Chiusa di Pesio

AutoriGuglielmotti, Paola
Anno Compilazione1996
Provincia
Cuneo
Area storica
Cuneese.
Abitanti
3389 (ISTAT 1991).
Estensione
9405 ha (ISTAT 1991); 9515 ha (SITA 1991).
Confini
A nord Pianfei, a est Villanova e Roccaforte, a sud Tende (F)  e l’isola amministrativa di Briga Alta, a ovest Limone Piemonte, Peveragno e Beinette.
Frazioni
S. Bartolomeo, Vigna, S. Maria Rocca, Certosa di Pesio. Vedi mappa.
Toponimo storico
«Clusa que dicitur Famulasca» (specificazione di oscura origine) è ricordata nel 1014; a partire dal 1018 è ricordata solo come Chiusa (Guglielmotti 1990). Il nome (anche nella variante «Cluxa») ricorda sicuramente quanto sia stretto il fondovalle, ma – è un’ipotesi settecentesca che non ha trovato riscontri materiali di sorta – potrebbe evocare anche uno sbarramento artificiale posto all’imboccatura della valle (Durandi 1774, pp. 109, 156-158; Mollo 1986, p. 354). Il paese si denomina Chiusa di Pesio in seguito al Regio Decreto n. 1025 del 4 dicembre 1862.
Diocesi
Fino al 1388, anno di erezione della diocesi di Mondovì, Chiusa rientra nella diocesi astigiana, che ha una distante appendice nell’estremo Piemonte meridionale: infatti il territorio compreso tra i fiumi Tanaro e Stura (il comitato di Bredulo) all’inizio del secolo X è donato dall’imperatore Ludovico III alla Chiesa di Asti (Guglielmotti 1990), che di fatto estende anche a questa zona la propria giurisdizione ecclesiastica. Questo territorio costituisce poi il nucleo principale della nuova diocesi monregalese (Bordone 1992), che dunque comprende anche Chiusa.
Pieve
Nel 1345 dichiarata ancora pertinente la prepositura di Morozzo, S. Antonino è ricordata a partire dal 1209, quando i due consoli di Chiusa nella chiesa approvano una delle prime cessioni fondiarie ai certosini di Pesio da parte di un chiusano (Camilla 1985, doc. 2, p. 221 e pp. XXXVII-XXXVIII; Conterno 1988, p. 27).
Altre Presenze Ecclesiastiche
Santa Maria Rocca è ricordata già nel 1018 quale chiesa rientrante nel territorio coordinato dal castello di Chiusa, e dunque nella stretta orbita di influenza dei signori di Morozzo (detentori, oltre che del castello eponimo e di quello di Chiusa, anche delle fortificazioni di Vasco e Roccaforte [Gugliemotti 1990, Parte prima]. La chiesa fissa stabilmente il confine settentrionale del territorio chiusano. Sant'Andrea, in Chiusa, è ricordata in una conferma papale del 1152 quale dipendenza del monastero di Breme in Lomellina [Guglielmotti 1990, p. 76]. La menzione di queste due chiese in età antecedente quella in cui è ricordata Sant'Antonino, pertinente la Chiesa astigiana, potrebbe indicare una certa concorrenza tra i diversi enti.
     Ma l'ente ecclesiastico che esplica un determinante e duraturo condizionamento per la vita della comunità chiusana è senza dubbio la certosa di Santa  Maria di Pesio, dotata dai signori di Morozzo nel 1173 del tratto meridionale della valle, e qui eretta, a circa 10 chilometri dall'abitato. Questo potente monastero è economicamente attivo sia in questo territorio sia nella antistante pianura, senza lunghe soluzioni di continuità, fino allo scioglimento in età napoleonica [Camilla 1985, pp. 219-220, doc. I; Caranti 1900; Guglielmotti 1986]. Chartusia Vallis Pisii. Vedi mappa.
Assetto Insediativo
Vedi scheda.
Cascina Castellar.Vedi cabreo, Foglio 1Vedi cabreo, Foglio 2Vedi cabreo, Foglio 3.
[Regione Piemonte: cartografia cascine. Vedi mappa. (Una volta aperta la mappa, bisogna scegliere il comune e lo sfondo.)].
