Camagna Monferrato

AutoriLombardini, Sandro
Anno Compilazione2002
Provincia
Alessandria.
Area storica
Abitanti
596 [censimento 1991].
Estensione
Ha. 939 [ISTAT] / 901 [SITA].
Confini
Casale Monferrato, Conzano, Cuccaro Monferrato, Frassinello Monferrato, Lu, Vignale Monferrato.
Frazioni
Secondo l’ISTAT, il centro di Camagna raccoglie circa l’80 per cento della popolazione.   Il restante 20 per cento è ripartito tra due “nuclei” e  “case sparse”: Bonina, Fanfarino, Mulino, Stramba. Vedi mappa.
Toponimo storico
Camania, attestato nel 1224; Camanea, variante attestata nel 1305; Camagna, la forma più diffusa, attestata dal 1247 [Gasca Queirazza 1997, pp. 119-120, s. v.; Olivieri 1965, p. 108]; Camagna Monferrato dal 1863 [Ministero 1889, p. 4].
Diocesi
Vercelli fino alla costituzione della diocesi di Casale nel 1474, quando viene inclusa nella nuova circoscrizione diocesana. 
Pieve
Dai secoli VII-VIII è quella di Medilano, nel territorio di Lu. La chiesa plebana, originariamente intitolata a San Pietro, è sostituita, probabilmente a partire dal secolo XII, dalla chiesa di San Giovanni, ubicata in Lu [Ferraris 1974-1975, pp. 17 e 63-64, n. 193], anche se il riferimento alla primitiva ubicazione persiste, accompagnato dalla nuova dedicazione [A.R.M.O., XVIII, p. 36; XXIV, p. 107; CIX, p. 235; vd. Lu Monferrato, in “Monferratoarte”, Associazione Casalese Arte e Storia (Sito web 2013); vd. anche scheda Lu].
Altre Presenze Ecclesiastiche
L’estimo delle chiese, dei benefici e dei monasteri della diocesi di Vercelli redatto nel 1299 per  la riscossione di decime papali registra una ecclesia de chamagna, valutata per una lieve quota d’estimo (6 lire). In successivi registri delle decime papali del 1348 e del 1360, essa compare come ecclesia de sancti Eusebii de camagna [A.R.M.O., XVIII, p. 36; XXXIV, p. 109; Cognasso 1929, p.223].  Nella prima età moderna, la dedicazione a Sant’Eusebio è propria della chiesa parrocchiale, che appare dotata di un discreto patrimonio fondiario (66 moggia di Monferrato), acquisito in buona parte prima del 1620. Alla metà del secolo XVIII , essa può contare su un reddito annuale stimato in £ 500 piemontesi.
      Presenti almeno dal 1620 sono la Confraternita della Santissima Trinità e le Compagnia unite del Santissimo Sacramento e del Rosario.  Il beneficio, o priorato commendatizio, di San Benedetto, di collazione pontificia, è una vasta estensione, calcolata in quasi 200 moggia, di terre fiscalmente immuni [A.S.T.,  Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 79, Statistica generale, Mazzo 6, Relazione della Provincia di Casale, tabb. 1-2 e testo corrispondente; A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 26, Mazzi: 32, Monferrato, Province di Casale ed Acqui: memorie e stati concernenti la collettazione de’ beni ecclesiastici e luoghi pii (1728-1729); 37, Relazione generale dell'operato dal Commendatore Petitti in dipendenza del Regio Editto delli 24 giugno 1728 concernente li beni posseduti dalli ecclesiastici e luoghi pii nel Ducato di Monferrato (1729), cc. 15v-16r; A.C.C., Sez. I, n. 48;
Camagna Monferrato, in “Monferratoarte”, Associazione Casalese Arte e Storia. Sito web (2013)]. 
Assetto Insediativo
Fortemente nucleato, con un solo insediamento principale disposto a gradinate verso la sommità di un colle tra le valli dei torrenti Rotaldo e Grana e circondato da piccoli appezzamenti agricoli, con forte vocazione alla viticoltura.  Durante l’età moderna, sia i Grisella, signori del luogo, sia i funzionari del governo sabaudo favoriscono l’aggregazione delle terre di  Castel Lignano (oggi appartenenti a Frassinello Monferrato), che assicurerebbero a Camagna un  passaggio attraverso il Rotaldo, ma il progetto non ha seguito [Vd. scheda Frassinello Monferrato; vd. Regione Piemonte: cartografia cascine. Vedi mappa. (Una volta aperta la mappa, bisogna scegliere il comune e lo sfondo.)]
Luoghi Scomparsi
