Giarole

AutoriBattistoni, Marco
Anno Compilazione2002
Provincia
Alessandria.
Area storica
Basso Monferrato.
Abitanti
23 (censimento 1991); 714 (dati comunali 1999).
Estensione
532 ha (ISTAT); 520 ha (SITA).
Confini
A nord e a est Pomaro Monferrato, a sud e a est Valenza, a ovest Mirabello Monferrato e Occimiano.
Frazioni
Secondo i dati ISTAT, la popolazione abita per il 100 per cento nell’unico centro.
Toponimo storico
Nel 1320 appare «De Glarolis» come componente del nome dei signori del luogo, attestato anche nella forma «de Gerolis» (1339) (Gasca Queirazza 1997, p. 305); «Glarolae», «Gerolae» (Casalis 1841, p. 43). Il toponimo «Mogliole», che designava il luogo in cui sorse il castello, significa «terreno acquitrinoso», da «Moglia» (Olivieri 1965, p. 219).
Diocesi
Vercelli fino alla costituzione della diocesi di Casale nel 1474, quando entrò nella nuova circoscrizione ecclesiastica.
Pieve
San Giovanni (originariamente San Pietro) di Medilano (Lu) (ARMO, XVIII, p. 36; XXXIV, p. 108; CIX, p. 235). Nel registro della decima papale del subcollettore Ruffino di Cardalona, redatto nel 1360, la pieve o prepositura di Medilano non compare. Le chiese che in altri documenti appaiono ad essa sottoposte, compresa quella di Giarole, qui in testa alla lista, sono elencate sotto il titolo «De Glaroleis» (Cognasso 1929, pp. 222-223).
Altre Presenze Ecclesiastiche
Una «ecclesia de grarilis» o «grarolis» figura nell’estimo delle chiese vercellesi del 1299 e corrisponde alla «ecclesia sancti petri de gralorijs» o «sancti Petri de Glaroliis» delle «rationes decimarum» del secolo successivo. Alla fine del secolo XIII, la chiesa appare quotata per 100 lire astesi, una delle cifre più alte attribuite alle chiese, pievi e monasteri della diocesi «ultra Padum». La particolare importanza e forse la preminenza acquisita da San Pietro di Giarole tra le chiese appartenenti alla pieve di Medilano fra il secolo XIII e il XIV si manifesta nella presenza di canonici, attestata dai registri delle decime del 1348 e del 1360, e nella sostituzione di fatto operata nel testo di quest’ultimo documento a scapito della sede plebana, neppure menzionata. La chiesa antica, che nell’età moderna risulta officiata nella festa del santo patrono, è inglobata nell’attuale cimitero (ARMO, XVIII, loc. cit.; XXXIV, loc. cit.; Cognasso 1929, pp. 222 e 235; Sergi 1986, p. 379).
La parrocchiale di età moderna, che conserva la dedicazione a San Pietro e porta il titolo di prevostura, fu eretta nel 1593. La sua dotazione originaria comprendeva beni fondiari per 47 moggia di Monferrato, di cui poco più di un moggio a Mirabello. All’atto della fondazione della chiesa, vennero istituiti in essa cinque canonicati semplici (forse accresciuti successivamente a sei), ai quali furono assegnati complessivamente 75 moggia di terre. Alla metà del secolo XVIII, la parrocchia disponeva di circa 530 lire piemontesi di reddito annuale, mentre ciascun beneficio canonicale ne fruttava 250. I diritti di giuspatronato sui benefici più ricchi (di San Vincenzo Ferreri, San Giorgio, Santi Antonio e Francesco, San Domenico) istituiti tra il secolo XVI e il XVII, sembrano nelle mani di esponenti della casata dei Sannazzaro, i signori del luogo.
La chiesa castellana di San Giacomo, dotata nel 1378, è descritta nel 1559 come sita «in receptu castri» entro il ricetto del castello. È chiesa aperta alla popolazione, ma senza il titolo di parrocchiale. Concessioni vescovili, accordi tra l’autorità ecclesiastica e i Sannazzaro dimostrano come, fino alla costruzione della parrocchiale nuova nel secolo XIX, la chiesa del castello sia il fulcro delle pratiche devozionali locali (Sergi 1986, pp. 376 e 380).
Anche le tre associazioni devozionali presenti a quest’epoca, appaiono dotate di risorse di un certo rilievo. La Compagnia del Rosario possedeva 15 moggia di fondi e incassava un reddito annuo di 238 lire di Piemonte, con le quali stipendiava un cappellano e adempiva gli obblighi di celebrazione di messe che le erano stati legati. La Compagnia del Santissimo Sacramento aveva un reddito di 200 lire e la Confraternita di San Sebastiano, dotata di più modeste entrate (36 lire annue), appaiono invece prevalentemente interessate al controllo della vita liturgica parrocchiale, alla quale assicuravano forniture di olio e cera, oltre alla manutenzione degli edifici e degli arredi (AST, Camera dei conti, II Archiviazione, Capo 79, Mazzo 6; Capo 26, Mazzi 32, 37, 40; AP Giarole, Carte del prevosto Francesco Bernardino Foro, sec. XVIII, cit. in Sergi 1986, pp. 380).
