Villanova Solaro

AutoriFiore, Alessio
Anno Compilazione2009
Provincia
Cuneo.
Area storica
Saluzzese.
Abitanti
772 (ISTAT 2001); 782 (dati comunali 2010).
Estensione
1479 h (ISTAT 2001) 1476 h (dati comunali 2011).
Confini
Da nord a sud, in senso orario, Moretta, Murello, Ruffia, Scarnafigi, Torre San Giorgio.
Frazioni
Nessuna.
Toponimo storico
Tra XI e XIII secolo il toponimo in uso è semplicemente quello di Villanova. Nel ‘300, anche in seguito all’unione con Moretta, è in uso la forma Villanova di Moretta, poi, dopo 1422, con lo scorporo del distretto villa novese e il passaggio dei diritti signorili ai Solaro, Villanova Solaro.
Diocesi
Torino, poi dal 1805 al 1817 diocesi di Saluzzo-Pinerolo e dal 1817 diocesi di Saluzzo (Dao 1983).
Pieve
Il territorio era probabilmente in un primo momento inserito nella circoscrizione della pieve di Murello. La chiesa parrocchiale risulta dipendente fin dalla sua erezione a parrocchia (1322) dal monastero di S. Benigno di Fruttuaria.
Altre Presenze Ecclesiastiche
L’abbazia di San Benigno di Fruttuaria era proprietaria di vasti beni fondiari nell’area di Villanova all’inizio del ‘300, quando il territorio era parte di quello di Moretta. Con gli accordi tra il principe di Acaia e l’abate di Fruttuaria tali beni passano in gran parte al principe e ai nuovi abitanti della villanova. Il monastero mantiene solo la proprietà di 60 giornate di campo e 20 di prato. (Olivero 1928, pp. 35-36) La prevostura locale, appartenente all’abbazia, viene dotata di funzioni parrocchiali, mantenendo la vecchia intitolatura a san Martino; l’abbazia di S. Benigno di Fruttuaria ne nomina il prevosto, un diritto che manterrà nei secoli successivi (Comba 1985, pp. 137-38). Al momento della riorganizzazione dell’insediamento l’altra grande presenza monastica sul territorio villa novese era quella dell’abbazia di Rivalta (dal 1267 appartenente all’ordine cistercense), che possedeva non meno di 700 giornate di terra, organizzate attorno alla grangia, con annessa chiesa, di San Lorenzo (ASTo, Corte, Abbazie, Rivalta, cat. III, mazzo 1). Il cenobio di Rivalta manterrà rilevanti diritti di decima fino al XVIII secolo, quando la comunità locale li riscatterà (ACVillanova, Atti antichi e pergamene, Z/6, Decime).
Da una visita pastorale del 1584 risulta anche presente una chiesa intitolata Vergine della Noce, sottoposta al patronato dei Solaro.
Assetto Insediativo
Il toponimo villanova attestato già nell’XI secolo fa ipotizzare che in una prima fase l’insediamento fosse accentrato ma aperto. Villa indica infatti nelle fonti dell’epoca insediamenti di questo tipo. Inoltre sempre lo stesso toponimo (meno frequente nell’XI secolo che nel XIII) fa ovviamente pensare che si trattasse di un insediamento di nuova fondazione, probabilmente su impulso signorile; l’XI secolo è infatti un periodo di caratterizzato nella pianura saluzzese, coperta da fitti boschi e quindi aperta a operazioni di dissodamento e messa a coltura, da una certa dinamicità della maglia del popolamento, su impulso dei dinasti laici o degli enti religiosi. Il carattere aperto dell’insediamento venne meno nel periodo successivo. Nel 1279 Villanova è infatti definita come castrum; si tratta quindi all’epoca di un insediamento accentrato e cinto da mura. Nei decenni immediatamente successivi il centro abitato subì gravi danni a causa di eventi bellici e la popolazione si assottigliò notevolmente, portando anche al temporaneo assorbimento del distretto da parte di Moretta. Tale fase di debolezza fu però la premessa del rilancio dell’insediamento, in cui si sarebbero fissate le strutture salienti ancora oggi osservabili. L’attuale struttura ortogonale è invece un’eredità della rifondazione del 1322 ad opera di Filippo di Acaia, che segue ad un periodo di devastazioni e spopolamento, nel contesto dell’intensa attività bellica che segna l’area a inizio XIV secolo. Il castello dei Solaro, che con la sua mole rappresenta plasticamente con grande efficacia il peso del potere signorile sulla società locale, occupa una posizione perimetrale rispetto all’insediamento.