Valle di Pesio. Vedi mappa
Luoghi Scomparsi
        
Comunità, origine, funzionamento
L'«omnis populus» di Chiusa è ricordato, in posizione subordinata ai signori di Morozzo, nel 1173, al momento della donazione dell'alta valle Pesio al priore certosino di Pesio. Consoli di Chiusa, come abbiamo visto, sono attestati nel 1209 in occasione di una delle prime transazioni con i certosini. Proprio la presenza della certosa nella valle e la resistenza oppostale dai Chiusani rendono documentariamente visibile la comunità: ad esempio quando nel 1260 l'«universitas ville Cluse» riconosce i suoi torti, impegnandosi a riparare ai danni inferti e a non recare più offese e ottenendo la promessa del priore di farla liberare dalla scomunica comminata dal vescovo di Asti (CAMILLA 1985, doc. V, pp. 226-227).
Statuti
I primi statuti sono esemplati su quelli di Cuneo -- nel cui distretto Chiusa rientra -- nel 1472, e sono approvati nel 1474 da Iolanda, tutrice di Filippo di Savoia, e poi in seguito riconfermati dai loro successori; nel 1499 sono aggiunti nuovi capitoli (l'edizione di quelli del 1494 è in Camilla 1985, che pubblica anche le conferme quattro e cinquecentesche).
Catasti
La situazione documentaria del comune di Chiusa di Pesio è senz'altro positiva. Le perdite maggiori riguardano probabilmente i catasti, di cui sono reperibili solo due tipi del 1806 [A.S.T., Sezioni Riunite, Catasti, Catasto sabaudo, Allegato C. Mappe del catasto antico, Circondario di Cuneo, Mandamento di Chiusa, Chiusa , Mazzo 21, Mappa originale del Comune di Chiusa (1859), Mazzo 14, Mappa di Chiusa (Note: CONSERVATA IN ROTOLO PERCHE' TROPPO GRANDE), s.d.].  Vedi mappa.
     Abbondante, in A.S.T., la raccolta di cabrei dei possessi della Certosa di Pesio  [A.S.T., Sezioni Riunite, Catasti, Allegato A, portafoglio 64; A.S.T., Sezioni Riunite, Carte topografiche e disegni, Ufficio Generale delle Finanze, Tipi, cabrei e disegni (sezione II), Pesio, Mazzo 35, "Fini della Chiusa Regione Paoletto. Bosco Castagnetto... della Certosa detta di Pesio " (Data: 28/06/1757) [Autore disegno originale: Carlo Maria Castelli]. Vedi mappa.; A.S.T., Sezioni Riunite, Carte topografiche e disegni, Ufficio Generale delle Finanze, Tipi, cabrei e disegni (sezione II), Pesio, Mazzo 235, ."Fini della Chiusa in Pianpossardo e Scavretto... della Certosa detta di Pesio..." (Data: 28/06/1757;  Autore disegno originale: Carlo Maria Castelli)]. Vedi mappa.; A.S.T., Sezioni Riunite, Carte topografiche e disegni, Ufficio Generale delle Finanze, Tipi, cabrei e disegni (sezione II), Pesio, Mazzo 235, "Territorio della Chiusa, regioni di Rondetto, Prafossino, e Fiolera. Tenimento di beni agregati alla Cassina... situata lungo il fiume Pesio " (Data: 28/06/1757) [Autore disegno originale: Carlo Maria Castelli]. Vedi mappa.]. Cascina Castellar. Vedi cabreo, Foglio 1.Vedi cabreo, Foglio 2. Vedi cabreo, Foglio 3.
Ordinati
L'archivio comunale conserva ancora gli ordinati a partire dagli inizi del secolo XVIII, con notevoli soluzioni di continuità [A.C.C., Ordinati].
