Brandizzo

AutoriBanfo, Giuseppe
Anno Compilazione1998
Provincia
Torino
Area storica
Chivassese.
Abitanti
7051 al censimento del 1991.
Estensione
641 (ISTAT) e 657 (SITA) ettari.
Confini
Chivasso a nord-est, S. Raffaele Cimena a sud-est, Settimo Torinese a sud-ovest, Volpiano a ovest e nord-ovest.
Frazioni
La Pineta, Lido Malone.
Toponimo storico
Conosciamo due toponimi diversi: in età romana è ricordata la "miitatio ad Decimum", mentre in età medievale compare il villaggio di "Brundisium" o "Brandisium" (MANNO-PROMIS 1891, IV, 260). Vi sono comunque forti dubbi che i due toponimi volessero indicare lo stesso insediamento (SETTIA 1971, 522).
Diocesi
Torino.
Pieve
A San Giacomo Maggiore era intitolata l'antica pieve di Brandizzo.
Altre Presenze Ecclesiastiche
Cappella di San Grato.
Luoghi Scomparsi
In un luogo imprecisato tra Leiriì e Volpiano esisteva la curtis Dulphia o Duifum (ASCB, Archivio Antico, Serie Prima, m. 1, vol. 176, anno 1203; SETTIA 1988, 52, n. 29), altrove indicata col toponimo di Tulfum o Turtum (MANNO-PROMIS 1891, IV, 260).
Comunità, origine, funzionamento
La nascita del comune di Brandizzo è ignota. Delle istituzioni comunitarie sistevano già alla metà del XIV secolo, perché nel 1352 i rappresentanti di Brandizzo discutono davanti all'abate di Fruttuaria la causa per i confini con S. Raffaele (ANSELMO 1995).
Statuti
ASCB, Archivio Antico, Serie Prima, m. 1, n. 179, Statuti del 1526.
Catasti
ASCB, Archivio Antico, Serie Prima, m. 2, Libri catastali delle volture e dei trasporti: Catasto del 1580, Registro delle proprietà e appendice di trasporti, fino al 1610; libro di trasporti (1668-1690); Catasto del 1676, Registro delle proprietà e libro dei trasporti; Catasto del 1690, Registro delle proprietà; Libro dei trasporti (1700-1725): Catasto del 1725, Registro delle proprietà: ASCB, Archivio di Deposito, Cat. V, cl. 5, mm. 153-159, Volture catastali (1830-1921): ASCB, Archivio di Deposito, Cat. V, cl. 5, m. 160, Catasti (1886-1967)
Ordinati
ASCB, Archivio Antico, Serie Prima, m. 5, Ordinati (1625-1717) ASCB, Archivio Antico, Serie Prima, m. 6, Ordinati (1627-1799) ASCB, Archivio Antico, Serie Prima, mm. 16 e 21, Ordinati (1727-1792) ASCB, Archivio Antico, Serie Prima, m. 26, Ordinati e deliberamenti (1771-1778) ASCB, Archivio Antico, Serie Prima, mm. 32 e 34, Ordinati (1778-1801) ASCB, Archivio Antico, Serie Seconda, mm. 41, 47, 60, 67, 71, 74, 80, 86, 93, Ordinati (1798-1859) ASCB, Archivio Antico, Serie Terza, mm. 100-101, Deliberazioni della Giunta e del Consiglio (1860-1870) ASCB, Archivio Antico, Serie Suppletiva, mm. 107-108, Deliberazioni della Giunta e del Consiglio (1871-1895) ASCB, Archivio Antico, Serie Suppletiva, mm. 114 e 120, Verbali di deliberazioni del Consiglio (1876-1897) ASCB, Archivio di Deposito, Cat. I, cl. 13, m. 41, Verbali di deliberazioni della Giunta (1898- 1925) ASCB, Archivio di Deposito, Cat. I, cl. 13, mm. 42-43, Verbali di deliberazioni del Consiglio (1898-1926) ASCB, Archivio di Deposito, Cat. I, cl. 13, m. 44, Verbali delle deliberazioni del Podestà (1927-1945) ASCB, Archivio di Deposito, Cat. I, cl. 13, mm. 45-46, Verbali di deliberazioni della Giunta (1945-1953) ASCB, Archivio di Deposito, Cat. I, cl. 13, mm. 49-55, Deliberazioni della Giunta (1954- 1970) ASCB, Archivio di Deposito, Cat. I, cl. 13, mm. 60-63, Deliberazioni del Consiglio (1954- 1970)
Dipendenze nel Medioevo
Durante l'alto Medioevo, nella zona in cui oggi è situato Brandizzo esisteva la curtis Dulphia o Dulfum, donata nel 1019 dal conte Ottone Guglielmo all'abbazia di Fruttuaria (HPM, Chartarum I, doc. CGXLIX, col. 429). Altri beni nel territorio furono donati all'abbazia da Olderico Manfredi e poi da sua moglie Berta nel 1035 (CASALIS, II, 608 sg.). La tradizione storiografica vuole che il villaggio di Brandizzo sia sorto successivamente, per deduzione della popolazione della curtis Dulphia. ad opera dei monaci di Fruttuaria. Tale tradizione, anche se non si fonda su documenti storici, è alquanto