Cassine

AutoriGuglielmotti, Paola
Anno Compilazione1998
Provincia
Alessandria.
Area storica
Alessandrino, poi Monferrato, Stato di Milano, Monferrato.
Abitanti
3130 al censimento del 1991.
Estensione
3353 ettari (ISTAT), 3325 (SITA).
Confini
Il territorio di Cassine, a un’altezza compresa tra i 113 e i 310 metri, confina, procedendo da nord in senso orario, con quelli di Gamalero, Sezzadio, Castelnuovo Bormida, Rivalta Bormida, Strevi, Ricaldone, Maranzana, con l’isola amministrativa di Alice Bel Colle, di nuovo con il territorio di Maranzana, con l’isola amministrativa di Ricaldone e infine con il territorio di Mombaruzzo. Nel segmento sud-orientale del territorio comunale include l’isola amministrativa di Rivalta Bormida, mentre le proprie due isole amministrative sono comprese nel territorio del comune di Sezzadio.
Frazioni
Oltre al centro vero e proprio attualmente si contano le frazioni di Caranzano, Gavonata-Fontaniale, Sant’Andrea, una decina di nuclei e un notevole numero di case sparse.
Toponimo storico
Nelle fonti di età più alta la grafia latina delle prime attestazioni è estramente variabile, e il nome può essere sia usato al singolare, sia volto al plurale: si veda ad esempio «Caxina» nel 1039 (Le carte medievali della Chiesa d’Acqui, a cura di R. Pavoni, Genova 1977 (Collana storica di Fonti e studi, 22, n. 15, p. 58) oppure «Cassinae» nel 1052 [ivi, n. 17, p. 71].
Diocesi
Data la prossimità, e anche, come si vedrà tra breve, le iniziali competenze giursidizionali del vescovo di Acqui su Cassine, l’appartenenza alla diocesi di Acqui non è mai seriamente in discussione. Conferma di pertinenze propriamente ecclesiastiche della Chiesa di Acqui è attuata da papa Adriano IV nel 1156 (Le carte medievali cit., n. 28, pp. 85-88). Nel 1175 il papa Alessandro III, con grave detrimento della diocesi acquese, decreta l’annessione anche della pieve di S. Maria di Cassine alla diocesi di Alessandria, il nuovo nucleo politico e insediativo aggregatosi nel 1163 (FIRPO 1994, p. 498), ma la pieve cassinese non è mai realmente assimilata alla diocesi alessandrina. Nel 1364 è riconfermata da parte imperiale la giurisdizione della chiesa di Acqui anche su Cassine [La carte medievali cit., n. 279, pp. 480-491].
Pieve
Poiché Cassine figura tra i luoghi su cui nel 996 l’imperatore concede alla Chiesa di Acqui di esercitare la propria giurisdizione, è lecito chiedersi se la pieve di S. Maria (ma la titolazione si apprende solo nelle fonti quattrocentesche) non possa essere antecedente al Mille (Le carte medievali cit., n. 9, pp. 48-52). Alla pieve di Cassine, come si è visto attestata almeno dal 1175, è attribuita nel 1247 dai canonici una dote in decime sul territorio di Cassine (La carte medievali cit., n. 92, pp. 173-175). Dell’arciprete della pieve di Cassine si parla nel 1298, anche in quanto da lui dipendono le chiese extramurane di S. Giorgio e di S. Lorenzo (Le carte medievali cit., nn. 179-181, pp. 303-307). La visita pastorale del 1576 specifica la collocazione fuori le mura della pieve (Visita di Mon. Pietro Fauno, condotta da don Andronico Picco, in Archivio Vescovile di Acqui,Visite pastorali, Fasc. I-B/C).
Altre Presenze Ecclesiastiche
La chiesa di S. Andrea è citata dagli anni 1023-1033, allorché è donata al monastero di S. Pietro d’Acqui, e l’appartenenza a Cassine del centro che si sviluppa intorno alla chiesa è sicuro almeno dalla fine del Duecento (ARDITI-CUTTICA DI REVIGLIASCO 1986, p. 10). Del convento di S. Francesco di Cassine, ancora in fase di edificazione, si parla dal 1232 (Cartario Alessandrino fino al 1300, a cura di F. GASPAROLO, Torino 1930, B. S. S. S., 30, n. 586, pp. 249-250). Nella visita pastorale condotta nel 1576, sopra citata, sono ricordate oltre alla pieve tre chiese parrocchiali: di S. Giacomo, di S. Lorenzo e S. Stefano e di S. Caterina. I rettori delle prime due sono definiti parroci poveri. Nel 1925 si vuol promuovere a parrocchia, nella frazione Gavonata, la chiesa di S. Maria in Fontaniale. Ancora negli anni ’20 di questo secolo la chiesa di S. Domenico nella frazione di Caranzano è indicata dipendente dalla parrocchia dei SS. Lorenzo e Giacomo (A. S. Al., Subeconomato benefici vacanti, m. 14). Attualmente, oltre a queste due ultime chiese, sono attive quelle di S. Caterina, quella dei SS. Giacomo e Lorenzo, e quella di S. Andrea che dà nome alla frazione (I vescovi della chiesa 1997, p. 66). Se le fonti di età moderna non sembrano attestare confrarie, la documentazione di tardo Novecento cita una Congregazione di Carità che di solito ha antiche origini [A.S.A., Prefettura di Alessandria, Opere Pie, fasc. 150].
Assetto Insediativo