Non si hanno attestazioni.
Comunità, origine, funzionamento
Una ricca documentazione locale dello scorcio del medioevo evidenzia il forte sviluppo di istituzioni comunitarie [A.C.C.], la cui effettiva autonomia appare tuttavia rapidamente erosa, già a partire dal secolo XVI, sia dalle pressioni annonarie della città di  Casale sia  dallo sviluppo di una forte signoria territoriale da parte dei signori locali.
Statuti
Attestati attraverso conferme del secolo XVII, ma non conservati [A.S.T., Corte, Paesi Monferrato, Feudi per A e per B]. Statuto comunale 2000. Vedi testo.
Catasti
Conservati a partire dal 1539, a cui si aggiungono frammenti del secolo XV [A.C.C., Sez. I, nn. 92 e successivi]. Verso la fine del XVIII secolo (1782) la comunità, il cui territorio era stato misurato, si serviva di un catasto (privo di mappa) e di un libro dei trasporti. Entrambi risalivano al 1746 e il libro dei trasporti veniva regolarmente aggiornato.
     Il sistema di ripartizione del carico fiscale ricadente sulla proprietà terriera, seguendo una tradizione evidentemente assai più antica, si effettuava sulla base della semplice estensione degli appezzamenti, “a moggia di Monferrato”, e non secondo un qualche distinto sistema di allibramento degli stessi. Connessa con questa pratica era in vigore, anch’essa da tempo “antichissimo e immemorabile”, una classificazione del territorio a fini fiscali articolata in quattro circoli, che prescindeva largamente dalle differenze di produttività dei suoli. Le abitazioni con i loro siti, “massime quelle esistenti nel recinto del luogo”, non erano accatastate. Appariva però “dal catasto vecchio e nuovo” che quelle situate all’esterno del recinto erano in parte accatastate e in parte no, apparentemente senza un criterio coerente. Una netta distinzione separava questi edifici, esterni al recinto, ma probabilmente classificati come ancora appartenenti al “luogo”,  dalle “case di campagna”, concepite come elementi inscindibili di un complesso produttivo agricolo e iscritte a catasto [A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 26, Mazzo 13, Convocati delle città e comunità della Provincia di Casale, in risposta alla circolare del Signor Intendente Generale, in data delli 10 dicembre 1781, cc. cc. 43r-47v; Mazzo 18, Memorie del Basso Monferrato (s. d., ma 1784/1789); I archiviazione, Provincia di Casale, Mazzo 2, fasc. 4, Monferrato. Ricavo de’ redditi di quelle comunità, misura de’ territorj e de’ beni antichi e moderni e notizie diverse (s. d., ma 1760/1769)].
Ordinati
Conservati a partire dal 1623 [A.C.C., Sez. 1, nn 1 e successivi].
Dipendenze nel Medioevo
Nel marchesato del Monferrato.
Feudo
Sannazzaro (secc. XIII-XIV); Bobba (sec. XVI); Ceva (1671); Grisella (dal 1672) [Cancian 1983, p. 737; Guasco 1911, vol. I, p. 355; Sergi 1983, pp. 515-520; A.S.T.,Corte, Paesi, Monferrato, Feudi, Mazzo 44; A.S.T, Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 79, Statistica generale, Mazzo 6, Relazione della Provincia di Casale (1753), tab. 1 e testo corrispondente; A.S.T, Corte, Paesi, Ducato del Monferrato, Mazzo 50, fasc. 15, Stato delle città, communità e cassinali del Ducato di Monferrato, coi nomi de’ vassalli ch’anno prestato il giuramento di fedeltà a S. A. R., formato dal Consigliere Mellarede (s. d., ma attorno al 1710)].
Mutamenti di distrettuazione
Appartenne al marchesato, poi ducato, del Monferrato, quando, sebbene con nozione priva di un preciso contenuto amministrativo, era classificata fra le terre dello stato “al di qua del Tanaro”, o “Monferrato fra Po e Tanaro”, e direttamente ricadenti nell’area di gravitazione della città di Casale.
     Dopo l’annessione del ducato del Monferrato agli stati sabaudi nel 1708,  entrò a far parte della provincia di Casale. Tale assetto fu confermato dalla definitiva sistemazione delle province piemontesi attuata nel 1749 e si mantenne perciò fino alla caduta dell’antico regime in Piemonte (1798) [Sturani 1995].