Assetto Insediativo
L’insediamento totalmente accentrato è una conseguenza del processo medievale di incastellamento, che spostò l’abitato a ridosso della struttura fortificata di Mogliole, forse già entro gli inizi del secolo XIV. Una distinzione insediativa di Giarole dal comune di Pomaro è attestata in un atto di transazione del 1303 che individua sia il «castrum» di Mogliole sia gli abitanti del luogo, gli «homines habitantes in loco de Moyolis» (Sergi 1986, p. 374).
Luoghi Scomparsi
Un insediamento precedente a quello attuale, probabilmente denominato Giarole, è segnalato dalla ubicazione periferica della chiesa di San Pietro. Lo spostamento degli abitanti a Mogliole portò alla sostituzione del toponimo Giarole a quello di Mogliole (Sergi 1986, p. 373, 375).
Comunità, origine, funzionamento
La prima investitura documentata ai Sannazzaro in quanto consignori di Giarole, nel 1383, coincide cronologicamente con la definizione di una comunità territoriale. Una origine della comunità di Giarole sembra riconducibile, in questo senso, ai conflitti armati tra i marchesi di Monferrato e i Visconti nel 1356-82, anni nei quali i marchesi avocarono a sé e alla camera marchionale il castello di Giarole. Tuttavia, il riconoscimento di istituzioni formali, di «essere liberi» di «poter eriggere una comunità», viene coartato dal potere schiacciante dei signori fino almeno al 1624 (AST, Corte, Monferrato feudi, Mazzo 34, Giarole n.3).
Statuti
Non si hanno attestazioni.
Catasti
Nel 1776 la comunità aveva stabilito di procedere alla misurazione generale del proprio territorio e la redazione di un catasto corredato di mappa. Ma con l’operazione appena intrapresa avevano interferito le tensioni territoriali insorte, in parte probabilmente proprio in conseguenza di questa iniziativa, con le comunità limitrofe di Lazzarone (odierna Valenza) e Mirabello. La catastazione era rimasta allora in sospeso fino al 1781, quando la controversia fu ricomposta per transazione amichevole. Presso l’Archivio Storico Comunale, i documenti prodotti nel 1782 sono i più antichi conservati. Si tratta di un Sommarione, di un catasto e di un Libro delle mutazioni, iniziante appunto nel 1782 e terminante nel 1809. Esiste un più ricco materiale ottocentesco comprendente: una tavola alfabetica dei proprietari, redatta attorno al 1805; un libro figurato del 1807-1809; registri dei mutamenti di proprietà dal 1812 al 1897; una matricola dei possessori del 1891; giornali del catastaro del 1880-1902; verbali della commissione censuaria e atti relativi alla delimitazione delle proprietà risalenti al 1889 (AC Giarole, nn. 42-47). Alla perdurante mancanza di un catasto nel corso del secolo precedente si suppliva ricorrendo ai Quinternetti d’esazione annuali. In attesa del compimento della riforma, il carico fiscale si ripartiva ancora secondo il sistema tradizionalmente in uso, «a moggia di Monferrato», basato cioè semplicemente sull’estensione (approssimativa) delle proprietà. Le «case e i siti dell’abitato» non concorrevano al pagamento dei carichi e non esistevano «case di campagna», ossia aziende isolate nel territorio (AST, Camera dei conti, II archiviazione, Capo 26, Mazzo 13, Convocati delle città e comunità della Provincia di Casale, in risposta alla circolare del Signor Intendente Generale, in data delli 10 dicembre 1781; AST, Camera dei conti, II archiviazione, Capo 26, Mazzo 18, Comunità della Provincia di Casale che affermano essere necessaria la misura de’ territorj loro [s.d. ma 1786]).
Ordinati
Presso l’Archivio Storico del Comune di Giarole si conservano i verbali del consiglio comunale soltanto a partire dal 1850 (AC Giarole, n. 1, Verbali del Consiglio Delegato e del Consiglio Comunale [1850-1853]; n. 2, Verbali del Consiglio Comunale [1853-1860]; n. 3, Verbali del Consiglio Comunale [1860-1898]).