                                   

Luoghi Scomparsi
Non è stata rinvenuta documentazione pertinente.
Comunità, origine, funzionamento
La prima menzione del comune di Cassine risale al 1177, quando si schiera al fianco di Alessandria (GUASCO 1925), e la pienezza di giurisdizioni che si arroga è ben visibile nel 1247, quando due sindaci del comune di Cassine figurano accanto ai rappresentanti di altri comuni che si accordano per la gestione indivisa di un estesissimo bosco comune, senza riferimento ad altra autorità locale (A. S. T, Corte, Paesi Monferrato Confini, vol. B, n. 9). Dai capitoli concessi nel 1456 da Guglielmo duca di Monferrato apprendiamo che il consiglio era da tempo composto da 24 membri [A. C. C., cart. 129, n. 4].
Statuti
La copia degli Statuti conservata presso l’Archivio Comunale datava 1567, ma al contrario di quanto dichiarato nell’inventario non è più nella sua sede. Un estratto dei Bandi campestri è in atto del 1575-1576 [A.S. T., Corte, Monferrato Confini, Mazzo 10, f. 200].
Catasti
Abbondante materiale è conservato in A. C. Cassine, a partire dal 1716, su cui riferisce distesamente e fornisce schedatura ARDITI-CUTTICA DI REVIGLIASCO 1986, pp. 105 sgg. [A.S.T., Camerale, Catasti,  materiale datato 1762-1763 (Alleg. A, 94/1 e 95; Alleg. D, vol. 191; Alleg. G., fasc. 225); A.S.T., Sezioni Riunite, Catasti, Catasto sabaudo, Allegato A. Mappe del catasto antico, Circondario di Alessandria, Mandamento di Cassine, Cassine, Borgorato, Frascaro e Gamalero, Mazzzo 96].
     Si fa riferimento a l catasto del comune compilato nel 1716 in un registro del 1771 [A.S.T., Finanze, II Archiviazione, Capo 14, Consegne dei boschi, n. 6, Cassine; Arditi-Cuttica di Revigliasco 1986, p. 7].
Ordinati
Presso l’Archivio Comunale è conservata la serie completa degli ordinati dal 1660 al 1800 [A.C.C.].
Dipendenze nel Medioevo
Cassine figura tra i luoghi (e per tutti si parla di villaggio e castello) su cui nel 996, e con successive conferme fino al 1052, l’imperatore concede alla Chiesa di Acqui di esercitare la propria giurisdizione (Le carte medievali cit., n. 9, pp. 48-52; n. 15, pp. 56-62; n. 17, pp. 68-71). Ormai organizzato a comune, Cassine compare quale stretto alleato di Alessandria già nel 1177 (GUASCO 1925) e poi ancora nel 1198 (Codex Astensis qui de Malabayla communiter nuncupatur, a cura di Q. SELLA, Roma 1880, Atti della Reale Accademia dei Lincei, serie II, 4 voll., II, n. 417, p. 435). Nel 1199 è invece il marchese Bonifacio di Monferrato che chiede quanto gli spetta in Cassine agli Alessandrini (ivi, III, n. 996, pp. 13-14). L’alleanza con Alessandria non è mai rimessa in discussione e ancora a metà degli anni ’30 del secolo XIII gli Alessandrini dichiarano il comune di Cassine tra i propri alleati (Cartario Alessandrino fino al 1300, a cura di F. GASPAROLO, III, Torino 1930, B. S. S. S. 117, n. 604, pp. 274-275; FIRPO 1994, p. 499). Il passaggio ad altra dominazione ha luogo nel 1380, quando anche Cassine – con la Comunia – figura tra le terre di cui l’imperatore Venceslao attribuisce competenze giurisdizionali al duca di Milano Gian Galeazzo Visconti, creato suo vicario [copia dell’atto in A. S. T., Corte, Monferrato Confini, Mazzo. 10, f. 7].
Feudo
Nel 1454 Francesco Sforza, duca di Milano, concede in feudo a Guglielmo di Monferrato il castello di Cassine con tutte le sue pertinenze (A. C. Cassine, Cart. 129, n. 7). Giuramenti di fedeltà dei marchesi di Monferrato sono prestati ai duchi di Milano fino al 1531, e Cassine figura congiunta ai non limitrofi feudi di Felizzano e Refrancore (A. S. T., Paesi di Nuovo Acquisto, Provincia dell’Alessandrino, m. 8, Cassine, nn. 2-4). Nel 1535 da parte imperiale si risolve una contesa fra il duca di Milano e quello di Monferrato relativa a Cassine, che è attribuita al primo (A. S. T., Corte, Monferrato Confini, M 10, ff. 87 sgg.). Nel 1554 Cassine è smembrata dalla giurisdizione della città di Alessandria e direttamente infeudata (con Felizzano) al marchese Guglielmo di Monferrato (A. S. T., Corte, Alessandrino Provincia, m. 8, n. 2). Nel 1578 il feudo di Cassine è acquistato dal marchese Cesare Cuttica e resta alla famiglia Cuttica almeno fino al 1701 [A. C.C., Cart. 129, n. 7; A. S. T., Paesi di Nuovo Acquisto, Provincia dell’Alessandrino, Mazzo  8, Cassine, passim]. Nel 1591 il feudo ritorna temporaneamente alla Camera ducale [A. C.C., Cart. 129, n. 7].
Mutamenti di distrettuazione
Il passaggio di Cassine allo stato sabaudo avviene nel 1707 (ARDITI-CUTTICA DI REVIGLIASCO 1986, p. 7). Durante il governo napoleonico Cassine rientra nel Dipartimento di Marenco ed è capoluogo di Mandamento (su Gamalero, Frascaro e Borgoratto); successivamente fa parte della Provincia di Alessandria.
