Castelnuovo Calcea

AutoriMontanari, Mirella, and Roberto Leggero
Anno Compilazione2003
Anno RevisioneIn aggiornamento
Provincia

Asti.

Area storica
"Comitato” di Loreto. Secondo il Settia l’estensione del cosiddetto “comitato” di Loreto coincideva con il territorio della pieve di Ponte [Settia 1991, p. 297]. Nella Relazione generale dell’intendente sullo stato della Provincia d’Asti del 1753 Castelnuovo Calcea è incluso tra i Feudi imperiali delle Langhe [Relazione 1753]. Vedi mappa 1. Vedi mappa 2. Vedi mappa 3.
Abitanti
769 [2001  ISTAT].
Estensione
8 Km2 [2001  ISTAT].
Confini
Agliano Terme, Moasca, Montegrosso d’Asti, Mombercelli, Vinchio, Nizza Monferrato, San Marzano Oliveto.
Frazioni
Carante, Gavelli, Momparone, Opessina, Preie, Toetto, Valmanella. Vedi mappa.
Toponimo storico
De castro novo de Calcia [BSSS CXV, 397 a. 1212].
Diocesi
Asti dal 1817 e prima di tale data Pavia, tranne negli anni compresi tra il 1704 e il 1717, durante i quali Asti venne aggregata alla diocesi di Acqui (ma esistono opinioni diverse circa il momento nel quale si sarebbe avuta l’aggregazione) . Innanzitutto il Savio afferma che, originariamente, tale zona era sottoposta alla diocesi di Vercelli [Savio 1898, pp. 5-6] e che solo nel IV-V secolo si sarebbe avuta l’istituzione della diocesi di Asti. Daniela Giannoni ritiene che l’aggregazione a Pavia sia anteriore al 1018, data in cui emerge nell’Astigiano la presenza del vescovo di Pavia quale possessore: sarebbero proprio tali possessi a determinare l’aggregazione di Castlnuovo Calcea alla diocesi pavese. La tesi appare superata dal lavoro di Aldo A. Settia, che, più prudentemente, pone invece l’aggregazione a Pavia tra il 1094 e il 1095 in seguito a una donazione di re Corrado, confermata da Onorio II solo nel 1217 [Giannoni 1974; Settia 1991].
Pieve
Pieve di Ponte (località scomparsa) [Ferro, 1992, p. 41]. Si trattava di:
un’antica pieve che stava nel territorio di Costigliole nella regione del Cioccaro o di S. Agnese, ancora detta nel 1307 Plebs de Ponte, e della cui chiesa si vedevano i ruderi ancor pochi anni or sono [Viarengo 1887, p. 298].
Scrive Settia:
[S]appiamo che la chiesa pievana di Ponte […] si trovava nell’odierno territorio di Costigliole d’Asti, in posizione quindi da poter comprendere nella sua giurisdizione tutto il territorio circoscritto dai quattro corsi d’acqua […] che la separavano dalle adiacenti diocesi di Asti, Alba e Acqui [Settia 1991, p. 296].
     La plebs de Ponte, che aveva il suo centro nell’odierno territorio di Costigliole d’Asti e si sviluppava inter episcopatum Astensem et Albensem, una zona delimitata dal corso del Tanaro, del Belbo, del Tiglione e della Tinella, è indicata nei rogiti del Griffi, notaio della curia vescovile pavese attivo tra il 1367 e il 1417. La circoscrizione plebana giunse a comprendere le chiese di Costigliole, Calosso, Agliano, Castelnuovo Calcea, Vinchio e Mombercelli. Si tratta di chiese non menzionate nelle Rationes decimarum pavesi del secolo XIV, mentre nell’estimo del clero del 1471 figurano la chiesa di Mombercelli (probabilmente San Giacomo) e di San Michele di Agliano. Durante l’età della Controriforma, si ebbe una larga sovrapposizione tra la distrettuazione antica della pieve de Ponte e quella della pieve di Calosso, isola giurisdizionale della chiesa pavese, la cui circoscrizione incluse le parrocchie di Tigliole, Calosso, Agliano, Castelnuovo Calcea, Vinchio, Mombercelli e Costigliole. Fino alla istituzione dei due vicariati generali di Valenza e Lomello (1742 e 1750), questa circoscrizione fu eretta a vicariato foraneo in partibus Astiensibus: come tale, fu oggetto di frequenti visite pastorali nei secoli XVI e XVII (mentre non risulta agli atti della visita del 1460 di Amicus de’Fossulanis, vicario del vescovo Giacomo Ammannati Piccolomini) [Vd. riferimenti in scheda Tigliole].
