Borgo Vercelli

AutoriRao, Riccardo
Anno Compilazione2012
Provincia
Vercelli
Area storica
Contado di Vercelli; Contado di Novara
Abitanti
2370 (Comune, 31/12/2011)
Estensione
1941 ha.
Confini
Vercelli (Vc), Villata (Vc), Casalvolone (No), Casalino (No), Vinzaglio (No).
Frazioni
Attualmente il comune di Borgo Vercelli non ha frazioni.
Toponimo storico
Bulgarum (Perosa 1886, p. 33, anno 956, ma di non sicura autenticità; MGH, IV, doc. 280, p. 388, a. 1039); Bolgaro (AC Borgo Vercelli, Sezione separata, Atti di lite del comune, mazzo 19, a. 1685); Bolgaro Novarese (ivi, a. 1620); Borgo Vercelli Novarese (ivi, a. 1689). Il nome Bulgarum ha fatto proliferare falsi etimi che lo hanno fatto derivare dalla presenza di famiglie di Bulgari al seguito dei Longobardi (Aguggia 1986, p. 47).
Diocesi
Vercelli
Pieve
Borgo Vercelli negli elenchi decimali conservati a partire dal 1299 compare come sede di Pieve (ARMO, p. 51), intitolata a Santa Maria. Dal Ferraris viene indicata come pieve di origine eusebiana (IV secolo: Ferraris 1995, p. 100).
Altre Presenze Ecclesiastiche
L’elenco delle decime del 1299 segnala la presenza a Borgo Vercelli, oltre che della pieve, di un ospedale e delle chiese di San Pietro e di San Giovanni, quest’ultima dipendente dalla canonica di Vezzolano (ARMO, p. 51). San Pietro era una cappella interna al castello, documentata, da una tradizione storiografica non ben verificabile, sin dal 956 (Perosa 1886, p. 33; Ferraris 1995, p. 33), mentre San Giovanni fu probabilmente fondata, sulla base di un’iscrizione deperdita del 1120 (Perosa 1886, p. 40), dai de Bulgaro e sin da subito messa alle dipendenze della canonica monferrina (sulla complessa vicenda e sulla data della fondazione, forse da postdatare di un cinquantennio, si veda Settia 1975, p. 213, ma anche Sereno 1998, pp. 416-419, che preferisce la datazione al 1120). A Borgo Vercelli, inoltre, almeno dalla metà del XV secolo è presente una confraternita dedicata a Santa Caterina, ancor oggi esistente: nella testimonianza più antica finora reperita, risalente all’anno 1455, ne risultava ministro tale Enriotto de Bulgaro (AD Vercelli, Borgo Vercelli, Consegnamento beni, inventari, permute, transazioni, stati, atti di lite, certificati, locazioni note, in data 1455, agosto 28).
La visita pastorale del vescovo Giovanni Stefano Ferrero cita, oltre alla chiesa pievana di Santa Maria, l’oratorio dei disciplinati di Santa Caterina, la cappella di San Pietro “in castro”, l’Ospedale di Sant’Antonio e il priorato di San Giovanni (ASVc, Visite pastorali, visita Giovanni Stefano Ferrero, ff. 308-311). Quella del vescovo Giacomo Goria nel 1628 menziona inoltre la cappella di San Carlo (ASVc, Visite pastorali, visita Giacomo Goria, f. 253).
La parrocchiale di Orfengo, oggi frazione di Casalino, in età moderna dipendeva da Borgo Vercelli (AC Borgo Vercelli, SS, mazzo 299).