Dipendenze nel Medioevo
Le donazioni imperiali del 1164 a favore dei marchesi del Monferrato includono, tra gli altri, i paesi di Pomaro, San Salvatore e Vignale, centri che essi contendono, con l’appoggio imperiale, ai signori di Occimiano (ramo consanguineo dei marchesi). Il diritto imperiale di incastellare, concesso ai marchesi nel 1163, e una verosimile donazione imperialee al marchese Guglielmo IV sono dunque, forse, la condizione per il sorgere del castello di Giarole, per la conquista del circondario e, in particolare, per la presenza della famiglia Sannazzaro, futuri signori di Giarole, che già dispongono di possessi e diritti nella zona pavese, relativamente vicina, di Pietra Marazzi-Montecastello e che godono di indiscutibili vincoli di alleanza militare sia con l’imperatore sia con i marchesi (Sergi 1986, p. 373). Ancora nel secolo XV uno dei Sannazzaro consignori di Giarole è descritto come «cittadino pavese» (Guasco 1911). Fino al 1383 Giarole è accorpata a Pomaro (AST, Corte, Monferrato feudi, Mazzo 57, Pomaro, n. 1).
Feudo
Sannazzaro (forse dal sec. XII).
Mutamenti di distrettuazione
Appartenne al marchesato, poi ducato, del Monferrato, quando, sebbene con nozione priva di un preciso contenuto amministrativo era classificata fra le terre dello stato «al di qua del Tanaro» o «Monferrato fra Po e Tanaro» e direttamente ricadenti nell’area di gravitazione della città di Casale. Dopo l’annessione del ducato del Monferrato agli stati sabaudi nel 1708 entrò a far parte della provincia di Casale. Tale assetto fu confermato dalla definitiva sistemazione delle province piemontesi attuata nel 1749 e si mantenne perciò fino alla caduta dell’antico regime in Piemonte (1798) (Sturani 1995). Entro la maglia amministrativa francese, Giarole seguì le sorti dell’intero territorio della vecchia provincia di appartenenza, aggregato, senza sostanziali alterazioni, a una circoscrizione di estensione variabile avente per capoluogo Alessandria. Si trattò dapprima del dipartimento del Tanaro, creato durante il primo effimero periodo di occupazione (1799), e, dopo il ritorno dei Francesi e in seguito alla riorganizzazione amministrativa del 1801, del dipartimento di Marengo, circondario (arrondissement) di Casale. Non toccato dal successivo rimaneggiamento del 1805, l’inquadramento amministrativo del Casalese e quindi di Giarole non mutò fino alla Restaurazione (Sturani 2001; ANP, F2 I 863 [Montenotte]). Dopo la parentesi napoleonica, Giarole rientrò a far parte della ricostituita provincia di Casale, inclusa nel 1818 nella divisione di Alessandria e dopo ulteriori instabili riorganizzazioni a livello sovraprovinciale durante la prima metà del secolo, ridotta a circondario della provincia di Alessandria nel 1859 (Sturani 1995).
Mutamenti Territoriali
Nel 1383, a seguito di una pace concordata tra il marchese di Monferrato e Gian Galeazzo Visconti, i contrasti tra l’insorgere di controversie territoriali tra i Sannazzaro e gli uomini di Giarole, da una parte, e la comunità di Pomaro dall’altra porta a un decreto marchionale di separazione di Giarole da Pomaro con lo stabilimento di confini (AST, Corte, Monferrato, Feudi per A e per B, Mazzo 57, Pomaro, n. 1).
Comunanze
Sembrano aver rivestito un ruolo assai modesto nell’economia del territorio della comunità. Nel 1781, ammontavano a circa 9 moggia, pari allo 0,7 per cento della superficie comunale complesiva. Si trattava di terreni incolti, adibiti al pascolo, giudicati piuttosto aridi, concentrati in una contrada, quella detta di Preiso. Erano considerati fiscalmente immuni. Nel 1990 il territorio gravato da usi civici, considerati assenti dal comune, è calcolato in circa 0,4 ha dal Commissariato Usi Civici (AST, Camera dei conti, II archiviazione, Capo 26, Mazzo 13, Convocati delle città e comunità della Provincia di Casale, in risposta alla circolare del Signor Intendente Generale, in data delli 10 dicembre 1781; CLUC).
Liti Territoriali
Negli anni 1604-1605 è in corso una causa dinanzi al Senato di Casale, intentata dalla comunità di Occimiano contro i consignori di Giarole, che rifiutano di pagare il tasso della cittadella sui beni posseduti nel territorio di Occimiano, sostenendo che si tratta di «bona conventionata sub certa annua praestatione et solutione conventa» e che «mediante solutione praedicta fuerunt ab omnibus et quibuscumque oneribus impositis vel imponendis et pro talibus tenta et observata fuerunt a longissimo et immemorabili tempore». Tale convenzione, la cui osservanza scaturirebbe «sia dal giure sia dalla consuetudine», sarebbe stata approvata implicitamente dai principi contestualmente all’approvazione degli «statuta, consuetudines et bonas usantias» del luogo. Né, secondo i feudatari, valeva l’argomento che, in una sola occasione, nel 1543, quei beni avevano concorso al pagamento di alcuni oneri, e precisamente imposizioni «cesaree ovvero militari» (ASA, Senato del Monferrato, Atti di Lite, fald. 11 [1604-1613], Occimiano Comune contro Consignori di Giarole consorti [1604-1605]). All’epoca della catastazione settecentesca del territorio, sono attestate tensioni territoriali con le comunità di Lazzarone (oggi territorio di Valenza) e di Mirabello, ricomposte in via extragiudiziale.
