Frassinello Monferrato

AutoriLombardini, Sandro
Anno Compilazione2002
Anno Revisione03-08-2015
Provincia
Alessandria
Area storica
Abitanti
614 [censimento 1991]; 604 [dati comunali 1999].
Estensione
Ha. 852 [ISTAT] / ha. 837 [SITA].
Confini
Camagna Monferrato, Cella Monte, Ottiglio, Olivola, Rosignano Monferrato, Vignale Monferrato.
Frazioni
All’infuori di un singolo nucleo insediativo, la popolazione è distribuita per il 17 per cento in “case sparse”, tra cui Castel Lignano, secondo i dati ISTAT. Vedi mappa.
Toponimo storico
Fraxonellus (attestato nel 1116); Frasinellus (documentato nel 1262 e in seguito molto frequente, sebbene con alcune varianti); Fraxinel (anno 1300); Fraxinello (nel 1348) [Gasca Queirazza 1997, p. 286]; Frassinello di Olivola [Olivieri 1965, p. 165; Sergi 1986, p. 466]; “Fraxinellum”, “Fraxinetellum” [Casalis 1840, p. 876]; Frassinello Monferrato dal 1863 [Ministero 1889, p. 4]; Frassinello-Olivola [Istituto Centrale 1930, p. 4].
Diocesi
Vercelli fino alla costituzione della diocesi di Casale nel 1474, quando venne inclusa nella nuova circoscrizione.
Pieve
San Vittore di Rosignano [A.R.M.O., XVIII, p. 36; XXXIV, p. 110; CIX, pp. 235; Cognasso 1929, p. 224]. Nel vasto territorio della pieve sono tuttora numerosi i toponimi che rimandano ad antichi fundi romani, tra i quali Lignano (Legnanum, attestato per la prima volta nel 1298, < “Lenius”) [Settia, 1970, p.30; Rosignano Monferrato, in “Monferratoarte”, Associazione Casalese Arte e Storia. Sito web (2013); vd. anche scheda Rosignano Monferrato].
Altre Presenze Ecclesiastiche
Nell’estimo redatto nel 1299 è riportata una ecclesia de faxinel (per fraxinel o fraxinello), con quota d’estimo di 6 lire astensi e mezza [A.R.M.O. XVIII, p. 36]. Le rationes decimarum del secolo XIV elencano due chiese “di Frassinello”: Santa Maria della Sala e San Giorgio [A.R.M.O. XXXIV, p. 110; Cognasso 1929, p. 224], la prima, tuttavia, con un estimo ormai ridottissimo rispetto a quello delle precedenti rationes della diocesi di Vercelli del secolo XIII [Bo 1980, pp. 22, 25, 106]. Nel secolo XVIII è ricordata come parrocchiale del luogo, di giuspatronato della comunità e con un reddito annuo di circa £250 , mentre San Giorgio risulta in rovina dallo scorcio del secolo XVI.
     Numerose sono le associazioni devozionali presenti nella prima età moderna: le compagnie della Beata Vergine delle Grazie, del Santissimo Sacramento, del Suffragio, oltre alle confraternite degli Angeli e di Sant’Anna, quest’ultima appartenente ai disciplinati. Almeno dai primi anni del Seicento, la confraternita degli Angeli dispone di un reddito insolitamente elevato (alla metà del secolo XVIII pari a £400 di Piemonte l’anno), che impiega nella celebrazione di messe e in provvista di cera e olio per la parrocchiale [A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 26, Mazzo 32, Monferrato, Province di Casale ed Acqui: memorie e stati concernenti la collettazione de’ beni ecclesiastici e luoghi pii (1728-1729), pp. 6-7; 37, Relazione generale dell'operato dal Commendatore Petitti in dipendenza del Regio Editto delli 24 giugno 1728 concernente li beni posseduti dalli ecclesiastici e luoghi pii nel Ducato di Monferrato (1729), c. 27v; A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 79, Statistica generale, Mazzo 6, Relazione della Provincia di Casale, tabb. 1-2 e testo corrispondente]. Nel castello di Frassinello i Nemours promuovono, sullo scorcio del secolo XVII, una cappella gentilizia con beneficio [Sergi 1986, pp. 471-72].
     A Lignano una chiesa intitolata a San Pietro (ecclesia Sancti Petri de Legnano) figura nell’estimo della fine del XIII secolo e nei registri delle decime del secolo successivo (ma non nell’elenco dei benefici diocesani compilato nel 1440) [A.R.M.O. XVIII e XXXIV, loc. cit.; Bo 1980, p.107; Cognasso1929, p. 224]. La chiesa viene spostata, “traslata”, dai consignori di Lignano nel 1624 [Sergi 1986, p. 517]; una cappellania del castello di Lignano appare fondata e dotata nel 1680. Quattro cappelle campestri sono presenti sotto i titoli dei santi Giuseppe, Martino, Bernardo e di Nostra Signora delle Grazie [A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 26, Mazzo 32, Monferrato, Province di Casale ed Acqui: memorie e stati concernenti la collettazione de’ beni ecclesiastici e luoghi pii (1728-1729), pp. 6-7; 37, Relazione generale dell'operato dal Commendatore Petitti in dipendenza del Regio Editto delli 24 giugno 1728 concernente li beni posseduti dalli ecclesiastici e luoghi pii nel Ducato di Monferrato (1729), c. 27v; A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 79, Statistica generale, Mazzo 6, Relazione della Provincia di Casale, tabb. 1-2 e testo corrispondente; Casalis 1840, p. 876; Frassinello Monferrato, in “Monferratoarte”, Associazione Casalese di Arte e Storia. Sito web (2013)].
Assetto Insediativo
Frassinello Monferrato comprende oggi anche il luogo di Castel Lignano, le cui vicende storiche di giurisdizione interstiziale sottolineano il legame tra le strategie dei signori locali e il territorio.