Assetto Insediativo
Secondo una notizia di dubbia autenticità, anche se non inverosimile, il castrum sarebbe attestato dal 956 (Perosa 1886, p. 33; con maggiore certezza, esso è presente almeno dal 1039, quando risultava in possesso dei Casalvolone: MGH, IV, doc. 280, pp. 387-389): tale attestazione si inserirebbe nel processo di incastellamento del X secolo, promosso a Borgo Vercelli dalla locale stirpe dei de Bulgaro che avviò in tal modo i primi passi verso la costruzione della signoria rurale sul villaggio, che appare affermata con sicurezza attorno alla metà del XII secolo. Nel 1149, il castello, che appariva dotato di una propria torre attorniata da abitazioni, fu donato dai signori rurali ai consoli del comune di Vercelli (Il Libro degli Acquisti, II, doc. 327, pp. 618-620; I Biscioni, 2/1, doc. 142, p. 239-241). Il comune urbano a partire da tale anno mise in atto uno stretto controllo sull’importante località fortificata nell’immediato oltre Sesia, i cui signori nel 1184, al termine di una disputa, furono costretti a giurare il cittadinatico vercellese (Pacta et conventiones, doc. 273, pp. 296-297). Nei primi decenni del Duecento, inoltre, forse in concomitanza con l’emanazione nel 1225 di uno statuto che impediva che i castelli entro le quattro miglia dalle mura urbiche potessero essere detenuti da non Vercellesi (Statuti del comune di Vercelli, cap. 185, p. 140), il governo cittadino avviò un’inchiesta sulla torre di Borgo Vercelli, per verificare se essa fosse di proprietà civica (Statuti del comune di Vercelli, cap. 187, p. 141). Di certo, nel 1222, sotto la podesteria del milanese Ugo Prealloni, è documentata una spedizione dell’esercito cittadino a Borgo Vercelli (Statuti del comune di Vercelli, cap. 386, p. 271).
Borgo Vercelli era dunque sede di un’importante fortezza, espressione della signoria dei de Bulgaro, ambita dai Vercellesi. Tale aspetto era ancora leggibile alla metà del Trecento, quando il castello fu distrutto dai Visconti, secondo la notizia trasmessa dal cronista Pietro Azario (Ordano 1985, p. 83: «turrim Bulgari cum castro et fortilitio explanaverit»). Solo all’inizio del Quattrocento la struttura fu riedificata in una nuova veste, grazie agli accordi stipulati nel 1411 tra la comunità rurale e i signori. Fu ripristinata la torre, messi in sicurezza la porta d’ingresso e il ponte levatoio, erette nuove case all’interno della fortificazione, a sua volta protetta con ulteriori opere difensive (fossati, baloresche e battaglierie): simili pattuizioni lasciano intuire l’uso della fortificazione come difesa collettiva, a guisa di ricetto, in un periodo di forte insicurezza delle campagne vercellesi (Perosa 1886, p. 74; Ardizio 2010, p. 40; Settia 2001, soprattutto alle pp. 63-68). Sul finire del Settecento, le strutture del castello, oggi in buona misura perdute, erano ancora leggibili: una descrizione del 1780 accenna alla presenza di case nel castello, “alla porta d’ingresso di cotto”, a cucine, cantine e pozzo che si aprivano sulla corte, alla chiesa dedicata a San Pietro e a un torrone con “voltone di cotto”. Inoltre la presenza di un “sito incolto chiamato il revellino” sembra tradire l’antica presenza di una simile fortificazione a protezione dell’ingresso (AC Borgo Vercelli, SS, Estimo, mazzo 127). Anche il Casalis menziona “l’antico castello de’ Bulgari, che ad ognuno de’ quattro angoli ha una torre scassinata” (Casalis 1834, p. 501).
