Torre Bormida

AutoriTigrino, Vittorio
Anno Compilazione1996
Provincia
Cuneo.
Area storica
Langa storica.
Abitanti
243 (ISTAT 1991).
Estensione
7,65 Kmq (ISTAT 1991).
Confini
A nord Cravanzana e Bosia, a nord-est Cortemilia, a sud-est Bergolo e Levice, a sud- ovest e a ovest Feisoglio.
Frazioni
Nessuna; il censimento del 1991 oltre al capoluogo (391 m slm, 74 ab.) segnala le località Fontane, Fossata, Gorretta, Scaravascio, Strada Cravanzana, Villaretti, oltre a case sparse. Nell'Ottocento sono segnalate le quattro frazioni di Pietra, Fossata, Villaretti e Scaravascio.
Toponimo storico
«Turre Burmea», «Turri de Burmia».
Diocesi
Torre Bormida dipende fin dal medioevo dalla diocesi di Alba, se si esclude la parentesi napoleonica in cui fu sottoposta a quella di Acqui. Non è chiaro a quale diocesi furono assegnate le chiese della diocesi albese nel periodo di vacanza alla fine del secolo X, comunque già concluso nel secolo XI. Fra il 1805 al 1817 appartiene alla diocesi di Acqui (AD Alessandria, Rep. diocesi Antica - La diocesi con Napoleone).
Pieve
Le attestazioni in età moderna segnalano la parrocchiale di Torre Bormida dipendente dalla vicaria di Cortemilia, ed è quindi molto probabile che alla pieve di Cortemilia ci si riferisse anche nei secoli medievali come chiesa matrice.
Altre Presenze Ecclesiastiche
La chiesa originaria sorgeva nei pressi del castello, poi sostituita dall'attuale parrocchiale fra il secolo XV e il XVI.
Le visite pastorali della seconda metà del XVI secolo segnalano, oltre alla parrocchiale dedicata all'Assunzione della Vergine, gli oratori di S. Sebastiano e S. Caterina, ed una compagnia di Disciplinanti con domus propria. Nel secolo successivo sono segnalate inoltre le società del Corpus Domini del S. Rosario e tre cappelle campestri: una signorile, una dedicata a S. Caterina e una a S. Ludovico (AD Alba, Visita mons. Marino [1573]; Visita mons. Regazzoni [1577]; Visita mons. Brizio [1644]; Visita mons. Della Chiesa [1667]).
Nella metà del secolo scorso sono segnalate, oltre alla parrocchiale («di mediocre grandezza»), una chiesa ad uso di confraternita e due chiese nel territorio comunale, una delle quali dedicata a S. Luigi con annesso ricovero per malati contagiosi (Casalis 1833-56). Alla fine del secolo XII sono attestati possedimenti dell'abbazia di San Quintino di Spigno, sottoposta al vescovo di Savona (cfr. il lemma 'Dipendenza nel Medioevo').
Nel 1549 sono testimoniati acquisti di boschi sui confini comunali da parte dei padri francescani del convento di Ceva (ASM, Feudi Imperiali, Torre-Ceva ora Bormida: Compra di boschi di confine in Torre fatta dai frati di S. Francesco di Ceva [ 1549]).
Luoghi Scomparsi
Non rilevati.
Comunità, origine, funzionamento
Le raccolte degli ordinati (1673) e dei catasti (1620) testimoniano un'attività comunitaria a partire dal secolo XVII (cfr. i lemmi 'Catasti' e 'Ordinati'). Nel 1623 la comunità risulta indebitata con nobili e notabili dei comuni vicini, e per assolvere i debiti accende un censo con la marchesa Zenobia del Carretto Ceva, ipotecando una trentina di appezzamenti tra coltivo e prato (Torre 1995, p. 202).
Statuti
Fontana non segnala raccolte di statuti o consuetudini per la comunità di Torre Bormida (Fontana 1907).
