Gabiano

AutoriLombardini, Sandro
Anno Compilazione2002
Provincia
Alessandria
Area storica
Abitanti
1361 [censimento 1991].
Estensione
Ha. 1781 [ISTAT] / ha. 1838 [SITA].
Confini
Camino, Cerrina Monferrato, Fontanetto Po, Mombello Monferrato, Moncestino, Palazzolo Vercellese, Villamiroglio.
Frazioni
Varengo (comune autonomo fino al 1928), Borgatello, Brusasca, Cantavenna, Casaletto, Gabiano, Garimanno, Mincengo, Montechiaro, Sant’Aurelio, Sessana, Zoalengo [Istituto Centrale 1930, p. 7]. In età contemporanea, i dati ISTAT distinguono cinque “centri” e sei “nuclei”, nonché l’assenza di un insediamento di “case sparse”. Vedi mappa.
Toponimo storico
Gabianus appare dal 999, senza varianti sostanziali [Gasca Queirazza 1997, p. 304; Olivieri 1965, p. 168]; “Gabianum” [Casalis 1840, p. 5]; “Varengum” [Casalis 1853, p. 825].
Diocesi
Vercelli fino alla costituzione della diocesi di Casale nel 1474, quando viene inclusa nella nuova circoscrizione diocesana.
Pieve
Gabiano era sede di pieve intitolata a San Pietro. Essa non compare fra i Nomina plebium episcopatus Sancti Eusebii del Codice vaticano 4322, redatto nel secolo X, mentre è presente in un elenco posteriore, conservato nello stesso codice [Ferraris 1938, pp. 92-93 e p. 32, n. 32]. La chiesa conseguì probabilmente la dignità plebana soltanto nel corso del secolo XI, forse sostituendo la pieve di “Casaglio” (da localizzarsi probabilmente negli odierni confini di Verrua Savoia), menzionata una sola volta in un diploma ottoniano del 997 [Ferraris 1975, pp. 16 e 55, n. 150; BSSS 71, p. 34 cit. in ibid.].La giurisdizione della pieve di Gabiano lambiva a sud il torrente Stura, includendo le chiese di Rosingo (Cerrina), di Odalengo Grande, di Vallestura (Odalengo Grande) [Settia 1970, pp. 49-50; A.R.M.O., XVIII, pp. 38-39; vd. anche schede Cerrina Monferrato, Odalengo Grande e Verrua Savoia].  
    E’ possibile che, fino alla fine del secolo VI, il territorio tardivamente sottoposto alla chiesa di Gabiano fosse compreso nell’originaria circoscrizione dell’antica pieve di Rosignano [Ferraris 1975, pp. 31-32 e 76-77, nn. 250 e 251]. Sembra poi documentata la presenza di un’altra chiesa di Gabiano rilevante dalla giurisdizione della pieve di San Cassiano di Cereseto. L’odierno territorio comunale era infine interessato dalla giurisdizione di una terza pieve, quella di San Lorenzo di Cornale.
Altre Presenze Ecclesiastiche
Immediatamente dopo la plebs de Gabiano, quotata 17 lire astesi, l’estimo delle chiese della diocesi vercellese del 1299 menziona una ecclesia sancte Marie juxta castrum de gabiano, senza quota d’estimo, che non figura più in elenchi successivi. Presenti tanto nell’estimo citato quanto nelle rationes decimarum del 1348 e 1360 e nell’elenco dei benefici diocesani del 1440 sono invece le chiese di San Carpoforo di Cantavenna e di Sant’Eusebio di Varengo [A.R.M.O., XVIII, loc. cit.; XXXIV, pp. 112-113; CIX, p. 237; Cognasso 1929, pp. 228-229; Cantavenna, in "Monferratoarte", Associazione Casalese Arte e Storia. Sito web (2013)]. L’estimo del 1299 include inoltre, tra i titoli dipendenti da altra pieve, quella di San Cassiano di Cereseto, una ecclesia de Gabiano, evidentemente la stessa che nel registro della decima del 1348 figura come ecclesia sancti Martini de Gabiano, tassata insieme con la ecclesia sancti Eusebij de zotango (elencata separatamente nel 1299), con la quale condivide allora il rettore. La chiesa di San Martino di Gabiano apparentemente non compare nei successivi elenchi del 1360 e del 1440 [A.R.M.O., XVIII, p. 37; XXXIV, p. 111]. Alla pieve di San Lorenzo di Cornale (Camino), faceva invece capo la ecclesia de bruxascho, o “brosasca”, ossia di Brusasca, presente in tutti i citati elenchi dei secoli XIII-XV, con la dedicazione a Sant’Emiliano, ricordata nei due documenti trecenteschi [A.R.M.O., XVIII; p. 38; XXXIV, p. 112; CIX, p. 236; Cognasso 1929, p. 228; vd. anche scheda Camino].
     In età moderna, hanno sede nel luogo di Gabiano due parrocchie: la parrocchia di Sant’Aurelio e quella di San Pietro (che evidentemente eredita la dedicazione dell’antica pieve). Attorno al 1720-1730, la chiesa di Sant’Aurelio, nella “villa” omonima, dispone di un ridotto patrimonio fondiario (poco più di 2 moggia di Monferrato) di acquisizione piuttosto recente, successivo in ogni caso agli anni Trenta del secolo precedente, e di un reddito annuo modesto (valutato alla metà del secolo pari a £90 di Piemonte). La parrocchia di San Pietro, che viene ricostruita nel 1690, è invece apparentemente meglio dotata, potendo contare su un reddito annuo stimato in £200 . Sussistono inoltre, con titolo parrocchiale, a Cantavenna e a Varengo (allora comunità autonoma), chiese rispettivamente dedicate a San Carpoforo e a Sant’Eusebio. Alla prima, negli anni Venti del secolo XVII, sono stati legati beni per oltre 22 moggia; la seconda ha titolo di arcipretura e nel Settecento possiede 45 moggia di beni, in parte già presenti nel 1565; viene ricostruita agli inizi del secolo XIX.
     Nella parrocchia di San Pietro opera, almeno dal 1620, la Compagnia del Santissimo Sacramento. Gabiano e Varengo sembrano essere state scarsamente interessate durante l’età moderna da fondazioni di benefici di patronato laicale, mentre le singole “ville”, quali per esempio Borgatello, dispongono di propri “oratori” [A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 79, Statistica generale, m. 6, Provincia di Casale; A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 26, Monferrato, Mazzo 32, Monferrato, Province di Casale ed Acqui: memorie e stati concernenti la collettazione de’ beni ecclesiastici e luoghi pii (1728-1729); Mazzo 37, Relazione generale dell’operato dal Commendatore Petitti in dipendenza del Regio Editto delli 24 giugno 1728 concernente li beni posseduti dalli ecclesiastici e luoghi pii nel Ducato di Monferrato (1729), cc. 30r-32v e 171v-172r; 88r-88v e 192r;
Varengo, in “Monferratoarte”, Associazione Casalese Arte e Storia Sito web (2013)].
Assetto Insediativo
Già locus et fundus: piccolo centro abitato con un suo territorio (espressione impiegata nel diploma di Enrico IV del 1070); nelle carte astigiane, l'espressione compare all’inizio del secolo X [Gabotto 1904, prima attestazione nel doc. 33], in concorrenza con vicus e villa, indicanti entrambi un piccolo abitato rurale. L'uso dell'espressione perdura con questo significato fino al secondo decennio del secolo XII , per poi cadere in desuetudine. [Settia 1983, p.180 e n. 110].
     L’incastellamento medievale modifica solo in parte un probabile insediamento policentrico preesistente, che si consolida tra medioevo ed età moderna nell’assetto a “ville”, una pluralità di nuclei insediativi abitati da gruppi di discendenza a inflessione patrilineare di piccoli coltivatori-proprietari [Informazioni 1839, p. 27; Istituto Centrale 1956; Ministero 1883 e successivi; Presidenza 1927 e successivi].
Luoghi Scomparsi
E’ assai dibattuto il problema della preesistenza di un villaggio, o pagus, romano in corrispondenza della pieve Sancti Petri sull’odierno territorio di Gabiano, come pure, più in generale, quello di un possibile insediamento policentrico precedente e diverso rispetto all’assetto insediativo tardomedievale [Sergi 1986, pp. 545, 555].
Comunità, origine, funzionamento
L’esistenza di un consiglio comunale a Gabiano è attestata con certezza dal 1278; è probabile che l’istituzionalizzazione di un’amministrazione comunale in questo periodo sia favorita dalla soggezione diretta di Gabiano allo stato monferrino in quanto “allodio” e dalla presenza in loco, almeno a partire dal terzo decennio del Duecento, di castellani marchionali: i di Gabiano, ramo illegittimo ma favorito della famiglia marchionale. Le successive presenze signorili, anche se forti, non scalzeranno un’attiva presenza istituzionalizzata dei poteri comunitari.
Statuti
Conservata l’edizione del 1422, che probabilmente integra compilazioni risalenti alla seconda metà del secolo XIII [Brusasca 1955; Calvo 1989; Manacorda 1964]. Statuto comunale attuale, di data anteriore all'entrata in vigore della L. 265/99, ed in attesa di aggiornamento. (Vedi testo.)
Catasti
La misura generale del territorio e il catasto utilizzato dalla comunità di Gabiano verso la fine del XVIII secolo risalivano al 1670 circa. Il catasto, non corredato di mappa, appariva “tutto confuso ed interlineato”. Esisteva un libro dei trasporti:
 