Oltre al castello, dal 1614, in un’epoca di urgenza militare, fu eretto dagli Spagnoli nel territorio del villaggio il forte di Sandoval (Perosa 1886, p. 88; Casalis 1834, p. 504 e, soprattutto, Beltrame 1995): la costruzione implicò la modifica della rete idrica dell’area, causando conflitti con la vicina abbazia di San Nazzaro Sesia (Cappellino 1994, p. 58). Tale fortificazione, che costituiva uno dei capisaldi dell’area, fu smantellataa partire dal 1644, quando il suo ruolo nel sistema difensivo fu rimpiazzato dalla piazzaforte di Vercelli (Beltrame 1995). Il forte risultava distrutto nel 1663 (AD Vercelli, Borgo Vercelli, Consegnamento beni, inventari, permute, transazioni, stati, atti di lite, certificati, locazioni note, in data 1663, febbraio 13). All’epoca del Casalis ancora se ne vedevano le vestigia (Casalis 1834, p. 504). In epoca più antica esisteva nel territorio di Borgo Vercelli una torre, di cui ancora alla metà del XVI secolo sopravviveva la memoria toponomastica in una località prediale. Un documento del 1569 menziona infatti un terreno ubicato «nelle fini di Bolgaro ove si dice alla torre d’Orfengo o sia Moneta tra le fini di Casalino et Bolgaro»: potrebbe trattarsi dell’area dell’attuale cascina Moneta, equidistante tra Borgo Vercelli, Casalino e Orfengo (AD Vercelli, Borgo Vercelli, Consegnamento beni, inventari, permute, transazioni, stati, atti di lite, certificati, locazioni note, in data 1569, ottobre 30; si veda anche s.v. Comunanze i riferimenti alla cascina della Moneta).
Un’ulteriore aspetto particolarmente significativo degli assetti insediativi di Borgo Vercelli riguarda le canalizzazioni, sviluppate precocemente in tale territorio. La Gamerra è attestata sin dal 1182, nei pressi di Orfengo, in territorio di Borgo Vercelli (Le carte dell’archivio capitolare, II, doc. 419, p. 120; la menzione non era nota a Deambrogio 2009, pp. 89-93, nel suo saggio su tale corso d’acqua). La roggia Bolgara, estratta a Landiona dalla Sesia e passante per il centro abitato, è documentata sin dal 1354 (AC Borgo Vercelli, SS, mazzo 319; cfr. anche Perosa 1886, p. 67): si tratta probabilmente del medesimo canale intrapreso dai signori del luogo nel 1324, come confermato da un privilegio di Ludovico il Bavaro, con il fine di alimentare i mulini della famiglia: esso scorreva nei pressi del castello di Borgo Vercelli, dove i Bulgaro nel 1327 avevano costruito un ulteriore impianto molitorio (Documenti biellesi, doc. 36, p. 273, doc. 40, p. 285: «molendinum edificandum prope castrum Bulgari in rugia que magis prope castrum est contigua»). Nel 1870, essa fu sistemata nel tratto dell’abitato, con l’apertura dello scaricatore del Mulino (AC Borgo Vercelli, SS, mazzo 319, con relativa mappa).
Nel corso del XIX secolo, le opere di riparazione delle strade e di arginazione dei corsi d’acqua, in particolare della Sesia, furono assai intense. Nel 1851 fu predisposto il progetto per un ponte da sistemare sulla strada per Villata (AC Borgo Vercelli, SS, mazzo 317, con mappa). Sempre nella prima metà del secolo, avvennero lavori di arginatura nella zona della zona della cascina Bianca, ubicata in una depressione allagata dalla Sesia, e contestualmente furono mappate le zone a rischio di dissesto idrogeologico (AC Borgo Vercelli, SS, mazzo 320, con mappa).
Luoghi Scomparsi
Se si eccettua la distruzione del forte di Sandoval, di cui si è riferito sotto la voce assetti insediativi, non sono attestati insediamenti scomparsi di particolare rilievo.
