Carentino

AutoriLombardini, Sandro
Anno Compilazione2002
Provincia
Alessandria
Area storica
Abitanti
326 [censimento 1991].
Estensione
981 ha. [ISTAT] / 992 ha. [SITA].
Confini
Bergamasco, Borgoratto Alessandrino, Bruno, Mombaruzzo, Oviglio.
Frazioni
L’ISTAT riconosce l’esistenza di un “centro”, che raccoglie circa l’80 per cento della popolazione, e di un insediamento in “case sparse”. Vedi mappa.
Toponimo storico
Carentinum è attestato dal 1180 [Gasparolo 1928-30, doc. 88; Casalis 1836, p. 527].
Diocesi
Gia appartenente alla diocesi di Acqui, come risulta da un atto di infeudazione a privati di una parte delle decime del luogo nel 1251, Carentino fu aggregato alla diocesi di Alessandria l’11 settembre 1407 [Pavoni, doc. 244; Chenna 1785, p. 19; Chenna 1819, p. 7; Iozzi 1880; Savio 1898; A.S.T., Corte, Vescovati e arcivescovati, Alessandria, Mazzo 1, fasc. 17, Stato delle terre che sono dipendenti dal vescovado d’Alessandria, ed altre del medesimo contado soggetto a Diocesi di diversi vescovi, tanto sudditi che stranieri (25 gennaio 1728); A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 26, Mazzo 32, Monferrato, Province di Casale ed Acqui: memorie e stati concernenti la collettazione de’ beni ecclesiastici e luoghi pii (1728-1729)].
Pieve
Non si hanno attestazioni.
Altre Presenze Ecclesiastiche
La presenza di una chiesa dedicata ai Santi Fabiano e Sebastiano è attestata nel 1180, quando Alessandro III ne conferma i possessi alla chiesa matrice [Gasparolo 1928-30, doc. 88]. Nel 1370 la prebenda della chiesa, già spettante al marchese Gabriele d’Incisa, è assegnata al chierico Guiscardo Brogio dal vescovo di Acqui [Moriondo 1967, vol. I, col. 363, n. 345]. Lo stesso documento del 1180 cita la presenza a Carentino una chiesa di Santa Maria.
     Verso la metà del secolo XVI la cura d’anime viene trasferita alla chiesa di Santa Maria, fuori dell’antico abitato di San Sebastiano, già officiata e ceduta dal convento degli umiliati. La chiesa di Santa Maria viene sostituita da un nuovo edificio sotto il titolo di San Sebastiano nel 1780.
     A quest’epoca è attestata l’esistenza di una Confraternita della Santissima Trinità, dotata di oratorio e di redditi fiscalmente esenti pari a £ 15, mentre la Confraternita dei Santi Giacomo e Cristoforo possiede beni per un reddito di £ 60. Nella chiesa parrocchiale viene eretta nel 1677 una Compagnia del Rosario. Il beneficio di Nostra Signora di Loreto, con chiesa fuori del concentrico e con redditi pari a £160 annui, è di patronato della comunità. [AST, Camerale, II Archiviazione, Capo 79, Mazzo 6; Capo 26, Mazzi:  32, 37, 40; Archivio Parrocchiale di Carentino, Nota delle chiese (1707), in Pizio 1990, p. 26]. Sono  segnalate la presenza di una cappella di San Rocco, abbattuta forse nei primi decenni del secolo XIX, nonché quella di un oratorio della Beata Vergine alla cascina Aimonetta, di proprietà e sui vasti possedimenti dei Guasco [Pizio 1990, pp. 33-35, 63].
Assetto Insediativo
Fortemente nucleato, con tensioni affioranti, durante l’età moderna, nella vita devozionale e, probabilmente, in materia fiscale, tra il concentrico e le cascine circostanti [Pizio 1990, p.36]. [Regione Piemonte: cartografia cascine. Vedi mappa. (Una volta aperta la mappa, bisogna scegliere il comune e lo sfondo.)]
Luoghi Scomparsi
Sul territorio comunale reperti di età neolitica. Forse l’insediamento tardo medievale sorgeva in località San Sebastiano. [Albenga 1970, p. 7].
Comunità, origine, funzionamento
La vita istituzionale della comunità di Carentino tra il tardo medioevo e l’età moderna appare strettamente legata sia alla sua appartenenza al marchesato d’Incisa sia a forme di parziale subalternità rispetto al vicino, popoloso centro fortificato di Bergamasco.