Catasti
La visita della Soprintendenza archivistica del 1970 segnala catasti del 1620, 1661, 1695, 1724; il materiale dell'Archivio Storico del comune non è però ordinato, e quindi si ignora se sia ancora oggi reperibile.
Ordinati
La visita della Soprintendenza archivistica del 1970 segnala raccolte di ordinati comunali a partire dal 1673, e causati a partire dal 1637 (cfr. il lemma 'Catasti').
Dipendenze nel Medioevo
Compresa nel territorio della marca aleramica (ma, contrariamente a quanto da alcuni erroneamente indicato, il suo nome non compare nel diploma ottoniano del 967 concesso ad Aleramo).
Non è chiaro poi se fra la dotazione menzionata nel 991 all'atto della fondazione del monastero benedettino di San Quintino di Spigno da parte del marchese Anselmo, figlio di Aleramo, i sei mansi nel luogo di «Turre» si riferiscano a Torre Bormida o alla vicina Torre Uzzone (per Arata è probabile la prima ipotesi: Arata 1991, p. 99). Entrambe le località sono poi menzionate nei diplomi con cui il papa Alessandro III conferma il possesso dei beni dell'abbazia di Spigno nel 1178 e 1179: in essi si ribadiscono i diritti del monastero su «Turre Burmea».
Torre Bormida fa parte di quei feudi che Ottone del Carretto cede nel 1209 ad Asti per esserne poi reinvestito dallo stesso comune, feudi che, con tutta probabilità, gli provengono dall'eredità del marchese Bonifacio minore di Cortemilia suo zio.
Nel 1313 Manfredino ed Oddone del Carretto riconoscono di tenere «castrum, villam, iurisdictionem, honorem et regalia Turris Burmidae» per conto del comune di Asti.
Con atto del 1322 Torre Bormida passa dai del Carretto ai marchesi di Saluzzo, per l'acquisto che il marchese Manfredo fa di varie terre e castelli delle Langhe; è poi lo stesso Manfredo di Saluzzo che pochi anni più tardi, nel 1328, investe tre eredi del Carretto del luogo di Torre Bormida, ed altri vicini (all'investitura segue dieci anni dopo la donazione a Giacomo del Carretto con diploma del 1338 di Torre Bormida, Bergolo ed altri feudi della vicina valle Uzzone: AST, Corte, Paesi per A e B, Torre Bormida).
Feudo
Feudo aleramico, ai del Carretto e quindi ai Saluzzo, unitamente a Bergolo. Fa parte del Ducato di Asti che viene ceduto dalla Francia all'Impero nel trattato di Cambrai, e da questi donato nel 1532 ai Savoia. Fu poi a partire dal secolo XVII feudo degli Appiani, dei Porta, dei Saraceno, dei Multedo, dei Vasco, dei Cicogna, dei Fresia e degli Amico.
Mutamenti di distrettuazione
Per tutto il secolo XVII è testimoniato il controllo che gli agenti di Torre Bormida hanno sul vicino luogo di Bergolo: i due borghi sono accomunati dalla stessa giurisdizione feudale (si veda la scheda dedicata a Bergolo). Ancora nel secolo successivo, quando il comune entra a far parte prima della provincia di Mondovì e poi, dal 1750, di quella di Alba, spesso i due luoghi vengono menzionati unitamente. Torre Bormida farà parte del mandamento di Cortemilia. Passerà poi con la riorganizzazione delle province a quella di Cuneo.
Mutamenti Territoriali
Durante il Fascismo, nel quadro della proposta di legge per l'accorpamento dei comuni di piccole dimensioni, il comune viene soppresso: dal 1928 al 1948 il territorio di Torre Bormida viene accorpato a quello vicino di Cortemilia, del quale diviene frazione. Vi sono però testimonianze di tentativi da parte del comune di incorporare il territorio del comune di Bergolo, confinante, per incrementare il numero degli abitanti e così scongiurare la perdita dell'autonomia municipale.
Nel dopoguerra viene reintegrato lo stato preesistente e Torre Bormida torna ad essere comune autonomo, per rimanerlo fino ad oggi, nonostante l'esiguità numerica della popolazione.
