Torre Pellice

AutoriBallesio, Gabriella
Anno Compilazione1996
Anno RevisioneVERSIONE PROVVISORIA
Provincia
Torino.
Area storica
Pinerolese.
Abitanti
4601 (ISTAT 1991).
Estensione
2122 ha (ISTAT 1991); 2122 ha (SITA 1991)
Confini
A nord Angrogna, a est Luserna S. Giovanni, a sud Rorà, a ovest Villar Pellice.
Frazioni
Chabriols; Inverso; Rossenghi; Tagliaretto. Vedi mappa.
Toponimo storico
«Castrum Turris» e «Turris» sono citati nel 1222 (AST, Camera dei Conti, mazzo 15, fol. 24), anche se un «Henricus de Turre» appare in un documento del 1186 (Cartario della Abazia di Staffarda, p. 75 ); il paese è chiamato «La Tour» in tutti i documenti valdesi dal secolo XVII al XIX e «Torre di Lucerna» (XVI-XVIII sec.); «La Tour Pélis» (durante la dominazione francese); «Torre» (1844-1861); «Torre Pellice» (dal 1861) (AC Torre Pellice, mazzo 2: Atti riguardanti il cambio di nome [1756-1899]).
Diocesi
Torre Pellice appartenne alla diocesi di Torino fino al 1748, quando fu eretta la diocesi di Pinerolo.
Pieve
L’antica «ecclesia S. Martini de Turre» appare citata nel 1386 in un elenco di chiese della valle; nel 1836, in occasione della visita del vescovo di Pinerolo Charvaz, è dichiarata «indecente» per i bisogni della popolazione e viene soppressa (Caffaro 1903, vol. VI, pp. 541 sgg.). Sempre nel 1386 esisteva un’altra chiesa intitolata a Santa Marta o Santa Margherita, che fu distrutta dai Valdesi nel 1560.
Altre Presenze Ecclesiastiche
Dal 1839 la parrocchia di San Martino venne aggregata all’ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro; questo, con Regie Patenti dell’8 maggio 1840, istituiva il priorato mauriziano annesso alla nuova chiesa, inaugurata nel 1844. Fino al 1803 esisteva a Torre una missione dei frati minori osservanti riformati, soppressa con decreto napoleonico (Caffaro 1903, vol. VI, p. 542). Non è possibile precisare l’epoca dell’apparizione dei primi Valdesi nel territorio di Torre, ma dal momento dell’adesione alla Riforma, decisa dai capofamiglia delle valli nel 1532, si hanno testimonianze della fondazione del primo tempio nella borgata dei Coppieri, avvenuta nel 1555, grazie anche alla presenza e alla protezione delle truppe francesi di Francesco I, in gran parte formate da protestanti (Jalla, Jahier 1902, pp. 9-11).
Luoghi Scomparsi
Non esiste attestazione di luoghi scomparsi.
Comunità, origine, funzionamento
L’esistenza di un’organizzazione comunale con delimitazione di confini (tuttora sostanzialmente invariati) è attestata dal 1222 per i confini tra Torre e Villar (AST, Camera dei Conti, mazzo 15, fol. 24; MHP, Chart., 1, col. 1323; Rivoire 1894, pp. 22 sg.) e ribadita nel 1251 (AST, Camera dei Conti, mazzo 15, foll. 44-46; BRT, Archivio Luserna di Angrogna, mazzo 100; Rivoire 1894, pp. 23 sg.). Nel 1277 seguì un altro atto di divisione tra i signori di Luserna, rogato in Torre una «determinazione dei confini dei comuni della valle» (AST, Camera dei Conti, mazzo 15; BRT, Archivio Luserna di Angrogna, mazzo 100, f. 4; pubblicato in «BSHV», 1 [1884], pp. 11-17) a quanto pare definitivo. Il nome di Torre compare tra gli altri comuni della valle in una franchigia concessa da Ludovico II di Savoia nel 1448 (Caffaro 1903, p. 454). Dal 1528 agli inizi del XVII sec. ebbero luogo diversi affrancamenti dai signori di Torre (Armand Hugon 1980, pp. 31 sgg.), in cui sono presenti le figure del podestà eletto dai capi casa, del chiavaro, dell’esattore delle taglie, del segretario e dei credendari. (Armand Hugon 1980, pp. 25 sgg.; per il funzionamento e l’evoluzione istituzionale del comune: Armand Hugon 1980, pp. 65 sgg.).