Dipendenze nel Medioevo
Inizialmente Chiusa segue le vicende dei potenti signori di Morozzo, che alimentano una lunga conflittualità con i vescovi di Asti, cui compete superiore giurisdizione sul territorio compreso tra Tanaro e Stura. I signori di Morozzo affievoliscono nettamente la loro presa sul luogo dalla seconda metà del secolo XIII, quando comunque è già attestato il comune. Si tenga presente che ancora nel Tre-Quattrocento anche le Alpi retrostanti Chiusa sono ancora definte quali «Alpes Morocii». Nel 1276 Chiusa prende accordi - ma in posizione subalterna - con Mondovì, la villanuova sorta insieme a Cuneo alla fine del secolo XII. Mondovì cede poi tutti i diritti sul luogo e sul vicino castello di Mirabello a titolo oneroso alla potente famiglia dei Bressani, che praticano una politica di compresenza nella villanuova e nei villaggi vicini (Il «Liber instrumentorum» del comune di Mondovì, a cura di G. BARELLI, Pinerolo 1904, B. S. S. S., 24, docc. 26-27, pp. 60-67; GUGLIELMOTTI 1992, 65-67). Nel 1340 la comunità si accorda con il marchese di Ceva per il pagamento dei fitti dovuti alla curia regia per i beni comuni in Roncaglia, Revanderia e altrove (CAMILLA 1985, doc. VII, pp. 234-239). Altri patti, reiterati, sono quattrocenteschi (CAMILLA 1985, docc. 6-7, pp. 326-334).
Feudo
Si può considerare una sorta di infeudazione quanto avviene nel 1314, quando Guglielmo marchese di Ceva riceve dal siniscalco di Roberto d’Angiò Chiusa e il suo territorio e tutti i diritti connessi fino alla piena restituzione di un prestito di 600 fiorini (Camilla 1985, doc. VI, pp. 228-233): l’atto infatti prelude all’investitura vera e propria attuata nel 1376 a quattro marchesi di Ceva da parte del siniscalco angioino, a nome della regina Giovanna (Camilla 1985, doc. 1, pp. 240-247); i Ceva tengono il luogo fino al 1583 (i documenti che registrano le infeudazioni sono per lo più reperibili AST [Archivio di Stato di Torino], Corte, Provincia di Cuneo, La Chiusa, m. 7; Mandrile 1966). Nel 1583 il feudo è venduto a un figlio del duca Emanuele Filiberto, che lo erige in marchesato e lo assegna a un ramo collaterale dei Savoia, nelle persone di Giovanni Battista Savoia e del figlio. Dopo l’estinzione di questo ramo il feudo passa per linea femminile ai conti Provana di Beinette e poi ai Solaro di Moretta.
Mutamenti di distrettuazione
Nel 1583 il feudo è venduto a un figlio del duca Emanuele Filiberto, che lo erige in marchesato e lo assegna a un ramo collaterale dei Savoia, nelle persone di Giovanni Battista Savoia e del figlio. Dopo l'estinzione di questo ramo il feudo passa per linea femminile ai conti Provana di Beinette e poi ai Solaro di Moretta.
Mutamenti Territoriali
La prima variazione documentata risale al 1330 e riguarda il segmento vallivo settentrionale, poiché si tratta di una divisione territoriale con Villanuova e fa riferimento a una «divisionem antiquam»: non pare che questa delimitazione sia immediata conseguenza di una lite (MOROZZO DELLA ROCCA 1894-1905, III, 303-304). L'isola amministrativa di Briga Alta (comune di recente costituzione) nasce da uno smembramento del tratto sud occidentale del territorio donato in origine alla certosa di Pesio e, con lo scioglimento di questa nell'1802, attribuito all'Opera Pia Parroci Poveri di Mondovì. Si viene infatti a creare, probabilmente per le difficoltà di gestione, una situazione di promiscuità - rilevata nei tardi anni Venti - relativamente alle località Marguerais-Gias dell'Ortiga tra Chiusa e Briga Marittima, dal momento che i pastori di questo comune rivendicano il diritto di farvi legna e di pascolarvi il proprio bestiame. L'area è perciò spartita, con assegnazione a ciascuna comunità della frazione più vicina al resto del territorio comunale. Tracciato nel dopoguerra il nuovo confine italo-francese, il decreto del Presidente della Repubblica del 22 dicembre 1954 stabilisce all'articolo 4 che ai comuni di Briga Alta e Triora siano attribuiti i beni immobili dell'ex comune di Briga Marittima rimasti in territorio italiano (SALSOTTO 1972; Provincia di Cuneo, cartella 68, Chiusa Pesio; cartella 31 bis, Briga Alta, già Briga Marittima).