copiato da altro precedente, quale si crede formato coll’estimo de’ consegnamenti, o sia colonna de’ particolari estimati, descritti in detto catasto.
 
Una più recente misura del territorio, con formazione della mappa, risultata gravemente errata, era stata “rigettata”.
     La necessità di intraprendere una nuova catastazione sembrava incontrare, a differenza che altrove, un certo consenso tra i proprietari della comunità. Era infatti sostenuta nel 1781 dal consiglio comunitativo e appariva corroborata dalla circostanza che:
 
il pubblico crede possa risultare maggiore il territorio, da che si credono molti beni non allibrati.
 
L’estimo delle terre appariva fondato sul criterio della suddivisione del territorio in un certo numero di “circoli”. A esclusione del “recinto”, che comprendeva il castello e poche case di “particolari”, tutte le altre abitazioni del territorio e i loro suoli, “in qualonque luogo si ritrovano”, erano allibrate.
     Nella stessa epoca,  la comunità di Varengo si serviva di un catasto formato nel 1691, tuttavia ormai inadeguato a consentire l’individuazione degli appezzamenti oggetto di mutamenti di proprietà. L’estimo adottato si basava su una valutazione della qualità dei terreni. Le case di abitazione erano allibrate, mentre non vi sarebbero state “case di campagna” nel territorio [A.S.T., Camerale, II archiviazione, Capo 26, Mazzo 13, Convocati delle città e comunità della Provincia di Casale, in risposta alla circolare del Signor Intendente Generale, in data delli 10 dicembre 1781, cc.141r-145r; 321r-323v].
     La documentazione catastale conservata presso l’Archivio storico comunale comprende: Libro dei consegnamenti a fini catastali del 1670; Catasto 1787: Catasto della molto e magnifica Comunità di Gabiano formato in seguito alla misura generale seguita l'anno 1787 (volume); Catasto della molto e magnifica Comunità di Gabiano formato in seguito alla misura generale seguita l'anno 1787 (volume); Libro sommarione ossia indice della mappa di tutto il territorio della Comunità di Gabiano formato in seguito alla misura generale seguita l'anno 1787 (volume); Libro di trasporto della molto e magnifica Comunità di Gabiano formato in seguito alla fattane misura generale seguita nell'anno 1787 (volume); Libro colonnario di tutto il territorio della Comunità di Gabiano formato in seguito alla fattane misura generale statta eseguita e pubblicata nell'anno 1787 (volume); Libro figurato di tutto il territorio della molto e magnifica Comunità di Gabiano formato in seguito alla fattane misura generale statta la medema eseguita e debitamente pubblicata nell'anno 1787 (volume); Mappa del territorio di Gabiano, Gabiano 31 marzo 1787 (originale); Mappa regolare di tutto il territorio della Comunità di Gabiano, Gabiano 29 agosto 1787 (copia conforme all'originale). Comprende inoltre: Libri delle mutazioni di proprietà: “Libro I”, con annotazioni dal 1820 ca. al 1915 ca.; “Libro II”, con annotazioni dal 1820 ca. al 1915 ca.; “Volume II. Seguito”, con annotazioni dal 1838 ca. al 1915 ca.; “Libro catastale n° 3. 1914”, 1914-1923; “Catasto dei terreni. Matricola dei possessori”, 1881-1892; Catasto fabbricati: “Libro dei trasporti ossia delle mutazioni avvenute nei fabbricati soggetti all'imposta [...]”, seconda metà sec. XIX.
     Per Varengo la conservazione dei registri catastali non sembra risalire a prima del secolo XX. Al 2002 la serie documentaria dei catasti conservati presso l’Archivio storico del comune di Gabiano è in attesa di riordino.
Ordinati
La serie degli Ordinati e deliberazioni originali di Gabiano (31 volumi) comprende le seguenti sottoserie: Ordinati: 1621-1863, mancano gli anni 1780-1784, 1844-1846; Deliberazioni Consiglio comunale: 1864-1921; Deliberazioni Giunta municipale: 1871-1922;Deliberazioni Podestà: 1939-1941; Ordinati e deliberazioni in copia: 1802-1929 (11 volumi). Per Varengo la serie degli Ordinati inizia con il 1628. Al 2002 la serie documentaria degli ordinati di entrambe le località conservati presso l’Archivio storico comunale del comune di Gabiano è in attesa di riordino.
Dipendenze nel Medioevo
Si tratta di un’area dipendente dapprima dall’abbazia di Fruttuaria e dal monastero di San Pietro di Breme e quindi contesa tra il dominio di Vercelli e quello dei marchesi di Monferrato. La dipendenza dai marchesi del Monferrato si stabilizza a partire dal secolo XIII. E’ possibile che, nel quadro della distrettuazione carolingia, Gabiano e buona parte delle località comprese nell’odierno Basso Monferrato facessero parte della Iudiciaria torrensis, un distretto minore di cui si hanno indizi in carte risalenti alla seconda metà del secolo IX e ai primi anni del secolo successivo e che avrebbe potuto estendersi, a nord del comitato di Asti, tra le propaggini orientali della collina torinese e la confluenza del Po e del Tanaro. Quest’area risulta comunque avere perso un’autonoma caratterizzazione pubblicistica già intorno alla metà del secolo X, quando fu probabilmente smembrata a favore dei comitati cittadini limitrofi di Torino, Asti e Vercelli, per divenire infine, nel secolo successivo, oggetto delle contrastanti ambizioni territoriali degli Aleramici e dei vescovi di Asti e di Vercelli [Settia 1983, pp. 11-53].
Feudo
Signori di Gabiano (1247); Scarampi (1428); Signori di Moncestino (fine secolo XV-inizio secolo XVI); Incisa (1514-30 ca.); Montiglio (1531); Gonzaga (1611); Facipecora (1616); Durazzo (dal 1624).
Mutamenti di distrettuazione
Appartenne al marchesato, poi ducato, del Monferrato, quando, dapprima con debole valenza in termini di ordinamento amministrativo (al di là cioè della designazione dell’area di competenza, prevalentemente militare, dei governatori delle principali piazzeforti) e poi, dal 1560 circa, con più saldo profilo istituzionale, era classificato fra le terre dello stato «al di qua del Tanaro» o della provincia di Casale (Raviola 2001, pp. 103 e 359).