Comunanze
Nel corso del Seicento sono segnalate proprietà comuni, che vengono ipotecate per estinguere debiti della comunità (cfr. il lemma 'Comunità, origine, funzionamento'). Queste alienazioni sono segnalate nelle pratiche delle misure di Perequazione del 1721; né queste, né le successive relazioni degli intendenti, di metà Settecento, segnalano beni comuni di una certa rilevanza (AST, Camera dei Conti, II archiviazione, capo 21, n. 78: Consegna dei beni immuni e comuni [1721]; Camera dei Conti, I archiviazione, prov. Mondovì, mazzo II: Relazioni degli Intendenti [1742 e 1749]).
Nella documentazione degli anni Trenta di questo secolo, curata dal Commissariato per la liquidazione degli usi civici, per quanto riguarda la comunità di Torre Bormida, in quel periodo frazione del comune di Cortemilia in conseguenza degli accorpamenti di epoca fascista, è confermata l'inconsistenza dei beni della comunità (sono menzionati 00.03.36 ha, cat. «B», di cui si dispone la liquidazione: CLUC, Cortemilia, relazione geom. Aimo).
Liti Territoriali
Non rilevate.
Fonti
La visita della Soprintendenza archivistica del 1970 segnala raccolte di catasti ed ordinati a partire dal secolo XVII. Attualmente l'Archivio Storico del comune non è ordinato e non è chiaro quanto del materiale esistente all'ultima visita sia stato effettivamente trasferito nella nuova sede comunale.
AD Alba (Archivio Storico della Diocesi di Alba): Visita mons. Marino [1573]; Visita mons. Regazzoni [1577]; Visita mons. Brizio [1644]; Visita mons. Della Chiesa [1667]. AD Alessandria (Archivio Storico della Diocesi di Alessandria): Rep. diocesi Antica - La diocesi con Napoleone.
ASM (Archivio di Stato di Milano), Feudi Imperiali, Torre-Ceva ora Bormida: Compra di boschi di confine in Torre fatta dai frati di S. Francesco di Ceva [ 1549]. AST (Archivio di Stato di Torino):
Camera dei Conti, I archiviazione, prov. Mondovì, mazzo II: Relazioni degli Intendenti [1742 e 1749];
Camera dei Conti, II archiviazione, capo 21, n. 78: Consegna dei beni immuni e comuni [1721];
Corte, Paesi per A e B, Torre Bormida. CLUC (Commissariato per la liquidazione degli usi civici), Cortemilia, relazione geom. Aimo.
Bibliografia
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Bosio B., La "charta " di fondazione e donazione dell'abbazia di S. Quintino di Spigno (4 maggio 991),Visone 1972.
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Dizionario di toponomastica. Storia e significato dei nomi geografici italiani, Torino 1990. Fontana L., Bibliografia degli statuti dei comuni dell'Italia superiore, Torino 1907. Guasco Di Bisio F., Dizionario feudale degli antichi Stati Sardi e della Lombardia, Pinerolo 1911 (BSSS 54-58).
Manno A., Bibliografia storica degli stati della monarchia di Savoia, 10 voll., Torino 1884­1934.
Manno A., Il patriziato subalpino. Notizie di fatto storiche, genealogiche, feudali ed araldiche desunte da documenti, Civelli, Firenze 1895-1906, 2 voll. e 27 dattiloscritti, vol. I, ad vocem.
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Olivieri L., Le pievi medioevali dell'Alta Val Bormida, in «Rivista Ingauna e Intemelia», 27 (1972), nn. 1-4, pp. 17-34.
Provero L., Dai marchesi del Vasto ai primi marchesi di Saluzzo. Sviluppi signorili entro quadri pubblici (secoli XI-XIII), Torino 1992 (BSS 209).
Provero L., I marchesi del Carretto: tradizione pubblica, radicamento patrimoniale e ambiti di affermazione politica, in Savona nel XII secolo e la formazione del comune: 1191-1991. Atti del convegno di Savona, 26 ottobre 1991, in «Atti e memorie della Società savonese di storia patria», n.s. 30 (1994), pp. 21-50.