Altre Presenze Ecclesiastiche
Santo Stefano, la più antica chiesa di Castelnuovo, è detta parrocchiale e battesimale ancora nella visita pastorale del 1576. Venne demolita in età contemporanea.
     Santa Maria della Spina sorgeva all’interno del perimetro del castello e fu abbattuta nel 1680 per lasciar posto a una nuova costruzione, iniziata nel 1684 e dedicata a Santo Stefano (Nella Relazione del 1735, a p.289, si parla ancora di Santa Maria della Spina: «Castelnuovo Calcea diocesi di Pavia parrocchiale sotto il titolo di S. Maria della Spina». Infatti, per un certo periodo di tempo – come avverte anche Ferro – si mantenne la vecchia intitolazione).
     La chiesa di San Siro (restaurata nel secolo XVII); l'oratorio della Madonna di Loreto (menzionata nella documentazione già nel 1680); l'oratorio dell’Annunziata (risalente al secolo XVII, demolito in età contemporanea); la chiesa di San Rocco, presente nella documentazione dal 1661 e riedificata nel 1895; la chiesa di San Sebastiano, demolita nel 1814; la chiesa di Sant'Andrea, ricordata in un documento del 1661; la Consortia della Croce, annesso all’oratorio dei Discipini [Ferro, 1992, 52-54].
Assetto Insediativo
Posto a 246 m. di altitudine, l’abitato di Castelnuovo Calcea si sviluppa lungo l’antico asse viario che da Agliano (oggi Agliano Terme) conduceva a Mombercelli (e che si biforcava proprio a Castelnuovo, come mostra il Tipo dimostrativo dell’abitato di Castelnuovo Calcea [A.S.C.], donando una forma allungata all’abitato . Posto pressoché al centro del piccolo territorio, Castelnuovo Calcea viene così descritto dal De Canis [Bordone 1977]:la terra ha qualche regolarità verso nord, ove dicesi la Serra: un pezzo di breve contrada fiancheggiata da mediocrissime case porta d’infilato alla […] salita del castello.
Luoghi Scomparsi
L’antico castrum fondato all’inizio degli anni Quaranta del secolo XII. Esso era probabilmente collocato sull’attuale Bric Castello, a quota 213 m., a ridosso dell’asse viario Asti-Nizza Monferrato-Acqui Terme e della valle nella quale scorre il torrente Nizza.
Comunità, origine, funzionamento
Castelnuovo Calcea sarebbe stato fondato piuttosto tardi, intorno al 1142. Verso tale data, secondo l’ipotesi di Natale Ferro, furono i conti di Loreto a far costruire un primo castrum, la cui ubicazione corrisponderebbe al Bric Castello nei pressi dell’attuale cascina Castello, in un punto meno elevato rispetto alla successiva ubicazione, ma più prossimo al fondovalle e alla direttrice stradale Asti-Nizza Monferrato-Acqui Terme.
     Dopo il 1155, essendo andato distrutto il primitivo insediamento (senza che sia possibile individuare le cause di tale distruzione e abbandono), si costruisce un nuovo castrum in un’area più elevata, poco distante. I promotori dell’iniziativa sarebbero stati un gruppo di homines di Vinchio trasferitisi ad abitare nel nuovo insediamento e dai quali, infatti, il comune di Asti acquisirà i diritti signorili su Castelnuovo. Nel 1202 anche Castelnuovo Calcea viene incluso, tra le «località nuove» del comune di Asti, per cui gli uomini della suddetta località debbono venir considerati come «cittadini astesi in tutto e per tutto» [Ferro, 1992, 16-18; vd. anche scheda Vinchio].
