Pino d'Asti

AutoriBattistoni, Marco
Anno Compilazione2005
Provincia
Asti
Area storica
Abitanti
240 (censimento 1991); 226 (censimento 2001).
Estensione
405 ha. (ISTAT) / 399 ha. (SITA).
Confini
Albugnano, Castelnuovo Don Bosco, Passerano Marmorito.
Frazioni
Le fonti ISTAT (1991) segnalano la presenza di un “centro” che raccoglie quasi il 95 per cento della popolazione, con il resto distribuito in “case sparse”. Vedi mappa.
Toponimo storico
Attestato come Pinetum, forse derivante da un radicale pinus [Gasca Queirazza 1997; Olivieri 1965]. Pino di Castelnuovo [Casalis 1847]. Pino d’Asti dal 1863 [Ministero 1889, p. 4].
Diocesi
Vercelli fino all’istituzione della diocesi di Casale nel 1475, quindi Asti a partire dalla riorganizzazione delle circoscrizioni diocesane agli inizi del secolo XIX [Bosio 1894, pp. 133, 135 e 139].
Pieve
La presenza della pieve di Santa Maria tra le sedi plebane dipendenti dal vescovo di Vercelli è attestata tra i Nomina plebium episcopatus Sancti Eusebii a partire dal secolo X nel Codice Vaticano 4322, f. 34v (contenente opere di Attone [924-961?] vescovo di Vercelli). Secondo l’estimo delle chiese, dei benefici e dei monasteri della diocesi di Vercelli a scopo di decime papali nel 1298-99, nel 1348 e nel 1440, la pieve, con un distretto di notevole estensione, che comprese, fra l’altro, dal 1235, la chiesa di San Pietro di Albugnano, costituiva l’estremo lembo occidentale della diocesi di Vercelli ultra Padum. I diritti annessi alla giurisdizione plebana furono oggetto, a partire almeno dal secolo XIV, di investiture da parte dei vescovi di Vercelli a favore di membri del consortile dei signori di Cocconato [A.R.M.O., I, doc. 18, col. 75; doc. 34, coll. 215-17; doc. 109, col. 471; Casiraghi 1979, p. 440; Ferraris 1938, pp. 89-111; 1974, p. 19; Pittarello 1984, pp. 7-11].
     Il registro della decima papale redatto per la diocesi di Vercelli nel 1299 riporta, tra le dipendenze della pieve di Pino, accanto alla canonica de vezolano, una ecclesia de fenestrella. Si tratta, rispettivamente, della canonica o prepositura di Santa Maria di Vezzolano e della chiesa intitolata a San Pietro, entrambe tuttora esistenti e site nel territorio di Albugnano, quella di San Pietro attestata per la prima volta nel 1235, quando venne ceduta dal vescovo di Vercelli al preposito della canonica di Vezzolano, insieme con la chiesa di Santo Stefano de Maconeto, anch’essa ubicata nel territorio di Albugnano (località Maconeto) [A.R.M.O., XVIII (1299), p. 40; Arnoldi 1917, doc. 53; Pittarello 1984, p. 40; Settia 1975a, p. 156]. La cessione del 1235 prevedeva che San Pietro e Santo Stefano fossero da allora in poi officiate da un canonico, tenuto però, come per il passato, a ricevere l’investitura dal pievano di Pino e vincolato all’obbedienza verso quest’ultimo e il vescovo. Le due chiese non compaiono tuttavia nelle rationes decimarum vercellesi del 1348, 1355 e 1440, dove invece continuiamo a trovare la prepositura o canonica di Vezzolano, tassata “per sé” e per i suoi “membri” o “chiese soggette”, sotto la pieve di Pino (come nel 1440) oppure elencata a parte, tra i “monasteri, priorati e prepositure” (come nel 1348 e 1355) [A.R.M.O., XXXIV (1348), p. 116; CIX (1440), p. 238; Cognasso 1929 (1355), p. 234]. Dal 1817, le chiese di Pino, Mondonio e Albugnano costituirono il Vicariato di Pino della diocesi di Asti [Bosio 1894, pp. 109, 140; Casalis 1833-1856, I, p. 78; Motta 1933, pp. 79-82, 198- 202; Settia 1975a, pp. 99-100].
Altre Presenze Ecclesiastiche
Almeno due investiture dei vescovi di Vercelli in età tardo medievale concessero al consortile di Cocconato, insieme a privilegi distribuiti in altre località, l’esazione di una quota delle decime ecclesiastiche del “Pievanato del Pino” e delle sue chiese. Una delle investiture, nel 1471, aggiunse ai diritti di decimazione quello di giuspatronato sulla parrocchia. Una quota minoritaria del patronato venne quindi ceduta dai conti di Cocconato al duca di Savoia Carlo III agli inizi del secolo XVI. Avocato, verso la metà del secolo, dal vescovo di Vercelli, il diritto di patronato fu quindi ceduto ai Ferrero.
     La chiesa parrocchiale era affidata al rettore, o pievano, che dipese dalla giurisdizione spirituale dall’ordinario di Casale quando fu istituita quella diocesi. Verso la metà del secolo XVIII, la parrocchia, intitolata alla Beata Vergine del Carmine, possedeva circa 30 giornate di terre, quasi tutte fiscalmente esenti, che fornivano un reddito annuo complessivo stimato in oltre £450. Qualche anno prima, il pievano aveva acquistato, apparentemente a titolo personale, ma forse come velato patronato statale, una ulteriore rendita annua sulla comunità di Altavilla Monferrato. Durante un’inchiesta condotta nel 1753 dall’intendente della provincia di Asti, Pino fu la sola comunità in cui venivano segnalate dai funzionari statali “contese” tra il pievano e la popolazione intorno alla giurisdizione parrocchiale: all’intendente “Quel Popolo” era apparso “molto inquieto” nei rapporti con il parroco, in particolare intorno ai diritti di possesso delle campane (“per fatto di campane”). Una “riconcigliazione”, grazie a un “amichevole componimento” promosso dall’intendente, pose le premesse per la successiva costruzione di un campanile, che avvenne nella seconda metà del secolo. Durante il secolo XIX l’edificio della chiesa appariva peraltro, a un osservatore, “umido, angusto, ben cattivo”. Sullo scorcio del secolo XIX la parrocchia fu ricostruita, assumendo il titolo di Santa Maria della Pieve.