Il «Rigestum comunis Albe», a cura di Gabotto F., Eusebio F., Pinerolo 1903 (BSSS 20 e 21). Torre A., Il consumo di devozioni. Religione e comunità nelle campagne dell'Ancien Régime, Venezia 1995.
Descrizione Comune

Torre Bormida

     Torre Bormida (269-680 m slm, 243 ab.) presenta un carattere insediativo scarsamente accentrato, e, se si esclude il capoluogo (391 m slm, 74 ab.), gli abitanti sono distribuiti secondo una tipologia di case sparse su tutto il territorio comunale. Sono segnalate esclusivamente alcune località - Fontane, Fossata, Gorretta, Scaravascio, Strada Cravanzana, Villaretti -, oltre a case sparse; di alcune di queste si ha menzione anche nel secolo scorso, quando sono segnalate le quattro frazioni di Pietra, Fossata, Villaretti e Scaravascio (Casalis 1833-56).
Il numero di abitanti è - secondo i dati degli ultimi due secoli - in costante diminuzione a partire dal secondo dopoguerra; erano censiti 300 abitanti nel 1749 (AST, Camera dei Conti, I archiviazione, prov. Mondovì, mazzo II). Nel 1861 conta 504 abitanti; 685 nel 1921, che calano a 453 nel 1961 e a 285 nel 1981.
Nel medioevo Torre Bormida è compresa nel territorio della marca aleramica, e vi possiedono beni i benedettini di Spigno. È per tutto il medioevo, fino all'età moderna, feudo dei del Carretto, insieme con Bergolo ed altre località. Fa parte del Ducato di Asti che viene ceduto dalla Francia all'Impero nel trattato di Cambrai, e da questi donato nel 1532 ai Savoia.
Le carte comunali non sono ordinate, e non consentono quindi di formulare ipotesi precise sulle dinamiche di sviluppo del comune, al di là della testimonianza di attività del consiglio della comunità (cfr. il lemma 'Ordinati'). Esiste un riferimento all'impiego di una parte delle risorse collettive nel secolo XVII (cfr. il lemma 'Comunità, origine, funzionamento'), ma l'indagine sulla documentazione a livello centrale ha messo in evidenza a partire dal Settecento (1721, 1742, 1749), una consistenza del patrimonio comunale assai poco rilevante, che soprattutto nelle indagini di questo ultimo secolo diventa del tutto inconsistente.
La documentazione ecclesiastica sembra invece confermare l'articolazione territoriale delle pratiche devozionali, con la segnalazione precoce di cappelle campestri sul territorio comunale.
Non si hanno notizie di tensioni territoriali con comuni vicini; per tutto il secolo XVII però, è testimoniato il controllo che gli agenti di Torre Bormida hanno sul vicino luogo di Bergolo - i due borghi sono accomunati dalla stessa giurisdizione feudale - tanto che non è da escludere l'ipotesi di eventuali, temporanee incorporazioni di quel territorio. Dinamiche facilmente intuibili stanno invece alla base dell'interesse di Torre Bormida in favore di una incorporazione di quello stesso comune durante il periodo fascista, quando a livello centrale ci si muove concretamente per la soppressione di piccole unità comunali: in quel caso accrescere il territorio del comune e l'entità della sua popolazione (300 abitanti nel 1749 [AST, Camera dei Conti, I archiviazione, prov. Mondovì, mazzo II]; 504 nel 1861; 685 nel 1921; 453 nel 1961; 285 nel 1981) è la risposta a tentativi di sopprimere la stessa autonomia comunale di Torre Bormida, come poi in effetti accadrà dal 1929 al 1946 (si veda la scheda dedicata a Bergolo).
Riguardo il comune di Torre Bormida non esistono pubblicazioni specifiche, ma riferimenti in opere su località vicine (particolarmente quelle opere dedicate al confinante comune di Cortemilia).