Comunità, origine, funzionamento
La comunità di Borgo Vercelli emerge tardi e in maniera episodica nella documentazione medievale. Nel 1225, sono attestati consoli del comune rurale (Perosa 1886, p. 130). Al di là dei problemi legati alla conservazione delle fonti, il silenzio sulla vita medievale della comunità pare in buona misura legato alla debolezza di fronte a una presenza signorile efficace, in stretto rapporto con la grande aristocrazia territoriale della regione e con notevoli risorse che, se probabilmente garantirono per tutto il medioevo un importante afflusso di ricchezze nel villaggio, per altro verso determinarono la stretta subordinazione politica della comunità locale. L’elevato profilo dei Bulgaro, forse una filiazione dei Casalvolone o dei conti di Canavese (Barbero 2005, p. 240), fra X e XII secolo emerge innanzitutto dalle relazioni parentali, che la legavano a lignaggi di rilievo come i conti di Biandrate (Le carte dell’archivio capitolare, I, doc. 60, p. 69, anno 1095; importante anche la donazione del diacono Giselprando de Bulgaro nel 961: ivi, doc. 12, pp. 9-10). Verso la metà del XII secolo, attraverso i legami con la chiesa vercellese, il lignaggio aveva conseguito numerosi castelli nel Biellese, a Cossato, Livaretto e Monteberoardo (Panero 2004, pp. 156, 158): ancora attorno alla metà del Trecento, esso aveva in feudo dal vescovo numerosi beni, tra cui Trivero, Crevacuore, Barbavara, Mosso e l’avvocazia sulle chiese di Pernasca, Cossato e Borgo Vercelli (Il libro delle investiture di Giovanni Fieschi, doc. 136, p. 391). Sin dall’inizio del XII secolo, la stirpe era riuscita a conseguire un canale privilegiato con l’impero, facendosi riconoscere privilegi che legittimavano i suoi diritti signorili, tra cui proventi dal porto sulla Sesia di Palestro (Documenti biellesi, doc. 2, p. 215, diploma di Enrico V, anno 1112; ivi, docc. 3-4, pp. 216-220, Corrado III nel 1141 e 1152, ivi, doc. 6, pp. 221-223, ivi, doc. 19, pp. 243-245, Federico II nel 1238). Ancora in un documento del 1324, membri della famiglia sono ricordati come capitanei e vassalli Sacri imperii (ivi, doc. 37, p. 274). Da un documento del 1227, emerge che i de Bulgaro avevano ampi beni in tutto il Vercellese e il Biellese, tra cui diritti di porto a Casale Monferrato: essi avevano inoltre importanti interessi economici in Valle d’Aosta, dove si erano imparentati con i Visconti locali (ivi, doc. 17, pp. 233-241: non si può escludere che gli interessi valdostani fossero legati al lucroso traffico delle mole verso la pianura; su tali rapporti si veda Barbero 1995, p. 243). Numerosi membri rivestirono inoltre ruoli di rilievo nella chiesa vercellese, esprimendo persino, all’inizio del XII secolo, il vescovo Ardizzone (Barbero 1995, p. 241; cfr. per i legami con la chiesa vercellese nel Trecento, epoca in cui espressero numerosi canonici, Ferraris 2010, pp. 248-252, 258-259, 264-265).
Nel 1403, in un’epoca di forte depressione demografica aggravata dai continui disordini bellici, la comunità, che soltanto un decennio prima, nel 1392, era stata stimata nel fodro visconteo per 57 fuochi, si era ridotta di 22 famiglie, presentandosi come un villaggio di piccole dimensioni (AC Vercelli, 3, f. 67r). In tale periodo, tuttavia, la comunità cominciò a liberarsi dell’ingombrante tutela del lignaggio: gli accordi per la ricostruzione del castello del 1411 (v. sopra, s.v. Assetto insediativo) rappresentano in maniera efficace l’inizio di un’epoca di maggiore coinvolgimento della collettività rurale nella politica locale.
Soprattutto dopo la metà del Quattrocento, l’antica stirpe signorile sembra perdere presa di fronte alla comunità locale. Nel 1514, i de Bulgaro cedettero tre forni in cambio dell’esenzione dalle taglie (Perosa 1886, p. 82): l’accordo non fu rispettato e diede luogo a ulteriori liti. La crescita della comunità si accelerò dopo che i de Bulgaro furono sostituiti da nuovi feudatari, estranei all’ambiente locale e all’apparenza incapaci di ristrutturare in maniera oppressiva la subordinazione della comunità (cfr. anche oltre, s.v. Feudo). Si deve tuttavia rilevare che tale cambiamento politico non coincise con l’eclissi dalla vita locale dei de Bulgaro, che rimasero proprietari del castello e che si estinsero soltanto attorno alla metà del Settecento (Perosa 1886, pp. 84, 105. Materiale documentario sulle attività della famiglia a Borgo Vercelli nei secoli XVII e XVIII è conservato in AD Vercelli, Carte Bolgaro, 4 mazzi). Ancora nel 1635, essi riuscirono a farsi riconoscere il giuspatronato sulla chiesa pievana (AC Borgo Vercelli, SS, mazzo 297).