Luoghi Scomparsi
Nel secolo XIII, forse in un contesto più ampio di casali diffusi,  esistono due nuclei insediativi: uno presso la chiesa di San Giorgio, l’altro, chiamato Sala de Fraxinello, presso la chiesa di Santa Maria.  La migrazione e l’accentramento circa castrum sembrano risalire al secolo XIV, quando gli abitanti di Santa Maria si trasferiscono vicino al fortilizio di Frassinello nel  nuovo centro, ai piedi del castello, che assume la fisionomia di borgo protetto da una cinta muraria (a disegno quasi di ottagono e ricordata nel Settecento come “antica”[Saletta 1711, vol. I, cc. 466r.-68v]).  Lo stato di decadenza attestato per la chiesa di San Giorgio a fine secolo XVI suggerisce l’avvenuto decadimento di quell’insediamento, che tuttavia è ancor oggi ricordato dall’omonimo quartiere posto su una collinetta al di fuori del concentrico. [Sergi 1986, p. 467]. Non sono attestate  strutture  insediative in età  tardomedievale o moderna  nei pressi del castello di Lignano [Sergi 1986, pp. 515-20].
Comunità, origine, funzionamento
I signori e gli uomini de Fraxinelli partecipano al Parlamento del Monferrato sul principio del Trecento e forniscono due miles per l’esercito di Teodoro Paleologo [a.1320: Bozzola 1926, p. 19]. Tale attestazione denotava quei centri demici che, sottoposti da una presenza signorile forte, non si erano ancora costituiti in comintà autonome.
Nel 1479, il marchese di Monferrato Guglielmo VIII Paleologo, sanzionando apparentemente una situazione di fatto, in cambio dell’esazione di una “multa” di 150 ducati, concedeva alle comunità di Frassinello e di Olivola la facoltà di eleggere un giusdicente “in pieno e generale consiglio”. Nel 1496 troviamo i “sindaci” di Frassinello prestare, a nome della loro comunità, il giuramento di fedeltà dovuto ai tutori del marchese Guglielmo IX.
     Qualche anno dopo, negli anni 1501 e 1502, la comunità appare impegnata a difendere i suoi diritti di privativa su forni e mulini contro la concorrenza esercitata dai fratelli Giacomo e Galvano Nemorsi (i futuri Nemours), consignori del luogo. Nella controversia s’inserì l’intervento del marchese Guglielmo IX e infine si raggiunse un compromesso che apparentemente tutelava però le prerogative comunali. Nel 1507, una sentenza emessa dal segretario marchionale Giacomo Pastrone registrava infine in termini più generali l’ambito di autonomia giurisdizionale della comunità in rapporto al feudo. Alla prima veniva in tal modo riconosciuta la facoltà di eleggere autonomamente ogni anno i propri consiglieri e di riunirli liberamente al di fuori del castello, oltre che di nominare propri ufficiali, in particolare commissari di sanità in caso di peste [A.C.F., Pergamene, nn. 1-5; Giorcelli 1904-1905, p. 106].
     La scarna storiografia esistente suggerisce, nel lungo periodo, un elevato grado di collaborazione, o cooptazione, tra i signori locali e una rosa visibile, forse ampia, di notabili locali detentori di cariche comunitative e promotori di una vivace vita cerimoniale e religiosa. [Saletta 1711; Vitullo 1937].
Statuti
La comunità risulta dotata di statuti comuni con Olivola, composti e approvati prima del 1479, quando una sentenza del marchese Guglielmo VIII Paleologo ordinò agli uomini delle due comunità di reinserire nel testo statutario  alcuni capitoli “fraudolentemente” espunti, riguardanti il rapporto con la giurisdizione signorile. Gli statuti e i successivi ordinamenti previsti per il funzionamento della comunità vennero esplicitamente riconfermati all’atto del giuramento prestato dal comune nel 1560 a Margherita Paleologa, tutrice del marchese (dal 1573, duca) di Monferrato Guglielmo Gonzaga [A.C.F., Pergamene, nn. 1 e 6]. Statuto comunale 2001: vedi testo.
Catasti
Il più antico catasto conservato presso l’Archivio storico comunale reca la data del 1728 e fa riferimento alla “misura generale” del territorio effettuata due anni prima. L’estimo adottato in tale catasto, ancora in uso all’inizio degli anni Ottanta del secolo, si basava sulla divisione del territorio in “circoli”, non correlati alla qualità dei terreni, ma alla distanza dal concentrico. Le abitazioni situate all’interno di quest’ultimo non erano allibrate, a differenza di tutte le altre [A.C.F., Catasti e mappe, n. 1; A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 26, Mazzo 13, Convocati delle città e comunità della Provincia di Casale, in risposta alla circolare del Signor Intendente Generale, in data delli 10 dicembre 1781, cc. 123r-v, 130r-v; 124r-129r; A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 26, Mazzo 18, Memorie del Basso Monferrato (s. d., ma 1784/1789)].
     Nel 1784 venne portata a termine una nuova misura del territorio, che portò alla redazione di un nuovo “colonnario” delle proprietà, ufficialmente pubblicato nel 1789, insieme con il “libro figurato” e la mappa di riferimento. “Colonnario”, “libro figurato” e frammenti della mappa originale sono presenti in A.C.F., insieme al libro dei trasporti iniziato nel 1790 e proseguito fino al 1816 [A.C.F., Catasti e mappe, nn. 2, 3, 8 e 10].
     Fino a quel momento, come rivelano le fonti “statistiche” sabaude del secolo XVIII, la stessa estensione del territorio comunale era stata oggetto di stime notevolmente variabili. Il principale nodo da sciogliere era probabilmente costituito dalla delimitazione delle proprietà feudali ed ecclesiastiche presenti e dalla verifica del loro rapporto con un’isola di immunità fiscale e giurisdizionale quale il castello di Lignano [A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 21, Perequazione generale del Piemonte, fasc. 17, Tabella de’ cantoni, borgate e tenimenti separati ed indipendenti per la rispettiva aggregazione alle città e comunità vicine, riguardo a quali non avvi contradizione né ostacolo, s. d.].
     Nel quadro delle operazioni di catastazione, venne finalmente compiuta, tra il 1778 e il 1789, una “Terminazione del finaggio di Frassinello”, che diede confini più precisi al territorio comunale, non solo rispetto ai comuni limitrofi, ma anche, e in primo luogo, al feudo di Lignano [A.C.F., Territorio e patrimonio comunale, n. 1].