Fonti
ABPT (Archivio della Biblioteca della Provincia di Torino), Documenti storici Monferrato, I, 1, 9, Raggionamento sopra l’antiche strade militari del Monferrato fatto dal C. F. M. di Casale già A. P. di questo D. [secolo XVIII], ms.
AC Giarole (Archivio Storico del Comune di Giarole).
ACVC (Archivio della Curia Vescovile di Casale Monferrato).
ANP (Archives Nationales, Paris), F2, Administration Départementale, I, 863 [Montenotte], Département de Marengo, Tableau de la Population par commune d’après le récensement fait par ordre du Préfet dans les derniers mois de l’an XII (1804).
AP Giarole (Archivio Parrocchiale di Giarole).
ARMO (Acta Reginae Montis Oropae), Biella, Unione Tipografica Biellese, 1945 (i documenti XVIII, XXXIV e CIX sono editi a cura di Giuseppe Ferraris).
ASA (Archivio di Stato di Alessandria), Senato del Monferrato, Atti di lite.
AST (Archivio di Stato di Torino):
Camera dei conti, I archiviazione, Provincia di Casale, Mazzo 1, fasc. 18, Relazione dello stato e coltura de’ beni de’ territorj delle città e comunità della Provincia di Casale (1742-1743); n. 24, Casale. Stato delle liti attive e passive delle comunità (1757);
Camera dei conti, I archiviazione, Provincia di Casale, Mazzo 2, fasc. 4, Monferrato. Ricavo de’ redditi di quelle comunità, misura de’ territorj e de’ beni antichi e moderni e notizie diverse (s.d. ma 1760-1769);
Camera dei conti, II archiviazione, Capo 10, Consegna della bocche umane e della bestie (regio editto 10 maggio 1734), mazzo 6, Provincia di Casale, n. 2;
Camera dei conti, II archiviazione, Capo 26, Mazzo 13, Convocati delle città e comunità della Provincia di Casale, in risposta alla circolare del Signor Intendente Generale, in data delli 10 dicembre 1781;
Camera dei conti, II archiviazione, Capo 26, Mazzo 17, Tributi. Descrizione delle liti attive e passive delle comunità della Provincia di Casale (s.d. ma dopo il 1782);
Camera dei conti, II archiviazione, Capo 26, Mazzo 18, Memorie del Basso Monferrato (s.d. ma 1784-1789);
Camera dei conti, II archiviazione, Capo 26, Mazzo 18, Comunità della Provincia di Casale che affermano essere necessaria la misura de’ territorj loro (s.d. ma 1786);
Camera dei conti, II archiviazione, Capo 26, Mazzo 32, Monferrato, Province di Casale ed Acqui: memorie e stati concernenti la collettazione de’ beni ecclesiastici e luoghi pii (1728-1729);
Camera dei conti, II archiviazione, Capo 26, Mazzo 37, Relazione generale dell’operato dal Commendatore Petitti in dipendenza del Regio Editto delli 24 giugno 1728 concernente li beni posseduti dalli ecclesiastici e luoghi pii nel Ducato di Monferrato (1729);
Camera dei conti, II archiviazione, Capo 79, Statistica generale, Mazzo 6, Relazione della Provincia di Casale (1753);
Corte, Monferrato, Materie economiche, Mazzo 18, n. 19, M. A. Tartaglione, Calcolo delle città, terre, anime e moggia de’ terreni del ducato di Monferrato [inizi del secolo XVII], ms.;
Corte, Monferrato Ducato, ultima addizione, Giacomo Giacinto Saletta, Ducato del Monferrato descritto, 1711, 7 tomi ms. (Saletta 1711);
Corte, Paesi, Ducato del Monferrato, Mazzo 50, fasc. 15, Stato delle città, communità e cassinali del Ducato di Monferrato, coi nomi de’ vassalli ch’anno prestato il giuramento di fedeltà a S. A. R., formato dal Consigliere Mellarede (s.d. ma attorno al 1710); n. 28, Memorie diverse riguardanti le debiture del Monferrato e le alienazioni cadenti sovra l’ordinario (1770);
Corte, Paesi, Monferrato, Feudi per A e per B;
Corte, Paesi, Paesi per A e per B, G, Giarole.