Mutamenti Territoriali
I maggiori problemi di definizione territoriale dipendono, come vedremo, dal fatto che Cassine partecipa con le comunità disposte a nordovest della gestione indivisa dell’esteso bosco comune situato «ultra Cervinum». Per quanto riguarda la parte orientale del territorio, le incertezze derivano dal fatto che il fiume Bormida, usato in origine come confine, varia nel tempo, e perciò si presenta ricorrentemente la necessità di precisare le competenze territoriali di Cassine rispetto ai comuni confinanti. La località Gavonata, ad esempio, appare nella fase medievale di incerta collocazione tra Sezzadio e Cassine, anche per la complessa e mutevole situazione proprietaria (ARDITI-CUTTICA DI REVIGLIASCO 1986, pp. 8-9). Tuttavia, la sua progressiva inclusione nel territorio di Cassine sembra avvenire per vie pacifiche, come appare nel 1693, dopo l’ennesima esondazione che lascia incerti i confini rispetto a Sezzadio (GASPAROLO 1912, I, pp. 410-411). Anche la soluzione cui si perviene rispetto a Castelnuovo Bormida, in regione Leggiera e Gurra Fontana (dove un mulino di Cassine è rimasto a secco), nel 1825-26 non sembra avere dietro di sé di forti tensioni (con rimando ad atti del 1818: in A. S. Al., Intendenza generale di Alessandria, Affari speciali dei comuni, m. 209, Mandamento di Cassine, fasc. 2, Comune di Cassine; A. S. T., Paesi per A e B, Lettera C, m. 30, n. 3 bis). La gradualità con cui si originano le due attuali isole amministrative di Cassine, successive al 1762, e anche l’isola amministrativa di Rivalta Bormida, all’interno del territorio di Cassine, che si forma posteriormente al 1878, è sicuramente uno dei motivi per cui non non disponiamo di materiale documentario che attesti il tracciamento di confini (si veda la scheda sulle isole amministrative di Cassine e Rivalta Bormida).
     Se ci atteniamo strettamente al momento della definizione confinaria, è nel 1411 che, in seguito a un arbitrato, si decide di apporre 27 termini rispetto al territorio di Ricaldone, nella zona intorno alla via della Costa (A. C. Cassine, cart. 129, n. 7; A. S. T., Corte, Monferrato Confini, R. 1, f. 20; Monferrato Feudi, m. 59). La questione non resta del tutto appianata, anche se in seguito – come apprendiamo da episodi cinque e seicenteschi – non sono in discussione pertinenze territoriali quanto piuttosto la gestione della strada (che conduce poi anche a Strevi e che nelle mappe settecentesche passa esternamente al territorio comunale), su cui quelli di Cassine pretendono pedaggio, a detta degli uomini di Ricaldone ingiustamente: ciò innesca una frequente microconflittualità (A. S. T., Corte, Monferrato Confini, R. 1, passim; M 10, ff. 145-147; ARDITI-CUTTICA DI REVIGLIASCO 1986, p. 13). La questione dei pedaggi si pone anche rispetto a Fontanile e Mombaruzzo (ivi, ff. 152-154). Una ricognizione dei confini tra Cassine, Mombaruzzo, Gamalero, Borgoratto e Carentino è condotta nel 1551, ma nell’ambito, come vedremo, della questione del bosco detto della Comuna (A. S. T, Corte, Monferrato Confini, M 10, f. 111). Nel 1581 il comune di Mombaruzzo lamenta tra l’altro che il comune di Cassine abbia assogettato al suo registro i possessi della Cascina Bianca di Carlo e Bonifacio Della Chiesa, che erano in precedenza sempre state registrate nel territorio di Mombaruzzo (A. S. T., Corte, Monferrato Feudi, m. 47, n. 2 c.). Risalgono al 1788 degli atti, ora perduti, nell’Archivio Comunale di Mombaruzzo (n. 2 in m. 1: Cat. I, Classe I, Confini) relativi alla liquidazione dei confini tra la comunità di Mombaruzzo e quelle di Ricaldone, Quaranti, Fontanile, Nizza, Incisa, Castelnuovo Belbo, Bruno, Carentino, Gamalero, Cassine e Maranzana.
Comunanze
Anche Cassine, come si è visto, partecipa della gestione indivisa di un esteso bosco comune – «ultra Cervinum» – alla cui definizione vediamo impegnati nel 1247 i rappresentanti dei comuni di Mombaruzzo, Maranzana, Alice, Ricaldone, Bruno, e i cui confini sono indicati negli uomini di Gamalero, Bruno, Carentino, Mombaruzzo, Maranzana e Cassine stessa [A.S T, Corte, Paesi Monferrato Confini, vol. B, n. 9; si vedano le schede relative a tutti questi luoghi]. La storia della lento discioglimento da questa gestione costituisce la parte della storia del territorio di Cassine più abbondantemente documentata, tuttavia solo a partire dal secolo XVI. In primo luogo, è probabile che di volta in volta ciascun attore qui coinvolto concepisca la Comuna come un’area di estensione e di pertinenza differenti da quella pensata da un altro interlocutore: per esempio nel 1563-1564 Cassine vi considera inclusa anche la zona del rio Cervino, che appare spesso