Manta

AutoriFiore, Alessio
Anno Compilazione2008
Provincia
Cuneo
Area storica
Saluzzese
Abitanti
Dati comunali: 3541 (al dicembre 2007).
Estensione

1178 ettari (dati comunali).

Confini
Da nord a sud, procedendo in senso orario, Saluzzo, Lagnasco, Verzuolo, Pagno, per quanto riguarda il nucleo principale del territorio. Per quanto riguarda l’isola amministrativa di Mattone i confini sono con Lagnasco a nord-est e con Veruolo a sud-ovest.
Frazioni
Non vi sono frazioni. Oltre al nucleo principale si rileva l'esistenza del nucleo di  Gerbola; nel territorio comunale si riconosce inoltre l'esistenza di alcune località tra cui Mattone, situato nell'omonima isola amministrativa, Mattonetto, Collegno, Spine, Vernea e Cascinetta.
Toponimo storico
Nella prima attestazione (1175) il luogo è definito Manta. Al toponimo originale viene premesso l’articolo La a partire dal 1303, quando il toponimo prevalente diviene La Manta, che permane tuttavia alternato a più sporadiche occorrenze di Manta. Tale forma si conserva stabilmente nei secoli successivi fino alla recente eliminazione, almeno nella documentazione ufficiale, dell’articolo, e al ripristino dell’originaria forma Manta. (Camilla 1992, pp. 19-20).
Diocesi
Torino fino al 1511, e in seguito, dopo la costituzione della diocesi di Saluzzo, Saluzzo (Merlo 1995).
Pieve
Verso il 1300 le chiese del luogo risultano dipendenti dalla pieve di S. Giovanni a Faliceto, situata nell’attuale territorio comunale di Verzuolo (Casiraghi 1979, pp. 126, 206).
Altre Presenze Ecclesiastiche
S. Maria del Monastero, attestata come cappella dal 1246, e come priorato dal 1386, era una dipendenza  del cenobio di S. Dalmazzo del Borgo; la chiesa sembra avere nel XIV secolo funzioni parrocchiali, ma prima del 1435 tali funzioni sono assunte dalla chiesa costruita nelle adiacenze del castello (Archivio Arcivescovile di Torino, Protocolli notarili, sez. VI.30, fol. 171r), dedicata alla Purificazione di Maria. Le funzioni parrocchiali passano nel 1700 alla nuova chiesa di S. Maria degli Angeli, situata nel piano ai piedi della collina incastellata. Tra il 1718 e il 1760 sede della parrocchia ritorna la chiesa del castello, prima della definitiva traslazione presso la chiesa di S. Maria degli Angeli (Monge 1924, pp. 69-86). Nel 1386 oltre al priorato esistevano altre tre chiese, S. Giacomo, S. Nicola e S. Leone (Monge 1924, p. 62). Dalla lettura dello statuto del XV secolo gli statuto la confraria del S. Spirito appare attiva localmente già prima del 1478.
Assetto Insediativo
Le prime indicazioni del toponimo (1175) non indicano la natura esatta dell’insediamento. Solo con il 1227 è attestata l’esistenza di un castello, associato ad un palacium e a una villa. Il nucleo insediativo più antico quindi è arroccato sulla cima del colle dominato dall’insediamento difensivo (palacium) ed probabilmente è cinto da mura. Manta in Salutiis. Vedi mappa
     Lo sviluppo dell'insediamento nel piano caratterizza il XVI e il XVII secolo. La superiorità dell'insediamento in pianura su quello collinare, prospiciente il castello, è sancita dal trasferimento delle funzioni parrocchiali dalla chiesa castrale a quella del Piano, nel Settecento (Monge 1924, pp. 72-4). Negli ultimi anni lo sviluppo urbanistico si è allontanato ulteriormente dalla collina del castello e si è concentrato soprattutto sui bordi della Strada Statale 589, che unisce Saluzzo, Manta e Verzuolo. La strada è diventato il nuovo perno insediativo, con una successione di condomini, villette e capannoni che hanno inglobato alcuni insediamenti sparsi preesistenti, dando vita al tipico paesaggio “rururbano” che caratterizza anche altre aree della provincia (Abitare luoghi intermedi, pp. 1-15). La strada statale ha dato vita a una vera e propria conurbazione che unisce oggi Saluzzo, Manta e Verzuolo. Nel 1450 sono attestati una quarantina di fuochi, nel 1617 gli abitanti sono circa 750, e poco meno di un secolo dopo, nel 1715, circa 1050 (Monge 1924, pp. 13 sgg.). Nell'ultimo quarantennio la popolazione ha conosciuto una notevole crescita, con un raddoppio tra la metà degli anni Settanta ed oggi (ISTAT, 1971, 1981, 1991, 2001). Un fenomeno da addebitare alla vicinanza con Saluzzo, a cui Manta è oggi pienamente conurbata.
