Rorà

AutoriBallesio, Gabriella
Anno Compilazione1996
Anno RevisioneVersione provvisoria
Provincia
Torino.
Area storica
Pinerolese.
Abitanti
261 (ISTAT 1991).
Estensione
1226 ha (ISTAT 1991); 1255 ha (SITA 1991).
Confini
A nord Torre Pellice, a est Luserna S. Giovanni, a sud Bagnolo Piemonte, a ovest Villar Pellice.
Frazioni
Nessuna frazione amministrativa (ISTAT 1991). Vedi mappa.
Toponimo storico
«Roratus» (Arbitramento delli signori 1884); «Rorata» e «Rourata» nei documenti italiani; «Rorà» in quelli francesi (Tourn, Zanella 1994, p. 3).
Diocesi
La parrocchia di Rorà appartiene alla diocesi di Torino fino al 1748, data dell’erezione di quella di Pinerolo, in cui viene compresa.
Pieve
La primitiva chiesa di Rorà, dedicata a San Nicolao ed eretta in un punto situato sotto il villaggio, detto tuttora Pra la Geisa, appare già nel XIV secolo come dipendenza del priorato di San Giovanni del Perno di Luserna. Essa venne distrutta durante l’incendio di Rorà del 1561 e, a causa della adesione dell’intera comunità alla Riforma, non venne più ricostruita. Durante l’esilio dei Valdesi, nel 1687, venne ristabilita dall’arcivescovo di Torino sotto il titolo di S. Anna, ma la chiesa venne ricostruita soltanto nel 1740; soppressa nuovamente nel 1801 a causa dell’esiguità del numero di Cattolici è ricostituita dopo la Restaurazione (Caffaro 1903, vol. VI, p. 535).
Altre Presenze Ecclesiastiche
Nel 1532 i Valdesi aderirono alla Riforma e negli anni seguenti si organizzarono come una chiesa vera e propria: a Rorà l’adesione alla causa riformata fu totale e le 80 famiglie che l’abitavano decisero di costruire il tempio all’estremità orientale del villaggio. Nel 1846 venne costruito un nuovo tempio nella parte opposta del paese, per non arrecare disturbo alle funzioni cattoliche (Tourn, Zanella 1994).
Luoghi Scomparsi
Non esiste attestazione di luoghi scomparsi.
Comunità, origine, funzionamento
L’esistenza di un’organizzazione comunale con delimitazione di confini (tuttora sostanzialmente invariati) è attestata da un documento del 1251: in questo atto si può rilevare a proposito dei confini fra Rorà e Torre il riferimento a «terminos lapideos positis antiquitus» (AST, Camera dei Conti, mazzo 15, foll. 44-46; BRT, Archivio Luserna di Angrogna, mazzo 100; Rivoire 1894, pp. 23 sg.). Nel 1277 seguì un’altra divisione tra i signori di Luserna a quanto pare definitiva (AST, Camera dei Conti, mazzo 15: Determinazione dei confini dei comuni della valle; BRT, Archivio Luserna di Angrogna, mazzo 100, f. 4; pubblicato in «BSHV», 1 (1884), pp. 11-17). Il nome di Rorà compare tra gli altri comuni della valle in una franchigia concessa da Ludovico II di Savoia nel 1448 (Caffaro 1903, p. 454).
Statuti
Non è attestata la presenza di statuti; secondo Armand Hugon (Armand Hugon 1987, p. 18) è da presumere che a Rorà vigessero gli statuti del XIII sec. di Luserna, centro della valle.
Catasti
L’archivio comunale conserva il Brogliazzo della Magnifica Comunità di Rorata del 1715 (AC Rorà, mazzo 156, f. 1), seguito da un catasto del 1731 (AC Rorà, mazzo 156, f. 2), e da uno del 1762 (AC Rorà, mazzo 158), compilato sulla base del Registro di tutti gli atti seguiti concernenti la misura dei confini e del territorio di Rorata (1756-1762) (AC Rorà, mazzo 157). Nel 1782 venne redatta la Topografia del territorio della Molto Magnifica comunità di Rorata diviso nelle sue regioni (AC Rorà, mazzo 160).
A.S.T Sezioni Riunite, Catasti, Catasto sabaudo. Allegato A, Mappe del catasto antico, Mazzo 51 ter, Circondario di Pinerolo, Mandamento di Luserna, Rorà.
