr. il lemma ‘Feudo’), costituito dalle comunità di Bossolasco, Albaretto, Feisoglio, Serravalle, Niella e S. Benedetto Belbo. Tale aggregazione durò sino al pieno Settecento, quando il controllo su quelle terre passò ai Savoia. Il mandamento ottocentesco non riflette il precedente marchesato, bensì una nuova aggregazione, composta, oltre che da Bossolasco e Albaretto, da Arguello, Cerretto (oggi Cerretto Langhe), Cissone e Somano. Sembra ragionevole attribuire queste drastiche variazioni a tensioni territoriali risolte di volta in volta dai vertici politici e amministrativi in modi diversi. Una storia travagliata ha anche l’aggregazione di Albaretto a entità di carattere provinciale: nel 1622 (Borelli 1861, pp. 787-788) fu aggregata alla provincia di Saluzzo; nel Settecento, ai tempi della Perequazione generale del Piemonte, la comunità non è citata né tra quelle della provincia di Saluzzo né tra quelle della provincia di Alba, di cui pure facevano parte Cissone, Lequio (oggi Lequio Berra), Rodello e persino Dogliani (un Albaretto in provincia di Cuneo dev’essere l’Albaretto in Val Maira) (AST, Camera dei Conti, II archiviazione, capo 21). Ai tempi di Casalis e di De Bartolomeis fece parte della provincia di Alba.
Mutamenti Territoriali
La frazione Borine (segnalata da Casalis e De Bartolomeis nel territorio di Albaretto [Casalis 1833, pp. 132-133; De Bartolomeis 1840-1847, vol. 4/1, p. 330]  non compare nei censimenti ISTAT relativi al comune di Albaretto del 1951, 1981 e 1991. È presente invece tra le «località abitate» del comune di Sinio, con cui Albaretto confina a ovest, nel censimento del 1951 (ma scompare nei successivi due censimenti), senza che sia segnalata nessuna tensione fra comunità relativa a località contese. Nel corso della riforma amministrativa fascista, con R.D. 15 marzo 1928, n. 679, vennero riuniti i comuni di Lequio Berria, Arguello e Albaretto della Torre in un unico comune con capoluogo Lequio Berria (G.U. del Regno d’Italia, 91 [aprile 1928], p. 1615). La misura viene revocata nell’aprile 1947.
Comunanze
Il comune fece parte, prima dell’aggregazione a Lequio Berria del marzo 1928 (cfr. il lemma ‘Mutamenti territoriali’) del consorzio di segreteria tra i comuni di Serravalle Langhe, Cissone, Cerretto Langhe, Albaretto della Torre e Arguello con sede in Serravalle: con una lettera al Commissariato per la liquidazione degli usi civici del 15 febbraio 1927, spedita dal segretario consorziale, si affermava che nei 5 comuni del consorzio non venivano esercitati usi civici di sorta.
Liti Territoriali
Non sono state raccolte attestazioni in merito.
Fonti
A.C.A. (Archivio storico del Comune di Albaretto della Torre).
A.S.C. (Archivio di Stato di Cuneo):
Comune di Albaretto, Carte del Comune di Albaretto, 1817-1852.
A.S.T. (Archivio di Stato di Torino):
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche segrete, Borgonio B 5 Nero, Mazzo 1, v. immagine 2 ("CARTA / DEL / BURGOGNO"). Borgonio (Ingegnere) [Stagnon 1772] Carta corografica degli Stati di terraferma di S.M. il Re di Sardegna. Copie 2 una in fol. 17, compresa la tabella di riunione; colla divisione per governi e la seconda composta di fol. 16 colla divisione della Provincia ed un'altra copia in 4 fol. (Manca la copia composta di fogli 16). Sul verso: "Piemonte". L'originale seicentesco dal titolo "Carta generale de' Stati di Sua Altezza Reale" fu disegnato da Tommaso Borgonio ed inciso da Giovanni Maria Belgrano. Per l'edizione settecentesca qui conservata vennero aggiunti alcuni fogli raffiguranti i paesi di nuovo acquisto incisi da Stagnone su disegni di Castellino, Galletti e Boasso e vennero anche apportate alcune modifiche ai fogli disegnati dal Borgonio. Cfr. anche Carte Topografiche per A e B, PIEMONTE, n. 23 e Carte Topografiche Segrete, BORGONIO B 1 nero. (Data: [1772]) [Autore incisioni:(Giacomo Stagnon/ Stagnone)]. Vedi mappa.
