Soglio

AutoriBattistoni, Marco
Anno Compilazione2003
Provincia
Asti
Area storica
Astigiano (Contado di Asti). Vedi mappa 1. Vedi mappa 2.
Abitanti
150 [censimento 1991]; 135 [censimento 2001].
Estensione
Ha. 350 [ISTAT] / ha. 330 [SITA].
Confini
Camerano Casasco, Cortanze, Cortazzone, Montechiaro, Piea, Viale.
Frazioni
Le fonti ISTAT (1991) segnalano la presenza di: un “centro” insediativo, che raccoglie oltre i tre quarti della popolazione; il “nucleo” di Vadonia, che ne raccoglie meno di un quarto (identificato come insediamento a sé stante, ma privo di una classificazione specifica, nel censimento del 1933; oggi “frazione”, secondo i dati comunali); una esigua presenza di popolazione residente in “case sparse”. Sono oggi denotate dall’amministrazione comunale come “località” le due isole amministrative che Soglio possiede entro il territorio di Camerano Casasco; nel censimento del 1937 queste erano state classificate “frazione speciale” con la denominazione Bacarel-Prevosto, toponimo sostituito, al censimento del 1951, con Margherita [A.C.S., Inventario dell’archivio storico, Appendice, Dati generali; Bordone 1994, p. 160; Istituto Centrale 1956; Presidenza 1933]. Vedi mappa.
Toponimo storico
Solium, forse di derivazione da un antroponimo gallo latino (“Sollius”) [Casalis 1850, p. 243; Eydoux 1983, pp. 52-53; Olivieri 1965; cfr. Vergano 1965, p. 170]. E’ ipotizzabile che il toponimo connoti la tappa più recente (secolo XV) di spostamenti insediativi dal luogo di Croce (attestato come Crux nel 1122), più tardi castrum et villam Sancti Georgii (secolo XIV) [Eydoux 1971; 1977; 1983, p. 53]. Di probabile derivazione dal personale romano “Cassius” è considerato il toponimo Casasco (Casascum), attestato a partire dall’899 [Bordone 1976, p. 73; Eydoux 1971; Settia 1970, p. 63].
Diocesi
Asti.
Pieve
Nel Registrum Ecclesiarum dioecesis astensis del 1345, la ecclesia Sancti Georgii de Cruce figura tra le chiese dipendenti dalla pieve di Montechiaro, a sua volta elencata tra le chiese subditae della chiesa cattedrale (la villanova astese di Montechiaro assorbì, all’atto della sua fondazione, avvenuta nel 1200, il luogo, ora scomparso, di Pisenzana, documentato dal 905 come sede di chiesa plebana intitolata a Santa Maria Assunta [Eydoux 1978b; Gabotto 1904, p. 60, doc. 27; Pittarello 1984, pp. 7-11; Romanello 1991, pp. 12 e 18]), con un “registro” del valore di 10 lire astesi [Bosio 1894, p. 525]. Nell’età della Controriforma, Soglio, come appare dai sinodi Aiazza del 1593 e Panigarola del 1605, ricadde nella giurisdizione del vicariato foraneo istituito a Villa San Secondo. In coincidenza con l’effimera ridefinizione del territorio diocesano intervenuta nel 1803, fu poi assegnata al vicariato di Montechiaro. Nel 1817, data di un nuovo riassetto delle diocesi piemontesi, venne sottoposta a quello di Camerano [Bosio 1894, pp. 133, 135 e 139 vd. anche schede Montechiaro d'Asti e Villa San Secondo].
Altre Presenze Ecclesiastiche
Esterne al concentrico di Soglio e di costruzione antecedente, le due chiese di San Giorgio e di San Pietro sono attestate nel basso medioevo e fino alla prima età moderna come sedi di cura d’anime e centri di insediamento [Bosio 1894, p. 525; Eydoux 1977; 1983]. All’epoca della visita apostolica del 1585 esse apparivano diroccate (tutas ruinosas et campestres et apertas) e utilizzate come chiese cimiteriali (non desserviunt nisi pro cemeterio). Risultavano peraltro accorpate (simul annexas), sia pure sotto titolature distinte in quanto ecclesias parochiales di libera collazione dell’ordinario, nelle mani di un rettore che ne percepiva i redditi, stimati complessivamente in 25 scudi annui [A.C.V.A., Visite Pastorali, Visita Apostolica Peruzzi (1585), cc. 216r-v]. San Pietro, ancora descritta come chiesa cimiteriale verso la metà del secolo XVII, fu riedificata nel 1709 ed eretta a beneficio di giuspatronato degli Asinari sotto il titolo di San Pietro in Vincoli, diventando fulcro di notevoli investimenti devozionali da parte degli Asinari Cisa di Grésy verso l’epoca in cui essi cercarono di ridefinire le proprie prerogative giurisdizionali e fondiarie a Soglio come anche nel vicino feudo di Casasco. Infatti il patrimonio, o “fondo di lire due milla” costituito dagli Asinari “per il mantenimento del Beneficiato e delle sacre suppeletili” s’innestò in questo senso su un complesso contenzioso tra signori, parroco e comunità, oggetto, tra l’altro, di una causa discussa e vinta dai signori nel 1713 presso la Segnatura apostolica. Appare possibile che, con la ricomposizione dei conflitti tra signori, parroco e comunità sullo scorcio del secolo XVIII, la chiesa abbia assunto, o consolidato, la funzione informale di santuario, “coperto di ex-voto”, un ruolo protrattosi fino ai primi decenni del secolo XX e che sembrò suggellare una ricomposizione dei conflitti tra signori e comunità, nonché delle rispettive prerogative simboliche, per esempio nella collocazione dei busti di San Grato e Sant’Orsola, patroni di Soglio, ai lati dell’altare, sopra le porte che collegano il presbiterio con il coro [A.C.S., Sez. I, Serie 9, n. 91, Don Bartolomeo Oggero, priore-parroco di Soglio–don Bernardino Ricca, titolare del beneficio di S. Pietro in opposizione dell’istituzione di detto beneficio da parte del conte Giorgio Asinari di Gresy, consignore di Casasco con l’approvazione del Vescovo (1713-1721); n. 94, Comunità di Soglio–don Secondo Tommaso Freilino priore-parroco di Soglio, per renitenza nel pagamento dei carichi locali (1720-22); Sez. I, Serie 12, n. 132, Relazione sul beneficio di S. Pietro in Vincoli del cappellano don Giuseppe Maria Bosio di Cinaglio (1801); Relazione 1753, f.201r; Silicani 1998]. A sua volta, la chiesa dirocccata di San Giorgio, che nei primi decenni del secolo XIX risultava esplicitamente interdetta al culto, fu talvolta oggetto di proposte di restauro per la vocazione a essa attribuita di “centro fisico e simbolico” della comunità e delle sue origini [A.C.S., Sez. I, Serie 12, n. 136, Riparazioni alla chiesa cimiteriale di S. Giorgio, 1855-1856; Sez. II, Serie 9, n. 372, Costituzione del comitato per il restauro della chiesa di San Giorgio nel vecchio cimitero, 1947; A.S.T., Corte, Paesi, Paesi per A e B, A, Mazzo 11, n. 4, c. 3v; Silicani 1998].