Luoghi Scomparsi
Nell'isola giurisdizionale appartenente al comune di Manta, e situata a est del centro abitato, tra i territori comunali di Lagnasco e Verzuolo, si trovava nel XIII e XIV secolo il castello di Mattone. Il nucleo abitato entrò in grave crisi già nel XIV secolo e all'inizio del XV risultava ormai abbandonato (Provero 1998, pp. 22-23).
Comunità, origine, funzionamento
La prima attestazione di un’organizzazione comunale risale al 1227 ed è contenuta nel patto tra Savigliano e i domini di Barge, allora signori di Manta. Nel testo si parla di un comunis de Manta, con responsabilità di raccolta della taglia signorile. Si tratta probabilmente di un’istituzione non nata in opposizione al potere signorile, ma su impulso di quest’ultimo, come già nel caso della vicina Saluzzo. Per cogliere meglio la fisionomia istituzionale della comunità locale bisogna però attendere il 1340, anno in cui i marchesi di Saluzzo riconoscono le prime franchigie agli abitanti, confermate e integrate nel 1388 e nel 1479 (AST, Corte, Provincia di Saluzzo, 26, Mazzo 7, Manta, n. 7), anno a cui risalgono o anche i primi statuti (AST, Corte, Provincia di Saluzzo, 26, Mazzo 7, Manta, n. 8). Nel 1451, dalla lettura degli ordinati, risulta attivo un consiglio comunale, principale espressione istituzionale della comunità, che interagisce con il castellano di nomina signorile in una vasta gamma di questioni, come la gestione dei beni comuni, l’edilizia ecclesiastica, la tutela dei privilegi sui pedaggi, la riscossione della taglia, la redazione degli statuti e la nomina degli ufficiali minori. La componente signorile all’interno dello stesso consiglio era comunque forte; sempre nello stesso periodo alle riunioni partecipava il castellano signorile (che indiceva le riunioni), due sindaci nominati ogni 3 mesi a rotazione tra gli abitanti dal castellano (e dunque pienamente fedeli alla volontà signorile) e sei membri scelti autonomamente dalla comunità. Tuttavia ciò non significa che il consiglio fosse un docile strumento nelle mani del signore. Nel 1449 i consiglieri eletti dalla comunità furono infatti arrestati per essersi rifiutati di approvare una delibera che sanciva l’imposizione di una nuova tassa signorile (ACManta, Cart. 1, fasc. 4). Periodicamente i membri della comunità erano tenuti ad effettuare un giuramento di fedeltà ai signori; così nel 1603 la comunità deve effettuare un giuramento di fedeltà ai feudatari del luogo, i Saluzzo (AST, Corte, Provincia di Saluzzo, 26, Mazzo 7, Manta, n. 22).
Statuti
Il primo statuto della comunità giunto fino a noi risale al 1479 (ACManta, Cart. 1, fasc. 1) Una trascrizione del testo è stata fornita in Memeo 1993.