verosimile, poiché il luogo di Brandizzo era strategicamente importante per il controllo del guado sul torrente Malone, contro le pretese dei marchesi di Monferrato. La documentazione riguardante la dipendenza del luogo nel Medioevo è comunque, oltre che scarsa, alquanto contraddittoria. Nel 1164 l'imperatore Federico I Barbarossa aveva confermato tutta l'area a Guglielmo il Vecchio di Monferrato (SETTIA 1971, 522) e nel 1178 il marchese aveva ottenuto parte del territorio di Brandizzo tramite una permuta con Fruttuaria. Un documento del 1203 ci informa che Ottone di Grafagno, vassallo degli Aleramici, ottenne da Guglielmo di Monferrato l'autorizzazione a fondare un villaggio sui beni del marchese, tra la curtis Dulphia e Chivasso (ASCB, Atti antichi, m. 1, voi. 176; SETTIA 1988, 52); è probabilmente questo l'atto di nascita di Brandizzo, anche se il nuovo villaggio dovette uscire ben presto dal dominio degli Aleramici, poiché nel 1224 il marchese non lo cita nell'elenco generale dei soi beni (CANCIAN 1983) e nel 1238 l'imperatore Federico II lo conferma all'abbazia di Fruttuaria. Nel corso del XIV secolo Brandizzo tornò comunque sotto il controllo monferrino, poiché fu il marchese Gian Giacomo Paleologo che nel 1435 lo cedette ad Amedeo VIH di Savoia (CASAOS, II, 608 sg.)
Feudo
La famiglia Dal Pozzo, nella persona di Simonino, ottenne Brandizzo in feudo nel 1410 da Teodoro di Monferrato; nel 1635 il feudo fu venduto ai conti Carelli, originari della Valsesia, i quali lo rivendettero nel 1663 ai conti Nîcolis di Robilant, originari di Varallo. (MANNO-PROM1S 1891, 111, 260).
Mutamenti di distrettuazione
Mutamenti Territoriali
A causa della notevole instabilità del torrente Malone, che mutava spesso il proprio corso e cancellava i termini confinari, vi era notevole incertezza sui confini tra Chivasso e Brandizzo. Si ha notizia di una prima determinazione di tali confini con l'atto del 2 aprile 1450, rogato dal notaio De Spagnolis: vi si legg^va^che erano stati piantati cinque termini, l'ultimo dei quali oltre il fiume Malone, verso Brandizzo, a venti trabucci dalla chiesa S. Giovanni della Nissola; da questo termine, andando verso sud, ne era stato piantato uç]ajftro oltre il Po, sui confini di Cimena (attuale comune di S. Raffaele), sulla via CimenascaTTale divisione era stata ancora rivista e approvata nel 1508 e nel 1592 (ASCChivasso, Atti antichi, m. 10, n. 1: Istromenti tra la comunità d Chivasso e Brandizzo, 1450-1709). Nell'atto del 1592 si legge che in quel tempo erano stati rinnovati i termini, prendendo come punto di riferimento i resti della chiesa di S. Giovanni e la vìa Cìmenasca, ricordata dai testimoni come passante presso la chiesa diroccata di S. Feriolo, distante 65 trabucchi dalla torre del castello di Cimena. Nel 1664 sorsero discordie riguardo al possesso dell'area denominata "la Giaretta" o "Giaro dei Conigli": tale area andava "dalla bocca di Malonetto fino al Po, e da lì all'alveo dove un tempo scorreva il Malone, e ora scorre il Malonetto", per una superficie di 54 giornate, 76 tavole e 10 piedi, escluso l'alveo del Malonetto. In seguito a un'ispezione dei rappresentanti delle due comunità, si concluse che i terreni contestati si trovavano nel territorio di Chivasso; tuttavia nel 1687 ricominciò la causa ed entrambe le parti presentarono atti e testimonianze per provare il possesso dei beni, finché non si giunse ad un accordo e si piantarono nuovi termini confinari. Tale causa riprese ancora l'anno successivo e finalmente, il 22 dicembre 1688, si pattuì che la Giara dei Conigli era compresa nel territorio del comune di Chivasso, il quale però la concedeva in enfiteusi al comune di Brandizzo. (ASCB, Archivio Antico, Serie Prima, m. 1, voi. 11, Transazione tra le comunità di Chivasso e Brandizzo, 1688). Il 22 maggio 1756 fu nuovamente necessario piantare nuovi termini tra i comuni di Brandizzo e Chivasso, a partire dal territorio di Cimena (ASCB, Archivio Antico, Serie Prima, m. 22, Atti di liti).