     Carentino partecipa, sia sotto i marchesi d’Incisa sia con la frammentazione del loro dominio, alla evoluzione di diversi aspetti di una vita comunitativa istituzionalizzata:  quali, per esempio, la progressiva definizione dei propri confini territoriali e dei rapporti fiscali che distinguono i propri abitanti da quelli di Bergamasco e di altri luoghi confinanti.  Non sviluppa tuttavia prerogative collettive a più alto profilo,  quali una compilazione statutaria  o le esenzioni dai dazi,  che Bergamasco invece riuscirà a ottenere grazie allo stretto rapporto instaurato con i marchesi di Monferrato.
     Una certa precarietà dell’assetto istituzionale autonomo di Carentino si manifesterà, in età contemporanea, nella sua temporanea aggregazione al comune di Bergamasco [vd. anche scheda Bergamasco].
Statuti
Non si hanno attestazioni di compilazioni statutarie.
Catasti
Presso l’archivio storico del comune non sono conservati catasti precedenti alla seconda metà del secolo XVIII, anche se è attestata una misura del territorio del 1740, priva di mappa [A.S.T., Camerale, II Archiviazione, Capo 26, n. 18]. E’ invece conservato il catasto risalente all’epoca del “censimento” dell’Alessandrino:  l’opera di catastazione promossa dalle autorità sabaude negli anni Sessanta e Settanta del secolo XVIII, a cui fanno seguito il catasto del 1790, dotato di mappe particellari [A.C.C., Catasto del 1768; Catasto del 1790].
Ordinati
L’archivio storico comunale conserva, in serie ininterrotta, i deliberamenti del consiglio della comunità a partire dal 1814, con frammenti di deliberazioni a partire dai decenni finali del secolo XVI [A.C.C., Convocati].
Dipendenze nel Medioevo
Nel corso del secolo XII, Carentino entra a far parte dell’area egemonica dei marchesi d’Incisa, forse grazie a divisioni ed eredità tra i rami aleramici.  Entro fine secolo, però,  il controllo sul luogo esercitato di fatto dagli Incisa risulta ormai subordinato alla supremazia, sia pure contesa, dei marchesi di Monferrato, a nome dei quali,  entro il 1224, risulta in possesso degli Incisa  insieme con  Bergamasco e  Castelnuovo Bormida [d’Incisa di Camerana 1965, p. 45; Moriondo 1967, Vol. I, col. 84; Albenga 1970, p. 28].
      Alla fine del secolo XIII Carentino entra nella zona di gravitazione del comune di Asti, con cui gli Incisa stipulano un’alleanza che prevede  la cessione del castello e delle sue pertinenze, ma, a partire dai primi anni del Trecento, si assiste a un riavvicinamento tra gli Incisa, organizzati in consortile, e i marchesi di Monferrato, ai quali Carentino viene ceduto nel 1305 insieme con Bergamasco e Vaglio [Molinari 1810; Moriondo 1967, vol. II, col. 795; Sergi 1986, pp. 311-12]. Il rapporto tra i marchesi di Monferrato e gli Incisa si consolida nel corso del secolo XIV, pur mentre si accentuano i rapporti di diretta fedeltà degli Incisa all’impero [Sergi 1986, p. 313; A.S.T., Corte, Monferrato, Feudi per A e per B, Mazzo 35].
      In seguito alla pace di Lodi del 1454, gli Incisa, che erano stati alleati dei duchi di Milano contro la Lega italica e i marchesi di Monferrato, vengono sciolti dal giuramento di fedeltà che li legava a questi ultimi; nel 1466 gli Incisa giurano infatti fedeltà allo stato di Milano, conservando tuttavia, anche successivamente, notevoli margini di autonomia politica [A.S.T., Corte, Monferrato, Feudi per A e per B, Mazzo 35].
Feudo
Il dominio degli Incisa su Carentino e sugli altri luoghi del marchesato (comprendente anche, nella sua massima ampiezza, Bergamasco, Incisa, Castelnuovo, Vaglio, Betonia, Cerreto e Corticelle) è consolidato nel secolo XII e si articola, a partire dalla fine del secolo XIII, in un consortile [Sergi 1986, pp. 312-13; A.S.T., Corte, Monferrato, Feudi per A e per B, Mazzo 35].
     A partire dalla fine del secolo XV i conflitti, o faide, tra gruppi agnatizi più ristretti (fratelli e cugini), sorretti di volta in volta da detentori superiori di potere -- in particolare il marchesato di Monferrato e lo stato di Milano -- raggiungono un elevatissimo grado di violenza, che sembra minacciare di volta in volta la coesione territoriale e quella parentale del marchesato.