Catasti
Mentre i primi documenti sparsi relativi alla misura del territorio risalgono al  XVII secolo bisogna attendere il secolo successivo per disporre di veri e proprie organiche fonti catastali su Manta. Al 1707 circa risale il Brogliasso della nuova misura generale (ACManta, cart. 479) a cui si accompagnano un Registro Catastale e un Cattastro (cart. 480 e 481) posteriori di alcuni decenni. Fonti più dinamiche, sui passaggi di proprietà, sono invece il Registro delle mutazioni del 1714 e il Libro dei trasporti del 1736  (cart. 479) e il Libro delle Mutazioni del 1743 (cart. 484). Allo stesso anno risalgono anche le due mappe dl territorio, una per ciascuna delle due aree in cui si articola lo spazio comunale: la Mappa della Manta (cart. 485) e la Mappa delle regioni di Mattone, Mattonetto e Colegno (cart. 486). Risalenti alla fine del XVII secolo sono il Catasto della molto magnifica comunità di Manta del 1791 (cart. 491) e il coevo Libro delle mutazioni (cart. 492). Per il XIX secolo si vedano il Libro delle mutazioni di proprietà, successivo al 1814 (cart. 515-16) e il Libro dei trasporti (cart. 519), successivo al 1851.
Ordinati
Un primo precocissimo volume di ordinati risale al 1451 (ACManta, cart. 131). Per trovare il volume successivo bisogna però attendere oltre un secolo e mezzo, fino all’anno 1600. Da quel momento la serie di Ordinati e Propositari si presenta piuttosto continua, anche se, almeno per quanto riguarda la prima metà del XVII secolo rimangono estese lacune alla serie documentaria. Mancano infatti i volumi relativi al periodo 1609-1619, 1627-1641 e 1644-1648. Dalla metà del Seicento la situazione migliora nettamente nonostante permangano alcune piccole soluzioni di continuità archivistica.
Dipendenze nel Medioevo
Nel 1227 risultano signori di Manta i domini di Barge, che con ogni probabilità detengono il centro in beneficio dai Saluzzo. Nello stesso anno i signori di Barge cedono al comune di Savigliano l’autorità sul castello e sul villaggio di Manta, pur mantenendone di fatto il controllo (Provero 1998, pp. 15-18). L’iniziativa di Savigliano è motivo di conflitto con i Saluzzo, che negli anni successivi sembrano recuperare l’alta sovranità su Manta. Ciò non significa però la fine delle pretese e delle rivendicazioni di Savigliano (e poi degli Acaia dopo la loro conquista di Savigliano), periodicamente riaffermate fino al Quattrocento. Negli anni successivi i signori di Barge si avvicinano agli Angiò, in chiave anti-Saluzzo. Fino al 1280 i signori di Barge detengono la totalità dei diritti signorili su Manta; in quell’anno Guglielmo di Barge cede tutti i suoi diritti giurisdizionali al marchese di Saluzzo Tommaso in cambio del riconoscimento da parte dello stesso Tommaso del suo feudo di Barge (AST, Corte, Marchesato di Saluzzo, 4 Categoria, mazzo 9, n. J, foll. 377-82). I marchesi di Saluzzo prendono poi il controllo completo sul castello nel 1313 sequestrando le quote possedute dagli altri membri del consortile, colpevoli di tradimento.
Feudo
Dal 1313, quando i marchesi di Saluzzo acquistano il pieno controllo sul centro, e per buona parte del XV secolo, il villaggio viene ripetutamente concesso a rami illegittimi della dinastia. Inizialmente a due bastardi di Tommaso I, Giovanni di Dogliani e Mulazzano. Poi è Tommaso III ad affidare il centro al suo figlio illegittimo Valerano (Provero 1998, p. 19), i cui discendenti assumono il titolo di signori di Manta. Dal figlio di Valerano, Antonio, discenderanno tre linee che si divideranno nei secoli successivi (sia sotto il regno di Francia, sia sotto i Savoia) le quote del feudo su Manta, mantenendone il controllo fino alla fine del Settecento. Nel 1622 il ramo dei Saluzzo che detiene il feudo possiede anche parecchie decine di giornate di beni feudali e i mulini del luogo (AST, Corte, Provincia di Saluzzo, 26, Mazzo 7, Manta, n. 21).