      Dopo l’annessione del ducato del Monferrato agli stati sabaudi nel 1708 (riconosciuta internazionalmente con il trattato di Utrecht del 1713), entrò a far parte della provincia di Casale. Tale assetto fu confermato dalla definitiva sistemazione delle province piemontesi attuata nel 1749 e si mantenne perciò fino alla caduta dell’antico regime in Piemonte (1798) (Sturani 1995).
     Entro la maglia amministrativa francese, Gabiano seguì le sorti dell’intero territorio della vecchia provincia di appartenenza, aggregato, senza sostanziali alterazioni, a una circoscrizione di estensione variabile avente per capoluogo Alessandria. Si trattò dapprima del dipartimento del Tanaro, creato durante il primo effimero periodo di occupazione (1799), e, dopo il ritorno dei Francesi e in seguito alla riorganizzazione amministrativa del 1801, del dipartimento di Marengo, circondario (arrondissement) di Casale. Non toccato dal successivo rimaneggiamento del 1805, l’inquadramento amministrativo del Casalese e quindi di Gabiano non mutò fino alla Restaurazione (Sturani 2001; ANP, F2 I 863 [Montenotte]).  Vedi mappa
    Dopo la parentesi napoleonica, Gabiano rientrò a far parte della ricostituita provincia di Casale, inclusa nel 1818 nella divisione di Alessandria e dopo ulteriori instabili riorganizzazioni a livello sovraprovinciale durante la prima metà del secolo, ridotta a circondario della provincia di Alessandria nel 1859 (Sturani 1995). Oggi Gabiano aderisce alla Unione dei Comuni "Comunità Collinare della Valcerrina".
Mutamenti Territoriali
La frazione Montechiaro viene staccata da Villamiroglio  e aggregata al comune di Varengo il 2 marzo 1900 [Ministero 1900, Appendice]. Il comune di Varengo viene soppresso e aggregato a Gabiano nel 1928 [Istituto Centrale 1930. p. 7; vd. anche scheda Villamiroglio].
Comunanze
Alla data del 1781, i beni della comunità ammontavano a 1120 moggia (circa il 24 per cento della superficie comunale), classificati dagli amministratori comunali nelle seguenti categorie: “ghiare coltive”, usualmente affittate a privati (90 moggia); “ghiare boschive” e boschi collinari, “che si vende il taglio” (30 moggia); “ghiare, parte con piante disperse e parte nude, inservienti al pascolo del pubblico” (600 moggia); “ghiare con pura sabbia” (300 moggia); macchie o “zerbi (incolti) cespugliati”, pure affittati, e infine “gerbidi e rocche nude” (100 moggia).
     I terreni ghiaiosi posti sulle rive al Po, così come gli incolti e i boschi collinari, all’interno dei quali il sapere locale distingueva con tanta accuratezza morfologie e possibili destinazioni, venivano dunque in parte affittati a privati e messi a coltura (probabilmente seminati a mais destinato all’autoconsumo, come i terreni della stessa natura che gli abitanti di altre comunità vicine (quali Camino) prendevano in affitto nei territori a nord del fiume,   prevalentemente utilizzati per il pascolo comune (benché i primi risultassero frequentemente soggetti alle inondazioni del Po), che coprivano l’erba di uno strato di sabbia [A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 26, Monferrato, Mazzo 13, Convocati delle città e comunità della Provincia di Casale, in risposta alla circolare del Signor Intendente Generale, in data delli 10 dicembre 1781, cc.141r-145r; 321r-323v].
     I terreni di collina erano in gran parte concentrati in “un tenimento di boschi zerbi e rocche nude, intersecato da’ beni di diversi particolari in più parti, chiamato Le Zerbe e Rocche di Comunità, consistente in 61 liste, non sapendosi la loro precisa quantità”. Anche questi si concedevano in affitto a privati. I boschi, cedui e non “popolati” fruttavano ogni anno circa 4000 pezzi, “tra fascine e legna”. Il taglio si regolava su un ciclo di otto anni. Agli abitanti del luogo non era permesso “boscheggiarvi” (pascolare il bestiame), in quanto si trattava di suolo “sterile e asciutto”.
      Dai suoi beni, sembra che la comunità fosse comunque in grado di ricavare, con gli affitti e la vendita di legna, anche un reddito monetario non irrilevante (stimato, alla fine degli anni 1760, come pari, in media, a £1500 di Piemonte all’anno) [A.S.T., Sezioni Riunite, I Archiviazione, Provincia di Casale, Mazzo  2, fasc. 4, Monferrato. Ricavo de’ redditi di quelle comunità, misura de’ territorj e de’ beni antichi e moderni e notizie diverse (s. d., ma 1760/1769)].
      I beni comunali di Gabiano erano fiscalmente esenti e nella comunità era diffuso il sospetto che esistessero ulteriori “beni usurpati dalli comunitativi, per i quali non si paga e non vengono compresi nel riparto de’ carichi”. Attorno ai terreni rivieraschi, nella seconda metà del Settecento, erano in corso vertenze con le limitrofe comunità di Moncestino (sulla sponda destra del Po) e Fontaneto (sulla sponda sinistra). Un’altra causa s’era aperta con il feudatario del luogo, il marchese Marcello Durazzo, il quale chiedeva la reintegrazione nelle sue proprietà di circa 23 moggia di “ghiara”, di cui, grazie alle alluvioni del fiume, si erano avvantaggiati i beni della comunità. Di fronte all’estensione dei beni comunali l’intendente provinciale di Casale in carica nel 1781 osservava:
 
L’immensità di pascoli di questa Comunità, che, se non producono erba, sono atti a produr meliga e boschi, quando non fossero devastati da’ bestiami, fa che la pubblica convenienza esiga di procedere alla vendita d’una gran parte di essi, che la industria de’ particolari renderà in breve fruttiferi.
 