Ordinati
I verbali di “convocati” della comunità di Frassinello sono conservati soltanto a partire dal 1789 [A.C.F., Convocati, ordinati, verbali, n. 1].
Dipendenze nel Medioevo
E’ possibile che, nel quadro della distrettuazione carolingia, Frassinello e buona parte delle località comprese nell’odierno Basso Monferrato facessero parte della Iudiciaria torrensis, un distretto minore di cui si hanno indizi in carte risalenti alla seconda metà del secolo IX e ai primi anni del secolo successivo e che avrebbe potuto estendersi, a nord del comitato di Asti, tra le propaggini orientali della collina torinese e la confluenza del Po e del Tanaro. Quest’area risulta comunque avere perso un’autonoma caratterizzazione pubblicistica già intorno alla metà del X secolo, quando fu probabilmente smembrata a favore dei comitati cittadini limitrofi di Torino, Asti e Vercelli, per divenire infine, nel secolo successivo, oggetto delle contrastanti ambizioni territoriali degli Aleramici e dei vescovi di Asti e di Vercelli [Settia 1983, pp. 11-53]. La dipendenza dai marchesi del Monferrato si stabilizza a partire dal secolo XIII.
Feudo
Signori di Celle, Cuccaro, Frassinello e Fubine (Cane, Marescalco, Pocaparte, de Monteoriolo, Manasco, Scuca, Clerico, Guglielmengi, Guardengi, Rossi) dal secolo XII. Signori di Frassinello (poi Nemours) dal 1381.
     Signori di Lignano dal secolo XIV: Cane 1415; Nemours 1419; Paravanza 1600; Roero 1609: Cotti 1610; Grisella 1635; Turco 1652 ca.
Mutamenti di distrettuazione
Appartenne al marchesato, poi ducato, del Monferrato, quando, sebbene con nozione priva di un preciso contenuto amministrativo, era classificato fra le terre dello stato “al di qua del Tanaro” o “Monferrato fra Po e Tanaro”. In questo quadro fu retto dal consortile dei signori di Celle; poi signori di Frassinello e signori di Lignano.
     Dopo l’annessione del ducato del Monferrato agli stati sabaudi nel 1708, entrò a far parte della provincia di Casale. Tale assetto fu confermato dalla definitiva sistemazione delle province piemontesi attuata nel 1749 e si mantenne perciò fino alla caduta dell’antico regime in Piemonte (1798) [Sturani 1995].
     Entro la maglia amministrativa francese, Frassinello seguì le sorti dell’intero territorio della vecchia provincia di appartenenza, aggregato, senza sostanziali alterazioni, a una circoscrizione di estensione variabile avente per capoluogo Alessandria. Si trattò dapprima del dipartimento del Tanaro, creato durante il primo effimero periodo di occupazione (1799), e, dopo il ritorno dei Francesi e in seguito alla riorganizzazione amministrativa del 1801, del dipartimento di Marengo, circondario (arrondissement) di Casale. Non toccato dal successivo rimaneggiamento del 1805, l’inquadramento amministrativo del Casalese e quindi di Frassinello non mutò fino alla Restaurazione [Sturani 2001; AN, Paris F2 I 863 (Montenotte)]. Vedi mappa.    
     Dopo la parentesi napoleonica, Frassinello rientrò a far parte della ricostituita provincia di Casale, inclusa nel 1818 nella divisione di Alessandria e dopo ulteriori instabili riorganizzazioni a livello sovraprovinciale durante la prima metà del secolo, ridotta a circondario della provincia di Alessandria nel 1859 [Sturani 1995].
Mutamenti Territoriali
Nel secolo XI è ipotizzabile, e forse attestata, l’esistenza di un nucleo fortificato collegato con un’azienda agraria: un castello “curtense”, che abbina funzioni militari con quella di centro amministrativo di una curtis soggetta alla sua protezione. E’ ipotizzabile che il nucleo fortificato si presentasse come villaggio fortificato e non come residenza signorile munita, sebbene occupasse probabilmente un sito corrispondente all’attuale castello [Sergi 1986, p. 466; Settia 1984, pp. 467-85].
     L’accentramento entro un insediamento unico e nucleato sembra risalire al secolo XIV, quando gli abitanti di Santa Maria si trasferiscono vicino al fortilizio di Frassinello nel nuovo centro, ai piedi del castello, che assume la fisionomia di borgo protetto da una cinta muraria. Dopo una sostanziale staticità dell’assetto territoriale tra il tardo medioevo e l’età moderna, i confini amministrativi comunali in età contemporanea sono il frutto dell’assegnazione a Frassinello Monferrato del luogo di Lignano, nonostante i pareri degli amministratori sabaudi settecenteschi in favore di un’assegnazione di questo “tenimento separato” alla comunità di Camagna [A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 21, Perequazione generale del Piemonte, fasc. 17, Tabella de’ cantoni, borgate e tenimenti separati ed indipendenti per la rispettiva aggregazione alle città e comunità vicine, riguardo à quali non avvi contradizione né ostacolo, s. d.; vd. anche scheda Camagna Monferrato]. 
     In epoca contemporanea, il comune di Olivola viene soppresso e aggregato al comune di Frassinello, che assume la denominazione di Frassinello-Olivola, dal 1928 al 1947 [Istituto 1930, p. 4; vd. anche scheda Olivola].
Comunanze
Pressoché assenti tra tardo medioevo ed età moderna e considerate del tutto assenti, da parte degli amministratori statali, a partire dalla metà del Settecento. Nel 1990 il territorio gravato da usi civici è calcolato in ha. 0,86 ca. da parte del comune e in ha. 0,26 ca. da parte del Commissariato Usi Civici [A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 26, Mazzo 13, Convocati delle città e comunità della Provincia di Casale, in risposta alla circolare del Signor Intendente Generale, in data delli 10 dicembre 1781, cc. 123r-v, 130r-v; 124r-129r; 18, Memorie del Basso Monferrato (s. d., ma 1784/1789); I archiviazione, Provincia di Casale, Mazzo 2, fasc. 4, Monferrato. Ricavo de’ redditi di quelle comunità, misura de’ territorj e de’ beni antichi e moderni e notizie diverse (s. d., ma 1760/1769); C.U.C.].