A partire dalla fine del Settecento, a Borgo Vercelli si assiste a una consistente crescita demografica che deve essere forse messa anche in connessione, come per altre località dell’area, con l’accelerazione della risicoltura: nel corso del XVIII secolo, gli abitanti raddoppiarono, passando da meno di mille all’inizio del Settecento, ai 1197 nel 1753 fino ai 2112 censiti alla fine del medesimo secolo (Perosa 1886, p. 105).
Statuti
Borgo Vercelli non ha conservato propri statuti.
Catasti
L’Archivio comunale conserva la documentazione relativa ai catasti a partire dal 1663 (AC Borgo Vercelli, SS, mazzi 127-134; tuttavia per i beni ecclesiastici esistono registri a parte sin dal 1553: ivi, mazzo 299; AD Vercelli, Borgo Vercelli, Consegnamento beni, inventari, permute, transazioni, stati, atti di lite, certificati, locazioni note, in data 1553, luglio 15). Dei catasti più antichi sono sopravvissuti soltanto, tuttavia, elenchi nominativi con la cifra d’estimo (AC Borgo Vercelli, SS, mazzo 127). Dal 1723 cominciano i registri d’estimo, che nel 1776 includono anche la comunità di Orfengo, aggregata a Borgo Vercelli (ivi, m. 134: ma in realtà il registro è stato lasciato in bianco). Manca la relativa cartografia. È inoltre di rilievo la presenza a partire dal 1619, con continuità sino al 1775 (gli anni in cui il catasto diviene regolare), di libri di ricognizione delle taglie (ivi, mazzi 95-113).
Ordinati
Gli ordinati sono conservati a partire dall’anno 1725 (AC Borgo Vercelli, SS, Ordinati, mazzo 1).
Dipendenze nel Medioevo
Nel 1149, Borgo Vercelli fu inquadrato all’interno del distretto del comune di Vercelli, grazie agli accordi tra quest’ultimo e i signori locali, che, con tutta probabilità, ricevettero la località in feudo oblato (I Biscioni, 2/1, doc. 142, p. 239-241).
Feudo
Sulla località si formò nei secoli centrali del medioevo la signoria rurale dei de Bulgaro, che, con tutta probabilità, nel 1149 ne furono riconosciuti feudatari dal comune di Vercelli (sopra, s.v. Assetto insediativo). Attorno alla metà del Quattrocento, la stirpe divenne feudataria dei Savoia. Le scelte delle autorità dello Stato di Milano in età moderna emarginarono tale lignaggio. Nel 1565, Borgo Vercelli, assieme a Villata, fu infeudata a Scipione Bossi (Perosa 1886, p. 84). Prima del 1593, divenne feudatario Cesare Foppa (Perosa 1886, p. 81). Nel 1611, i Foppa fecero il consegnamento del feudo (ASTo, Paesi di Nuovo Acquisto, Novarese, mazzo 1).
Mutamenti di distrettuazione
Se nel Medioevo Borgo Vercelli dipendeva dal distretto di Vercelli, in età moderna la località fu incorporata in quello di Novara. Tale passaggio iniziò a definirsi dopo l’annessione di Vercelli al ducato sabaudo, allorché l’Oltre Sesia rimase sotto il controllo visconteo e si stabilizzò nei decenni successivi, malgrado alcuni cambiamenti di fronte dei de Bulgaro, che attorno alla metà del Quattrocento, nel 1447, si riavvicinarono ai Savoia (Perosa 1886, p. 69). Sin dal XVIII secolo, nel nuovo quadro sabaudo, si assiste tuttavia al ripristino dell’influenza di Vercelli sulla località: nel 1739, fu delegata alla provincia di Vercelli la risoluzione di una causa per ragioni fiscali che interessava Borgo Vercelli (Perosa 1886, p. 104). Nel 1921 fu soppressa la pretura di Borgo Vercelli.