nelle rivendicazioni di Mombaruzzo (A. S. T., Corte, Monferrato Confini, M 10, ff. 128-137 e passim). Comunque sia, il rilievo che la gestione della Comuna assume dipende dal fatto che Cassine, a differenza delle comunità confinanti e appartenenti al Ducato di Monferrato, rientra – tranne una breve fase – nello Stato di Milano. Gli smembramenti di questi boschi hanno luogo in maniera diluita nel tempo. Ad esempio nel 1572 gli agenti di Cassine vendono 200 moggia della Comuna, «in odio di particolari» di Mombaruzzo, Ricaldone, Maranzana, Alice, Quaranti e Castelletto Molina (A. S. T., Corte, Monferrato Confini, M 10, f. 158). Una serie di contese relative alla Comuna della seconda metà del Cinquecento porta nel 1599 a un arbitrato, condotto dai rappresentanti dello stato di Milano e del Senato di Monferrato (che successivamente ratificano) che definisce cosa si deve intendere per Comuna, anche se ai nostri occhi non appare del tutto chiaro: «tutto ciò che vi è a Levante in coerenza di Carentino, Alessandria e Gamaleri a mezzodì della strada della valle del Cervino, ad occidente dei boschi di Mombaruzzo ed a septentrione del rivo del Ghissone». Di ciò si fanno tre parti, aggiudicate una a Cassine e le altre due a Mombaruzzo e alle altre comunità litiganti (A. S. T., Corte, Monferrato Confini, M 10, ff. 203 sgg., in particolare 320 sgg.; Monferrato, m. 23, Cassine, n. 3). Nonostante la ratifica di questa spartizione da parte delle comunità, permane probabilmente un’intrico di pertinenze di un comune nel territorio del’altro. Ad esempio, nel 1784 si conclude un procedimento per eliminare un gerbido di 300 moggia, denominato la Comuna, dichiarato proprietà del comune di Cassine e incluso nel territorio di Gamalero. Poiché il regime precedente, che prevedeva un affitto di tre anni in tre anni con la proibizione di portare le terre a coltura, non risultava vantaggioso per nessuno, si decide di frazionarlo e metterlo in vendita: l’acquisto effettivamente avviene, ma da parte di un singolo, l’avvocato Carlo Maria Sticca, abitante di Cassine (A. C. Cassine, m. 129).
     Quelli che, una volta attuata la spartizione, le fonti definiscono sempre più spesso Boschi delle sorti si trovano nella zona occidentale del territorio comunale, non a caso in prossimità dell’isola amministrativa di Ricaldone che ha eguale origine in quel primo bosco comune. Si noti tra l’altro come questo segmento del territorio di Ricaldone e quello analogo e vicino corrispondente all’attuale isola amministrativa di Alice Bel Colle abbiano anche la funzione di cuscinetto che separa più efficacemente il territorio di Cassine da quello di Mombaruzzo, comunità di analoga energia e intraprendenza.
     Gran parte della quota della Comuna pervenuta a Cassine è ridotta a coltura, come si apprende dalla consegna dei boschi del 1771, che ricorda arroncamenti condotti in momenti diversi, di beni ormai di proprietà individuale, per esempio, nella valle del Cervino e in contrada di Orzeo, cui sono confinanti i boschi della comunità (A. S. T., Finanze, II Archiviazione, Capo 14, Consegne dei boschi, n. 6, Cassine). Lo smantellamento del bosco comune procede per vendite a singoli, come si vede ancora nel 1821, quando il comune delibera sulla domanda fatta dall’avvocato Alessandro Sticha di voler pagare il residuo prezzo dei beni detti della Comuna (A. S. A., Intendenza generale di Alessandria, Affari speciali dei comuni, m. 209, Mandamento di Cassine, fasc. 2, Comune di Cassine). Ancora nel 1844 si ha attestazione (con rimando a quanto si faceva a metà Seicento) della gestione da parte di una società di proprietari dei Boschi detti delle sorti (A. C. Cassine, m. 134) e nel 1845 alcuni particolari di Cassine chiedono di essere autorizzati a tenere un camparo particolare (A. S. T., Paesi per A e B, Lettera C, m. 30, Cassine, n. 22, sono allegate 10 carte). Stando alle dichiarazioni del podestà nel 1927 non esistevano terreni gravati da usi civici e quelli di uso pubblico, di cui è fatta ricognizione nel 1936 sono di estensione irrisoria: il decreto di chiusura delle operazioni di accertamento data 1936 [C. U. C., Provincia d’Alessandria, cartella 43].
Liti Territoriali
In realtà la maggior parte della documentazione concernente i beni comuni può essere letta come testimonianza di liti territoriali. Una serie di contese relative all'area boschiva della  'Comuna'  della seconda metà del Cinquecento porta, nel 1599, a un arbitrato, condotto dai rappresentanti dello stato di Milano e del Senato di Monferrato (che successivamente ratificano) che definisce cosa si deve intendere per 'area boschiva della 'Comuna', anche se ai nostri occhi non appare del tutto chiaro:
 