Mutamenti di distrettuazione
Dall’inizio del Seicento Manta risulta stabilmente inserita nella provincia di Saluzzo, fino alla sua soppressione in epoca napoleonica, quando risulta inquadrata nel dipartimento della Stura. Con la restaurazione viene riassegnata alla ricostituita provincia di Saluzzo fino al 1859 quando, con la grande riforma delle provincie, entra a far parte della nuova provincia di Cuneo, alla quale appartiene ancora oggi (Sturani 2001).
Mutamenti Territoriali
Nel XVII secolo il problema dei confini  dà vita a conflitti con le confinanti comunità di Lagnasco e Verzuolo (ACLagnasco, fald. 3, fasc. 1); il problema è rappresentato da un'area boschiva (25 giornate circa) situata al confine tra le tre comunità e su cui tutte e tre vantano antichi diritti d'uso. Si decide infine per un possesso comune, sciolto solo nel corso del Settecento (post-1721). Nel 1947 il confine con Lagnasco subisce una lieve rettifica con una piccola perdita di territorio per Manta. Nel 1946-49 il confine con il comune di Lagnasco è stato rettificato (ACLagnasco, fald. 9, fasc. 7; vedi anche scheda Lagnasco).
Comunanze
Nel 1598 la comunità acquista 11 giornate di beni feudali (boschi) da un privato per il prezzo di lire 132 in regione Barletto. (AST, Provincia di Saluzzo, 26, Mazzo 7, Manta, n. 19). Nel Seicento la comunità aveva rilevanti beni fondiari sia nell’area di Mattone, dove possedeva il terreno delle Fittere, minacciato di usurpazione a fine ‘600 dai conti Roero di Monticello, sia alla Gerbola (vedi rispettivamente ACManta, cart. 211, 214, 217). Nel 1614 la comunità locale affitta un terreno di 40 giornale per un censo annuo di 91 scudi a un privato. (AST, Corte, Paesi per A e B, M, Mazzo 3, 3, Manta, n. 3). Nel 1717 la comunità risulta in lite con la comunità di Verzuolo e con il vassallo Saluzzo di Mattone per il diritto a collettare un terreno a gerbido di 32 giornate, detto Nozeletto, e situato al confine tra Manta e Verzuolo (AST, Sezioni riunite, I Archiviazione, Provincia di Saluzzo, Mazzo 1, n.2). A metà Settecento la comunità possiede, in comune con Verzuolo e Lagnasco, un terreno a gerbido e bosco, situato nel punto di incontro dei tre territori comunali. I diritti delle tre comunità sull'area, di 25 giornate, sono uguali, tanto che ciascun comune registra otto giornate tra i propri beni comuni (AST, Sezioni riunite, II archiviazione, capo 21, n. 38, Provincia di Saluzzo. Riflessi della Misura Generale).  Nel 1824 alcuni terreni comunali sono venduti a privati (AST, Corte, Paesi per A e B, M, Mazzo 3, 3, Manta, nn. 7, 9) Prima del 1824 il comune è proprietario di una casa comunale, venduta lo stesso anno per acquistarne una nuova (AST, Corte, Paesi per A e B, M, Mazzo 3, 3, Manta, n. 11). Nel 1502 il marchese Ludovico di Saluzzo concede alla comunità il diritto di pedaggio marchionale sul suo territorio, da esercitarsi su tutti i forestieri eccetto quelli provenienti dalle terre dello stesso marchesato. Il diritto rimase nelle mani della comunità fino almeno al 1786, e veniva annualmente messo all’incanto (ACManta, cart. 2, fasc. 4).