     Entro la maglia amministrativa francese, Camagna seguì le sorti dell’intero territorio della vecchia provincia di appartenenza, aggregato, senza sostanziali alterazioni, a una circoscrizione di estensione variabile avente per capoluogo Alessandria. Si trattò dapprima del dipartimento del Tanaro, creato durante il primo effimero periodo di occupazione (1799), e, dopo il ritorno dei Francesi e in seguito alla riorganizzazione amministrativa del 1801, del dipartimento di Marengo, circondario (arrondissement) di Casale. (Vedi mappa.) Non toccato dal successivo rimaneggiamento del 1805, l’inquadramento amministrativo del Casalese e quindi di Camagna non mutò fino alla Restaurazione [Sturani 2001; A.N.P., F2 I 863 (Montenotte)].
     Dopo la parentesi napoleonica, Camagna rientrò a far parte della ricostituita provincia di Casale, inclusa nel 1818 nella divisione di Alessandria e, dopo ulteriori instabili riorganizzazioni a livello sovraprovinciale durante la prima metà del secolo, ridotta a circondario della provincia di Alessandria nel 1859 [Sturani 1995].
Mutamenti Territoriali
Nel 1407 fu fissata la linea di confine tra Rosignano e Camagna [A.C.R.,  docc. 39-40; vd. anche scheda Rosignano Monferrato].  Aggiustamenti di confine con Cuccaro [Vd. anche scheda Cuccaro Monferrato].
Comunanze
L’estensione dei beni della comunità appare ridotta già durante la prima età moderna. Nel secolo XVIII, essa ammontava a circa 47 moggia, ossia a meno del 2 per cento del territorio comunale, secondo la misura effettuata nel 1746. Quasi il 35 per cento di tali beni era allora composto di terreni arativi, un altro 30 per cento circa di incolti e il resto era pressoché egualmente distribuito tra prati e boschi.
     Queste quantità erano peraltro il risultato di una semplice stima, poiché la caratteristica dei beni comunali di Camagna era quella di essere, per la maggior parte, “incorporati” in un unico “tenimento”, ubicato nella regione "detta di Grana"  sulla sponda del torrente dello stesso nome ed evidentemente esclusa da una misurazione accurata. I beni di questa tenuta assicuravano alla comunità un discreto reddito monetario. Nel 1780 risultavano concessi in affitto a un membro del notabilato locale, il medico Boveri, per un periodo di dodici anni, a un fitto di £330 di Piemonte annue.
     Anche i prati non compresi nella tenuta di Grana, situati al di là di quel torrente e oltre il rio Rotaldo, venivano usualmente affittati: per esempio, i contratti stipulati nel 1779, triennali, procuravano fitti annui per un importo totale di circa 137 lire. Il ricavato di questi fitti, e in genere dei redditi derivanti dai beni comunali, era impiegato, “per antico privilegio”, a esclusivo beneficio dei “terrieri”, cioè dei possidenti che risiedevano nella comunità, a sgravio, si può presumere, di una quota del carico fiscale ricadente sulle loro proprietà.
     Nel 1990 il territorio gravato  da usi civici è calcolato in ha. 5,6 ca. [A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 26, Mazzi: 13, Convocati delle città e comunità della Provincia di Casale, in risposta alla circolare del Signor Intendente Generale, in data delli 10 dicembre 1781, cc. 43r-47v; 18, Memorie del Basso Monferrato (s. d., ma 1784/1789); I Archiviazione, Provincia di Casale, Mazzo 2, fasc. 4, Monferrato. Ricavo de’ redditi di quelle comunità, misura de’ territorj e de’ beni antichi e moderni e notizie diverse (s. d., ma 1760/1769); A.C.C., Sez. I, n. 28; C.U.C.].
Liti Territoriali
Lite tra Camagna e Cuccaro per ragioni di confine, nel 1505 [A.C.C, Sez. I, n. 29; vd. anche scheda Cuccaro Monferrato].
Fonti
A.B.P.T. (Archivio della Biblioteca della Provincia di Torino, Documenti storici Monferrato,    I, 1, 9, Raggionamento sopra l’antiche strade militari del Monferrato fatto dal C.F.M. di   Casale già A.P. di questo D. [secolo XVIII], ms.)
 