Fonti
ASCB (Archivio storico del Comune di Brandizzo).
Bibliografia
C. ANSELMO, Note in margine alla pubblicazione di imo schizzo topografico di autore ignoto del XVI sec., riguardante i confini tra Brandizzo e S. Raffaele Cimena (conservato presso l'Archivio di Stato di Torino), Brandizzo 1995. P. CANCIAN, La carta di mutuo di Guglielmo VI di Monferrato a favore di Federico H. in 'Bollettino Storico-Bibliografico Subalpino", LXXXI (1983), pp. 729-749. G. CASALIS, Dizionario geografico-storico-statistico-commerciale degli stati di S. M. il Re di Sardegna. Torino 1833-1856, 31 voll. N. M. CUNIBERTI, Brandizzo e la sua pieve. 1961 A. MANNO, V. PROMIS, M. ZUCCHI, Bibliografia storica degli stati della monarchia di Savoia. Torino 1894-1934, 10 voli. A. A. SETTLA, Precisazioni su qualche toponimo del Casalese e del Chivassese. in "Bollettino Storico-Bibliografico-Subalpino", LXIX (1971), pp. 505-539. A. A. SETTIA, Le famiglie viscontili di Monferrato. Tradizionalismo di titoli e rinnovamento di funzioni nell'organizzazione di un principato territoriale, in Formazione e strutture dei ceti dominanti nel medioevo: marchesi, conti e visconti nel regno italico (secc. IX-XII) (Atti del I convegno di Pisa, 10-11 maggio 1983), Roma 1988 ("Nuovi studi storici", I). G. VIGLIANO, Il chivassese, Chivasso 1969, scheda "Brandizzo".
Descrizione Comune
La tradizione storiografica locale vorrebbe che Brandizzo sia sorta sul luogo della mutatio romana di AdDecimum; benché la presenza di un insediamento romano lungo la strada Torino- Pavia sia probabile, ma non provata, esistono forti perplessità sul sito di tale insediamento e sulla sua continuità fino ad epoca medievale (SETTIA 1971, 522). Per il periodo altomedievale è attestata la presenza in quest'area di una curtis Dulphia (per le variazioni del toponimo, vedi sopra al paragrafo LUOGHI SCOMPARSI), di cui però si ignora l'esatta posizione. L'insediamento di Brandizzo sorse forse all'inizio del XIII secolo, per iniziativa di un vassallo dei marchesi di Monferrato, ma passò ben presto sotto il controllo dei monaci di Fruttuaria (vedi sopra al paragrafo DIPENDENZA MEDIOEVO). Probabilmente in origine si trattava soltanto di un centrò fortificato, col compito di controllare il guado del torrente Malone contro possibili attacchi provenienti da Chivasso ad opera dei marchesi di Monferrato (SETTIA 1971, 522); il castello, distrutto soltanto nel XDC secolo, si trovava infatti ad est dell'abitato, in direzione del fiume (CASALIS, II, 1834, 607). Il villaggio si sviluppò a occidente del castello, lungo i due lati della strada per Torino. Lo sviluppo dell'abitato verso est, nord-est e verso sud era infatti frenata dalla presenza dei fiumi (Malone e Po), che con le loro frequenti esondazioni rendevano inutilizzabili tali zone. Brandizzo crebbe quindi come un tipico villaggio-strada, in modo disordinato lungo la via di transito (VIGLIANO). Condizionata dalla presenza dei fiumi, l'espansione dei coltivi, e quindi del territorio comunale doveva dunque venficarsi in direzione ovest, sud-ovest, verso Volpiano e Settimo Torinese, entrando così in conflitto con i progetti di espansione di questi comuni nelle stesse zone. Con la comunità di Volpiano, con la quale Brandizzo aveva la maggiore estensione confinaria, le controversie riguardarono soprattutto porzioni marginali di coltivi, ricavati da un intenso disboscamento e dissodamento della medievale silva Gerulfia. Di queste liti, che dovettero essere numerose, rimane purtroppo scarsissima documentazione. Abbiamo notizia di una vertenza del 1678-79, in cui le due comunità rivendicano il possesso di tre giornate di alteno in regione Campasso (ASCB, Archivio Antico, Serie Prima, m. 9, Atti di liti). Nel 1717 i due comuni raggiunsero un accordo generale sui confini e vennero fìssati tutti i termini, che erano