Alla stessa epoca, la comunità di Varengo disponeva di 15 moggia di terreni incolti sterposi (“gerbidi cespugliati”), utilizzati per il pascolo, corrispondenti a poco più del 2 per cento della superficie del territorio comunale. Nel 1990 il territorio non risulta gravato da usi civici [A.S.T., Camerale, II archiviazione, Capo 26, Mazzo  13, Convocati delle città e comunità della Provincia di Casale, in risposta alla circolare del Signor Intendente Generale, in data delli 10 dicembre 1781, cc.141r-145r; 321r-323v; C.U.C.].
Liti Territoriali
La fissazione dei confini tra Gabiano e Fontaneto (oggi Fontanetto Po), comunità posta sulla sponda sinistra del Po, risale al 1395, a conclusione di conflitti territoriali. Ceduta con il trattato di Cherasco (1631) dal ducato di Monferrato allo stato sabaudo, Fontaneto si contrappose a Gabiano durante l’età moderna in una lunga disputa, iniziata probabilmente attorno al 1590, quando le due terre erano ancora parte dello stesso stato. Composto provvisoriamente con una transazione sancita dal senato di Monferrato nel 1605, riesploso a distanza di qualche decennio e ancora viva nella seconda metà del secolo successivo, il contrasto verteva sul possesso di alcune “ghiare”, in prevalenza di proprietà comunale, rimodellate dall’azione del fiume. Si trattava delle macchie incolte, che costituivano una regione, denominata appunto “Degli Alberi”, ubicata originariamente sulla riva sinistra e venutasi a un certo punto a trovare in gran parte dal lato di Gabiano, a causa del nuovo corso, più settentrionale, assunto dal Po nel tratto che divideva le due comunità.
     Una parte dell’area, circondata dalle acque, aveva formato un’isola situata di fronte al “porto” di Moncestino, detta anch’essa Degli Alberi. La comunità di Fontaneto sosteneva che i propri diritti sull’area risultavano comprovati da atti quali i contratti d’affitto stipulati nel 1669 con alcuni abitanti della stessa Gabiano, mentre l’avvocato patrimoniale sabaudo promuoveva nel 1668 un’inchiesta tesa a dimostrare che le proprietà private site nell’area contesa e quelle occupate dal nuovo alveo del fiume avevano sempre pagato le taglie agli esattori di Fontaneto. Gli uomini di Gabiano rispondevano con continue “turbative di possesso”, in particolare sull’isola, impedendo, armi alla mano, come accadde nel 1681, a quelli di Fontaneto di raccogliervi materiali e asportando dal canto loro grandi quantitativi di legna. Nel 1682, la comunità monferrina accompagnava poi una sottrazione particolarmente ingente di fascine già pronte per essere trasportate e vendute a Casale con una diffida agli abitanti di Fontaneto a compiere ogni tipo di attività sull’isola, in attesa di una definizione dei confini. La contesa per i terreni rivieraschi si ripercuoteva nei contrasti sul controllo dei transiti attraverso il fiume e attorno all’esazione di dazi e pedaggi. Specialmente tra il 1671 e il 1681 si susseguirono sequestri e arresti da parte piemontese ai danni di uomini della comunità monferrina provenienti con le loro merci (spesso riso) dalla pianura settentrionale e diretti verso l’approdo sulla riva di Fontaneto del “porto” di Gabiano (possesso dei signori di questo luogo) e rappresaglie compiute dai monferrini contro convogli piemontesi. Lo scontro fra le due comunità, coinvolgendo un confine fra stati (per di più ostili), occasionò l’intavolarsi di trattative riservate tra rappresentanti sabaudi e del ducato di Monferrato (per quest’ultimo un Durazzo, dei signori di Gabiano), che non ebbero però seguito. La portata diplomatica della questione era potenzialmente dirompente, anche perché le argomentazioni di parte monferrina mettevano in discussione il fatto, per i piemontesi sancito nel trattato di Cherasco (peraltro ufficialmente sconfessato dai duchi di Mantova e Monferrato), che in generale il fiume segnasse la linea di separazione tra i due stati [AST, Corte, Paesi, Monferrato, Confini per A e per B, G, n. 1, 1669-1682, Scritture concernenti la pendenza territoriale circa un’Isola del Po, che mossero i Monferrini di Gabbiano a quelli di Fontanetto, già fatti sudditi di S. A. R., e la trattativa per terminarla. (Vedi mappa 1. Vedi mappa 2.)].
     Nel 1719, quando le due comunità fanno di nuovo entrambe parte di uno stesso stato, quello sabaudo, le liti attorno alle porzioni di territorio soggette alle modifiche proseguono dinanzi alla Camera dei conti di Torino. Le “visite delle corrosioni” da parte dei funzionari statali costituiscono ora lo scenario entro il quale le opposte rivendicazioni territoriali cercano la via della legittimazione. In occasione delle visite del 1710 e del 1718, Gabiano si oppone infatti all’attribuzione a Fontaneto di terre che sostiene aver acquistato dalla Camera ducale del Monferrato fin dal 1683. Mancano ormai i divergenti interessi di due formazioni statali che possano innestarsi nella dimensione locale dello scontro amplificandola, ma sussistono i conflitti di giurisdizione fra le magistrature di uno stesso stato. Le potenzialità che le situazioni di concorrenza tra giurisdizioni superiori offrono ai contendenti locali sono forse in qualche modo comparabili, tanto più che in questo caso alla Camera di Torino si oppone il Senato di Casale, eredità istituzionale del Monferrato indipendente, che rivendica la causa tra Gabiano e Fontaneto come di propria esclusiva competenza, in quanto materia di confini e non meramente l’estensione del “registro” spettante a ciascuna delle due comunità [A.S.T., Corte, Paesi, Ducato di Monferrato, Provincia di Casale, Mazzo 4, fasc. 2, Gabiano, n. 1, Parere del Senato di Casale sopra le differenze per certi beni esistenti di là dal Po sotto Gabiano del Ducato di Monferrato, pretesi dalla Communità di Fontaneto, Mandamento di Trino. Con una supplica della Communità di Gabiano et altra del Procuratore Generale sovra quel fatto, 23 Marzo 1719]. La lite, “molto dispendiosa”, risultava ancora attiva alle soglie del 1760, di fronte alla e coinvolgeva pienamente i rispettivi feudatari [A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 26, Monferrato, Mazzo 17, Tributi. Descrizione delle liti attive e passive delle comunità della Provincia di Casale (s. d., ma dopo il 1782); vd. anche schede Fontanetto Po e Moncestino]. E’ del 1453 la fissazione del confine di Gabiano sul Po con la giurisdizione limitrofa dei consignori di Moncestino [A.S.T., Corte, Paesi, Monferrato, Feudi per A e B, Mazzo 33]; nella seconda metà del XVIII secolo, la comunità e il feudo di Gabiano avevano un contrasto di natura territoriale (non sfociato però in una formale lite giudiziaria) con Moncestino, che rivendicava il possesso di una piccola porzione del territorio soggetto alla loro giurisdizione [A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 26, Monferrato, Mazzo 17, Tributi. Descrizione delle liti attive e passive delle comunità della Provincia di Casale (s. d., ma dopo il 1782); vd. Anche schede Fontanetto Po e Moncestino]. Vedi mappa.
Fonti
A.C.G. (Archivo storico del comune di Gabiano), al 2002 in attesa di riordino.
 