Liti Territoriali
Nel 1455 si segnala una lite con Lagnasco per i diritti su alcune aree dell'isola giurisdizionale di Mattone, dove alcuni Lagnaschesi detenevano beni fondiari (Memeo 1993, p. 145). Nel 1518 la comunità litiga con Saluzzo per i diritti sulle acque di un canale usato per l’irrigazione, ottenendo alla fine 1/8 della portata. Nel XVII secolo il problema dei confini da vita a nuovi conflitti con le confinanti comunità di Lagnasco e Verzuolo (ACLagnasco, fald. 3, fasc. 1); il problema è rappresentato da un'area boschiva (25 giornate circa) situata al confine tra le tre comunità e su cui tutte e tre vantano antichi diritti d'uso. Si decide infine per un possesso comune, sciolto solo nel corso del '700 (post-1721). Nel 1860-1861 Lagnasco tenta di accorpare una vasta sezione dell’isola giurisdizionale, per una superficie totale di 218 ettari, incluse tre cascine (ACLagnasco, fald 101, fasc. 3), ma il tentativo, stante la dura reazione mantese si risolve in un fallimento.
Fonti
Fonti edite:
Cartario della abazia di Staffarda, a cura di  F. Gabotto, G. Roberti, D. Chiattone, Pinerolo 1901 (BSS, XI e XII).
Fonti per la storia della Manta, a cura di P. Camilla in Le arti alla Manta cit., pp. 245-62
S. Memeo, Una comunità rurale nel Saluzzese: statuti e documenti di Manta nel basso Medioevo, Torino 1993, dattiloscritto presso il dipartimento di Storia dell’Università di Torino (Edizione degli statuti del 1479 e degli ordinati del 1451).
A. Tallone, Regesto dei marchesi di Saluzzo (1091-1340), Pinerolo 1906 (BSSS, XVI)

 
Fonti inedite:
Archivio Comunale di Lagnasco,
(AC Lagnasco)
 AC Lagnasco, fald. 3, fasc. 1, Liti con Verzuolo e Manta in materia di confini (sec. XVIII)
 AC Lagnasco, fald. 9, fasc. 7, Rettifica del confine tra i comuni di Lagnasco e di Manta (1946-49)
 AC Lagnasco, fald. 81, fasc. 7, Delimitazione territorio con la Manta (1729-1888).
 AC Lagnasco, fald 101, fasc. 3, Proposta di accorpamento del territorio di Mattone al comune di Lagnasco (1860-1861)
 
Archivio Comunale di Manta,
(AC Manta)
AC Manta, Cart. 1, fasc. 4, Supplica della comunità per la revoca dell’arresto dei consiglieri da parte del signore (1449)
AC Manta, cart. 2, fasc. 4, Carte diverse relative ai diritti di pedaggio col titolo di concessione (1502-1786)
AC Manta, cart. 211, Liti con i conti Roero di Monticello per i beni delle Fittere di Mattone (1686-89, 1721)
AC Manta, cart. 214, Atti relativi ai beni comunali delle Fittere (1613-73).
AC Manta, cart. 217, Rivendicazione comunale di terreni della comunità siti alla Gerbola e occupati da particolari (1689, 1703, 1719)
AC Manta, cart. 478, fasc. 2, Atti di delimitazione del territorio e plantamento dei termini territoriali fra Manta, Saluzzo, Verzuolo, Pagno e Lagnasco (1531-1788)
AC Manta, cart. 571, fasc. 2, Contrasti e divergenze con il conte che pretende le funzioni parrocchiali alla chiesa di Castello (1627-1784)
AC Manta, cart. 571, fasc. 2, Visite pastorali (1669-1760)
 
Archivio di Stato di Torino, Sezioni Riunite, I Archiviazione, Provincia di Saluzzo, Mazzo 1, n. 2 (1717).