     Dalla parrocchiale dipendevano un oratorio dedicato ai Santi Saverio e Grato e una cappella dedicata a San Rocco. A partire dalla metà del secolo XVIII, risultava nominalmente eretta a Pino una Congregazione di carità, che tuttavia, all’epoca, “non avendo alcun reddito”, non era in grado “di sovvenire ai poveri, che van mendicando pel luogo” [A.S.T., Corte, Paesi, Provicia di Asti, Mazzo 12, Investitura concessa dal Vescovo di Vercelli à favore di Matteo fù Gulielmo, Luchino, e Petrino fr.li, Gio., et Enrietto fr.li, Antonio di Primeglio, Gabriele di Passerano à suo nome, e di Gulielmo, e Bonifacio, Franceschino, Abellone e Guidetto suoi nipoti, Tomaso, Teodoro, e Gio. nipoti di d.o Gio. di Casalborgone, Bart.eo e Percivallo fù Ottobone, Antonio di Passerano à suo nome tutti de' Consignori di Coconato, e Radicati del Castello di Coconato, due parti delle Decime, Piovanato del Pino[...] (1438); Investitura [...] del Castello di Coconato, Beni e redditi dal med.o dipend.ti, due parti delle Decime, e jus patronato delle Chiese di Coconato, e Pino, Luogo di Schierano, Robella, Corsione, jus patronato della Chiesa di Coconito, Castello di Brosolo, decima di Marmorito, Novaglj di Primeglio, e Passerano, metà delle decime di Ropolo e Viverone alla forma delle preced.ti (1471); Investitura [...] à favor del Duca Carlo della 6.a parte del feudo, giurid.ne, e Castelli di Primeglio e Schierano, redditi, et Emolumenti, et ragioni feudali dalli med.i dipendenti colla 6.a parte del Patronato delle Chiese di Schierano, Pino, Marmorito, et Castelnuovo [...] (1519); Investitura concessa dal Vescovo di Vercelli à favore di Federico Ferrero suo Nipote del Castello e Luogo di Coconato, giurid.ne e redditi dal med.o dipendenti, Luoghi di Schierano, Robella, Corsione e Brosolo, Patronati delle Chiese di d.i Luoghi, et di quello del Pino [...] (1555); Paesi, Monferrato, Provincia di Casale, Mazzo 3, Patenti originali di Vendita fatta dal Rè Vittorio Amedeo al Prete Giorgio Campagnola Piovano di Pino  per Lui, Suoi Eredi, e Successori, ed aventi Causa in Libero, e Franco allodio dell'annualità de' Sachi quindeci grano Formento da Emine cinque Caduno dovuta dalla Communità d'Altavilla nel Monferrato da esigersi nella maniera ivi espressa con la riserva del perpetuo riscatto à favore del Regio Patrimonio, e ciò per il prezzo di L. 3800. dà pagarsi nella Cassa del Deposito destinata dalla Camera (1724); Bordone 1977, p. 194; Filippello 1931; Relazione 1753].
Assetto Insediativo
Dominato dal castello, la cui prima attestazione documentaria risale al 1126, il concentrico di Pino d’Asti veniva descritto verso la metà del secolo XVIII come “situato in collina, unito e non diviso in borgate”. Nel corso dell’età moderna, le residenze signorili che dal tardo medioevo avevano dominato il centro incastellato salirono a due, una per ciascuno dei consignori. [A.C.M., Categoria 6, Governo, Cartella 80, Pedaggio per il contado che si vuole imporre da Cocconato (1691); A.S.T., Sezioni Riunite, I Archiviazione, Provincia di Asti, Mazzo 2, n. 1, c. 2v; Corte, Paesi, Monferrato, Feudi per A e per B, Mazzo 26, Affranchimento fatto dal Marchese Guglielmo di Monferrato, e da Giovanni di Robella fu Enrietto, e Giovanni di Ticinetto fu Guidetto, Capitano della Casata di Cocconato, a suo nome, e degli altri feudatarj di Robella, Primeglio, e Passerano suoi Consorti nella Piovà, dalle Successioni, terze vendite, fitti perpetui, ed altre servitù a' quali erano sottoposti gli Uomini, e Particolari di Robella, Primeglio, e Passerano sotto l'osservanza di varj Patti, e condizioni (1475); A.S.T., Corte, Paesi, Monferrato, Confini, Mazzo 68; Monferrato, Materie economiche ed altre, Mazzo 7; Provincia di Asti, Mazzo 14, Investitura fatta dà Gulielmino fù Conrado, Raphaele suo Nipote fù Antonio de' Conti di Coconato et Sig.ri di Primeglio et con consenso di Gio. fù Dom.co loro agnato à favor del Duca Carlo della 6.a parte del feudo, giurid.ne, e Castelli di Primeglio e Schierano, redditi, et Emolumenti, et ragioni feudali dalli med.i dipendenti colla 6.a parte del Patronato delle Chiese di Schierano, Pino, Marmorito, et Castelnuovo, et la loro parte della Giuridizione, redditi, et Emolumenti de' Luoghi della Piovà, Cerretto, Bagnasco, Capriglio e Marmorito, et porzioni spettantigli nè Luoghi d'Albugnano, Bersano, et altri luoghi descritti nell'Inventaro de' Beni del fù Teodoro loro avo paterno, come pure de' Luoghi di Coconato per indiviso con Antonio fù Raphaele, Gioanino fù Dom.co, Conrado fù Teodoro, de' quali gliene spetta la 24.a parte per il prezzo di fior.i 400 di Sav.a 27 9.bre 1518 Colla Ratificanza in piede fatta dà Antonino de' med.i Conti (1519); Otto Mandati del Duca Carlo al suo Tesoriere Gen.le Faussone per il pagam.to di varie somme à favore di Gioanino di Primeglio in deduzione del prezzo della giurid.ne e Beni di Coconato dal med.o venduti al d.o Duca (1532-33); Diploma di Carlo V. di confirmaz.ne de' privileggj anticamente concessi dagl'Imp.ri ai Conti, e Consorti di Coconato, e Radicate per li Castelli, e feudi di Coconato, suoi Cantoni, Robella, Brosolo, Tonengo, Aramengo, Moriondo, Monteu, Piazzo, Torre Reale, S. Sebastiano, Casalborgone, Schierano, Ticinetto, Marmorito, Passerano, Maynito, Macrobio, Cerrale, Casalotto, Petra pendula, Capriglio, Bagnasco, Berzano, Piovà, Monte Cornigliano, Cerretto, Castelvechio, Ponengo, Piovanato di Meirata, in cui resta tenorizzato altro Diploma dell'Imp.re Federico delli 5. Marzo 1186. concesso à Ottobone Conte di Radicate, suoi Eredi e Consorti Radicati per li sud.i Castelli e Luoghi di Coconato, e suoi Cantoni, Robella, Brosolo, Tonengo, Aramengo, Moriondo, Monteu Torre R.le S.Sebastiano Casalborgone, Primeglio, Schierano, Marmorito, Passerano, Mainito, Macrobio, Cerrale, Casalotto, Pietra pendula, Capriglio, Bagnasco, La Piovà, Monte Cornigliano, Cerretto, Castelvechio, Ponengo, e Piovanato di Meirata con suoi redditi, beni, e ragioni feudali dal med.o dipendenti. 29. Gen.o 1530 (sec. XVI); Benedetto e Daviso di Charvensod 1965, pp. 11-12, 124-30: Bordone 1977, pp. 194-95, 286; Eydoux 1987; 1995; Gabotto 1912, p. 396; Informazioni 1839; Istituto Centrale 1956; Ministero 1883 e successivi; Presidenza 1927 e successivi; Relazione 1753, ff. 165v-166r; Settia 1973, p. 919; 1975, pp. 126-30].