Ordinati
La serie attualmente conservata, molto lacunosa, inizia dal 1788.
Dipendenze nel Medioevo
Marca di Torino (sec. XI), Principato di Acaia e Contea-Ducato di Savoia (Pittavino 1963, pp. 19 sgg).
Feudo
Nel 1295 i consignori di Luserna prestano giuramento a Filippo di Acaia per il «castrum et villam et homines Rorati» (AST, Luserna e valle, mazzo 9, n. 14). Dei tre rami della casata dei Luserna furono signori di questo comune i Rorengo di Rorà, che in seguito ottennero il titolo marchionale nel 1695 (Armand Hugon 1987, p. 4); quindi cedettero i loro diritti ai Della Riva di Fenile (Armand Hugon 1987, p. 4); e poi cedettero i loro diritti ai Della Riva di Fenile.
Mutamenti di distrettuazione
Rorà venne aggregato durante l’amministrazione francese al Cantone di Torre Pellice, e dopo la Restaurazione fece parte del Mandamento di Luserna. Nel 1928 il comune fu soppresso ed aggregato a a Luserna S. Giovanni, tornando ad essere autonomo nel 1946.
Mutamenti Territoriali
Il riordino sabaudo del XVI secolo non introdusse alcun mutamento territoriale, in quanto il trattato di Cavour del 1561 tra i Savoia e i Valdesi prese implicitamente atto dei confini originari.
Comunanze
Non risultano.
Liti Territoriali
Dal 1716 al 1729 si trovano gli atti civili delle comunità di Rorà, Luserna, S. Giovanni, Bibiana e Famolasco contro Bagnolo per boschi sui monti della comunità (AC Luserna S. Giovanni, Archivio antico di S. Giovanni, f. 378) e nel 1777 tra Luserna e S. Giovanni contro Rorà e Bibiana per beni comunali (AC Luserna S. Giovanni, Archivio antico di S. Giovanni, f. 1129). Nell’archivio comunale di Rorà sono conservati solo due documenti relativi a una transazione del 1829 tra le comunità di Rorà, Bibiana e Lusernetta per la cessione di territorio dalle ultime alla prima mediante pagamento in denaro (AC Rorà, mazzo 27, f. 9); ed un verbale del 1878 di cessazione di lite tra Rorà e Bagnolo contro Luserna S. Giovanni per il diritto di barriera sulla strada privata da Pontevecchio alle cave di Secarezze (AC Rorà, mazzo 28, f. 13).
Fonti
A.C.L. (Archivio Storico del Comune di Luserna Sa Giovanni).
A.C.L., Archivio antico di S. Giovanni, ff. 378, 1129. , mazzo 27, f. 9; mazzo 28, f. 13; mazzo 156, ff. 1-2, mazzi 157-158, 160.
A.C.R. (Archivio Storico del Comune di Rorà).
     Le guerre condotte contro i Valdesi, seguite dalla loro espulsione dalle comunità in cui vivevano, nel 1686, provocarono la distruzione degli archivi comunali. I documenti di Rorà vennero trasferiti presso il municipio di Luserna San Giovanni in occasione dell’accorpamento a quel comune nel 1928, e furono restituiti nel 1946; il trasporto e la sede inadeguata provocarono notevolissime perdite. Il riordino dell’archivio è avvenuto soltanto nel 1994.
A.S.T. (Archivio di Stato di Torino).
A.S.T., Camera dei Conti, art. 557, mazzo 1;
A.S.T., Camera dei Conti, mazzo 15, foll. 44-46; Luserna e valle, mazzo 9, n. 14.