     Di fatto, all’epoca della visita apostolica cinquecentesca, la cura d’anime spettante alle due parrocchie di Soglio (quae eisdem ecclesiis imminet) sembrava svolgersi in un altro luogo di culto dotato di forti connotazioni signorili: lo ”oratorio” di San Benedetto, situato entro il recinto (intra terram ipsam), con annessa la canonica in cui risiedeva il rettore. Ora, sebbene del tutto privo dei requisiti costruttivi di una chiesa parrocchiale (nullatenus ecclesiae formam habet), l’oratorio di San Benedetto era sede, a quell’epoca, dell’altare di Sant’Orsola, che risultava svolgere un ruolo centrale nella vita religiosa locale, giacché qui, e non presso gli altri tre altari presenti (tra cui un altar maggiore in malo situ), erano conservata l’eucaristia e celebrata la messa [A.C.V.A., Visite Pastorali, Visita Apostolica Peruzzi (1585), cc. 216v-18r]. La funzione parrocchiale della chiesa di San Benedetto sembrò rafforzarsi progressivamente nel corso dell’età moderna, quando venne talvolta denominata “priorato”. Il suo patrimonio, nel secolo XVIII, fu riconosciuto in 54 giornate di Piemonte di beni fiscalmente immuni, per £540 di reddito annuo (più altri redditi “incerti”) [A.C.S., Sez. III, n. 713, Misure dei beni feudali e della chiesa parrocchiale (1679-1710 ); Sez. I, Serie 9, n. 94, Comunità di Soglio–don Secondo Tommaso Freilino priore-parroco di Soglio, per renitenza nel pagamento dei carichi locali (1720-22)]. In quello stesso periodo, agli altari che erano risultati sprovvisti di patroni al visitatore di fine Cinquecento si erano aggiunti o sovrapposti i benefici di San Giovanni Battista, che, con quasi cento giornate di terra, si estendeva anche sul territorio di Montechiaro, e quello di Sant’Andrea, dotato di circa 18 giornate di terre fiscalmente esenti [Relazione 1753, ff.292v, 295v]. Risale alla riorganizzazione diocesana del primo Ottocento la definitiva incorporazione dell’ente parrocchiale dei Santi Pietro e Giorgio nella chiesa di San Benedetto, riedificata nel 1828-33 [A.C.S., Sez. I, Serie 12, n. 133, Costruzione della nuova chiesa parrocchiale, 1833].
     Su un lungo arco di tempo, la presenza di poteri signorili che, incentrati sul luogo di Casasco, permeavano la vita di Soglio tanto dall’interno quanto, per così dire, dal feudo limitrofo, esercitò forti condizionamenti sia sull’autonomia sia sui modi di organizzazione della vita religiosa locale. Restò lettera morta, per esempio, la sdegnata ingiunzione con cui il visitatore apostolico, visitando la chiesetta edificata a ridosso del castello di Casasco (la cui esistenza è attestata già in un documento del 1345), ne decretava l’immediata aggregazione alle parrocchie di Soglio, giacché l’intero oratorio o cappella, sia pure impeccabile (angusta quidem, sed tamen tota fornicata et bene pavimentata), con la sua dedicazione informale a San Paolo, con le sue rendite, il suo officiante e le attività sacramentali rivolte ai soli “coloni ed enfiteuti” dei signori di Casasco, si sottraeva a ogni controllo vescovile, presentandosi come semplice cumulo di prerogative di possesso (proprietates) dei signori del luogo, privo di titolatura (numquam in titulum fuerit ecclesia ipsa errecta). Verso il 1760, a Casasco non vi era “alcuna Paroch[ia]le”, ma gli abitanti dipendevano “nello Spirituale” dalla parrocchia di Camerano. La chiesa di Casaco fu eretta in parrocchia dopo la riorganizzazione diocesana dei primi anni del secolo XIX [A.C.V.A., Visite Pastorali, Visita Apostolica Peruzzi, cc. 218v-19r; A.S.T., Sezioni Riunite, I Archiviazione, Provincia di Asti, Mazzo 2, n. 3, c. 19v; Bosio 1894, p. 525; Bordone 1977, p. 86].
Assetto Insediativo
L’impronta insediativa, fortemente nucleata in un concentrico, fu il frutto di una iniziativa signorile di riorganizzazione medievale dell’abitato, forse relativamente tardiva, la cui cronologia attende tuttavia di essere ricostruita con precisione nelle sue tappe e nelle sue ragioni. Una documentazione, sia pur scarna, di età tardo medievale suggerisce notevoli variazioni sia dell’assetto insediativo sia della toponomastica durante quell’epoca. E’ ipotizzabile che, a partire almeno dalle attestazioni dei primi decenni del secolo XII, tanto la zona della chiesa di San Giorgio quanto quella di San Pietro si siano succedute, alternate, o affiancate come luoghi abitati fino al definitivo incastellamento, attestato sullo scorcio del secolo XIV e a sua volta accompagnato da una certa inerzia dei toponimi: dal primitivo nome di Croce per l’insediamento di San Giorgio (attestato fino al 1387), fino al definitivo suggello del nome del luogo di Soglio (attestato dal 1451) per denotare l’intera comunità ormai fortificata, con le sue “case disposte tutte all’intorno del castello” [Bordone 1977, p. 234; Eydoux, 1971; 1977; 1983, pp. 52-53]. L’abitato conservò nella sua parte centrale l’antica struttura medievale fortificata con il castello (ristrutturato nel secolo XVIII grazie all’impulso delle rendite signorili), in posizione centrale e sopraelevata, intorno a cui si svilupparono, su differenti livelli, due anelli viari posti l’uno all’interno e l’uno all’esterno delle mura del ricetto medievale. Una toponomastica storica assai precisa, che attesta all’antichità della catastazione dei siti, distingue tra i diversi “borghi” o “airali” che compongono il Recinto Superiore e quello Inferiore [Casalis 1850, pp. 243-44; Vergano 1970, vol. III, p. 170; Silicani 1998]. La conformazione, storicamente piuttosto stabile, del territorio comunale, reca le tracce di almeno tre aspetti di una vicenda plurisecolare di stretto dominio signorile. Innanzitutto le piccole dimensioni, che fecero di Soglio per lungo tempo un feudo compatto e controllabile. In secondo luogo, i contorni amministrativi del comune, che, ritagliando uno stretto percorso in direzione nord-sud lungo la valle del Cortazzone nella tratta fra Monale e Casasco, ricalcarono una delle varianti (di crinale) del tracciato, già romano, dell’importante via di transito tra Asti e il Po. Infine, la presenza, solo apparentemente esterna a Soglio, del feudo e territorio di Casasco (oggi frazione di Camerano Casasco), che fu, tra il tardo medioevo e lo scorcio dell’età moderna,  un importante centro di potere giurisdizionale, fondiario e logistico degli stessi signori che vantavano prerogative signorili a Soglio.
     Mentre la storia dell’assetto e dell’organizzazione del territorio di Soglio va posta in stretta relazione con quella di Casasco, la storia documentaria di Casasco è alquanto più sedimentata di quella di Soglio, forse perché l’insediamento stesso fu strettamente connesso, alle sue origini, con il tracciato stradale. In età altomedievale è attestato (a partire dall’899) in loco Casasco e in loco et fundo seu territorio Casasco un capillare insediamento franco di eminenti possessori che caratterizzarono con la loro presenza il successivo sviluppo signorile [Bordone 1975, p. 402; Gabotto 1904, doc. 31]. E’ probabile che già nella prima metà del secolo XII sorgesse il castello, la cui prima attestazione documentaria risale alla fine del secolo [Bordone 1976, p. 73-75; Gabotto e Gabiani 1907, doc. 25; Settia 1970, p. 63, ora in Settia 1991]. In quanto “tenimento separato”, che, non facendo “corpo di comunità”, venne gestito sotto uno stretto controllo signorile, Casasco era costituito da possedimenti fondiari signorili piuttosto vasti, variamente stimati tra le 300 e le 600 giornate di superficie, ma gelosamente tenuti al riparo, finché fu possibile ai signori, da ogni tentativo di misurazione e d’iscrizione a catasto [A.S.T., Sezioni Riunite, I Archiviazione, Provincia di Asti, Mazzo 2, n. 2; n. 3, c. 19v; Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 21, n.1 (3); n. 16, c. 5r]. Attualmente, sul territorio del comune di Camerano Casasco il comune di Soglio possiede due isole amministrative, Bacarel e Prevosto, rispettivamente di ha. 4,30 e 2,77 [Bordone 1994, p. 160; 1977, p. 286; Informazioni 1839; Istituto Centrale 1956; Ministero 1883 e successivi; Presidenza 1927 e successivi].