     La carriera più spregiudicata è forse quella di Oddone, che, nel 1487, non soltanto esce vittorioso da una feroce vendetta contro i cugini Ippolito e Pietro Maria, ma ottiene dal marchese Bonifacio III di Monferrato l’investitura dell’intero marchesato insieme con il fratello Secondino e il cugino Alberto, a esclusione degli altri consorti. Oddone inaugurerà così la ricerca di un dominio personale ed esclusivo, diventando vassallo sia del re di Francia sia del duca di Savoia per contrapporsi ai parenti già suoi alleati e sostenuti a loro volta dal marchese di Monferrato, dal quale Oddone verrà catturato e giustiziato nel 1519.
     Nonostante una breve infeudazione di Bergamasco a Gerolamo Perbono di Oviglio e la cessione ai marchesi di Monferrato dei diritti degli Incisa in cambio di alcuni beni allodiali a Castelnuovo Belbo, il figlio di Oddone, Gian Giacomo, otterrà una nuova investitura imperiale su tutti i luoghi del marchesato nel 1536. La faida tra due schieramenti bilanciati, e in particolare tra Gian Giacomo e il figlio di Secondino, sarà poi alimentata fino al 1544 dagli alternanti appoggi esterni dell’imperatore Carlo V,  vuoi direttamente vuoi mediante il senato di Casale.  In ultimo, il figlio di Secondino, Boarello II, rimasto erede unico del marchesato, rinuncerà nel 1544 ai suoi diritti in cambio dei feudi di Camerana e di Gottardo dopo una lunga lite davanti al senato di Milano con i Gonzaga, ormai divenuti marchesi del Monferrato.
     Sono attestate investiture ai De Fino (1606); a Callerio Bonetti (1624); a Guido Porta nel 1646. Il feudo di Carentino viene portato in dote da quest’ultima famiglia ai Faà di Bruno nel 1655. Le faida dello scorcio del secolo XVII tra i Faà e i Moscheni, feudatari di Bergamasco, si discosta dalla tradizione locale di conflitti tra agnati [Albenga 1970; Giorcelli 1901-03; Incisa di Camerana 1965; Guasco 1911; Pizio 1990, pp. 5-8; Sergi 1986; Veggi 1981; A.S.A., Thea, Porta e Veggi; A.S.T., Corte, Archivi privati, Faà di Bruno ].
Mutamenti di distrettuazione
Carentino appartenne al marchesato, poi ducato, del Monferrato, quando, sebbene con nozione priva di un preciso contenuto amministrativo, era classificato fra le terre dello stato “al di là del Tanaro”. Nel coltivare larghi spazi di autonomia, i signori locali, marchesi d’Incisa, furono protagonisti di temporanee dedizioni e alleanze verso i duchi di Milano, il re di Francia e il duca di Savoia nel secolo XV e agli inizi del XVI.
     Dopo l’annessione del ducato del Monferrato agli stati sabaudi nel 1708, Carentino entrò a far parte della provincia di Acqui. Tale assetto fu confermato dalla definitiva sistemazione delle province piemontesi attuata nel 1749 e si mantenne perciò fino alla caduta dell’antico regime in Piemonte (1798).
      Entro la maglia amministrativa francese, Carentino dapprima (1801) seguì le sorti dell’intero territorio della vecchia provincia di appartenenza, aggregato, senza sostanziali alterazioni, a una circoscrizione di estensione variabile avente per capoluogo Asti. Si trattò dapprima del dipartimento del Tanaro creato durante il primo effimero periodo di occupazione (1799), e, dopo il ritorno dei Francesi e in seguito alla riorganizzazione amministrativa del 1801, del dipartimento del Tanaro, circondario (“arrondissement”) di Acqui. Con il successivo rimaneggiamento del 1805, l’inquadramento amministrativo dell’Acquese --  e dunque di Carentino -- fu quello del dipartimento di Montenotte, Sottoprefettura di Acqui, Cantone di Incisa [Bologna 1985; Sturani 2001; AN, Paris F2 I 863].
     Dopo la parentesi napoleonica, Carentino entrò a far parte della provincia di Acqui, a sua volta parte della più estesa circoscrizione amministrativa costituita dalla divisione di Alessandria (istituita nel 1818) [Sturani 1995]. In questo quadro, Carentino fu compreso nel mandamento di Mombaruzzo [A.S.A., Intendenza generale di Alessandria; Casalis 1836, p. 527]. In anni recenti, Carentino ha aderito alla Comunità Collinare Il Girasole.
Mutamenti Territoriali