Luoghi Scomparsi
Non si hanno attestazioni.
Comunità, origine, funzionamento
E’ tuttora un tema aperto l’effettivo funzionamento della comunità di Pino nella sua particolare collocazione tra i domini sabaudi, il contado di Cocconato e il marchesato di Monferrato tra il tardo medioevo e gli inizi del secolo XVII. Diversi indizi suggeriscono una situazione di insistente compenetrazione giurisdizionale, con legami particolarmente forti nei confronti del consortile di Cocconato, pur entro le strutture amministrative monferrine. Peraltro, l’acquisto di parti di giurisdizione di Cocconato da parte dei duchi di Savoia nella seconda metà del secolo XVI, successivo a quella Carlo III ai primi del secolo, non sembra avere interessato direttamente la giurisdizione di Pino.
     Quando ci inoltriamo nell’età moderna, a più di un secolo di distanza dal trattato di Cherasco e dopo l’annessione alla provincia di Asti, la comunità di Pino era rappresentata da un consiglio comunitativo formato da tre consiglieri. In quel periodo la comunità risultava dotata di un’amministrazione e di alcune risorse proprie, quali la privativa del forno, anche se non ancora di una “casa Comune”.  Le sedute del consiglio comunitativo si tenevano a rotazione presso le abitazioni dei sindaci in carica, mentre l’archivio della comunità era depositato presso la parrocchia, con la quale la comunità sembrò, a quest’epoca, nutrire rapporti di vivace rivalità. Non  sembrano invece attestate controversie con i consignori del luogo, che apparivano piuttosto impegnati in ricorrenti contenziosi nei confronti di Castelnuovo. L’ordine che l’intendente diede alla comunità fu di “provedersi di una camera in affitto” per tenere le riunioni del consiglio della comunità. Peraltro, egli elogiò il “buono stato” in cui erano tenuti “l’archivio, i cadastri, i libri di trasporto e le scritture” [A.C.C.D.B., Sez. Era Antica, Fald.  60, Libri atti civili, Atti di lite e carte relative, Numero dodici atti di lite intentate contro Genevro, conte Scozia di Pino (1600-1629); Fald. 61, Libri contro Scozia conte di Pino, Atti di lite contro il conte Scozia, conte di Pino, Buttigliera e particolari (1600-1730); Fald. 76, Libri atti civili Atti di lite e carte relative, Numero tredici atti di lite contro il conte Scozia di Pino (secc. XVIII-XIX); A.S.T., Sezioni Riunite, I Archiviazione, Provincia di Asti, Mazzo 2, n. 1; II Archiviazione, Capo 21, n.73, f. 196; Filippelli 1931; Fassino 1998; Relazione 1753].
Statuti
Un “istrumento in pergamena colla data de 1567 di conferma dei privilegi e Statuti del luogo” risultava citato in un inventario dell’archivio comunale del 1733, andato distrutto insieme all’archivio in un incendio nel 1759 [Bianchi 1888, p. 128]. Statuto comunale 1992. Vedi testo.
Catasti
La documentazione catastale è conservata a partire dal Catasto del 1583. Per il secolo XVII sono attestati il Catasto del 1648 e i libri del Registro della Comunità (1634 e 1669-78). I Libri delle mutazioni delle proprietà hanno inizio nel 1685; quindi denominati Libri dei trasporti (1693-1740). Per il secolo XIX e per il XX è attestata la presenza dei Libri dei trasporti e Note dei passaggi (1875-1934), insieme alla Matricola dei possessori (1893-1902) alla Matricola catastale (1906-1925) e al Giornale del catastraro (1881-1896) [A.C.P.]. Al 2003 la serie documentaria dei catasti conservati presso l’Archivio storico comunale del comune di Pino d’Asti  è in via di riordino. Una parte della documentazione catastale di Pino d’Asti è conservata in A.S.A., Fondo catasti antichi [Cassetti 1996, pp. 73-74]. Per l’epoca in cui Pino d’Asti fu Aggregato a Castelnuovo, si veda: A.C.C.D.B., Fondo Catasto Antico, Serie 3, Cartella 75, Volture catastali del Comune di Pino d’Asti (1927-28); Cartella 79 Volture catastali del Comune di Pino d’Asti (1929-33).
Ordinati
La serie documentaria degli Ordinati e delle deliberazioni del consiglio della comunità conservati presso l’Archivio storico comunale di Pino d’Asti comprende cinque volumi per il periodo compreso tra il 1631 e il 1849 (con lacune negli anni 1723-29 e 1813-49), a cui fanno seguito le Deliberazioni Consiglio e Giunta in una serie di sei volumi che coprono l’arco cronologico dal 1850 al 1926. Il volume successivo, in cui sono raccolte le Deliberazioni del Podestà, approda alla soppressione del comune con l’aggregazione in quell’anno a Castelnuovo [A.C.C.D.B; A.C.P.]. Al 2003 la serie degli Ordinati e delle deliberazioni è in corso di riordino.
Dipendenze nel Medioevo
Nel quadro della distrettuazione carolingia, è ipotizzabile che, al pari di buona parte delle località comprese nell’odierno Basso Monferrato, Pino facesse parte della iudiciaria torrensis, un distretto minore di cui si hanno indizi in carte risalenti alla seconda metà del secolo IX e ai primi anni del secolo successivo, e che avrebbe potuto estendersi, a nord del comitato di Asti, tra le propaggini orientali della collina torinese e la confluenza del Po e del Tanaro. Essa aveva compreso le località in cui si trovarono i possessi dei signori di Cocconato e delle famiglie a essi associate nel tratto collinare che, direttamente collegandosi a quello torinese, si estende verso est sulla displuviale fra Tanaro e Po, dalle sponde di questo fiume a Cocconato e Piovà Massaia. L’area risulta avere perso un’autonoma caratterizzazione pubblicistica già intorno alla metà del secolo X, quando fu probabilmente smembrata a favore dei comitati cittadini limitrofi di Torino, Asti e Vercelli, per divenire infine, nel secolo successivo, oggetto delle contrastanti ambizioni territoriali degli Aleramici e dei vescovi di Asti e di Vercelli.