Comunanze
L'alta valle, vale a dire il tratto meridionale a partire dai torrenti Paglietta e Cravina e fino alla cima delle montagne, è il territorio ricco di boschi e pascoli che costituisce la dotazione iniziale della certosa di Pesio nel 1173: doveva trattarsi di zona destinata per lo più a sfruttamento comune da parte della comunità, anche se nel 1194 alcuni Chiusani sono risarciti dai certosini per gli appezzamenti individuali che qui vi detenevano (GUGLIELMOTTI 1986). Altri beni comuni sono dichiarati, come si è visto, nel 1340, nelle località si direbbe limitrofe di Roncaglia e Revanderia, situate nel tratto settentrionale del territorio, confinando con il territorio di Mondovì, nel tratto - forse - corrispondente all'attuale territorio di Pianfei. Nel 1430 la comunità di Chiusa e quella più meridionale di Briga si accordano per lo sfruttamento di parte degli alpeggi site nel territorio della prima, ancora sottoposti a un annuo censo ai signori locali (C. L. U. C., Provincia di Cuneo, cartella 31 bis, Briga Alta, già Briga Marittima). E' del 1721 la vera e propria mappatura, compilata a fini fiscali, dei beni di fruizione comune, ormai registrati in una fase di pieno assestamento. Pochi di questi sono dichiarati in affitto (per la durata di 80 o 100 anni), i più sono denunciati come infruttiferi: sono 6403 giornate complessive, divise in circa 60 appezzamenti di estensione variabile tra le 0,20 e le 611 giornate (ad esempio quello boschivo in regione Monte Mascarrone è di 578 giornate), sparsi quasi dappertutto nel territorio comunale e, quando si tratti di alpeggi, queste confinano regolarmente con beni dei certosini (A. S. T., Camerale, II Archiviaz., Capo 21, Prov. di Cuneo, n. 75, ff. 46-56).
Liti Territoriali
La documentazione relativa alle liti territoriali può essere attinta da sedi diverse. Risale al 1436 la vera e propria delimitazione dei confini tra Chiusa e Peveragno, per cui è intervenuto il consiglio ducale di Amedeo di Savoia, dopo una mediazione del priore certosino, con approvazione anche del marchese Bonifacio di Ceva: i nuovi termini apposti -- si direbbe -- traggono solo in parte spunto da una conformazione del suolo che non suggerisce nette demarcazioni, e comunque la delimitazione non impedirà il fatto che i Peveragnesi continuino a sfruttare secondo determinate condizioni boschi e pascoli della comunità chiusana; inoltre occorre reiterare l'operazione nel 1496, perché alcuni termini sono stati mossi [Camilla 1985, pp. 275-325, docc. 4 e 5,  e pp. 382-404, doc. 15]. La questione però non è mai definitivamente appianata, se ancora nel 1765 occorre piantare nuovi termini, mentre nel 1776 si affrontano pendenze territoriali con la più settentrionale Beinette [A.C.C., Ordinati, voll. 94 e 96; vd. anche schede Beinette e Peveragno].
     Nel 1585 si risolve con il piantamento di termini divisori una lite tra la città di Mondovì e Chiusa, con minimi aggiustamenti per garantire la compattezza di possessi della confraria monregalese di Santo Spirito [B.R.T., Jura 1598, doc. 193; vd. anche scheda Mondovì].
     Nel 1443, si era giunti a un accordo tra Bene e la Certosa di Pesio, la quale possedeva una tenuta nella regione detta Tetti di Pesio, sul territorio di Cuneo, inutilizzabile perché coperta di acqua stagnante. Fu allora decisa la costruzione di una bealera e, nell'accordo, si stabilì che una parte delle acque avrebbe alimentato il mulino di Bene. Nel 1566 l'accordo fu confermato; nel 1596 il possesso delle sorgenti passò a don Felice di Savoia, che pretese da Bene il pagamento di un cospicuo censo per il godimento delle acque della bealera [A.S.T., Corte, Inventario  21, Mazzo 2, n.2; vd. anche scheda Bene Vagienna].