tutto ciò che vi è a Levante in coerenza di Carentino, Alessandria e Gamaleri a mezzodì della strada della valle del Cervino, ad occidente dei boschi di Mombaruzzo ed a septentrione del rivo del Ghissone.
 
Di ciò si fanno tre parti, aggiudicate una a Cassine e le altre due a Mombaruzzo e alle altre comunità litiganti [A.S.T., Corte, Monferrato Confini, Mazzo 10, ff. 203 sgg., in particolare 320 sgg.; Monferrato, Mazzo 23, Cassine, n. 3; vd anche schede Alice Bel Colle, Bruno, Carentino, Gamalero, Maranzana e Mombaruzzo].
Fonti
A.C.C. (Archivio Storico del Comune di Cassine).
    La situazione documentaria per lo studio della comunità e del territorio di Cassine si presenta eccellente. L’Archivio Comunale è stato riordinato nei 1960-1961. Nella Divisione I, la cartella 2 raccoglie materiale del 1860-1862 sulla delimitezione dei confini territoriali, mentre la Divisione III organizza materiale ottocentesco sul bosco delle sorti e sulle consegne dei boschi (cartelle 134-135). Esiste anche un inventario comunale redatto nel 1776 [ A.S.T., Sezioni Riunite, Inventari comunali, Mazzo 3].
 