Liti Territoriali
A partire dalla metà del secolo XIV,  si delinea la funzione critica dei confini con Rosignano e Vignale lungo i possedimenti mal definiti della giurisdizione di Castel Lignano, con l’avvio di una lite tra alcuni signori di Frassinello e il comune di Rosignano; in età moderna le liti sono all’attenzione degli intendenti sabaudi e del Senato di Casale ancora intorno alla linea di confine con Rosignano e con Vignale per i beni del marchese Callori di Vignale, che non vuole pagare a Frassinello i “carichi”, o imposte locali, anche se quest’ultima lite risulta “sospesa” sullo scorcio dell’Antico regime. Negli anni Ottanta del Settecento, risultavano aperte due questioni territoriali. Una era stata sollevata dalla comunità di Rosignano, la quale sosteneva che la nuova “linea di circonvallazione” del territorio di Frassinello le avesse indebitamente sottratto una sessantina di moggia di terre ricadenti sotto la sua giurisdizione. La comunità di Frassinello dichiarava a sua volta di poter provare il proprio incontrastato “possesso” dell’imposizione delle taglie sulle proprietà presenti nell’area contestata. Una seconda lite verteva con la comunità di Vignale, per terre del valore di circa due lire d’estimo, possedute dal conte Callori, feudatario di Vignale, che Frassinello rivendicava come appartenenti al proprio “registro”. La causa si trascinava da molti decenni, essendo passata anche attraverso l’esame del senato di Casale, senza giungere a una conclusione. A sfavore di Frassinello giocava l’incapacità di esercitare di fatto alcun controllo sulla tassazione delle terre contese, rimasto saldamente nelle mani della comunità di Vignale, la quale, si può ipotizzare, fosse meglio in grado di negoziare con il proprio feudatario l’effettivo contributo delle sue proprietà allodiali [A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 26, Mazzo 17, Tributi. Descrizione delle liti attive e passive delle comunità della Provincia di Casale (s. d., ma dopo il 1782); Nicodemi, 1907, pp. 181, 197, 197 e note, 202 e nota, 203; vd. anche scheda Vignale Monferrato].
Fonti
A.B.P.T. (Archivio della Biblioteca della Provincia di Torino), Documenti storici Monferrato, I, 1, 9, Raggionamento sopra l’antiche strade militari del Monferrato fatto dal C.F.M. di Casale già A.P. di questo D. [secolo XVIII], ms.
 
A.C.F. (Archivo Storico del Comune di Frassinello Monferrato).
 
A.N.P. (Archives Nationales, Paris). Vedi inventario.
A.N.P., F2, Administration Départementale, I, 863 [Montenotte], Département de Marengo, Tableau de la Population par commune d’après le récensement fait par ordre du Préfet dans les derniers mois de l’an XII (1804).
 
A.R.M.O. (Acta Reginae Montis Oropae), Biella, Unione Tipografica Biellese, 1945 (i documenti XVIII, XXXIV e CIX sono editi a cura di Giuseppe Ferraris).
 
A.S.A .(Archivio di Stato di Alessandria). Vedi inventario.
 
A.S.T. (Archivio di Stato di Torino. Vedi inventario.
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche per A e B, Dipartimenti, Mazzo 1, "DÉPARTEMENT / DE / MARENGO / Divise en 3 Arrondisemens / et en 31 Cantons." Carte dei dipartimenti della Dora (n.1), di Marengo (n. 2, 2 bis), del Po (n. 3), della Sesia (n. 4), delle Alpi Marittime (n. 5, 5 bis). Note : In alto: "N.° 101.", "ATLAS NATIONAL DE FRANCE", s.d., [Autore incisioni: P.A.F. Tardieu; autore edizione: P.G. Chanlaire]. Vedi mappa.
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche per A e per B, Po, Mazzo 1,"LE / COURS / DU PO / DEDIÉ AU ROY / Par son tres humble, tres obeissant / et tres fidele Serviteur et Sujet, le / P. PLACIDE Augustin Dechaussé, et / Geographe Ordinaire de sa Majesté". Carta Corografica in stampa del Corso del Fiume Po delineata e dedicata a S.M- Cristianissima dal P. Placido Agostiniano scalzo nel 1734. Sulla Scala di 1/253.600 (Note: La carta è formata da 5 fogli giustapposti. Il 1° reca l'indicazione "A PARIS 1704"; il 3° e il 4° sono datati 1703; sul 1° e sul 5° foglio è riportata la data di concessione del privilegio reale, rinnovato per 15 anni nel 1734. Cfr. anche Carte Topografiche Segrete, PO 29 E IV ROSSO, 1703-1734 (ma vd. Note) [Autore disegno originale: P. Placide; Autore incisioni: Berey; Autore edizione: "A PARIS / Chez les Augustins pres la Place des Victoires"]. Vedi mappa.
A.S.T, Corte, Paesi, Monferrato, Ducato, Mazzo 50, fasc. 15, Stato delle città, communità e cassinali del Ducato di Monferrato, coi nomi de’ vassalli ch’anno prestato il giuramento di fedeltà a S. A.R., formato dal Consigliere Mellarede (s. d., ma attorno al 1710)
A.S.T., Corte, Paesi, Monferrato, Feudi per A e per B.
A.S.T., Corte, Paesi, Monferrato, Materie economiche, Mazzo 18, fasc.. 19: M.A. Tartaglione, Calcolo delle città, terre, anime e moggia de’ terreni del ducato di Monferrato (inizi del secolo XVII), ms.
A.S.T., Corte, Monferrato Ducato, ultima addizione: Giacomo Giacinto Saletta, Ducato del Monferrato descritto, 1711, 7 tomi ms. [Saletta 1711].A.S.T.,Sezioni Riunite, I Archiviazione, Provincia di Casale, Mazzo 2, fasc. 4, Monferrato. Ricavo de’ redditi di quelle comunità, misura de’ territorj e de’ beni antichi e moderni e notizie diverse (s. d., ma 1760/1769).