Luoghi Scomparsi
Non risultano luoghi scomparsi nel territorio di Villanova. Una possibile eccezione potrebbe essere costituito da Vicomalo, un centro in possesso dei marchesi di Torino attestato in alcuni documenti dell’XI secolo (ad es. MGH, Diplomata, Konrad II., doc. 67, ma forse il sito scomparso (sulla sponda del Varaita) potrebbe collocato nell’attuale territorio comunale di Ruffia.
Comunità, origine, funzionamento
Nulla si sa delle strutture della comunità nel periodo precedente alla fondazione della villanova da parte degli Acaia. Nel 1322 con la rifondazione dell’insediamento ad opera di Filippo di Acaia vengono concesse agli abitanti franchigie, ulteriormente ampliate nel 1327. I Villanovesi ottengono il diritto di eleggere credendarii con il consenso del castellano, di erigersi in comune e di darsi propri statuti. Se pure rimane in essere la castellania di Moretta, la comunità di Villanova, formalmente ancora inclusa nella circoscrizione, sembra ormai avere guadagnato uno status decisamente autonomo (Appendice a Statuti, doc.). Tale autonomia è definitivamente sanzionata con lo scorporo dalla castellania di Moretta in occasione della cessione in feudo ai Falletto. Da quel momento il territorio di Villanova acquisterà piena autonomia, anche se rimarranno ancora aree di finaggio promiscuo tra Moretta e Villanova, eredità del passato comune. Ancora all’inizio XVII secolo la comunità di Moretta risulta possedere beni fondiari nel territorio villanovese, possedute in comunione con Villanova, in particolare il pasco del Rondino (ASTo, Sezioni riunite, Consegnamenti delli feudi e ben feudali, reg. 190, ff. 459 sgg.). Nel 1384 le pattuizioni con i Falletto dimostrano una certa vivacità della comunità locale. Mentre nel periodo successivo, in particolare dopo il passaggio del feudo ai Solaro sembra osservabile un certo ripiegamento della comunità rispetto ai signori, che acquistano una crescente presa sulla società locale. Il fenomeno è osservabile anche dalla prospettiva della proprietà fondiaria; a inizio ‘700 la comunità è proprietaria di sole 55 giornate di pascoli; oltre il 40 % della terra è rappresentato da beni feudali, e anche tra i beni allodiali molti sono di proprietà signorile (ASTo, Sezioni riunite, II archiviazione, capo 21, nn. 38, 69 e 313).
Per quanto riguarda la popolazione, alla fine del XVI secolo è di circa 300 individui (Visita pastorale 1584). Nel 1881 i residenti raggiungono il picco di 1757 individui, ma l’emigrazione, già incominciata nei decenni precedenti, inizia ben presto a portare a un costane decremento demografico. La popolazione scende sotto quota 1500 prima del 1911, e sotto quota 1000 prima del 1971. Negli ultimi due decenni i residenti sembrano essersi stabilizzati intorno alle 800 unità (dati ISTAT).
Statuti
Gli statuti della comunità non sono datati, ma sono posteriori al 1381, come risulta dal riferimento a un arbitrato tra i signori del luogo, i Falletti, e la comunità locale. Il testo degli statuti è edito in Statuti della comunità di Villanova Solara, Carmagnola 1616 (poi Torino 1775).
Catasti
Il primo catasto di Villanova pervenuto risale al 1503. Nuovi registrazioni catastali vengono effettuate nel 1532, 1622, 1636, 1646, 1653 e 1684 (ACVillanova, Catasti). Per quanto riguarda fonti più dinamiche relative al possesso fondiario disponiamo di un Libro dei mutamenti che copre il periodo 1694-1730.
Ordinati
La serie delle Proposte inizia con il e prosegue con continuità, senza lacune di rilievo, per tutta l’età moderna. Verso la fine del ‘700 la serie muta la denominazione che diviene di Ordinati a partire dal 1773.