Risalgono al 1788  atti, ora perduti, dell’Archivio comunale di Mombaruzzo  relativi alla "liquidazione dei confini" tra quella comunità  e  Ricaldone, Quaranti, Fontanile, Nizza, Incisa, Castelnuovo Belbo, Bruno, Carentino, Gamalero, Cassine e Maranzana [Vd. schede Bruno, Cassine e Mombaruzzo; A.C.M., n. 2 in m. 1: Cat. I, Classe I, Confini]. Il comune di Carentino viene aggregato a Bergamasco nel 1928 [Istituto Centrale di Statistica 1930, p. 2], quindi scorporato nel 1955-56 [A.C.B. Sez. 2.1.13, n. 359; A.C.C., Deliberazioni].
Comunanze
Nel 1783-95 una vertenza sui boschi situati in regione Mosca attesta la presenza di rivendicazioni di uso comune insieme ad attriti con la comunità di Bergamasco [A.C.B., Sez. 61, n. 1097; vd. scheda Cassine]. La vendita di tagli di legname tratto da boschi comunali, di estensione assai limitata, è attestata nei primi decenni del secolo XIX [A.S.T., Corte, Paesi, Paesi per A e per B, Mazzo C13]. Nel 1990 il territorio risulta privo di usi civici [C.U.C.].
Liti Territoriali
Nel 1414 i territori di Carentino e Bergamasco vengono definiti “con apposizione de’termini” rispetto a quello di Oviglio [A.S.T., Corte, Monferrato, Feudi per A e per B, Mazzo 7]. I confini vengono dichiarati “antichi” nel 1437, quando l'acuirsi della controversia verte sul pagamento dei “carichi” a Oviglio da parte di quei Bergamaschesi “che possiedono beni in quel territorio”; la loro condanna da parte del delegato milanese è accompagnata dall’ordine di piantare nuovi termini divisori dalla “ripa del Belbo in mezzo la bocca di Stampasso” lungo la “Valle Fredda“ e fino al “sentiero che tende” da Oviglio a Gamalero.
     Durante l’età moderna le vertenze intorno ai confini con Oviglio sono un fulcro di contenzioso giurisdizionale tra il marchesato del Monferrato e lo stato di Milano “per la gran quantità de’terreni che sono in contesa tra i due Stati” [A.S.T., Corte, Paesi, Monferrato, Materie economiche e altre, Mazzo 7, Confini, fasc. 15, Relazione delle vertenze de’ confini de’ luoghi distintamente ivi specificati, le quali restano indecise fra lo Stato del Monferrato e quello di Milano (s. d., destinatario della nota: ambasciatore Pomponazzi?)]. 
     I conflitti di Carentino con Bergamasco intorno alle imposizioni fiscali per i beni posseduti dai Bergamaschesi sul territorio di Carentino sono concentrati e discussi davanti al senato del Monferrato in particolare negli anni 1508-31 e 1620, epoca in cui viene stimato che “nel finaggio et territorio di Carentino possedono molti particolari di Bergamasco tanti beni che quasi assendono alla terza parte del registro”: questi proprietari di fondi iscritti a catasto, o “a registro”, a Carentino invocano una “antica consuetudine, che allegano esser stata che fra essi duoi luoghi”, sulla base della quale “né li uni né li altri fossero tenuti” al pagamento di tasse, “eccetto il fodro et camperia, per li beni che li uni possedono sopra le fini delli altri” [A.S.T., Corte, Monferrato, Feudi per A e per B, Mazzo 7; A.S.T., Corte, Paesi, Monferrato, Confini per A e per B, B, n. 9, Documenti ed Atti circa la diferenza tra il Milanese e il Monferrato per le Contrade delle Franchiggie e degli Zucchi, pretese dalla Comunità d’Oviglio da una parte e da Bergamasco e Carentino dall’altra.; A.S.T., Corte, Paesi, Monferrato, Materie economiche e altre, Mazzo 7, Confini, fasc. 15, Relazione delle vertenze de’ confini de’ luoghi distintamente ivi specificati, le quali restano indecise fra lo Stato del Monferrato e quello di Milano (s. d., destinatario della nota: ambasciatore Pomponazzi?); Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 13, nn. 24-25; vd. anche schede Bergamasco e Oviglio].
     Una serie di contese relative all'area boschiva della  'Comuna'  della seconda metà del Cinquecento porta, nel 1599, a un arbitrato, condotto dai rappresentanti dello stato di Milano e del Senato di Monferrato (che successivamente ratificano) che definisce cosa si deve intendere per 'area boschiva della 'Comuna', anche se ai nostri occhi non appare del tutto chiaro:
 
