Gamalero

AutoriGuglielmotti, Paola
Anno Compilazione1998
Anno RevisioneVERSIONE PROVVISORIA
Provincia
Alessandria.
Area storica
Acquese, poi Alessandrino.
Abitanti
779 al censimento del 1991.
Estensione
1220 ettari (ISTAT), 1223 (SITA).
Confini
Procedendo da nord in senso orario, in un territorio scarsamente ondulato che non supera i 200 metri sul livello del mare, sono confinanti i comuni di Castellazzo Bormida, Castelspina, Sezzadio, Cassine, Mombaruzzo, Carentino, Borgoratto Alessandrino per un tratto brevissimo, Frascaro.
Frazioni
San Rocco, Lunga, Spazzona (Spassona), Zamarioni.
Toponimo storico
L’origine del nome è incerta: la grafia più antica è «Gamilario», come si legge in diploma del 978 emanato dall’imperatore Ottone II (Le carte medievali della Chiesa d’Acqui, a cura di R. PAVONI, Genova 1977, Collana storica di Fonti e studi, 22, n. 7, p. 43). Le grafie «Camilaria» e «Gamelaria» si leggono rispettivamente in un diploma di Ottone III del 996 e di Enrico III del 1039 (ivi, n. 9, p. 50; n. 15, p. 58). Appare azzardata ogni ipotesi etimologica (e sono da respingere anche le proposte pur prudentemente avanzate in PASSAGGIO 1963, pp. 166n, 167n).
Diocesi
Gamalero è inserita della diocesi di Acqui, da cui dista 16 km, fin dalla sua prima menzione, nel 978 (Le carte medievali cit., n. 7, p. 43); la sua appartenenza a questa diocesi è ancora esplicitata nel 1364 dall’imperatore Carlo IV (ivi, n. 279, p. 481) e nel 1369 da un intervento del vescovo (Monumenta Aquensia, a cura di G. B. MORIONDO, Torino1789-1790, 3 voll., I, n. 338, col. 354; per un inventario completo delle attestazioni si veda PASSAGGIO 1963, pp. 167-68). Il passaggio alla diocesi di Alessandria, da cui Gamalero dista 12 km, risale al 1405, quando il papa Innocenzo ristabilisce questa città come sede vescovile, attribuendole un territorio diocesano (PASSAGGIO 1963, p. 167): anche la pieve segue dunque, come si vedrà, la gravitazione politica del villaggio.
Pieve
La pieve è attestata dal 978 (Le carte medievali cit., n. 7, p. 43), mentre la dedicazione al protomartire Lorenzo (che potrebbe denunciarne una certa antichità) è esplicitata solo nel 1368, quando la chiesa è affidata al sacerdote Guglielmo Bonoxio proveniente dalla chiesa di S. Maria di Savona (Monumenta Aquensia cit., I, n. 337, col. 353); non pare avere chiese dipendenti.
Altre Presenze Ecclesiastiche
La chiesa di S. Rocco, da cui prende nome una frazione, non è esplicitamente citata nelle fonti scritte prima del 1826, quando si parla di riparazioni alla chiesa e alla casa parrocchiali (A. S. Al., Intendenza generale di Alessandria, Affari speciali di comuni, m. 209, Mandamento di Cassine, fasc. 3, Gamalero). Di solito la titolatura è in relazione con le pestilenze seicentesche, ma la chiesa non è ricordata in un inventario dei beni ecclesiastici di metà Settecento (A. S. T., II Archiviazione, Capo 13, par. 1, f. 12), mentre sono menzionate proprietà fondiarie dei Gerosolimitani del Montuzzo di Castellazzo e dei Padri Serviti della chiesa di S. Maria del medesimo luogo. La frazione di Spassona ha una parrocchia eretta nel 1799, dotata di rendite (CASALIS 1840, VII, p. 208), che non pare identificabile con S. Rocco. La visita pastorale condotta nel 1593 cita ancora solo la chiesa parrocchiale di S. Lorenzo (LANZAVECCHIA 1977, pp. 239-240).
Luoghi Scomparsi