Luoghi Scomparsi
La storiografia recente ha insistito sul rapporto tra i tre insediamenti di Soglio (facenti capo, il primo, Croce, alla chiesa di San Giorgio, il secondo alla chiesa di San Pietro, il terzo al castello, l’attuale Soglio) e sulla toponomastica locale capace di evocare l’importanza dei percorsi di transito che, in diverse epoche, ricalcarono, o modificarono l’antico tracciato della strada romana da Asti in direzione di Monteu da Po (Industria). Il toponimo di Croce (Crux), attestato dal XII, potrebbe riferirsi a un crocevia di percorsi, peraltro non lontano dall’odierna regione “Bocchette”, da intendersi nel significato di “passo”, un toponimo presente nei pressi di Montechiaro, di Piea, nonché di Soglio stesso in direzione di Cortanze, dove sono presenti altri riferimenti viari, quali “Istrada” e “Sette Vie”. Simili toponimi fondiari corroborano reperti di origine romana presso Croce e presso Casasco [Eydoux 1978a, p. 17; 1982, p. 59; 1983, pp. 52-53; 1984, p. 30].
Comunità, origine, funzionamento
Le attestazioni più precoci della vita politica comunitaria sono probabilmente quelle relative all’insediamento di Croce, o San Giorgio, dove, agli inizi del secolo XV, nell’ambito territoriale del feudo, i capi famiglia (in numero di 77, di cui 45 assenti) stipularono con i signori una “transazione” per definire gli obblighi derivanti da rapporti definiti “enfiteutici” [Silicani 1998]. Il documento è noto perché gli stessi rapporti enfiteutici furono confermati a distanza di oltre due secoli dall’assemblea dei capi famiglia, sebbene la comunità avesse acquisito, durante l’età moderna, una struttura amministrativa formale permanente, con un Consiglio comunitativo, composto da tre membri, che si riuniva a quell’epoca “sotto il forno” appartenente alla comunità.
     Nel corso dell’età moderna, si manifestarono, in diverse forme, tensioni crescenti intorno ai laudemi e al peso parallelo della crescente fiscalità statale, sotto forma sia di “taglie” ripartite sui beni iscritti a catasto sia di altri prelievi collettivi. Fino agli inizi del secolo XVIII, la documentazione disponibile connota, nei rapporti conflittuali con i suoi creditori, una fase di indebitamento probabilmente crescente da parte comunità [A.C.S., Sez. I, Serie 7, n. 72, Atto di ratificazione e convenzione tra i Consignori di Soglio e la Comunità del luogo, rappresentata dal Conseglio generale dei capi di casa, relativo al pagamento del laudemio (copia del 1731 di atti del 1650 e 1655); Sez. I, Serie 7, n. 73, Atto di convenzione tra la Comunità di Soglio e Giovanni Battista Crova, consignore del luogo, relativo alle modalità di estinzione di un debito di doppie 55, di cui la Comunità si riconosce debitrice nei suoi confronti. (in allegato: quittanza di Giovanni Battista Crova con dichiarazione di estinzione del debito, 1695); Sez. I, Serie 7, n.74, Instrumento del censo della Comunità di Soglio a favore del capitano de Vander, residente in Montechiaro (copia del 1671, con allegate supplica di de Vander del 1669 e fede del sindaco del 1681); Sez. I, Serie 9, n. 90, Giuseppe Teodoro Pelletta, coerede del conte Giuseppe Baldassarre Pelletta, consignore di Cortazzone – Comunità di Soglio insieme a Giovanni e Francesco Navone, già sindaci della Comunità, per il pagamento della metà di un credito di lire 1972 (1709-10)].
     Più tardi, sembrò delinearsi una conflittualità più orientata dalla nuova coesione degli Asinari entro il feudo di Casasco e dal controllo che questi esercitavano per più versi su Soglio grazie alla giurisdizione e ai loro possedimenti fondiari sia di Soglio sia di Casasco. In particolare, le pressioni fiscali esercitate, a partire dal 1731, dal governo sabaudo sugli stessi Asinari attraverso la “aggregazione” di Casaco alla comunità di Montechiaro ai fini di misurare e iscrivere a catasto il loro patrimonio fondiario ebbero l’effetto di acuire, a loro volta, sia le pressioni sugli abitanti di Soglio che coltivavano le terre dei signori sul territorio di Casasco sia i conflitti con la comunità di Soglio [Relazione 1753, ff. 153v e 154r; A.C.S., Sez. I, Serie 5, nn. 41-58, e in particolare n. 45, Quittanze Asinari di Gresy (1658-1730); Sez. I, Serie 9, n. 99, Paolo Giuseppe Cisa Asinari di Gresy, Gerolamo Pelletta di Cossombrato e Lorenzo Antonio della Valle, consignori di Soglio – Comunità di Soglio, per il pagamento del laudemio di soldi 6 per ogni fiorino sull’ammontare dei contratti (1757-1758); Sez. III, Serie 1, n. 714, Nota della misura dei beni affittavoli dell’Ill. Marchese Grisì sopra le fini di Casasco, (s. d., ma inizio sec. XVIII); n. 715, Consignamento dell’Ill. Sign. Marchese di Grisì Gabriel G.B. Asinari dei Signori di Solio per porzione di giurisdizione beni e ragioni feudali di esso luogo, beni feudali di quello di Casasco, e ragione di giurisdizione sovra l’istesso luogo e castello (1720) (copia dagli arch. camerali 1770); A.S.T., Paesi, Provincia di Asti, Mazzo 11, Motivi per provare che la Camera non hà dovuto aggiudicare al M.se di Gresy li beni feudali di Casasco].