tutto ciò che vi è a Levante in coerenza di Carentino, Alessandria e Gamaleri a mezzodì della strada della valle del Cervino, ad occidente dei boschi di Mombaruzzo ed a septentrione del rivo del Ghissone.
 
Di ciò si fanno tre parti, aggiudicate una a Cassine e le altre due a Mombaruzzo e alle altre comunità litiganti [A.S.T., Corte, Monferrato Confini, Mazzo 10, ff. 203 sgg., in particolare 320 sgg.; Monferrato, Mazzo 23, Cassine, n. 3; vd anche schede Alice Bel Colle, Bruno, Cassine, Gamalero, Maranzana e Mombaruzzo].
Fonti
A.B.P.T. (Archivio della Biblioteca della Provincia di Torino), Documenti storici Monferrato, I, 1, 9, Raggionamento sopra l’antiche strade militari del Monferrato fatto dal C.F.M. di Casale già A.P. di questo D. (secolo XVIII), ms.
 
A.C.B. (Archivo Storico del Comune di Bergamasco)
 
A.C.C. (Archivo Storico del Comune di Carentino)
 
A.C.M. (Archivio Storico del Comune di Mombaruzzo)
 
A.S.A.(Archivio di Stato di Alessandria). Vedi inventario.
 
A.S.T. (Archivio di Stato di Torino). Vedi inventario.
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche per A e per B, Po, Mazzo 1,"LE / COURS / DU PO / DEDIÉ AU ROY / Par son tres humble, tres obeissant / et tres fidele Serviteur et Sujet, le / P. PLACIDE Augustin Dechaussé, et / Geographe Ordinaire de sa Majesté". Carta Corografica in stampa del Corso del Fiume Po delineata e dedicata a S.M- Cristianissima dal P. Placido Agostiniano scalzo nel 1734. Sulla Scala di 1/253.600 (Note: La carta è formata da 5 fogli giustapposti. Il 1° reca l'indicazione "A PARIS 1704"; il 3° e il 4° sono datati 1703; sul 1° e sul 5° foglio è riportata la data di concessione del privilegio reale, rinnovato per 15 anni nel 1734. Cfr. anche Carte Topografiche Segrete, PO 29 E IV ROSSO, 1703-1734 (ma vd. Note) [Autore disegno originale: P. Placide; Autore incisioni: Berey; Autore edizione: "A PARIS / Chez les Augustins pres la Place des Victoires"]. Vedi mappa.
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche serie III, Monferrato, Mazzo 6, Carta topografica dell'Alto Monferrato, s.d. Vedi mappa.
A.S.T., Corte, Archivi privati, Faà di Bruno.
A.S.T., Corte, Materie ecclesiastiche, Vescovati e arcivescovati, Acqui; Alessandria.
A.S.T., Corte, Paesi, Monferrato, Ducato, ultima addizione: Giacomo Giacinto Saletta, Ducato del Monferrato descritto, 1711, 7 tomi ms. (Saletta 1711).
A.S.T., Corte, Paesi, Monferrato, Feudi per A e per B.
A.S.T., Corte, Paesi, Monferrato, Materie economiche, Mazzo 18, n. 19: M.A. Tartaglione, Calcolo delle città, terre, anime e moggia de’ terreni del ducato di Monferrato [inizi del secolo XVII], ms.
A.S.T., Corte, Paesi, Paesi per A e per B, B, Mazzo 14.
A.S.T., Sezioni Riunite, I Archiviazione, Provincia di Casale, Mazzo 2, fasc. 4, Monferrato. Ricavo de’ redditi di quelle comunità, misura de’ territorj e de’ beni antichi e moderni e notizie diverse (s. d., ma 1760/1769).
A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 10, Consegna della bocche umane e della bestie (regio editto 10 maggio 1734), Mazzo 6, Provincia di Casale, n. 2.
A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 21, Perequazione generale del Piemonte, fasc. 17, Tabella de’ cantoni, borgate e tenimenti separati ed indipendenti per la rispettiva aggregazione alle città e comunità vicine, riguardo à quali non avvi contradizione né ostacolo, s. d.
A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 26, Mazzo 13, Convocati delle città e comunità della Provincia di Casale, in risposta alla circolare del Signor Intendente Generale, in data delli 10 dicembre 1781, cc. 43r-47v.
A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 26, Mazzo 18, Memorie del Basso Monferrato (s. d., ma 1784/1789).
A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 26, Mazzo 32, Monferrato, Province di Casale ed Acqui: memorie e stati concernenti la collettazione de’ beni ecclesiastici e luoghi pii (1728-1729).
A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 26, Mazzo 37, Relazione generale dell'operato dal Commendatore Petitti in dipendenza del Regio Editto delli 24 giugno 1728 concernente li beni posseduti dalli ecclesiastici e luoghi pii nel Ducato di Monferrato (1729), cc. 15v-16r.
A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 79, Statistica generale, Mazzo 6, Relazione della Provincia di Casale.
 
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B.N.F., département Cartes et plans, GE D-14265, Carte Topographique du Département de Montenotte / Rédigée par les soins de Mr le Comte de Chabrol Prefet. Echelle de 10. 000 Metres [=Om. 050 ; 1 : 200 000 ] ; Dessinée par Cecchi, géographe, s.n. 1806-1812 [Autore del testo: Chabrol de Volvic, Gilbert de (1773-1843); autore:Cecchi (17..-18..?; géographe)].  Vedi mappa.
B.N.F., département Cartes et plans, GE D-15141, Carte des provinces de Savone, d'Oneille, d'Acqui et d'une partie de la province de Mondovi formant l'ancien département de Montenotte / dressée par les soins de M. le Cte de Chabrol de Volvic, s.n., 1822 [Autore del testo: Chabrol de Volvic, Gilbert de (1773-1843) ]. Vedi mappa.
 
C.U.C. (Commissariato per la Liquidazione degli Usi Civici, Torino).
 