Non è stata reperita documentazione utile in questo senso. La tradizione locale vuole un spostamento del villaggio da un sito primitivo, attorno alla chiesa di S. Lorenzo nella regione omonima, all’attuale posizione sommitale: ciò sarebbe avvenuto nel corso del secolo XV, dopo i danneggiamenti inferti dal ghibellino Facino Cane (PASSAGGIO 1963, p. 171).
Comunità, origine, funzionamento
La prima attestazione relativa a agli abitanti di Gamalero è alquanto occasionale. Si parla di «homines» di Gamalero nel 1247, in atto che tratta aspetti della gestione indivisa di un bosco da parte degli abitanti di più luoghi, cioè di Cassine, Mombaruzzo, Maranzana, Alice, Ricaldone, Bruno. Gli uomini di Gamalero (insieme a quelli di Bruno, Carentino, Mombaruzzo, Maranzana e Cassine) sono indicati quali semplici confinanti, in un contesto però che denuncia la prevalente organizzazione comunale nei villaggi della zona (A. S. T, Corte, Paesi Monferrato Confini, vol. B, n. 9). Di uomini di Gamalero, ancora senza qualificazione comunale («illi de Gamalerio»), si parla anche negli Statuti alessandrini compilati verso il 1297 (Codex Statutorum magnifice communitatis Alexandrinae, con prefaz. di M. VIORA, Torino 1969, Società di storia, arte e archeologia per la Provincia di Alessandria e Asti, Accademia degli immobili, libri VI e VII), ma anche questa non può essere considerata un’indicazione che neghi recisamente l’evoluzione in senso comunale del villaggio. Piuttosto l’antichità della pieve potrebbe suggerire sviluppi comunali senza sensibili discronie rispetto ai luoghi vicini.
     Nel 1748 è emanato dall’Intendente generale per la provincia di Alessandria un Regolamento per la Comunità di Gamalero (il cui testo è in DUBOIN 1833, pp. 523-530), che prevedibilmente disciplina l’elezione annuale del Consiglio, la presentazione del bilancio, e le questioni relative a spese e mandati, vacati, liti, esattori e nomina del cancelliere.
Statuti
Nel 1938 si davano come dispersi (ASTORI 1938, pp. 4 e 7). Nella cart. 20 dell’Archivio Comunale, Sez. Antica, erano conservati Bandi Campestri datati 1744.
Catasti
Presso l’Archivio Comunale, Sez. Antica, è conservato materiale del periodo compreso tra il 1622 (con un catasto dichiarato in cattivissimo stato) e il 1776. Un catasto figurato è datato 1722 e una mappa del territorio 1773. [A.S T., Camerale, Catasti, Allegato A, n. 95, Gamalero; Allegato G, n. 225) c’è solo una copia parcellaria dell’anno 1763 in fogli 3 .A.S.T., Sezioni Riunite, Catasti, Catasto sabaudo, Allegato A. Mappe del catasto antico, Circondario di Alessandria, Mandamento di Cassine, Cassine, Borgorato, Frascaro e Gamalero, Mazzzo 96]..
Ordinati
Sotto il nome di Convocati la serie parte dal 1661.
Dipendenze nel Medioevo
Gamalero non è incluso nella zona che si estendeva per un raggio di tre miglia a partire da Acqui e che fu attribuita al vescovo nel 978 dall’imperatore Ottone II: tuttavia è una delle cinque pievi esplicitamente menzionate nel diploma ed è ancora confermata dal re e poi imperatore Enrico II nel 1040 e nel 1052 (Cartario alessandrino fino al 1300, I, a cura di F. GASPAROLO, Alessandria 1928, Società di Storia, arte e archeologia per la Provincia di Alessandria, nn. 8 e 9, pp. 13-15). Beni del marchese Aleramo e dei suoi discendenti, anche nel secolo successivo, sono attestati nelle immediate vicinanze (MERLONE 1995, pp. 