A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 10, Consegna della bocche umane e della bestie (regio editto 10 maggio 1734), Mazzo 6, Provincia di Casale, n. 2.
A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 21, Perequazione generale del Piemonte, fasc. 17, Tabella de’ cantoni, borgate e tenimenti separati ed indipendenti per la rispettiva aggregazione alle città e comunità vicine, riguardo a quali non avvi contradizione né ostacolo, s. d.
A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 26, Mazzo 13, Convocati delle città e comunità della Provincia di Casale, in risposta alla circolare del Signor Intendente Generale, in data delli 10 dicembre 1781, cc. 123r-v, 130r-v; 124r-129r.
A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 26, Mazzo 17, Tributi. Descrizione delle liti attive e passive delle comunità della Provincia di Casale (s. d., ma dopo il 1782).
A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 26, Mazzo 18, Memorie del Basso Monferrato (s. d., ma 1784/1789).
A.S.T., Sezioni Riunite, II archiviazione, Capo 26, Mazzo 32, Monferrato, Province di Casale ed Acqui: memorie e stati concernenti la collettazione de’ beni ecclesiastici e luoghi pii (1728-1729), pp. 6-7.
A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 26, Mazzo 37, Relazione generale dell'operato dal Commendatore Petitti in dipendenza del Regio Editto delli 24 giugno 1728 concernente li beni posseduti dalli ecclesiastici e luoghi pii nel Ducato di Monferrato (1729), c. 27v.
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Bibliografia
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Descrizione Comune
Frassinello Monferrato
     La storiografia ha prestato parecchia attenzione all’antichità delle origini del consortile di nobili che, in un diploma imperiale del 23 maggio 1116, risulta già esercitare piena autorità e giurisdizione sugli abitanti del luogo di Frassinello, insieme a quelli di Celle, Cuccaro, e Fubine: in questi luoghi, che all’epoca appaiono già muniti di strutture fortificate di difesa (castra), gli uomini liberi, o arimanni, devono presentarsi ai placiti dei signori e accettarne i giudizi.
     A partire dai primi decenni del secolo XIII, tuttavia, si avvia un processo, precoce e continuativo, di segmentazione familiare e territoriale. Si assiste infatti, tra i signori, a una crescente individuazione di singoli cognomi e di altre specificazioni familiari, che tendono a separare sempre più l’antica organizzazione di dominio in rami familiari ben distinti, ma anche, corrispettivamente, a ripartire il territorio in segmenti territoriali più precisi e circoscritti.
     Così, già dal 1311, la fine, di fatto, di un’unica “terra dei nobili di Celle” fa sfumare l’idea stessa di un consortile unico: la realtà, sempre più incalzante, vede protagonisti consortili minori, composti di uno o due casati, con una crescente immissione di famiglie estranee al gruppi di discendenti dei consignori a causa delle successioni in linea femminile e/o a nuove investiture. In particolare, il processo di crescente frattura all’interno dell’antico consortile è da ricondursi alla contrapposizione, nel secolo XIII, tra due schieramenti: quello alleato ai comuni di Vercelli e Alessandria, e quello, contrapposto, filoaleramico, che sostiene cioè le ragioni dei marchesi di Monferrato; mentre il primo, tra i cui esponenti figura la famiglia Cane, sembra mostrare un orientamento territoriale in direzione di Casale fino a Paciliano (presso San Germano nell’odierno territorio di Casale), il secondo schieramento annovera tra i propri esponenti i signori de Cellis.
     Il conflitto si risolverà con sconfitta del fronte filovercellese-alessandrino e con la sottomissione dei vincitori ai marchesi di Monferrato, e di qui in poi la politica dei marchesi accentuerà le suddivisioni del beneficio e delle proprietà, le immunità e i privilegi concessi a singole famiglie e la conseguente dislocazione dei rami familiari in zone circoscritte di quasi esclusiva giurisdizione.   
     Parallelamente, a partire da quegli stessi anni, si assiste allo sviluppo e alla crescente indipendenza del comune di Rosignano (centro fortificato e già sede dell’antica pieve) con il suo distretto, i cui confini contribuiscono a definire, per contrapposto, anche i confini di Celle (oggi Cella Monte) e di Frassinello. [Gentile 1963, pp. 75-77; Nicodemi, 1907, pp. 28, 42 131-32, 160; Sangiorgio, 1975, p. 58; Sergi 1986, pp. 433, 463-65; Vitullo 1937, pp. 401 sgg].
     Le vicende medievali mettono in luce altri aspetti di sviluppo che possiamo definire precoci, quali i vivaci legami con circuiti bancari e finanziari a largo raggio, in particolare nell’Hainaut, attestati nel secolo XIV dalla società istituita tra i signori di Frassinello e la famiglia Turco, nonché il rapporto quasi esclusivo che l’unica famiglia dominante di signori, i Nemours, instaura con la comunità di Frassinello a partire almeno dal 1419 e fino allo scorcio del secolo XVI. Quasi contemporaneamente, si assiste a un fenomeno di segmentazione territoriale che interessa la zona di Castel Lignano come frutto di uno smembramento della giurisdizione dei signori di Frassinello.
      Sulla base di queste vicende, Frassinello è uno dei luoghi grazie ai quali gli storici del Monferrato hanno cumulativamente sviluppato una visione che invita a trattare come storie sostanzialmente distinte e separate i destini genealogici e familiari dei detentori di diritti e prerogative giurisdizionali, o signori, da un lato e, d’altro lato, la storia di singoli comuni, o “paesi”. Peraltro, Frassinello Monferrato comprende oggi anche il luogo di Castel Lignano, le cui vicende storiche, mentre sembrano confermare uno stretto legame tra vicende familiari e territorio, suggeriscono di rivalutare su un arco di tempo assai più lungo le forme e le modalità di integrazione che si svilupparono storicamente tra i signori, i sudditi e i territori non soltanto di Frassinello, ma anche delle aree adiacenti.  A tutt’oggi poco indagati, i rapporti storici tra Frassinello e Castel Lignano suggeriscono perlomeno una malleabilità dei confini tra Frassinello, Rosignano e altri comuni assai più persistente di quanto la sola documentazione medievale non consenta di prefigurare.