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Bibliografia
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Descrizione Comune
Carentino
          La storia del territorio di Carentino tra il tardo medioevo e l’età moderna è commisurata, per molti aspetti, a quella degli altri luoghi del marchesato d’Incisa, e più direttamente a quella di Bergamasco, il popoloso centro fortificato che si eleva a poca distanza sulla sponda opposta del torrente Belbo. In questo senso, per esempio, la lunga definizione dei confini tra i luoghi del marchesato d’Incisa e Oviglio, stabiliti e rivisitati a più riprese tra gli inizi del secolo XV e la fine del XVI, ebbero l’effetto di consolidare anche un tratto della linea di confine tra Carentino e Bergamasco [A.S.T., Corte, Paesi, Monferrato, Materie economiche e altre, Mazzo 7, Confini, fasc. 15, Relazione delle vertenze de’ confini de’ luoghi distintamente ivi specificati, le quali restano indecise fra lo Stato del Monferrato e quello di Milano (s. d., destinatario della nota: ambasciatore Pomponazzi?)].   
     D'altra parte, il progressivo indebolimento del marchesato d’Incisa in quanto unità giurisdizionale e territoriale compatta sortì molto probabilmente l’effetto di dare corpo a istituzioni locali formali: così, per esempio,  nella causa mossa dalle comunità del marchesato, tra cui Carentino, contro il marchese Gian Giacomo dinanzi al senato di Milano nel 1542, o ancora nelle definizioni e divisioni dei beni feudali e allodiali dei luoghi del marchesato tra diversi rami e membri del consortile signorile: come nel 1546-48, quando ne viene avviata la definizione a Carentino, Bergamasco e altrove [A.S.T., Corte, Feudi per A e per B; Sergi 1986; Albenga 1970; Incisa di Camerana 1965].
     Alcuni indizi suggeriscono, peraltro, una minore visibilità di Carentino in quanto luogo dotato di una precisa fisionomia istituzionale rispetto ad altre località del marchesato d’Incisa tra il tardo medioevo e la prima età moderna:  sul finire del secolo XIV, Carentino  esso non viene specificatamente elencato --  a differenza di Bergamasco, Betonia, Castelnuovo, Cerreto, Incisa e Vaglio -- tra i luoghi di cui gli Incisa cedono una sesta parte al marchese Teodoro di Monferrato.
     Più tardi, e in particolare nel corso dell’età moderna, la crescente presenza fondiaria della famiglia Guasco, signori di Solero e poi di Predosa, segnatamente con il consolidamento della vasta tenuta dell'Aimonetta e l’alleanza matrimoniale con i locali signori, i Faà, avrà l’effetto di limitare le preogative formali e gli spazi d’inziativa di una comunità locale organizzata.
     Sullo scorcio dell’età moderna, la proprietà allodiale in mano a proprietari esterni alla comunità sarà stimata come di gran lunga superiore alla quota, relativamente contenuta (circa 10 per cento della superficie totale) di terre fiscalmente esenti per “immunità” feudali o ecclesiastiche. I marchesi Guasco, nei decenni finali del Settecento, argomenteranno una propria presunta dipendenza fiscale dalla provincia di Acqui come mezzo per contrastare l’imposizione di imposte fondiarie a Carentino [A.S.T., Sezioni Riunite, II Archiviazione, Capo 26, Mazzo 18, Memorie del Basso Monferrato; A.S.T., Corte, Paresi, Paesi per A e per B, mazzo C13; Sergi 1986, p. 313].
     La forte presenza di proprietari di Bergamasco -- che si aggiunge a quella dei grandi proprietari esterni e probabilmente la precede cronologicamente -- è oggetto di un prolungato contenzioso, che chiama in causa tanto il rapporto tra le due comunità quanto alcune modalità della costruzione delle singole comunità del marchesato al suo lento dissolversi. Nei primi decenni del secolo XVII viene stimato che le proprietà dei Bergamaschesi ammontino a quasi un terzo del valore dei terreni iscritti a catasto a Carentino, ma senza reciprocità per i Carentinesi. Peraltro, le due comunità sembrano agire congiuntamente nei confronti del governo centrale del marchesato di Monferrato, invocando un preciso limite di carattere consuetudinario ai propri obblighi in materia fiscale [A.S.T., Corte, Paesi, Monferrato, Materie economiche e altre, Mazzo  7, Confini, fasc. 15, Relazione delle vertenze de’ confini de’ luoghi distintamente ivi specificati, le quali restano indecise fra lo Stato del Monferrato e quello di Milano (s. d., destinatario della nota: ambasciatore Pomponazzi?)]:
 