CLUC (Commissariato per la liquidazione degli usi civici).
Bibliografia
Andar per castelli da Alessandria da Casale tutto intorno, a cura di G. Sergi, Torino 1986.
Casalis G., Dizionario geografico storico-statistico-commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna, vol. VII, G. Maspero, Torino 1841.
Le città, le terre ed i castelli del Monferrato descritti nel 1604 da Evandro Baronino, a cura di G. Giorcelli, in «RSAAAl.At.», 13 (1904), pp. 61-130; 14 (1905), pp. 219-313.
Cognasso F., Pievi e chiese del Monferrato alla metà del Trecento, in «BSBS», 31 (1929), pp. 211-235.
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Consorzio di Giarole, Statuto del Consorzio irriguo di Giarole: pel trentennio dal 30 agosto 1904 al 30 agosto 1934, Casale 1905.
Deregibus Opezzo M., Memorie antiche del luogo di Giarole: la parrocchia di Giarole ieri e oggi: usi, costumi, tradizioni, Vercelli 1996.
Gasca Queirazza G., Dizionario di toponomastica: storia e significato dei nomi geografici italiani, Torino 1997.
Giorcelli A., Relazione medica sulla epidemia cholerosa del comune di Giarole, avvenuta nei mesi di luglio ed agosto dell’anno 1886, 1886.
Guasco F., Dizionario feudale degli antichi stati sabaudi e della Lombardia. Dall’epoca carolingia ai nostri tempi (774-1901), Pinerolo 1911, 5 voll. (BSSS 54-58), vol. I, p. 355.
Istituto Centrale di Statistica del Regno d’Italia, Variazioni di territorio e di nome avvenute nelle circoscrizioni comunali e provinciali del Regno dal 1° aprile 1927 al 15 ottobre 1930, Roma 1930.
Ministero per l’agricoltura, industria e commercio, Variazioni nel nome del territorio o nella dipendenza amministrativa dei comuni, dei circondari (o distretti) e delle provincie, Tipografia Fratelli Centenari, Roma 1889.
Olivieri D., Dizionario di toponomastica piemontese, Brescia 1965.
Pinolini F., L’epidemia cholerica di Giarole, Tipografia Cassone, Casale 1887.
Raviola B.A., Il Monferrato gonzaghesco: istituzioni ed élites di un “micro-stato” (1536-1708), tesi di dottorato in Storia della società europea in età moderna, Università degli Studi di Torino, 1998-2001, coord. L. Allegra, tutor G. Ricuperati.
Saletta G. G., Decretorum Montisferrati (…) collectio, Casale 1675.
Savio F., Gli antichi vescovi d’Italia dalle origini al 1300 descritti per regioni, Torino 1899.
Sturani M.L., Innovazioni e resistenze nella trasformazione della maglia amministrativa piemontese durante il periodo francese (1798-1814): la creazione dei dipartimenti ed il livello comunale, in Dinamiche storiche e problemi attuali della maglia istituzionale in Italia. Saggi di geografia amministrativa, a cura di Ead., Alessandria 2001, pp. 89-118.
Sturani M.L., Il Piemonte, in Amministrazione e territorio in Italia, a cura di L. Gambi, F. Merloni, Bologna 1995, pp. 107-153.
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Valerani F., Saggio di toponomastica del Circondario casalese, in ««RSAAAl.At.», 16 (1907), f. XXVI, pp. 237-49.
Descrizione Comune
Giarole

È difficile immaginare un territorio comunale plasmato in modo più esclusivo sul lungo periodo dalla presenza schiacciante di un’unica famiglia. La storia quasi millenaria di Giarole sembra addirittura confondersi, nella scarna storiografia esistente, con quello della sua famiglia dominante, i Sannazzaro. Alleati precoci delle strategie politiche filoimperiali dei marchesi di Monferrato, i Sannazzaro appaiono, in particolare tra il secolo XII e il XIV, i principali esecutori locali della lunghissima guerra di accerchiamento dei marchesi contro i signori di Occimiano, ramo secondario della famiglia marchionale a essa contrapposto. Forse più defilati, da un punto di vista militare, durante i conflitti tra i marchesi e i Visconti negli anni centrali di quel secolo, i Sannazzaro sembrano tuttavia conservare, e forse ampliare, un importante e prolungato ruolo di intermediazione tra le sfere di potere del marchesato, di Asti, di Pavia e di Valenza fino al secolo XV. La loro presenza sia a Ozzano sia, come detentori di diritti di natura pubblica, a Camagna sul corso del torrente Grana ne fa, a quest’epoca, un importante contrappeso giurisdizionale alle mire di espansione politica dei Visconti (Sangiorgio; Guasco 1911; Saletta 1711; Cognasso 1929; Sergi 1986).