Statuti
Non è attestata la presenza di statuti; secondo Armand Hugon è da presumere che a Torre vigessero gli statuti del XIII sec. di Luserna, centro della valle (Armand Hugon 1980, p. 26).
Catasti
Il primo catasto conservato risale al 1677 (AC Torre Pellice, mazzo 707: Primo libro della misura generale del finaggio della Torre); seguono una Copia della misura del luogo della Torre principiata li 17 agosto 1701 (AC Torre Pellice, mazzo 710, f. 3), un Brogliazzo della nuova misura generale fatta dalla comunità di Torre e del libro di recognizione quartiere per quartiere del 1713 (AC Torre Pellice, mazzo 708). I catasti successivi sono del 1714 (AC Torre Pellice, mazzo 709), 1716 (AC Torre Pellice, mazzo 710, f. 5), 1756 (AC Torre Pellice, mazzo 712); nel 1778 venne redatta una Topografia del territorio della M.to M.ca Comunità della Torre valle di Luserna in due volumi (AC Torre Pellice, mazzi 713- 714). Si segnalano pure gli Atti di misura e recognitione dei confini (1740-1749) (AC Torre Pellice, mazzo 711, f. 1). Esistono inoltre alcune mappe del XVIII sec. (AC Torre Pellice, non inventariato).
Ordinati
La serie completa degli ordinati conservata presso l’Archivio Storico del Comune inizia dal 1671.
Dipendenze nel Medioevo
Marca di Torino (sec. XI), Principato di Acaia e Contea-Ducato di Savoia (Pittavino 1963, pp. 19 sgg.).
Feudo
Un documento del 1186 nomina un «Enricus de Turre» appartenente alla casata dei Luserna (Cartario dell’Abbazia di Staffarda, p. 75). Nel 1295 i consignori di Luserna prestano giuramento a Filippo di Acaia per il «castrum et villam et homines Turris» (AST, Luserna e valle, mazzo 9, n. 14). I principali signori della comunità appartennero al ramo dei Rorenghi della Torre attestato nel 1222 (AST, Camera dei Conti, mazzo 15, f. 24; MHP, Chart., 1, col. 1324; Rivoire 1894, pp. 22 sg.) che si estinsero nel 1807. Altri diritti vennero esercitati dai Bigliori di S. Giorgio, estinti nel 1781 (Armand Hugon 1980, pp. 19 sgg.). Per i signori di Torre si veda anche la raccolta di patenti d’investitura (1547; 1662 in AC Torre Pellice, mazzo 305).
Mutamenti di distrettuazione
Durante l’amministrazione francese Torre divenne capoluogo di Cantone il quale con la Restaurazione si trasformò in Mandamento. Nel 1890 si aggrega al comune di Torre Pellice il quartiere degli Appiotti, staccato da Luserna S. Giovanni.
Mutamenti Territoriali
Va segnalato che il riordino sabaudo del XVI secol,o pur non introducendo per Torre alcun mutamento territoriale – in quanto il trattato di Cavour del 1561 tra i Savoia e i Valdesi prese implicitamente atto dei confini originari –, tracciò una delimitazione interna relativa alle proprietà dei «religionari» valdesi che dovevano limitarsi «al Tagliaré et Rua di Bonetti fine della Torre [...] pur che non entrino nel restante de fini della Torre», dovevano cioè limitarsi alle zone collinari del comune, con l’esclusione del capoluogo (AST, Corte, Provincia di Pinerolo, mazzo 15; Jalla, Jahier 1902, p. 18).
Comunanze
Pascoli sugli alpeggi dell’alta Comba dei Carbonieri con Villar e Bobbio (AC Torre Pellice, mazzo 209) e sul colle della Vaccera con Angrogna e Pramollo (AC Torre Pellice, mazzo 214).