Dipendenze nel Medioevo
La prima menzione di Villa nova, identificabile senza alcun dubbio con l’attuale Villanova Solaro, risale a un diploma del 1026 dell’imperatore Corrado II, con il quale il sovrano confermava i beni di proprietà di due membri della famiglia dei marchesi arduinici di Torino, Bosone e Guido (MGH, Diplomata, Konrad II., doc. 67). I due risultano proprietari di un terzo di Villanova, mentre i restanti due terzi appartenevano quasi sicuramente ad altri esponenti del gruppo familiare arduinico (Sergi 1995, p. 80). Nel 1099 Agnese, figlia del marchese arduinico di Torino Pietro I, dona la sua metà di Villanova al cenobio di San Benigno di Fruttuaria (Comba 1985, p. 137), mentre è probabile che l’altra metà cadesse nelle mani di Bonifacio del Vasto, che dopo il collasso della marca arduinica sembra riuscire ad acquisire il pieno controllo dell’area della pianura saluzzese. In un diploma del 1159 di conferma di Federico I per rRttuaria si fa però riferimento solo a generici beni posseduti dall’ente a Vilanova (MGH, Diplomata, Friedrich I.3, n. 267). Nel 1259 Oberto di Villanova giura fedeltà a Tommaso I di Saluzzo riconoscendone l’alta sovranità (Regesto marchesi di Saluzzo, Appendice, doc. 61). Nel 1279 Tommaso I di Saluzzo investe i fratelli Filippone e Corradino del fu Nicolò di Venasca de castro Villenove et iuribus pertinentibus ad dictum castrum (Regesto marchesi di Saluzzo, Appendice, doc. 100). A cavallo del 1300 sono però i principi di Acaia a prendere il controllo dell’area, acquisendo anche il dominio diretto di Villanova (Comba 1985).
Feudo
Tra il 1422 e il 1428 i membri del consortile dei Falletti, che possiedono le varie quote parti del feudo di Villanova, vendono, con l’approvazione del duca di Savoia, i propri diritti ai Solaro, già feudatari di Moretta. Il consortile aristocratico conserverà il possesso di Villanova per tutta l’età moderna.
Mutamenti di distrettuazione
All’inizio del XVIII secolo Villanova Solaro fa parte della provincia di Pinerolo. Con il 1714 è inserita nella provincia di Saluzzo cui appartiene fino alla costituzione, in età napoleonica, del dipartimento della Stura, corrispondente all’incirca all’attuale provincia di Cuneo. Nell’1814, con la Restaurazione, è inserita nella ricostituita provincia di Saluzzo, di cui fa parte fino al 1859, quando è il vecchio distretto saluzzese è incorporato nella nuova provincia di Cuneo, a cui Villanova Solaro appartiene ancora oggi (Sturani 1995; Atalante storico Cuneo).
Mutamenti Territoriali
Fino almeno al 1279 il territorio di Villanova era autonomo. Dal castello dipendeva un autonomo distretto. Questa situazione cambia negli anni a cavaliere del 1300; da una parte gli eventi bellici che caratterizzano l’area, contesa tra comune di Savigliano, principi di Acaia e marchesi Saluzzo, colpiscono in modo particolarmente pesante Villanova, portando a gravi danni alla struttura insediativa e a un conseguente spopolamento (ancorché non totale). Nel 1326 viene infatti definita in una relazione del castellano di Moretta quasi in totum derelicta (Comba 1985, p. 137). A ciò si aggiunge infine il passaggio della giurisdizione nelle mani dei principi di Acaia, signori anche del vicino centro di Moretta, allora decisamente più sviluppato. Da qui la decisione di unire i due centri e di dare vita a un territorio unitario. Ciò non porta a un’obliterazione dell’identità di Villanova. Negli atti si parla infatti sempre di Moreta et Villanova, anche se è evidente che il termine debole della coppia è rappresentato proprio da Villanova. La fusione si configura infatti per molti versi come un’incorporazione di Villanova da parte di Moretta, dominante dal punto di vista, territoriale, demografico, economico e anche politico. Il centro politico del nuovo distretto è infatti proprio il castello di Moretta. La situazione cambia però nel 1327, con la rifondazione di Villanova come borgo nuovo, promossa proprio dai principi di Acaia (Comba 1985). La rifondazione pone le premesse per il recupero dell’autonomia territoriale. Il recupero pieno e definitivo dell’autonomia viene sancito nel 1335, quando Villanova ceduta in feudo ai Falletti, mentre Moretta rimane nelle mani degli Acaia, separando quindi il destino dei due centri (Di Francesco-Vindemmio 2001).