     Dalla documentazione di età moderna si apprende che la comunità si era costituita in universitas: «Gli Sindici Consuli e Consiglieri et Huomini dell’Università del suo Feudo di Castelnuovo Calcea» [A.S.C., faldone 257, fascicolo 6, doc. s.d. (secolo XVII])].
Statuti
Dopo la dedizione ad Asti all’inizio del secolo XIII, entrarono in vigore gli statuti cittadini.
Non è stato possibile rintracciare gli statuti d'età moderna relativi alla comunità, che pure dovevano esistere, come testimoniato da un documento senza data, ma del secolo XVII, nel quale si chiede al feudatario «di confirmare le suddette loro immunità franchezze estensioni a privileggii e statuti» [A.S.C., faldone 257, fascicolo 6, doc. s.d, Ill.mo et Ecc.mo Sig.e Gli Sindici Consuli e Consiglieri et Huomini dell’Università del suo Feudo di Castelnuovo Calcea hum.i, suoi sudditti e servii].
Statuto comunale 2004. Vedi testo.
Catasti
Secondo l’Inventario dell’Archivio Storico del Comune di Castelnuovo Calcea, (I-III, a cura di Sandra Faccin e Piera Medico, copia dattiloscritta, p. IV, in A.S.C).: «il documento più antico reperito nell’archivio è un libro del catasto del 1610, autenticato dal notaio Laneri [A.S.C., faldone 196]».
     Mappe catastali attuali: vedi mappe.
Ordinati
Gli Ordinati più antichi che è dato rinvenire nell’Archivio storico comunale di Castelnuovo Calcea sono quelli  del 10/1/1737-4/2/1769. Sono poi presenti anche gli Ordinati del 18/2/1769-12/1/1775, e infine una serie di Copie di ordinati per gli anni 1640, 1649 («riguardanti i confini della Nucia»), 1650, 1651, 1668, 1719 e 1728 (queste ultime due date riguardano Copie di ordinati relative al permesso dato «al signor Tomaso Aluffo di aprire una bottega nel muro di cinta della chiesa» nel 1793).
Dipendenze nel Medioevo
Il Codex astensis conserva la vendita fatta il 14 agosto 1212:
Comuni Astensi per Bergognum de Viginti suo nomine et nomine Muruelli fratris sui de eorum parte viginti vallium et de Castronovo de Calcea.
Si trattava di quanto essi possedevano:
in castro et villa et posse Castri novi de Calcea excepta decima quam tenent a Marchione Montisferati.
Il 16 agosto 1212 giurano gli uomini di Castelnuovo Calcea e cioè Guillelmus de Valle Organa, Jacobus eius frater, Henricus de Preolis, Petrus Marengus, Petrus de Alda, Rollandus de Petro de Alda, Guillelmus ebreo. Il 17 ottobre 1212 Bergogno e suo fratello Murello alienano al comune altri beni, ma, nello stesso giorno, il comune di Asti li investe dei beni che essi avevano alienato:
qua investitura facta ipsi fecerunt ei nomine comunis Astensis fidelitatem talem qualem vasalus facit domino suo.
Sempre il 17 ottobre, Guielmus Minetum de Mirbello aliena al comune di Asti sua parte castri et ville de Viginti et de Castronovo de Calcea.  Anche questa vendita ricorda che la decima di Castelnuovo era tenuta dal marchese di Monferrato [Sella e Vayra 1880-1887].
Feudo
Verso il 1220 il marchese di Monferrato cercò di far valere i suoi presunti diritti su Castelnuovo infeudandone:
una parte ai nobili suoi satelliti e in particolare ai discendenti di Ottone de Lanterio […] ma gli Astesi ne recuperarono presto il dominio.
Intorno al 1290, Rainero:
signore di Agliano vende metà del suo castello a Francesco Guttuari […] in cambio di una porzione di Castelnuovo, che quindi già apparteneva – almeno in parte – a quella famiglia.
Nel 1313,  Cubitosa, «figlia ed erede del conte Bonifacio di Agliano e moglie di Giovanni di Saluzzo», viene investita di ciò che le spetta dei castelli e dei luoghi di Agliano e Castelnuovo. Si ha poi un breve passaggio ai Roero, ma poi, nel 1342, Castelnuovo tornò per vendita ai Guttuari [Bordone 1992, p. 241]. Dopo varie vicissitudini, il feudo passò a Gian Galeazzo Visconti nel 1379.