Nel finaggio et territorio di Carentino possedono molti particolari di Bergamasco tanti beni che quasi assendono alla terza parte del registro. Recusano essi particolari pagare non solo li carichi extraordinarij, ma gl’istessi che vengono imposti da V. A., come della cittadella, della dota della Serenissima Figliola delli Serenissimi Duchi passati, et di più li carichi correnti per la presente guerra, et questo sotto pretesto d’antica consuetudine, che allegano esser stata che fra essi duoi luoghi né li uni né li altri fossero tenuti a tali carichi, eccetto il fodro et camperia, per li beni che li uni possedono sopra le fini delli altri, mediante la qual consuetudine allegano haver ottenuto una sentenza in loro favore dall’Eccellentissimo Senato, avanti però che V. A. imponessi il carico della cittadella, la qual sentenza, quando sij vera, non può valere, perché la sudetta comunità di Carentino ha altre sentenze in contrario […] passate in iudicato […] essi di Carentino non possedono cosa alcuna nel finaggio di Bergamasco.
 
La vertenza seicentesca, discussa dinanzi al senato di Casale (e di cui non conosciamo la risoluzione), fa riferimento, a sua volta, a due sentenze emanate nel 1467 e nel 1519 dal giusidicente del marchesato d’Incisa, nonché a una causa successiva, dalle quali appariva che i rapporti instaurati “per transazione antica” tra le due comunità ponessero, di fatto, un limite alle reponsabilità fiscali di entrambe. I sindaci e i procuratori di Carentino sostennero che:
 
non siano tenuti se non per l’ordinario et viceversa anche li possidenti di Bergamasco nel finaggio di Carentino non siano tenuti se non al detto ordinario, et per provar quanto sopra diedero li suoi capitoli, ne’ quali anco dissero poter provare che così si era per transazione antica convenuto, ma che, per li saccheggij seguiti per le guerre, s’era smarrito l’instrumento, et fecero essaminare molti testimonij, ma non fu proseguita la causa sino del 1567, nel qual tempo furono anco essaminati testimonij, quali deposero del solito di non pagare se non l’ordinario et camparia, de’ quali alcuni attestano d’anni trenta […] et altri di cinquanta […]
 
     Se la lunga incertezza nella definizione degli obblighi fiscali di Carentino nell’età moderna, e fino all’assorbimento settecentesco entro i domini sabaudi, dipende, in parte, dalla delicata posizione di confine con Oviglio e con lo stato di Milano, è possibile per lo meno evocare, sulla scorta degli indizi affioranti dalla documentazione, la vocazione commerciale che ebbe l’area del marchesato d’Incisa.
     Grazie al controllo della valle del torrente Belbo, esso costituiva un corridoio di transito lungo la direttrice della riviera genovese, ma rappresentava anche un importante snodo, o crocevia, sul quale s’innestavano e si smistavano due flussi commerciali in parte sovrapposti: quelli di Alessandria con il suo contado e quelli del Monferrato fino al Po e alla pianura vercellese.
      Durante l’età moderna Bergamasco e, di riflesso, Carentino sono interessati, sotto il nome di “Strada franca”, a un diritto di transito di merci, esente dal pagamento del cosiddetto dazio di Alessandria, fra due sezioni dello Stato del Monferrato:  quella situata a nord del Tanaro e quella posta a sud del fiume, prive di continuità territoriale perché ormai totalmente separate dall'incunearsi del territorio milanese. La questione riguarda una sezione -- tra Fubine, ultima terra monferrina a nord del Tanaro, e Bergamasco, prima terra monferrina a sud del fiume -- dell'importante asse di comunicazione che unisce Casale alla riviera genovese. Per chi segue questa strada, il mezzo principale di attraversamento del Tanaro è  il traghetto che unisce le sponde in un punto variabile  secondo le condizioni delle acque, ma approssimativamente in corrispondenza dell'abitato di Felizzano, situato sulla riva sinistra del fiume.
      In questo contesto, la maggiore o minore estensione della franchigia del transito da Nord a Sud ha, comprensibilmente, notevole incidenza. La questione è considerata:
 
importantissima perché per essa strada passano tutte le robbe che vanno nel Monferrato oltre il Tanaro da questa parte in qua, et si permette il condur le vettovaglie liberamente, con tutto che passino per lo stato di Milano, dal quale è prohibito ordinariamente l’estrattione delle vettovaglie et a questo giova la franchezza che vi ha il Monferrato, et non per altro, poi che si pagano li dacij.
 