incerti da lungo tempo (ASCB, Archivio Antico, Serie Prima, m. 1, voi. 14). Le questioni più importanti furono definite nel corso del XVD3 secolo, con l'introduzione dei catasti geometrico-particellari, ma ancora nel 1859 vi fu una rettificazione dei confini tra i comuni di Brandizzo e Volpiano, tra il punto di incontro col confine di Chivasso, a nord, e la cascina Remartino, a sud. La rettificazione non mutò di molto la superficie dei due territori comunali (ASCB, Archivio Antico, Serie Prima, m. 3). In direzione sud orientale, verso S. Raffaele Cimena, il confine del territorio di Brandizzo era seganto dal corso del Po; le due rive, le isole, le aree di bosco e canneto vicino al fiume erano normalmente sfruttate da entrambe le comunità per procurarsi la legna e la ghiaia, o per la pesca, dando ovviamente origine a numerose controversie. Le liti tra i due comuni erano inoltre causate dalla naturale instabilità del corso del Po, che quindi non poteva costituire un confine certo. Nel 1352 si ha notizia di una prima divisione tra il territorio spettante alla comunità di Brandizzo e quello spettante alla comunità di S. Raffaele, ad opera di misuratori designati dall'Abate di Fruttuaria. Nuove definizioni si ebbero nel 1421, 1454 e 1491. Nel 1575 si apri una causa per una pezza di terreno sul vecchio alveo del Po, detta Migliarino; nel 1580 la comunità di S. Raffaele rinnovò le accuse di sconfinamento contro i brandizzesi. Nel 1612 viene redatta una carta dei confini e dei territori contesi (ANSELMO 1995). Una nuova misurazione dei confini avvenne nel 1731, in seguito alle affermazioni del comune di S. Raffaele che il suo territorio si estendeva a nord del fiume lungo tutta la linea confinaria, probabilmente a causa di uno spostamento dell'alveo verso la collina (ASCB, Archivio Antico, Serie Prima, m. 3; nel documento la comunità di S. Raffaele si richiama espressamente ad una divisione territoriale del luglio 1611). Ancora nel 1844 i rappresentanti e misuratori delle comunità di S. Raffaele e Brandizzo procedettero alla misurazione deii rispettivi confini davanti al giudice mandamentale. S. Raffaele aveva promosso la causa, poiché i termini confinali sono stati svelti o cancellati dalle frequenti esondazioui del Po (ASCB, Archivio Antico, Serie Prima, m. 3) Vedi anche: ASCB, Archivio Antico, Señe Prima, m 3, Piani geometrici e limitazioni di confino, Beni feudali, Proprietà comunali (1595-1878). In parte simile è la situazione verso oriente: con la comunità di Chivasso i confini territoriali erano naturalmente segnati dai torrenti Orco e Malone; in particolare, Chivasso, che possedeva dimensioni e risorse umane notevolmente superiori a Brandizzo, aveva rapidamente allargato il proprio raggio d'azione oltre questi due fiumi, ma sulle due rive del Malone vi era sempre stata una fascia incolta e boschiva che era indifferentemente utilizzata da entrambe le comunità. L'allargamento dei coltivi aveva tuttavia notevolmente assottigliato tale fascia e alla metà del XV secolo assistiamo alle prime controversie tra le due città, che riguardano i diritti di fare la legna e di raccogliere ghiaia sulle rive eie isole del Malone. Le controversie erano generate, oltre che dai palesi e volontari sconfinamenti, dalla notevole instabjtità del corso d'acqua, che tendeva a sommergere i termini confinari e a mutare spesso le proprie aree di esondazione. Anche in questo caso le sentenze e i compromessi non sortirono alcun effetto stabile fino all'introduzione dei catasti parcellari, nel XVÛI secolo (vedi sopra al paragrafo MUTAMENTI TERRITORIALI). Vedi anche: ASCChivasso, Catasto antico, Planimetrie, n. 2, Confini territoriali tra Chivasso, Brandizzo, Castagneto Po e Cimena (1595); ASCChivasso, Catasto antico, Planimetrie, n. 23, Confini tra Chivasso, Brandizzo, Castagneto, Cimenasco, S. Raffaele.