Statuti
Non si hanno attestazioni di compilazioni statutarie. Statuto comunale 2002. Vedi testo
Catasti
La catastazione dei terreni è documentata in modo sistematico a partire dalla prima metà del secolo XVI. Risultano oggi scomparsi il Registro dei beni della Comunità (Catasto) in scrittura semigotica del 1542 di ff. 120 con la documentazione relativa ai trasferimenti di proprietà: Registro delle mutazioni delle proprietà in scrittura semigotica del 1543 di ff. 218, l’uno e l’altra ancora citati negli inventari ottocenteschi dell’archivio della comunità [A.C.S., Sez. I, Serie 13, nn. 142-144, Inventari del 1821 e del 1840; Silicani 1998]. La redazione di un nuovo catasto a quasi un secolo di distanza, nel 1624, fu seguita forse da una prima revisione nel 1676, di cui sopravvive la sola Rubrica [A.C.S., Sez. III, Serie 1, n. 705, Registro della Comunità di Soglio (1676)] e da un secondo aggiornamento nel 1689, quando sembra riprendere la documentazione sistematica dei trasferimenti di proprietà. Risale a questo periodo l’ accordo per l’iscrizione a catasto dei beni allodiali di Giovanni Battista Crova, tra i consignori di Soglio colui che deteneva, all’epoca, la quota minore di giurisdizione e la minore estensione di beni fiscalmente immuni (25 giornate circa) [A.S.A., Fondo catasti antichi, Catasto di Soglio, n. 45.1, Registro di catasto (1624); n. 45.2, Registro di Soglio (1689); n. 45.3, Registro delle mutazioni della comunità di Soglio (1689-1741); A.C.S., Sez. I, Serie 9, n. 89, Gian Battista Crova, consignore di Soglio–Comunità di Soglio, per la registrazione nel catasto di alcuni beni allodiali da lui ritenuti feudali (1684)]. A partire dal 1765 prese avvio la “misura generale” finalizzata alla redazione di un catasto particellare, sia pure tra contrasti con i signori del luogo possessori anche del contiguo territorio di Casaco [45.4, Catasto originale della comunità di Soglio – partitario (1796); A.C.S., Sez. III, Serie 1, n. 706, Catasto figurato 1795: Figurato dimostrativo pella Comunità formato in seguito alla misura generale stata… con Verbale delli 13 maggio 1795 approvata ed autenticata. Quale essendo stato formalmente colla Mappa… colazionato perfettamente concorda; nn. 707-08 Mappa originale del territorio di Soglio, 13 maggio 1795 e copia. La documentazione sui trasferimenti di proprietà è in A.S.A., Fondo catasti antichi, Catasto di Soglio, n. 45.5, Trasporto ossia libro delle mutazioni della comunità di Soglio (1796-1809); A.C.S., Sez. III, Serie 1, nn. 709-711, Registro giornale del catastraro (1882-1908); nn. 734-741 Domande di voltura (1884-1936)].
Ordinati
Gli ordinati del secolo XVII (Ordinamenti del Conseglio) sono conservati a partire dal 1613, sia pure con  lacune di circa un ventennio tanto nella prima metà del secolo (1620-1643) quanto nella seconda metà (1678-1695). A partire dal 1695 la serie è conservata in modo continuativo fino al 1789, dopodiché risulta interrotta fino al 1813. Con il 1814 la conservazione della serie diventa ininterrotta per i secoli XIX e XX (Ordinati e deliberazioni consolari); dal 1855 Verbali del Consiglio comunale [A.C.S., Sez. I, Serie 1, 1.1- 3.4 e da 4.1; in copia in Sez. I, Serie 2].
Dipendenze nel Medioevo
Una ricostruzione della dipendenza medievale di Soglio deve basarsi su elementi largamente indiziari. Due presenze signorili sembrarono caratterizzare, verso la metà del secolo XII, l’area limitrofa a Soglio: innanzitutto i signori de Casasco, di cui sono attestati, in particolare, i rapporti con i canonici del Capitolo della cattedrale di Asti, a partire dal 1161; in secondo luogo, i signori de Playa, o di Riva e Piea, la cui capillare penetrazione locale entro un’area che includeva territorialmente Soglio sembra suffragata dalla presenza di un ramo de Casasco degli stessi signori de Playa. E’ vero, peraltro, che non sono documentati, per quest’epoca, rapporti specifici di Soglio con la chiesa astese, né la presenza di una signoria specifica locale su un territorio il cui incastellamente appare successivo e trelativamente tardivo. In seguito, vi fu una corrispondenza cronologica abbastanza stretta tra l’accelerarsi delle dismissioni dei possessi tanto dei signori di Riva e Piea quanto dei signori di Casasco all’epoca della prima penetrazione a Soglio dei Pelletta, rappresentanti fra i più attivi dei mercanti e banchieri astigiani che, soprattutto dopo la conclusione delle ostilità contro i marchesi di Monferrato agli inizi del secolo XIII, investirono una parte dei propri capitali rilevando i castelli e le giurisdizioni dell’antica aristocrazia rurale. Soglio risulta nominato sia tra le terre del distretto astigiano nel diploma dell’imperatore Federico I Barbarossa del 1159 sia nell’elenco delle terre dipendenti dalla giurisdizione di Asti nel 1379 [Bordone 1976; Gabotto 1904, I, 31; Sella e Vayra 1880-87, docc. 6, 580; Vergano 1942, vol. III, n. 5; Rubrice 1534].
Feudo
Tra il tardo medioevo e la fine dell’età moderna,  Soglio fu al tempo stesso una comunità e un feudo. La presenza dei membri della famiglia Pelletta, banchieri e imprenditori di Asti dotati di diritti signorili a Soglio, oltre che in altre località, è attestata a partire dal 1285, alcuni decenni dopo le prime attestazioni di una loro presenza nella vicina Cortazzone [Cotto Meluccio 1970]. Diversi rami di discendenza della famiglia agirono di concerto in transazioni fondiarie e finanziarie, forse informalmente, nei secoli XIV e XV. Tra il tardo medioevo e la prima età moderna, alcune quote dei loro diritti passarono ai Silvatici (secolo XIV) e, per vendita, ai Novelli (1516), ai Crova (1577), ai Lajolo (1579) e ai Della Valle, ma furono gli Asinari di Casasco (1516) e, parecchio più tardi, gli Asinari Cisa di Grésy (1716) a consolidare una presenza locale altrettanto significativa nel corso dell’età moderna. Verso la metà del secolo XVIII, le quote maggiori di giurisdizione risultavano divise tra i Pelletta di Cossombrato e i Della Valle, mentre gli Asinari Cisa di Grésy, detentori, al pari dei Crova, di una quota pari a un ventesimo, erano tuttavia proprietari della maggiore estensione di proprietà fondiarie dotate di esenzioni fiscali, dichiarate in oltre 70 giornate su un totale di circa 190. Verso la stessa epoca era attestata una limitata presenza di acquirenti più recenti, quali il medico Giovanni Battista Rossi, proprietario di 13 giornate di beni fondiari “feudali”. Contemporaneamente, il simbolo più visibile della giurisdizione, il castello, era suddiviso tra gli Asinari, i Crova e i Della Valle, mentre lo stemma collocato sul portale evocava nei motivi araldici (leone e torre) il prestigio condiviso (e a volte contrapposto) degli Asinari e dei Pelletta [Relazione 1753, f. 200r; A.S.T., Corte, Paesi, Paesi per A e per B, Mazzo 34, Investitura di Gerol.o Pelleta per prestare le fedeltà al Gov.re d'Asti per S.M.Ces.a per le porzioni spettantegli ne' Luoghi di Cortazone e Soglio. (1558) ; A.S.T., Corte, Paesi, Paesi Per A e per B, Mazzo 50, Investitura di Soglio e Burio a favore del Sig. Co. Giuseppe Pelletta per la morte del Sig. Co. Gio. Battista, suo zio paterno (1694); A.C.S., Sez. III, Serie 1, n. 712, Consegnamenti dei beni feudali situati nel territorio di Soglio dei vassalli: G.B. Crova, Ardicino Pelletta, Roberto Pelletta (1601-1604); Eydoux 1971, pp. 63-91].