A.S.T., Camera dei Conti, II Archiviazione, Capo 21, Perequazione generale del Piemonte, n. 14;
A.S.T., Camera dei Conti, reg. feudi, nn. 283-284, n. 285: Consegnamento del conte Antonio Maria Falconbello;
A.S.T., Corte, Paesi in genere, Inventari delle comunità, m. 2.
B.R.T .(Biblioteca Reale di Torino):
Miscellanea patria, vol. 121, n. 173.
Cartografia attuale (2014). Sito web.
Bibliografia
Casalis, Goffredo, Dizionario geografico, storico-statistico-commerciale degli stati di S. M. il re di Sardegna, Torino, G. Maspero, 1833-1856, vol. I (1833), pp. 132-133.  Vedi testo.
De Bartolomeis G.L., Notizie topografiche e statistiche sugli Stati Sardi, 4 voll. in 6 tomi, Torino 1840-1847.
Dizionario di toponomastica. Storia e significato dei nomi geografici italiani, Torino 1990.
Editti antichi e nuovi de’ sovrani principi della Real Casa di Savoia, delle loro tutrici, e demagistrati di qua da’ monti, raccolti d’ordine di Madama Reale Maria Giovanna Battista dal senatore Gio. Battista Borelli, Bartolomeo Zappata libraro di S.A.R., Torino 1681.
Fontana L., Bibliografia degli statuti dei comuni dell’Italia superiore, 3 voll., Torino 1907.
Calza C., Voglia di comune, in «La Stampa», 13 luglio 1989, p. 6 della Cronaca.

"Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia", 91 (aprile 1928), p. 1615.
Guasco Di Bisio F., Dizionario feudale degli antichi Stati Sardi e della Lombardia, Pinerolo 1911 (BSSS 54-58).
Istituto Centrale di Statistica, IX Censimento Generale della Popolazione. 4 Novembre 1951, Roma 1956.
Istituto Centrale di Statistica, XII Censimento Generale della Popolazione. 25 Ottobre 1981, Roma 1986.
Istituto Centrale di Statistica, XIII Censimento Generale della Popolazione. 20 Ottobre 1991, Roma 1994.
Istituto Geografico Militare, Firenze, tavoletta n. 81-IV-NO, “Monforte d’Alba”; tavoletta n. 81-IV-NE, “Castino”; tavoletta n. 81-IV-SO, “Bossolasco”.
Manno A., Bibliografia storica degli stati della monarchia di Savoia, 10 voll., Torino 18841934.
Statuti del marchesato di Bossolasco: Statuti, tariffe, privilegii e conventioni divise in tre parti del marchesato e mandamento di Bossolasco, giurisditione dell’illustrissimi et eccellentissimi signori marchesi Guido Aldobrandino di S. Giorgio, Ottaviano del Carretto di Balestrino, Francesco Luiggi Trotti di Mombasiglio, Carlo Valperga di Massino, Giuseppe Rossi, Balestrino 1704.
Descrizione Comune

Albaretto della Torre

       Verranno affrontati tre diversi aspetti della storia territoriale di Albaretto della Torre, relativi a tre periodi differenti: questioni legate all’assetto proprietario del territorio della comunità tra fine XV e fine XVII secolo; mutamenti nell’articolazione demografico-insediativa interna al territorio comunale (osservati confrontando due scarni sondaggi di fonti statistiche, il primo relativo alla prima metà del secolo XIX, il secondo relativo alla seconda metà del secolo XX); infine una riflessione intorno all’aggregazione di Albaretto a entità circoscrizionali di vario genere tra XVI e XX secolo.
      Non interessa in questa sede un’indagine analitica sull’assetto proprietario del territorio di Albaretto. Un documento della fine del secolo XVII permette però di fare alcune interessanti riflessioni sulle basi allodiali della dominazione signorile dei cosiddetti marchesi di Bossolasco su Albaretto. Nel già citato volume di Statuti del marchesato di Bossolasco venne pubblicato un istrumento (Statuti del marchesato di Bossolasco 1704, pp. 100-113) dell’agosto 1688, rogato in Albaretto, in una casa privata sita nella contrada della chiesa dei Disciplinati, alla presenza del prevosto della chiesa parrocchiale. Si trattava di un rinnovo di concessioni enfiteutiche a privati di Albaretto da parte dei consignori del marchesato di Bossolasco: 37 diverse concessioni per un totale di circa il doppio di appezzamenti di terra o bosco siti in diverse parti del territorio della comunità. Anche senza fare un conto dell’estensione dei fondi così concessi, d’altronde impossibile dato che il documento non sempre fornisce le necessarie informazioni, si può ritenere che le proprietà dei marchesi occupassero buona parte del territorio della comunità (che oggi misura 4,35 kmq). Il prologo del documento riferisce che i canoni annui in natura relativi ai beni concessi dai signori del mandamento di Bossolasco ai loro sudditi di Albaretto venivano esatti dagli agenti signorili «conforme alli quinternetti che annualmente si davono fuori».