     Pino fu incluso tra le terre comprese nel Diploma del 1164 dell’imperatore Federico I Barbarossa a favore del marchese Guglielmo di Monferrato. Verso gli inizi del secolo XIV, è annoverato nella lettera del marchese Teodoro Paleologo di Monferrato ai signori e alle terre suoi dipendenti, una dipendenza confermata in occasione del Parlamento generale di Chivasso tenutosi nel 1320. Verso la metà del secolo XIV, Pino è una delle terre comprese nella donazione al marchese Giovanni II da parte dell’imperatore Carlo IV nel 1355 [Bordone 1977; Sangiorgio 1975, pp. 29, 91-93, 113, 177; Settia 1974; 1975, p. 237, n. 3; 1983, pp. 11-53].
Feudo

pigliar possesso di Passerano, Primeglio, Capriglio, e Bagnasco a nome del Duca di Savoja, e dippiù ha proibito agl’Uomini di quelle Terre d’ubbidir ai loro Feudatarj sinché abbiano giurata fedeltà al med[esim]o Duca; E finalm[ent]e ch’egli ha fatte affiggere l’Armi di Savoja a luogo de’ Pennoncelli Imperiali.

Nel 1636, dopo il trattato di Cherasco, gli Appiano acquistarono brevemente una quota di giurisdizione di Pino. A partire dal 1711, gli Scozia condivisero la giurisdizione con i Freilino. Il patrimonio, relativamente contenuto, di “beni feudali”, o terre fiscalmente esenti, era stimato, verso quell’epoca in 30 giornate per gli Scozia e in 85 giornate per i Freilino. [A.S.T., Corte, Paesi, Monferrato, Confini, Mazzo  68, cc. 153-62, Querela data dal Procor. Di Cocconato siccome la strada di Gola strett, e del Montaccio è stata distrutta p. Opera di fatto del Capitano Scozia [...] Con successive Informazioni (1583); cc. 248-49, 271-82, 284-309, 326-35, Corrispondenze del senatore Scozia (1585-88); Paesi, Monferrato, Feudi per A e per B, B, Mazzo 56, Rinoncia d'Ivaldo Scozia à Francesco di lui fratello di tutti li beni si feudali, che allodiali, che possedeva nelle fini del Pino, e Mondonio in correspettività di quelli, che detto francesco possedeva nelle fini di Riva. (1576); Donazione fatta dal Marchese Guglielmo di Monferrato à favore di Francesco Scozia dell'ottava parte del feudo di Pino per esso, suoi Eredi, e successori. (1577); Memoriale di Ruffinetta figlia del fu Pietro Avogadro Consignore del Pino per esser restituita in intiero a proporre le sue ragioni sovra l'Eredità di detto suo padre, non ostante la sentenza di devoluzione. (1603); Donazione fatta dal Duca Vincenzo di Mantova, e Monferrato à favore di Guglielmo Mirolio de' Conti di Moncestino marito di Ruffinetta figlia del fu Pietro Guglielmo Avogadro, della metà del Castello, e feudo, ragioni rurali, e feudali di Pino devoluta alla sua Ducal Camera per la morte di detto Avogadro senza discendenti Maschj, con concessione pure della fedeltà degli Uomini di detto Luogo, per esso, e suoi figliuoli, e successori coll'obbligo di prenderne Ducatoni Mille ivi sborzati. (s.d.); Paesi, Provincia di Torino,  Procure di Gulielmo fù franc.o Scozia, e Melchior Serra fù Baldessare de' Sig.ri di Pino, e Mondonio per prestare il giuramento di fedeltà al Duca Carlo Em.le P.mo per le porzioni spettantigli in d.i feudi. Colle suppliche per esser admessi à prestar d.o giuram.o in persona de' loro Proc.ri. (1617 ); Guasco 1911].
Mutamenti di distrettuazione
Pino appartenne al marchesato, poi ducato, del Monferrato, quando, dapprima con debole valenza in termini di ordinamento amministrativo (al di là cioè della designazione dell’area di competenza, prevalentemente militare, dei governatori delle principali piazzeforti) e poi, dal 1560 circa, con più saldo profilo istituzionale, era classificato fra le terre dello stato “al di qua del Tanaro” o della provincia di Casale [Raviola 2003]. Fu brevemente annesso ai domini dei duchi di Savoia  durante le Guerre di Monferrato, quindi reintegrato nel Ducato di Monferrato nel 1618. Dopo l’incorporazione definitiva nello stato sabaudo (1632) in seguito al trattato di Cherasco,  entrò a far parte della provincia di Asti. Tale assetto fu confermato dalla definitiva sistemazione delle province piemontesi attuata nel 1749 e si mantenne perciò fino alla caduta dell’antico regime in Piemonte (1798) [Sturani 1995].
     Entro la maglia amministrativa francese, Pino seguì le sorti dell’intero territorio della vecchia provincia di appartenenza, aggregato, senza sostanziali alterazioni, a una circoscrizione di estensione variabile avente per capoluogo Alessandria. Si trattò dapprima del dipartimento del Tanaro, creato durante il primo effimero periodo di occupazione (1799), quando  Pino si astenne dal sottoscrivere  un ricorso con il quale quasi tutte le comunità limitrofe chiesero l’aggregazione al dipartimento dell’Eridano entro una cantone avente come capoluogo Castelnuovo [A.S.T., Paesi, Paesi per A e per B, C, Mazzo 35, n.6, Ricorso del comune di Castelnuovo d'Asti per essere aggregato al dipartimento dell'Eridano anzichè a quello del Tanaro, e per essere eretto esso luogo; detto ricorso è appoggiato dai comuni di Albugnano, Bagnasco, Bersano, Capriglio, Cinzano, Moncucco, Mondonio (1799)].. Dopo il ritorno dei Francesi e in seguito alla riorganizzazione amministrativa del 1801, appartenne al dipartimento di Marengo, circondario (arrondissement) di Asti. Vedi mappa.
     Dopo la parentesi napoleonica, Pino rientrò, nel 1814,  a far parte della ricostituita provincia di Asti che, dopo ulteriori instabili riorganizzazioni mandamentali nel 1818, fu ridotta a circondario della divisione amministrativa, poi provincia di Alessandria nel 1859. [Sturani 1995; 2001; Cassetti 1996; Romano 1998, pp. 15-45]. Lo stesso circondario di Asti venne soppresso e aggregato a quello di Alessandria nel 1927 [Istituto Centrale 1927, p. 1], quindi staccato dalla provincia di Alessandria e aggregato alla nuova provincia di Asti formata nel 1935 [Istituto Centrale 1937, p. 8; Gamba 2002]. In anni recenti Pino d’Asti  ha aderito alla Comunità collinare “Alto Astigiano”.