Mutamenti Territoriali
Come in altre località del Vercellese, la comparsa dell’insediamento sparso diede vita a un rapporto dialettico tra la comunità, impegnata a inquadrare, anche dal punto di vista fiscale, le famiglie residenti nelle dimore rurali, e queste ultime, che non di rado misero in atto tendenze centrifughe per cercare di svincolarsi dalla giurisdizione di villaggio. Una simile dinamica è documentata sin dalla fine del Trecento: in tale epoca, nei libri di taglia vercellesi si fa riferimento al Mulino di Giovanni de Bulgaro, esplicitamente nominato nei registri, anche se computato assieme al villaggio (per es. AC Vercelli, Libro di Taglia del 1399, ff. 76sgg.: “Villa Bulgari computato molendino Iohannis de Bulgaro”). Il processo di affermazione di tale insediamento come località a sé stante è ben chiarito da un successivo libro di taglia del 1406, che registra ormai gli “Habitantes Sancti Iohannis de Bulgaro” – espressione che sottolinea dunque l’esistenza di un centro demico – distintamente dalla villa Bulgari (AC Vercelli, Libro di taglia del 1406, ff. 164r, 187r).
È tuttavia nel Seicento, con la massiccia affermazione delle cascine nelle campagne del villaggio, che tale processo diviene più consistente. Attraverso un fascicolo processuale degli anni 1676-1703, è possibile seguire gli sviluppi della lite fra la comunità locale e i Longo per la cascina Moneta, a metà strada fra Borgo Vercelli e Casalino, acquisita dal comune in seguito al mancato pagamento degli alloggiamenti militari da parte dei Longo (AC Borgo Vercelli, SS, Atti di Lite, mazzo 19).
Comunanze
I mazzi 142-146 dell’Archivio comunale conservano documentazione sette e ottocentesca relativa ai beni comunali. Si tratta di vendite e di affitti che testimoniano come la comunità avesse conservato sino a tale epoca beni consistenti – ancora nell’anno 1800 fu prodotto un elenco di beni comuni che enumerava numerosi gerbidi e boschi (AC Borgo Vercelli, SS, mazzo 127) – che tuttavia, proprio per mezzo di simili alienazioni si stavano dilapidando. Contribuirono all’impoverimento del patrimonio comunale in tale epoca non soltanto circostanze eccezionali, ma anche le necessità dell’erario locale di provvedere a opere di manutenzione. Per esempio, nel 1848, l’abbattimento di alcuni boschi fu giustificato sia con la necessità di effettuare riparazioni, sia con l’urgenza di reperire legname per il riscaldamento durante un inverno assai rigido (AC Borgo Vercelli, SS, mazzo 143).