Fonti
A.C.C. (Archvio Storico del Comune di Chiusa di Pesio).
A.C.C., Ordinati, voll. 94 e 96. 
A.S.T. (Archivio di Stato di Torino).
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche segrete, Borgonio B 5 Nero, Mazzo 1, v. immagine 2 ("CARTA / DEL / BURGOGNO"). Borgonio (Ingegnere) [Stagnon 1772] Carta corografica degli Stati di terraferma di S.M. il Re di Sardegna. Copie 2 una in fol. 17, compresa la tabella di riunione; colla divisione per governi e la seconda composta di fol. 16 colla divisione della Provincia ed un'altra copia in 4 fol. (Manca la copia composta di fogli 16). Sul verso: "Piemonte". L'originale seicentesco dal titolo "Carta generale de' Stati di Sua Altezza Reale" fu disegnato da Tommaso Borgonio ed inciso da Giovanni Maria Belgrano. Per l'edizione settecentesca qui conservata vennero aggiunti alcuni fogli raffiguranti i paesi di nuovo acquisto incisi da Stagnone su disegni di Castellino, Galletti e Boasso e vennero anche apportate alcune modifiche ai fogli disegnati dal Borgonio. Cfr. anche Carte Topografiche per A e B, PIEMONTE, n. 23 e Carte Topografiche Segrete, BORGONIO B 1 nero. (Data: [1772]) [Autore incisioni:(Giacomo Stagnon/ Stagnone)]. Vedi mappa.
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche serie III, Mondovì , Mazzo 6, Mondovì. Carta della diocesi, s.d.   Vedi mappa.
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Ufficio Generale delle Finanze, Tipi, cabrei e disegni (sezione II), mazzo 236, Pesio,   Cabreo della cascina del Castellaro proprietà dei Certosini di Pesio, s.d, [ 3 Fogli]. Vedi cabreo, Foglio 1. Vedi cabreo, Foglio 2. Vedi cabreo, Foglio 3.
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche segrete, mazzo 1, Pesio 22 A (I) Rosso,  Carta demostrativa / della Valle di Pessio. Carta dimostrativa della Valle di Pesio con una relazione della visita fatta nella stessa dall'Ing. Guinert in giugno 1744, per riconoscere le Strade per le quali il nemico potrebbe dal Contado di Nizza introdursi in Piemonte (Note: Sul verso: "Carta della Valle di Pesio colla / Memoria formata per essa dall' / Ingegniere Guibert") [Autore disegno originale: Non indicato, ma v. immagine 2 [Gujbert]]. Vedi mappa.
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche serie III, Pesio (Fiume), Mazzo 1, "Figura dimostrante il Sito, in cui le Acque del Fiume Pesio scorrevano prima della straordinaria escrescenza occorsa nel mese / di Settembre ultimo scorso avanti la Gravera di S. Anna propria de M.M.R.R.P.P. della Certosa di Pesio, nella quale si suole fare la riposizione della Legna destinata alla Real Fabbrica de' Cristalli nel Luogo della Chiusa stabilita, e della variazione, che hanno fatta dette acque [...]" ."Figura dimostrante il sito, in cui le Acque del fiume Pesio scorrevano prima della straordinaria escrescenza occorsa nel mese di Settembre ultimo scorso...". Cuneo, 5 dicembre 1772, Carlo Giuseppe Bertina. Inchiostro e acquerello di vari colori. [Autore disegno originale: Carlo Giuseppe Bertina]. Vedi mappa.
A.S.T., Corte, Inventario 21, Mazzo 2, n.2.
A.S.T., Sezioni Riunite, Carte topografiche e disegni, Ufficio Generale delle Finanze, Tipi, cabrei e disegni (sezione II), Pesio, Mazzo 35, "Fini della Chiusa Regione Paoletto. Bosco Castagnetto... della Certosa detta di Pesio " (Data: 28/06/1757) [Autore disegno originale: Carlo Maria Castelli]. Vedi mappa.