       La citazione di una tale produzione documentaria, come si può immaginare scarsamente formalizzata, è funzionale al fatto che gli istrumenti di rinnovamento delle concessioni enfiteutiche dell’ottobre 1569 (precedenti dunque di oltre un secolo) erano perduti e al fatto che, dunque, i quinternetti di esazione rappresentavano l’unica documentazione scritta della consistenza di diritti signorili che stavano ormai rapidamente scolorendo (come l’istrumento del 1688 dice in modo esplicito). Le questioni relative al patrimonio documentario della comunità che emergono dalla lettura di questo e altri documenti (per esempio i capitoli approvati nel 1702 dai marchesi di Bossolasco [Statuti del marchesato di Bossolasco 1704, pp. 45-45] e l’inventario del 1791 dell’archivio della comunità di Albaretto), pur assai interessanti, devono qui necessariamente essere tralasciate.
       Quel che più interessa è però la circostanza che, nel rinnovamento delle concessioni del 1569, i consignori del mandamento di Bossolasco, i quattro marchesi di cui si è parlato sopra (cfr. il lemma ‘Feudo’), godessero in solido dei proventi di accensamenti che risalivano, in sostanza, almeno al secolo XVI: questo significa che il patrimonio fondiario signorile sul territorio di Albaretto si era costituito almeno in gran parte (posto che il documento del 1688 ci mostri solo una parte, appunto, e non tutto questo patrimonio) al tempo in cui il cosiddetto marchesato di Bossolasco era ancora nelle sole mani dei diretti discendenti di Manfredo del Carretto (che lo avrebbe acquistato nel 1324), l’ultimo dei quali fu, nei decenni centrali del Quattrocento, Giovanni Bartolomeo del Carretto (cfr. il lemma ‘Feudo’). È anzi anche possibile che tale patrimonio si fosse costituito prima dell’acquisto del 1324. Tutto ciò ci mostra le fortissime inerzie che caratterizzarono, per un periodo che va dal basso medioevo almeno a buona parte dell’età moderna, una parte così importante del territorio della comunità quale è quella dell’assetto fondiario. Inoltre, il carattere consuetudinario dei censi (tutti in natura), che risultano dal documento del 1688 e le caratteristiche stesse dei beni oggetto delle enfiteusi, ci possono fornire un’immagine di un’altra probabile struttura di lungo periodo del territorio di Albaretto: il paesaggio.
      Così, per esempio, il bosco di castagni dovette prevalere di gran lunga nella regione o contrada detta «in Lesme», presso il confine con Cerretto (Casalis elenca proprio Lesme tra le frazioni di Cerretto Langhe [Casalis 1837, pp. 441-43; cfr. il lemma ‘Mutamenti territoriali’]), ma anche nelle regioni dette «le Moglie», «in Roncho d’Arame», «lo Scarrone» e altre. È certo insomma che buona parte del patrimonio dei marchesi in Albaretto era costituito di castagneti; è assai probabile che il territorio della comunità nel suo insieme fosse costituito di estese aree boschive.
       Le articolazioni a carattere demografico-insediativo interne al territorio comunale appaiono estremamente variabili in dipendenza dalla fonte e dal periodo storico in cui la fonte stessa è stata prodotta. Casalis e De Bartolomeis segnalano, nella prima metà dell’Ottocento, le frazioni di Borine e Lesme, che prendono nome dai torrenti che vi scorrono. Un salto drastico alla seconda metà del Novecento e alle corrispondenti fonti statistiche, i censimenti ISTAT, ci mostrano notevoli variazioni nella rilevazione delle «località abitate» che qui ci interessano. Variazioni che si esita ad attribuire a mutamenti reali sul territorio per la loro apparente irrazionalità. (Vedi mappa.) Lesme, per esempio, che abbiamo visto ricordata nelle statistiche ottocentesche, compare solo nel censimento del 1991 e non in quelli del 1951 e 1981 (sono questi i 3 censimenti presi in esame). Borine, presente in Casalis e in De Bartolomeis – e, va aggiunto, presente come regione del territorio coerente con il confine di Lequio e Rodello nel documento del 1668 –, nei 3 censimenti ISTAT scompare, ma è presente tra le «località abitate» di Sinio, con cui Albaretto confina a ovest, nel censimento del 1951 (ma scompare nei successivi due censimenti).