A.N.P. (Archives Nationales, Paris). Vedi inventario.
A.N.P., F2, Administration Départementale, I, 863 [Montenotte], Département de Marengo, Tableau de la Population par commune d’après le récensement fait par ordre du Préfet dans les derniers mois de l’an XII (1804).
 
A.P.T. (Archivio della Biblioteca della Provincia di Torino), Documenti storici Monferrato, I, 1, 9, Raggionamento sopra l’antiche strade militari del Monferrato fatto dal C.F.M. di Casale già A.P. di questo D. [secolo XVIII], ms.
 
A.R.M.O. (Acta Reginae Montis Oropae), Biella, Unione Tipografica Biellese, 1945 (i documenti XVIII, XXXIV e CIX sono editi a cura di Giuseppe Ferraris).
 
A.S.A. (Archivio di Stato di Alessandria). Vedi inventario.
A.S.A. (Archivio di Stato di Alessandria), Senato del Monferrato, Atti di lite.
 
A.S.T. (Archivio di Stato di Torino). Vedi inventario.
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche per A e per B, Po, Mazzo 1,"LE / COURS / DU PO / DEDIÉ AU ROY / Par son tres humble, tres obeissant / et tres fidele Serviteur et Sujet, le / P. PLACIDE Augustin Dechaussé, et / Geographe Ordinaire de sa Majesté". Carta Corografica in stampa del Corso del Fiume Po delineata e dedicata a S.M- Cristianissima dal P. Placido Agostiniano scalzo nel 1734. Sulla Scala di 1/253.600 (Note: La carta è formata da 5 fogli giustapposti. Il 1° reca l'indicazione "A PARIS 1704"; il 3° e il 4° sono datati 1703; sul 1° e sul 5° foglio è riportata la data di concessione del privilegio reale, rinnovato per 15 anni nel 1734. Cfr. anche Carte Topografiche Segrete, PO 29 E IV ROSSO, 1703-1734 (ma vd. Note) [Autore disegno originale: P. Placide; Autore incisioni: Berey; Autore edizione: "A PARIS / Chez les Augustins pres la Place des Victoires"]. Vedi mappa.
A.S.T., Carte topografiche e disegni,Carte topografiche per A e per B, Po , Mazzo 7, "PARTE DEL CORSO DI PO / dal Porto di Monteu, e parte di quello della Dora Baltea / superiormente al porto di S.t Anna, in vicinanza della / Cassina della Fessia, sino alla loro unione poco longi / da Moncestino". Parte del Corso del Fiume Po dal Porto di Monteu e parte di quello della Dora Baltea superiormente al Porto di S. Anna, in vicinanza della Cascina della Fessia, sino alla loro unione, poco lungi da Moncestino. Originale del Sig. Boerio; senza data. Sulla Scala di 1/4752. (Note: Carta con timbro del Dépôt Général de la Guerre.), s.d. [Autore disegno originale: Non indicato (ma con l'indicazione "Originale dal Sig.r Boerio")]. Vedi mappa.
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche per A e B, Dipartimenti, Mazzo 1, "DÉPARTEMENT / DE / MARENGO / Divise en 3 Arrondisemens / et en 31 Cantons." Carte dei dipartimenti della Dora (n.1), di Marengo (n. 2, 2 bis), del Po (n. 3), della Sesia (n. 4), delle Alpi Marittime (n. 5, 5 bis). Note : In alto: "N.° 101.", "ATLAS NATIONAL DE FRANCE", s.d., [Autore incisioni: P.A.F. Tardieu; autore edizione: P.G. Chanlaire]. Vedi mappa.
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Disegni Monferrato Confini, Volume G, Mazzo 1, Tipo dei confini tra Fontanetto, Gabiano e Moncestino. Gabbiano - 1669-1682. Scritture concernenti la pendenza territoriale circa un'Isola del Po, che mossero i Monferrini di Gabbiano a quelli di Fontanetto, già fatti sudditi di S.A.R., e la trattativa per terminarla. (Note: Coll'Indice, e Tipo Sul verso: "Fontanet, et Gabian". Il titolo attribuito è quello riportato nell'indice del volume), Sul verso: "Fontanet, et Gabian". Il titolo attribuito è quello riportato nell'indice del volume, s.d. Vedi mappa.
A.S.T, Corte, Paesi, Ducato di Monferrato, Mazzo 50, fasc. 15, Stato delle città, communità e cassinali del Ducato di Monferrato, coi nomi de’ vassalli ch’anno prestato il giuramento di fedeltà a S. A. R., formato dal Consigliere Mellarede (s. d., ma attorno al 1710); n. 28, Memorie diverse riguardanti le debiture del Monferrato e le alienazioni cadenti sovra l'ordinario (1770).
A.S.T., Corte, Paesi, Ducato di Monferrato, Provincia di Casale, Mazzo 4, fasc. 2, Gabiano, n. 1, 1719, 23 Marzo. Parere del Senato di Casale sopra le differenze per certi beni esistenti di là dal Po sotto Gabiano del Ducato di Monferrato, pretesi dalla Communità di Fontaneto, Mandamento di Trino. Con una supplica della Communità di Gabiano et altra del Procuratore Generale sovra quel fatto.
A.S.T., Corte, Paesi, , Provincia di Casale: Mazzo  4, fasc. 2, Gabiano, n. 1, Parere del Senato di Casale sopra le differenze per certi beni esistenti di là dal Po sotto Gabiano del Ducato di Monferrato, pretesi dalla Communità di Fontaneto, Mandamento di Trino. Con una supplica della Communità di Gabiano et altra del Procuratore Generale sovra quel fatto, 23 Marzo 1719.