     Nel 1390, Francesco Guttuari «possedeva Castelnuovo come vassallo dei Visconti». La località venne confermata ai Guttuari sia da Filippo Maria Visconti (nel 1419) sia da Francesco Sforza (nel 1454) [Ferro 1992, pp. 19-24]. 
     Il feudo venne ceduto dai Guttuari a Gian Giacomo Caffatelli di Milano nel 1524 (mentre le proprietà terriere passavano al monastero del Gesù di Asti). Tale cessione, avvenuta in modo non regolare, venne contestata dal fisco milanese che innescò una lunga controversia. Nel contempo la comunità giurava fedeltà alla camera ducale nel 1535. Tra il 1536 ed il 1537 il Caffarelli entrò finalmente in possesso del feudo, che venne ceduto dalle sue figlie nel 1578 al comandante della cavalleria spagnola conte Gondisalvo Salinas de Hermosa. L’accordo venne approvato dal re di Spagna nel 1610 [Ferro 1992, pp.25-26].
     La sequenza delle cessioni viene ricordata anche in un documento di richiesta di conferma dei privilegi ed esenzioni della comunità (senza data, ma del secolo XVII):
[I]n ordine a predecessori patroni in detto Feudo si dal fu Giacomo Cafarelli, già signore in detto luogo, e confirmate del Anno 1535 da Ludovico Visconte commissario Cesareo, e dal fu du Gonzales Saline dell’anno 1626 pur già patrone in detto luogo [A.S.C., Fald. 257, fascicolo 6].
Nel 1645 le discendenti del Salinas alienarono il feudo a Galeazzo Trotti, alienazione che venne approvata nel 1652. Il feudo pervenne poi nelle mani del figlio di Galeazzo, Antonio, e da questi, nel 1681, a Lorenzo Trotti, che divenne vescovo di Pavia [Ferro 1992, pp.27-28]. L’Archivio storico Comunale di Castelnuovo conserva due documenti che ricordano proprio questo avvenimento: l’Autorizzazione al vescovo don Lorenzo Trotti a prendere possesso del feudo di Castelnuovo Calcea, del 15 novembre 1700, e la Consegna del feudo di Castelnuovo Calcea ossia Castelnuovo Brugiato a sua A. R. dopo la morte dell’Arcivescovo Lorenzo Trotti, del 1709 [A.S.C., faldone 219, fascicolo 6].
     Il feudo restò comunque nelle mani dei Trotti anche dopo il passaggio dei feudi imperiali ai Savoia nel 1735. Tra il 1776 e il 1842 si colloca una vertenza per diritti feudali tra i Trotti e il comune che viene chiusa con un versamento da parte del comune di £1500 [Ferro 1992, pp. 28-29].
Mutamenti di distrettuazione
Il comune di Asti perde la propria autonomia nel 1312 con la dedizione a re Roberto d’Angiò; all’inizio del XIII secolo il marchese di Monferrato tenta di impadronirsi di Castelnuovo Calcea,  senza raggiungere il proprio scopo e, nel 1379, la località si trova inserita nei domini dei Visconti. A questi ultimi la città di Asti offrirà la piena balia nel 1379. Nel 1380 Gian Galeazzo Visconti istituisce il capitaneatus Astesane.
     Nel 1735 il feudo imperiale perviene definitivamente ai Savoia. Alla fine del secolo XVIII,  le vicende della Rivoluzione coinvolgeranno il Piemonte,  che venne in parte annesso alla Francia. Nel 1804, in virtù dei decreti napoleonici, Asti cessa di essere capoluogo e viene aggregata amministrativamente ad Alessandria, mentre è ecclesiasticamente sottoposta alla diocesi di Acqui. Vedi mappa.
     Nel 1817 la situazione si modifica nuovamente e la diocesi di Asti riprende la titolarità sulla zona,  mentre l’area viene reintegrata nei domini dei Savoia. Capoluogo di provincia resterà Alessandria fino al 1935 [Bordone 1976, pp. 156-157, Bordone 1978, pp. 146-147, Bussi  2000, p. 178).