185 sgg., 245), ma anche ciò non potrebbe escludere un controllo politico esercitato dall’episcopio fin dalla prima menzione di Gamalero. Rimane episodica la pretesa di Bonifacio di Monferrato sul villaggio, che figura tra i luoghi di cui nel 1199 il marchese chiede conto agli Alessandrini, che da una ventina di anni hanno dato vita alla propria nuova città e partecipano di un moto espansivo dei comuni del Piemonte meridionale a detrimento dei poteri di più antica origine (Codex Astensis qui de Malabayla communiter nuncupatur, a cura di Q. SELLA, Roma 1880, Atti della Reale Accademia dei Lincei, serie II, 4 voll., IV, n. 996, p. 14). Tuttavia la richiesta ci mostra un precoce inserimento di Gamalero nell’orbita alessandrina. Mentre il già citato atto del 1247 non segnala prevalenze signorili nella zona, gli Statuti di Alessandria, redatti verso il 1297, mostrano Gamalero coerentemente inclusa nel distretto cittadino (Codex Statutorum 1969, libri VI e VII; PASSAGGIO 1963, 168-170); già un estimo alessandrino del 1273 lascia vedere il villaggio incluso nel territorio di più diretta pertinenza della città (PASSAGGIO 1963, p. 170).
Feudo
Nel 1240 Gamalero è infeudata dall’imperatore Federico II ai marchesi di Occimiano: non è chiaro come e fino a quando questi effettivamente la tengano (su ciò e per quello che segue PASSAGGIO 1963, pp. 170 sgg., che rimanda ai fondi contenuti anche in A. S. Al.). Secondo l’erudito seicentesco Ghilini, nel 1319 Marco Visconti, nel suo moto di conquista del Piemonte meridionale, avrebbe assediato il villaggio, «mettendo[lo] a soqquadro». In questo modo Gamalero sarebbe venuta a far parte del Ducato di Milano e alla morte di Gian Galeazzo Visconti nel 1402 Alessandria e Gamalero toccarono a Filippo Maria Visconti. Separata da Alessandria nel 1438, Gamalero insieme alla contigua Borgoratto fu attribuita in feudo da Filippo Maria Visconti al suo segretario Simonino Ghilini, con piena giurisdizione, vale a dire con il mero e misto impero. Gli accordi intercorsi tra il capitano di ventura Francesco Sforza, sposato alla figlia di Filippo Maria Visconti (morto nel 1447), e Guglielmo II di Monferrato – nel contesto di una ridefinizione dei poteri operanti nel basso Piemonte – portarono nel 1448 alla concessione della signoria su Alessandria e su altri luoghi, tra cui Gamalero, al secondo, cui fu tolta dallo Sforza già nel 1450. Successivamente Gamalero passò ai fratelli di Simonino Ghilini, che nel 1465 ne vendettero castello, giurisdizione e redditi ad alcuni esponenti della famiglia Simonetta, infeudati dal duca Galeazzo Maria Sforza nel 1470 (A. S. T., Corte, Provincia di Alessandria, m. 10, n. 1). Il feudo fu riconfermato nel 1477 (ivi, n. 2). Nel 1480 il feudo ritornava alla Camera ducale, «a disposizione», forse, a detta del Ghilini, perché l’erede dei Simonetta che lo teneva era caduto in disgrazia. Nel 1480 Gamalero è infeudata da Ludovico il Moro a Francesco Bernardino Visconti, che nel 1504 lo unisce a quello di Sezzadio. Alessandria e contado seguirono il Ducato di Milano nel suo passaggio come feudo imperiale alla Camera imperiale nel 1535 e fino al 1551, quando i Visconti furono reintegrati. In seguito alla morte di Ottone Visconti nel 1593 Gamalero pervenne per tre quarti al figlio Ottavio e per un quarto di insieme a tutta Sezzadio a un altro figlio, Bartolomeo, rimanendo poi in seno alla famiglia.