AST, Corte, Paesi, Monferrato, Confini per A e per B, G, n. 1, 1669-1682, Scritture concernenti la pendenza territoriale circa un’Isola del Po, che mossero i Monferrini di Gabbiano a quelli di Fontanetto, già fatti sudditi di S. A. R., e la trattativa per terminarla.
A.S.T., Corte, Paesi, Monferrato, Confini per A e per B, G, n. 1, 1669-1682, Scritture concernenti la pendenza territoriale circa un’Isola del Po, che mossero i Monferrini di Gabbiano a quelli di Fontanetto, già fatti sudditi di S. A. R., e la trattativa per terminarla, Tipo dei confini tra Fontanetto, Gabiano e Moncestino. Gabbiano - 1669-1682. Scritture concernenti la pendenza territoriale circa un'Isola del Po, che mossero i Monferrini di Gabbiano a quelli di Fontanetto, già fatti sudditi di S.A.R., e la trattativa per terminarla. Coll'Indice, e Tipo [Note: Sul verso: "Fontanet, et Gabian". Il titolo attribuito è quello riportato nell'indice del volume], s.d.    Vedi mappa. .
A.S.T., Corte, Paesi, Monferrato, Feudi per A e B, Mazzo 33, Gabiano, fasc. 2: Donazione dell’Arciprete Giacobino de’ Marchesi d'Incisa a suo nome e di Giovanni suo Padre, a favore del Marchese Guglielmo di Monferrato di tutti li beni feudali ed allodiali che possedevano nel Marchesato d’Incisa, in ricompensa de’ quali detto Marchese gli ha ceduto le sette parti delle quaranta sette parti del castello, luogo, giurisdizione, beni, e redditi di Gabiano, 23 Settembre 1514; Permuta tra il Marchese Guglielmo di Monferrato e l’Arciprete Giacobino e Giovanni, padre e figlio d’Incisa, per cui questi hanno ceduto al detto Marchese di Monferrato sette delle quaranta sette parti del Castello, Luogo, Giurisdizione, beni, e redditi di Gabiano, in contracambio de’ beni che spettavano al detto Marchese nel Marchesato d’Incisa in libero, e franco allodio, 20 Aprile 1516.
A.S.T., Corte, Paesi, Monferrato, Materie economiche, Mazzo 18, n. 19: M.A. Tartaglione, Calcolo delle città, terre, anime e moggia de’ terreni del ducato di Monferrato [inizi del secolo XVII], ms.
A.S.T., Corte, Paesi, Paesi per A e per B.
A.S.T., Sezioni Riunite, I archiviazione, Provincia di Casale, Mazzo 1, fasc. 18, Relazione dello stato e coltura de’ beni de’ territorj delle città e comunità della Provincia di Casale (1742-1743); n. 24, Casale. Stato delle liti attive e passive delle comunità (1757).
A.S.T., Sezioni Riunite, I Archiviazione, Provincia di Casale, Mazzo 2, fasc. 4, Monferrato. Ricavo de’ redditi di quelle comunità, misura de’ territorj e de’ beni antichi e moderni e notizie diverse (s. d., ma 1760/1769).
A.S.T., Sezioni Riunite, II archiviazione, Capo 10, Consegna della bocche umane e della bestie (regio editto 10 maggio 1734), Mazzo 6, Provincia di Casale, n.2.
A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 26, Monferrato: Mazzo 13, Convocati delle città e comunità della Provincia di Casale, in risposta alla circolare del Signor Intendente Generale, in data delli 10 dicembre 1781, cc.141r-145r; 321r-323v; Mazzo 17, Tributi. Descrizione delle liti attive e passive delle comunità della Provincia di Casale (s. d., ma dopo il 1782); Mazzo18: Memorie del Basso Monferrato (s. d., ma 1784/ 1789); Comunità della Provincia di Casale che affermano essere necessaria la misura de’ territorj loro (s. d., ma 1786); Mazzo 32, Monferrato, Province di Casale ed Acqui: memorie e stati concernenti la collettazione de’ beni ecclesiastici e luoghi pii (1728-1729); Mazzo 37, Relazione generale dell’operato dal Commendatore Petitti in dipendenza del Regio Editto delli 24 giugno 1728 concernente li beni posseduti dalli ecclesiastici e luoghi pii nel Ducato di Monferrato (1729), cc. 33r e 172r-172v; 88r-88v e 192r.
A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 79, Statistica generale, Mazzo 6, Relazione della Provincia di Casale (1753).
A.S.T., Sezioni Riunite, Carte topografiche e disegni, Controllo Generale di Finanze, Tipi annessi alle patenti secolo XVIII. Mazzo  242,  Marca, rivo,  Progetto regolare di retilineamento del Rivo Marca. Territori di Fontanetto e Gabiano (21/04/1789) [Autore disegno originale: Seppegno Ignazio].  Vedi mappa.
B.N.F. (Bibliothèque nationale de France). Vedi catalogo.
B.N.F., département Cartes et plans, CPL GE DD-2987 (5042), Estats du duc de Savoye ...sous le nom de Piémont...le duché de Montferrat.... par le Sr Sanson d'Abbeville, chez Pierre Mariette (Paris), 1665 [Sanson, Nicolas (1600-1667). Cartographe]. Vedi mappa.
B.N.F., département Cartes et plans, GE DD-2987 (5054 B), La principauté de Piémont, les marquisats de Saluce et de Suze, les comtés de Nice et d'Ast, le Montferrat / dediée au roy par son très humble, très obéissant, très fidèle sujet et serviteur H. Jaillot, géographe de sa Majesté, [chez l'auteur] (A Paris), 1695 [Jaillot, Alexis-Hubert (1632?-1712). Cartographe]. Vedi mappa.