A.S.T., Sezioni Riunite, Carte topografiche e disegni, Ufficio Generale delle Finanze, Tipi, cabrei e disegni (sezione II), Pesio, Mazzo 235, "Territorio della Chiusa, regioni di Rondetto, Prafossino, e Fiolera. Tenimento di beni agregati alla Cassina... situata lungo il fiume Pesio " (Data: 28/06/1757) [Autore disegno originale: Carlo Maria Castelli]. Vedi mappa.
A.S.T., Sezioni Riunite, Carte topografiche e disegni, Ufficio Generale delle Finanze, Tipi, cabrei e disegni (sezione II), Pesio, Mazzo 235, ."Fini della Chiusa in Pianpossardo e Scavretto... della Certosa detta di Pesio..." (Data: 28/06/1757) [Autore disegno originale: Carlo Maria Castelli]. Vedi mappa.
A.S.T., Sezioni Riunite, Carte topografiche e disegni, Carte topografiche segrete, Tenda 38 A V Rosso, Mazzo 1, "Riduzione delle Strade tendenti dalla Città di Cuneo, e dalla Chiusa a Tenda / estratta dalle Carte originali esistenti nell'Uffizio della Topografia Regia". Riduzione delle Strade tendenti dalla Città di Cuneo e dalla Chiusa a Tenda, estratta dalle Carte originali esistenti nell'Ufficio della Topografia Regia. Sottoscritta il 27 luglio 1785 dal Direttore Topografo e Custode dell'Ufficio suddetto Giuseppe Avico. .Vedi mappa.
A.S.T., Sezioni Riunite, Catasti, Catasto sabaudo, Allegato C. Mappe del catasto antico, Circondario di Cuneo, Mandamento di Chiusa, Chiusa , Mazzo 21, Mappa originale del Comune di Chiusa (1859), Mazzo 14, Mappa di Chiusa (Note: CONSERVATA IN ROTOLO PERCHE' TROPPO GRANDE), s.d.].  Vedi mappa.
B.R.T. (Biblioteca Reale di Torino).
B.R.T., Jura Civitatis Montisregalis, Mondovì, 1598, doc. 193.
Bibliografia
Blaeu, Joan, Theatrum statuum regiae celsitudinis Sabaudiae ducis, Pedemontii principis, Cypri regis. Pars altera, illustrans Sabaudiam, et caeteras ditiones Cis & Transalpinas, priore parte derelictas, vol. 2, apud heredes Ioannis Bleu, Amstelodami, 1682, Chartusia Vallis Pisii. Vedi mappa.
R. BORDONE, Un tentativo di «principato ecclesiastico» fra Tanaro e Stura. le trasformazioni bassomedievali del comitato di Bredulo, in Le strutture del territorio fra Piemonte e Liguria, a cura di A. CROSETTI, Cuneo 1992, pp. 121-140.
G. BOTTERI, Memorie storiche e statuti antichi di Chiusa Pesio, Torino 1892.
Camilla, Piero,  La vicenda de La Chiusa di Pesio sino allo stato moderno attraverso i suoi documenti, Cuneo, Biblioteca della Società per gli studi storici, archeologici e artistici della Provincia di Cuneo, 22, 1985.
G. CONTERNO, Pievi e chiese tra Tanaro e Stura nel 1388, in La diocesi di Mondovì: le ragioni di una storia. Miscellanea di studi storici nel VI Centenario 1388-1988, Farigliano 1988, pp. 7-55.
J. DURANDI, Il Piemonte cispadano antico, Torino 1774.
P. GUGLIELMOTTI, Gli esordi della certosa di Pesio (1173-1250): un modello di attività monastica medievale, in «B. S. B. S.», 84 (1986), pp. 5-44.
   ID., I signori di Morozzo nei secoli X-XIV: un percorso politico del Piemonte meridionale, Torino 1990 (B. S. S., 206).
   ID., Le origini del comune di Mondovì: progettualità politica e dinamiche sociali fino agli inizi del Trecento, in «B. S. B. S.», 90 (1992), pp. 5-79.
A. MANDRILE, Memorie sulle origini e sulle opere della Parrocchia, in Parrocchia di S. Bartolomeo in Valle Pesio, 1666-1966, s. l. 1966.