Guardando all’epoca precedente, la comunità poteva contare sulle ampie superfici incolte ubicate nelle baragge (la località Baraggia era ubicata verso Vercelli, in un’area di gerbidi e sterpaglie probabilmente prossima al fiume: AD Vercelli, Borgo Vercelli, Consegnamento beni, inventari, permute, transazioni, stati, atti di lite, certificati, locazioni note, in data 1579, aprile 7) e nei boschi in riva alla Sesia, dove sin dal medioevo si concentravano suoli paludosi e irregolari, segnati da valli. Tali ampie risorse erano tuttavia integrate da beni differenti acquisiti a partire dall’età moderna. Si è visto come nel 1514 gli homines fossero entrati in possesso di tre forni dai signori del luogo (sopra, s.v. Comunità). Nel corso del Seicento, essi avevano inoltre acquisito la cascina della Moneta, di cui erano stati investiti nel 1646 da Carlo Francesco Longo in cambio di un fitto di 3000 scudi annuali per i primi cinque anni, alzato a 3600 per i successivi, che doveva compensare i crediti comunali per tagli e alloggiamenti. Il bene era dotato di 400 moggi di terreno e di terreni atti alla risicoltura («con ragione d’acqua per far risi»). È dunque probabile che la comunità avesse tra i suoi beni comunali anche risaie. Borgo Vercelli rientra fra quei territori della pianura vercellese, dove, rispetto ad altri centri della medesima area sviluppatisi verso la risicoltura solo dopo il Settecento, la vocazione per tale coltivazione appare precoce. A dispetto di una simile dotazione, sul finire del Seicento la gestione comunitaria del bene non aveva prodotto i frutti sperati e i proventi derivanti dalla Moneta erano giudicati insufficienti, poiché sempre inferiori all’importo versato come affitto (AC Borgo Vercelli, SS, Atti di Lite, mazzo 19).
Nel 1663, inoltre, la comunità approfittò della distruzione del forte di Sandoval per avocare i terreni dell’area, inclusi alcuni beni del Capitolo cattedrale di Vercelli, per i quali sorse un contenzioso (AD Vercelli, Borgo Vercelli, Consegnamento beni, inventari, permute, transazioni, stati, atti di lite, certificati, locazioni note, in data 1663, febbraio 13). La pressione comunitaria sui terreni ecclesiastici e di privati forestieri è documentata anche attraverso una lite del 1829, che vide il capitolo cattedrale di Vercelli e le sorelle Radegonda e Flaminia Aiazza opposte alla comunità, che rivendicava come collettivi alcuni terreni di tali proprietari (AD Vercelli, Borgo Vercelli, Consegnamento beni, inventari, permute, transazioni, stati, atti di lite, certificati, locazioni note, in data 1829).
Liti Territoriali
L’archivio comunale non conserva tracce di liti territoriali con le comunità contermini. Soltanto per l’anno 1825 si fa riferimento a una contesa con Villata per il rimborso delle spese sostenute da quest’ultimo centro per lavori sugli argini della Sesia (Perosa 1886, p. 114). L’assenza di dispute è però probabilmente da ascrivere più alle casualità della conservazione della documentazione locale che a un’eccezionale assenza di conflittualità confinaria. Gli archivi dei comuni contermini restituiscono infatti tracce dell’esistenza di liti: nel 1556 un pascolo era conteso tra Villata e Borgo Vercelli: esso viene definito come «aborgado», forse con riferimento alla brughiera o baraggia, caratteristico paesaggio della pianura vercellese asciutta (Deambrogio 2009, p. 419).
Fonti
Fonti edite:
Acta Reginae Montis Oropae, Biella 1945, vol. I.
I Biscioni, 2/1, a cura di R. Ordano, Torino 1970 (BSS, 181).
Le carte dello archivio capitolare di Vercelli, vol. I, a cura di D. Arnoldi, G.C. Faccio, F. Gabotto, G. Rocchi, Pinerolo 1912 (BSSS, 70).
Le carte dello archivio capitolare di Vercelli, vol. II, a cura di D. Arnoldi e F. Gabotto, Pinerolo 1914 (BSSS, 71).
Documenti biellesi, a cura di P. Sella, F. Guasco di Bisio, F. Gabotto, Pinerolo 1908 (BSSS, 34).
Il Libro degli Acquisti, a cura di A. Olivieri, Roma 2009, 2 voll. (I libri iurium del comune di Vercelli, edizione diretta da G.G. Fissore, II).
Il «Libro delle investiture» del vescovo di Vercelli Giovanni Fieschi (1349-1350), a cura di D. Arnoldi, Torino 1934 (BSSS, 73/2).
Il libro dei «pacta et conventiones» del comune di Vercelli, a cura di G.C. Faccio, Novara 1926 (BSSS, 97).
MGH, IV, Conradi II diplomata, in Diplomata regum et imperatorum Germaniae, Hg. H. Wibel, A. Hessel, Berlino 1957.