Comunanze
Fino al 1423 una vasta area di pascolo (250 giornate) posta al confine con il territorio di Moretta è gestita in comune tra le due universitates e i rispettivi signori. In tale anno la comproprietà è sciolta e il territorio è diviso a metà (ACVillanova, Atti antichi e pergamene, Z/10). Nel 1581 la comunità possiede 100 giornate di terre comuni esenti, a cui vanno aggiunte altre 33 giornate a pascolo in regione Vernetto sfruttate congiuntamente da comunità e signori. La comunità è inoltre proprietaria dell’intero bosco dei Bussoni, di cui non è però specificata la superficie (Statuti, pp. 41-42).
Liti Territoriali
Una lite con la comunità di Moretta riguardo una vasta area di pascolo posta ai confini tra le due comunità è risolta nel 1423 con la spartizione del territorio tra i due centri (ACVillanova, Atti antichi e pergamene, Z/10). Nei primi decenni del XVII secolo risultano in essere conflitti per questioni di confine con la comunità di Torre San Giorgio (ACVillanova, Atti di Lite contro i signori del luogo e altre comunità, 1424-1672,) Numerose anche le liti contro il consortile signorile, per diritti di pascolo e per usurpazioni dei beni comuni (ACVillanova, Liti contro i signori del luogo, 1701-1781)
Fonti
Fonti edte
MGH, Diplomata, Konrad II., doc. 67 (a. 1026).
MGH, Diplomata, Friedrich I.3, n. 267 (a. 1159).
Cartario di Pinerolo, a cura di F. Gabotto, Pinerolo 1899.
Cartario della Prevostura poi abazia di Rivalta Piemonte, a cura di G.B. Rossano, Pinerolo 1912.
Le carte dell’archivio arcivescovile di Torino fino al 1310, a cura di F. Gabotto, G.B. Barberis, Pinerolo 1906.
Regesto dei Marchesi di Saluzzo, a cura di A. Tallone, Pinerolo 1906.
Statuti della Comunità di Villanova Solaro accordati dalli molto Illustri signori d’esso luogo, Camagnola 1616 (poi Torino 1775) (con appendice documentaria).
Fonti inedite
Archivio di Stato di Torino, Corte, Inventario della Città e provincia di Saluzzo, Mazzo n. 14, Investiture e consegnamenti del feudo di Villanova.
Archivio di Stato di Torino, Sezioni riunite, Consegnamenti delli feudi e ben feudali, reg. 386, ff. 55 sgg., Consegnamento del conte Ludovico Solaro e del vassallo Stefano Solaro (a. 1735).
ASTo, Sezioni riunite, Consegnamenti delli feudi e ben feudali, reg. 190, ff. 459 sgg., Aggiunta al consegnamento della nobile comunità di Moreta (a. 1608).
ASTo, Sezioni riunite, Consegnamenti delli feudi e ben feudali, reg. 331, Consegnamento dei beni della Comunità di Villanova Solaro (a. 1715).
ASTo, Sezioni riunite, II archiviazione, capo 21, n. 313, Ristretti misure provincia di Saluzzo (a. 1721).
ASTo, Corte, Abbazie, Rivalta, cat. III, mazzo 1 (a. 1327).
ACVillanova, Atti antichi e pergamene, Z/10, Compromesso tra le comunità di Villanova e Moretta (a. 1423).
Bibliografia
Atlante storico della provincia di Cuneo, a cura di P. Camilla, G. Lombardi, E. Mosca, G. Sergi, Cuneo 1973.
R. Comba, Le villenove del principe. Consolidamento istituzionale e iniziative di popolamento fra i secoli XIII e XIV nel Piemonte sabaudo, in Piemonte medievale. Forme del potere e della società. Studi per Giovanni Tabacco, Torino 1985, pp. 123-141.
E. Dao, I vescovi di Saluzzo. Cronotassi dei pastori della Diocesi dal 1511 al 1983, Saluzzo 1983.
G. Di Francesco, T. Vindemmio, Moretta tra cronaca e storia, Pinerolo 2004.
A. Longhi, Principati territoriali e fortificazioni collettive: il caso dei Savoia-Acaia, In: Ricetti e recinti fortificati nel basso Medioevo, a cura di R. Bordone, M. Viglino Davico, Torino, 2001, pp. 105-134.
D. Muletti, Memorie storico-diplomatiche appartenenti alla città e ai marchesi di Saluzzo, Saluzzo, 1829-1838.
E. Olivero, G. Maggiorotti, Il castello, la canonica e l’ospedale di Villanova Solaro, Torino 1982.
G. Sergi, I confini del potere. Marche e signorie fra due regni medievali, Torino 1995.
M.L. Sturani, Il Piemonte, in Amministrazioni pubbliche e territorio in Italia, a cura di L. Gambi, F. Merloni, Bologna, 1995, pp. 107-153.