     Nell’intreccio di interessi signorili e giurisdizionali che intersecavano e collegavano diverse località, la vicenda storica del feudo di Soglio appare strettamente intessuta con quello di Casasco. Qui, tra la fine del secolo XII e la fine del XIII, i signori di Casasco (de Casasco), discendenti di Manfredo e Raniero, erano sembrati sviluppare un dominio che si diramava dal nucleo originario fino a Piea, Camerano e Cinaglio [Gabotto e Gabiani 1907, doc. 25; Sella 1887, docc. 779-81; Eydoux 1971, p. 74; Bordone 1976, pp. 74-75]. E’ stato ipotizzato che, già dagli inizi del secolo XIV, Casasco e Soglio fossero collegati in un duplice acquisto di prerogative signorili da parte dei Lajolo; è certo che, entro il 1313, erano divenuti consignori di Casasco il ramo dei Pelletta presente anche a Piea e a Cortanze, nonché gli Asinari (la cui presenza a Casasco è stata talvolta fatta ascendere ai primi del secolo XIII) [Casalis 1836, pp. 352-54; Guasco 1911; Eydoux 1971, p. 68]. Dalla fine del secolo XIV in poi, la presenza degli Asinari divenne a Casasco unica o predominante, estendendosi, a partire dagli inizi del secolo XVI, su Soglio, Monale e Bastia. La cessione di una quota pari a un terzo della giurisidizione ai Roero introdusse temporaneamente, tramite questi, i Valperga, i Villa Ghiron e i Solaro, per essere tuttavia lentamente riassorbita entro la parentela allargata degli Asinari con gli inizi del secolo XVIII. Nel 1718, la risoluzione di una lite tra Vittorio Amedeo Asinari di Bernezzo e Gabriele Giovanni Asinari Cisa di Grésy sancì nuovamente la consignoria dei due rami Asinari e la temporanea supremazia dei Cisa di Grésy [A.S.T., Corte, Paesi, Provincia di Alba, Mazzo 4, Investitura concessa dalla Duchessa Maria D'Orleans Tutrice del Duca Lodovico di lui figlio Conte d'Asti a favore di Oddone, Teodoro, filippo, e francesco fratelli Roeri della 4.a parte di Canale, S. Fré, di tutto Ceresole, e 4.a parte di Casasco Giurid.ni Beni, e redditi feudali dalli med.i dipend.ti alla forma delle precedenti (1467); Provincia di Asti, Mazzo 10, Investitura concessa dal Gov.re d'Asti per il Ré di francia del Castello di Camerano, Val di Chiesa, 4.a parte e metà dell'altra 4.a parte di Casasco, metà e 36.a parte di Dusino et 8.a parte d'Agliano à favore di Gabriele Asinari alla forma che li suoi predecessori nè sono stati investiti. (1498); Mazzo 11, Investitura concessa dal Gov.re d'Asti à favore di Gabriele Asinari de Castelli e Luoghi di Camerano, Val di Chiesa, 4.a parte, e metà d'altra di Casasco, metà e 36.a di Dusino, et 8.a parte d'Agliano. (1516); Altra concessa dà cui s.a à Francesco Asinari di tutto il Castello, e Luogo di Camerano, tutto quello di Val di Chiesa, metà et un 8.a di Dusino, un 8.a parte d'Agliano, 3.a parte di Casasco et un 20 di Monale, e Bastia. (1524); Altra concessa dal Gov.re d'Asti per l'Infante Beatrice à favore di Gio. Ant.o Asinari Consig.re di Casasco e Monale d'un Molino situato nelle fini di Monale per esso aquistato dà Gio. Luchino Scarampo Consignore di d.o Luogo alla forma delle preced.ti (1534); Altra ricavata dalli Reg.ri dell'Investiture di quella accordata dà S.A. à Franc.o Asinari Conte di Camerano pel feudo di Val di Chiesa, metà ed 8.a d'altra metà di Dusino, 3.a di Casasco, e 20.a di Monale, coll'espressa riserva della Superiorità Ces.a sù Camerano. (1581); Rescritto Cam.le ottenuto dal Pat.le di citazione contro la Cont.a Marg.ta Mayna Vedova del C.te Franc.o Asinaro per prosseguire non ostanti le ferie, la Causa della devoluz.ne pretesa dal Pat.le de' feudi di Camerano, Val di Chiesa, Dusino, Casasco, e Monale. (1613); Supplica del Pat.le colle Lettere del Duca Carlo Em.l I°. per cui manda ridursi j feudi di Camerano, Val di Chiesa, Casasco, Dusino, e Monale devoluti per la morte della Contessa Margarita Asinari. (1624); Guasco 1911, vol. I, pp. 423-24; vol. IV p. 1578 (522); Bordone 1976, pp. 73 sgg.].
Mutamenti di distrettuazione
Soglio appartenne al Contado di Asti, entrando a far parte del patrimonio degli Orléans nel 1389, a seguito del matrimonio di Valentina Visconti, contessa di Asti, con Louis de Valois, duca di Orléans e fratello di Carlo VI, re di Francia [Rubrice 1534; Sangiorgio 1975, pp. 280 sgg.]. Nel 1531, con l’investitura del Contado da parte dell’imperatore Carlo V alla cognata Beatrice di Portogallo, moglie del duca Carlo III di Savoia, i duchi di Savoia divennero conti di Asti. Lo stesso anno, con un diploma imperiale confermato nel 1562 dall’imperatore Ferdinando I, fu conferito ai duchi il vicariato imperiale sul Contado, con pieno esercizio di tutti i diritti regali, che nel 1555 vennero estesi alle diocesi del dominio ducale. Verso quest’epoca, mentre Asti veniva eretta a provincia nella riorganizzazione del 1560 dei territori sabaudi da parte del duca Emanuele Filiberto, invalse una distinzione, entro il “corpo” del Contado, tra la città di Asti con le ”terre” del suo distretto; il Capitaneato, formato da “terre” esterne al distretto non infeudate, ma ora di immediato dominio ducale; quindi le “terre” infeudate, quali Soglio; infine le “terre della chiesa d’Asti”. La collocazione di Soglio entro l’assetto delle province piemontesi si mantenne fino alla caduta dell’antico regime in Piemonte (1798).
     Entro la maglia amministrativa francese, Soglio seguì le sorti dell’intero territorio della vecchia provincia di appartenenza, aggregato, senza sostanziali alterazioni, a una circoscrizione di estensione variabile avente per capoluogo Asti. Si trattò dapprima del dipartimento del Tanaro, creato durante il primo effimero periodo di occupazione (1799), e, dopo il ritorno dei Francesi e in seguito alla riorganizzazione amministrativa del 1805, del dipartimento di Marengo, circondario (arrondissement) di Asti. Vedi mappa.
     Dopo la parentesi napoleonica, Soglio rientrò, nel 1814, a far parte della ricostituita provincia di Asti che, dopo ulteriori instabili riorganizzazioni mandamentali nel 1818, fu ridotta a circondario della divisione amministrativa, poi provincia di Alessandria nel 1859 [Sturani 1995; 2001; Cassetti 1996; Romano 1998, pp. 15-45]. Lo stesso circondario di Asti venne soppresso e aggregato a quello di Alessandria nel 1927 [Istituto Centrale 1927, p. 1], quindi staccato dalla provincia di Alessandria e aggregato alla nuova provincia di Asti formata nel 1935 [Istituto Centrale 1937, p. 8; Gamba 2002]. In anni recenti Soglio ha aderito alla Comunità collinare “Val Rilate”.
Mutamenti Territoriali
I confini amministrativi del territorio di Soglio non subirono variazioni di rilievo tra il tardo medioevo e l’età contemporanea.