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche segrete, Borgonio B 1 Nero, Mazzo 1, "CARTA COROGRAFICA / DEGLI / Stati di S.M. il Re di SARDEGNA / data in luce / dall'Ingegnere / BORGONIO / nel 1683 / corretta ed accresciuta / nell'anno 1772". Borgonio (Ingegnere) [Stagnon 1772] Carta corografica degli Stati di terraferma di S.M. il Re di Sardegna. Copie 2 una in fol. 17, compresa la tabella di riunione; colla divisione per governi e la seconda composta di fol. 16 colla divisione della Provincia ed un'altra copia in 4 fol. (Manca la copia composta di fogli 16). (Note: Sul verso: "Carta III. / continente il Marchesato di Susa, il Contado di / Nizza, e le Provincie di Pinerolo, e Cuneo, con la maggior / parte di quella di Torino, piccola parte delle rispettive / Provincie di Moriena, Ivrea, Alba, Mondovì, e / Principato d'Oneglia, con le Frontiere di Francia / e parte della Provenza, il Principato di Monaco, e / piccola parte del Genovesato". L'originale seicentesco dal titolo "Carta generale de' Stati di Sua Altezza Reale" fu disegnato da Tommaso Borgonio ed inciso da Giovanni Maria Belgrano. Per l'edizione settecentesca qui conservata vennero aggiunti alcuni fogli raffiguranti i paesi di nuovo acquisto incisi da Stagnone su disegni di Castellino, Galletti e Boasso e vennero anche apportate alcune modifiche ai fogli disegnati dal Borgonio. Cfr. anche Carte Topografiche per A e B, PIEMONTE, n. 23 e Carte Topografiche Segrete, BORGONIO B 5 nero), Foglio 3, 1772, . Vedi mappa.
A.S.T Sezioni Riunite, Catasti, Catasto sabaudo. Allegato A, Mappe del catasto antico, Mazzo 51 ter, Circondario di Pinerolo, Mandamento di Luserna, Rorà.
B.R.T. (Biblioteca Reale di Torino).
B.R.T., Archivio Luserna di Angrogna, mazzo 100, f. 4; pubblicato in «BSHV», 1 (1884), pp. 11-17.
C.U.C. (Commissariato per la Liquidazione degli Usi Civici, Torino).
C.U.C., fasc. Rorà.
Bibliografia
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Descrizione Comune

Rorà

     Fin dall’età neolitica l’alta Val Pellice risulta abitata, e nel territorio di Rorà sono state individuate diverse incisioni rupestri. Nel periodo storico precedente l’occupazione romana questa zona fu abitata da popolazioni liguri e poi celtiche, che hanno lasciato numerose tracce nella toponomastica locale. Dopo il secolo XI, nella valle compaiono i signori di Luserna: l’affermazione dello storico Augusto Armand Hugon per cui «la divisione stabilita dai signori feudali costituì e costituisce tutt’oggi ancora i confini tra i vari comuni che pertanto hanno origine in null’altro che nell’accordo di divisione tra membri di uno stesso casato» trova un riscontro particolare nella formazione della comunità di Rorà, che nella suddivisione tra i vari rami della famiglia dei Luserna diede il nome al ramo dei Rorenghi (Armand Hugon 1958, p. 11). In un documento del 1251 Tommaso di Savoia, in qualità di arbitro, stabilì i confini dei comuni della valle, feudi dei signori locali, in cui troviamo, per quanto riguarda i confini di Rorà: item pronuntiavit, et statuit super contentionem finium super fines et territorium Lucernae atque Roratae quod finis Roratae extendatur usque in sitimi Rupis de Maleis et a testa Cabali usque ad predictam rupem, et usque ad aquam Montis Richiosi [...]. Item super questiones finium Turris et Roratae pronuntiavit, quod finis Roratae extendatur usque ad terminos lapideos positis antiquitus (BRT, Archivio Luserna d’Angrogna, mazzo 100). Essi vennero ripresi nella minuziosa determinazione di confini del 1277, che delimitò il territorio di Rorà in maniera definitiva. In questo periodo è attestata l’esistenza di una cappella dedicata a S. Nicolao nella regione della Vernarea, che potrebbe indicare come il primo insediamento fosse su questo sperone prativo e non nella villa attuale (Caffaro 1903, vol. VI, p. 535). Il nome di Rorà compare ancora in una franchigia del 1438, con la quale la valle venne liberata da ogni dazio e gabella su mercanzie, grano e bestiame non essendo abbastanza ricca (AST, Corte, Provincia di Pinerolo, mazzo 9, f. 7). Da questo periodo è attestata con sicurezza la presenza dei Valdesi a Rorà, dapprima segnalati come «religiosibus, proditoribus rebelibus», quindi oggetto di precisi divieti e restrizioni riguardanti il commercio delle terre senza autorizzazione speciale