In questo lungo arco di secoli del tardo medioevo, si assiste, con scansioni temporali non conosciute ma compiute entro il secolo XIV, al sorgere del castello di Giarole su un terreno pianeggiante e acquitrinoso, nonché allo spostamento di un precedente insediamento (peraltro non distante) verso un nuovo centro abitato a ridosso del castello, all’ombra dei Sannazzaro. Sviluppatosi entro i confini di Pomaro, questo insediamento rinnovato sembra muovere qualche passo verso la conquista di un’autonomia istituzionale promossa, almeno in parte, dai suoi «homines» all’aprirsi della seconda metà del Trecento, quando, durante i conflitti tra i marchesi di Monferrato e i Visconti, il luogo viene posto sotto il diretto controllo dei marchesi, con una sospensione, di fatto, dei poteri dei Sannazzaro. Di lì a poco, tuttavia, la definizione dei confini tra Giarole e Pomaro sancirà, con una investitura ai Sannazzaro che non sarà mai più messa in causa, la sottomissione completa dei suoi abitanti ai signori.
Molti indizi rilevati dalla storiografia nel tessuto insediativo di Giarole sembrano attestare, materialmente e simbolicamente, la forza del dominio dei Sannazzaro sugli abitanti del luogo, a partire dalla collocazione dalla piazza e della chiesa nobiliare di San Giacomo, con un lato sulla via pubblica e vicinale, ma orientate non già verso l’abitato, bensì dalla parte opposta. Le file o «tirade» di «case e casette», gli airali, o dipendenze rustiche, in cui i consegnamenti di beni feudali durante la prima età moderna descrivono la presenza di colombaie, cortili, stalle e cascine, attestano ai modi di sviluppo di un concentrico integralmente dominato dalla presenza signorile, che plasma anche capillarmente i modi di controllo su tutto il territorio agricolo circostante (AST, Corte, Monferrato, Feudi per A e per B, Mazzo 9 di II addizione, n. 16; Mazzo 21 di II addizione, n. 17; Protocolli Monferrato, cit. in Sergi 1986, pp. 376 e 380).
La presenza diretta e pervasiva dei Sannazzaro si prolungò fino alla seconda metà del secolo XIX in ogni aspetto, si può dire, della vita locale. Momenti e tappe di questa presenza sono ravvisabili nella lentissima formazione di istituzioni comunitarie formali. Ancora nel 1624 il Senato di Casale discute nel merito della richiesta da parte degli «uomini di Giarole per essere liberi della fedeltà e seconda cognizione delle cause concessa alli feudatari di detto Luogo, e per poter eriggere una comunità» (AST, Corte, Monferrato feudi, Mazzo 34, Giarole n.3, cit in Sergi 1986, p. 380). Ancora molti anni più tardi e molto laconicamente, a proposito di una lite mossa ai signori dalla comunità sul tema dei bandi politici quasi sullo scorcio del Settecento, un funzionario statale annoterà: «se ne atende di giorno in giorno l’assegnazione a sentenza» (AST, Camera dei conti, II archiviazione, Capo 26, Mazzo 17, Tributi. Descrizione delle liti attive e passive delle comunità della Provincia di Casale [s.d. ma dopo il 1782]). Di fatto, l’assertività dei signori nella gestione delle proprie prerogative appare scevra di compromessi a quest’epoca.
Accanto alla vita economica e politica, la gestione e il controllo della vita cerimoniale locale sono in mano signorile non soltanto mediante i canonicati sotto il titolo di San Pietro, ma anche nell’uso informale della chiesa signorile, non parrocchiale, di San Giacomo come sede cultuale fissa e unica per l’intera popolazione locale, quasi un patronato collettivo dei signori. Tra l’età moderna e quella contemporanea le opere di beneficienza ispirate e gestite dai signori rincorrono l’indigenza attraverso due iniziative pie preposte, rispettivamente, alla provvista di medicinali ai poveri e alla costituzione di doti a «zitelle povere ed oneste» (Casalis 1841, p. 43; Deregibus Oppezzo 1996). È suggestivo ipotizzare come questi aspetti di patrocinio collettivo dei Sannazzaro rappresentassero, nell’atto stesso dell’organizzazione della vita cerimoniale e caritativa locale, una forma simbolica di coesione entro un consortile potenzialmente lacerato da tensioni.