A.C.C. (Archivio Storico del Comune di Camagna Monferrato).
 
A.C.R. (Archivio Storico del Comune di Rosignano Monferrato).
A.C.R.,  docc. 39-40.
 
A.N.P. (Archives Nationales, Paris). Vedi inventario.
A.N.P. (Archives Nationales, Paris), F2, Administration Départementale, I, 863   [Montenotte], Département de Marengo, Tableau de la Population par commune   d’après le récensement fait par ordre du Préfet dans les derniers mois de l’an XII    (1804).
 
A.R.M.O. (Acta Reginae Montis Oropae), Biella, Unione Tipografica Biellese, 1945 (i   documenti XVIII, XXXIV e CIX sono editi a cura di Giuseppe Ferraris).
 
A.S.A. (Archivio di Stato di Alessandria). Vedi inventario.
A.S.A., Senato del Monferrato, Atti di lite.
 
A.S.T. (Archivio di Stato di Torino). Vedi inventario.
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche per A e B, Dipartimenti, Mazzo 1, "DÉPARTEMENT / DE / MARENGO / Divise en 3 Arrondisemens / et en 31 Cantons." Carte dei dipartimenti della Dora (n.1), di Marengo (n. 2, 2 bis), del Po (n. 3), della Sesia (n. 4), delle Alpi Marittime (n. 5, 5 bis). Note : In alto: "N.° 101.", "ATLAS NATIONAL DE FRANCE", s.d., [Autore incisioni: P.A.F. Tardieu; autore edizione: P.G. Chanlaire]. Vedi mappa.
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche per A e per B, Po, Mazzo 1,"LE / COURS / DU PO / DEDIÉ AU ROY / Par son tres humble, tres obeissant / et tres fidele Serviteur et Sujet, le / P. PLACIDE Augustin Dechaussé, et / Geographe Ordinaire de sa Majesté". Carta Corografica in stampa del Corso del Fiume Po delineata e dedicata a S.M- Cristianissima dal P. Placido Agostiniano scalzo nel 1734. Sulla Scala di 1/253.600 (Note: La carta è formata da 5 fogli giustapposti. Il 1° reca l'indicazione "A PARIS 1704"; il 3° e il 4° sono datati 1703; sul 1° e sul 5° foglio è riportata la data di concessione del privilegio reale, rinnovato per 15 anni nel 1734. Cfr. anche Carte Topografiche Segrete, PO 29 E IV ROSSO, 1703-1734 (ma vd. Note) [Autore disegno originale: P. Placide; Autore incisioni: Berey; Autore edizione: "A PARIS / Chez les Augustins pres la Place des Victoires"]. Vedi mappa.
A.S.T., Corte, Paesi, Ducato del Monferrato, Mazzo 50, fasc. 15, Stato delle città, communità   e cassinali del Ducato di Monferrato, coi nomi de’ vassalli ch’anno prestato il   giuramento di fedeltà a S. A. R., formato dal Consigliere Mellarede (s. d., ma attorno al   1710); n. 28, Memorie diverse riguardanti le debiture del Monferrato e le alienazioni   cadenti sovra l'ordinario (1770).
A.S.T., Corte, Paesi, Paesi per A e per B, C, Camagna.
A.S.T., Corte, Monferrato, Materie economiche, Mazzo 18, n. 19: M.A. Tartaglione,   Calcolo delle città, terre, anime e moggia de’ terreni del ducato di Monferrato  [inizi   del secolo XVII], ms.
A.S.T., Sezioni Riunite, I Archiviazione, Provincia di Casale, Mazzo 1,   fasc. 18, Relazione dello stato e coltura de’ beni de’ territorj delle città e comunità   della Provincia di Casale (1742-1743); n. 24, Casale. Stato delle liti attive e passive   delle comunità (1757).
A.S.T., Sezioni Riunite, I Archiviazione, Provincia di Casale, Mazzo 2, fasc. 4, Monferrato. Ricavo   de’ redditi di quelle comunità, misura de’ territorj e de’ beni antichi e moderni e   notizie diverse (s. d., ma 1760/1769).
A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 10, Consegna della bocche umane e della bestie   (Regio editto 10 maggio 1734), Mazzo 6, Provincia di Casale, n.2.
A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 26, Mazzo 13, Convocati delle città e comunità della   Provincia di Casale, in risposta alla circolare del Signor Intendente Generale, in data   delli 10 dicembre 1781.
A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 26, Mazzo 17, Tributi. Descrizione delle liti attive e   passive delle comunità della Provincia  di Casale (s. d., ma dopo il 1782).
A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 26, Mazzo 18, Memorie del Basso Monferrato (s. d.,   ma 1784/ 1789).
A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 26, Mazzo 18, Comunità della Provincia di Casale   che  affermano essere necessaria la misura de’ territorj loro (s. d., ma 1786).
A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 26, Mazzo 32, Monferrato, Province di Casale ed   Acqui: memorie e stati concernenti la collettazione de’ beni ecclesiastici e luoghi pii   (1728-1729).
A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 26, Mazzo 37, Relazione generale dell’operato dal   Commendatore Petitti in dipendenza del Regio Editto delli 24  giugno 1728   concernente li beni posseduti dalli ecclesiastici e luoghi pii nel Ducato di Monferrato   (1729).
A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 79, Statistica generale, Mazzo  6, Relazione della   Provincia di Casale (1753).
 
B.N.F. (Bibliothèque nationale de France). Vedi catalogo.
B.N.F., département Cartes et plans, CPL GE DD-2987 (5042), Estats du duc de Savoye ...sous le nom de Piémont...le duché de Montferrat.... par le Sr Sanson d'Abbeville, chez Pierre Mariette (Paris), 1665 [Sanson, Nicolas (1600-1667). Cartographe]. Vedi mappa.
B.N.F., département Cartes et plans, GE DD-2987 (5054 B), La principauté de Piémont, les marquisats de Saluce et de Suze, les comtés de Nice et d'Ast, le Montferrat / dediée au roy par son très humble, très obéissant, très fidèle sujet et serviteur H. Jaillot, géographe de sa Majesté, [chez l'auteur] (A Paris), 1695 [Jaillot, Alexis-Hubert (1632?-1712). Cartographe]. Vedi mappa.
 
C.U.C. (Commissariato per la Liquidazione degli Usi Civici, Torino)..
Saletta 1711 (A.S.T., Corte, Monferrato Ducato, ultima addizione: Giacomo Giacinto   Saletta, Ducato del Monferrato descritto, 1711, 7 tomi ms.).
Bibliografia
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Cognasso, Francesco (a cura di), Pievi e chiese del Monferrato alla metà del Trecento, in   “Bollettino Storico-Bibliografico Subalpino”, XXXI (1929), pp. 211-235.
 
Ferraris, Giuseppe, Le chiese “stazionali” delle rogazioni minori a Vercelli dal sec. X al   sec. XIV, 1975, in “Bollettino Storico Vercellese”, a. III (1974), n. 1, pp. 5-58; a. III   (1974), n. 2 – a. IV, n. 1 (1975), pp. 9-92.
 
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Luparia, Enzo, Camagna sacra, s.l., sd.
 
Luparia, Enzo, Gli archivi storici di Camagna Monferrato, s.l., 1984
 
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Nicodemi, Oreste, Gli Statuti inediti di Rosignano sopravvissuti alla ruina delle Libertà   Comunali (secoli XIII-XVIII) con appendice di documenti membranacei, Alessandria,  G.M. Piccone, 1907.
 