Liti Territoriali
Il comune di Torre si è trovato per secoli in lite con altri comuni viciniori per i pascoli montani: ne fanno fede i documenti conservati nell’archivio comunale di Torre Pellice (AC Torre Pellice, mazzo 209: Atti di causa per l’alpe della Giana con i monaci di Staffarda e le comunità di Villar e Bobbio [1251-1858]; mazzo 214: Vertenza coi comuni di Angrogna e Pramollo per pascoli [1855-1859]). Nel 1739 venne eseguita una verifica dei confini tra Luserna, S. Giovanni e Torre Pellice (AC Torre Pellice, mazzo 214, f. 1337), seguita l’anno dopo da una Verifica di confini per formazione di catasto (AC Luserna S. Giovanni, Archivio antico di Luserna, f. 871). Di particolare rilevanza la vertenza originata dall’aggregazione al comune di Torre Pellice del quartiere degli Appiotti, già di Luserna S. Giovanni, che provocò un lungo contenzioso (1858-1928) (AC Torre Pellice, mazzi 4, 5, 217).
Fonti
A.C.L. (Archivio Storico del Comune di Luserna San Giovanni):
A.C.L., Archivio antico di Luserna, f. 871; mazzo 267.
A.C.T.  (Archivio Storico del Comune di Torre Pellice).
     Quasi tutti i documenti appartenenti all’archivio di Torre vennero distrutti durante la guerra contro i Valdesi che si concluse con il loro esilio nel 1686; soltanto dalla fine del secolo XVII le serie documentarie riprendono con regolarità.
A.C.T., m. 2: Atti riguardanti il cambio di nome (1756-1899).
A.C.T., mazzi 4, 5, 209: Atti di causa per l’alpe della Giana con i monaci di Staffarda e le comunità di Villar e Bobbio (1251-1858).
A.C.T., mazzo 214: Vertenza coi comuni di Angrogna e Pramollo per pascoli (1855-1859).
A.C.T., 217; mazzo 305.
A.C.T., mazzo 707: Primo libro della misura generale del finaggio della Torre; mazzi 708-714, 817.
A.C.V.  (Archivio Storico del Comune di Villar Pellice).
A.C.V., mazzi 185, 196.
A.S.T., (Archivio di Stato di Torino).
A.S.T., Camera dei Conti, mazzo 15, fol. 24; foll. 44-46.
A.S.T., Camera dei Conti, art. 557, mazzo 1.
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche segrete, Borgonio B 1 Nero, Mazzo 1, "CARTA COROGRAFICA / DEGLI / Stati di S.M. il Re di SARDEGNA / data in luce / dall'Ingegnere / BORGONIO / nel 1683 / corretta ed accresciuta / nell'anno 1772". Borgonio (Ingegnere) [Stagnon 1772] Carta corografica degli Stati di terraferma di S.M. il Re di Sardegna. Copie 2 una in fol. 17, compresa la tabella di riunione; colla divisione per governi e la seconda composta di fol. 16 colla divisione della Provincia ed un'altra copia in 4 fol. (Manca la copia composta di fogli 16). (Note: Sul verso: "Carta III. / continente il Marchesato di Susa, il Contado di / Nizza, e le Provincie di Pinerolo, e Cuneo, con la maggior / parte di quella di Torino, piccola parte delle rispettive / Provincie di Moriena, Ivrea, Alba, Mondovì, e / Principato d'Oneglia, con le Frontiere di Francia / e parte della Provenza, il Principato di Monaco, e / piccola parte del Genovesato". L'originale seicentesco dal titolo "Carta generale de' Stati di Sua Altezza Reale" fu disegnato da Tommaso Borgonio ed inciso da Giovanni Maria Belgrano. Per l'edizione settecentesca qui conservata vennero aggiunti alcuni fogli raffiguranti i paesi di nuovo acquisto incisi da Stagnone su disegni di Castellino, Galletti e Boasso e vennero anche apportate alcune modifiche ai fogli disegnati dal Borgonio. Cfr. anche Carte Topografiche per A e B, PIEMONTE, n. 23 e Carte Topografiche Segrete, BORGONIO B 5 nero), Foglio 3, 1772, . Vedi mappa.
A.S.T., Corte, Provincia di Pinerolo, Mazzo 15; Luserna e valle, mazzo 9, n. 14.
B.R.T. (Biblioteca Reale di Torino).
B.R.T., , Archivio Luserna di Angrogna, mazzo 100.