A partire dagli inizi dell’età moderna, il rapporto di simbiosi, per così dire, che i Sannazzaro riescono a stabilire con il luogo e gli abitanti di Giarole è stato considerato talvolta quasi sorprendente. Secondo un inquadramento recente: «la storia dei Sannazzaro di Giarole dal secolo XV al XVIII offre per il Basso Monferrato uno degli esempi più completi delle tensioni e dei problemi sollevati dalla gestione consortile del potere in un piccolo centro: dalla pressione eccessiva dei carichi imposti agli abitanti (che solo nel 1624 otterranno da Ferdinando Gonzaga duca di Mantova e del Monferrato la facoltà di potersi costituire in comunità con propri consoli e consiglieri), al difficile e non sempre riuscito tentativo di evitare l’intrusione di consignori di altre famiglie (ed è noto che la vendita di parcelle giurisdizionali e di beni feudali è frequente ed è possibile con certe procedure anche nel caso di feudi antichi); dal consolidarsi e dall’estendersi precoce delle fortune di alcuni rami della folta schiatta, alla decadenza di altri, che, a metà del Seicento, quando personaggi come il conte Giacinto Sannazzaro sono tra i più stretti collaboratori dei Gonzaga, esercitano invece ormai “arti mecaniche di tele, et Hosteria”» (Sergi 1986, p. 383).
Ciò che appare degno di nota, sul lungo periodo, è il successo della strategia del consortile familiare, attraverso fasi e modi che qui non esamineremo nel dettaglio. Limitiamoci a osservare che i Sannazzaro appaiono quanto mai notevoli non soltanto in quanto esempio delle tensioni e dei problemi sollevati della gestione del consortile (che, per esempio, nel 1624 conta oltre venti compartecipanti), ma anche come esempio di capacità strategica e progettuale, che sembra conoscere pochi termini di confronto tra i signori del Basso Monferrato. La capacità progettuale è attestata, per esempio, dall’impegno preso il 7 gennaio 1573 in un patto di famiglia mirato a impedire l’ingresso nel consortile e nel feudo a chi non appartenga al casato. La capacità di sostenere verso l’interno, entro il casato, l’aspirazione di mantenere efficacemente un confine verso l’esterno è attestata non dall’assenza di potenziali fattori di disgregazione – nelle successioni femminili, nella presenza di altri detentori di quote feudali (quali i Valla e i Gambaloita), nella mobilità sociale discendente – bensì da una tenace capacità di disinnescarne gli effetti su un arco di tempo sufficientemente lungo.
Puntellata da risorse politiche ed economiche a largo raggio, la storia collettiva di successo locale dei Sannazzaro evoca per contrappunto quello della popolazione contadina, che, analogamente minacciata da rischi di segmentazione familiare, sovrappopolamento e mobilità sociale discendente nel corso di tutta l’età moderna, appare però «applicata solo alla campagna», priva di quelle risorse integrative offerte in altre località del Basso Monferrato dall’accesso al mercato e ai commerci o dalla emigrazione stagionale.
Giarole sarà vistosa, nei secoli successivi alla costruzione del centro abitato tardomedievale, per la totale assenza di processi di appoderamento sul proprio territorio agricolo. La concentrazione nell’abitato di una popolazione formata per la maggior parte di coloni parziari dei Sannazzaro e di coltivatori senza terra sarà causa, tra l’altro, di una grave esposizione alle malattie epidemiche, quali il colera, ancora sullo scorcio dell’Ottocento (Giorcelli 1886; Pinolini 1887). La produttività dei terreni agricoli in mano ai grandi proprietari fondiari, elevata ma meno che eccelsa nelle stime dei funzionari statali del secolo XVIII, dovrà attendere il secolo XX per vedere opere di canalizzazione e di bonifica (AST, Camera dei conti, I archiviazione, Provincia di Casale, Mazzo 2, fasc. 4, Monferrato. Ricavo de’ redditi di quelle comunità, misura de’ territorj e de’ beni antichi e moderni e notizie diverse [s.d. ma 1760-1769]; Consorzio 1875; Consorzio 1905).
Nell’assenza di studi sistematici sull’organizzazione della vita delle campagne, ci offrono per ora su di essa uno sguardo sommario le inchieste settecentesche dei funzionari centrali dello stato. Nella Statistica Generale si trova un dato sull’estensione complessiva del territorio (834 moggia di Monferrato) inferiore di oltre 733 moggia/618 giornate rispetto alla cifra, espressa in giornate di Piemonte, indicata nel documento dal consiglio della comunità il 19 dicembre 1781 in risposta alla circolare diramata dall’intendenza di Casale il 16 dicembre dello stesso anno (pari a 1319 giornate e 60 tavole). La distribuzione proporzionale delle destinazioni resta tuttavia assai simile. Il territorio di Giarole, pur valutato così diversamente rispetto alla sua superficie totale, risulta infatti in entrambe le fonti composto per quasi il 90 per cento di aratorio e per circa il 10 per cento da vigne, mentre prati, boschi e incolti raggiungono, tutti insieme, attorno all’1 per cento.