     Lignano, infatti, era parte originariamente del territorio soggetto ai signori del consortile di Celle e risale, insieme con il suo castello, al delinearsi, probabilmente nel tardo Trecento, di una specifica signoria all’interno di quello che era prima un unico distretto facente capo a Frassinello [Saletta 1711, vol. I, c. 127v]. Appunto nel 1415, i di Lignano scompaiono dall’orizzonte locale in quanto ramo dei signori di Frassinello, in corrispondenza di una investitura alla famiglia Cane di Casale, forse condottieri di ventura [Saletta 1711, Vol. I, c. 77v; Sergi 1986, pp. 515-20]. Ora, Lignano ha la caratteristica di essere ubicato sui terreni migliori e più produttivi, in un’area che confina con Rosignano, Vignale e Camagna.
    Si tratta dunque di un’area fertile e vasta, dai contorni indefiniti e dall’estensione indefinibile, perlomeno da un punto di vista amministrativo e fiscale, tanto che nel corso del Settecento essa sarà stimata in misura variabile e largamente aleatoria tra le circa 250, le circa 350 e le quasi 600 moggia di superficie: tale, cioè, da accrescere di oltre un quarto il territorio complessivo di Frassinello. Lignano viene, però, considerato un luogo a sé stante, “tenimento separato”, “non facente corpo di comunità” [Saletta 1711, Vol. I, c. 78v, 80r; A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 26, Mazzo 17, Tributi. Descrizione delle liti attive e passive delle comunità della Provincia di Casale (s. d., ma dopo il 1782); A.S.T., Corte, Paesi, Monferrato, Materie economiche, Mazzo 18, fasc.. 19: M.A. Tartaglione, Calcolo delle città, terre, anime e moggia de’ terreni del ducato di Monferrato (inizi del secolo XVII), ms.; A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 21, Perequazione generale del Piemonte, fasc. 17, Tabella de’ cantoni, borgate e tenimenti separati ed indipendenti per la rispettiva aggregazione alle città e comunità vicine, riguardo a quali non avvi contradizione né ostacolo, s. d.].
     Il luogo e la giurisdizione resteranno un patrimonio indiviso entro la famiglia Cane fino al 1538; quindi saranno oggetto di investiture “per metà”. A partire dal 1617 comincerà a delinearsi una sostituzione ai Cane di nuove famiglie, in particolare i Grisella [A.S.T., Corte, Monferrato feudi, Mazzo 44].
     Ciò che interessa sottolineare qui è proprio il carattere, per così dire, quiescente del territorio di Lignano, nonché la sua collocazione interstiziale tra diverse comunità. Poiché la vasta proprietà è compattamente feudale, non insorgono problemi in materia di fiscalità, né vi sono conflitti di giurisdizione che interessino strutture comunitarie concorrenti. Le successioni e i passaggi di proprietà nella famiglia Grisella appaiono, a lungo termine, efficaci e indolori. Anzi, gli interessi dei Grisella mirano chiaramente alla costituzione di un dominio sulle aree adiacenti di Camagna e Rosignano, anziché su Frassinello: essi acquistano nel 1672 dalla Camera del Monferrato la contea di Camagna e, tra il 1679 e il 1697, parte della giurisdizione e pertinenze feudali di Rosignano, di cui ottengono anche il titolo di marchesi [Sergi 1986, p. 519].
     E’ possibile ipotizzare che, nel cuore dell’età moderna, l’importanza economica di Lignano in quando azienda agricola aumenti in corrispondenza sia di un crescente interesse dei proprietari per la gestione diretta dei terreni sia di una crescente produzione e commercializzazione dei vini, che costituiscono una sorta di monocoltura su tutto quanto il territorio di Frassinello a scapito quasi di qualsiasi altra attività produttiva. Allo stato delle conoscenze, è difficile dire in quale misura la conduzione e la coltivazione delle terre di Castel Lignano abbia coinvolto la popolazione di Frassinello, una comunità che, tra il medioevo e l’età moderna, appare profondamente cooptata, soprattutto tra il notabilato, in uno stretto rapporto con i propri signori e con i loro interessi finanziari, commerciali e militari a largo raggio.
      Alcuni indizi suggeriscono, d’altra parte, che la visibilità di Lignano nei suoi rapporti con Frassinello tenda, in questo stesso periodo, a diminuire, anziché ad aumentare, come suggeriscono tanto le stime aleatorie dell’estensione del territorio nell’età moderna, quanto il riacuirsi delle dispute territoriali di Frassinello con Rosignano e anche con Vignale, ma, almeno apparentemente, soltanto lungo la linea di confine al di fuori di Lignano. D’altra parte, sembra esservi, a quest’epoca, una tendenza all’annessione di Lignano vuoi a Rosignano stessa vuoi a Camagna, i centri, cioè, della nuova giurisdizione dei Grisella, che, ancora negli anni ’80 del Settecento, appaiono assecondati dagli amministratori sabaudi nella costruzione di un dominio territoriale compatto comprendente Lignano [A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 21, Perequazione generale del Piemonte, fasc. 17, Tabella de’ cantoni, borgate e tenimenti separati ed indipendenti per la rispettiva aggregazione alle città e comunità vicine, riguardo a quali non avvi contradizione né ostacolo, s. d.]. Gli sviluppi ottocenteschi dei rapporti territoriali tra Lignano e Frassinello avranno, naturalmente, un esito opposto, con l’aggregazione del primo al secondo, con dinamiche e conseguenze a tutt’oggi poco conosciute.