C.U.C. (Commissariato per la Lquidazione degli Usi Civici, Torino).
C.U.C., fasc. Torre Pellice.
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Descrizione Comune

Torre Pellice

Non si sa con esattezza quali siano stati i primi abitanti della valle del Pellice, anche se le testimonianze portano a identificarli in tribù celto-liguri, che hanno lasciato tracce della loro presenza nelle incisioni rupestri e soprattutto nella toponomastica, come suggerito dalle ricerche in questo campo che spiegano i nomi di località mediante radici di origine celtica. Incorporata nell’Impero romano, questa zona appare come un’area di transito dal secolo V, anche se la prima attestazione certa della sua esistenza appare da un documento del 1186, in cui è citato un «Henricus de Turre» (Cartario della Abazia di Staffarda, p. 75). Torre Pellice fece parte del nucleo originario delle terre poste sotto il diretto dominio dei conti di Luserna del ramo Rorengo della Torre, che mantennero i loro diritti nominali fino al 1797 (Rivoire 1894; Armand Hugon 1958). I confini della comunità vennero definiti fin dall’inizio del secolo XIII con diversi arbitramenti e transazioni, resisi necessari a causa della separazione dei vari rami della famiglia Luserna: una transazione arbitrale del 1251 stabilì, in particolare, i confini tra Torre e Villar «sicut vadit comba de Carofracto directe usque in Pelicem et in alia parte Rocha Ducis dividatur fines Villani et Turris» (AST, Camera dei Conti, mazzo 15, foll. 44-46). Nel 1277 vennero così delineati i limiti verso Angrogna e Rorà: determinantes finem et territorium castri Turris, et fmem et territorium villae Engroneae [...] quod sicut fluvius, qui appellato fluvius Hengroniae protenditur per medium ipsius fluvii incipiendo a gurgo Scalerij usque ad aquam, quae descendit in dictum fluvium, quae aquam appellatur rivus Combae Covrù et ab ipsa Comba Covrù usque ad rocham propinquorem Costae Rossinae, sicut termini lapidei positi sunt usque ad Serrum Belfaeti, et ab ipso Serro Belfaeti tenendo per summitatem sive cimam dicti Serri usque ad terminum lapideum positum inter alpem Vandolini et boschum Belfaeti, et ab ipso termino porito versus terminum lapideum positum versus Combam Tanam usque ad lausas Vandolini, et ab inde sicut protenditur recte usque ad Combam Vandolini, et a dieta Comba Vandolini usque ad Combam Cunei Zabrerij sicut separatur ipsa Comba a Comba Secura et sicut protenditur recte in Venticuli [...] sententiaverunt finem et territorium castri Turris, et finem et territorium villae Rorati [...] per terminos lapideos ibi positos et sicut aqua versat versus castrum Turris et territorium villae Rorati sit, et esse debeat ex parte villae Rorati post praedictos fines, et a dictis finibus in antea (AST, Camera dei Conti, mazzo 15, fol. 25). La valle del Pellice, percorsa da una via di comunicazione secondaria con la Francia, fu sempre estranea alle grandi correnti del traffico internazionale, ma fornì un asilo stabile alla diffusione della predicazione valdese, che si radicò tra la quasi totalità della popolazione. Il quadro politico-istituzionale e socio-economico si presenta, dopo i primi decenni del Trecento, sufficientemente stabilizzato, con una scarsa stratificazione sociale connessa a una struttura economica basata sul piccolo e medio possesso fondiario e su una pastorizia che beneficiava dell’uso comune di ampi spazi silvo-pastorali (Merlo 1977, p. 115). Nel corso del secolo XVI il comune, attraverso i suoi rappresentanti, agì per ottenere gli affrancamenti dai diritti signorili, sovente di concerto con le altre comunità della valle: di questi atti esiste una copiosa documentazione nell’Archivio di Stato di Torino (AST, Provincia di Pinerolo), e nell’archivio della famiglia Manfredi di Luserna, conservato nella Biblioteca Reale di Torino, accanto ai consegnamenti dei capofamiglia relativi ai beni enfiteutici. Essi sono ampiamente riassunti da Armand Hugon (Armand Hugon 1958, pp. 32- 38). Il processo di organizzazione