Olivieri, Dante, Dizionario di toponomastica piemontese, Brescia, Paideia, 1965
 
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Vitullo, Fulvio, I signori feudali di Frassinello e Olivola, in “Rivista di Storia Arte e   Archeologia”, 1939 (a. XLVIIII), q. II/III, pp. 400-27.
Wickham, Chris, Comunità e clientele, Roma, Viella, 1995.
Descrizione Comune
Camagna Monferrato
       Sebbene non sia del tutto assente, la letteratura storica locale presenta forti limiti per una interpretazione plausibile dei processi politici ed economici che presiedettero alla formazione del territorio di Camagna Monferrato tra il medioevo e l’età moderna, a partire dalla spuria  attribuzione di  prerogative signorili alla famiglia Valperga [Luparia s.d.; 1984; 1986]. 
    Di fatto, mentre sono note  l’infeudazione tardomedievale del luogo di Camagna ai Sannazzaro e l’interesse successivo dei Visconti di dominarne il territorio attraverso una progettata infeudazione ai de Barbavaris nel secolo XV, la storia di Camagna vede probabilmente, su un arco di tempo lungo, un progressivo affievolirsi del controllo commerciale istituito dai Sannazzaro su un asse di comunicazione aperto, lungo il torrente Grana,  verso l’altro loro feudo di  Giarole,  a fronte dello  sviluppo della città di Casale e di una nuova  élite politica cittadina a partire dal secolo XVI. 
     Allo stato attuale delle conoscenze, è probabilmente il luogo di Castel Lignano, sulla sponda opposta del torrente Rotaldo rispetto al concentrico di Camagna (e oggi facente parte del comune di Frassinello Monferrato), a offrirci un buon punto  di osservazione  sul luogo di  Camagna e sugli interessi politici ed economici presenti  entro l’area geografica di cui Camagna fa parte.
      Soffermiamo dunque la nostra attenzione innanzitutto su Lignano, un’area che emerge, insieme  con il suo castello, al  delinearsi, probabilmente nel tardo Trecento, di una specifica signoria all’interno di quello che era prima un unico distretto facente capo a Frassinello [Saletta 1711, vol. I, c.127v]. Lignano ha la caratteristica di essere ubicato sui terreni migliori e più produttivi di un’area che confina, oltre che con Frassinello,  con Rosignano, Vignale e Camagna. Si tratta di un’area fertile e vasta, dai contorni indefiniti e dall’estensione indefinibile, perlomeno da un punto di vista amministrativo e fiscale, tanto che, nel corso del Settecento, essa sarà stimata in misura variabile e largamente aleatoria tra le circa 250,  le circa 350 e le quasi 600 moggia di superficie: tale, cioè, da poter accrescere di  oltre un quarto il territorio complessivo di Camagna stessa [Vd. anche schede Frassinello Monferrato, Rosignano Monferrato e Vignale Monferrato].
      Lignano viene, però, considerato un luogo a sé stante: un “tenimento separato”, “non facente corpo di comunità”.  L’importanza di Lignano supera, in questo senso, quello dello stesso beneficio fiscalmente immune di San Benedetto, con le sue quasi 200 moggia di estensione [Saletta 1711, vol. I, cc. 78v, 80r; A.S.T.,Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 26, Mazzo 17, Tributi. Descrizione delle liti attive e passive delle comunità della Provincia  di Casale (s. d., ma dopo il 1782); AST., Corte, Paesi, Monferrato, Materie economiche, Mazzo 18, fasc. 17].
      A Lignano, già nel 1415, i signori locali scompaiono in quanto  ramo dei signori di Frassinello, in corrispondenza di una  investitura alla famiglia Cane di Casale, forse condottieri di ventura [Saletta 1711, Vol. I, c. 77v; Sergi 1986, pp. 515-520].  Il luogo e la giurisdizione resteranno un patrimonio indiviso entro la famiglia Cane fino al 1538; quindi saranno oggetto di investiture “per metà”.  A partire dal 1617 comincerà a delinearsi una sostituzione ai Cane di nuove famiglie,  in particolare  i Grisella [A.S.T.,Corte, Paesi, Monferrato, Feudi per A e per B, Mazzo 44]. Gli interessi dei Grisella mirano chiaramente alla costituzione di un dominio sulle aree adiacenti di Camagna e Rosignano: essi acquistano nel 1672 dalla Camera del Monferrato la contea di Camagna  e, tra il 1679 e il 1697, parte della giurisdizione e pertinenze feudali di Rosignano, di cui ottengono anche il  titolo di marchesi [Sergi 1986, p. 519].
      Interessa sottolineare qui innanzitutto il successo dei Grisella nel realizzare un tipo di dominio che presenta uno spiccato carattere territoriale: un dominio, per così dire, compatto su Camagna e su entrambe le sponde del torrente Rotaldo. In secondo luogo, occorre  segnalare il carattere, per così dire, quiescente del territorio di Lignano, nonché la sua collocazione  interstiziale tra diverse comunità.  Poiché la vasta proprietà di Lignano è compattamente  feudale, non insorgono problemi in materia di fiscalità, né vi sono conflitti di giurisdizione che interessino strutture comunitarie concorrenti.  Le successioni e i  passaggi di proprietà nella famiglia Grisella appaiono, a lungo termine, efficaci e indolori.  E’ possibile ipotizzare che, nel cuore dell’età moderna, l’importanza economica di Lignano in quando azienda agricola   aumenti  in corrispondenza sia di un crescente interesse dei proprietari per la gestione diretta dei terreni sia di una crescente produzione e commercializzazione dei vini,  che vi costituiscono quasi una monocoltura.  In questo senso, Lignano presenta un grado di specializzazione produttiva maggiore che non Camagna stessa, il cui territorio è dedicato a una policoltura fondata sul binomio cereali-vino, con un orientamento alla viticoltura forte, ma, a differenza che in altre comunità monferrine,  non predominante.