      Appaiono in netto contrasto con la storia dei padroni di Lignano le vicende dei Nemours di Frassinello, a partire dai decenni finali del Cinquecento, quando successioni per linea femminile e vendite danno adito ad aspre vicende giudiziarie. Così, il passaggio di una porzione di feudo ai Paravanza in seguito al matrimonio di una Nemours nel 1594 suscita contese legali quasi infinite; l’acquisto di una porzione di giurisdizione da parte dei Roero qualche anno più tardi scatena aperti conflitti e vie di fatto. Merita rilevare come proprio questi conflitti tendano a radicalizzarsi intorno a questioni di principio attinenti alla natura dei diritti rivendicati: la validità e portata dei fidecommissi; l’importanza della “oblazione degli agnati” (o diritto di prelazione nella trasmissione dei diritti feudali entro la compagnie agnatizia, contrapposta alle vendite e successioni per linea femminile); infine la natura e la portata degli atti di presa di possesso, o “possessorio” nei loro rapporti con la giurisdizione. Questi aspetti di aperto conflitto tra i signori locali negli anni critici 1611-13 sono stati talvolta minimizzati dagli storici [A.S.T. Monferrato feudi, Mazzo 31, fasc. 5; A.S.T., Monferrato feudi, 2a addizione, Mazzo 20, fascc. 24, 30; Sergi 1986, pp. 470-72].
     Sebbene non disponiamo di studi sistematici sui rapporti tra i signori e la comunità, vi sono indizi che suggeriscono come lo sviluppo di istituzioni locali formali ad alta visibilità, quali il consiglio comunitativo e, soprattutto, una spiccata vocazione cerimoniale della vita religiosa incentrata sulla confraternita dei disciplinati, dipenda assai strettamente dagli interventi dei signori nel monopolizzare i rapporti tra la comunità stessa e la società più ampia. Questo sembra avvenire non soltanto attraverso il controllo diretto su risorse locali, quali il forno o il torchio, i dazi e i pedaggi, ma anche e soprattutto mediante il controllo dei rapporti fiscali con il governo centrale.
     Questo processo sembra subire un’accelerazione durante l’età moderna, in particolar modo con la concentrazione dei diritti e della giurisdizione nelle mani dei Nemours (ai danni dei Roero), sotto il titolo di contea, verso la fine del Seicento. Le statistiche raccolte dagli amministratori sabaudi nel corso del Settecento descriveranno Frassinello come una delle comunità del Monferrato più fortemente indebitate non già nei confronti del governo centrale, bensì verso i propri signori.
      Per cercare di valutare in modo più preciso i rapporti tra il territorio di Castel Lignano, quello di Frassinello e quello delle aree adiacenti sarebbe proficuo conoscere meglio i rapporti tra le famiglie signorili e il problema del controllo dei transiti lungo il percorso dell’importante asse di comunicazione che unisce Casale alla riviera genovese, rapporti a tutt’oggi pressoché inesplorati. I transiti riguardano, in particolare, due sezioni dello Stato del Monferrato, quella situata a nord del Tanaro e quella posta a sud del fiume, prive di continuità territoriale perché ormai totalmente separate dall'incunearsi del territorio milanese.
     Quest’area comprende importanti centri agricoli situati a Nord del Tanaro, a Ovest e a Est rispetto all'asse della strada, nello Stato di Milano, come Annone, Quargnento, Quattordio, Solero e, nel Monferrato, come Montemagno, Altavilla, Cuccaro e soprattutto San Salvatore. Da queste località si dipartono strade e cammini che convergono radialmente su Felizzano e sul grande asse di comunicazione nord-sud, uno dei cui sbocchi è l’attraversamento del Po in direzione di Trino [A.S.T., Corte, Paesi, Monferrato, Materie Economiche, Mazzo 16/1-2, Scritture riguardanti la Strada Franca, che dal Monferrato tende al Genovesato, e le varie quistioni eccitatesi col governo di Milano (1343-1706) , a cui si deve aggiungere un corposo fascicolo in A.S.T., Corte, Paesi, Paesi di nuovo acquisto, Alessandrino, Mazzo 10, Felizzano, fasc. 10, Ordini, Lettere, e parei riguardanti la Strada Franca di Felizzano, e differenze per essa insorte tra lo Stato di Milano, e quello di Monferrato (1599-1704); Giorcelli 1919].
     La rete dei traffici si interseca profondamente, in quest’area, con quella delle giurisdizioni signorili. A differenza di Felizzano, quasi tutte le altre terre dell'area sono infeudate. Ai signori appartengono la maggior parte dei pedaggi riscossi lungo i cammini, anzitutto la strada per il Genovese, oltre che luoghi di sosta e di deposito per gli uomini, gli animali e le merci che transitano sulle lunghe distanze. Alcuni esponenti delle famiglie signorili della zona appaiono direttamente impegnati ad accompagnare i convogli. Si tratta di famiglie che appartengono a configurazioni potenti, estese e ramificate, quali gli Incisa, gli Scarampi, i Faà, talvolta impegnate in faide.
     In particolare, tra ducato di Monferrato e ducato di Milano si riattiva così periodicamente attorno alla strada franca un confronto di natura essenzialmente giudiziaria. A diverse riprese, tra la seconda metà del XVI secolo e la fine del XVII secolo, si verificano episodi particolarmente clamorosi o ravvicinati di arresti e sequestri operati ai danni di convogli monferrini dai soldati incaricati di tutelare sul terreno gli interessi degl'impresari del dazio di Alessandria e delle entrate regie. Questi casi provocano l'intervento del Duca di Monferrato e del suo Consiglio attraverso la presentazione di istanze e proteste presso i tribunali delle magistrature milanesi interessate.
     Per il duca del Monferrato e il suo Consiglio, la franchigia del passaggio o, con caratteristica equivalenza, “la Strada franca” è “antico e immemorabile”, “antichissimo e continuato possesso”, consacrato da un uso incontrastato. Tale è l’argomentazione principale che oppone la parte monferrina alle allusioni milanesi all'assenza di esplicite convenzioni o trattati tra i principi interessati -- questione sulla quale peraltro si apre un fronte, per così dire, “archivistico” della contesa, alla ricerca quantomeno di menzioni le più antiche possibili della strada franca. La consacrazione dell'uso ha naturalmente il suo corrispettivo di produzione documentaria nella raccolta di testimonianze presso i depositari locali della memoria, gli abitanti più anziani e autorevoli dei luoghi interessati.