dei signori, che però non arrestano il loro aumento. La presenza dei Valdesi caratterizzò le vicende della comunità diversamente rispetto alle località confinanti a maggioranza cattolica e, ubicate sulla riva destra del Pellice, al di fuori dei limiti territoriali posti dal trattato di Cavour del 1561, sia per la diversa forma organizzativa all’interno del comune stesso che per i conflitti per causa di religione. Il processo di organizzazione del comune attraverso l’affermazione della propria autonomia e la creazione di un apparato amministrativo si intrecciarono infatti, nel corso del secolo XVI, con la decisione di aderire alla Riforma protestante, presa a Chanforan (Angrogna) dall’assemblea dei capifamiglia nel 1532. L’analogia del sistema ecclesiastico presbiteriano-sinodale e dell’organizzazione comunale provocò una sorta di parallelismo tra il comune e la chiesa locale sia nei limiti territoriali che nell’identificazione dei responsabili delle due istituzioni, che venivano scelti attraverso meccanismi molto simili (Armand Hugon 1974). A Rorà, in particolare, le ottanta famiglie che l’abitavano decisero di costruire un tempio all’estremità orientale della «villa». Dopo la prima guerra contro i Valdesi, conclusasi appunto con il trattato di Cavour, venne riconosciuto ai Valdesi dal duca di Savoia il diritto di celebrare il culto riformato entro un’area definita, in cui era ricompreso l’intero territorio di Rorà (AST, Corte, Provincia di Pinerolo, mazzo 15). La sopravvivenza venne però resa difficile durante il XVII secolo da calamità quali la peste (che ridusse gli abitanti e provocò l’abbandono di vari insediamenti più decentrati e posti a maggiore altitudine) e dalle rinnovate persecuzioni, che provocarono una vera e propria guerriglia di resistenza capeggiata da un proprietario-coltivatore di Rorà, Janavel. Il paese venne distrutto interamente nel 1660 per cercare di stanare i cosiddetti «banditi». Nel 1686 i Valdesi rimasti vennero esiliati e le loro terre, confiscate, vennero poste in vendita al fine di ripopolare il territorio: a Rorà tutto il «registro tenuto dai religionari» venne ceduto a coloni savoiardi (Tourn, Zanella 1994). Dopo la “Glorieuse Rentrée” del 1689 e il successivo ristabilimento delle famiglie valdesi nelle loro terre, lo Stato sabaudo dovette procedere, nel 1697, a un censimento della popolazione per la revisione del catasto (AST, Camera dei Conti, art. 557, mazzo 1; Sereno 1990, pp. 293-314). La conflittualità con i comuni confinanti si acuì nel XVIII secolo intorno a beni quali boschi e terreni. Nel 1755 il comune di Villar procedette alla formazione della linea Schede stor divisionale con i territori di Bobbio, Rorà, Torre, Bagnolo e Crissolo. Verso Rorà i testimoni di quella comunità così indicarono i confini: principiare verso ponente il luoro territorio nel monte detto del Cavallo e dissendendo sempre sopra la sommità degli infrascritti monti verso levante si dissende dal detto monte del Cavallo a quello detto Ruffino et finalmente ad altro detto Broardo ove si ritrova a mezzanotte un rocco color grigio segnato con un picolo scanamento (AC Villar Pellice, mazzo 185). Nel secolo successivo troviamo aggiustamenti dei confini mediante la cessione di territorio da parte di Bibiana e Lusernetta. Sorgono inoltre questioni con Luserna San Giovanni per i diritti di barriera sulla strada delle cave di Seccarezze, a sottolineare l’importanza sempre più accentuata dell’attività estrattiva dello gneiss, che soppiantò a poco a poco quella più antica della cottura della pietra calcarea. Il primo documento d’archivio riguardante le cave di gneiss lamellare è un avviso d’asta del 1838, che fa menzione di numerosi lotti di cave già in sfruttamento sul territorio comunale, mentre, in occasione dell’indagine svolta dal Commissariato per la liquidazione degli usi civici nel 1926, il comune diede un riscontro negativo alla presenza di «coltivazioni di cave», equivocando forse volutamente sulla loro classificazione (CLUC, fasc. Rorà). Malgrado l’incipiente industrializzazione della loro comunità, i Rorenghi non furono in condizione di risolvere i propri problemi economici, e la soluzione venne trovata in una massiccia emigrazione, nel 1870, che portò alla partenza di una trentina di famiglie per l’Argentina, dove venne fondata una colonia.