Le tabelle della Statistica Generale dedicate alla produzione agricola segnalano eccedenze di frumento (il 27,3 per cento della produzione). Il vino è indicato come totalmente assente (nella misura appunto del 100 per cento del fabbisogno), nonostante la presenza, sia pure limitata, di vigne nel territorio (il 24,2 per cento). Risulta invece un po’ attenuata rispetto alla situazione prevalente nelle campagne del Basso Monferrato la consueta carenza di «meliga bianca» (insufficiente nella misura del 73,7 per cento del fabbisogno locale) e di «marzaschi» (carenti per il 62,4 per cento) (AST, Camera dei conti, I archiviazione, Provincia di Casale, Mazzo 1, fasc. 18, Relazione dello stato e coltura de’ beni de’ territorj delle città e comunità della Provincia di Casale [1742-1743]; AST, Camera dei conti, I archiviazione, Provincia di Casale, Mazzo 2, fasc. 4, Monferrato. Ricavo de’ redditi di quelle comunità, misura de’ territorj e de’ beni antichi e moderni e notizie diverse [s.d. Ma 1760/1769]).
La Consegna del 1734 censisce a Giarole 110 capifamiglia e un totale di 518 abitanti, mentre la Statistica Generale del 1753 registra 100 «fuochi» e 480 «anime». La Consegna, inoltre, censisce 352 capi di bestiame bovino, contro i 268 indicati nella Statistica Generale (AST, Camera dei conti, II archiviazione, Capo 10, Consegna della bocche umane e della bestie [regio editto 10 maggio 1734], Mazzo 6, Provincia di Casale, n. 2).
Tra i «consegnanti» del 1734, si possono individuare: uno strato superiore composto di 7 unità (la contessa Margherita di Sannazzaro, dei feudatari del luogo, un’altra vedova, Caterina Bolla, appartenente a una famiglia di feudatari di Giarole, un medico, oltre a un «alfiere», redditiero e «massaro», all’agente del castello per i Sannazzaro, a uno speziale, a un «postiere» e barbiere); 11 capifamiglia artigiani; 21 «massari»; 29 «lavoranti di campagna» 35 giornalieri; e 7 mendicanti o «miserabili». Da segnalare inoltre l’elevato numero di vedove, corrispondente al 17,3 per cento dei capifamiglia censiti. Le caratteristiche demografiche e le quantità di bestiame posseduto rilevabili entro le singole categorie di massari, «lavoranti di campagna» e giornalieri divergono da quelle di altre comunità del Basso Monferrato per la disparità tra le categorie di coltivatori: la composizione media dei nuclei familiari è nelle tre categorie pari rispettivamente a otto, 4,5 e 3,7 membri; i capi di bestiame bovino mediamente posseduti sono eguali a 10,5 per i massari, a 1,6 fra i contadini e a 1,1 nelle famiglie di giornalieri.
Per quanto riguarda la provenienza geografica, è attestato il 25 per cento circa di presenze «forestiere» riguardante l’insieme dei capifamiglia. I capifamiglia di origine locale che hanno sposato donne esterne alla comunità sono 15, pari al 23,8 per cento (tra i 16 massari di origine locale, le mogli forestiere sono 6, ossia il 37,5 per cento). Le località di origine di queste donne – come pressoché tutte quelle da cui provengono i capifamiglia forestieri – appartengono all’area del Basso Monferrato. Si tratta più precisamente di 8 comunità, che figurano una volta ciascuna, tranne San Salvatore, che compare quattro volte, Mirabello e Pomaro, che contano ciascuna tre casi. Infine, si può notare, come indizio di processi di forte differenziazione sociale tra la popolazione locale, che i 12 diversi cognomi presenti tra i 16 capifamiglia massari originari di Giarole, sono condivisi da famiglie di contadini e giornalieri.
Ancora negli anni Sessanta del Settecento la comunità possiede i due forni bannali, del reddito di 118 lire annue. Ma, nel 1780, una sentenza della Camera attribuisce la bannalità del forno ai membri del consortile feudale conti Odoardo, Federico e Vincenzo di Sannazzaro, che ora ne ricaverebbero un fitto annuo di 350 lire; i convassalli del luogo affittano «l’osteria, prestino, ritaglio e pedaggio», per un fitto annuale di 360 lire, «ma ciò abusivamente», secondo gli amministratori della comunità. Una parte importante del gettito fiscale della comunità, l’«ordinario», viene riscosso sotto forma di crediti dei signori (AST, Camera dei conti, I archiviazione, Provincia di Casale, Mazzo 2, fasc. 4, Monferrato. Ricavo de’ redditi di quelle comunità, misura de’ territorj e de’ beni antichi e moderni e notizie diverse [s.d. ma 1760-1769]; AST, Camera dei conti, II archiviazione, Capo 26, Mazzo 17, Tributi. Descrizione delle liti attive e passive delle comunità della Provincia di Casale [s.d. ma dopo il 1782]).