     E’ ipotizzabile, in questo quadro, che il territorio e la giurisdizione di Lignano, situati sul torrente Rotaldo alle porte stesse del territorio della città di Casale, abbiano potuto rivestire, nel cuore dell’età moderna, una importanza maggiore che non quella di una semplice tenuta agricola: vuoi come ricovero o “tappa” lungo la direttrice nord-sud, vuoi come luogo apparentemente indenne da quei conflitti in materia di possessorio che dilaniarono i rapporti tra i Roero e i Nemours.
     La Consegna del 1734 [A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 10, Consegna della bocche umane e della bestie (regio editto 10 maggio 1734), Mazzo 6, Provincia di Casale, n. 2] censisce a Frassinello 150 capifamiglia e un totale di 738 abitanti, mentre la Statistica Generale del 1753 registra 130 “fuochi” e 980 “anime”. La Consegna, inoltre, censisce 278 capi di bestiame bovino, contro i 216 indicati nella Statistica Generale.
     Tra i “consegnanti” del 1734, si possono individuare: uno strato superiore composto di professionsti e redditieri, comprendente 12 unità; 16 capifamiglia artigiani; 122 agricoltori, fra i quali 11 “servi” e “giornalieri” e i restanti semplicemente definiti “(lavoranti) di campagna”. Non compare la categoria dei “massari”. I nuclei di giornalieri appaiono in media leggermente più ridotti di quelli dei “lavoranti di campagna”: rispettivamente, 4, 5 e 5 membri per famiglia. Quasi mai i giornalieri possiedono del bestiame bovino, mentre gli altri agricoltori ne dispongono in media nella misura di 2 capi per famiglia.
     Quanto alla provenienza geografica dei capifamiglia e delle loro mogli, le due categorie di agricoltori non sembrano presentare differenze significative. Più in generale, i capifamiglia di origine forestiera sono 14: tranne due scalpellini provenienti dal Milanese e un calzolaio della Val Sesia, si tratta di monferrini. Tra i 109 uomini coniugati che figurano come capifamiglia, 26 (ossia il 23, 9 per cento del totale) risultano aver sposato una donna proveniente da una fra 18 comunità diverse da Frassinello, ma tutte ubicate nel Basso Monferrato o nelle vicinanze, quali Acqui, Nizza e Trino (peraltro anch’esse storicamente monferrine). Non vi è un forte addensamento di occorrenze: Rosignano e Vignale raccolgono entrambe tre casi, Camagna, Olivola, Ottiglio e Roncaglia, compaiono ciascuna due volte (compare anche Cella, una volta). Si può infine osservare che capifamiglia giornalieri e “lavoranti di campagna” condividono in larga misura gli stessi cognomi.
     La consegna della popolazione e del bestiame di Frassinello distingue nel suo testo un gruppo di 12 famiglie come residenti nei “cassinali”. Queste famiglie comprendono in totale 94 membri e detengono 75 capi di bestiame bovino. Le loro caratteristiche demografiche e la quantità di bestiame posseduto differenziano dunque questi nuclei di agricoltori (tali sono tranne uno, costituito dal parroco e dalla sua serva) da quelli censiti nel resto del territorio e li avvicinano ai “massari” che troviamo in altre situazioni. Le famiglie abitanti nei “cascinali”, infatti, a eccezione di una, il cui capofamiglia è qualificato “servo del conte Nemours” (il feudatario del luogo), risultano infatti caratterizzati da un numero medio di componenti (9) e di bovini posseduti (7,5 capi) notevolmente elevati, in confronto alle altre famiglie residenti nella comunità. Quattro dei capifamiglia abitanti nei “cascinali” provengono da località esterne al territorio di Frassinello; gli altri; compreso il servo, sono originari del luogo e presentano cognomi (6) diffusi anche nel resto della popolazione.
     Secondo la Statistica Generale [A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 79, Statistica generale, Mazzo 6, Relazione della Provincia di Casale, tab. 4], il territorio di Frassinello è composto per il 10,2 per cento da campi, per il 78,3 per cento da vigne, per il 9,7 per cento da prati, per l’1,8 per cento da boschi e incolti e da nessuna quantità di pascoli.
     Il confronto di questi dati con le informazioni predisposte dalle comunità della provincia di Casale in ottemperanza alla circolare diramata dall’intendenza il 16 dicembre 1781 appare nel caso di Frassinello particolarmente problematico. La cifra approssimativa riguardante la superficie del territorio comunale fornita nel convocato redatto dal consiglio comunitativo il 22 dicembre 1781 (“circa 2000” moggia) è infatti inferiore di 64 moggia rispetto a quella presentata dalla Statistica generale (2064 moggia), ma soprattutto non corrisponde, superandola di oltre 300 moggia, alla somma delle superfici attribuite alle diverse destinazioni colturali riportate nello stesso documento del 1781. Il divario non è colmabile neppure se si aggiungono le estensioni indicate cumulativamente per i beni immuni feudali (24 moggia) ed ecclesiastici (135 moggia) [A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 26, Mazzo 13, Convocati delle città e comunità della Provincia di Casale, in risposta alla circolare del Signor Intendente Generale, in data delli 10 dicembre 1781, cc. 123r-v, 130r-v; 124r-129r]. Se si considera unicamente il rapporto tra le quantità di aratorio, prato, vigna, bosco e incolto riferite nel 1781, si ricava un quadro abbastanza corrispondente a quello tracciato dalla Statistica generale, ma l’opacità dei criteri adottati per definizione del territorio comunale, l’incerto rapporto di quest’ultimo con le presenze patrimoniali di natura feudale ed ecclesiastica fanno pensare a una fondamentale eterogeneità di questi dati.
     Le tabelle della Statistica Generale dedicate alle stime della produzione agricola registrano carenze rispetto alle necessità locali di consumo che interessano il frumento (per il 49, 2 per cento del fabbisogno), la “meliga bianca” (l’85,7 per cento) e i cereali minori, i “marzaschi” (l’ 80, 0 per cento). L’unico genere eccedente i bisogni locali risulta essere il vino, nella misura del 52, 4 per cento della sua produzione. Secondo la stessa Statistica generale un certo numero di abitanti di Frassinello si portava stagionalmente a lavorare nei campi e nelle risaie al di là dal Po [A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 79, Statistica generale, Mazzo 6, Relazione della Provincia di Casale, tabb. 5-9].