AST, Sezioni Riunite, Camerale, Consegnamenti, Art. 737, Par. 1, Reg. 197, f. 263, Consegnamento di Francesco Renato di Saluzzo della Manta (1715)
AST, Sezioni Riunite, Ministero delle Finanze, Catasti antichi Allegato I, n. 19 (1699).
Bibliografia
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Blaeu, Joan, Theatrum statuum regiae celsitudinis Sabaudiae ducis, Pedemontii principis, Cypri regis. Pars prima, exhibens Pedemontium, et in eo Augusta Taurinorum, & loca viciniora, vol. 1, apud heredes Ioannis Blaeu, Amstelodami,  1682, Manta in Salutiis. Vedi mappa.
P. Camilla, Momenti di storia della Manta, in Le arti alla Manta cit., pp. 19-34.
G. Casiraghi, La diocesi di Torino nel medioevo, Torino, 1979.
Fonti per la storia della Manta, a cura di P. Camilla in Le arti alla Manta cit., pp. 245-62.
Manta nei secoli: momenti di arte e di storia a c. di A. De Angelis e M. Gattullo, Cuneo 1998.
S. Memeo, Una comunità rurale nel Saluzzese: statuti e documenti di Manta nel basso Medioevo, Torino 1993, dattiloscritto presso il dipartimento di Storia dell’Università di Torino.
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F. Monge, Memorie storiche di Manta, Saluzzo 1924.
L. Palmucci Quaglino, Attività produttive a Manta, in Manta nei secoli cit., pp. 69-82.
L. Provero, Dai marchesi del Vasto ai primi marchesi di Saluzzo. Sviluppi signorili entro quadri pubblici (XI-XII secolo), Torino 1992 (BSS, CCIX).
L. Provero, Un potere sotto tutela: marchesi e signori a Manta (secoli XII-XV), in Manta nei secoli cit., pp. 11-23.
L. Provero, Staffarda, i marchesi e l'aristocrazia locale (secoli XII-XIII), in R. Comba, G.G. Merlo (a cura di), L'abbazia di Staffarda e l'irradiazione cistercense nel Piemonte meridionale (Atti del Convegno, Abbazia di Staffarda - Revello, 17-18 ottobre 1998), Cuneo 1999, pp. 83-100.
L. Provero, L’onore di un bastardo: Valerano di Saluzzo e il governo del marchesato, in Ludovico I marchese di Saluzzo: un principe tra Francia e Italia (1416-1475) (Atti del Convegno di Saluzzo, 6-8 dicembre 2003) a c. di R. Comba, Cuneo  2003, pp. 73-85.
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L. Senatore, Cicli di affreschi quattrocenteschi alla Manta: Santa Maria del Monastero e l’antica parrocchiale, in Manta nei secoli: momenti di arte e di storia a c. di A. De Angelis e M. Gattullo, Cuneo 1998, pp. 39-53.
M.L. Sturani, Innovazioni e resistenze nella trasformazione della maglia amministrativa piemontese durante il periodo francese (1798-1814): la creazione dei dipartimenti ed il livello comunale, in Id. (a cura di), Dinamiche storiche e problemi attuali della maglia istituzionale in Italia. Saggi di Geografia amministrativa. Atti del Seminario (Torino, 18 settembre 1998), Alessandria 2001, pp. 89-118.
C. Tosco, Ricerche sulle tecniche progettuali nel romanico subalpino: Santa Maria del Monastero a Manta, in Manta nei secoli: momenti di arte e di storia a c. di A. De Angelis e M. Gattullo, Cuneo 1998, pp. 27-38.
Descrizione Comune
Manta
      La vicenda della nascita e della formazione del territorio di Manta mostra in tutta la sua chiarezza il peso della signoria territoriale nella costruzione dello spazio locale.