Mutamenti Territoriali
Nel 1929 il comune di Pino d’Asti fu soppresso e aggregato al comune di Castelnuovo d’Asti (che assunse, dal 1930, la denominazione di Castelnuovo Don Bosco) [Istituto Centrale 1930, pp. 13, 15; 1937, p. 9]. Venne ricostituito come comune a sé stante nel 1947 [Istituto Centrale 1950, p. 13]. Il rapporto con Castelnuovo appare ambivalente nella documentazione storica dell’età moderna e contemporanea. Già nel 1610 e ancora nel 1734 Castelnuovo fu sede della Tappa di insinuazione, o ufficio del registro, entro la giurisdizione sabauda per gli atti notarili redatti nelle cosiddette “terre del Monferrato”, entro cui fu incluso Pino [Cassetti 1996, p. 25]. Ancora durante il periodo napoleonico l’ufficio di Justice de paix di Castelnuovo aveva incluso Pino, nonostante una precedente presa di distanza dalla richiesta di aggregazione al cantone di Castelnuovo da parte di diverse comunità limitrofe (1799) [Cassetti 1996, p. 45]. In precedenza, un serrato contenzioso aveva contrapposto la comunità di Castelnuovo ai signori di Pino durante i secoli XVI e XVIII [A.C.C.D.B., Sez. Era Antica, Fald. 60, Libri atti civili, Atti di lite e carte relative, Numero dodici atti di lite intentate contro Genevro, conte Scozia di Pino (1600-1629); Fald. 61, Libri contro Scozia conte di Pino, Atti di lite contro il conte Scozia, conte di Pino, Buttigliera e particolari (1600-1730); Fald. 76, Libri atti civili Atti di lite e carte relative, Numero tredici atti di lite contro il conte Scozia di Pino (secc. XVIII-XIX)].
Comunanze
Verso la metà del secolo XVIII, venivano riservate “alcune giornate” di beni al “pascolo commune dalla comunità” entro un territorio giudicato, nel suo complesso, per metà “di mediocre qualità”, per l’altra metà “di infima”. I “pochi gerbidi nel detto territorio” erano considerati come “apena sufficienti [...] per i pascoli comuni”, anzi tanto limitati e preziosi da indurre l’intendente a fare ordinare alla comunità di denunciare formalmente dinanzi al giudice ordinario del luogo la “usurpazione” di 5 giornate di terra comune da parte di uno degli abitanti, onde ottenere la “vendicazione” dei terreni e una “indennizzazione” a favore della comunità. Non sono tuttora state ricostruite storicamente i modi d’uso e le vicende di dismissione dei beni boschivi, che erano utilizzati anche per “l’impalamento delle viti” e per la raccolta giornaliera di fascine, o “foccaggio”, come era stato rilevato dalle inchieste dei funzionari statali di primo Settecento. La disponibilità di boschi comuni, in misura di circa 76 giornate, costituiva viceversa il grosso del patrimonio di “beni antichi della Communità”. Il “tagliamento” dei boschi “ne’ tempi opportuni per non rendere il terreno infruttifero” potrebbe forse suggerire pratiche collettive di taglio e bruciatura per la rigenerazione del coltivo. Nella prima metà del secolo XIX veniva segnalata la “abbondanza” di “boscaglie”, di cui “si fa carbone che vien distribuito ne’contorni”. Di fatto, secondo le inchieste del 1721-22, il patrimonio boschivo comunale risultava “ceduto in affitto à diversi Particolari di questo luogo dà molti anni in quà”. Nel 1990 il territorio non risultava più gravato da usi civici [A.S.T., Sezioni Riunite, I Archiviazione, Provincia di Asti, Mazzo 2, n. 1; II Archiviazione, Capo 21, n.73, f. 196; Relazione 1753, f. 155v.; C.U.C.].
Liti Territoriali
Nella seconda metà del secolo XVI, Pino si trovò in una posizione territoriale e giurisdizionale complessa e interstiziale. Situata tra il Contado di Cocconato (unità politica largamente autonoma e di investitura imperiale), l’incipiente supremazia sabauda sull’Astigiano (oltre che sul Chierese) e le residue prerogative promananti dalle investiture del vescovo di Vercelli, era compartecipe, con modalità diverse, di ciascuno di questi insiemi di poteri e a rischio di trovarsi separato geograficamente dallo stato di Monferrato. Verso la metà degli anni Ottanta del secolo, due “strade comuni”, la cui percorrenza era condivisa tra il contado di Cocconato e il Ducato di Mantova e Monferrato, furono oggetto di un contenzioso tra il consortile di Cocconato e la Camera ducale di Monferrato. Il problema verteva sulla esazione, da parte degli agenti daziari della Camera monferrina, della imposta nota come “dazio generale”, che colpiva “p[er]sone, bestiami, et robbe”. Sui percorsi in questione la Camera monferrina pretendeva di:
essigere liberam[en]te et senza impedimento alc[un]o il Dacio g[e]n[er]ale predetto per sé, et per meggio de Cavalcanti soldati [...] da tutti li Passaggieri nel med[esi]mo modo che ponno fare da quelli che passano per le Indubitate fini di Sua Alt.a Ser.ma [il duca di Mantova].
I conti di Cocconato si opponevano alla richiesta, affermando che le strade percorrevano un territorio di evidente giuridizione imperiale (ossia il contado stesso), sul quale non avevano vigore le leggi daziarie del Monferrato (asserentes d[ic]tas vias esse super eorum Indubitato Territorio Imperiali, In quo dictum vectigal foraneum de Jure exigi non poterat tamq[quam] diversum ac separatum a d[omi]nio Montisf[erra]ti). Con una composizione amichevole mediata nel 1584 dal Senato di Casale, fu innanzitutto stabilito dalle parti che le strade dovevano definirsi “comuni” tra il Monferrato e il contado di Cocconato per sito e per giurisdizione: “quanto al dominio, et sito loro”. Le strade furono minutamente descritte: l’una, più orientale, detta “Strada della Valle”, tendeva in direzione nord-sud da Passerano, attraversando “Il Molino dritto al vado, dove si congiungono il Rivo freddo, et la Meinia”, per raggiungere il confine tra Bagnasco e “le fini del Piovanato di Meira” (l’antica plebania di Meyrate o Mairade); l’altra, chiamata la Strada di “Culostretto”, o “Golastretta”, seguiva un percorso leggermente più occidentale, raggiungendo la val Pinzolo per seguire quindi il confine tra Mondonio e Capriglio. L’area convergente sulla strada, ivi compresi “li Feudatarij di Pino [...] con li loro Uomini”, fu considerata una zona di transito in franchigia di dazi “per ogni sorte di robbe, et bestie competenti, et sufficienti, che condurrano per uso proprio, et utile da essi territorij”, mentre una stretta collaborazione politica e di sorveglianza tra il contado di Cocconato e il Monferrato avrebbe impedito di:
tollerare, ch’alcuno possi né debba passare per altre strade nel Territorio loro che resta infra le due strade communi predette per dove si possi andare e venire dal Contato [sic], né in Astegiana, né in Piemonte, con qual si voglia cosa obligata al Dacio, anzi debbiano abolire le strade che li sono in modo di tal forma.