E. MOLLO, Le chiuse: realtà e rappresentazioni mentali del confine alpino nel medioevo, in «B. S. B. S.», 84 (1986), pp. 334-390.
E. MOROZZO DELLA ROCCA, ID., Le storie dell'antica città del Monteregale, ora Mondovì in Piemonte, Mondovì 1894-1905, 3 voll.
A. SALSOTTO, Boschi italiani in Francia e boschi francesi in Italia nel grande comprensorio delle «Navette», in «Cuneo Provincia Granda», 21, 1972, n. 2, pp. 50-53.
Descrizione Comune
Chiusa di Pesio
     La storia di questo territorio montano è improntata a una sostanziale stabilità. L’orografia della valle, in particolare nella parte alta, può aver giocato un ruolo abbastanza stabilizzante, offrendosi gli spartiacque alpino e vallivi come discreti confini «naturali»: senz’altro valicabili e valicati anche in tempi recenti (è il caso dei pastori di Briga Marittima), ma con il tempo avvertiti sempre più come linee di separazione.
     Il condizionamento più forte è sicuramente quello giocato dall’attribuzione dell’alta valle ai certosini di Pesio nel 1173 da parte dei signori di Morozzo: costoro non ne avevano forse un controllo così saldo (come mostrerebbe la donazione del 1181 di una cella nelle Alpi di Morozzo ai certosini di Casotto, condizionata al fatto che il monastero di Pesio non subisse danni, Guglielmotti 1986, pp. 26-27): sia per la perifericità rispetto all’insieme della loro estesa circoscrizione, sia per l’intraprendenza dei maggiori e diretti fruitori di pascoli e boschi della zona montana, vale a dire le comunità montane. Non doveva essere sempre univoco, in una prima fase, a quale villaggio spettassero certe aree. Non è escluso infatti che le comunità di Briga e Tenda, situate sul versante alpino meridionale, ritenessero che il proprio territorio si estendesse anche al versante settentrionale, come si potrebbe ricavare dal fatto che proprio in occasione di una spartizione territoriale avvenuta nel 1163 tra le due comunità, il limite settentrionale fosse fissato «usque ad Gardiolam», che potrebbe essere identificata con una montagnola a sud-ovest della certosa di Pesio, dunque all’interno dell’area donata dai signori di Morozzo (AST, Corte, Contado di Nizza, m. 51, fasc. 1, n. 3). Che comunque vi siano tensioni attorno a questa zona lo attesta una composizione di vertenze, più o meno coeva, tra signori di Morozzo e gli uomini di Tenda (ASCn [Archivio di Stato di Cuneo], Comune di Tenda, n. 1 [s.d.]) e poi un buon numero di liti e sconfinamenti ai danni dei certosini.
Il fatto che gli uomini di Chiusa fossero espropriati di un’ampia area soggetta verosimilmente sia a sfruttamento collettivo, sia a piccole coltivazioni individuali, oltre ad accelerare il precisarsi dell’identità comunitaria, depauperò la collettività di un’ulteriore risorsa, vale a dire della possibilità di contrattare l’uso proprio un’area più o meno di “confine” con alcune delle comunità limitrofe. Le controversie territoriali con gli uomini di Peveragno non si presentano infatti come radicali crisi degli assetti territoriali, ma piuttosto come occasioni in cui si ridefiniscono i rapporti tra le due comunità, con cessioni e arretramenti compensati da garanzie reciproche e con sostanziale potenziamento delle rispettive risorse. Soprattutto a causa della perdita dell’alta valle la comunità chiusana pare dunque esclusa da quella scelta di lunga condivisione di risorse da parte più villaggi che si vede attuata, ad esempio, in seno al Mandamento di Mondovì, e che è preceduta da significative sperimentazioni duecentesche intorno a questa villanuova (Guglielmotti 1992). Anche a ovest di Chiusa, tuttavia, si attuano interessanti e durature sperimentazioni nella gestione almeno parzialmente indivisa di ampi territori pertinenti più località: nel 1833 si affronta infatti una vertenza tra i comuni di Vernante, Boves e Limone per 1222 giornate di bosco (e per il pagamento di diritti di fodro: AST, Corte, Paesi per A e B, Lettera L, m. 7, Limone, n. 14).