del comune attraverso l’affermazione della propria autonomia e la creazione di un apparato amministrativo si intrecciò pure, nel corso del secolo XVI, con la decisione di aderire alla Riforma protestante, presa a Chanforan (Angrogna) dall’assemblea dei capifamiglia nel 1532. L’analogia del sistema ecclesiastico presbiteriano- sinodale e dell’organizzazione comunale provocò una sorta di parallelismo tra il comune e la chiesa locale sia nei limiti territoriali che nell’identificazione dei responsabili delle due istituzioni, che venivano scelti attraverso meccanismi molto simili. Questo modello, generale per i paesi di fondovalle, deve però essere leggermente sfumato nel caso di Torre, dove, con il trattato di Cavour del 1561, che concluse della prima guerra di religione, il duca di Savoia Emanuele Filiberto riconobbe l’abitazione e il diritto di culto ai «religionari» all’interno di limiti ben precisi. Per quanto riguardava Torre, si stabiliva che: al Tagliaré et Ruà di Bonetti fine della Torre loro sera permesso di predicar et far congregationi nelli luoghi loro soliti, pur che non entrino per questo far nel restante dei fini della Torre» (AST, Corte, Provincia di Pinerolo, mazzo 15; Jalla, Jahier 1902, p. 18). La comunità era amministrata alternativamente da sindaci valdesi e cattolici. Per i successivi centocinquant’anni, Torre e le valli valdesi furono teatro di guerre e spedizioni militari, fino all’esilio del 1686, teso a eliminare la presenza riformata nel Piemonte sabaudo. Forse anche per questo, e per le distruzioni intervenute sul territorio e negli archivi comunali, non si trova traccia di documentazione riguardante eventuali conflitti per causa di confini durante il secolo XVII. Con il ritorno armato e il ristabilimento dei Valdesi nelle valli del 1689, e con la relativa ripresa della vita dei comuni, anche per Torre si ritenne necessaria la ridefinizione dei beni della comunità e dei suoi confini: il governo sabaudo procedette nel 1697 alla revisione dei beni degli abitanti di Torre Pellice mediante un consegnamento generale (AST, Camera dei Conti, art. 557, mazzo 1). Da parte comunale, dopo il catasto del 1701, ne abbiamo altri del 1714, 1716, 1756 (AC Torre Pellice, mazzi 709, 710, 712), mentre nel 1739 venne eseguita la ricognizione dei confini con Luserna e San Giovanni (AC Torre Pellice, mazzo 817). La linea divisionale con il comune di Villar venne tracciata nel 1755, procedendo a misurazioni nelle località dell’Inverso Rolandi e nelle regioni del Playé e di Gibert con il ritrovamento di una pietra «signata con una croce, e con lettera T. verso levante, cioè verso la Torre, e con lettera V. verso ponente, e cioè verso il Villaro» (AC Villar Pellice, mazzo 185). Durante la breve parentesi della dominazione francese (1797-1814), Torre rivendicò un ruolo di maggiore importanza nella valle, approfittando della decadenza del centro di Luserna, identificato con i poteri dell’Ancien Régime, e divenne capoluogo di Cantone e sede del tribunale; questo ruolo venne consolidato ulteriormente nei successivi anni della Restaurazione, con la costruzione entro il suo territorio sia dell’Ospedale valdese sia del Collegio della Santa Trinità (Armand Hugon 1958, pp. 74 sgg.). Una ulteriore prova della crescente influenza del comune si ebbe quando, nel 1889, gli abitanti di Angrogna chiesero la separazione dal Mandamento di Luserna per essere aggregati a quello di Torre, adducendo l’argomentazione che questo, topograficamente, si trovava «nel vero e preciso centro di questa val Pellice», rivestendo inoltre notevole importanza per il suo abitato e la sua popolazione, e rappresentando un centro di commercio per i principali stabilimenti industriali e manifatturieri dei dintorni (AC Luserna San Giovanni, mazzo 267). Soltanto a partire dalla seconda metà del secolo XVIII i conflitti con le comunità vicine vennero formalizzati in atti di lite: vertenze riguardanti i diritti di pascolo sugli alpeggi comuni, essenziali per Torre, che aveva pochissimi