Ogni “frode”, o forma di contrabbando, sarebbe stata inflessibilmente repressa dai “Cavallanti, et ufficiali d’esso Dacio” in procedimenti affidati anche al tribunale di Cocconato. Vedi mappa.
      La piena incorporazione di Pino nel ducato sabaudo entro la metà del secolo XVII ebbe, tra le sue conseguenze immediate, l’accendersi di una controversia con la comunità di Mondonio intorno al prelievo delle tasse fondiarie statali su circa 40 giornate di beni, che costituivano un “tenimento” (una isola territoriale) della comunità di Pino entro i confini di Mondonio. Il conflitto ebbe una prima ricomposizione nella seconda metà del secolo XVII. Nel corso del secolo XVIII, dopo l’editto di Perequazione generale del 1732, la controversia si riacuì introno allo “allibramento”, ovvero alla ripartizione del carico fiscale sui beni fondiari del “tenimento”. Nel disporre la “misura generale” dei beni, anche in vista della redazione di nuovi catasti, l’editto suscitò un contenzioso anche con Berzano [A.C.B., Serie I, Busta 1, U.A. 5, n. 8.5, Lettere citatorie ottenute dalla comunità di Pino contro quella di Berzano per la misura generale del territorio di Pino (1691-1772); A.C.C.D.B., Era Antica, faldd. 60, 61, 75 Libri atti civili. Atti di lite e carte relative (1600-1730); A.C.M., Categoria 6, Governo, Cartella 80, Trattato di pace tra i particolari di Pino e quelli di Mondonio (1660); A.S.T., Camerale, I Archiviazione, Provincia di Asti, Mazzo 1, n. 3, c. 8r (1717); Corte, Paesi, Monferrato, Confini, Mazzo 68, P 6; Monferrato, Feudi per A e B, Mazzo 26, n. 1; Monferrato, Materie economiche ed altre, Mazzo 7; Paesi, Provincia di Asti, Mazzo 13, Cocconato (1506-1585), n. 37, cc. 2r-3vRelazione 1753, ff. 165r-v]
Fonti
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A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche per A e per B, Po, Mazzo 1,"LE / COURS / DU PO / DEDIÉ AU ROY / Par son tres humble, tres obeissant / et tres fidele Serviteur et Sujet, le / P. PLACIDE Augustin Dechaussé, et / Geographe Ordinaire de sa Majesté". Carta Corografica in stampa del Corso del Fiume Po delineata e dedicata a S.M- Cristianissima dal P. Placido Agostiniano scalzo nel 1734. Sulla Scala di 1/253.600 (Note: La carta è formata da 5 fogli giustapposti. Il 1° reca l'indicazione "A PARIS 1704"; il 3° e il 4° sono datati 1703; sul 1° e sul 5° foglio è riportata la data di concessione del privilegio reale, rinnovato per 15 anni nel 1734. Cfr. anche Carte Topografiche Segrete, PO 29 E IV ROSSO, 1703-1734 (ma vd. Note) [Autore disegno originale: P. Placide; Autore incisioni: Berey; Autore edizione: "A PARIS / Chez les Augustins pres la Place des Victoires"]. Vedi mappa.
A.S.T., Carte topografiche e disegni,  Disegni Monferrato Confini,  Volume P , Mazzo 6, Tipo raffigurante i confini fra il Monferrato, il contado di Cocconato e le terre della chiesa di Asti, con indicazione di una strada pretesa dal Monferrato. Pievata - 1240-1673. Documenti e Lettere risguardanti le pendenze territoriali, che vi furono tra li Duchi di Monferrato, e li Signori di Passerano, quand'erano Feudatarj dell'Impero: E l'acquisto che dei loro feudi fu poi fatto dal Duca Carlo Emanuele I Signor nostro. Coll'Indice, e Tipi. (Note: Sul verso: "con Conconato, Piovà, e Mondonio"; "terre del / contado di Cocona[to]".), s.d. Vedi mappa.
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Disegni Monferrato Confini, Mazzo 6, Volume P, Disegno delle strade esistenti tra Capriglio, Albugnano, Cocconato, Castelnuovo e Bagnasco. Pievata - 1240-1673. Documenti e Lettere risguardanti le pendenze territoriali, che vi furono tra li Duchi di Monferrato, e li Signori di Passerano, quand'erano Feudatarj dell'Impero: E l'acquisto che dei loro feudi fu poi fatto dal Duca Carlo Emanuele I Signor nostro. Coll'Indice, e Tipi (Note: Sul verso: "questo è il mondo nuovo trovato / dalli antichi romani".), s.d. Vedi mappa.
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Disegni Monferrato Confini, mazzo 6, Volume P, Disegno delle strade esistenti tra Piea, Capriglio, Albugnano, Cocconato, Castelnuovo e Bagnasco. Pievata - 1240-1673. Documenti e Lettere risguardanti le pendenze territoriali, che vi furono tra li Duchi di Monferrato, e li Signori di Passerano, quand'erano Feudatarj dell'Impero: E l'acquisto che dei loro feudi fu poi fatto dal Duca Carlo Emanuele I Signor nostro. Coll'Indice, e Tipi (Note: Sul verso: "Copia di F[...]".), s.d. 
Vedi mappa.
A.S.T., Corte, Carte topografiche e disegni,Disegni Monferrato Feudi per a e B, Mazzo 26, Cocconato, Disegno della via che pretende il Monferrato congionga i Territorii della Piova e Mondonio. Schizzo in pianta della via che unisce Mondonio e Cerreto, con altre vie di comunicazione e con l'indicazione, mediante colori diversi, dei confini tra i territori del Monferrato, del contado di Cocconato, dei Savoia e delle terre della chiesa di Asti, s.d. Vedi mappa.
A.S.T., Carte topografiche e disegni, Carte topografiche per A e B, Dipartimenti, Mazzo 1, "DÉPARTEMENT / DE / MARENGO / Divise en 3 Arrondisemens / et en 31 Cantons." Carte dei dipartimenti della Dora (n.1), di Marengo (n. 2, 2 bis), del Po (n. 3), della Sesia (n. 4), delle Alpi Marittime (n. 5, 5 bis). Note : In alto: "N.° 101.", "ATLAS NATIONAL DE FRANCE", s.d., [Autore incisioni: P.A.F. Tardieu; autore edizione: P.G. Chanlaire]. Vedi mappa.