       Se si osservano poi con più attenzione i 3 citati censimenti relativi ad Albaretto, si constata che Giaconi, con 31 abitanti residenti nel 1951, scompare nel 1981 e 1991; che nel 1981 oltre al capoluogo e alle case sparse non vengono segnalate località abitate (con un saldo negativo, riguardo alla popolazione residente, di 159 abitanti rispetto al 1951); che nel censimento del 1991, infine, il territorio di Albaretto, che ha guadagnato 12 abitanti rispetto al 1981, presenta 3 località abitate che nel 1951 e 1981 non erano state censite: Lesme, Sant’Antonino, Tre Cunei (nel documento del 1688 è ricordata una contrada detta «alii Cuni» presso il confine con Lequio). Segno, credo, che nella categoria «case sparse» annegano entità insediative che hanno dignità toponimica, ma che emergono dall’indagine statistica solo in dati momenti.
      Si rifletterà ora brevemente intorno a un dato assai interessante, riguardante l’estrema variabilità dei contesti circoscrizionali entro cui il territorio di Albaretto fu aggregato tra XV e XX secolo, fossero essi di dimensione "mandamentale” o fossero invece di dimensione “provinciale”. La prima aggregazione che qui ci interessa (lasciamo da parte quelle dei comitati e delle marche postcarolingi) è quella che sembra fosse formata già nel Trecento (cfr. il lemma ‘Feudo’): il cosiddetto marchesato di Bossolasco, di cui siamo ben informati grazie a un documento quattrocentesco (cfr. il lemma ‘Feudo’), costituito dalle comunità di Bossolasco, Albaretto, Feisoglio, Serravalle, Niella e S. Benedetto. Tale aggregazione durò sino al pieno Settecento, quando il controllo su quelle terre passò ai Savoia. Che il centro del marchesato fosse Bossolasco (per quanto riguarda l’organizzazione di tutta l’amministrazione signorile) risulta in maniera incontestabile dalla lettura degli Statuti del marchesato di Bossolasco (Statuti del marchesato di Bossolasco 1704). Appartenente al mandamento di Bossolasco Albaretto risulta anche dalle informazioni offerte da Casalis (Casalis 1833, pp. 132-133) e poi da De Bartolomeis nel 1843 (De Bartolomeis 1840-1847, vol. II, p. 29). Il legame con Bossolasco risulta quindi forte, ma la composizione del mandamento ottocentesco non riflette quella del precedente marchesato, bensì una nuova aggregazione, composta, oltre che da Bossolasco e Albaretto, da Arguello, Cerretto, Cissone e Somano. Il comune di Albaretto del resto, prima della fusione d’epoca fascista di cui ora si parlerà fece parte di un consorzio di segreteria con Serravalle Langhe, Cissone, Cerretto Langhe e Arguello con sede in Serravalle (cfr. il lemma ‘Comunanze’).
      Anche qui dunque una sensibile variazione aggregativa: oltre ai singoli componenti del raggruppamento cambia anche il centro di riferimento, ora Serravalle in luogo di Bossolasco. La fusione d’epoca fascista (marzo 1928, cfr. il lemma ‘Mutamenti territoriali’) riunì a sua volta i comuni di Lequio Berria, Arguello e Albaretto della Torre in un unico comune con capoluogo Lequio Berria. Lequio in precedenza non aveva mai fatto parte di un’aggregazione sovracomunale insieme con Albaretto, meno che mai ebbe con quest’ultima comunità un rapporto di superiorità gerarchica. Sembra ragionevole attribuire queste drastiche variazioni a tensioni territoriali risolte di volta in volta dai vertici politici e amministrativi in modi diversi. Una storia travagliata ha anche l’aggregazione di Albaretto a entità di carattere provinciale: nel 1622 (Borelli 1861, pp. 787-788) fu aggregata alla provincia di Saluzzo; nel Settecento, ai tempi della Perequazione generale del Piemonte, la comunità non è citata né tra quelle della provincia di Saluzzo né tra quelle della provincia di Alba, di cui pure facevano parte Cissone, Lequio, Rodello e persino Dogliani, tradizionalmente aggregata a Saluzzo (un Albaretto in provincia di Cuneo dev’essere l’Albaretto in Val Maira) (AST, Camera dei Conti, II archiviazione, capo 21). Ai tempi di Casalis e di De Bartolomeis fece parte della provincia di Alba.
       È notevole qui soprattutto l’episodio seicentesco dell’aggregazione alla provincia di Saluzzo, così innaturale se si guarda alla storia della comunità. Il ragionamento è però inficiato, in questo caso, dalla possibilità che l’Albaretto citato nell’editto regio sia l’Albaretto in Val Maira di cui parla Guasco (cfr. il lemma ‘Feudo’).