Descrizione Comune

Villanova Solaro

     La prima menzione di Villanova risale a un diploma imperiale, rilasciato da Corrado II a due membri della famiglia degli Arduinici, marchesi di Torino. I due fratelli risultavano proprietari in indiviso di un terzo del centro, mentre i restanti due terzi erano quasi sicuramente nelle mani di altri membri del consortile. Verso la fine del secolo metà del centro viene donata dall’arduinica Agnese al monastero di San Benigno di Fruttuaria, la cui presenza patrimoniale sarà ben attestata nei secoli successivi, a fianco di quella, probabilmente un po’ più recente del cenobio di Rivalta (benedettino e in seguito cistercense solo a partire dal 1267). Per quanto riguarda questa prima fase nulla sappiamo sulla struttura dell’insediamento né sulla struttura della comunità che lo abitava. Gli unici indizi sono quelli forniti dal toponimo. Villa indica un insediamento accentrato ma aperto, non cinto da mura, mentre nova indica un insediamento di nuova fondazione; una fondazione che dobbiamo immaginare non troppo anteriore alla prima menzione documentaria. Proprio l’XI secolo rappresenta infatti per quanto riguarda la pianura saluzzese un periodo di forti mutamenti nella maglia insediativa, con nuove fondazioni nel contesto dei disboscamenti parziali che interessano l’area, caratterizzata all’epoca dalla presenza di fitti boschi. È solo nel XIII secolo che il centro viene definito castrum, indicando il passaggio da un insediamento aperto a uno chiuso, cinto da fortificazioni. Sotto il profilo politico sembra invece che Villanova, dall’inizio del XII secolo, sia caduta, nonostante la continuità della presenza fruttuariese, nelle mani dei marchesi del Vasto (e poi di Busca e Saluzzo, rami che dal ceppo dei Vasto discendono), che con il collasso della marca di Torino, poco dopo il 1100, prendono il controllo di tutto il settore della pianura in cui Villanova è compresa. È solo con il ‘200 che sappiamo con certezza dell’esistenza di un distretto territoriale facente capo a Villanova, ma è probabile che si trattasse di una realtà decisamente più antica, risalente almeno all’inizio del XII secolo. Alla metà del ‘200 il centro risulta controllato direttamente da famiglie di vassalli dei marchesi di Saluzzo, che vi esercitano solo l’alta sovranità. Sotto il profilo fondiario Villanova si caratterizza invece in questa fase per la presenza di due vasti complessi patrimoniali facenti capo a due diversi enti monastici, Fruttuaria (benedettino) e Rivalta (cistercense dopo il 1267). I beni di Rivalta, composti da oltre 700 giornate, sono organizzate attorno alla grangia, con annessa chiesa, di San Lorenzo (ASTo, Corte, Abbazie, Rivalta, cat. III, mazzo 1). I beni fondiari di Fruttuaria, probabilmente altrettanto rilevanti erano invece coordinati dalla locale prevostura di San Martino (Comba 1985, pp. 137-38). Nulla sappiamo invece, per quanto riguarda questa fase sulla struttura della comunità locale né tantomeno sui suoi funzionamenti interni.