     In anni recenti ha aderito alla Comunità Collinare Val Tiglione e Dintorni Unione di Comuni.
Mutamenti Territoriali
Natale Ferro sposa una tesi già formulata dal De Canis il quale riteneva che, nel 1235, all’atto di fondazione di Nizza Monferrato:
una porzione del territorio di Castelnuovo fosse stata aggregata a quel nuovo centro abitato […] terre poste oltre le borgate di Gavelli o Persiore [Bordone 1977; Ferro 1992, pp. 19-20].
La Relazione del 1735, nel ricordare i confini di Castelnuovo afferma che esso:
confina con li territori di Nizza della Pallia, di S. Marzano, di Moasca, di Agliano, di Montegrosso, di Mombercelli, e di Vinchio ed è distante da stati Esteri cioè dal Genovese miglia venti [Relazione 1735, c. 234].
La carta del territorio di Castelnuovo Calcea realizzata nel 1809 sotto l’amministrazione francese riporta le medesime comunità: Nizza, Marzano, Moasca, Agliano, Montegrosso, Mombercelli, Vinchio [A.S.C. fald. 207, a. 1809].
Comunanze
Nel 1710 le Carte riguardanti i possedimenti della Comunità di Castelnuovo Calcea  «alla Ravera» elencano una “pezza di zerbo”, una terra con viti e prato, un’altra pezza di zerbo, una terra con prato e “cassina” e poi altre terre e prati [A.S.C., faldone 219, fascicolo 9, Carte riguardanti i possedimenti della Comunità di Castelnuovo Calcea, a. 1710]. Venticinque anni più tardi, però, tali proprietà comuni sembrano già scomparse; infatti, in occasione della ricognizione del 1735, l’intendente scrive che:
[L]a comunità non ha alcun reddito, ma solo la ragione d’esigere una recognizione dalli osti, e pastari, cabarretieri e macellari  [Relazione 1735, c. 232]. 
Nel 1898 i beni sono: un campo “al Cassano”, un campo “al Cocito”, il forno comunale, il peso comunale e l’affitto della scopatura [A.S.C., faldone 327, Affitto dei beni comunali (1898-1912)].
Liti Territoriali
Natale Ferro sposa una tesi già formulata dal De Canis (nonostante il fatto che la documentazione in merito sia scarsa), il quale riteneva che, nel 1235, all’atto di fondazione di Nizza Monferrato, «una porzione del territorio di Castelnuovo fosse stata aggregata a quel nuovo centro abitato». Il Ferro ipotizza che si sia trattato di «terre poste oltre le borgate di Gavelli o Persiore» [Ferro, 1992, pp. 19-20]. Lo stesso Ferro ricorda una vertenza relativa ai confini tra la comunità et uomini di Castelnuovo Calcea dominio di Milano e la comunità di Agliano dominio di S.A. di Savoia. Tale vertenza si sviluppa nel 1571 per le differenze sorte tra le comunità per causa dei confini dei loro rispettivi territori e specialmente per una nuova strada: quella di Favale. Sempre relativamente ai confini con la comunità di Agliano, ritroviamo, nel  1678, un documento che illustra la vertenza in atto tra particolari del luogo di Castelnuovo Calcea e la comunità di Agliano e che aveva come oggetto la strada “detta del Carlevaro” [Ferro, 1992, p. 31; ma si vedano anche i docc. ai quali rimanda Ferro: A.S.T., Corte, Provincia di Asti, Inventario 177, Mazzo 9, nn. 7-8; vd. anche schede Nizza Monferrato e Agliano Terme].
Fonti
A.S.T. (Archivio di Stato di Torino). Vedi inventario.