Comunanze
Nel tardo medioevo e durante tutta l’età moderna appaiono esigue le risorse collettive sotto forma di terreni, diritti d’uso del suolo, o altri cespiti. Durante il secolo XVIII, pochi “gerbidi”, o tratti di incolto (di cui “uno con fontana”), per un totale di meno di 13 giornate di superficie, risultavano “apena suficienti per i pascoli communi” [Relazione 1753, f. 199v]. Intorno ai diritti di pascolo sui fondi privati si accesero dispute a partire dal 1740 e ancora, ricorrentemente, durante la prima metà del secolo XIX, dopo la sentenza senatoria del 1821 che aveva ampliato i criteri di accesso alle greggi di ovini [A.C.S., Sez. I, Serie 8, n. 76, Atti relativi ai bandi campestri (1834-45); Sez. I, Serie 9, n. 102, Comunità di Soglio–particolari del luogo, per opposizione alle nuove norme dei bandi campestri relativi al pascolo delle pecore (1819-1820)]. La raccolta di tralci “per l’impalamento delle viti” e di legna da ardere per uso domestico costituiscono i diritti d’uso su di un limitatissimo patrimonio boschivo [Relazione 1753, c. 199v; A.C.S., Sez. I, Serie 8, n. 81, Stato generale dei boschi esistenti nel Comune (1823)]. Secondo un osservatore della prima metà del secolo XIX, Soglio “scarseggia di boschi, e di piante d’alto fusto, a differenza di altri territori vicini” [Casalis 1850, p. 243]. A queste risorse comunali si aggiungevano inoltre il forno, i dazi, i “gelghi”, o “acque”, della Rocca e di San Grato (utilizzate per la macerazione della canapa), il prato di Varagine e il terreno di San Giorgio. A partire dalla prima metà del secolo XIX l’appalto dei redditi comunali fu tipicamente integrato da diritti d’uso quali i proventi del “rudo” (la scopatura delle strade vuoi dei singoli recinti, Superiore e Inferiore, vuoi dell’intero “finaggio”), della raccolta delle acque piovane, delle foglie di gelso e della scalvatura degli olmi, attività che, nella prima metà del secolo XVIII, la comunità difese per via giudiziaria [A.C.S., Sez. I, Serie 9, n. 96, Comunità di Soglio–Rolando Antonio Mariano, priore-parroco di Soglio, per indebito scalvamento d’olmi in proprietà comunali situate alla Serra di Montaldo e alla Bassa di Manino (1738-1739); Sez I, Serie 1, n. 15, Ordinati d’incanto e di deliberamento, avvisi d’asta (1832-1860); Sez. II, Serie 4, n.233, Affitti e appalti di lotti di bosco, di foglie di piante, del forno, del peso, del rudo, di siti comunali, 1861-1926; n. 234, Repertori degli atti di affitto e di vendita taglio di boschi, 1862, 1908-1938; n. 239, Incanti e vendite di piante di alto fusto, affitto di lotti di bosco, 1926-1954]. Con il 1990 i dati comunali attestano la virtuale scomparsa di territorio gravato da usi civici, la cui superficie resta calcolata peraltro in ha. 2,5 circa dal Commissariato usi civici [A.C.S., Sez. II, Serie 4, Commissariato per la liquidazione degli usi civici, 1926-1940; n. 228, Vendita di siti e terreni comunali, 1860-1936; A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 21, n.73, Beni comuni ed immuni. Provincia di Asti (1721-22), f. 228; C.U.C.].
Liti Territoriali
Benché Soglio non avesse quasi avuto contese territoriale con le comunità confinanti, i conflitti tra la comunità e i suoi signori investirono, durante l’età moderna, il contiguo territorio di Casasco [A.C.S., Sez. I, Serie 9, n. 95, Giuseppe Antonio Asinari Rossiglione di Bernezzo, consignore di Casasco–Comunità di Soglio, per rivendicazione di diritti su strade e ripe poste sui confini di Casasco (1724)]. Non senza un chiaro sostegno da parte delle autorità statali e delle magistrature torinesi, a partire dagli anni Trenta del secolo XVIII, ossia dall’epoca della riforma della fiscalità terriera nota come Perequazione generale, la comunità di Soglio esercitò pressioni crescenti sui suoi signori perché pagassero le imposte fondiarie, o “taglie”, dovute al governo centrale sulle terre che possedevano a Soglio sotto forma di beni allodiali, per i quali cioè non godevano di esenzioni fiscali sotto forma di “immunità”. A partire dal 1731, dopo avere rivendicato il pagamento delle taglie decorse dovute dai marchesi Asinari di Grésy, la comunità non soltanto sottopose a “pegno ed ipoteca” le terre signorili iscritte a catasto “per la concorrente del registro” delle imposte, che non erano state pagate dal 1732, ma richiese, con una supplica del 1776, “bisognando”, di essere, “immessa nel possesso” di quei beni. Tra il 1786 e il 1789, tanto la Camera dei conti quanto il Senato di Torino respinsero recisamente le istanze dei marchesi, che furono condannati a risarcire la comunità [A.C.S., Sez. I, Serie 9, n. 100 Sommario nella causa della Comunità di Soglio contro il Signor Marchese Fortunato Asinari di Grisì, 1786 ( 2 voll. a stampa), con riferimenti a A.C.S., Sez. III, Serie 1, n. 716, Registrazione e verifica di beni posseduti dai Signori Vassalli del luogo: ordini della Regia Intendenza, misure, supplica della Comunità (1730-33); n. 718, Elenco dei documenti catastali inviati al causidico Settime di Torino per la causa contro il marchese Asinari di Gresy; n. 719, Documenti della Comunità di Soglio in Asteggiana. Scritture della Comunità di Soglio contro il Signor Marchese Asinari Casasco di Grisi, consignore di detto luogo (1775, 1778); n. 720, Atti di linea divisionale dei confini di Soglio (1769); Serie 1, n. 3.4, Atti riguardanti l’affittamento dei beni, di quali per la Comunità immessa in possesso iure pignoris in odio del Signore Marchese di Gresy colla sottomissione dell’affittavolo Felice Ferrero residente nel feudo di Casasco, con, in allegato, Liquidazione degli interessi dovuti alla Comune di Soglio dal cittadino ex marchese di Gresy sulla base del capitale stabilito dalla sentenza senatoria del 29 maggio 1789; n. 723, Atti di linea di circonvallazione (1792)]. Nel secolo XX è attestato un contenzioso intercomunale intorno ai progetti di tracciato della linea ferroviaria Asti-Chivasso [A.C.S., Sez. II, Serie 9, n. 405, Progetto ferrovia Torino-Chieri-Piovà-Casale (1898-1925); Serie 3, n. 224, Lite ferrovia Asti-Chivasso: il comune di Soglio e altri comuni del Circondario contro i Comuni di Murisengo, Colcavagno e Lauriano, 1916-1926; Serie 9, Sistemazione strada di accesso alla stazione ferroviaria di Montechiaro, 1912-1926; vd. anche schede Lauriano, Montiglio Monferrato e Murisengo].
Fonti
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A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche per A e per B, Po, Mazzo 1,"LE / COURS / DU PO / DEDIÉ AU ROY / Par son tres humble, tres obeissant / et tres fidele Serviteur et Sujet, le / P. PLACIDE Augustin Dechaussé, et / Geographe Ordinaire de sa Majesté". Carta Corografica in stampa del Corso del Fiume Po delineata e dedicata a S.M- Cristianissima dal P. Placido Agostiniano scalzo nel 1734. Sulla Scala di 1/253.600 (Note: La carta è formata da 5 fogli giustapposti. Il 1° reca l'indicazione "A PARIS 1704"; il 3° e il 4° sono datati 1703; sul 1° e sul 5° foglio è riportata la data di concessione del privilegio reale, rinnovato per 15 anni nel 1734. Cfr. anche Carte Topografiche Segrete, PO 29 E IV ROSSO, 1703-1734 (ma vd. Note) [Autore disegno originale: P. Placide; Autore incisioni: Berey; Autore edizione: "A PARIS / Chez les Augustins pres la Place des Victoires"]. Vedi mappa.