     Le cose cambiano nettamente con l’inizio del dominio dei principi di Acaia, negli anni a cavallo del 1300. La conquista da parte dei nuovi signori, che assumono il diretto controllo di Villanova, senza la mediazione di famiglie di fedeli o vassalli, si inserisce infatti in un contesto di intensa e protratta attività bellica, che caratterizza tutta l’area di pianura tra Fossano, Saluzzo e Savigliano. Villanova è uno dei centri che risultano più pesantemente colpiti. Quasi in totum derelicta la definirà pochi anni più tardi, nel 1326, il castellano di Moretta. Proprio il collasso demografico dell’insediamento suggerisce ai novi signori, gli Acaia, di accorparne il territorio al confinante centro di Moretta, sempre sotto la loro giurisdizione. Si tratta di una vera e propria incorporazione. Se non viene meno l’idea di una comunità e di un territorio di Villanova, queste divengono articolazioni della comunità e dela territorio di Moretta. In meno di una ventina di anni risulta però ai nuovi signori che il distretto così risultante, imperniato su Moretta, risulta troppo ampio per inquadrare politicamente e sfruttare economicamente in modo efficace lo spazio locale. Si decide allora da parte del principe di rilanciare l’insediamento di Villanova, attraverso il coinvolgimento dei monasteri di Rivalta e Fruttuaria, i maggiori proprietari fondiari locali, che dovranno fornire le terre necessarie a dotare i nuovi abitanti della “villanova”. Quest’ultima assume la struttura insediativa che la caratterizza ancora oggi: un insediamento a maglia stradale ortogonale (tipica dei centri di nuova fondazione dell’epoca), con l’ampio castello signorile in posizione perimetrale. Nel 1327 il rinnovato insediamento diventa una realtà; alla ristrutturazione dell’insediamento si accompagna una ritrovata autonomia politica. Villanova di Moretta, come ora viene chiamato il centro, diviene infatti nuovamente un locum per se, con una propria comunità e un proprio distretto politico-territoriale. Tale autonomia è definitivamente sanzionata nel 1335 quando Villanova viene ceduta in feudo, a titolo oneroso ai Falletti, mentre Moretta rimane un diretto dominio degli Acaia, per passare poi in feudo ai Solaro. Proprio in questa fase, in cui i due centri sono nelle mani di due consortili diversi, nascono forti tensioni tra le due comunità a causa di un’area di bosco posta al confine tra i due territori e sfruttata promiscuamente dalle due comunità: una situazione forse retaggio del periodo di unione tra i due territori, ma del resto non infrequente nell’area in esame. Significativamente tale situazione di conflitto trova soluzione subito dopo il 1422, anno in cui i Falletti cedono i loro diritti feudali ai Solaro e le due comunità si ritrovano nelle mani dello stesso consortile. Già nel 1423, anche grazie all’indispensabile mediazione dei propri signori, i due centri scioglieranno il possesso promiscuo e riusciranno a trovare accordi in grado di reggere per i secoli successivi. Un dato che non fa che sottolineare la decisività della simbiosi signore-comunità nell’area nel processo di formazione dei territori comunali.
     I successivi conflitti con Moretta, fino a tutto il XVI secolo, avranno carattere decisamente più limitato e non rimetteranno comunque complessivamente in discussione gli assetti raggiunti nel 1423. Più intensi risulteranno invece le liti dei primi decenni del XVII secolo per questioni di confine con la comunità di Torre San Giorgio (ACVillanova, Atti di Lite contro i signori del luogo e altre comunità, 1424-1672). Dopo il 1650 la tensione ai confini, anche grazie al lavoro di spartizione delle aree boschive e di pascolo generatrici di conflitti, sembra venire meno. Il territorio comunale si assesta e assume sostanzialmente quella che è la sua odierna configurazione. La vicenda della comunità sembra invece seguire una traiettoria di indebolimento dopo l’apice raggiunto al momento della rifondazione del 1326, in cui erano stati distribuiti ingenti beni fondiari agli abitanti ed erano state rilasciate significative franchigie alla comunità, in modo da favorire il ripopolamento. Nei secoli successivi i signori (in particolare i Solaro dopo il 1422) sembrano infatti riguadagnare spazi, in particolare sotto il profilo fondiario, acquistando beni dai particolari, ma anche usurpando con successo beni comuni (pascoli e boschi di pertinenza comunitaria). La comunità non subisce in modo passivo tale processo, ma reagisce, talvolta con successo, come nel 1581 (Statuti, pp. 41-42); l’impressione rimane tuttavia, fino almeno all’inizio del ‘700, quella di un progressivo arretramento dei possessi e dei diritti dei villa novesi (come particolari e come comunità) di fronte ai Solaro. Al principio del ‘700 la comunità di Villanova dispone infatti di sole 55 giornate comuni di pascolo e risulta insieme a Ruffia il meno fornito tra i centri dell’area. I beni feudali, esenti dai carichi, sono invece ben 1336 giornate su 3560 di superficie complessiva, e anche molti delle 1859 giornate di allodi sono nelle mani di feudatari (ASTo, Sezioni riunite, II archiviazione, capo 21, n. 313).
     La vicenda di accorpamento e di scorporo di Moretta e Villanova sotto gli Acaia mostra comunque come il rapporto tra signore e comunità sia cruciale per comprendere le dinamiche insediative e territoriali locali. Scelte signorili, spinte da parte dei sudditi, memoria di circoscrizioni preesistenti, identità comunitarie e bisogni economici interagiscono in modo complesso e a volte contradditorio nel plasmare e riplasmare le strutture territoriali.