terreni da adibire a pascolo all’interno del proprio territorio, quali la lite con Angrogna e Pramollo per la Vaccera e quella sull’alpe della Gianna, posta nella Comba dei Carbonieri, che mise il comune di fronte a quello di Villar Pellice. Rimasta allo stato latente per un secolo e mezzo, essa riprese nel 1739, quando, accogliendo un ricorso di Villar, il Senato di Piemonte citò alcuni particolari di Torre, accusati di pascolo abusivo, a comparire davanti all’attuaro del luogo. Il consiglio ordinario della comunità di Torre si riunì prontamente per ribadire i diritti degli abitanti di quel luogo sopra le alpi «di Chiabraressa, di Liossa, Subiasco, Cogisso et Regard», su cui, benché non fossero direttamente confinanti con Torre, essendo poste nei tenitori tra Villar e Bobbio, i Torresi esercitavano diritti «per ragione dell’antichissimo et immemorial possesso» (AC Villar Pellice, mazzo 196). La questione era di vitale importanza, perché, se la comunità ne fosse stata privata, non avrebbe più potuto pagare le imposte, non bastando i pascoli inclusi nel suo territorio nemmeno «per sostentare la quinta parte del bestiame». Nel volgere di un decennio, si arrivò ad un riconoscimento e a una regolamentazione dei diritti sull’alpe della Gianna, ritenuta comune agli abitanti di Torre, Villar e Bobbio, ma la contesa si riaccese nuovamente nel 1823, per un nuovo esposto di Villar, che procedette nel corso del secolo senza risolversi formalmente, benché le due comunità trovassero una soluzione empirica nell’elaborazione di un regolamento per i pascoli della Gianna, che rimase in vigore per un cinquantennio. Malgrado diverse proposte di soluzione e tentativi di pacificazione, la lite non trovò mai un accordo definitivo: dagli inizi di questo secolo Torre non manda più bestiame ai pascoli della Comba dei Carbonieri, ma ancora nell’Inventario dei beni immobili di uso pubblico del comune del 1939 (AC Torre Pellice, mazzo 354, f. 2), sono riportati i diritti di uso pubblico dell’alpe della Gianna in territorio di Villar Pellice. D’altra natura appare invece la vertenza per l’attribuzione della borgata degli Appiotti, già del comune di Luserna, a quello di Torre nel 1858, che diede origine a una causa che durò per più di cinquant’anni e approdò al Ministero degli Interni per poi essere conclusa con una ridefinizione dei confini dei due comuni nel 1928 (AC Torre Pellice, mazzi 4-5). Il piccolo borgo degli Appiotti cominciò ad acquistare importanza in quanto attraversato dalla nuova strada che portava al fondovalle costruita nel 1844, che lo fece diventare un centro abitato di un certo rilievo economico, aumentato ulteriormente dalla decisione di portare il capolinea della strada ferrata Pinerolo-Torre Pellice nella stessa località. La decisione di attribuirlo al circondario di Torre, ratificata da un decreto regio del 3 febbraio 1878 in risposta alle domande degli abitanti interessati all’aggregazione inoltrate nel 1866 e 1873, riaccese la rivalità tra i due comuni, provocando una lite pluriennale, che si trascinò davanti alla Corte di Cassazione, la quale concluse attribuendo gli Appiotti a Torre Pellice. La relazione del Commissariato per la liquidazione degli usi civici del 1929 riportava l’affermazione secondo cui: «nel Comune di Torre Pellice come in tutti i comuni della Val Pellice esistono grandi estensioni di terreni occupati da privati e che figurano negli antichi catasti intestate al nome del Comune e dei singoli occupatori sotto la denominazione di arreraggio», benché tali situazioni di fatto non fossero state denunciate dai comuni stessi ma si desumessero dalle mappe e catasti conservati nell’Archivio di Stato di Torino. Il comune di Torre Pellice, però, aveva lasciato cadere in disuso il canone, benché una sentenza della Corte d’Appello emanata nel 1876 in una causa contro il comune di Luserna San Giovanni avesse riaffermato l’utilità degli arreraggi e i miglioramenti apportati da questo sistema ai terreni comunali (CLUC, fasc. Torre Pellice)