 
B.N.F., département Cartes et plans, CPL GE DD-2987 (5043), Le Piémont et le Montferrat avecque les passages de France en Italie ... / Par P. Du Val, Chez l'Autheur (A Paris), 1600-1699 [Duval, Pierre (1619-1683). Cartographe]. Vedi mappa.
 
C.U.C. (Commissariato per la Liquidazione degli Usi Civici, Torino).
Saletta 1711 (A.S.T., Corte, Monferrato Ducato, ultima addizione: Giacomo Giacinto Saletta, Ducato del Monferrato descritto, 1711, 7 tomi ms.).
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Descrizione Comune
Gabiano
     Diversi indizi di una vasta documentazione locale, che attende di essere studiata compiutamente, suggeriscono di ravvisare nell’organizzazione territoriale di Gabiano, di Varengo e delle loro “ville” minori il risultato, su un arco di tempo assai lungo, di processi di eredità e successione da parte di coltivatori-proprietari che dividono in loco, entro i gruppi di discendenza patrilineari, le case e i beni fondiari tra i discendenti maschi e dotano, al matrimonio, le figlie soprattutto di beni fiduciari. Le donne, al matrimonio, vanno ad abitare in casa del marito e vicino ai parenti di lui. L’effetto cumulativo di simili processi sulle forme di insediamento rurale è noto alla storiografia come “quartieri di lignaggio” ed è attestato in molte zone del Piemonte, e altrove, nelle quali furono deboli o limitati i processi di incastellamento e quelli di sviluppo insediativo basati sulla nucleazione in un concentrico [Regione Piemonte 1994, pp. 30-66].
     Sarebbe azzardato, allo stato delle conoscenze, formulare ipotesi circa le origini e lo sviluppo dei quartieri di lignaggio sul territorio odierno di Gabiano, un’area situata in posizione strategica di controllo dei nodi stradali sulla direttrice Torino-Casale e su quella Vercelli-Asti. E’ tuttavia suggestivo immaginare che un elevato grado di autonomia della vita locale, forse risalente alla gestione altomedievale delle terre delle abbazie di Fruttuaria e di San Pietro di Breme, possa avere a sua volta posto le basi della organizzazione territoriale locale.
      Insieme e analogamente a quanto avvenne per Camino e per Pontestura, il controllo della zona offri, per molti secoli, il controllo del transito del Po. E’ chiaro che l’importanza militare del sito determinò la costruzione di fortificazioni permanenti a partire almeno dal secolo XIII, all’epoca dei conflitti tra il comune di Vercelli e i marchesi di Monferrato, ma sembra che l’apparato difensivo abbia innescato un processo solo parziale di nucleazione dell’abitato [Sergi 1986, pp. 545-48]. Da quell’epoca in poi, Gabiano godette, per molti aspetti, di una dipendenza diretta dal marchesato in quanto “allodium” goduto dai marchesi in piena proprietà: un rapporto che probabilmente favorì lo sviluppo di una forte autonomia amministrativa e ne garantì il consolidamento nel corso del tempo, come suggerisce, per esempio, la precoce stesura di statuti locali e, soprattutto, il loro frequente aggiornamento [Brusasca 1955].
     E’ importante sottolineare i rapporti stretti e al tempo stessi discontinui che legano qui, più che non, per esempio, a Camino o a Pontestura, la storia dei poteri comunitativi e di quelli signorili, dell’organizzazione familiare e della gestione delle risorse economiche ai processi di formazione del territorio. Si tratta innanzitutto di una storia di discontinuità: la forza dei legami con il governo centrale del Monferrato tra il tardo medioevo e la prima età moderna è tutt’altro che costante. Assistiamo, in particolare, a una serie di sforzi notevoli, seppure, in definitiva, fallimentari, di costruzione di una vasta signoria territoriale. Mentre infatti le prerogative signorili degli Scarampi vengono qui precocemente ridimensionate (a differenza che a Camino e a Pontestura) da ripetuti interventi diretti del governo centrale nel corso del secolo XV, a partire dagli esordi del secolo XVI si assiste a una successione di altre iniziative signorili locali vieppiù ambiziose, dapprima, nei primi anni del Cinquecento, da parte dei marchesi Miroglio di Moncestino; quindi, nel 1514 per opera dei marchesi d’Incisa; infine, a partire dal 1530, da parte dei Montiglio [A.S.T., Corte, Paesi, Monferrato, Feudi per A e B, Mazzo 33, Gabiano, fasc. 2: Donazione dell’Arciprete Giacobino de’ Marchesi d'Incisa a suo nome e di Giovanni suo Padre, a favore del Marchese Guglielmo di Monferrato di tutti li beni feudali ed allodiali che possedevano nel Marchesato d’Incisa, in ricompensa de’ quali detto Marchese gli ha ceduto le sette parti delle quaranta sette parti del castello, luogo, giurisdizione, beni, e redditi di Gabiano, 23 Settembre 1514; A.S.T., Corte, Paesi, Monferrato, Feudi per A e B, Mazzo 33, Gabiano, fasc. 2: Donazione dell’Arciprete Giacobino de’ Marchesi d'Incisa a suo nome e di Giovanni suo Padre, a favore del Marchese Guglielmo di Monferrato di tutti li beni feudali ed allodiali che possedevano nel Marchesato d’Incisa, in ricompensa de’ quali detto Marchese gli ha ceduto le sette parti delle quaranta sette parti del castello, luogo, giurisdizione, beni, e redditi di Gabiano, 23 Settembre 1514; Permuta tra il Marchese Guglielmo di Monferrato e l’Arciprete Giacobino e Giovanni, padre e figlio d’Incisa, per cui questi hanno ceduto al detto Marchese di Monferrato sette delle quaranta sette parti del Castello, Luogo, Giurisdizione, beni, e redditi di Gabiano, in contracambio de’ beni che spettavano al detto Marchese nel Marchesato d’Incisa in libero, e franco allodio, 20 Aprile 1516; Saletta 1711].
     In tutti e tre i casi, le iniziative dei signori poggiano sull’affitto di beni, giurisdizione e introiti feudali come basi per la creazione di un dominio compatto. Ai tentativi più effimeri dei marchesi di Moncestino e degli Incisa segue, in questo senso, lo sforzo concertato dei Montiglio a partire dal 1531, allorché Carlo Montiglio, che è consigliere marchionale, maestro di casa dei marchesi di Monferrato e governatore del castello di Casale, riceve in donazione non soltanto un complesso di diritti signorili a Gabiano, ma anche la “villa” di Varengo che ne conclude verso ovest il territorio attraverso la lunga valle, quasi priva di insediamenti, della Gaminella di Gabiano.
     I Montiglio hanno appena concluso vari acquisti in altre aree adiacenti: al fodro di Mombello, pagato per un quarto dagli uomini di Cerrina e che già possedevano, aggregano il dazio e il pedaggio del luogo e pezze di terra prativa, coltiva e vineata, per le quali chiederanno la trasformazioni da allodiali in feudali; del 1531 è l’acquisto, ancora da parte di Carlo Montiglio, di metà del castello di Piancerreto, contiguo a Cerrina [A.S.T., Corte, Paesi, Monferrato, Feudi per A e B, Mazzo 33, Diploma dell'Imperatore Carlo V di confermazione della donazione fatta dal Marchese Giovanni Giorgio di Monferrato del castello e luogo di Gabiano e de’ luoghi di Cerrina e Varengo a favore di Carlo Montiglio, come pure dell’acquisto per esso Carlo fatto a titolo oneroso di parte della giurisdizione di Castelletto de Merli, della metà di Piancerretto, e del fodro, e dazio di Mombello, con alcuni beni sulle fini di questo luogo. Con unione ed erezione di tutti essi luoghi e castello in titolo e dignità di un solo contado a favore del predetto Carlo Montiglio e de’ suoi eredi e discendenti in perpetuo, servato l’ordine di primogenitura ivi espresso, 14 Marzo 1533]. Nelle parole di un inquadramento recente:
 
La sua intenzione è quella di ricavare, da donazioni e acquisti, un feudo da trasmettere in primogenitura. La concessione di Gabiano, al di là di quanto avrebbe potuto sperare, aggiunge al primo copicuo lotto tutta quella vasta area che, agganciandosi immediatamente ad esso, sale sulle colline prospicienti e poi ridiscende raggiungendo la valle del Po, sulle cui acque, ghiaie, porto e mulini si estendono i diritti feudali. [Sergi 1986, p. 549].
 