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche segrete,  Borgonio B 1 Nero, v. immagine 3 ("CARTA COROGRAFICA / DEGLI / Stati di S.M. il Re di SARDEGNA […]").Borgonio (Ingegnere) [Stagnon 1772] Carta corografica degli Stati di terraferma di S.M. il Re di Sardegna. Copie 2 una in fol. 17, compresa la tabella di riunione; colla divisione per governi e la seconda composta di fol. 16 colla divisione della Provincia ed un'altra copia in 4 fol. (Manca la copia composta di fogli 16). (Note: Sul verso: "Carta IV. / continente le Provincie d'Asti, Casale, Acqui, / Alessandria, Tortona, Oltrepò Pavese, e Bobbiese, con la / maggior parte delle Provincie d'Alba, Mondovì, Lumellina, e / Principato d'Oneglia, piccola porzione delle Provincie di / Vercelli, e Torino, con li Feudi Imperiali, Stato di Landi, / e Piacentino, la maggior parte della Repubblica di / Genova, e piccola parte del Principato di Pavia, Lodigiano / e Stato detto Pallavicino".L'originale seicentesco dal titolo "Carta generale de' Stati di Sua Altezza Reale" fu disegnato da Tommaso Borgonio ed inciso da Giovanni Maria Belgrano. Per l'edizione settecentesca qui conservata vennero aggiunti alcuni fogli raffiguranti i paesi di nuovo acquisto incisi da Stagnone su disegni di Castellino, Galletti e Boasso e vennero anche apportate alcune modifiche ai fogli disegnati dal Borgonio. Cfr. anche Carte Topografiche per A e B, PIEMONTE, n. 23 e Carte Topografiche Segrete, BORGONIO B 5 nero.), 1772 [Autore incisioni: Iacobus Stagnonus (Giacomo Stagnon/ Stagnone)]. Vedi mappa.
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche per A e B, Dipartimenti, Mazzo 1, "DÉPARTEMENT / DE / MARENGO / Divise en 3 Arrondisemens / et en 31 Cantons." Carte dei dipartimenti della Dora (n.1), di Marengo (n. 2, 2 bis), del Po (n. 3), della Sesia (n. 4), delle Alpi Marittime (n. 5, 5 bis). Note : In alto: "N.° 101.", "ATLAS NATIONAL DE FRANCE", s.d., [Autore incisioni: P.A.F. Tardieu; autore edizione: P.G. Chanlaire]. Vedi mappa.
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche per A e per B, Po, Mazzo 1,"LE / COURS / DU PO / DEDIÉ AU ROY / Par son tres humble, tres obeissant / et tres fidele Serviteur et Sujet, le / P. PLACIDE Augustin Dechaussé, et / Geographe Ordinaire de sa Majesté". Carta Corografica in stampa del Corso del Fiume Po delineata e dedicata a S.M- Cristianissima dal P. Placido Agostiniano scalzo nel 1734. Sulla Scala di 1/253.600 (Note: La carta è formata da 5 fogli giustapposti. Il 1° reca l'indicazione "A PARIS 1704"; il 3° e il 4° sono datati 1703; sul 1° e sul 5° foglio è riportata la data di concessione del privilegio reale, rinnovato per 15 anni nel 1734. Cfr. anche Carte Topografiche Segrete, PO 29 E IV ROSSO, 1703-1734 (ma vd. Note) [Autore disegno originale: P. Placide; Autore incisioni: Berey; Autore edizione: "A PARIS / Chez les Augustins pres la Place des Victoires"]. Vedi mappa.
A.S.T., Corte, Paesi, Paesi per A e B, Mazzo 3 C.
A.S.T., Sezioni Riunite, Camera dei Conti, Articolo 472, Visite e informazioni di danni diversi, Mazzo 1bis/a.
B.N.F. (Bibliothèque nationale de France). Vedi catalogo.
B.N.F., département Cartes et plans, GE DD-2987 (5054 B), La principauté de Piémont, les marquisats de Saluce et de Suze, les comtés de Nice et d'Ast, le Montferrat / dediée au roy par son très humble, très obéissant, très fidèle sujet et serviteur H. Jaillot, géographe de sa Majesté, [chez l'auteur] (A Paris), 1695 [Jaillot, Alexis-Hubert (1632?-1712). Cartographe]. Vedi mappa.
 
Relazione 1753. B.C.A., mss. II 1, Relazione generale dell’intendente sullo stato della Provincia d’Asti [Relazione generale del Stato della Provincia d’Asti 1753].