A.S.T., Corte, Paesi, Monferrato, Confini, Mazzo 68, P 6, Docume.ti e Lettere risguard.ti le pendenze territoriali, che vi furono tralli Duchi di Monferr.o, e li SS.i di Passerano quand’erano Feudatarj dell’Impero; E l’acquisto, che de’ loro feudi fu offerto dal Duca Carlo Emanuele I (1240-1673); Paesi, Monferrato, Feudi per A e B, Mazzo 26, n. 1, Carta Topografica del Contado di Cocconato, e Terre del Monf.o a quello confinanti [s.d.]; Paesi, Monferrato, Materie economiche ed altre, Mazzo 7, Relazioni, e Memorie riguardanti li Confini Antichi tra il Monf.o ed il Piemonte (1574-1621); Paesi, Monferrato, Materie economiche ed altre, Mazzo 20, n. 19, Descrizione delle Strade publiche del Monferrato coll’Indice di caduna Terra; A.S.T., Corte, Paesi, Paesi per A e per B; Paesi, Provincia di Asti, Mazzo 13, Cocconato (1506-1585), n. 37, Istromenti di Transazione tra gl’Agent per la Camera Ducale di Monferrato, li Dacieri del Dacito Gen.le di quel Ducato, e li SS.ri di Passerano Conti di Cocconato, cioè Giacomo, Ercole, a nome proprio, e di Fabrizio di Casalborgone, e di Percivalle, d’Ercole, Alessandro, Gabriele, e Gio. Batt.a Fra.lli, di Tolomeo Carlo, e Massimiliano, per cui si convenne potersi da d.i Dacieri esiggere il Dacito dalli Passaggieri per le Strade della Valle, e di Gola Stretta, coll’immunità per rispetto a d.i SS.ri di Passerano, quelli di Schierano, Capriglio, Bagnasco, e Marmorito, loro Uomini, Bestie e robbe: Ed inoltre rispetto al Duca, suoi Ministri Agenti, ed Uffiziali, e li Feudatarj di Pino, Della Piovà, e Mondonio con loro Uomini. Di terminazione di d.e due Starde Convenuta in d.a transaz.ne E di ratificanze de’ Consortili di Passerano assenti al d.o Contratto (1584).
A.S.T., Sezioni Riunite, I Archiviazione, Provincia di Asti, Mazzo 1, n. 3, 1717. Stato delle liti, che hanno vertenti le Città, e Communità della Provincia d’Asti [cc. non num.te 1r-16v] (Intendente Granella, Asti, 16 ottobre 1717); Mazzo 2, n. 1, Relazione, ed Informative dell’Intendente d’Asti con Stati della Coltura, e raccolto de’ beni, del personale, e bestiami di Cadun Territorio della Provincia (1741-1757); II Archiviazione, Capo 21, n.73, Beni comuni ed immuni. Provincia di Asti (1721-22).
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Descrizione Comune
Pino d'Asti
          L’organizzazione territoriale di Pino fu, nel corso del tardo medioevo, quella di una comunità di piccole dimensioni, e di un feudo piccolo e compatto. Non è chiaro fino a che punto gli abitanti traessero vantaggio dalla inclusione nei domini del Monferrato: per esempio, i diffusi affrancamenti dai prelievi signorili degli anni Settanta del secolo XV, attestati per molte località del Monferrato, tra cui Mondonio, confinante con Pino, non sembrano estesi a quest’ultima località. La vita agricola appariva povera, “una delle più tenui della Provincia”, secondo i sopralluoghi dei funzionari statali della metà del secolo XVIII. Il suolo risultava “di mediocre bontà”, “mediocremente coltivato”, con una produzione cerealicola del tutto insufficiente per il fabbisogno locale. Come ovunque nell’Astigiano, la ricetta dei funzionari settecenteschi era di “accrescere le piante de’ moricelli”: d’incoraggiare l’allevamento di bachi da seta destinati a sviluppare l’industria serica e ad accelerare la circolazione monetaria. Per un osservatore ottocentesco, il territorio era “tutto quanto sparso di ciotoli”; le case stesse erano “composte per la maggiorparte di cattivi sassi che produce in abbondanza il territorio”. E tuttavia, proprio verso quest’epoca, si acceleravano la produzione, il trasporto e la vendita, “a Torino e nelle altre città del Piemonte”, del locale vino, un “nebiolo, stimatissimo sovr’ogni altro”.
     Un semplice indizio indiretto delle risorse offerte dal territorio ai suoi abitanti ci è forse fornito dallo sviluppo della popolazione, che, composta verso la metà del Settecento da 88 “capi di casa” (presenza paragonabile a quella di altre comunità agricole astigiane di analoghe dimensioni), vide tuttavia, nei primi decenni dell’Ottocento, una moltiplicazione di nuclei familiari assai più consistente che non nelle comunità astigiane dove l’accesso alla terra era più strettamente controllato dai signori o vincolato in senso restrittivo da forti istituzioni comunitarie. Le famiglie che cercarono di trarre qualche vantaggio dalla commercializzazione del nebiolo salirono dunque a 123 nel 1839 e fino a 140 nel 1911, prima di risentire della tendenza all’emigrazione permanente che caratterizzò il secolo XX. Nell’insieme, la collocazione tutto sommato marginale della vita agricola di Pino entro il suo territorio “collinare”, se non addirittura “elevato e alpestre”, va posta anche in relazione, fino alle soglie dell’età contemporanea, con un elemento non strettamente agricolo: vale a dire la possibilità di trasportare e vendere singoli prodotti di volta in volta eccedenti relativamente più abbondanti pur entro un quadro di produzione agricola cronicamente insufficiente per il fabbisogno locale se vista nei termini dell’autoconsumo familiare. Un’aura quasi mitica ha forse circondato, in questo senso, le attestazioni storiche di una limitata ulivicoltura, che venne forse devastata dalle gelate dei primi anni del Settecento. In generale, tuttavia, il vino , come già prima l’olio, poterono sfruttare, in diverse epoche e con direttrici e modalità diverse, una trama di percorsi che la storiografia ha ricondotto alla viabilità di epoca romana, nonché alla sua persistenza, o rinnovato utilizzo, nel corso del medioevo e oltre.
     Da questo punto di vista, il quadro restituto dalla storiografia corrente sulla zona geografica in cui sorge Pino è imperniato, in sostanza, su una fitta trama di assi viari: si trattò di tre grandi strade, collegate inoltre tra loro da due “raccordi”. Il primo grande asse fu il tratto dell’antica via Fulvia che congiungeva Asti, Dusino e, di lì, Chieri o Torino; il secondo asse era la strada che, da Chieri, si dirigeva verso Arignano e Settime, per raggiungere il Po nei pressi di San Sebastiano. Una terza strada era quella che collegava Asti a Industria (presso Monteu da Po), passando, tra l’altro, per Casasco, Casasco e Soglio, Cunico e il territorio di Montiglio. Quanto ai “raccordi”, mentre il primo, stando ancora alle ricostruzioni recenti, si staccava dalla via Fulvia sull’attuale territorio di Roatto con due possibili varianti (per Montafia e Piovà, oppure per Bagnasco e Piea, per congiungersi alla strada tra Asti e Industria sul territorio di Cunico), il secondo raccordo, invece, con provenienza da Settime, si dirigeva presumibilmente verso Moncucco, Vezzolano e Passerano, con possibili diramazioni in direzione vuoi di Cerreto d’Asti, vuoi del territorio di Montiglio.