Mutamenti di distrettuazione
Nel 1707 Alessandria e il suo contado furono cedute al duca di Savoia Amedeo II e anche Gamalero alla morte del suo feudatario Marcantonio Visconti, nel 1717, fu riunita nel Regio patrimonio. Nel 1722 Gamalero è ceduta a titolo oneroso (38000 lire) da Vittorio Amedeo al marchese Tommaso Ghilini, che ne è ufficialmente infeudato nel 1726, con il pieno e misto imperio. Gamalero resta alla famiglia Ghilini e dal 1767 Ambrogio Maria è infeudato anche di Maranzana e Sezzadio, tenendoli fino all’abolizione del regime feudale attuato nel 1802 dal governo napoleonico. Durante la dominazione francese Gamalero rientra nel Dipartimento di Marengo. Nel successivo ordinamento sabaudo fa parte del Mandamento di Cassine della Provincia di Alessandria.
Mutamenti Territoriali
Una ricognizione di confini dei confini tra Cassine, Mombaruzzo, Gamalero, Borgoratto e Carentino è condotta nel 1551 (A. S. T, Corte, Monferrato Confini, M 10, f. 111). Risalgono al 1788 degli atti, ora perduti, nell’A. C. Mombaruzzo (n. 2 in m. 1: Cat. I, Classe I, Confini) relativi alla liquidazione dei confini tra la comunità di Mombaruzzo e quelle di Ricaldone, Quaranti, Fontanile, Nizza, Incisa, Castelnuovo Belbo, Bruno, Carentino, Gamalero, Cassine e Maranzana.
Comunanze
Gamalero non è inclusa nella gestione del bosco comune – situato ««ultra Cervinum» – che coinvolge molte delle comunità confinanti, così come appare nel 1247, anche se è citata tra i luoghi confinanti. Tuttavia nel 1350 si procede a una divisione della valle del Cervino (tra alto e basso corso del torrente) tra la comunità di Gamalero e quella di Maranzana, con indicazione dei termini (A. S. T, Corte, Paesi Monferrato Confini, vol. B, n. 9). Una situazione simile a quella che presentano i territori dei comuni coinvolti nella gestione di quel bosco «ultra Cervinum» deve essersi verificata, se ad esempio nel 1455 è venduto una terra a gerbido, posseduta in maniera indivisa da più proprietari, «nelle fini di Gamalero» che si dice essere confinante con la chiesa di S. Giovanni della Comuna di Mombaruzzo (A. S. T., Corte, Monferrato Confini, M 10, f. 19). Tra le fonti successive i Bandi campestri, approvati dal feudatario marchese Tommaso Ghilini nel 1745, non sono utili a far emergere terre di fruizione collettiva, soprattutto sulle rive del fiume Bormida (PASSAGGIO 1963, pp. 181 sgg.). Una situazione di promiscuità è attestata ancora nel 1784, quando si giunge a conclusione di un procedimento per eliminare un gerbido di 300 moggia, denominato la Comuna, proprietà del comune di Cassine e incluso nel territorio di Gamalero e poi venduto a un abitante di Cassine (A. C. Cassine, m. 129). La chiusura delle operazioni – in data 15 maggio 1939 – relative alle alienazioni di beni sottoposti a usi civici rivela un’estensione insignificante e frazionata (in 5 pezze distinte per complessive are 67, C. L.. U. C., Provincia di Alessandria, cartella 77).
Liti Territoriali
Una serie di contese relative all'area boschiva della  'Comuna'  della seconda metà del Cinquecento porta, nel 1599, a un arbitrato, condotto dai rappresentanti dello stato di Milano e del Senato di Monferrato (che successivamente ratificano) che definisce cosa si deve intendere per 'area boschiva della 'Comuna', anche se ai nostri occhi non appare del tutto chiaro:
 