A.S.A. (Archivio di Stato di Alessandria).
 
A.S.T. (Archiio di Stato di Torino).
A.S.T., Sezioni Riunite, Inventari comunali, Mazzo 3.
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Disegni Monferrato Confini, Volume R, Mazzo 1, Tipo raffigurante il territorio compreso fra Ricaldone, Alice e Strevi. Ricaldone & c. - 1411-1680. Volume di documenti risguardanti le contese territoriali di Cassine, Stato di Milano, contro Ricaldone, e Strevi, Stato di Monferrato, in ordine alla Strada della Costa: Contro Castelnovo Bormida, ed Alice, Terre anco Monferrine, per il Bosco detto Vettazzo, rispetto all'ultima. Coll'Indice, e Tipi, s.d. Vedi mappa.
A.S.T., Sezioni Riunite, Catasti, Catasto sabaudo, Allegato A. Mappe del catasto antico, Circondario di Alessandria, Mandamento di Cassine, Cassine, Borgorato, Frascaro e Gamalero, Mazzzo 96.
Bibliografia
AIRALDI, G., Un diploma di Gangaleazzo Maria Sforza per Cassine (1492), in «R. S. A. A. P. Al. At.», 80-81 (1971-1972).
 
ARDITI, S., e CUTTICA DI REVIGLIASCO, G., Cassine. Note di Analisi storica. Territorio, insediamenti rurali e concentrico, Edizioni dell’Orso, Alessandria 1986.
 
Cartario Alessandrino fino al 1300, a cura di F. GASPAROLO, III, Torino 1930, B. S. S. S. 117.
 
Le carte medievali della Chiesa d’Acqui, a cura di R. PAVONI, Genova 1977 (Collana storica di Fonti e studi, 22).
 
Codex Astensis qui de Malabayla communiter nuncupatur, a cura di Q. SELLA, Roma 1880, Atti della Reale Accademia dei Lincei, serie II, 4 voll.
 
FIRPO, F., L’area e gli anni della genesi di Alessandria: dinamiche e interferenze politico-sociali, in «B. S. B. S.», 92 (1994).
 
GASPAROLO, F., Memorie storiche di Sezzé alessandrino. L’Abadia di S. Giustina. Il monastero di Santo Stefano o santa Maria di Banno, Alessandria 1912, 2 voll.
 
GUASCO, F., Lega fra i Comuni di Alessandria e di Cassine, in «R. S. A. A. P. Al.», 34 (1925).
 
GUGLIELMOTTI, P., Comunità e territorio. Villaggi del Piemonte medievale, Roma 2001, pp. 207-228.MERLONE, R., Gli Aleramici. Una dinastia dalle strutture pubbliche ai nuovi orientamenti territoriali (secoli IX-XI), Torino 1995 (B. S. S., 212).
 
PERSOGLIO, V., Cenni storici del paese di Cassine, Genova 1882.
 