      Sembra esservi, a quest’epoca, una tendenza all’annessione di Lignano vuoi a Rosignano stessa vuoi a Camagna, i centri, cioè, della nuova giurisdizione dei Grisella, che, ancora negli anni Ottanta del Settecento, appaiono assecondati dagli amministratori sabaudi nella costruzione di una unità amministrativa comunale corrispondente al loro dominio signorile e comprendente Lignano [A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 21, Perequazione generale del Piemonte, fasc. 17, Tabella de’ cantoni, borgate e tenimenti separati ed indipendenti per la rispettiva aggregazione alle città e comunità vicine, riguardo à quali non avvi contradizione né ostacolo, s. d.].    Gli sviluppi ottocenteschi dei rapporti territoriali tra Lignano e Camagna avranno, naturalmente, un esito opposto, con l’aggregazione di Lignano al comune di Frassinello. 
      Per cercare di valutare in modo più preciso i rapporti tra il territorio di Castel Lignano, quello di Camagna e quello delle aree adiacenti sarebbe proficuo conoscere meglio i rapporti tra le famiglie signorili e il problema del controllo dei transiti lungo il percorso dell’importante asse di comunicazione che unisce Casale alla riviera genovese, rapporti a tutt’oggi pressoché inesplorati.
     I transiti riguardano, in particolare, due sezioni dello stato del Monferrato, quella situata a nord del Tanaro e quella posta a sud del fiume,  prive di continuità territoriale perché ormai totalmente separate dall'incunearsi del territorio milanese. Quest'area comprende importanti centri agricoli situati a nord del Tanaro, a ovest e a est rispetto all'asse della strada, nello stato di Milano, come Annone, Quargnento, Quattordio, Solero e, nel Monferrato, come Montemagno, Altavilla, Cuccaro e soprattutto San Salvatore.
     Da queste località si dipartono strade e cammini che convergono radialmente su Felizzano e sul grande asse di comunicazione nord-sud, uno dei cui sbocchi è l’attraversamento del Po in direzione di Trino [A.S.T.,Corte, Paesi, Monferrato, Materie Economiche, Mazzo 16/1-2, Scritture riguardanti la Strada Franca, che dal Monferrato tende al Genovesato, e le varie quistioni eccitatesi col governo di Milano (1343-1706); A.S.T.,Corte, Paesi di nuovo acquisto, Alessandrino, Mazzo 10, Felizzano, fasc. 10, Ordini, Lettere, e parei riguardanti la Strada Franca di Felizzano, e differenze per essa insorte tra lo Stato di Milano, e quello di Monferrato (1599-1704)].
      In particolare, tuttavia, possiamo ipotizzare che, a Camagna, la gestione del commercio di transito venga orientata in modo significativo, a partire almeno dallo scorcio del secolo XVI, dalle pressioni delle magistrature del Monferrato e delle istituzioni annonarie della città di Casale tese a stabilire un controllo diretto sulle fonti di approvvigionamento della città.  Nel corso dell’età moderna, questo sforzo tenderà sempre più a orientare  lungo la valle del torrente Rotaldo l’economia di Camagna e i flussi commerciali che vi transitano, a scapito forse della tradizionale apertura di Camagna verso la valle del  torrente Grana. Sul medio e lungo periodo, questo processo di orientamento corrisponderà a una crescente specializzazione di Camagna come centro di produzione, raccolta ed esportazione di derrate agricole destinate alla città.  Questo nuovo orientamento geografico ed economico raggiunge un suo apice tardivo, per così dire, negli anni Ottanta del secolo XIX, con il progetto di costruzione della tranvia Casale-Vignale,  dotata di una stazione a Camagna [A.C.C.,  Sez. I, n. 38].
      Sono tappe importanti di questo processo le misure prese agli inizi del secolo XVII dalle magistrature del Monferrato per limitare e circoscrivere i diritti di possesso, accesso e uso dei mulini da parte degli abitanti di Camagna, sulle quali si afferma progressivamnte una concentrazione di prerogative signorili in mano ai Grisella [A.S.T., Corte, Paesi, Monferrato, Feudi per A e per B]. La giurisdizione dei Grisella rinnova il possesso signorile degli importanti diritti di natura pubblica direttamente legati al controllo dei transiti che già erano stati dei Sannazzaro: il fodro e l’albergaria [Sangiorgio 1975, p. 58].