La prima menzione di Manta, risalente al 1175 e dunque piuttosto tarda rispetto agli standard dell’area non consente di afferrare la fisionomia dell’insediamento né la sua situazione politica. Le fonti di un cinquantennio più tardi, più ricche, ci mostrano invece un centro incastellato, sottoposto al potere signorile della dinastia dei Barge (a loro volta molto probabilmente inquadrati nell’incipiente principato dei Saluzzo); ma ci mostrano anche l’esistenza di una comunità strutturata istituzionalmente in forma comunale. L’esistenza di un comune non deve però far pensare a una situazione di conflitto tra la comunità e i signori; come già nella vicina Saluzzo, il comune potrebbe essere infatti il risultato delle politiche signorili, interessate a creare una controparte istituzionale per chiarificare i rapporti con la comunità locale. Si tratterebbe dunque non di un comune rurale che nasce in opposizione alla signoria, ma nel quadro della signoria, e probabilmente per impulso dello stesso signore. Dal 1227 il centro subisce la pressione espansionistica del comune autonomo di Savigliano, ma i Saluzzo in breve riescono a riprendere saldamente il controllo dell’area. Fino al 1280 la signoria locale è interamente nelle mani dei Barge, mentre tra il 1280 e il 1313 i Saluzzo acquisiscono progressivamente il diretto dominio sulla comunità e sul suo territorio. Nei decenni successivi la signoria locale passa nelle mani di diversi membri cadetti della dinastia dei Saluzzo. In questa fase, anche in virtù dei frequenti passaggi di mano, i rapporti signore-comunità escono dalla sfera dell’oralità e della consuetudine e trovano registrazione nello scritto. La comunità locale sembra approfittare di queste discontinuità al vertice per irrobustire il proprio ruolo nella gestione della vita pubblica, solidificando la propria identità. Alla metà del XV secolo risulta attivo localmente un consiglio comunale che sembra godere, almeno in certi ambiti, di una relativa autonomia dal potere signorile. Una prova della forza della comunità è data dal privilegio sui pedaggi locali, concesso nel 1502 dall’amministrazione marchionale. Inoltre la comunità risulta possedere, fino almeno a tutto il Seicento, cospicui beni fondiari, situati in gran parte nelle aree periferiche del territorio, in particolare nell’isola amministrativa di Mattone. Tali risorse permettono alla comunità di effettuare investimenti di rilievo, come quelli necessari alla costruzione della nuova chiesa nel piano, i cui lavori incominciano nel 1626. Proprio la vicenda di questo edificio si mostra preziosa per comprendere lo sviluppo dell’abitato.
Il nucleo originale dell’insediamento è collocabile sulla collina alla cui sommità si erge il castello. Sorpassata la crisi demografica del Trecento, l’area dell’insediamento inizia a crescere e raggiunge il vicino piano; il XVI secolo vede una vigorosa crescita dell’insediamento di pianura che acquista una sempre maggior rilevanza rispetto a quello d’altura. Già nel 1627 la comunità promuove la costruzione nel piano di una nuova chiesa destinata a subentrare nelle funzioni parrocchiali alla vecchia chiesa prospiciente il castello. La crisi demografica ed economica del ‘600 segna però una battuta d’arresto allo sviluppo demico e una sospensione del progetto. Negli ultimi decenni del secolo il miglioramento della congiuntura economica locale porta a riproporre il piano e nel 1673 i lavori di costruzione riprendono. Nel 1700 la chiesa è pronta e avviene il trasferimento della dignità parrocchiale; trasferimento che sancisce anche il definitivo prevalere del borgo sul castello. Il signore cercherà di opporsi, ottenendo nel 1718 il ritorno della parrocchia nella cappella del castello, ma si tratta ormai di una battaglia di pura retroguardia, che non tiene conto dei mutati equilibri demografici. Con il 1760 le funzioni parrocchiali ritorneranno, definitivamente, alla chiesa del piano, mentre l’area prospiciente al castello sarà progressivamente marginalizzata. La vicenda mostra anche il netto deterioramento dei rapporti tra feudatario e comunità, che nel Settecento sono divisi anche da questioni relative ai diritti di caccia e pesca e alla proprietà e tassazione dei beni fondiari. Rispetto alla fase precedente la comunità appare nettamente più autonoma e in grado di trovare una sponda nel governo centrale per affermarsi localmente a danno del signore.