PISTARINO, G., Ricerche sull’alto Monferrato nel Medioevo. La questione di confine tra il marchesato di Monferrato e il ducato di Milano sulla fine del Quattrocento, in «Archivio storico del Monferrato», 1 (1960).
I vescovi della chiesa di Acqui dalle origini al XX secolo, Editrice impressioni grafiche, Acqui 1997.
Descrizione Comune
Cassine
     La zona in cui sorge Cassine gode fin dalle prime menzioni di una certa eminenza rispetto a quelle vicine. Beni della famiglia marchionale aleramica sono ad esempio attestati nel 991 e 1030 attorno a Cassine (MERLONE 1995, pp. 112, 197, 202, 277 284 sgg.). Il villaggio sa esprimere maggior successo politico e insediativo rispetto alla maggior parte dei luoghi vicini e tra l’altro nessuna delle sue frazioni matura spinte centrifughe. È probabile che la precoce attestazione del comune corrisponda a una capacità di definizione anche in senso territoriale; tuttavia, per la casualità di conservazione documentaria, non è affatto precoce la prima menzione di un «territorio Cassinarum», che risale al 1247 (La carte medievali cit., n. 92, pp. 173-175).
     Appena assume visibilità nelle fonti, la gestione del territorio appare prerogativa della comunità, con pressoché nulli interventi da parte dei feudatari locali, e frequente ricorso all’autorità dello Stato di Milano. L’intraprendenza della comunità è presto premiata e questi riconoscimenti possono restituirci indirettamente anche l’intensità della presenza di Cassine sul territorio. Già nel 1456 Guglielmo di Monferrato concede ampie prerogative – evidentemente già gestite – alla comunità di Cassine, con esplicita specificazione di «ogni preminenza, colla Comuna, Piano del Bosco e la via della Costa» (A. S. T., Corte, Monferrato Confini, R. 1, f. 12 e M 10, f. 22). È tra l’altro valorizzata la collocazione di Cassine lungo una direttrice di traffico tra Liguria e Piemonte, come quando sono autorizzate la libera esportazione dei grani e la libera importazione di sale da parte del duca di Milano Giangaleazzo Maria Sforza nel 1492, con rimando a precedenti concessioni (AIRALDI 1971-1972). In realtà, allorché riceve dal marchese di Monferrato le prerogative sopra citate, la comunità gli cederebbe la Comuna, con riserva di potervi pascolare il proprio bestiame: ne sono indicate le confinanze nei «poderia» di Cassine, Mombaruzzo, la città di Alessandria, Maranzana, Alice, Ricaldone, Bruno e Bergamasco (A. S. T, Corte, Monferrato Confini, M 10, f. 24). Si tratta, come si può vedere, di confinanze diverse da quelle indicate nel 1247.
     Tuttavia si ha ragione di dubitare della realtà della cessione, e pensare piuttosto a un escamotage per preservare quel bene, ancora gestito con le altre comunità vicine, perché nel 1491 il duca di Milano Galeazzo Maria Sforza ribadisce come Cassine debba godere della propria giurisdizione, specialmente sulla Comuna (A. S. T., Corte, Monferrato Confini, M 10, f. 37). Successive conferme non mancano, anche parte imperiale nel 1543 (A. S. T., Corte, Monferrato Confini, M 10, ff. 93-108).
     La comunità continua del resto a detenere diritti di riscossione sui propri uomini, come si vede, ad esempio nel 1655 e nel 1704, quando sono denunciati pagamenti non effettuati alla Camera ducale, alcuni dei quali risalgono addirittura al secolo XVI (A. S. T., Paesi di Nuovo Acquisto, Provincia dell’Alessandrino, m. 8, Cassine, nn. 14 e 18). Una volta avvenuta la spartizione della Comuna, che abbiamo visto aver luogo alla fine del secolo XVI (la vicenda è ripercorsa anche in ARDITI-CUTTICA DI REVIGLIASCO 1986, pp. 11-14), il territorio comunale non subisce variazioni di rilievo. Abbiamo notato come il tardo costituirsi delle “isole” del territorio di Cassine in quello di Sezzadio non abbia comportato conflitti intercomunitari, anche perché i beni in discussione vedono interessati singoli individui e non intere collettività.
     È stato del resto minutamente accertato come il profilo del territorio di Cassine – di cui il suggerimento orografico è adesso poco percepibile anche a verso est – non abbia subito variazioni di rilievo dal 1716, quando è stato redatto un «Catasto figurato de’ terreni», sostanzialmente ricalcato in un «Perimetro del territorio di Cassine» descritto nel 1763 (ARDITI-CUTTICA DI REVIGLIASCO 1986, pp. 7, 14-16). Conferisce stabilità al territorio anche la notevole presenza di beni ecclesiastici: un inventario di metà Settecento circa mostra non solo la loro notevole consistenza, ma anche il fatto che spettavano a dodici enti diversi, alcuni anche con sede fuori dal paese di Cassine [A. S. T., II Archiviazione, capo 13, par. 1, f. 12].