A.S.T., Corte, Carte epoca francese, Sez. II, Amministrativa, Municipalità, L, Mazzo 15.
A.S.T., Corte, Materie economiche, Gabella del sale Piemonte e Nizza, Mazzo 4, n. 6, Memoria data dal Gabelliere gen.le de’ Sali Pietro Giobert in cui rappresenta la quantità de’ sfrosi e la necessità delle provvidenze per contenerli (1688).
A.S.T., Corte, Paesi, Paesi per A e B, A, Mazzo 11, n. 4, Disordini in ordine all’accompagnamento di cadaveri al Cimitero (1837).
A.S.T., Corte, Paesi, Paesi per A e B, M, Mazzo 27, Montechiaro (Asti), 1297-1842.
A.S.T., Sezioni Riunite, I Archiviazione, Provincia di Asti, Mazzo 1, n. 3, Stato delle liti, che hanno vertenti le Città, e Communità della Provincia d’Asti [cc. non num.te 1r-16v] (Intendente Granella, Asti, 16 ottobre 1717).
A.S.T., Sezioni Riunite, I Archiviazione, Provincia di Asti, Mazzo 2, n. 1, Relazione, ed Informative dell’Intendente d’Asti con Stati della Coltura, e raccolto de’ beni, del personale, e bestiami di Cadun Territorio della Provincia (1747-1757).
A.S.T., Sezioni Riunite, I Archiviazione, Provincia di Asti, Mazzo 2, n. 2, Rellazione dello Stato, e coltura de beni de Territorj delle Città, e Comm.tà della Provinc.a d’Asti (1747) [fasc. ril., cc. non num.te].
A.S.T., Sezioni Riunite, I Archiviazione, Provincia di Asti, Mazzo 2, n. 3, Regolamento, e Amministrazione delle Comunità. Notizie concernenti l’economico d’alcune terre d’essa Provincia, cioè Rocca d’arazzo, Coconato, Cocconito, Cortanze, Piea, Viale, Bagnasco, Montafia, Cortandone, Cinaglio, Montechiaro, Casasco, Cossambrato, e Camerano (1760).
A.S.T., Sezioni Riunite, I Archiviazione, Provincia di Asti, Mazzo 2, n. 16, Ricavo de Cantoni delle 12 Provincie del Piemonte non facienti corpo di Communità, cc. 41-54, Provincia d’Asti.
A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 21, n.73, Beni comuni ed immuni. Provincia di Asti (1721-22).
A.S.T., Sezioni Riunite, Camera dei Conti, Articolo 746, paragrafo 3, vol. 81, Mensa d’Asti. Investiture feudali 1625 ad 1710, Libri diversi Investiturarum bonorum feudalium, et Feudorum in hoc Volumine uniti ab anno 1625 ad 1710, Notta, et Protocollus sive Volumen Instrumentor. et Investiturar. bonor. rusticalium feudalium sequtan. sub Ill.mo et R.mo D. D. Octavio Brolia Ep. co Asten. et Comite et receptar. per … D. Jacobus Fran.cus Vignolas Notarium Collegiat. et Secretariu Ep.alem eiusd. Civitatis ab anno 1625 usque ad annum 1645.
A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 21, n.1 (3), Stato de’ Tenimenti, che non fanno Corpo di Comunità, quali prima del Conto di Perequazione erano immuni, o sia non pagavano Tributo, ed in esecuzione d’esso Conto si sono sottoposti alla collettazione ed applicati alle infra nominate Comunità per la pura esazione del R.o Tributo a medesimi imposto, cc. 24r sgg. (s.d., ma dopo il 1731).
A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 21, numeri 16-17.
 
B.N.F. (Bibliothèque nationale de France). Vedi catalogo.
B.N.F., département Cartes et plans, GE DD-2987 (5054 B), La principauté de Piémont, les marquisats de Saluce et de Suze, les comtés de Nice et d'Ast, le Montferrat / dediée au roy par son très humble, très obéissant, très fidèle sujet et serviteur H. Jaillot, géographe de sa Majesté, [chez l'auteur] (A Paris), 1695 [Jaillot, Alexis-Hubert (1632?-1712). Cartographe]. Vedi mappa.
 
C.U.C. (Commissariato per la Liquidazione degli Usi Civici, Torino).
 
 
Relazione 1753 (B.R.T., Relazione generale dell’Intendente d’Asti sullo stato della Provincia, 1753 [Merlotti, in corso di stampa]).
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Descrizione Comune

 

Soglio
L’organizzazione territoriale di Soglio fu quella di un luogo piccolo, sia per estensione sia per numero di abitanti. La popolazione, che forse sfiorò il raddoppio tra la metà del secolo XVIII e la seconda metà del XIX, raggiunse un culmine di circa 550 abitanti verso l’epoca dell’unificazione italiana, prima di manifestare, già nei censimenti del 1901 e del 1911, chiari segni di sfoltimento dovuti all’emigrazione permanente dell’età contemporanea. Una sostanziale stabilità sembra tuttavia avere caratterizzato, per parecchi secoli, se non il numero totale di abitanti, almeno il numero di capi di casa, o capifamiglia: questi furono 77 nel 1416; 83 nel 1753; 85 nel 1839. La staticità, per molto tempo, degli effettivi della popolazione più direttamente responsabili dei diritti di possesso sui terreni agricoli, del pagamento delle tasse e di altri aspetti collettivi della vita locale è il riflesso di una lenta vicenda di rapporti di dominio signorile su Soglio, sulla sua vita agricola e sui abitatori. I coltivatori di Soglio, a partire dal tardo medioevo, lavorarono terre su cui godetterono prerogative di possesso definite di “enfiteusi”, ma non la proprietà assoluta. I signori esercitarono in tal modo non solo sulla terra, ma anche sui coltivatori, una serie di diritti reali che si sommavano ed erano variamente mescolati con diritti giurisdizionali e di altro tipo. Il diritto eminente dei signori si manifestava nella riscossione periodica di laudemi, o tasse d’ingresso, al momento della devoluzione dei poderi, tipicamente da una generazione di coltivatori alla successiva, mentre a Casasco prelevavano, oltre ai canoni, la decima “de’ frutti di qualsivoglia sorta” [A.C.S., Sez. I, Serie 7, n. 72, Atto di ratificazione e convenzione tra i Consignori di Soglio e la Comunità del luogo, rappresentata dal Conseglio generale dei capi di casa, relativo al pagamento del laudemio (copia del 1731 di atti del 1650 e 1655; Sez. III, Seie I, n. 715, Consignamento dell’Ill. Sign. Marchese di Grisì Gabriel G.B. Asinari dei Signori di Solio per porzione di giurisdizione beni e ragioni feudali di esso luogo, beni feudali di quello di Casasco, e ragione di giurisdizione sovra l’istesso luogo e castello (1720) (copia dagli arch. camerali 1770); A.S.T., Paesi, Provincia di Asti, Mazzo 11, Motivi per provare che la Camera non hà dovuto aggiudicare al M.se di Gresy li beni feudali di Casasco].