tutto ciò che vi è a Levante in coerenza di Carentino, Alessandria e Gamaleri a mezzodì della strada della valle del Cervino, ad occidente dei boschi di Mombaruzzo ed a septentrione del rivo del Ghissone.
 
Di ciò si fanno tre parti, aggiudicate una a Cassine e le altre due a Mombaruzzo e alle altre comunità litiganti [A.S.T., Corte, Monferrato Confini, Mazzo 10, ff. 203 sgg., in particolare 320 sgg.; Monferrato, Mazzo 23, Cassine, n. 3; vd anche schede Alice Bel Colle, Bruno, Cassine, CarentinoMaranzana e Mombaruzzo].
Fonti
A.C.G. (Archivio Storico del Comune di Gamalero).
     L’Archivio Comunale è stato riordinato, ma nel giugno 1998 si è potuto consultare solo l’inventario. Potrebbe aver subito perdite nel terzo decennio del secolo XIX, dal momento che nel 1826 si parla dell’«affittamento di una camera per la casa comunale e trasporto dello archivio» [A.S.A., Affari speciali di comuni, Mazzo 209, Mandamento di Cassine, fasc. 3, Gamalero].

A.S.A. (Archivio di Stato di Alessandria).
A.S.A., Affari speciali di comuni, Mazzo 209, Mandamento di Cassine, fasc. 3, Gamalero.

A.S.T. (Archvio di Stato di Torino).
A.S.T., Sezioni Riunite, Catasti, Catasto sabaudo, Allegato A. Mappe del catasto antico, Circondario di Alessandria, Mandamento di Cassine, Cassine, Borgorato, Frascaro e Gamalero, Mazzzo 96.
Bibliografia
ASTORI, E., Note sugli Statuti dei Comuni e Corporazioni nelle provincie di Alessandria e Asti, in «R. S. A. A. Al. At.», 47 (1938).
 
Capitoli della Ferazza o sia Bandi campestri della Comunità di Gamalero (in A. C. Gamalero, copia in A. S. T., Camerale, reg. 58, f. 231, datati 1745).
 
Cartario alessandrino fino al 1300, I, a cura di F. GASPAROLO, Alessandria 1928, Società di Storia, arte e archeologia per la Provincia di Alessandria.
 
Le carte medievali della Chiesa d’Acqui, a cura di R. PAVONI, Genova 1977 (Collana storica di Fonti e studi, 22).
 
Codex Astensis qui de Malabayla communiter nuncupatur, a cura di Q. SELLA, Roma 1880 (Atti della Reale Accademia dei Lincei, serie II), 4 voll.
 
Codex Statutorum magnifice communitatis Alexandrinae, con prefaz. di M. VIORA, Torino 1969 (Società di storia, arte e archeologia per la Provincia di Alessandria e Asti, Accademia degli immobili).
 
Dizionario Geografico Storico-Statistico-Commerciale degli Stati di S. M. il Re di Sardegna, compilato per cura del professore G. CASALIS, VII, Torino 1840.
 
DUBOIN, F. A., Raccolta per ordine di materia delle leggi, editti, manifesti ecc. pubblicati fino agli otto dicembre 1798 sotto il felicissimo dominio della Real casa di Savoia, Torino 1833, tomo IX, vol. 11.
 
LANZAVECCHIA, R., Atti della visita pastorale alla diocesi di Alessandria dell’abate Gerolamo Confalonieri (dicembre 1593 - gennaio 1594), in «R. S. A. A. Al. At.», 101 (1997).
 
MERLONE, R., Gli Aleramici. Una dinastia dalle strutture pubbliche ai nuovi orientamenti territoriali (secoli IX-XI), Torino 1995 (B. S. S., 212).
 
Monumenta Aquensia, a cura di G. B. MORIONDO, Torino 1789-1790, 3 voll.
 