Statuti del comune di Vercelli dell’anno MCCXLI aggiuntivi altri documenti storici dal MCCXLIII al MCCCXXXV ora per la prima volta editi e annotati, Torino 1877.

 
Inedite:
AC Borgo Vercelli (Archivio storico comunale di Borgo Vercelli), Sezione separata (abbreviata come SS).
AC Vercelli (Archivio storico comunale di Vercelli), Libri di taglia del 1379 e del 1393.
AD Vercelli (Archivio diocesano di Vercelli), Borgo Vercelli, Consegnamento beni, inventari, permute, transazioni, stati, atti di lite, certificati, locazioni note.
AD Vercelli, Carte Bolgaro, 4 mazzi.
ASVc (Archivio di Stato di Vercelli), Visite pastorali [gli originali sono conservati presso l’ Archivio della curia arcivescovile di Vercelli].
ASTo (Archivio di Stato di Torino), Paesi di Nuovo Acquisto, Novarese, mazzo 1.
Bibliografia
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Capellino M., Sussidio didattico per la storia, l’arte e la spiritualità dell’abbazia di San Nazzaro Sesia, Vercelli 1994.
Casalis G., s.v. Borgo-Vercelli (Burgarum, Bulgarum, Burgus Vercellensium), in Dizionario geografico storico - statistico - commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna, vol. II, Torino, 1834, pp. 500-506.
Deambrogio G., Antologia di scritti, a cura di G. Ardizio, Vercelli 2009.
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Ferraris G., Le chiese «stazionali» delle Rogazioni minori a Vercelli dal sec. X al sec. XIV, Vercelli 1995.
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Settia A.A., L’illusione della sicurezza. Fortificazioni di rifugio nell’Italia medievale: «ricetti», «bastite», «cortine», Vercelli-Cuneo 2001.
Sereno C., Monasteri aristocratici subalpini: fondazioni funzionariali e signorili, modelli di protezione e di sfruttamento (secoli X-XII), I, in «Bollettino Storico-Bibliografico Subalpino», 96 (1998), pp. 397-448.
Descrizione Comune
Borgo Vercelli
 
La storia di Borgo Vercelli ha come spartiacque l’inizio dell’età moderna. Il periodo a cavallo fra Quattro e Cinquecento costituisce infatti una vera e propria frattura per la località. Per un verso essa cambiò giurisdizione, rientrando nel distretto novarese: tale trasformazione fece sì che l’abitato, ubicato a pochi chilometri da Vercelli e sino a quel momento posto sotto lo stretto controllo di tale città, si ritrovasse invece alla periferia della circoscrizione controllata da Novara. Per altro verso, nello stesso periodo si verificò anche l’eclissi della famiglia che sino all’inizio del Cinquecento aveva controllato il villaggio: i de Bulgaro. La potentissima stirpe, attestata sin dal X secolo, aveva condizionato lo sviluppo della comunità, dando vita a una robusta signoria rurale. Il respiro politico di tale lignaggio, con efficaci addentellati nella grande aristocrazia territoriale subalpina e notevoli interessi economici di largo raggio, aveva per contro favorito e indirizzato la crescita del centro.
Persino il potente castello, sorto fra X e XI secolo e assurto nel XII secolo a simbolo della dominazione signorile, sembra seguire un’analoga parabola, perdendo in età moderna la caratterizzazione di habitat fortificato e trasformandosi in palazzo aristocratico.
In età moderna, la comunità di Borgo Vercelli rafforzò i suoi margini di azione, confrontandosi con feudatari non eccessivamente invasivi nella gestione delle risorse locali. Essa si presentava come una collettività in possesso di significative risorse economiche, tra cui forni e cascine, capace di inquadrare fiscalmente le stirpi nobili del luogo.
Il volto attuale del territorio è caratterizzato dagli intensi lavori di arginazione della Sesia e di messa in sicurezza delle strade avvenuti nel corso dell’Ottocento.