    Nel corso dell’età moderna, è possibile ravvisare, su queste basi,  il tendenziale consolidamento di un particolare equilibrio politico, economico e fiscale locale: da un lato, i Grisella si affermano come garanti e intermediari nei rapporti economici e fiscali tra la comunità di Camagna, il mercato di Casale  e le autorità statali; d’altro lato la comunità stessa conserva e cristallizza importanti aspetti delle proprie istituzioni amministrative, finalizzate, in particolare, al  pagamento dei tributi “alienati” agli stessi Grisella, che diventano i massimi creditori della comunità.
      Nel cuore dell’età moderna, troviamo più indizi di un simile assetto di rapporti, che sarebbe necessario studiare in modo sistematico, in diversi aspetti della vita istituzionale locale: dai modi di  catastazione e di imposizione fiscale sulla terra, che viene effettuata “a moggia”, ossia sulla base dell’estensione delle proprietà, ma senza un estimo dei terreni, alla organizzazione religiosa concentrata  nella Confraternita della Santissima Trinità, che appare meglio dotata della stessa parrocchia,  e nel  patrocinio del beneficio di Santa Maria della Correra (i cui redditi sono destinati alla dotazione di “ figlie povere ”) da parte della comunità stessa.
      L’impressione, a volte, è che la limitatezza di risorse economiche  poste sotto l’effettivo controllo della comunità accentui gli aspetti normativi e istituzionali del controllo comunitario,  anziché affievolirli:  così, per esempio, nel caso degli scarsissimi boschi comuni, che sono fatti oggetto tuttavia di sopralluoghi o “visite” settimanali da parte della comunità tra Sette e Ottocento, o, durante il secolo XIX, nella gestione dell’Opera Debernardi, destinata all’assistenza ai poveri [A.S.T.,Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 26, A.S.T., Sezioni Riunite, II archiviazione, Capo 26: Mazzi: 32, Monferrato, Province di Casale ed Acqui: memorie e stati concernenti la collettazione de’ beni ecclesiastici e luoghi pii (1728-1729); 37, Relazione generale dell'operato dal Commendatore Petitti in dipendenza del Regio Editto delli 24 giugno 1728 concernente li beni posseduti dalli ecclesiastici e luoghi pii nel Ducato di Monferrato (1729), cc. 15v-16r; A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 79, Statistica generale, Mazzo 6, Relazione della Provincia di Casale, tabb. 1-2 e testo corrispondente; A.C.C., Sez. I, nn.27, 28,  48].
      Vediamo dunque, in questa luce, la situazione documentata sommariamente nel cuore dell’età moderna dalle inchieste dei funzionari statali.  Durante il Settecento, al feudatario, il marchese Grisella, che risiede a Casale, spetta la bannalità del forno, dalla quale sono esenti  i “cassinali” e sottoposti unicamente gli abitanti del “luogo”. Anche i pedaggi presenti nel territorio  appartengono al feudatario, sebbene non colpiscano  i “locali”. Il possesso dei due mulini esistenti sul torrente Grana e sul rio Rotaldo è condiviso tra il feudo e la comunità. Quest’ultima possiede due terzi del reddito del mulino sul Grana, con l’obbligo di sostenere le spese per la sua manutenzione. L’altra terza parte, “di ragion feudale”, è posseduta dal marchese Grisella, al quale spetta anche un quarto del reddito del mulino sul Rotaldo, “netta da tutte le spese”, mentre i restanti tre quarti competono alla comunità, con gli stessi obblighi connessi ai suoi diritti sul primo mulino.
      Affittati, i due mulini fruttano, secondo i contratti stipulati nel 1779, complessivamente 483 lire circa. La comunità e i suoi due “antichissimi” mulini sono esentati, per privilegi concessi dai marchesi e duchi del Monferrato, dalla soggezione al “moleggio” di Casale, benché all’inizio degli anni 1780 tale immunità sia stata impugnata di fronte al senato dal concessionario dello stesso “moleggio”, che lo tiene in affitto dal regio patrimonio. Esclusivamente alla comunità spettano infine il reddito della “brenta”, affittato, nel 1779, per 121 lire annue, e, “ per antica privativa”, il “prestino”, che nel 1782 si affitta per 105 lire all’anno.
       La Consegna del 1734 censisce a Camagna 174 capifamiglia e un totale di 884 abitanti, mentre la Statistica Generale del 1753 registra 182 “fuochi” e 1000 “anime”. La Consegna, inoltre, censisce 364 capi di bestiame bovino, contro i 320 indicati nella Statistica Generale.  Tra i “consegnanti” del 1734 si possono individuare, secondo un’approssimativa classificazione socioeconomica, uno strato superiore di professionisti e redditieri, composto di 10 unità, 13 capifamiglia artigiani e 151 agricoltori, fra i quali 15 “massari”. La categoria dei massari si distingue nettamente dal resto dei coltivatori, per le caratteristiche demografiche, la quantità del bestiame a disposizione (anche se, in generale, per quanto riguarda il bestiame, è assai raramente specificato a quale titolo è presente presso il nucleo familiare censito -- proprietà, soccida, affidamento, “imprestanza” -- e non è chiaro se l’assenza di specificazioni indichi semplicemente la proprietà) e la provenienza geografica.