Le sue dimensioni sono sostanzialmente tre: (a) la natura reale o semplicemente personale del diritto -- ossia, se l'esenzione riguardi solo i sudditi del Monferrato,  oppure  chiunque trasporti merci dall'una all'altra parte del Monferrato stesso, indipendentemente dalla sua appartenenza statuale, (b) la tipologia delle merci esentate dal dazio (soltanto "biade", "vettovaglie" in generale, sale compreso, o addirittura qualsiasi tipo di merce?), (c) la più o meno precisa e restrittiva definizione del percorso o dei percorsi interessati dall'esenzione dal dazio.
     I primi due aspetti sono particolarmente rilevanti per via della folta presenza di mercanti e trasportatori genovesi impegnati soprattutto a importare nel Monferrato i prodotti della "marina" e ad acquistarvi riso e granaglie da esportare verso Genova e la sua riviera. Al riparo delle "bollette" che certificano l'origine monferrina delle merci trasportate, le loro compravendite si estendono però facilmente al territorio alessandrino circostante, sfuggendo al dazio e anche ai regolamenti annonari. Permettere poi che l'esenzione riguardi una pluralità di percorsi amplifica la stessa eventualità, tanto più che (come non mancano di rilevare le voci milanesi nella contesa) in concreto, si tratta in prevalenza di strade che attraversano territori dello stato di Milano generalmente in grado di produrre notevoli eccedenze commerciabili di cereali.
     L'evidente aspirazione monferrina a una pratica molto estensiva della franchigia si scontra perciò con un riconoscimento di principio assai più riservato da parte milanese. Tra stato di Monferrato e stato di Milano si riattiva così, periodicamente, attorno alla strada franca un confronto di natura essenzialmente giudiziaria. A diverse riprese, tra la seconda metà del secolo XVI e la fine del XVII, si verificano episodi particolarmente clamorosi e ravvicinati di arresti e sequestri operati ai danni di convogli monferrini dai soldati incaricati di tutelare sul terreno gli interessi degl'impresari del dazio di Alessandria e delle entrate regie.   Questi casi provocano l'intervento del duca di Monferrato e del suo Consiglio attraverso la presentazione di istanze e proteste presso i tribunali delle magistrature milanesi interessate [Giorcelli 1963; A.S.T., Corte, Monferrato, Materie Economiche, Mazzo 16 e 16.2, a cui si deve aggiungere un corposo fascicolo in A.S.T., Corte, Paesi di nuovo acquisto, Alessandrino, Mazzo 10, Felizzano, numero 10].
     Molti indizi affioranti nella documentazione suggeriscono che il contenzioso tra giurisdizioni statali incentrato sui diritti di transito sia alimentato localmente dai conflitti entro il consortile degli Incisa, come anche da vertenze che contrappongono i signori alla comunità, sollevando in entrambi i casi il problema della natura personale o reale di una gamma di diritti e obblighi. Questi, che  includono i transiti, investono anche altre risorse e prerogative.
      Le contrade delle Franchiggie e degli Zucchi sono al centro di un lunghissimo contenzioso lungo i confini con Oviglio tra lo stato monferrino e quello milanese, ma chiamano in causa i diritti di transito esatti sul territorio di Carentino, come quando, nel 1550, la camera marchionale del Monferrato discute il frodo del “pedaggio di Carentino, o sia del Marchesato d’Incisa” da parte di “alcuni Alessandrini che furono colti a passar con cavalli carichi nel fondo di Tiberio Gambaruto al Bosco di Barella o sia alla Gerbida, finaggio indubitato di Carentino” [A.S.T., Corte, Paesi, Monferrato, Confini per A e per B, B, vol. n. 9, Documenti ed atti circa la differenza tra il Milanese e il Monferrato per le contrade delle Franchiggie e degli Zucchi, pretese dalla comunità d’Oviglio da una parte e da Bergamasco e Carentino dall’altra (1247-1675), cc. 46-73].
     In realtà, la sbocco dei transiti che percorrono il territorio di Carentino è tipicamente, tra le valli del Belbo e del Bormida, il territorio noto come Comuna, o Comuna di Mombaruzzo:  un ampio tratto boschivo, che appare adibito ai transiti durante gran parte dell’età moderna, come quando, nel 1523,  il fisco di Mombaruzzo arresta “alcuni di Carentino che assalirono Obertello Boverio nella Comuna, ed a pretesto del pagamento del pedaggio di Carentino, gli tolsero due bestie cariche”, mentre effettuava un trasporto da Solero a Mombaruzzo. Nel 1564, le controversie intorno alla “immunità del pedaggio” nei boschi della Comuna riguardano un’area compresa tra Cassine, Mombaruzzo, Gamalero, Borgoratto e Carentino; nel 1576 riguardano, oltre a Carentino, Quaranti, Fontanile, Castelletto Molina, Maranzana, Ricaldone e Bruno. [A.S.T., Corte, Paesi, Monferrato, Confini per A e per B, M, vol. n. 10, 1360 @ 1600. Volume di documenti ed atti sopra le diferenze che nacquero tralla Comunità di Cassine, Stato di Milano, da un canto, e quella di Mombaruzzo e liti consorti Fontanile, Quaranti e Castelletto Mollina del Monferrato, dall’altro, in ordine alla Comuna, terminato con abitramento delli 28 Giugno 1599. Coll’indice e tipo, cc. 72-84; 343-51; Guglielmotti 2001; vd. scheda Cassine].