Nel 1532 viene rinnovata ai Montiglio l’investitura sia sui beni feudali a Cerrina con Montaldo e metà di Piancerreto sia su Gabiano accorpato con Viarengo, oltre a una parte della giurisdizione su Castelletto Merli. Tutto ciò costituisce il “feudo di Gabiano”, che, nel 1533, viene eretto in contea.
     La signoria dei Montiglio sarà tuttavia scalzata nell’arco di meno di un secolo da quella dei Durazzo, in parte a sua volta contesa dai Beccaguti. Se la presenza dei Durazzo perdurerà fino nel cuore dell’età contemporanea, la loro influenza locale, come già quella dei Montiglio, si farà sentire, stando agli indizi affioranti nella documentazione, soprattutto nell’esazione di pedaggi e nelle prerogative di controllo delle attività commerciali e di transito che non in iniziative di riorganizzazione diretta e sistematica del territorio e delle attività produttive.
     Viceversa, la vita agricola locale appare sostanzialmente sotto il controllo delle famiglie di coltivatori e piccoli conduttori, che si dedicano a una policoltura di sussistenza su terreni interessati solo in parte dalla viticoltura. Alcuni aspetti importanti della vita locale emergono in questo senso dalla ricca documentazione della età moderna. Prendiamo, per esempio, le inchieste e le rilevazioni compiute a più riprese lungo l’arco del Settecento dai funzionari del governo sabaudo per entrambe le comunità corrispondenti al territorio odierno di Gabiano, una documentazione che consente dunque confronti tra le comunità sia in uno stesso momento storico sia in anni diversi.
     La Statistica generale del 1753 fornisce un dato sull’estensione complessiva del territorio (3003 moggia) inferiore di ben 1697 moggia rispetto alla quantità che si trova nelle risposte del consiglio comunitativo (convocato del 2 gennaio 1782) ai quesiti posti dalla circolare governativa del 16 dicembre 1781 (4700 moggia). La distribuzione delle colture risulta sconvolta relativamente al peso dell’aratorio (il 30,5 per cento del territorio secondo la Statistica generale rispetto al 10 6 per cento nella fonte del 1782) e della vigna (il 24 4 per cento nella Statistica contro il 42,6 per cento nel documento più tardo). Più simili appaiono invece nei due documenti le quote di territorio attribuite ai boschi, incolti e pascoli. Se si considerano in qualche misura corrispondenti le voci della Statistica generale relative ai boschi, incolti e pascoli e quelle che si riferiscono ai boschi e alle “giare e gerbidi” nel documento del 1782, si osserva che in entrambi i casi esse costituiscono attorno al 23-24 per cento del territorio.
     Le tabelle della Statistica generale dedicate alle produzioni registrano eccedenze di frumento (pari al 26,1 per cento della produzione) e di vino (il 44,5 per cento del prodotto), accanto alla consueta carenza di “meliga bianca” (l’86,2 per cento del fabbisogno locale) e di “marzaschi” (il 90,2 per cento). Secondo quanto affermavano gli amministratori della comunità nel 1782, le colture cerealicole predominavano nella parte meridionale del territorio, mentre a nord prevaleva la viticoltura. Attività diffuse, stando alla stessa Statistica generale, erano poi il lavoro agricolo stagionale nei campi e nelle risaie a nord del Po, oltre al trasporto della legna per via d’acqua lungo il fiume.
     Per Varengo la Statistica generale del 1753 fornisce un dato sull’estensione complessiva del territorio (571 moggia) inferiore di 129 moggia rispetto alla quantità che si trova nelle risposte del consiglio comunitativo (convocato del 3 gennaio 1782) ai quesiti posti dalla circolare governativa del 16 dicembre 1781 (700 moggia). La distribuzione relativa delle colture resta tuttavia abbastanza simile nel quadro fornitone dalle due fonti: l’aratorio risulta leggermente meno esteso nel convocato del 1782 (il 21,4 per cento della superficie agricola totale contro il 23,1 per cento riportato nella Statistica), mentre la vigna, al contrario, passa dal 43,1 per cento al 50 per cento. I prati coprono una superficie alquanto inferiore nel documento più tardo (il 26,4 per cento rispetto al 31,9 per cento); boschi e incolti considerati insieme (si rileva in effetti un diverso rapporto proporzionale delle due categorie l’una rispetto all’altra, dovuto però evidentemente a un criterio differente di classificazione degli stessi tipi di terreni) mantengono una consistenza molto simile nelle due fonti.
     Le tabelle della Statistica generale dedicate alle produzioni registrano una notevole insufficienza della produzione di frumento rispetto al consumo locale (pari al 64,5 per cento del fabbisogno) e una quasi totale carenza di “meliga bianca” (il 92,7 per cento del fabbisogno) e di “marzaschi” (il 94,2 per cento). Soltanto il vino risultava prodotto in quantità esportabile (nella misura del 22,2 per cento della produzione totale). Le dichiarazioni del convocato del 1782 in merito ai generi predominanti nel territorio presentano una situazione analoga. Anche a Varengo, secondo la Statistica generale, era diffusa la pratica di cercare lavoro stagionale nei campi e nelle risaie al di là del Po [A.S.T., Camerale, II archiviazione, Capo 79, Statistica generale, Mazzo 6, Relazione della Provincia di Casale (1753)].
     A Gabiano la Consegna del 1734 censisce 314 capifamiglia e un totale di 1656 abitanti, contro un numero inferiore di “fuochi” (273) e invece una quantità superiore di “anime” (1670) registrate dalla Statistica Generale del 1753. La Consegna, inoltre, censisce 793 capi di bestiame bovino, contro i 645 indicati nella Statistica generale.
     Tra i “consegnanti” del 1734, si possono individuare: uno strato superiore particolarmente ristretto composto di 9 unità (un avvocato, un notaio e giudice feudale, un medico e notaio, un medico, due redditieri, un “ricevitore delle regie gabelle”, due chirurghi); 18 capifamiglia artigiani; 3 “massari”; 276 “[lavoranti] di campagna”. Una presenza peculiare abbastanza rilevante è data da 8 capifamiglia che esercitano il mestiere di “barcaiolo” (uno di essi è anzi definito come vivente di rendita e barcaiolo). I nuclei di barcaioli hanno dimensioni mediamente elevate (8 persone per nucleo, mentre gli artigiani ne contano 4, 2, i “lavoranti di campagna” 5,2 e i massari 8,3): sono infatti costituiti da strutture familiari a ceppo e talvolta includono garzoni e dipendenti. La disponibilità media di bestiame bovino è più alta in questi nuclei che non fra i “lavoranti di campagna”: 3,5 contro 2,5 capi per ciascun capofamiglia (8 in media nelle tre famiglie di massari presenti).
      Barcaioli e “lavoranti di campagna” sono prevalentemente originari della comunità, mentre due sui tre massari presenti provengono da altre località (come tutte e tre le loro mogli). Più in generale, sono originari di altre località, quasi sempre del Basso Monferrato, 22 capifamiglia, pari al 7 per cento del totale. Il 24,2 per cento dei capifamiglia di sesso maschile originari di Gabiano risulta sposato con donne forestiere, in realtà, anche in questo caso, provenienti da altre località del Basso Monferrato(in tutto, 25), con tre eccezioni: Cairo, Susa e Lugano. Il maggior addensamento di provenienze si verifica attorno alle comunità di Mombello (9 casi) e Cerrina (6 casi). Castelletto Merli, Odalengo Grande e Odalengo Piccolo ricorrono ciascuna 4 volte; Moncestino, Varengo e Villamiroglio, tre volte; Castel San Pietro e Montalero, due volte. Le restanti comunità compaiono una sola volta [A.S.T., Camerale, II archiviazione, Capo 10, Consegna della bocche umane e della bestie (regio editto 10 maggio 1734), Mazzo 6, Provincia di Casale, n.2.].