     Considerato marginalmente più fertile e più produttivo del territorio di Soglio, quello di Casasco appariva, nelle inchieste statali, scarsamente abitato, ma costituiva un indispensabile sfogo e complemento alla vita agricola dei coltivatori-concessionari sogliesi, che vi avevano in conduzione le terre dei signori. Secondo i funzionari statali della metà del secolo XVIII, almeno sulla carta, visto che il territorio “è ben coltivato”, la produzione di vino “equipara” una produzione di alimenti che da sola sarebbe insufficiente “per il mantenimento degli abitanti”. Il freno principale alla produttività era segnalato nella scarsità di concime, la “mancanza dell’ingrasso”, data la sostanziale assenza di terre da pascolo, e quindi la scarsità di bestiame. Tuttavia, appariva evidente “la povertà de’ contadini”, costretti a integrare i propri redditi “colle giornaglieri fatiche a beneficio altrui”. La produzione agricola locale distingueva, da un lato, la “meliga ed altri marsaschi” destinati all’autoconsumo delle famiglie coltivatrici, e, d’altro lato, il vino e il frumento destinati in parte alle rendite dei proprietari. Nella prima metà del secolo XIX veniva rilevata la recente introduzione della coltivazione della patata [A.S.T., Seioni Riunite, I Archiviazione, Provincia di Asti, Mazzo 2, n. 1, c. 2v; Casalis 1850, p. 244; Relazione 1753, f. 154r]. Oltre a costituire una risorsa produttiva dal punto di vista fondiario, Casaco conservò per lungo tempo una importanza superiore a quella di Soglio in quanto punto d’innesto sul sistema viario dei transiti di merci e di persone. Ancora verso la prima metà del secolo XIX, Casasco si situava tra le molte “vie” che collegavano Cortazzone, Montafia, Viale, Camerano, Soglio e Bagnasco. In precedenza, verso la fine del secolo XVII, aveva fatto parte dei percorsi di commercio illegale del sale degli “sforsatori Allessandrini e del Francore” da Cisterna verso Camerano e Montafia, “dove puoi con ogni facilità s’introduce nelli stati di S.A.R.” [A.S.T., Sezioni Riunie, I Archiviazione, Provincia di Asti, Mazzo 2, n. 2; n. 3, c. 19v; II Archiviazione, Capo 21, n.1 (3); n. 16, cc. 5r, 46; Corte, Materie economiche, Gabella del sale Piemonte e Nizza, Mazzo 4, n. 6 (1688); Casalis 1839, p. 446; Relazione 1753, ff. 153v e 154r].
     Quando, nel corso del secolo XVIII, le prerogative signorili tanto su Soglio quanto su Casasco furono chiamate in causa dalla comunità con l’apparente sostegno delle magistrature torinesi, La linea di difesa giuridica dei marchesi fu duplice: da un lato, l’invocazione delle prerogative di carattere giurisdizionale e dei rapporti definti come “enfiteutici", che facevano della questione una “ragione interessante il Feudo”, anziché un semplice rapporto di “soddisfazione delle taglie decorse”. D’altro lato, i signori chiamarono in causa la stessa ubicazione dei beni e la loro “corrispondenza” con gli “atti”, allora in corso, della “misura generale” del territorio comunale, suggerendo che si trattasse in realtà di ben 160 giornate di beni compresi nel territorio di Casasco: appellatisi, infatti, alla Camera dei conti nel 1774 e ancora nel 1779, essi misero in dubbio “che li fondi descritti predetti contenziosi siano li stessi, e medesimi descritti, e designati negli Atti di ricognizione dei confini […] e compresi nel Territorio di Casasco, non ostanti le opposizioni, e pretensioni in tal tempo fatte, ed eccitate, che si dovessero considerare delle fini di Soglio”, dubbio che a sua volta avrebbe rimesso in discussione “l’allodialità, o la feudalità dei suddetti beni” [A.C.S., Sez. I, Serie 9, n. 100 Sommario nella causa della Comunità di Soglio contro il Signor Marchese Fortunato Asinari di Grisì, 1786 ( 2 voll. a stampa)].
     Diversi indizi, sul piano della vita religiosa, suggeriscono che, nel corso dell’età moderna, i sodalizi laicali, primo fra essi la Compagnia di Sant’Orsola, al cui altare abbiamo visto incentrarsi il cerimoniale eucaristico locale, si distinguessero come promotori di attività cerimoniali tese a sottolineare e a sancire il potere dei capi famiglia, o della comunità, in quanto collettività distinta o autonoma dai poteri signorili. Così, sia pure in epoca più tarda, la Compagnia di Sant’Orsola fu chiamata in causa insieme ad altri sodalizi nella gestione di un lascito destinato al maestro di scuola, a sottolineare la tradizionale gestione della scuola da parte della comunità [A.C.S., Sez. I, Serie 9, n. 104, Comunità di Soglio–Parroco e Compagnie del SS. Sacramento, di Sant’Orsola e del S. Rosario, per i beni legati alle medesime per il mantenimento di un maestro di scuola sacerdote (1847)].
     E’ ancora la visita apostolica del 1585 a segnalare l’importanza a Soglio della Compagnia del Corpus Domini, i cui membri facevano tra loro collette (inter se contribuunt) per l’acquisto dei ceri, con i quali accompagnavano numerosi (a multis) il sacerdote che recava il viatico agli infermi. A Soglio, come in altre comunità astigiane, la pratica dell’accompagnamento collettivo, con “intervento” del parroco, ma protagonista “tutta intiera la popolazione”, si ripeteva nei rituali funerari che si snodavano processionalmente dalle case, alla chiesa, al lontano cimitero. Quando, nella prima metà del secolo XIX, il vescovo Lobetti di Asti per decreto sinodale proibì ai parroci di partecipare al rituale tradizionale, il barone Crova, sindaco di Soglio, dovette smentire presso il ministro degli interni lo scoppio di “disordini” alla pubblicazione del decreto,  giustificandone l’inosservanza come dovuta al “sentimento del Popolo”, il quale richiedeva che “dove si trova il Gregge, ivi si trovi pur anco il Pastore”. I frequenti vincoli intra terram alle attività dei parroci nelle funzioni legate alle successioni familiari per altre località circostanti durante l’età moderna sono stati segnalati dalla storiografia. [A.C.V.A., Visite Pastorali, Visita Apostolica Peruzzi, cc. 217r; A.S.T., Corte, Paesi, Paesi per A e B, A, Mazzo 11, n. 4, cc. 3v-5r; A.C.S., Sez. I, Serie 12, n.135, Accompagnamento da parte del Parroco dei cadaveri al cimitero–opposizione della popolazione di Soglio al decreto vescovile, (1836-1837); Barbero, Ramella e Torre 1981; Torre 1995, p. 27]. Tra l’età moderna e quella contemporanea, è attestata, oltre all’attività dei sodalizi già citati, quella della Confraternita di San Giuseppe e delle compagnie del Santissimo Sacramento e del Rosario [A.C.S., Sez. II, Serie 15, n. 604, Confraternite esistenti nel comune: elenchi, inventari (1905, 1935); Torre 1999, p. 40]. Risultava istituita la Congregazione di carità entro la metà del secolo XVIII, quando, “non avendo alcun redito, non è al caso di sovenir li poveri”; risulterà tuttavia assai attiva a partire dal secolo XIX [Relazione 1753; A.C.S., Sez. III, Serie 5, nn. 799 e 800; Sez. IV, Serie 1; Sez. IV, Fondi aggregati, nn. 815-30, Congregazione di Carità (1861-1937 [1943])].