L’impegno dei Chiusani sembra perciò tutto interno al territorio del villaggio e volto di prevalenza a ricontrattare i rapporti con la comunità certosina, che è andata organizzando i propri possessi, anche nella valle, facendo perno sulle grange, le aziende agricolo-pastorali, inizialmente a conduzione diretta. La grangia di Castellar si trova a ridosso dell’abitato, poco più a sud, ed è attestata dal 1228 (Vedi cabreo, Foglio 1Vedi cabreo, Foglio 2Vedi cabreo, Foglio 3.); quelle di Rumiano e S. Michele si trovano quasi al confine settentrionale, rispettivamente a ovest e est, del territorio acquisito nel 1173, quasi a stabilizzarne i confini e potrebbero essere state avviate già nel primo secolo di vita dell’ente (Guglielmotti 1986). A soluzione di ogni conflitto tra le due comunità è quasi rituale il richiamo all’atto di dotazione e proprio ai due torrenti (Paglietta e Cravina) che segnano il limite settentrionale delle terre donate ai certosini (sono citate vere e proprie insurrezioni nel 1319, con incendio della grangia di Castellar, nel 1397, 1425, 1496, 1514: AST, Corte, Paesi per A e B, Lettera L, La Chiusa, n. 27 e Fondo Pietro Vayra; Caranti 1900). Le vertenze comunque toccano zone anche di più recente espansione patrimoniale dei certosini. Ad esempio nel 1489, la controversia è relativa sia a boschi in Pian Piossardo e sul poggio Lo Cornor, sia allo sradicamento di un termine di confine nell’alpe del Vaccarile, cioè all’interno dell’area della prima donazione. Il dato da sottolineare è che in questi casi non è mai in discussione il profilo complessivo del territorio pertinente Chiusa (Camilla 1985, doc. 11, pp. 347-358). Il punto di equilibrio raggiunto tra Chiusani e certosini è ben fotografato, come si è visto, nei primi decenni del Settecento, quando le ricorrenti confinanze tra beni comuni e beni dei certosini negli alpeggi e nei boschi indicano la scelta di un reciproco tamponamento e forse di un regime di collaborazione, anche se restano aperte questioni relative ai diritti di attraversamento dei possessi certosini, come per l’alpe Mascarrone (AST, Corte, Paesi per A e B, Lettera L, m. 1, La Chiusa, n. 27).
Ripercorrere rapidamente la vicenda della frazione S. Bartolomeo può essere utile per comprendere l’evoluzione nell’insieme positiva di questi rapporti. In primo luogo è da osservare come la maggior parte della frazione si trovi poco a nord del punto di confluenza dei due torrenti Paglietta e Cravina nel Pesio, quasi una scelta di positiva comunicazione tra alcuni abitanti della valle e i certosini, che ora distano soli tre chilometri e interpongono fra sé e i Chiusani nuovi protagonisti forse meno ostili. Non è chiaro quando la frazione sia andata formandosi (le borgate che la compongono sono inizialmente denominate di Valpesio), ma la visita pastorale del vescovo Scarampi del 1582-83 non parla ancora di una chiesa di S. Bartolomeo. Apprendiamo che certosini si erano assunti alcuni compiti pastorali dalla documentazione relativa all’erezione della parrocchia nel 1666, ad opera del vescovo di Mondovì Giacinto Solaro della Moretta, dei Marchesi di Chiusa (Mandrile 1966). Oltre alla costituzione della nuova parrocchia anche l’autorizzazione ad avere un proprio cimitero da metà Ottocento (AC Chiusa Pesio, cat. IV) pare riflettere tendenze autonomistiche della frazione. Il fatto di aver ottenuto verso la fine del secolo scorso un riparto dei consiglieri (7 su un totale di 20) che tenga presente S. Bartolomeo (AC Chiusa Pesio, sez. IV, cat. 1, cl. 5, fasc. 7 [1870-1895]) non aiuta però la frazione a svincolarsi dal centro principale e il territorio cui potrebbe ambire resterebbe comunque troppo chiuso tra montagne e capoluogo.