       I 136 nuclei “consegnati” nel 1734 da capifamiglia qualificati semplicemente come “(lavoranti) di campagna”, contano in media 4,5 componenti, mentre quelli dei massari ne contano 9,3. Si tratta in effetti, nel caso di questi ultimi, di unità che vedono frequentemente la compresenza di più generazioni e di più famiglie o singoli collaterali d’uno stesso cognome. Quanto al bestiame posseduto, ogni nucleo di massari dispone mediamente di 9,7 bovini, mentre una famiglia di “lavoranti di campagna” può contare, in media, su appena 1,4 capi (ma il 53 per cento di questi nuclei non ne possiede alcuno). Infine, i massari provengono prevalentemente (11 capifamiglia su 15 e tutte le mogli censite) da altre località del Casalese, mentre i semplici contadini sono tutti (tranne tre) originari di Camagna.
            Esclusi i massari, nella comunità sono presenti, sempre secondo i dati della Consegna del 1734, 6 capifamiglia provenienti da località diverse, tutti (tranne uno scalpellino originario del Luganese)  provengono da vicine località del Basso Monferrato: due mugnai, da Roncaglia e da Lu, tre contadini (uno dei quali classificato come servitore) da Castagnole, Olivola e Vignale. Sempre non contando i massari, esistono 138 nuclei di capifamiglia ammogliati originari della comunità. In 12 di questi (pari all’ 8,7 per cento), la moglie proviene da una località diversa da Camagna. In 8 casi si tratta di mogli di contadini. Si contano 8 diverse località di provenienza, tutte situate nel Basso Monferrato: Cereseto, Conzano, Fubine (dalla quale provengono quattro spose), Lu (due spose), Mirabello, Montemagno, Occimiano e Rosignano.
            Camagna fa spicco tra le comunità monferrine censite dalla Consegna del 1734 per l’alto numero di donne alle quali è attribuito il mestiere di “tessitrice da tela”, presenti,  in effetti,  in 42 nuclei familiari, tutti contadini, tranne uno,  il cui  capofamiglia esercita il mestiere di falegname. Questa caratteristica è rilevata anche dalla Statistica Generale del 1753,  che segnala la presenza nel luogo di “tessitori di tele” (nella Consegna del 1734, tuttavia, a Camagna, la tessitura figura come un’attività esclusivamente femminile) [A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 10, Consegna della bocche umane e della bestie (regio editto 10 maggio 1734), Mazzo 6, Provincia di Casale, n. 2; A.S.T., Sezioni Riunite, II archiviazione, Capo 79, Statistica generale, Mazzo 6, Relazione della Provincia di Casale, tabb. 1 e 11].
      I dati relativi alla distribuzione delle colture sul territorio, forniti e derivanti dal convocato del consiglio comunitativo  del 13 gennaio 1782 -- redatto in ottemperanza alla circolare emanata dall’intendenza provinciale del 16 dicembre 1781 --, non sono perfettamente confrontabili con quelli presenti nella Statistica generale, in quanto quest’ultima riporta un dato sull’estensione complessiva del territorio (2418 moggia di Monferrato) inferiore di 82 moggia  rispetto a quello indicato nel 1782 (2500 moggia). La distribuzione proporzionale delle colture resta però non troppo dissimile. Secondo la Statistica generale, dunque, il territorio di Camagna sarebbe stato composto per il 33,3 per cento da campi, per il 46,4 per cento da vigne, per il 13,2 per cento da prati, per il 6,6 per cento da boschi e per lo 0,5 per cento da pascoli e incolti.
      Altre tabelle, dedicate alle stime dei generi prodotti, segnalano "eccedenze" di frumento (il 27,3 per cento della produzione) e di vino (il 24,2 per cento). A tali eccedenze fa riscontro il fortissimo deficit, rispetto al fabbisogno, della “meliga bianca” e dei cereali minori, i “marzaschi” (l’84,9 per cento per entrambi i generi), destinati al consumo locale. Nelle dichiarazioni fornite dagli amministratori della comunità nel 1782 il ruolo della produzione vinicola appare tuttavia assai maggiore, poiché secondo questa fonte l’esportazione avrebbe riguardato circa il 60 per cento del prodotto, quota che si affermava essere a malapena sufficiente per garantire, grazie al ricavato delle vendite, l’approvvigionamento delle granaglie necessarie all’alimentazione degli abitanti, coprendo la produzione locale di questi  generi soltanto un terzo del fabbisogno (secondo una valutazione comunque più ottimistica di quella fornita dalla Statistica generale) [A.S.T., Sezioni Riunite, I Archiviazione, Provincia di Casale, Mazzo 1, fasc. 18, Relazione dello stato e coltura de’ beni de’ territorj delle città e comunità della Provincia di Casale (1742-1743); A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 26, Mazzo 13, Convocati delle città e comunità della Provincia di Casale, in risposta alla circolare del Signor Intendente Generale, in data delli 10 dicembre 1781, cc. 43r-47v; A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 79, Statistica generale, Mazzo  6, Relazione della Provincia di Casale (1753), tabb. 4, 7-9 e 11].