     Diversi indizi nella documentazione segnalano l’importanza per Pino dell’innesto su questi percorsi viari, in particolare sui raccordi tra le strade maggiori, non solo durante l’età romana e medievale, ma, in particolare, durante l’epoca moderna. Simili percorsi  favorirono od ostacolarono, secondo modalità a tutt’oggi poco note, i flussi commerciali tra giurisdizioni statali, o quasi statali, mutevoli e contrapposte. Un indizio ci è offerto in questo senso dall’apertura, nel 1585, in franchigia dai dazi, ai “Feudatarj e Uomini” di Pino delle due “strade comuni”, imperiali e monferrine, che volgevano da Asti (forse una variante di antichi “raccordi) in direzione di Monteu (che allora apparteneva al contado di Cocconato).
     L’inclusione di Pino entro questo percorso fu ottenuta dopo un conflitto giurisdizionale e territoriale tra il contado di Cocconato e il ducato di Monferrato, la cui importanza è rispecchiata nella proliferazione, che gli storici hanno segnalato, di falsificazioni documentarie tese a dimostrare i presunti diritti imperiali del contado di Cocconato sulla “pieve di Mairade”, in quanto crocevia delle strade disputate. Più in particolare, la conformazione territoriale del contado di Cocconato minacciava di separare geograficamente Pino, a ridosso dei domini sabaudi, dal resto dello stato monferrino. Dopo il trattato di Cherasco del 1631, lo spostamento verso est dei confini sabaudi cancellò le franchigie lungo alcuni percorsi preesistenti: nei pressi di Pino, per esempi la comunità di Mondonio, verso la fine del secolo XVII, lamentava i dazi ora imposti da quella di Cocconato. Di alcuni percorsi si perse o fu cancellato il tracciato: così, verso la metà del secolo XVIII, un sopralluogo dell’intendente di Asti verificò l’esistenza sul territorio di Pino (“nella Regione dell’Oppio”) di “una strada publica quasi del tutto abbandonata da molti anni a questa parte e che siasi resa impraticabile”, peraltro in favore di un nuovo tracciato [A.C.M., Categoria 6, Governo, Cartella 80, Pedaggio per il contado che si vuole imporre da Cocconato (1691); A.S.T., Camerale, I Archiviazione, Provincia di Asti, Mazzo 2, n. 1, c. 2v; Corte, Paesi, Monferrato, Feudi per A e per B, Mazzo 26, Affranchimento fatto dal Marchese Guglielmo di Monferrato, e da Giovanni di Robella fu Enrietto, e Giovanni di Ticinetto fu Guidetto, Capitano della Casata di Cocconato, a suo nome, e degli altri feudatarj di Robella, Primeglio, e Passerano suoi Consorti nella Piovà, dalle Successioni, terze vendite, fitti perpetui, ed altre servitù a' quali erano sottoposti gli Uomini, e Particolari di Robella, Primeglio, e Passerano sotto l'osservanza di varj Patti, e condizioni (1475); A.S.T., Corte, Paesi, Monferrato, Confini, Mazzo 68; Monferrato, Materie economiche ed altre, Mazzo 7; Provincia di Asti, Mazzo 14, Investitura fatta dà Gulielmino fù Conrado, Raphaele suo Nipote fù Antonio de' Conti di Coconato et Sig.ri di Primeglio et con consenso di Gio. fù Dom.co loro agnato à favor del Duca Carlo della 6.a parte del feudo, giurid.ne, e Castelli di Primeglio e Schierano, redditi, et Emolumenti, et ragioni feudali dalli med.i dipendenti colla 6.a parte del Patronato delle Chiese di Schierano, Pino, Marmorito, et Castelnuovo, et la loro parte della Giuridizione, redditi, et Emolumenti de' Luoghi della Piovà, Cerretto, Bagnasco, Capriglio e Marmorito, et porzioni spettantigli nè Luoghi d'Albugnano, Bersano, et altri luoghi descritti nell'Inventaro de' Beni del fù Teodoro loro avo paterno, come pure de' Luoghi di Coconato per indiviso con Antonio fù Raphaele, Gioanino fù Dom.co, Conrado fù Teodoro, de' quali gliene spetta la 24.a parte per il prezzo di fior.i 400 di Sav.a 27 9.bre 1518 Colla Ratificanza in piede fatta dà Antonino de' med.i Conti (1519); Otto Mandati del Duca Carlo al suo Tesoriere Gen.le Faussone per il pagam.to di varie somme à favore di Gioanino di Primeglio in deduzione del prezzo della giurid.ne e Beni di Coconato dal med.o venduti al d.o Duca (1532-33); Diploma di Carlo V. di confirmaz.ne de' privileggj anticamente concessi dagl'Imp.ri ai Conti, e Consorti di Coconato, e Radicate per li Castelli, e feudi di Coconato, suoi Cantoni, Robella, Brosolo, Tonengo, Aramengo, Moriondo, Monteu, Piazzo, Torre Reale, S. Sebastiano, Casalborgone, Schierano, Ticinetto, Marmorito, Passerano, Maynito, Macrobio, Cerrale, Casalotto, Petra pendula, Capriglio, Bagnasco, Berzano, Piovà, Monte Cornigliano, Cerretto, Castelvechio, Ponengo, Piovanato di Meirata, in cui resta tenorizzato altro Diploma dell'Imp.re Federico delli 5. Marzo 1186. concesso à Ottobone Conte di Radicate, suoi Eredi e Consorti Radicati per li sud.i Castelli e Luoghi di Coconato, e suoi Cantoni, Robella, Brosolo, Tonengo, Aramengo, Moriondo, Monteu Torre R.le S.Sebastiano Casalborgone, Primeglio, Schierano, Marmorito, Passerano, Mainito, Macrobio, Cerrale, Casalotto, Pietra pendula, Capriglio, Bagnasco, La Piovà, Monte Cornigliano, Cerretto, Castelvechio, Ponengo, e Piovanato di Meirata con suoi redditi, beni, e ragioni feudali dal med.o dipendenti. 29. Gen.o 1530 (sec. XVI); Relazione 1753, ff. 165v-166r; Benedetto e Daviso di Charvensod 1965, pp. 11-12, 124-30: Bordone 1977, pp. 194-95; Eydoux 1987; 1995; Gabotto 1912, p. 396; Settia 1973, p. 919; 1975, pp. 126-30].