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Descrizione Comune

Castelnuovo Calcea

Un discorso generale sulla genesi e sull’insediamento di Castelnuovo Calcea non può prescindere da una premessa relativa alla posizione topografica di Vinchio. Castelnuovo Calcea, infatti, può essere considerato una “nuova fondazione” di Vinchio, il quale peraltro si trova isolato all’interno dell’ampia area compresa tra Mombercelli, Cortiglione e Nizza Monferrato. Da tale ubicazione, che faceva di Vinchio una delle tappe obbligate lungo la strada che collegava Alba con la via Emilia, diventava quasi naturale per gli abitanti della località  lo sbocco – attraverso la fondazione di Castelnuovo Calcea – sull’asse viario che da Asti portava verso Acqui. Ciò avrebbe permesso di controllare sia un tratto della strada Alba-via Emilia, piuttosto lontano dall’insediamento di Vinchio, sia l’asse viario che da nord muoveva verso sud.
     Lungo tale percorso era già presente (nel tratto compreso tra Montegrosso e la valle del torrente Nizza) un’altra comunità, quella di Agliano (l'odierno Agliano Terme). La fondazione del primitivo castrum (poi andato distrutto o abbandonato) sembrerebbe avere spiegazione proprio nel tentativo degli homines di Vinchio di controllare l’area di strada sulla quale insisteva già la comunità di Agliano. Il Ferro, seguendo in ciò il De Canis, azzarda che la primitiva fondazione non sia dovuta tanto agli uomini di Vinchio quanto piuttosto ai conti di Loreto. In ogni caso, nella rifondazione del castrum in un nuovo sito è escluso il coinvolgimento dei signori di Loreto, poiché nel 1213 sono proprio questi ultimi con i signori locali di Agliano a concordare con Asti il divieto agli homines di trasferirsi a Castelnuovo Calcea.
     Ciò sembra indicare un precedente buon successo del nuovo insediamento fortificato, anche se dopo il 1235 Nizza (oggi Nizza Monferrato)  gli sottrarrà una parte di territorio; inoltre l’incidenza dei signori locali di Agliano nelle vicende di Castelnuovo Calcea e le relazioni, anche matrimoniali, che si realizzano tra gli abitanti dei due insediamenti, indicano quanto grande fosse l’attenzione con la quale gli abitanti di Agliano guardavano al piccolo insediamento di Castelnuovo, finché, nel 1342,  i Guttuari de Castello ottennero da Asti l’investitura per il feudo di Agliano e di Castelnuovo. Resta il fatto che il territorio di Castelnuovo Calcea trova il proprio valore, secondo chi scrive, non tanto nella sua estensione, ma nel suo debordare oltre il fondovalle, dove corrono l’attuale Strada Statale 456 e il torrente Nizza.
     Anche per questa ragione l’estensione territoriale di Castelnuovo Calcea sembrerebbe restare pressoché immutata nel corso del tempo (a parte la diminutio operata da Nizza), anche se è possibile rilevare -- sulla base dell’analisi della mappa del territorio del 1809 e dei dati di  censimenti e  altre fonti -- un certo restringimento, in età contemporanea, di un territorio già di per sé piuttosto compatto.
     È di notevole interesse la documentazione presente nell’Archivio storico comunale di Castelnuovo Calcea: in particolare gli Atti Dellegati e formati dall’Officio Prettorio di Castelnuovo Calcea per la generale misura generale del med[esim]o territorio [A.C.C., fald. 220, fasc.1, 13 maggio 1755 – 4 ottobre 1755]. Ovviamente non è stato possibile inserire gli Atti  nel presente lavoro,  data la loro mole (più di 200 pagine, numerate però solo sul recto), ma essi consentono una precisa ricognizione del territorio di Castelnuovo,  in quanto la documentazione prodotta in quell’occasione si è conservata integralmente.
     Per quel che riguarda la popolazione, infine, essa è in costante crescita nel corso dell’Ottocento e fino ai primissimi anni del Novecento (1487 abitanti nel 1838; 1528 nel 1848;  2178 nel 1901), per poi conoscere una progressiva diminuzione a partire dal 1911 (2100) e lungo tutto il secolo (1921, 2054 abitanti; 1931, 1880; 1936, 1795; 1951, 1482; 1956, 1317) fino a giungere agli attuali 769 abitanti.