PASSAGGIO, M. L., Notizie storiche su Gamalero Alessandrino, in «R. S. A. A. Al. At.», 72 (1963), pp. 165-187.
 
I vescovi della chiesa di Acqui dalle origini al XX secolo, Acqui 1997.
 
GUGLIELMOTTI, P., Comunità e territorio. Villaggi del Piemonte medievale, Viella, Roma 2001, pp. 207-228.
Descrizione Comune
Gamalero
     Le fonti ancora accessibili relative al territorio e alla comunità stessa di Gamalero non permettono di ricostruirne in positivo la vicenda, ma solo di escludere tendenzialmente, e anche con estrema prudenza, alcuni sviluppi. L’orografia e il corso delle acque paiono condizionare solo in parte la sagoma del territorio: a sud il confine comunale coincide con il torrente Cervino che costituisce confine del bosco di cui si parla nel 1247.
     Della fase più alta, in cui Gamalero si affaccia sporadicamente nella documentazione superstite, nulla sappiamo, al di là del fatto che il villaggio è probabilmente sottoposto al vescovo di Acqui. Non è chiaro da quando gli abitanti si pongano come collettività deliberante e, mentre disponiamo di una discreta informazione a proposito del succedersi dei detentori del feudo, le articolazioni interne al villaggio restano insondabili. Vediamo però che Gamalero non dà la sua adesione a scelte come quelle attuate dalle comunità vicine, tutte più meridionali, che partecipano – come apprendiamo per metà Duecento – alla gestione di un estesissimo bosco situato a sud del torrente Cervino. Non è perciò forse un caso che il nucleo abitato di Spazzona, di cui non ci è nota l’origine, si trovi proprio poco a nord del torrente Cervino, quasi a sottolinearne il significato confinario. Tra l’altro, non è comprensibile in quale misura il mobile percorso nel tempo del fiume Bormida abbia contribuito alla definizione del confine orientale del territorio di Gamalero.
     Quanto leggiamo a proposito degli uomini del villaggio negli Statuti alessandrini alla fine del secolo XIII, «illi de Gamalerio et de Sancto Laurentio», potrebbe suggerire non solo la forte identificazione della comunità con la pieve, ma forse anche un insediamento quanto meno bipartito (Codex Statutorum cit., f. 252). Sono appunto gli Statuti alessandrini, redatti poco prima del 1297 a circa 120 anni dalla costituzione di questa nuova città, a informarci del fatto che il villaggio è saldamente incluso nel contado di Alessandria; anche la «strata que venit de Camalerio»», lì citata, indica anzi una buona gravitazione complessiva di Gamalero sulla città (Codex Statutorum cit., f. 252). Non sappiamo a quando dati l’affermazione di cinque famiglie patrizie o «parentele» con prerogative che le distinguono dal resto della comunità (PASSAGGIO 1963, p. 179 n). Non è accertabile se abbiano tangibili ricadute sul piano della gestione del territorio le articolazioni della comunità che potrebbero trovar riflesso anche nei due altari dedicati alla Vergine e a santa Lucia nella chiesa di S. Lorenzo, così come emerge dalla visita pastorale del 1577. Allo stesso modo non sono definibili le funzioni delle due congregazioni, la Società del Santissimo Corpo di Nostro Signore Gesù Cristo e la «soliditas sub invocatione S. ti Sebastiani», attestate nella medesima occasione (LANZAVECCHIA 1997, pp. 239-240).
     Una delle poche notizie relative alla comunità mostra tensioni con un possidente, il conte Gio. Benedetto Boromeo, per i carichi fiscali: all’accordo si giunge – a meno di un mese dall’inclusione del feudo di Gamalero nel regio patrimonio, nell’ottobre del 1717 – con la mediazione dell’intendente di Alessandria (A. S. T., Corte, Provincia d’Alessandria, m. 10, n. 4). Il fatto che in talune infeudazioni, anche tarde, Gamalero sia associata ad altri luoghi non pare comporti strascichi sul piano territoriale.