Una cruciale caratteristica del territorio comunale di Manta è la presenza di una vasta isola amministrativa (circa il 25% della superficie complessiva) situata a est del nucleo territoriale principale, incastonata tra i territori comunali di Lagnasco e Verzuolo. L’isola amministrativa è denominata Mattone ed è caratterizzata dalla presenza di due piccoli nuclei insediativi, Mattone alto e Mattone basso. La documentazione ci permette di comprendere molto bene il processo che ha portato all’attuale conformazione amministrativa. Nell’attuale territorio dell’isola amministrativa sorgeva nel XIII il villaggio incastellato di Mattone. Nel 1335 Mattone e Manta sono infeudati allo stesso ramo (illegittimo) dei Saluzzo. I due centri, non confinanti ma comunque molto prossimi geograficamente si trovano uniti dalla comune sottomissione al medesimo potere signorile. Ed è in questa unione personale che affondano le ragioni dall’attuale geografia amministrativa locale. L'attuale conformazione bipartita del territorio comunale è infatti, almeno in parte, il risultato delle dinamiche locali del potere signorile. L'unione personale di Manta e Mattone, due centri vicini ma non confinanti, nelle mani della stessa stirpe signorile all'inizio del XIV secolo, si traduce infatti, in seguito allo spopolamento e all'abbandono di Mattone, nella trasformazione del vecchio distretto di Mattone in un'appendice di quello mantese. La crisi dell’insediamento di Mattone deve essere collocata nel contesto della crisi demografica del ‘300; già all’inizio del XV secolo il villaggio risulta scomparso e il suo territorio non è altro che un’appendice (ynsula nei documenti di metà Quattrocento) del distretto mantese. È interessante rilevare come il collasso dell’insediamento e il trasferimento della popolazione nel vicino centro maturi nel contesto di un dominato signorile comune. I vicini villaggi di pianura, ciascuno nelle mani di un diverso signore, sopravvivono invece alla fase di crisi, senza fenomeni di abbandono. Alla radice del definitivo abbandono di Mattone si potrebbe quindi vedere o una precisa pianificazione signorile, con l’opzione a favore del centro più solido, o, più semplicemente, il mancato contrasto di fenomeni spontanei dal basso; fenomeni che invece vennero con ogni probabilità attentamente combattuti nelle signorie contermini. È comunque molto probabile che non tutta la popolazione di Mattone si sia trasferita a Manta, e che almeno una parte si sia stabilita nella più vicina Lagnasco, dando vita a una plurisecolare pressione da parte della comunità di Lagnasco sul distretto. Fin dal 1455 abitanti di Lagnasco risultano possedere beni fondiari a Mattone e sulla base di queste proprietà la comunità lagnaschese avanza pretese territoriali su Mattone. Non si tratta del resto che della prima di una lunga serie di rivendicazioni messe in atto da Lagnasco per cercare di inglobare, in tutto o in parte, l’isola di Mattone, l’ultimo dei quali risale al secondo dopoguerra; un tentativo che si avvale del resto del pieno sostegno degli (scarsissimi) abitanti dell’isola amministrativa, per i quali il centro di Lagnasco risulta molto più prossimo rispetto a quello di Manta.
    Proprio la peculiare vicenda dell’isola amministrativa di Mattone getta piena luce sul ruolo della signoria nella costruzione e nella conservazione del territorio. Come anche in altre realtà dell’area (in cui le comunità sono sottoposte a poteri signorili diversi) è proprio la simbiosi tra la comunità locale e il potere signorile/feudale a produrre e riprodurre, in un gioco di competizione con altri organismi quasi sempre analoghi, il territorio comunale.